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Autore: MelCullen    27/08/2011    4 recensioni
"Si era salvata; sì, Bellatrix Black in Lestrange era sopravvissuta alla caduta dell'oscuro signore, del suo sire."
Bellatrix è stata salvata dalla sorella, ma si sente inutile, una codarda. Ma tutto cambia quando scopre come può riscattarsi, e l'idea gli viene proprio da un discorso con la sorella.
Nasce così, grazie ad una antica pozione, Thomas Salazar Black (Riddle). O meglio, Thomas Salazar Malfoy.
La sua vita, i suoi cambiamenti e gli amori della new generation.
Prima fanfiction su HP.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, James Sirius Potter, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Salve a tutti! Sì, sono tornata, e posto prima di partire per una settimana. Questo capitolo è stato scritto di getto, come sta capitando ultimamente, e spero vi piaccia. Ero molto confusa riguardo i campioni, chi tifava per Thomas, chi per James… è stata una scelta dura, ma mi direte voi, se vorrete, se vi è piaciuta. Ringrazio anny crazy, che odia almeno quanto Ginger le francesi a quanto pare (Ginger ne è molto fiera e ti chiede se vuoi qualche pozione ;) ) e ringrazio anche la mia collega, per dire tante belle cose sulla mia schifezzuola. Spero che vi piaccia, che la leggiate con il sorriso stampato sulle labbra, e che abbiate voglia di scrivere ciò che vi è più piaciuto come recensione, mi piacerebbe molto.

Se vi ho deluso scusatemi, non era mia intenzione. Ma si sa, le scrittrici non sono perfette. E io non sono nemmeno un quarto di scrittrice, quindi lo sono ancora meno, abbiate pazienza.

Vi lascio alla lettura.

Tanti baci con tanto affetto

Vostra scrittrice folle.

Goblet of fire & Goblet of names.

 

 

Nel ufficio del preside, la McGranitt aveva lasciato il quadro di Silente e ne aveva aggiunto addirittura uno di Piton, dato che anche lui lo era stato. Erano la sua compagnia quando aveva dei dubbi, quando gli insegnanti erano troppo indaffarati a correggere compiti per andare a prendere un the con lei o quando c’era da sgridare degli alunni; Piton in particolare disprezzava James, infatti ogni volta che entrava in quel posto lui era solito fare dei commenti sarcastici e velenosi. Silente invece lo osservava, incuriosito dall’assomiglianza che aveva col nonno. Erano quadri, certo, ma sembrava fossero proprio loro. Ma in quel momento non c’era James, o Fred, o quel pasticcione di Albus che continuamente provava nuovi incantesimi nella sua sala comune, ma Ginger McShane.

Era la seconda volta lì, seduta sulla poltroncina accanto al camino spento, aspettando una sfuriata che non arrivava. Appena entrata aveva iniziato a scusarsi, ma la preside l’aveva zittita e aveva ripreso a fissare i due quadri, quasi aspettando l’ispirazione. Lei poi buttava l’occhio su quello del suo maestro, desiderando di parlargli e discutere di pozioni con lui, ma non osava. Aveva paura che stavolta la preside l’avrebbe messa in punizione senza nemmeno pensarci due volte, e che in quel momento cercasse quella ideale, la più pesante di tutti. Magari pulire gli amblacchi dopo la lezione di pozioni dei primini. Utile e faticoso. E se mi toglie dalle lezioni di pozioni? O cielo no! Non sarebbe una punizione, ma un abominio! Era terrorizzata solo al pensiero, quando la professoressa si girò a guardarla.

< Sai di aver sbagliato, spero.> disse seria, e Ginger annuì.

< Lo so benissimo! E mi dispiace tanto! Sono molto felice del loro arrivo!> si lanciò nel suo solito discorso di scuse, collaudato con la madre e la nonna, ma la McGranitt le fece cenno di tacere.

< Questo l’ho capito, signorina McShane, e so anche che combinare caos è un tratto di famiglia. Infatti mi chiedevo quando l’avrei vista qui.> a quelle parole Ginger arrossì. < Tua madre era una combina guai, e tuo padre non era da meno...>

< Preferirei non parlasse di lui.> disse decisa, e la preside annuì; era la sua vita, le sue idee, e non poteva certo intromettersi nella sua famiglia. Ginger gliene era grata.

< Come vuole. Comunque, il suo comportamento è stato inappropriato, e merita una punizione.> Ginger deglutì a quelle parole; aveva paura di cosa le sarebbe capitato, ma convenne con lei annuendo.

< Ha ragione. Quindi…?>

< So che lei è molto capace in pozioni. Il professor Lumacorno la elogia continuamente, e so anche che è molto più avanti nel programma.> Ginger era confusa, ma annuì comunque e buttò un occhio al quadro del suo maestro, quasi aspettandosi che la guardasse interessato, ma nulla. Guardava fisso davanti a lui. Alla fine riguardò la preside.

< Perché me lo chiede?> non si preoccupò subito, ma alla vista del sorrisetto della preside iniziò a provare di nuovo paura. Che le avrebbe aspettato? Quale sarebbe stata la sua punizione?

Come avrebbe scontato la sua pena data dalla sua lingua troppo lunga?

 

< Fare da tutor in pozioni ai nostri ospiti! Non può essere vero!> si lagnò con Azzurra durante la pausa e mangiando dei biscotti babbani; per tutta la mattina aveva partecipato alle lezioni senza nessuna delle sue amiche, ed ora l’amica dagli occhi di ghiaccio la ignorava, bevendo solo dell’acqua e studiando incantesimi. Cercò anche di darle un calcio sotto il tavolo di pietra, ma inutilmente; non si staccava dal libro. Alla fine sbuffò. < Merlino Azzurra, cagami un momento!> sbottò infastidita, e lei alzò finalmente lo sguardo.

< Non vedi che sto ripassando?> disse con freddezza, ma Ginger, che la conosceva ormai da tempo, la ignorò.

