Salve a tutti!
Sì, sono tornata, e posto
prima di partire per una settimana. Questo capitolo è stato
scritto di getto,
come sta capitando ultimamente, e spero vi piaccia. Ero molto confusa
riguardo
i campioni, chi tifava per Thomas, chi per James…
è stata una scelta dura, ma
mi direte voi, se vorrete, se vi è piaciuta. Ringrazio anny
crazy, che odia
almeno quanto Ginger le francesi a quanto pare (Ginger ne è
molto fiera e ti
chiede se vuoi qualche pozione ;) ) e ringrazio anche la mia collega,
per dire
tante belle cose sulla mia schifezzuola. Spero che vi piaccia, che la
leggiate
con il sorriso stampato sulle labbra, e che abbiate voglia di scrivere
ciò che
vi è più piaciuto come recensione, mi piacerebbe
molto.
Se vi ho deluso
scusatemi, non era mia
intenzione. Ma si sa, le scrittrici non sono perfette. E io non sono
nemmeno un
quarto di scrittrice, quindi lo sono ancora meno, abbiate pazienza.
Vi lascio alla lettura.
Tanti baci con tanto
affetto
Goblet of fire & Goblet of names.
Nel ufficio
del preside, la
McGranitt aveva lasciato il quadro di Silente e ne aveva aggiunto
addirittura
uno di Piton, dato che anche lui lo era stato. Erano la sua compagnia
quando
aveva dei dubbi, quando gli insegnanti erano troppo indaffarati a
correggere
compiti per andare a prendere un the con lei o quando c’era
da sgridare degli
alunni; Piton in particolare disprezzava James, infatti ogni volta che
entrava
in quel posto lui era solito fare dei commenti sarcastici e velenosi.
Silente
invece lo osservava, incuriosito dall’assomiglianza che aveva
col nonno. Erano
quadri, certo, ma sembrava fossero proprio loro. Ma in quel momento non
c’era
James, o Fred, o quel pasticcione di Albus che continuamente provava
nuovi
incantesimi nella sua sala comune, ma Ginger McShane.
Era la
seconda volta lì,
seduta sulla poltroncina accanto al camino spento, aspettando una
sfuriata che
non arrivava. Appena entrata aveva iniziato a scusarsi, ma la preside
l’aveva
zittita e aveva ripreso a fissare i due quadri, quasi aspettando
l’ispirazione.
Lei poi buttava l’occhio su quello del suo maestro,
desiderando di parlargli e
discutere di pozioni con lui, ma non osava. Aveva paura che stavolta la
preside
l’avrebbe messa in punizione senza nemmeno pensarci due
volte, e che in quel
momento cercasse quella ideale, la più pesante di tutti. Magari pulire gli amblacchi dopo la lezione di
pozioni dei primini.
Utile e faticoso. E se mi toglie dalle lezioni di pozioni? O cielo no!
Non
sarebbe una punizione, ma un abominio! Era terrorizzata solo
al pensiero,
quando la professoressa si girò a guardarla.
< Sai
di aver sbagliato,
spero.> disse seria, e Ginger annuì.
< Lo
so benissimo! E mi
dispiace tanto! Sono molto felice del loro arrivo!> si
lanciò nel suo solito
discorso di scuse, collaudato con la madre e la nonna, ma la McGranitt
le fece
cenno di tacere.
<
Questo l’ho capito,
signorina McShane, e so anche che combinare caos è un tratto
di famiglia.
Infatti mi chiedevo quando l’avrei vista qui.> a
quelle parole Ginger
arrossì. < Tua madre era una combina guai, e tuo
padre non era da
meno...>
<
Preferirei non
parlasse di lui.> disse decisa, e la preside annuì;
era la sua vita, le sue
idee, e non poteva certo intromettersi nella sua famiglia. Ginger
gliene era
grata.
<
Come vuole. Comunque,
il suo comportamento è stato inappropriato, e merita una
punizione.> Ginger
deglutì a quelle parole; aveva paura di cosa le sarebbe
capitato, ma convenne
con lei annuendo.
< Ha
ragione.
Quindi…?>
< So
che lei è molto capace in pozioni. Il professor Lumacorno la
elogia continuamente, e so anche che è molto più
avanti nel programma.>
Ginger era confusa, ma annuì comunque e buttò un
occhio al quadro del suo maestro,
quasi aspettandosi che la
guardasse interessato, ma nulla. Guardava fisso davanti a lui. Alla
fine
riguardò la preside.
<
Perché me lo chiede?> non si preoccupò
subito, ma alla vista del
sorrisetto della preside iniziò a provare di nuovo paura.
Che le avrebbe
aspettato? Quale sarebbe stata la sua punizione?
Come avrebbe
scontato la
sua pena data dalla sua lingua troppo lunga?
<
Fare da tutor in pozioni ai nostri ospiti! Non può essere
vero!>
si lagnò con Azzurra durante la pausa e mangiando dei
biscotti babbani; per
tutta la mattina aveva partecipato alle lezioni senza nessuna delle sue
amiche,
ed ora l’amica dagli occhi di ghiaccio la ignorava, bevendo
solo dell’acqua e
studiando incantesimi. Cercò anche di darle un calcio sotto
il tavolo di pietra,
ma inutilmente; non si staccava dal libro. Alla fine sbuffò.
< Merlino Azzurra,
cagami un momento!> sbottò infastidita, e lei
alzò finalmente lo sguardo.
< Non
vedi che sto ripassando?> disse con freddezza, ma Ginger,
che la conosceva ormai da tempo, la ignorò.
< Hai
sentito la mia punizione?> sussurrò, e
l’amica annuì.
< Ti
sei comportata male, te la sei meritata, fine. Che
c’è di tanto
complicato?> quelle parole dette con tanta calma fecero
innervosire Ginger,
che quasi voleva farle la doccia con l’acqua del bicchiere.
Ma a salvare la
situazione arrivò Callie, tutta esaltata, seguita da Albus.
<
Ragazze! Che ci fate ancora qui?> chiese quasi stupita, e Ginger
la guardò male, prima di guardare ancora più male
Albus.
