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Autore: Agapanto Blu    29/08/2011    5 recensioni
Questa fan-fic è la storia di due angeli profondamente innamorati, Miriam e Nicola... La loro relazione è ostacolata dal fatto che lui è un Caduto mentre lei è uno degli Angeli più importanti del Paradiso perchè è destinata a succedere a Gabriele come Arcangelo... A cent'anni dalla loro separazione arriverà qualcuno a scombinare le carte in tavola: una ragazza di nome Lucia che potrebbe spazzar via il passato e dare ai due angeli una seconda possibilità...
Autrice: Non sono brava e questa è la prima long-fic che scrivo... Siate clementi e recensite!!! Anche per scrivere critiche, mi raccomando!!! Ne ho bisogno!!!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga degli Angeli di Victoria'
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Scusate, scusate, scusate con tutto il cuore! Ho avuto un contrattempo e non ho potuto pubblicare fino ad oggi! Ma ora posto il capitolo mancante e domani posterò in orario come al solito!
Questo capitolo è per la mia Stra-super-mega-ottima futura manager (ho messo abbastanza complimenti ;D!)!!! Accetto qualsiasi compromesso ma la scimmia da lavoro non la faccio XD!
Ciao ciao!
Lady Catherine

 

8.
 
Lucia salì in macchina e chiuse la portiera con delicatezza.
Era sul sedile del passeggero e Nick si stava sedendo accanto a lei.
La ragazza stava rimuginando sulle informazioni che le aveva dato lui nel parco.
L’ultima cosa che si sarebbe mai immaginata era la sua arrendevolezza…
Spostò lo sguardo su Nick che usciva tranquillamente dal parcheggio e si immetteva nella strada, deserta vista l’ora.
Le persone normali erano a casa o in un ristorante a mangiare pranzo.
Forse aveva bisogno di parlarne…si disse, in fondo non doveva essere stato facile portarsi dietro un segreto così per cento anni.
“Posso farti una domanda?” chiese al ragazzo.
Nick sorrideva tranquillo.
“Ancora?” chiese lui sorpreso ma sorridente.
Lucia annuì, imbarazzata.
“Beh, direi che il peggio è passato, no?” scherzò il ragazzo.
Lucia annuì.
“Hai detto che il corpo di angelo che vi è stato dato è diverso dal corpo umano… Come?”
Nick ci pensò un secondo.
“Allora… La differenza principale sono le ali, ovviamente, ma non c’è solo quello… Gli angeli non hanno la pupille…” disse guardandola.
Lucia spalancò la bocca.
“Scherzi?” chiese.
Nick fece segno di no con la testa.
“Hanno solo l’iride… Alcuni angeli cambiano il colore degli occhi e dei capelli: per esempio Miriam era bionda con gli occhi azzurro chiaro mentre ora ha i capelli e gli occhi d’argento puro…” spiegò.
“E tu com’eri? Da angelo intendo…” chiese Lucia cercando di non far vedere quanto le costasse assimilare tutte quelle informazioni.
Nick scrollò le spalle.
“Niente di speciale…” rispose.
“Ti tormenterò fino alla fine dei miei giorni!” lo minacciò lei.
“No, ti prego!” si finse spaventato lui.
I due scoppiarono a ridere mentre Nick parcheggiava nel garage di Joe.
“Capelli e corporatura erano quelli attuali ma i miei occhi erano blu scuro…” disse il ragazzo spegnendo l’auto.
“Perché avvengono questi cambiamenti?” chiese Lucia, interessata.
“Dovrebbero rappresentare meglio l’anima, mostrare come uno è veramente…” disse lui.
Il ragazzo scese dalla macchina ma Lucia rimase seduta, Nick fu costretto a batterle con dito sul finestrino dopo aver fatto il giro.
La ragazza sussultò e scese.
“Che avevi?” chiese lui.
“Stavo cercando di immaginarmi degli occhi senza pupille ma non ci riesco…” disse mentendo spudoratamente.
Nick non se ne accorse e le fece strada fuori dal garage.
Lucia si rimise a pensare ai Vendicatori.
Uscirono in strada che era ormai l’una e mezza e Lucia invitò Nick da lei.