< Hai sentito la mia punizione?> sussurrò, e l’amica annuì.

< Ti sei comportata male, te la sei meritata, fine. Che c’è di tanto complicato?> quelle parole dette con tanta calma fecero innervosire Ginger, che quasi voleva farle la doccia con l’acqua del bicchiere. Ma a salvare la situazione arrivò Callie, tutta esaltata, seguita da Albus.

< Ragazze! Che ci fate ancora qui?> chiese quasi stupita, e Ginger la guardò male, prima di guardare ancora più male Albus.

< Siamo qui in pausa, sto cercando di farle capire la gravità della mia punizione e dì a Potter che con lui non ci parlo.> disse seria Ginger, mentre Azzurra roteava gli occhi, Callie si accigliava e Albus sospirava.

< Ma Ginger, non intendevo quello! Non puoi non parlarmi per sempre!>

< Che punizione ti hanno dato?> chiese interrompendo il compagno, e Ginger per convenienza diede retta a lei mettendo il broncio.

< Dato che sono esperta nell’arte del fare pozioni, ha deciso che farò da tutor ai nostri ospiti maldestri! Da francesine scassaballe a bulgari testoni e ignoranti!> si lamentò, mentre Azzurra chiudeva il libro con un tonfo.

< Non che tu sia brillante nelle altre materie. Alcune persone potrebbero definirti ignorante.> commentò gelida Azzurra, infastidita dall’interruzione del suo ripasso, e Ginger la guardò in modo assassino.

< Io sono solo pigra, non maniaca dello studio come qualcun altro.> sibilò, e quando Azzurra stava per replicare si intromise nuovamente Callie, ormai stanca delle discussioni.

< Ok, basta! Ginger, mi dispiace, ma ho una chicca per te e per farti risollevare il morale.> disse sorridendo, e quando l’amica si girò a guardarla confusa lei la prese per mano e la trascinò per il giardino, seguite da Albus e Azzurra, che si teneva distante da lui. Non era da Azzurra dimenticare, ma neanche da Albus capire subito che c’era che non andava.

Callie trascinò Ginger per tutto il castello, e quando arrivarono alla sala grande rimasero immobili davanti alle porte aperte. Callie sorridendo furba, e Ginger a bocca aperta.

Il calice era lì, con le fiamme che danzavano nell’aria, e molte persone, perlopiù ragazzi, attendevano lì il loro turno per metterci il loro nome. Attorno ad esso vi era un cerchio creato da un incantesimo, per evitare che i più piccoli di sedici anni potessero mettere il loro nome. Alcuni prendevano coraggio e mettevano il loro nome scritto sulla pergamena nel fuoco, che bruciava più intensamente, mentre altri attendevano o sostenevano quelli che volevano farlo. C’erano qualche bulgaro e qualche francesina, ma stavano lì, seduti, forse ad aspettare i loro più probabili campioni. Callie non guardava loro, guardava il calice e le possibilità che esso le avrebbe potuto dare; infatti lasciò la mano dell’amica e andò a sedersi, per strappare un pezzo di pergamena dal suo quaderno e prendere la piuma. Appena arrivato Albus la vide, e subito andò da lei.

< Che stai facendo? Non vorrai mica..?> chiese spaventato, e lei annuì.

< Voglio eccome! È una cosa troppo importante per non provarci nemmeno.> disse sicura mentre scriveva il suo nome, ma si macchiò tutto d’inchiostro e strappò un altro pezzetto per provare. Albus la guardava serio.

< Ma ci hai pensato bene? Callie non è sicuro! Sono tre prove pericolose! E non sono adatte di certo per...>

< Per noi donne?> disse dietro di lui Ginger con tono acido, per poi sedersi accanto a Callie e fare lo stesso. Albus le guardò entrambe con paura.

< No di certo! Ma non siete adatte! Quelli del settimo anno o con una preparazione maggiore sì, ma voi no!> prese la piuma dalle mani di Ginger, che lo guardò assottigliando lo sguardo, mentre Callie riprovava a scrivere; ma la rimacchiò, dato che il nervoso e l’eccitazione che aveva le faceva tremare le mani.

< So fare cose che tu neanche te le sogni la notte Albus. Non sottovalutarmi.> sussurrò cupa mentre finiva di scrivere in bella calligrafia Calliope Morgwen Hamilton, e quando vide che non si macchiava diede la piuma a Ginger, che si mise a scrivere il suo nome in un altro pezzo di pergamena. Callie alzò lo sguardo, e incontrò gli occhi verdi preoccupati di Albus.

< Callie, no.> la pregò, ma lei sorrise in quel suo solito modo furbo e spavaldo, prima di alzarsi e dirigersi verso il calice, dove da vari minuti nessuno vi ci buttava il proprio nome. Anche Ginger stava per imitarla, ma venne trattenuta per un gomito dalla presa salda di Albus. < No Ginger, non fare cazzate!> la implorò spaventato, e mentre lei cercava di liberarsi borbottando frasi del tipo non sono la tua sorellina, questo è puro maschilismo o è la mia vita e la gestisco come voglio, Callie aveva già oltrepassato la linea dell’età, entrando in quella frazione di spazio dal quale non potevi tornare indietro, ma solo andare avanti.

Tipo il limbo, o il purgatorio., osservò mentalmente. La nonna era cristiana, seppur fosse una strega, e credeva in Dio e tutto ciò che ne conseguiva, e lei era stata battezzata, ma mai aveva scelto di fare la cresima. Credeva in Dio, ma non nel resto, anche se il paradiso e l’inferno descritti da Dante nella Divina Commedia l’avevano lasciata un po’ perplessa. Forse era davvero così, l’aldilà era davvero diviso in gironi.

Ma in quel momento stava riflettendo sul posto in cui era e su ciò che stava per fare. I suoi occhi castani guardavano bramosi quelle fiamme, le sue lunghe dita stringevano il pezzo di pergamena, mentre le mani bramavano di buttarlo in quelle fiamme invitanti. Era nel limbo, non poteva tornare indietro, avrebbe fatto la figura della codarda. Poteva solo andare avanti, e lei voleva farlo. Desiderava farlo e diventare una dei tre campioni.