<
Siamo qui in pausa, sto cercando di farle capire la gravità
della
mia punizione e dì a Potter che con lui non ci
parlo.> disse seria Ginger,
mentre Azzurra roteava gli occhi, Callie si accigliava e Albus
sospirava.
< Ma
Ginger, non intendevo quello! Non puoi non parlarmi per
sempre!>
< Che
punizione ti hanno dato?> chiese interrompendo il compagno,
e Ginger per convenienza diede retta a lei mettendo il broncio.
<
Dato che sono esperta nell’arte del fare pozioni, ha deciso
che
farò da tutor ai nostri ospiti maldestri! Da francesine
scassaballe a bulgari
testoni e ignoranti!> si lamentò, mentre Azzurra
chiudeva il libro con un
tonfo.
< Non
che tu sia brillante nelle altre materie. Alcune persone
potrebbero definirti ignorante.> commentò gelida
Azzurra, infastidita dall’interruzione
del suo ripasso, e Ginger la guardò in modo assassino.
< Io
sono solo pigra, non maniaca
dello studio come qualcun altro.> sibilò, e
quando Azzurra stava per
replicare si intromise nuovamente Callie, ormai stanca delle
discussioni.
< Ok,
basta! Ginger, mi dispiace, ma ho una chicca per te e per farti
risollevare il morale.> disse sorridendo, e quando
l’amica si girò a
guardarla confusa lei la prese per mano e la trascinò per il
giardino, seguite
da Albus e Azzurra, che si teneva distante da lui. Non era da Azzurra
dimenticare, ma neanche da Albus capire subito che c’era che
non andava.
Callie
trascinò Ginger per tutto il castello, e quando arrivarono
alla
sala grande rimasero immobili davanti alle porte aperte. Callie
sorridendo
furba, e Ginger a bocca aperta.
Il calice
era lì, con le fiamme che danzavano nell’aria, e
molte
persone, perlopiù ragazzi, attendevano lì il loro
turno per metterci il loro
nome. Attorno ad esso vi era un cerchio creato da un incantesimo, per
evitare
che i più piccoli di sedici anni potessero mettere il loro
nome. Alcuni
prendevano coraggio e mettevano il loro nome scritto sulla pergamena
nel fuoco,
che bruciava più intensamente, mentre altri attendevano o
sostenevano quelli
che volevano farlo. C’erano qualche bulgaro e qualche
francesina, ma stavano
lì, seduti, forse ad aspettare i loro più
probabili campioni. Callie non
guardava loro, guardava il calice e le possibilità che esso
le avrebbe potuto
dare; infatti lasciò la mano dell’amica e
andò a sedersi, per strappare un pezzo
di pergamena dal suo quaderno e prendere la piuma. Appena arrivato
Albus la
vide, e subito andò da lei.
< Che
stai facendo? Non vorrai mica..?> chiese spaventato, e lei
annuì.
<
Voglio eccome! È una cosa troppo importante per non provarci
nemmeno.> disse sicura mentre scriveva il suo nome, ma si
macchiò tutto
d’inchiostro e strappò un altro pezzetto per
provare. Albus la guardava serio.
< Ma
ci hai pensato bene? Callie non è sicuro! Sono tre prove
pericolose! E non sono adatte di certo per...>
< Per
noi donne?> disse dietro di lui Ginger con tono acido, per
poi sedersi accanto a Callie e fare lo stesso. Albus le
guardò entrambe con
paura.
< No
di certo! Ma non siete adatte! Quelli del settimo anno o con una
preparazione maggiore sì, ma voi no!> prese la piuma
dalle mani di Ginger,
che lo guardò assottigliando lo sguardo, mentre Callie
riprovava a scrivere; ma
la rimacchiò, dato che il nervoso e l’eccitazione
che aveva le faceva tremare
le mani.
< So
fare cose che tu neanche te le sogni la notte Albus. Non
sottovalutarmi.> sussurrò cupa mentre finiva di
scrivere in bella
calligrafia Calliope Morgwen Hamilton,
e quando vide che non si macchiava diede la piuma a Ginger, che si mise
a
scrivere il suo nome in un altro pezzo di pergamena. Callie
alzò lo sguardo, e
incontrò gli occhi verdi preoccupati di Albus.
<
Callie, no.> la pregò, ma lei sorrise in quel suo
solito modo
furbo e spavaldo, prima di alzarsi e dirigersi verso il calice, dove da
vari
minuti nessuno vi ci buttava il proprio nome. Anche Ginger stava per
imitarla,
ma venne trattenuta per un gomito dalla presa salda di Albus. <
No Ginger,
non fare cazzate!> la implorò spaventato, e mentre
lei cercava di liberarsi
borbottando frasi del tipo non sono la
tua sorellina, questo è
puro
maschilismo o è la mia
vita e la
gestisco come voglio, Callie aveva già
oltrepassato la linea dell’età,
entrando in quella frazione di spazio dal quale non potevi tornare
indietro, ma
solo andare avanti.
Tipo il
limbo, o il
purgatorio.,
osservò mentalmente. La
nonna era cristiana, seppur fosse una strega, e credeva in Dio e tutto
ciò che
ne conseguiva, e lei era stata battezzata, ma mai aveva scelto di fare
la
cresima. Credeva in Dio, ma non nel resto, anche se il paradiso e
l’inferno
descritti da Dante nella Divina Commedia
l’avevano lasciata un po’ perplessa. Forse era
davvero così, l’aldilà era
davvero diviso in gironi.
Ma in quel
momento stava riflettendo sul posto in cui era e su ciò che
stava per fare. I suoi occhi castani guardavano bramosi quelle fiamme,
le sue
lunghe dita stringevano il pezzo di pergamena, mentre le mani bramavano
di
buttarlo in quelle fiamme invitanti. Era nel limbo, non poteva tornare
indietro, avrebbe fatto la figura della codarda. Poteva solo andare
avanti, e
lei voleva farlo. Desiderava farlo
e
diventare una dei tre campioni.
E lo fece.
Dopo pochi istanti, la mano si alzò, e le sue dita
lasciarono
che il frammento di pergamena cadesse tra le fiamme. Lei lo
guardò bruciare,
diventare una vampata improvvisa e ricalmarsi; sorrise,
perché per lei era fatta.