A quel punto, con Joe chiuso, era il massimo che potessero fare e la ragazza aveva ancora un paio di domande in gola.
Passarono davanti alla portinaia e Nick la salutò con garbo mentre lei li scrutava cercando di capire il motivo della confusione del giorno prima.
Arrivati al sesto piano Lucia non aveva neanche un po’ il fiatone e Nick dedusse che fosse ormai abituata.
Entrarono con calma e senza quasi parlare.
Lucia sparì in cucina mentre lui si guardava attorno.
Si stava avvicinando alla finestra quando il suo naso intercettò la polvere d’angelo.
“Lucia, è meglio uscire…” disse lui rialzandosi e correndo in cucina.
“Perché?” chiese la ragazza stupita, teneva in mano una confezione di pasta e un cucchiaio di legno.
Nick cercò un modo per spiegargli tutto con calma, senza farla spaventare, ma non trovò niente per indorare la pillola.
“Qui c’è stato un angelo…” disse alla fine avvicinandosi, “Ho sentito l’odore delle ali…”
Lucia si paralizzò, la pasta e il cucchiaio le caddero dalle mani e atterrarono sul pavimento nero con due tonfi distinti.
“Calma…” le disse Nick mettendole le mani sulle spalle, “Ci sono io… Non ti faranno nulla…”
“Bella consolazione visto come ti hanno ridotto ieri!” sibilò lei ma stava tremando.
Nick le sorrise.
“Oggi è Domenica!” le ripeté, “Siamo al sicuro. E poi: guarda…” le disse mostrandole il labbro inferiore.
Il taglio del giorno prima era sparito nel nulla.
Lucia lo osservò con sorpresa.
“Ma… era…” tentò di dire, “Com’è possibile?”
“Sono un angelo, Lucia… Caduto, ma pur sempre un angelo…” ribadì lui senza spostare le mani.
Lucia chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
“Sei sicuro?” chiese infine.
“L’odore era sottile ma l’ho sentito…” rispose il ragazzo.
“Dove?” chiese ancora lei.
Nick si voltò e tornò il sala, si fermò e passò un dito per terra ma l’odore era svanito.
Annusò a lungo ma non lo trovò più.
Chiuse gli occhi e si concentrò sui resti delle sue ali, ignorando il dolore, ma anche queste negarono il pericolo.
“Non c’è più… Forse mi sono sbagliato…” azzardò.
Lucia sembrò visibilmente sollevata.
“Magari veniva dal vicolo…” disse la ragazza, “Aprendo la finestra, forse…”
Nick annuì ma non era sicuro.
Forse si era trattato del custode della ragazza, venuto da lei dopo il disastro con i Vendicatori.
Il ragazzo stabilì che era l’ipotesi più plausibile e tornò da Lucia che aveva raccolto il materiale da terra e stava cucinando tranquilla.
“Che odore hanno le ali?” chiese lei senza voltarsi mentre Nick si sedeva al tavolo.
Il ragazzo aveva imparato che lei non voleva nessuno tra i piedi mentre lavorava in cucina.
“Odore di casa… Non so spiegartelo… Sa di pulito, di sole, di nuvole… Di tutto…” Nick aveva chiuso gli occhi e Lucia lo osservò di nascosto.
Con la sua corporatura abbastanza muscolosa e i suoi capelli biondo chiaro era certamente un bel ragazzo, nulla da ridire, ma i suoi sentimenti si erano auto-eliminati quando aveva sentito la storia della bellissima angelo argentata…
Non riusciva a vedere Nick con qualcun’altra, men che meno con lei.
“Cosa stavi facendo prima, quando hai chiuso gli occhi?” chiese ancora tornando ai fornelli, “Sembravi concentrato…”
“Stavo sentendo le mie ali…” rispose il ragazzo, “Le ali degli angeli fremono, mandano una specie di adrenalina al cervello, quando c’è un pericolo o se c’è polvere d’angelo in una stanza…”
“La tue ali…” sussurrò Lucia pensosa, “Non le ho mai viste… Perché non le hai usate per sfuggire ai Vendicatori?” chiese.
Nick si rabbuiò.
“Non le ho più…” disse in un soffio.