E lo fece. Dopo pochi istanti, la mano si alzò, e le sue dita lasciarono che il frammento di pergamena cadesse tra le fiamme. Lei lo guardò bruciare, diventare una vampata improvvisa e ricalmarsi; sorrise, perché per lei era fatta. Ma non era finita. Non si aspettava ciò che sarebbe successo subito dopo.

Il fuoco avvampò per una seconda volta, stavolta del color rosso fuoco e prese le sembianze di un drago che spiegava le ali. Emise un lamento, che irruppe nella sala silenziosa, per poi guardare lei, Callie, come se la conoscesse da una vita. Emise un altro suono, che lacerò il cuore della ragazza, per poi richiudere le ali attorno a se e svanire.

Le fiamme ritornarono blu, mentre Callie le guardava ancora a bocca aperta, aspettandosi che il drago tornasse, ma venne presa per un braccio e trascinata fuori dal cerchio, e quando ritrovò la forza di distogliere lo sguardo vide chi era stato.

Thomas Malfoy era appena entrato nella sala quando la vide mettere il proprio nome tra le fiamme, e quando cercò di fermarla era troppo tardi. Vide ciò che era successo e rimase a osservare, ma appena si riprese la trascinò fuori, incurante delle occhiate che tutti le e gli stavano lanciando.

< Che diamine hai fatto? Sai quant’è pericoloso?> sussurrò evidentemente irato, e lei lo fissò, ancora confusa dall’avvenimento precedente. Ma ci mise poco a riprendersi.

< Lo so, ed è per questo che l’ho fatto.> si liberò dalla sua presa, non tanto facilmente, e lo guardò negli occhi. < Sono cosciente di quello che ho fatto, e me ne prendo ogni responsabilità.> Thomas la guardò ancora arrabbiato, chiedendosi il perché era tanto incosciente.

< Sai che devi affrontare? Non è di certo una passeggiata o una lezione di difesa contro le arti oscure!> la trafisse con i suoi occhi scuri, e lei lo guardò fintamente sorpresa.

< Sul serio? Non me lo aspettavo!> disse fingendo di fare l’ingenua, per poi guardarlo scettica. < E non è affar tuo ciò che faccio.> disse queste parole con tono freddo, che colpirono subito Thomas.

Già, non erano certo affari suoi, ma non voleva che lei rischiasse. Finalmente le stava rivolgendo la parola di nuovo, e ne era felice, ma non così. Non in quel modo, in quel momento, dopo che lei si era messa in gioco per un torneo pericoloso ed era accaduto… Non sapeva cosa fosse accaduto, non comprendeva il motivo di quell’apparizione. Un drago si era mostrato a loro, o meglio a lei, e a quanto aveva letto non era mai accaduta una cosa simile. La guardò senza dir niente, e si distrasse solo quando Ginger, riuscita nell’impresa di liberarsi dalla presa di Albus, riuscì a mettere il suo nome nel calice. Anche Callie la vide, e sorrise fiera del coraggio della sua amica.

Ginger non aveva avuto la stessa esitazione di Callie, era andata dritta al calice e vi ci aveva buttato dentro il lembo di pergamena con su scritto Ginger Felicia McShane; si era sentita forte e invincibile quando le fiamme avevano bruciato la pergamena, e rigirandosi per tornare al posto aveva trovato il sorriso di Callie, la sua adorata amica, lo sguardo furioso e preoccupato di Albus, che non comprendeva, e quello indecifrabile di Thomas. Si avvicinò a loro, batté il cinque all’amica e guardò altezzosa Albus. < L’ho fatto.>

< Fatto cosa?> disse un certo biondo entrando nella sala con tono arrogante, e sia Ginger che Callie lo guardarono male.

< Ho messo il mio nome nel calice, cosa che tu non avrai le palle di fare.> disse velenosa, e mentre Thomas guardò il calice per non sorridere, Scorpius alzò un sopracciglio.

< Oh, bene. Magari vieni scelta e muori.> disse con una sincerità spaventosa, tanto da far sentire colpita Ginger, far infuriare Callie e… Far reagire Albus.

< Ritira quello che hai detto, Malfoy.> disse il giovane Potter con tono duro; il placido e socievole Albus diventava peggio del fratello quando si toccavano le sue amicizie o le cose a cui teneva. Basti ricordare quando Scorpius due anni prima aveva disarcionato Callie dalla scopa; si infuriò così tanto che quasi arrivarono alle mani. Scorpius lo guardò ghignando.

< C’è anche il Potter-corvo! Cosa sei diventato, il difensore di ogni donzella?> quel tono quasi ingenuo lo fece arrabbiare ancora di più, e zittì Ginger prima che potesse parlare e intromettersi.

< No, semplicemente devi smetterla di fare il gradasso. Chiedile scusa.> il tono che aveva usato era spaventosamente serio, e Scorpius sorrise in quel modo tanto irritante. Thomas iniziò a preoccuparsi; dopotutto era un prefetto, doveva evitare le risse.

< Perché, se no che mi fai corvetto?> chiese sfacciato, e quando Albus stava stringendo i pugni si intromisero Ginger e Callie.

< Al, non ne vale la pena, rilassati.> gli disse Callie, ricordandosi bene l’ultimo scontro, e Ginger annuì.

< Già, è un senza palle che nasconde le persone negli sgabuzzini per non essere umiliato.> disse scoccando uno sguardo disgustato al biondo, che si irritò.

< Io non ho nascosto nessuno. Sei tu che ti inventi queste cose, McShane.> poi rimase un po’ a pensare, prima di dire la cosa più pesante che Ginger potesse sopportare. < E tecnicamente non sei nemmeno una McShane! Sei una senza padre, quindi senza nome. Ginger senzanome!> disse come se quasi fosse una normale presa in giro, ma notò che non lo era.