Ma non era finita. Non si aspettava ciò che sarebbe successo
subito dopo.
Il fuoco
avvampò per una seconda volta, stavolta del color rosso
fuoco e
prese le sembianze di un drago che spiegava le ali. Emise un lamento,
che
irruppe nella sala silenziosa, per poi guardare lei, Callie, come se la
conoscesse da una vita. Emise un altro suono, che lacerò il
cuore della
ragazza, per poi richiudere le ali attorno a se e svanire.
Le fiamme
ritornarono blu, mentre Callie le guardava ancora a bocca
aperta, aspettandosi che il drago tornasse, ma venne presa per un
braccio e
trascinata fuori dal cerchio, e quando ritrovò la forza di
distogliere lo
sguardo vide chi era stato.
Thomas
Malfoy era appena entrato nella sala quando la vide mettere il
proprio nome tra le fiamme, e quando cercò di fermarla era
troppo tardi. Vide
ciò che era successo e rimase a osservare, ma appena si
riprese la trascinò
fuori, incurante delle occhiate che tutti le e gli stavano lanciando.
< Che
diamine hai fatto? Sai quant’è pericoloso?>
sussurrò
evidentemente irato, e lei lo fissò, ancora confusa
dall’avvenimento precedente.
Ma ci mise poco a riprendersi.
< Lo
so, ed è per questo che l’ho fatto.> si
liberò dalla sua
presa, non tanto facilmente, e lo guardò negli occhi.
< Sono cosciente di
quello che ho fatto, e me ne prendo ogni
responsabilità.> Thomas la guardò
ancora arrabbiato, chiedendosi il perché era tanto
incosciente.
< Sai
che devi affrontare? Non è di certo una passeggiata o una
lezione di difesa contro le arti oscure!> la trafisse con i suoi
occhi
scuri, e lei lo guardò fintamente sorpresa.
< Sul
serio? Non me lo aspettavo!> disse fingendo di fare
l’ingenua, per poi guardarlo scettica. < E non
è affar tuo ciò che
faccio.> disse queste parole con tono freddo, che colpirono
subito Thomas.
Già,
non erano certo affari suoi, ma non voleva che lei rischiasse.
Finalmente le stava rivolgendo la parola di nuovo, e ne era felice, ma
non
così. Non in quel modo, in quel momento, dopo che lei si era
messa in gioco per
un torneo pericoloso ed era accaduto… Non sapeva cosa fosse
accaduto, non
comprendeva il motivo di quell’apparizione. Un drago
si era mostrato a loro, o meglio a lei, e a quanto aveva
letto non era mai accaduta una cosa simile. La guardò senza
dir niente, e si
distrasse solo quando Ginger, riuscita nell’impresa di
liberarsi dalla presa di
Albus, riuscì a mettere il suo nome nel calice. Anche Callie
la vide, e sorrise
fiera del coraggio della sua amica.
Ginger non
aveva avuto la stessa esitazione di Callie, era andata dritta
al calice e vi ci aveva buttato dentro il lembo di pergamena con su
scritto Ginger Felicia McShane; si
era sentita
forte e invincibile quando le fiamme avevano bruciato la pergamena, e
rigirandosi per tornare al posto aveva trovato il sorriso di Callie, la
sua
adorata amica, lo sguardo furioso e preoccupato di Albus, che non
comprendeva,
e quello indecifrabile di Thomas. Si avvicinò a loro,
batté il cinque all’amica
e guardò altezzosa Albus. < L’ho
fatto.>
<
Fatto cosa?> disse un
certo biondo entrando nella sala con tono arrogante, e sia
Ginger che
Callie lo guardarono male.
< Ho
messo il mio nome nel calice, cosa che tu non avrai le palle di
fare.> disse velenosa, e mentre Thomas guardò il
calice per non sorridere,
Scorpius alzò un sopracciglio.
< Oh,
bene. Magari vieni scelta e muori.> disse con una
sincerità
spaventosa, tanto da far sentire colpita Ginger, far infuriare Callie
e… Far reagire Albus.
<
Ritira quello che hai detto, Malfoy.> disse il giovane Potter
con tono duro; il placido e socievole Albus diventava peggio del
fratello
quando si toccavano le sue amicizie o le cose a cui teneva. Basti
ricordare
quando Scorpius due anni prima aveva disarcionato Callie dalla scopa;
si
infuriò così tanto che quasi arrivarono alle
mani. Scorpius lo guardò
ghignando.
<
C’è anche il Potter-corvo! Cosa sei diventato, il
difensore di ogni
donzella?> quel tono quasi ingenuo lo fece arrabbiare ancora di
più, e zittì
Ginger prima che potesse parlare e intromettersi.
< No,
semplicemente devi smetterla di fare il gradasso. Chiedile
scusa.> il tono che aveva usato era spaventosamente serio, e
Scorpius
sorrise in quel modo tanto irritante. Thomas iniziò a
preoccuparsi; dopotutto
era un prefetto, doveva evitare le risse.
<
Perché, se no che mi fai corvetto?> chiese sfacciato,
e quando
Albus stava stringendo i pugni si intromisero Ginger e Callie.
< Al,
non ne vale la pena, rilassati.> gli disse Callie,
ricordandosi bene l’ultimo scontro, e Ginger annuì.
<
Già, è un senza palle che nasconde le persone
negli sgabuzzini per
non essere umiliato.> disse scoccando uno sguardo disgustato al
biondo, che
si irritò.
< Io
non ho nascosto nessuno. Sei tu che ti inventi queste cose,
McShane.> poi rimase un po’ a pensare, prima di dire
la cosa più pesante che
Ginger potesse sopportare. < E tecnicamente non sei nemmeno una
McShane! Sei
una senza padre, quindi senza nome. Ginger senzanome!> disse
come se quasi
fosse una normale presa in giro, ma notò che non lo era.
Ginger lo
fissava, quasi fosse un mostro appena uscito dalla fogna e
l’avesse insultata, mentre Callie prendeva la bacchetta,
pronta a schiantarlo.
Voleva davvero farlo, come Ginger stava per tirargli uno schiaffo, ma
Albus agì
prima di loro sferrandogli un destro. Era avvenuto velocemente, tanto
che il
biondo nemmeno se ne accorse e Thomas non riuscì a far nulla
per impedirlo.
