10.
Gyakuten Senshi
La
luna sorse nel ruggito del vento. Era tempo di combattere.
Il
Samurai d'Acciaio avanzò fino allo spiazzo
brullo in
cima al colle, lasciandosi lambire dai lunghi fili d'erba cresciuti
tutto attorno. L'armatura era fulgida e bianca, la lancia ritta sotto
la luna sua compagna.
Fermezza
e decisione si sprigionavano dalla sua intera figura, anche da sotto
la maschera. Per lui non c'era più motivo di muoversi; non
aveva più
nulla in sospeso, se non l'attesa di un duello cruciale, che ormai si
prolungava da ore. Ebbene – nonostante conoscesse bene la
viltà
del suo avversario, Tonosaman era molto perplesso.
Mai
una volta il Giudice Oscuro si era fatto attendere; ad ogni
combattimento, il Samurai non aveva nemmeno il tempo di
distendere la lancia. Subito, il suo acerrimo nemico
annunciava il
proprio arrivo in un lampo di furore.
Quella notte era diversa. La larga pianura ai suoi piedi
attendeva, non ancora segnata dalle sue crudeli
orme.
Ad
ogni modo, non aveva importanza; la fine era inevitabile. Lo sapevano
entrambi, meglio di chiunque altro. Non c'era più radura o
monte che
non avesse offerto loro fugaci protezioni durante un combattimento,
non c'era campo sulla Terra che non avesse bevuto il sangue delle
loro ferite.
Quella
era l'ultima terra. L'ultima lotta.
Durante
il duello precedente, pur nel pieno delle forze e
dell'abilità,
nessuno dei due era riuscito a ferire l'altro; ma Tonosaman aveva
giurato che tutto sarebbe terminato quella stessa notte.
Neo
Olde Tokyo aveva bisogno di lui. Doveva porre fine a quella catena di
morte ed ingiustizie, dalle origini ormai fin troppo lontane.
Il
Samurai d'Acciaio attese molto a lungo, quella notte – rimase
a
scrutare la distesa d'erba fino all'orizzonte, oltre il tramonto
della luna.
Per
la prima volta, il Giudice Oscuro non si presentò.
Tonosaman
non si arrese. Aveva giurato che non si sarebbe allontanato da quel
colle senza aver conquistato l'ultimo rantolo del suo nemico; e
così
fece.
Mantenne
la promessa e attese, instancabile, su quella terra, finché
la sua
storia si perse e si spense in un'altra alba; e il Samurai d'Acciaio
svanì a sua volta, per lasciare soltanto un'altra luminosa
stella a illuminare il firmamento degli eroi.
Insomma,
Hammer, non mi puoi morire così prima dell'ultima puntata.
Hai piantato in asso migliaia di ragazzini e il Samurai stesso.
Povero, neanche la soddisfazione di vederti tirare le cuoia come si
deve.
Lo
ammetto, queste parodiche violazioni della quarta parete mi divertono
follemente. L'idea del Samurai che attende di duellare nei tempi dei
tempi – Evil Magistrate è impossibilitato a
presentarsi, mi
spiace! – era fin troppo allettante.. non potevo evitarlo.
Un abbraccio forte ai miei venticinq- ehm, tre o quattro lettori.