Ginger lo fissava, quasi fosse un mostro appena uscito dalla fogna e l’avesse insultata, mentre Callie prendeva la bacchetta, pronta a schiantarlo. Voleva davvero farlo, come Ginger stava per tirargli uno schiaffo, ma Albus agì prima di loro sferrandogli un destro. Era avvenuto velocemente, tanto che il biondo nemmeno se ne accorse e Thomas non riuscì a far nulla per impedirlo. Scorp si rialzò, e Thomas lo fermò prima che si lanciasse su Albus, che lo guardava soddisfatto di se.

< Potter, cinque punti in meno al corvonero!> disse senza pensarci due volte, cosa che fece infuriare sia lui che Callie.

< Stai scherzando? Allora toglili anche alla tua casa, visto ciò che ha detto quello stronzo di tuo cugino a Ginger!> sbraitò furiosa, e quando stava per replicare entrarono James, Fred e qualcun altro della loro squadra. Giusto in tempo per vedere ciò che stava succedendo.

< Che sta succedendo?> disse James avvicinandosi al gruppetto; anche lui sapeva di che era capace il fratello, e se con quella faccia non prometteva nulla di buono, figuriamoci in compagnia dei Malfoy. Thomas lo guardò con sufficienza.

< Tuo fratello ha dato un pugno a mio cugino.> disse liberando Scorp, che guardava in cagnesco il suo rivale; Callie si irritò quando usò quel tono.

< Un pugno meritato.> precisò lei, e guardò l’amica, che ancora taceva. Non era mai un buon segno quando Ginger taceva. Nel mentre James guardò il fratello, e sorrise.

< Almeno hai picchiato duro?> sogghignò soddisfatto, e quando Albus annuì guardò Thomas con presunzione. < Ha fatto bene. E tu sei di parte, prefetto.>

< Non sfidarmi, Potter.> disse Tom con tono tagliente, poi guardò Scorpius. < Chiedi scusa.> gli ordinò, ormai stufo della situazione, ma lui lo guardò male. Non avrebbe mai chiesto scusa.

< Stiamo per caso scherzando? Ci insultiamo sempre a vicenda, stavolta non è diverso.> cercò di difendersi, ma Thomas lo fissò in quel suo modo inquietante e Albus stava per riprendere a picchiarlo; stavolta aveva davvero esagerato, lo sapeva bene, ma non lo avrebbe mai ammesso. Ma Ginger, per la prima volta, fece qualcosa di maturo. O meglio, quasi.

< Fa nulla. Tanto non le avrei accettate comunque.> disse con tono distaccato, poi guardò fredda il biondo. < Le scuse fatte da uno senza palle e in cui non crede, non valgono nulla.> Scorpius trattenne la sua lingua biforcuta per evitare di peggiorare la situazione, e Callie sorrise, godendosi il piccolo momento di vittoria dell’amica. James nel mentre cercava Azzurra; di solito era sempre con loro due, dove poteva essere?

< Come mai qua, Potter?> chiese Thomas per cortesia, e lui tornò alla conversazione sorridendo spavaldo.

< Potrei chiederti la stessa cosa, prefetto.> e lanciò uno sguardo al calice. < Il futuro campione di Hogwarts deve pur iscriversi.> era troppo sicuro di sé, e Thomas scoppiò in una risata amara.

< Quanta superbia Potter. Magari il calice non apprezza chi è troppo convinto… O i Potter.> era il tono che Callie non aveva mai sentito quello che aveva usato, e non gli piaceva. Lei aveva conosciuto il Thomas calmo, quasi dolce… Non quel Thomas, orgoglioso e velenoso. James lo guardò con fare omicida.

<  Almeno i Potter non fanno le cose a convenienza o attendono vendetta.> Albus, come gli altri, aveva notato il drastico cambio di umore del fratello, e anche se a lui il discorso toccava poco si teneva pronto per qualunque mossa azzardata. Ginger ghignò, concordando con il grifondoro, mentre Callie guardava Thomas, che sorrideva con fare superiore.

< Già, i Potter preferiscono buttarsi in qualunque impresa e sperare nella gloria.> disse con quella calma paurosamente controllata, sapendo che James non la sopportava. Infatti si irrigidì.

< Vedremo chi sarà campione, se un grifondoro fiero e coraggioso o una lurida serpe velenosa.> era irato, e Thomas si godeva quella reazione. Sapeva che una sua parola in più l’avrebbe fatto scoppiare, e voleva che scoppiasse solo per mandarlo in punizione a vita, ma qualcosa distrasse tutti.

L’ennesima fiammata, stavolta più potente, provenne dal calice. Qualcun altro aveva messo il suo nome nel calice, nella speranza di essere scelto, ma solo quando uscì dall’ombra del calice si vide chi era stato.

Azzurra guardò il gruppetto con freddezza e uscì dal cerchio intorno al calice, tenendo stretti i suoi libri. < Vi conviene sbrigarvi, futuri campioni. Tre donne hanno avuto il coraggio di mettere il proprio nome nel calice prima di voi.> fece un sorrisetto soddisfatto vedendo le facce sorprese, e fece cenno a Ginger e Callie di uscire con lei. < Qui non abbiamo più nulla da fare.> e mentre loro prendevano le proprie cose, lei fissò negli occhi James Potter. I suoi azzurro ghiaccio avrebbero mandato in mille pezzi quelli nocciola di lui, se solo fossero stati meno animati dalla paura. Anche lui, come Thomas o Albus, era spaventato. Se l’avessero scelta non sarebbe stata in grado di difendersi, era una cosa da uomini quella del torneo tre maghi, ma si cullava nella quasi certezza che sarebbe stato scelto lui. Dopotutto, era il candidato perfetto.