Scorp si rialzò, e Thomas lo fermò prima che si
lanciasse su Albus, che lo
guardava soddisfatto di se.
<
Potter, cinque punti in meno al corvonero!> disse senza pensarci
due volte, cosa che fece infuriare sia lui che Callie.
<
Stai scherzando? Allora toglili anche alla tua casa, visto
ciò che
ha detto quello stronzo di tuo cugino a Ginger!>
sbraitò furiosa, e quando
stava per replicare entrarono James, Fred e qualcun altro della loro
squadra. Giusto in tempo per vedere
ciò che stava
succedendo.
< Che
sta succedendo?> disse James avvicinandosi al gruppetto;
anche lui sapeva di che era capace il fratello, e se con quella faccia
non
prometteva nulla di buono, figuriamoci in compagnia dei Malfoy. Thomas
lo
guardò con sufficienza.
< Tuo
fratello ha dato un pugno a mio cugino.> disse liberando
Scorp, che guardava in cagnesco il suo rivale; Callie si
irritò quando usò quel
tono.
< Un
pugno meritato.>
precisò lei, e guardò l’amica, che
ancora taceva. Non era mai un buon segno
quando Ginger taceva. Nel mentre James guardò il fratello, e
sorrise.
<
Almeno hai picchiato duro?> sogghignò soddisfatto, e
quando
Albus annuì guardò Thomas con presunzione.
< Ha fatto bene. E tu sei di
parte, prefetto.>
< Non
sfidarmi, Potter.> disse Tom con tono tagliente, poi
guardò
Scorpius. < Chiedi scusa.> gli ordinò, ormai
stufo della situazione, ma
lui lo guardò male. Non avrebbe
mai
chiesto scusa.
<
Stiamo per caso scherzando? Ci insultiamo sempre a vicenda,
stavolta non è diverso.> cercò di
difendersi, ma Thomas lo fissò in quel suo
modo inquietante e Albus stava per riprendere a picchiarlo; stavolta
aveva
davvero esagerato, lo sapeva bene, ma non lo avrebbe mai ammesso. Ma
Ginger,
per la prima volta, fece qualcosa di maturo. O meglio, quasi.
< Fa
nulla. Tanto non le avrei accettate comunque.> disse con tono
distaccato, poi guardò fredda il biondo. < Le scuse
fatte da uno senza palle
e in cui non crede, non valgono nulla.> Scorpius trattenne la
sua lingua
biforcuta per evitare di peggiorare la situazione, e Callie sorrise,
godendosi
il piccolo momento di vittoria dell’amica. James nel mentre
cercava Azzurra; di
solito era sempre con loro due, dove poteva essere?
<
Come mai qua, Potter?> chiese Thomas per cortesia, e lui
tornò
alla conversazione sorridendo spavaldo.
<
Potrei chiederti la stessa cosa, prefetto.> e lanciò
uno sguardo
al calice. < Il futuro campione di Hogwarts deve pur
iscriversi.> era
troppo sicuro di sé, e Thomas scoppiò in una
risata amara.
<
Quanta superbia Potter. Magari il calice non apprezza chi è
troppo
convinto… O i Potter.> era il tono che Callie non
aveva mai sentito quello
che aveva usato, e non gli piaceva. Lei aveva conosciuto il Thomas
calmo, quasi
dolce… Non quel Thomas, orgoglioso e velenoso. James lo
guardò con fare
omicida.
< Almeno i Potter non fanno
le
cose a convenienza o attendono vendetta.> Albus, come gli altri,
aveva
notato il drastico cambio di umore del fratello, e anche se a lui il
discorso
toccava poco si teneva pronto per qualunque mossa azzardata. Ginger
ghignò, concordando
con il grifondoro, mentre Callie guardava Thomas, che sorrideva con
fare
superiore.
<
Già, i Potter preferiscono buttarsi in qualunque impresa e
sperare
nella gloria.> disse con quella calma paurosamente controllata,
sapendo che
James non la sopportava. Infatti si irrigidì.
<
Vedremo chi sarà campione, se un grifondoro fiero e
coraggioso o
una lurida serpe velenosa.> era irato, e Thomas si godeva quella
reazione.
Sapeva che una sua parola in più l’avrebbe fatto
scoppiare, e voleva che
scoppiasse solo per mandarlo in punizione a vita, ma qualcosa distrasse
tutti.
L’ennesima
fiammata, stavolta più potente, provenne dal calice. Qualcun
altro aveva messo il suo nome nel calice, nella speranza di essere
scelto, ma
solo quando uscì dall’ombra del calice si vide chi
era stato.
Azzurra
guardò il gruppetto con freddezza e uscì dal
cerchio intorno al
calice, tenendo stretti i suoi libri. < Vi conviene sbrigarvi, futuri campioni. Tre donne hanno avuto
il coraggio di mettere il proprio nome nel calice prima
di voi.> fece un sorrisetto soddisfatto vedendo le
facce
sorprese, e fece cenno a Ginger e Callie di uscire con lei. <
Qui non
abbiamo più nulla da fare.> e mentre loro prendevano
le proprie cose, lei
fissò negli occhi James Potter. I suoi azzurro ghiaccio
avrebbero mandato in
mille pezzi quelli nocciola di lui, se solo fossero stati meno animati
dalla
paura. Anche lui, come Thomas o Albus, era spaventato. Se
l’avessero scelta non
sarebbe stata in grado di difendersi, era una cosa da uomini quella del
torneo
tre maghi, ma si cullava nella quasi certezza che sarebbe stato scelto
lui.
Dopotutto, era il candidato perfetto.
Ma qualcosa
negli occhi di Azzurra lo fece tentennare. Freddezza,
decisione, qualunque cosa che non avesse a che fare con
l’indecisione o con
l’affetto. Ma appena Ginger e Callie la raggiunsero, se ne
andarono, lasciando
lì un gruppetto di maschi umiliati dal fatto che tre donne
avevano avuto il
coraggio che loro dovevano ancora racimolare.
