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Autore: jas_    27/08/2011    8 recensioni
«Quando ti abituerai all’aria inglese non vorrai più andare via, soprattutto se conoscerai qualche bel giovanotto. A me accadde la stessa cosa con tuo nonno, ricordo come fosse ieri la prima volta che lo vidi alla stazione centrale di Milano, per cinque minuti non mi fece pensare all’afa che c’era in quella calda giornata di Agosto.»
Bla bla bla. Ogni volta che veniva a prenderla all’aeroporto ripeteva la stessa cosa, però in sedici anni Emma di giovanotti inglesi che le hanno fatto perdere la testa non ne aveva trovati.
I ragazzi erano tutti uguali. Neri, bianchi, gialli, italiani, inglesi o eschimesi. Stronzi tutti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mise le cuffie, alzò il cappuccio e si mise a camminare per le vie di quel quartiere residenziale. La nonna doveva aver messo mano sui risparmi di una vita per potersi permettere una casa in quella zona, pensò Emma mentre passava davanti a delle villette a schiera dal giardino impeccabile, proprio come quelle che si vedevano nei film. Aveva sempre sognato vivere in una casa come quelle invece che in un appartamento al terzo piano di un condominio di Milano, decisamente troppo piccolo per quattro persone. Alla fine della via si ritrovò davanti un campo da calcio enorme, con a fianco altri campetti da basket, pallavolo e tennis. In quello da basket ci stava giocando un gruppo di ragazzi, tutti figli di papà scommetteva. Mentre si guardava attorno con aria sognante sentì un fischio alle sue spalle, un ragazzo dalla pelle olivastra le fece cenno con la testa verso la palla che stava andando in strada. Emma andò a prenderla e tentò di tirarla oltre la rete senza troppo successo. Cominciò a rimpiangere di non avere quasi mai fatto educazione fisica durante l’anno scolastico. Prima di fare altre figuracce si avvicinò al cancello e passò la palla al ragazzoche le rispose con un sorriso. Un brivido percosse la schiena di Emma, era veramente splendido quel giovanotto inglese. Se in quella zona della città erano tutti così la sua permanenza poteva diventare meno deprimente.

Appena Emma aprì la porta di casa la invase un profumino di lasagne che solo la nonna poteva fare. Non c’era ristorante che le facesse buone come le sue, nonostante non fosse italiana.
«Allora, ti piace il posto?» chiese la nonna mentre prendeva una porzione di lasagne dalla teglia.
Emma annuì con la bocca già piena, «I ragazzi sono più belli di quelli di East London.»
Nell’udire quelle parole gli occhi della nonna si illuminarono, le era sempre piaciuto ascoltare le storie della nipote, solitamente davanti ad una tazza di tè caldo. Sapeva sempre cosa fare o dire in qualunque situazione, nonostante gli anni che le separavano fossero molti, Emma si sentiva più a suo agio parlare con lei che con sua madre.
«Stavo passeggiando vicino a un campo da basket quando il pallone è uscito così sono andata a prenderlo e l’ho riportato ai ragazzi, appena mi sono avvicinata mi è venuto un colpo. Sembravano usciti da Abercrombie!»
Emily ridacchiò, «Sai, quando l’altra mattina sono uscita a prendere il giornale ho notato un bel ricciolino nella casa di fianco, dovresti conoscerlo.»
Emma scoppiò a ridere, «Vado a bussare a casa sua e chiedo se lì vive un bel ragazzo?» «Se hai tutto quel coraggio, perché no?»
Emma scosse la testa divertita, avrebbe anche potuto farlo ma non voleva rovinare la sua reputazione sul nascere, infondo doveva stare lì per tre mesi e non aveva intenzione di passarli chiusi in casa. Tre mesi erano tanti.

Il giorno seguente si alzò di buon ora ed uscì a fare una corsetta prima di colazione, si era fissata di perdere un po’ di chili anche se stava bene così. In realtà per la maggior parte del tempo camminò ma l’importante era la buona volontà. Quando tornò a casa fece una doccia rinfrescante e scese a fare colazione, anche se si poteva chiamare pranzo dalla quantità industriale di cibo che c’era sul tavolo.
«Esci a prendere il giornale cara?» urlò la nonna dalla cucina. Emma uscì decisa convinta di trovarlo davanti alla porta ma niente, si guardò un po’ attorno senza successo. Del giornale neanche l’ombra.
«È sul marciapiede» disse una voce alle sue spalle, si girò di scatto. Era uno dei ragazzi di ieri, probabilmente quello di cui parlava la nonna a cena.
«Oh, grazie» rispose Emma andando a prenderlo.
«Hanno cambiato ragazzo e la sua mira non è delle migliori» scherzò.
Era veramente carino, pensò, aveva i capelli ricci e un sorriso mozzafiato. Ma a quanto aveva capito tutti gli inglesi avevano un sorriso mozzafiato.
«Sei la nipote di Emily?» chiese poi, notando che lei non apriva bocca. Emma annuì.
«Piacere allora, io sono Harry» disse porgendole la mano, «Emma.»
Altro sorriso mozzafiato.
Ad interrompere le presentazioni fu la madre di Harry che lo chiamò.
«Devo andare, oggi pomeriggio giochiamo a basket se ti va di venire là a guardare la partita.»
«Vedrò di esserci.»

To be continued.



   
 
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