Ma qualcosa negli occhi di Azzurra lo fece tentennare. Freddezza, decisione, qualunque cosa che non avesse a che fare con l’indecisione o con l’affetto. Ma appena Ginger e Callie la raggiunsero, se ne andarono, lasciando lì un gruppetto di maschi umiliati dal fatto che tre donne avevano avuto il coraggio che loro dovevano ancora racimolare.

Appena uscite Azzurra si girò prima verso Ginger, notando il suo silenzio, e si ripromise di parlare e farla pagare a Scorp, e poi guardò Callie, che era pensierosa. < Ho visto quel drago, Calliope.>

< Anche io Azzurra.> si girò a guardarla di rimando. < Ne sai qualcosa?> chiese speranzosa, ma l’amica scosse la testa.

< No, è… Strano. Cose simili non sono mai state scritte nella storia del torneo. A volte doppi campioni perché le scuole erano divise, altre come è avvenuto al padre dei Potter che il calice era stato incantato… Ma mai una cosa del genere.> la guardò, sentendosi impotente, e Callie si morse il labbro. Il suo patronus, questo… Ci mancava solo che iniziasse a covare uova di drago.

< Magari è per tua madre. Non ha studiato qua, ma in un’altra scuola.>disse Ginger, prendendo la parola. Voleva distrarsi, e una discussione simile l’avrebbe aiutata. Callie annuì, ma Azzurra scosse la testa.

< Perché allora non ha fatto lo stesso con me?> disse un po’ irritata, ma Ginger fece spallucce; l’unica era quella, e Azzurra si sentì inferiore. Capitava poche volte, ma anche lei sapeva cosa voleva dire sentirsi inferiori. Ma sapeva nasconderlo molto bene.

< Comunque Thomas Malfoy è troppo arrogante per i miei gusti.> disse Callie tentando di cambiare discorso, e Ginger ghignò.

< Lo fa solo quando c’è Potter! E hai notato quant’era preoccupato per la sua dolce Calliope?> usò un tono melenso, intenzionata a prenderla in giro, e Callie la guardò male.

< Anche Albus era preoccupato, che vuol dire!> Azzurra sospirò.

< Albus è tuo amico. Vostro amico. Ovvio che si preoccupi…>

< Invece James Potter sembrava pronto a scoppiare quando ti ha vista!> disse Ginger continuando a ghignare, e Azzurra la guardò socchiudendo gli occhi.

< Non nominarlo mai più.> sussurrò con tono serio, ma l’amica iniziò a canticchiarlo, solo per il gusto di prenderla in giro, e quando cercò di lanciarle un incantesimo aggroviglia lingua lo evitò e si mise a correre ridendo, mentre Azzurra si mise ad inseguirla. Ginger si era ripresa dalla dura botta di prima, e Callie ne era felice, ma rimase indietro, continuando a pensare a quel drago.

C’è qualcosa sotto, pensava convinta, e quando si sedette Thomas uscì dalla sala e la raggiunse, per chiederle scusa per il suo comportamento. Iniziarono a parlare, soprattutto Thomas chiedendole scusa per il comportamento della volta scorsa, ma lei ascoltava a metà. Metà lo ascoltava interessata, mentre l’altra pensava a quel drago. Quello splendido drago fatto di fuoco, che l’aveva guardata in un modo così umano… Come se fosse reale.

E mentre Thomas cercava di farsi perdonare, lei era divisa a metà. Una che guardava il ragazzo che le piaceva, ma che si era mostrato in un modo differente, e l’altra che pensava, pensava, pensava.

 

Ma li lasciamo lì, a parlare e sorridere, e andiamo dall’altra parte del castello, dove vi era riunito un variegato gruppo di studenti. Non ospiti o professori, solo studenti di Hogwarts, di tutte le case. Scrivevano anche loro il proprio nome su un biglietto, ma lo mettevano in un calice normale, senza che fosse bruciato. Si chiamava il calice dei nomi, e lì in mezzo a quel gruppo vi era anche Valerie, insieme ai suoi amici Zack e Simon. Sia lei che Zack avevano messo i loro nomi lì dentro, e aspettavano solo che fossero estratti; Simon appariva nervoso, infatti non la smetteva di muovere i piedi. Per calmarlo, Valerie gli mise una mano sulla spalla e lo fece sedere accanto a lei.

< Rilassati Simon, andrà tutto bene.> disse cercando di apparire calma, e Simon sbuffò come un bambino.

< E se non va tutto bene e siamo tagliati fuori da tutto?> Zack sbuffò annoiato.

< Andiamo Simon, non dire cazzate! Non possono fare le liste qui.> Simon a quelle parole si rilasso, ma lo sguardo di fuoco tra Valerie e una serpeverde dell’ultimo anno lo fece preoccupare.

< Non è esatto, Zack. Ma vedrai, quest’anno sarà diverso.> e lo guardò con i suoi particolari occhi chiari. < Quest’anno sarà il nostro anno, me lo sento.> Zack la guardò non molto convinto, mente Simon sbuffò e riprese a guardare il calice, aspettando che i grandi capi si decidessero a estrarre i nomi. Erano quattro del settimo anno, uno di ogni casa, e ognuno avrebbe preso un biglietto dal calice. Il grifondoro, Kevin il bello, avrebbe estratto per Halloween. Il serpeverde, Oliver il quattrocchi, avrebbe estratto per capodanno. Il corvonero, Elijah il biondo, per Pasqua, e Carol la rossa, una tassorosso, per fine anno. Quando arrivarono tutti si sedettero, anche per terra, e quando mischiarono i biglietti Valerie continuava a guardarsi in cagnesco con la serpeverde Kelly McLaggen, figlia di Cormac McLaggen, gemella di Kevin McLaggen chiamato il bello. Zack cercava di dissuaderla, ma non c’era nulla da fare.
Solo quando tutti e quattro ebbero preso un nome distolse lo sguardo per guardare il grifondoro, che aprì il biglietto e sorrise. < Valerie Thorne!> lei ci rimase di sasso, mentre Simon esultava e Zack rideva sollevato; Kelly la guardò molto male, ma la bionda era troppo contenta per cercarla.