Appena
uscite Azzurra si girò prima verso Ginger, notando il suo
silenzio, e si ripromise di parlare e farla pagare a Scorp, e poi
guardò
Callie, che era pensierosa. < Ho visto quel drago,
Calliope.>
<
Anche io Azzurra.> si girò a guardarla di rimando.
< Ne sai
qualcosa?> chiese speranzosa, ma l’amica scosse la
testa.
<
No,
è… Strano. Cose simili non sono mai state scritte
nella storia del
torneo. A volte doppi campioni perché le scuole erano
divise, altre come è
avvenuto al padre dei Potter che il calice era stato
incantato… Ma mai una cosa
del genere.> la guardò, sentendosi impotente, e
Callie si morse il labbro.
Il suo patronus, questo… Ci mancava solo che iniziasse a
covare uova di drago.
<
Magari è per tua madre. Non ha studiato qua, ma in
un’altra
scuola.>disse Ginger, prendendo la parola. Voleva distrarsi, e
una
discussione simile l’avrebbe aiutata. Callie
annuì, ma Azzurra scosse la testa.
<
Perché allora non ha fatto lo stesso con me?> disse
un po’
irritata, ma Ginger fece spallucce; l’unica era quella, e
Azzurra si sentì
inferiore. Capitava poche volte, ma anche lei sapeva cosa voleva dire
sentirsi
inferiori. Ma sapeva nasconderlo molto bene.
<
Comunque Thomas Malfoy è troppo arrogante per i miei
gusti.>
disse Callie tentando di cambiare discorso, e Ginger ghignò.
< Lo
fa solo quando c’è Potter! E hai notato
quant’era preoccupato
per la sua dolce Calliope?>
usò un
tono melenso, intenzionata a prenderla in giro, e Callie la
guardò male.
<
Anche Albus era preoccupato, che vuol dire!> Azzurra
sospirò.
<
Albus è tuo amico. Vostro amico. Ovvio che si
preoccupi…>
<
Invece James Potter sembrava pronto a scoppiare quando ti ha
vista!> disse Ginger continuando a ghignare, e Azzurra la
guardò
socchiudendo gli occhi.
< Non
nominarlo mai più.> sussurrò con tono
serio, ma l’amica
iniziò a canticchiarlo, solo per il gusto di prenderla in
giro, e quando cercò
di lanciarle un incantesimo aggroviglia
lingua lo evitò e si mise a correre ridendo,
mentre Azzurra si mise ad
inseguirla. Ginger si era ripresa dalla dura botta di prima, e Callie
ne era
felice, ma rimase indietro, continuando a pensare a quel drago.
C’è
qualcosa sotto, pensava
convinta, e quando si sedette Thomas uscì dalla sala e la
raggiunse, per chiederle scusa per il suo comportamento. Iniziarono a
parlare,
soprattutto Thomas chiedendole scusa per il comportamento della volta
scorsa,
ma lei ascoltava a metà. Metà lo ascoltava
interessata, mentre l’altra pensava
a quel drago. Quello splendido drago fatto di fuoco, che
l’aveva guardata in un
modo così umano… Come se fosse reale.
E mentre
Thomas cercava di farsi perdonare, lei era divisa a metà.
Una
che guardava il ragazzo che le piaceva, ma che si era mostrato in un
modo
differente, e l’altra che pensava, pensava, pensava.
Ma li
lasciamo lì, a parlare e sorridere, e andiamo
dall’altra parte del
castello, dove vi era riunito un variegato gruppo di studenti. Non
ospiti o
professori, solo studenti di Hogwarts, di tutte le case. Scrivevano
anche loro
il proprio nome su un biglietto, ma lo mettevano in un calice normale,
senza
che fosse bruciato. Si chiamava il calice dei nomi, e lì in
mezzo a quel gruppo
vi era anche Valerie, insieme ai suoi amici Zack e Simon. Sia lei che
Zack
avevano messo i loro nomi lì dentro, e aspettavano solo che
fossero estratti;
Simon appariva nervoso, infatti non la smetteva di muovere i piedi. Per
calmarlo, Valerie gli mise una mano sulla spalla e lo fece sedere
accanto a
lei.
<
Rilassati Simon, andrà tutto bene.> disse cercando di
apparire
calma, e Simon sbuffò come un bambino.
< E
se non va tutto bene e siamo tagliati fuori da tutto?> Zack
sbuffò annoiato.
<
Andiamo Simon, non dire cazzate! Non possono fare le liste qui.>
Simon a quelle parole si rilasso, ma lo sguardo di fuoco tra Valerie e
una
serpeverde dell’ultimo anno lo fece preoccupare.
< Non
è esatto, Zack. Ma vedrai, quest’anno
sarà diverso.> e lo
guardò con i suoi particolari occhi chiari. <
Quest’anno sarà il nostro
anno, me lo sento.> Zack la guardò non molto
convinto, mente Simon sbuffò e
riprese a guardare il calice, aspettando che i grandi
capi si decidessero a estrarre i nomi. Erano quattro del
settimo anno, uno di ogni casa, e ognuno avrebbe preso un biglietto dal
calice.
Il grifondoro, Kevin il bello,
avrebbe estratto per Halloween. Il serpeverde, Oliver
il quattrocchi, avrebbe estratto per capodanno. Il
corvonero, Elijah il biondo, per
Pasqua, e Carol la rossa, una
tassorosso, per fine anno. Quando arrivarono tutti si sedettero, anche
per
terra, e quando mischiarono i biglietti Valerie continuava a guardarsi
in
cagnesco con la serpeverde Kelly McLaggen, figlia di Cormac McLaggen,
gemella
di Kevin McLaggen chiamato il bello. Zack cercava di dissuaderla, ma
non c’era
nulla da fare.
Solo quando tutti e quattro ebbero preso un nome distolse lo sguardo
per
guardare il grifondoro, che aprì il biglietto e sorrise.
< Valerie
Thorne!> lei ci rimase di sasso, mentre Simon esultava e Zack
rideva
sollevato; Kelly la guardò molto male, ma la bionda era
troppo contenta per
cercarla.