Ma prima che potesse parlare con i suoi due amici, Oliver stava già dicendo il nome del prossimo designato. < Zack Thomas!> Zack rimase a bocca aperta, mentre Valerie esultava e lo abbracciava; Simon faceva una ola spiritosa, e Kelly McLaggen iniziò a preoccuparsi. Se non fosse stata scelta, avrebbe rifatto fare tutto, in qualche modo.

< Seth Xavier!> disse Elijah, e Valerie fece un cenno al rosso che stava davanti, e lui si complimentò con lei con un sorriso. Mancava solo Carol, che teneva il bigliettino tra le mani molto nervosa. Alla fine lo aprì.

< Kelly McLaggen!> tutte le sue oche iniziarono ad applaudire, e lei sorrise felice. Valerie la odiava, sapeva che c’erano persone migliori di lei per organizzare, ma era popolare, ed è credenza comune che le ragazze popolari sappiano far tutto. Tutto un gran cazzo pensò adirata, ma non poteva farci nulla. Finito il tutto, alcuni andarono da lei e Zack per complimentarsi, e i quattro andarono da loro per fargli gli auguri.

< Spero di divertirmi molto!> disse Kevin facendo l’occhiolino a Valerie, e lei abbozzò un sorriso stentato. Quando se ne andarono, loro tre si incamminarono verso la sala delle necessità. Simon felice, Valerie e Zack un po’ nervosi.

< Non siete contenti? Sarà favoloso! Un successone!> disse frizzante Simon per tirarli su, ma Valerie scosse la testa.

< Deve esserlo, o non potremo più uscire dal dormitorio a testa alta.> Zack annuì convenendo con l’amica, e lei alzò il mento con fare orgoglioso. < Dobbiamo organizzare le feste più belle e straordinarie che quella sala abbia mai visto.> disse con tono severo, e Simon iniziò a camminare all’indietro per guardarla.

< Alla NY? Rave? Festa in maschera? Calma anni venti o pista da ballo?> chiese tutto eccitato mentre Valerie rimuginava.

< Rave è esagerato… Una festa in maschera con pista da ballo, dato che abbiamo già un dj.> e indicò Zack al suo fianco, che sorrise.

< E per le decorazioni?> Valerie sorrise; era da tutta l’estate che ci pensava, e per le decorazioni aveva già deciso.

< Tipo cimitero, molto spettrale. Tu ti vestirai da dj non-morto, e tu da zombie.> Simon annuì e sorrise solare.

< Tipo Michael Jackson in Thriller?> lei annuì e rise. Era soddisfatta di aver contribuito alla sua cultura e crescita in fatto musicale.

< E tu da cosa ti vestirai?> chiese Zack già pensando alla playlist da usare sia ad Halloween sia a capodanno, e lei sorrise.

< Lady Gaga morta o angioletto!> il trio iniziò a ridere, ma Simon si scontrò con Alex Nott e qualche suo compare. Borbottò delle scuse, mentre Alex li guardava quasi disgustato.

< Mentre camminate e parlate delle vostre sciocchezze babbane, cercate almeno di stare attenti.> disse con superiorità il giovane Nott, e riprese il suo cammino ghignando con i suoi compari, ma Valerie si infuriò. Non sopportava questo razzismo.

< Di certo non sei migliore di noi, Nott! Come ti chiamano, lo sverginatore?> sbraitò infuriata, e lui si fermò e si girò a guardarla. Zack posò la mano sulla bacchetta, in allerta, mentre lei stava lì a fissarlo negli occhi, con una strana sensazione. Era forse coraggio? Ma quello lo aveva sempre.

< Thorne,> disse con tono disgustato < vuoi davvero metterti conto di me?> chiese con stupore, e mentre Zack e Simon rimanevano in allerta, lei lo fissò.

< No di certo. Non mi metterei mai contro uno sverginatore figlio di papà.> sputò quasi le ultime parole, e lui assottigliò lo sguardo e si avvicinò minaccioso.

< Non sfidarmi, sporca nata babbana. Non attacco le femmine, ma per te potrei fare un’eccezione.> sibilò, e lei rimase immobile.

< Fai pure.> e il silenzio calò nel corridoio; l’atmosfera era tesa, i suoi compagni pensavano che non ne valesse la pena, ma non osavano parlare, mentre i due grifondoro erano lì, in attesa che lui facesse una sola mossa contro di lei. Rimasero a fissarsi negli occhi a lungo, con un che di particolare, ma irruppe il professor Vitious.

< Che succede qui?> chiese con la sua voce acuta, per poi guardare in modo sospettoso Alex, che si spostò piano..

< Nulla, professore.> fece un cenno di saluto al professore, e prima di andarsene lanciò un’occhiata a Valerie. Quando se ne fu andato il professore guardò confuso il trio.

< Sapete dirmi che stavate combinando?> chiese preoccupato, ma Valerie scosse la sua testa bionda.

< SI fidi professore, e tutto a posto. Arrivederci.> prese i due amici per i gomiti e si incamminarono dalla parte opposta. Appena svoltato l’angolo Simon sospirò sollevato, mentre Zack la guardò un po’ arrabbiato.

< Valerie, non devi cacciarti nei guai!> disse preoccupato per l’amica, che alzò gli occhi al cielo.

< Vai tranquillo Zack, sarà la prima e ultima volta che mi parlerà.> poi sorrise. < Dai, andiamo a organizzare queste benedette feste.> e si incamminarono. Simon era turbato, non voleva che si parlasse così alla sua amica, e Zack non era di meno. Pensavano fosse una ragazza fantastica, solare, allegra, e che non si meritasse un trattamento simile. Ma i compagni sapevano essere cattivi, e di lei si poteva dire solo questo, che era una babbana.

Ma lo era realmente?