Ma prima che
potesse parlare con i suoi due amici, Oliver stava già
dicendo il nome del prossimo designato. < Zack Thomas!>
Zack rimase a
bocca aperta, mentre Valerie esultava e lo abbracciava; Simon faceva
una ola
spiritosa, e Kelly McLaggen iniziò a preoccuparsi. Se non
fosse stata scelta,
avrebbe rifatto fare tutto, in qualche modo.
<
Seth Xavier!> disse Elijah, e Valerie fece un cenno al rosso che
stava davanti, e lui si complimentò con lei con un sorriso.
Mancava solo Carol,
che teneva il bigliettino tra le mani molto nervosa. Alla fine lo
aprì.
<
Kelly McLaggen!> tutte le sue oche iniziarono ad applaudire, e
lei sorrise felice. Valerie la odiava, sapeva che c’erano
persone migliori di
lei per organizzare, ma era popolare, ed è credenza comune
che le ragazze
popolari sappiano far tutto. Tutto un
gran cazzo pensò adirata, ma non poteva farci
nulla. Finito il tutto, alcuni
andarono da lei e Zack per complimentarsi, e i quattro andarono da loro
per
fargli gli auguri.
<
Spero di divertirmi molto!> disse Kevin facendo
l’occhiolino a
Valerie, e lei abbozzò un sorriso stentato. Quando se ne
andarono, loro tre si
incamminarono verso la sala delle necessità. Simon felice,
Valerie e Zack un
po’ nervosi.
< Non
siete contenti? Sarà favoloso! Un successone!> disse
frizzante Simon per tirarli su, ma Valerie scosse la testa.
<
Deve esserlo, o non potremo più uscire dal dormitorio a
testa
alta.> Zack annuì convenendo con l’amica, e
lei alzò il mento con fare
orgoglioso. < Dobbiamo organizzare le feste più
belle e straordinarie
che quella sala abbia mai visto.> disse con tono severo, e Simon
iniziò a
camminare all’indietro per guardarla.
<
Alla NY? Rave? Festa in maschera? Calma anni venti o pista da
ballo?> chiese tutto eccitato mentre Valerie rimuginava.
<
Rave è esagerato… Una festa in maschera con pista
da ballo, dato
che abbiamo già un dj.> e indicò Zack al
suo fianco, che sorrise.
< E
per le decorazioni?> Valerie sorrise; era da tutta
l’estate
che ci pensava, e per le decorazioni aveva già deciso.
<
Tipo cimitero, molto spettrale. Tu ti vestirai da dj non-morto, e
tu da zombie.> Simon
annuì e sorrise solare.
<
Tipo Michael Jackson in Thriller?> lei annuì e rise.
Era
soddisfatta di aver contribuito alla sua cultura e crescita in fatto
musicale.
< E
tu da cosa ti vestirai?> chiese Zack già pensando
alla
playlist da usare sia ad Halloween sia a capodanno, e lei sorrise.
<
Lady Gaga morta o angioletto!> il trio iniziò a
ridere, ma Simon
si scontrò con Alex Nott e qualche suo compare.
Borbottò delle scuse, mentre Alex
li guardava quasi disgustato.
<
Mentre camminate e parlate delle vostre sciocchezze babbane,
cercate almeno di stare attenti.> disse con
superiorità il giovane Nott, e
riprese il suo cammino ghignando con i suoi compari, ma Valerie si
infuriò. Non
sopportava questo razzismo.
< Di
certo non sei migliore di noi, Nott! Come ti chiamano, lo sverginatore?> sbraitò
infuriata, e
lui si fermò e si girò a guardarla. Zack
posò la mano sulla bacchetta, in
allerta, mentre lei stava lì a fissarlo negli occhi, con una
strana sensazione.
Era forse coraggio? Ma quello lo aveva sempre.
<
Thorne,> disse con tono disgustato < vuoi davvero
metterti
conto di me?> chiese con stupore, e mentre Zack e Simon
rimanevano in
allerta, lei lo fissò.
< No
di certo. Non mi metterei mai contro uno sverginatore
figlio di papà.> sputò quasi le
ultime parole, e
lui assottigliò lo sguardo e si avvicinò
minaccioso.
< Non
sfidarmi, sporca nata
babbana. Non attacco le femmine, ma per te potrei fare
un’eccezione.>
sibilò, e lei rimase immobile.
< Fai
pure.> e il silenzio calò nel corridoio;
l’atmosfera era
tesa, i suoi compagni pensavano che non ne valesse la pena, ma non
osavano
parlare, mentre i due grifondoro erano lì, in attesa che lui
facesse una sola
mossa contro di lei. Rimasero a fissarsi negli occhi a lungo, con un
che di
particolare, ma irruppe il professor Vitious.
< Che
succede qui?> chiese con la sua voce acuta, per poi guardare
in modo sospettoso Alex, che si spostò piano..
<
Nulla, professore.> fece un cenno di saluto al professore, e
prima di andarsene lanciò un’occhiata a Valerie.
Quando se ne fu andato il
professore guardò confuso il trio.
<
Sapete dirmi che stavate combinando?> chiese preoccupato, ma
Valerie scosse la sua testa bionda.
< SI
fidi professore, e tutto a posto. Arrivederci.> prese i due
amici per i gomiti e si incamminarono dalla parte opposta. Appena
svoltato
l’angolo Simon sospirò sollevato, mentre Zack la
guardò un po’ arrabbiato.
<
Valerie, non devi cacciarti nei guai!> disse preoccupato per
l’amica, che alzò gli occhi al cielo.
< Vai
tranquillo Zack, sarà la prima e ultima volta che mi
parlerà.> poi sorrise. < Dai, andiamo a
organizzare queste benedette
feste.> e si incamminarono. Simon era turbato, non voleva che si
parlasse
così alla sua amica, e Zack non era di meno. Pensavano fosse
una ragazza
fantastica, solare, allegra, e che non si meritasse un trattamento
simile. Ma i
compagni sapevano essere cattivi, e di lei si poteva dire solo questo,
che era
una babbana.
Ma lo era
realmente?
Callie era
lì, in camera sua, a coccolare Pentacolo e a guardare la
pioggia che imperversava fuori. Thomas l’aveva accompagnata
fino al dormitorio,
era stato dolce con lei, e quando lei gli aveva chiesto
perché diamine si era
comportato così, lui…
<
Callie, come tutti
hanno due facce, una da mostrare agli altri e una da usare con chi si
tiene, le
ho anche io.> sospirò dopo la confessione, e lei
annuì. Teneva a lei?