 

Callie era lì, in camera sua, a coccolare Pentacolo e a guardare la pioggia che imperversava fuori. Thomas l’aveva accompagnata fino al dormitorio, era stato dolce con lei, e quando lei gli aveva chiesto perché diamine si era comportato così, lui…

< Callie, come tutti hanno due facce, una da mostrare agli altri e una da usare con chi si tiene, le ho anche io.> sospirò dopo la confessione, e lei annuì. Teneva a lei?

< Ma così ti farai solo antipatie.> convenne seria, e lui distolse lo sguardo.

< I miei compagni di casa hanno bisogno di un leader forte e freddo, quelli delle altre case mi disprezzano per il solo fatto che sono un serpeverde… Se cambiassi perderei chi mi rispetta e non cambierebbe nulla con gli altri, perché non posso certo cambiarmi di casa, non credi?> fece una domanda quasi retorica e lei annuì, ma poco convinta.

< Dovresti punire tuo cugino. Stavolta è stato troppo pesante, e se non lo fai tu giuro che stavolta non fermerò Albus ma anzi, lo aiuterò.> disse più seria che mai, e lui la guardò, ammirando la sua decisione, e annuì.

< Tenterò. È una forte la tua amica.> lei annuì accennando un sorriso.

< è straordinaria. Peccato che le persone vedano solo ciò che c’è in superficie.> lui annuì, riflettendo sul fatto che fino all’anno prima lo faceva anche lui, per poi rimanere in silenzio. Dopo un po’ prese la parola Tom.

< Perché lo hai fatto? Intendo, iscriverti…> lei lo guardò, senza nessuna espressione.

< Penso per lo stesso motivo per cui lo hai fatto tu. Non mi sembri tipo da cercare gloria…> stava riflettendo, cercava di capirlo con solo lo sguardo, e ci stava riuscendo. < Vorresti farlo per te. Per provare a te stesso che puoi riuscire in una simile impresa.. Una sfida.> lui sorrise e si sedette accanto a lei, capendo che avevano più cose in comune di quanto si aspettasse. Lei capì che ci aveva azzeccato. < è esatto?> lui annuì.

< Sì, hai delineato il mio carattere in poche settimane, complimenti Calliope.>usò il suo nome intero sapendo che non le piaceva, infatti si girò a guardarlo male.

< Ne dubitavi Malfoy?> lui si accigliò.

< Non chiamarmi così!> lei ghignò.

< Se vuoi ti chiamo Salazar! Preferisci?>

< Non sfidarmi, Morgwen.>azzardò, e lei fece finta di essere sconvolta.

< Allora vuoi la guerra!>

Avevano continuato così per un po’, e si era accorta che lui non era solito a comportarsi così. Era abituato alla serietà e alla compostezza, e si vedeva che non si lasciava andare spesso. Le piaceva quel Thomas, ma l’altro… Beh era troppo simile al cugino. Odiava Scorpius, lo odiava da impazzire. Feriva continuamente l’amica, anche se lei ci ghignava su e rispondeva, e non riusciva a sopportarlo. E lui? Non aveva fatto nulla.

Albus invece si era comportato da vero uomo, l’aveva difesa davvero come un cavaliere. Era sempre così quando si parlava di lei o di Ginger, ma stavolta era stato diverso. Si stava per chiedere una cosa, ma entrò a per di fiato Valerie, distraendola dai suoi pensieri e facendo spaventare Pentacolo. Era affannata, ma sorrideva come se avesse appena scartato il più bel regalo del mondo. < Indovina a chi è stata affidata la festa di Halloween?> chiese facendo la bambina, e Callie scese di corsa dal letto.

< A te!!> quasi urlò, Valerie annuì e si abbracciarono ridendo. Sapeva quanto contava per Valerie questa possibilità, e adesso che finalmente era riuscita a farcela era felicissima per lei; la strinse forte e la lasciò per scompigliarle i capelli. < Brava Valerie! Te lo sei meritato!>

< Certo! Sono Super Valerie, lo sapevo che alla fine ci sarei riuscita!> risero di gusto e si sedettero sui propri letti, una davanti all’altra. < A Zack hanno assegnato capodanno, quindi organizzerò con lui anche quella! A Seth quella di pasqua, ma non so se ci sarò, e a Kelly…> fece una smorfia, e Callie ridacchiò; sapeva anche quanto odiasse Kelly McLaggen.

< Almeno due su quattro le organizzi tu! Dai, è un ottimo risultato!> cercò di riportarle un po’ di allegria, e ci riuscì.

< Vero! Ora spero solo di non fare un flop totale!> Callie scoppiò a ridere, mentre Valerie coccolava il gatto.

< Vedrai che saranno fantastiche! E ti chiameranno Valerie la geniale!> disse presa dall’euforia, e Valerie rise felice.

< O certo! Anche Witch Mode parlerà di me!> e fece una smorfia sexy, facendo ghignare Callie; poi si ricordò di quello che la compagna le aveva detto la mattina. < Alla fine sei andata a mettere il tuo nome nel calice?> lei annuì.

< Sì, insieme a Ginger e Albus…> Valerie la guardò per un momento in modo strano, poi si mise a coccolare Pentacolo.

< E anche loro lo hanno messo?> chiese senza un tono particolare, e lei scosse la testa.

< No, solo Ginger e… Azzurra.> ridacchiò al ricordo. disse sperando che Valerie si animasse, ma lei si girò a guardarla senza nessuna emozione.

< Ha detto qualcosa a Ginger, vero?> lei annuì, ma non capiva dove volesse arrivare l’amica.

< Sì, perché?> Valerie scosse la testa e si sdraiò, guardando le tende blu del suo baldacchino. Callie continuava a guardarla, e lei sospirò.

< Nulla Callie, sono solo stanca. Ho paura che si faccia male se fosse scelto per il torneo…> si girò a guardare l’amica, che la guardava dubbiosa. < Insomma, è il nostro Albus! Sappiamo com’è!> Callie sospirò e si sdraiò anche lei.

< Già… Ma ha potenziale.> ci credeva davvero, ma Valerie era solo preoccupata per lui, almeno quanto Tom era preoccupato per Callie o James per Azzurra. Era tornato il silenzio nel dormitorio, e mentre Valerie pensava alla festa e ad Albus, Callie riprese a pensare al drago. Quello splendido drago che era scaturito dal calice quando aveva messo il suo nome. Era davvero per la discendenza? C’entrava il fatto che tutta la sua famiglia era stata nella casa Black Dragon nell’altra scuola? E il patronus?
Si promise di farsi raccontare tutto dalla madre appena l’avesse vista, ma per il momento doveva accontentarsi di congetture. Si ritrovò velocemente assonnata e poi addormentata, a sognare draghi, stelle e il sorriso così bello di una certa serpe…

 

Era passata una settimana, e il giorno della scelta era arrivato. Il giorno dopo l’inizio delle “iscrizioni” erano iniziate le scommesse. La maggior parte erano su James e Thomas, le parti opposte. Una parte invece puntava su Fred Weasley, un’altra su Alexander Nott, un’altra ancora su Robert Baston. Una piccola parte persino su Paul Corner, che andava fiero di questo, ma il resto era tutto sugli ospiti, specialmente di Durmstrang. Ivan e Lorcan andavano per la maggiore, ma il primo non ne era interessato. Non voleva diventare campione, era interessato solo al quidditch.

Ma erano tutti lì, in sala grande, ad attendere il verdetto in religioso silenzio. Anche in quel momento erano divisi in case, e l’ansia era palpabile. James era attorniato dai suoi compagni ma continuava a lanciare sguardi nel tavolo dei serpeverde, in cerca di uno sguardo di fuoco con Thomas o di quello gelido di Azzurra; si era chiesto molte volte il perché lei avesse sentito il bisogno di mettere il suo nome nel calice, ma non riusciva a capirne il motivo. Ma era rimasto stupito dal coraggio della ragazza, e, per sfortuna di Azzurra, era ancora più determinato.

Thomas era tranquillo tra i suoi compagni, che guardava con discrezione Callie, che era sugli spalti con Valerie; durante la settimana l’aveva incontrata spesso, e ormai quando la vedeva era diventato il momento più felice della giornata. Simpatica, dolce, con quel caratterino che non si faceva sfuggire nulla… Era particolare, ai suoi occhi. E non pensava più nemmeno al torneo.

Albus invece era lì, accanto alle due corvonero, in piena ansia. Aveva messo il suo nome nel calice, ma non era preoccupato per se; no, era troppo altruista per pensare a se stesso in quel momento. Aveva paura anche per il fratello, anche se non l’avrebbe mai ammesso, e sperava che fosse stato scelto qualcun altro. Qualcuno che non aveva nulla a che fare con lui… Magari Scorpius Malfoy, solo per vederlo soffrire. No, a volte ache Albus sapeva odiare.

Cosa che anche Scorpius sapeva fare benissimo. Infatti guardava con odio Ginger; a causa sua Thomas gli aveva fatto un bel discorsetto della considerevole durata di due ore. La disprezzava, ma se osava dire nuovamente a voce alta Ginger senzanome il cugino gliel’avrebbe fatta pagare. Quindi lo ripeteva silenziosamente nella sua mente, ripetutamente, con odio puro. Sperava di diventare campione solo per pretendere quel  rispetto che il cugino non gli dava, ma in quel momento lo desiderava solo per poterla umiliare senza che nessuno osasse dirgli qualcosa. L’odio però non porta da nessuna parte.

La preside, dopo il discorso, si avvicinò al calice e attese per il primo nome, che tardò ad arrivare. Era curato, chiuso con un nastrino. La McGranitt lo slegò e lesse ad alta voce il nome della prescelta per Beauxbatons. < Caroline Beavis.> la ragazza bruna si alzò dalla tavolata tra gli applausi delle compagne e lo sguardò furioso della ex favorita, Juliette.

La preside le fece un sorriso, prima di tornare al calice. Questa volta ci mise un po’ di più, ma il fuoco portò in superficie un pezzo di pergamena semplice e ripiegato; la preside lo aprì e lo lesse. < Lorcan Scamander!> gli alunni di Durmstrang si animarono, mentre il loro biondo compagno raggiungeva la sala dove si sarebbero riuniti i campioni. La McGranitt era felice della scelta, dopotutto la madre di Lorcan e Lysander Scamander era stata una sua alunna, Luna Lovegood.

< E ora, per Hogwarts!> disse ad alta voce, e il silenzio ritornò nella sala. James si torceva le mani, Thomas fissava le fiamme placido, in attesa che la preside dicesse il suo nome, Albus pregava, Scorpius sperava. Le ragazze erano in ansia. Callie guardava Thomas, ormai convinta che sarebbe stato lui il prescelto, Azzurra sperava che James lo diventasse, almeno l’avrebbe lasciata in pace, mentre Ginger stava pensando ad un’altra pozione, una sua creazione, che stava riposando in camera sua.

Era tensione quella che serpeggiava nella sala, tutti erano ansiosi di sapere chi sarebbe stato il loro campione, quando un boato squarciò il silenzio e dalle fiamme uscì il drago. Era possente, fatto di fiamme rosso brillante, ed era inferocito. Sputò altre fiamme dalle fauci, e il biglietto.

Ma assieme a lui, nato da delle fiamme blu, un cigno fece la sua comparsa; anche lui fece dei versi, e dal suo becco ne uscì un altro biglietto.

Due nomi.

La preside li prese, ma guardava confusa entrami gli animali nati da quelle fiamme. Loro cercavano i padroni ma, non trovandoli nell’oscurità della sala, tornarono ad essere semplici fiamme, con altri lamenti. Il silenzio tornò, ma tutti erano straniti. Thomas guardò subito Callie, che era impallidita visibilmente, e la McGranitt si schiarì la voce, prima di dire i due nomi.

 

< Calliope Morgwen Hamilton e… Azzurra Zabini.>

 

 

   
 
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