< Ma
così ti farai solo
antipatie.> convenne seria, e lui distolse lo sguardo.
< I
miei compagni di
casa hanno bisogno di un leader forte e freddo, quelli delle altre case
mi
disprezzano per il solo fatto che sono un serpeverde… Se
cambiassi perderei chi
mi rispetta e non cambierebbe nulla con gli altri, perché
non posso certo
cambiarmi di casa, non credi?> fece una domanda quasi retorica e
lei annuì,
ma poco convinta.
<
Dovresti punire tuo
cugino. Stavolta è stato troppo pesante, e se non lo fai tu
giuro che stavolta
non fermerò Albus ma anzi, lo aiuterò.>
disse più seria che mai, e lui la
guardò, ammirando la sua decisione, e annuì.
<
Tenterò. È una forte
la tua amica.> lei annuì accennando un sorriso.
<
è straordinaria.
Peccato che le persone vedano solo ciò che
c’è in superficie.> lui annuì,
riflettendo sul fatto che fino all’anno prima lo faceva anche
lui, per poi
rimanere in silenzio. Dopo un po’ prese la parola Tom.
<
Perché lo hai fatto?
Intendo, iscriverti…> lei lo guardò, senza
nessuna espressione.
<
Penso per lo stesso
motivo per cui lo hai fatto tu. Non mi sembri tipo da cercare
gloria…> stava
riflettendo, cercava di capirlo con solo lo sguardo, e ci stava
riuscendo. <
Vorresti farlo per te. Per provare a te stesso che puoi riuscire in una
simile
impresa.. Una sfida.> lui sorrise e si sedette accanto a lei,
capendo che
avevano più cose in comune di quanto si aspettasse. Lei
capì che ci aveva
azzeccato. < è esatto?> lui annuì.
<
Sì, hai delineato il
mio carattere in poche settimane, complimenti
Calliope.>usò il suo nome
intero sapendo che non le piaceva, infatti si girò a
guardarlo male.
< Ne
dubitavi
Malfoy?> lui si accigliò.
< Non
chiamarmi
così!> lei ghignò.
< Se
vuoi ti chiamo
Salazar! Preferisci?>
< Non
sfidarmi,
Morgwen.>azzardò, e lei fece finta di essere
sconvolta.
<
Allora vuoi la
guerra!>
Avevano
continuato così per un po’, e si era accorta che
lui non era
solito a comportarsi così. Era abituato alla
serietà e alla compostezza, e si
vedeva che non si lasciava andare spesso. Le piaceva quel Thomas, ma
l’altro…
Beh era troppo simile al cugino. Odiava Scorpius, lo odiava da
impazzire.
Feriva continuamente l’amica, anche se lei ci ghignava su e
rispondeva, e non
riusciva a sopportarlo. E lui? Non aveva fatto nulla.
Albus invece
si era comportato da vero uomo, l’aveva difesa davvero come
un cavaliere. Era sempre così quando si parlava di lei o di
Ginger, ma stavolta
era stato diverso. Si stava per chiedere una cosa, ma entrò
a per di fiato
Valerie, distraendola dai suoi pensieri e facendo spaventare Pentacolo.
Era
affannata, ma sorrideva come se avesse appena scartato il
più bel regalo del
mondo. < Indovina a chi è stata affidata la festa di
Halloween?> chiese
facendo la bambina, e Callie scese di corsa dal letto.
< A
te!!> quasi urlò, Valerie annuì e si
abbracciarono ridendo.
Sapeva quanto contava per Valerie questa possibilità, e
adesso che finalmente
era riuscita a farcela era felicissima per lei; la strinse forte e la
lasciò
per scompigliarle i capelli. < Brava Valerie! Te lo sei
meritato!>
<
Certo! Sono Super Valerie, lo sapevo che alla fine ci sarei
riuscita!> risero di gusto e si sedettero sui propri letti, una
davanti
all’altra. < A Zack hanno assegnato capodanno, quindi
organizzerò con lui
anche quella! A Seth quella di pasqua, ma non so se ci sarò,
e a Kelly…>
fece una smorfia, e Callie ridacchiò; sapeva anche quanto
odiasse Kelly
McLaggen.
<
Almeno due su quattro le organizzi tu! Dai, è un ottimo
risultato!> cercò di riportarle un po’ di
allegria, e ci riuscì.
<
Vero! Ora spero solo di non fare un flop totale!> Callie
scoppiò
a ridere, mentre Valerie coccolava il gatto.
<
Vedrai che saranno fantastiche! E ti chiameranno Valerie
la geniale!> disse presa
dall’euforia, e Valerie rise felice.
< O
certo! Anche Witch Mode parlerà di me!> e fece una
smorfia sexy, facendo ghignare Callie; poi
si ricordò di quello che la compagna le aveva detto la
mattina. < Alla fine
sei andata a mettere il tuo nome nel calice?> lei
annuì.
<
Sì, insieme a Ginger e Albus…> Valerie la
guardò
per un momento in modo strano, poi si mise a coccolare Pentacolo.
< E
anche loro lo hanno messo?> chiese senza un
tono particolare, e lei scosse la testa.
<
No,
solo Ginger e… Azzurra.>
ridacchiò al ricordo.
< Ha
detto qualcosa a Ginger, vero?> lei annuì, ma
non capiva dove volesse arrivare l’amica.
<
Sì, perché?> Valerie scosse la testa e si
sdraiò,
guardando le tende blu del suo baldacchino. Callie continuava a
guardarla, e
lei sospirò.
<
Nulla Callie, sono solo stanca. Ho paura che si
faccia male se fosse scelto per il torneo…> si
girò a guardare l’amica, che
la guardava dubbiosa. < Insomma, è il nostro Albus!
Sappiamo com’è!>
Callie sospirò e si sdraiò anche lei.
<
Già… Ma ha potenziale.> ci credeva
davvero, ma
Valerie era solo preoccupata per lui, almeno quanto Tom era preoccupato
per
Callie o James per Azzurra. Era tornato il silenzio nel dormitorio, e
mentre
Valerie pensava alla festa e ad Albus, Callie riprese a pensare al
drago.
Quello splendido drago che era scaturito dal calice quando aveva messo
il suo
nome. Era davvero per la discendenza? C’entrava il fatto che
tutta la sua
famiglia era stata nella casa Black Dragon nell’altra scuola?
E il patronus?
Si promise di farsi raccontare tutto dalla madre appena
l’avesse vista, ma per
il momento doveva accontentarsi di congetture. Si ritrovò
velocemente assonnata
e poi addormentata, a sognare draghi, stelle e il sorriso
così bello di una
certa serpe…
Era passata
una settimana, e il giorno della scelta era arrivato. Il
giorno dopo l’inizio delle “iscrizioni”
erano iniziate le scommesse. La maggior
parte erano su James e Thomas, le parti opposte. Una parte invece
puntava su
Fred Weasley, un’altra su Alexander Nott, un’altra
ancora su Robert Baston. Una
piccola parte persino su Paul Corner, che andava fiero di questo, ma il
resto
era tutto sugli ospiti, specialmente di Durmstrang. Ivan e Lorcan
andavano per
la maggiore, ma il primo non ne era interessato. Non voleva diventare
campione,
era interessato solo al quidditch.
Ma erano
tutti lì, in sala grande, ad attendere il verdetto in
religioso
silenzio. Anche in quel momento erano divisi in case, e
l’ansia era palpabile.
James era attorniato dai suoi compagni ma continuava a lanciare sguardi
nel
tavolo dei serpeverde, in cerca di uno sguardo di fuoco con Thomas o di
quello
gelido di Azzurra; si era chiesto molte volte il perché lei
avesse sentito il
bisogno di mettere il suo nome nel calice, ma non riusciva a capirne il
motivo.
Ma era rimasto stupito dal coraggio della ragazza, e, per sfortuna di
Azzurra, era ancora più determinato.
Thomas era
tranquillo tra i suoi compagni, che guardava con discrezione Callie,
che era sugli spalti con Valerie; durante la settimana
l’aveva incontrata
spesso, e ormai quando la vedeva era diventato il momento
più felice della
giornata. Simpatica, dolce, con quel caratterino che non si faceva
sfuggire
nulla… Era particolare,
ai suoi
occhi. E non pensava più nemmeno al torneo.
Albus invece
era lì, accanto alle due corvonero, in piena ansia. Aveva
messo il suo nome nel calice, ma non era preoccupato per se; no, era
troppo altruista
per pensare a se stesso in quel momento. Aveva paura anche per il
fratello,
anche se non l’avrebbe mai ammesso, e sperava che fosse stato
scelto qualcun
altro. Qualcuno che non aveva nulla a che fare con lui…
Magari Scorpius Malfoy,
solo per vederlo soffrire. No, a volte ache Albus sapeva odiare.
Cosa che
anche Scorpius sapeva fare benissimo. Infatti
guardava con odio Ginger; a causa sua Thomas gli aveva fatto un bel discorsetto della considerevole
durata di due ore. La disprezzava, ma se osava dire nuovamente a voce
alta Ginger senzanome il cugino
gliel’avrebbe
fatta pagare. Quindi lo ripeteva silenziosamente nella sua mente,
ripetutamente, con odio puro. Sperava di diventare campione solo per
pretendere
quel rispetto che
il cugino non gli
dava, ma in quel momento lo desiderava solo per poterla umiliare senza
che
nessuno osasse dirgli qualcosa. L’odio
però non porta da nessuna parte.
La preside,
dopo il discorso, si avvicinò al calice e
attese per il primo nome, che tardò ad arrivare. Era curato,
chiuso con un
nastrino. La McGranitt lo slegò e lesse ad alta voce il nome
della prescelta
per Beauxbatons. < Caroline Beavis.> la ragazza bruna si
alzò dalla
tavolata tra gli applausi delle compagne e lo sguardò
furioso della ex
favorita, Juliette.
La preside
le fece un sorriso, prima di tornare al
calice. Questa volta ci mise un po’ di più, ma il
fuoco portò in superficie un
pezzo di pergamena semplice e ripiegato; la preside lo aprì
e lo lesse. <
Lorcan Scamander!> gli alunni di Durmstrang si animarono, mentre
il loro
biondo compagno raggiungeva la sala dove si sarebbero riuniti i
campioni. La
McGranitt era felice della scelta, dopotutto la madre di Lorcan e
Lysander
Scamander era stata una sua alunna, Luna Lovegood.
< E
ora, per Hogwarts!> disse ad alta voce, e il
silenzio ritornò nella sala. James si torceva le mani,
Thomas fissava le fiamme
placido, in attesa che la preside dicesse il suo nome, Albus pregava,
Scorpius
sperava. Le ragazze erano in ansia. Callie guardava Thomas, ormai
convinta che
sarebbe stato lui il prescelto, Azzurra sperava che James lo
diventasse, almeno l’avrebbe
lasciata in pace,
mentre Ginger stava pensando ad un’altra pozione, una sua
creazione, che stava
riposando in camera sua.
Era tensione
quella che serpeggiava nella sala, tutti
erano ansiosi di sapere chi sarebbe stato il loro campione, quando un
boato
squarciò il silenzio e dalle fiamme uscì il
drago. Era possente, fatto di fiamme rosso brillante, ed era
inferocito. Sputò
altre fiamme dalle fauci, e il biglietto.
Ma assieme a
lui, nato da delle fiamme blu, un cigno
fece la sua comparsa; anche lui fece dei versi, e dal suo becco ne
uscì un
altro biglietto.
Due nomi.
La preside
li prese, ma guardava confusa entrami gli
animali nati da quelle fiamme. Loro cercavano i padroni ma, non
trovandoli nell’oscurità
della sala, tornarono ad essere semplici fiamme, con altri lamenti. Il
silenzio
tornò, ma tutti erano straniti. Thomas guardò
subito Callie, che era
impallidita visibilmente, e la McGranitt si schiarì la voce,
prima di dire i
due nomi.
<
Calliope Morgwen Hamilton e…
Azzurra Zabini.>