Lucia si immobilizzò ancora.
Ormai Nick sapeva riconoscere, in quel gesto, la sua sorpresa mentre se era spaventata diventava sicura di sé, come a dissimulare ciò che provava per difendersi meglio.
Ci fu un lungo silenzio che Nick non osò spezzare mentre fissava Lucia che, lentamente, riprendeva il controllo di sé riprendendo a mescolare la pasta nella pentola.
Quando ebbe finito l’operazione si voltò verso Nick.
Un’espressione impenetrabile sul viso.
“Te le hanno strappate?” chiese a voce bassissima, quasi non volesse essere sentita.
Nick fece cenno di no con la testa.
Lucia attese, era chiaro che volesse sapere ma che non si osasse a insistere per paura di ferirlo.
Stava appoggiata accanto al ripiano cottura e lo fissava.
Illeggibile.
Nick sospirò.
“Quando un angelo cade, i Vendicatori prendono provvedimenti…” spiegò, “Se la colpa del neo-caduto è grave loro gli strappano le ali, per essere sicuri di poterlo riprendere con più facilità…”
“Mi avevi detto che non te le avevano strappate…” insinuò Lucia senza muoversi di un millimetro, una punta d’accusa nella voce.
“A me le hanno bruciate…” le rispose Nick.
Lucia rimase immobile ancora un istante poi si voltò e riprese a cucinare.
Nick attese per un po’ che arrivassero le domande ma lei rimase zitta.
“Tutto qui?” chiese sorpreso, “Nessuna reazione?”
“Avresti preferito che ci fosse?” chiese lei senza voltarsi in modo che il ragazzo non potesse vedere il suo viso e capire quanto fosse sconvolta in realtà, “Pensavo che non ti facesse piacere parlarne…”
Nick sbuffò.
“Non è la cosa più felice che mi sia capitata, ma un pochino ti conosco e so che odi non capire… Non so perché ma vuoi avere tutto sotto controllo per evitare che gli eventi ti colgano impreparata facendoti sfuggire tutto di mano” insinuò.
Lucia fece una piccola risatina, strana.
Nick spalancò gli occhi quando capì che cosa differenziava quella dalle altre risa.
“Stai… piangendo?!” chiese scioccato.
Si alzò di scatto e la raggiunse costringendola a fargli vedere la faccia.
I lacrimoni scendevano sulle sue guance e lei non lo guardava.
“Scusami…” sussurrò Nick abbracciandola, “Non volevo…”
“Una volta sola…” sussurrò Lucia contro il suo petto, “una volta sola le cose mi sono sfuggite e ho pagato per anni…”
Nick la strinse più forte chiedendosi con tutto il cuore di cosa stesse parlando.
Decise che doveva parlare, per farle dimenticare cosa l’aveva rattristata a tal punto.
“Zira mi odiava…” le sussurrò in un orecchio, “O forse odiava il fatto che preferissi Miriam a lei, buttarmi di sotto per lei fu una rivincita perché l’avevo respinta… Voleva togliermi tutto… Mi fece mettere in ginocchio dai suoi ‘gorilla’, Ivan e Dimitri, per poi costringermi ad aprire le ali con la forza… Evocò una fiammella sulle dita e bruciò lei stessa le piume, una per una, partendo dal basso, finché non rimasero che le ossa e la pelle in alto, quelle che reggevano il tutto… Allora mi appoggiò un ginocchio sulla schiena e le strappò via con uno strattone… Il dolore fu atroce e gridai con tutto il fiato che avevo in gola fino a che non ebbi più voce per farlo… Ricordo che avevo la schiena e il petto striati di sangue e che c’erano tante gocce scarlatte che bagnavano i miei pantaloni bianchi e il pavimento immacolato… Ma la cosa più dolorosa furono le grida di Miriam… Non la fecero entrare, qualcuno la trattenne per impedirle di interferire… Gridò così tanto da là fuori…” Nick fece un respiro profondo, non avrebbe mai immaginato che ricordare potesse essere così doloroso, “Dopo caddi e non mi fu più permesso di vederla: quelle urla sono l’ultimo ricordo che ho di lei… Mi restano solo quelle, le bruciature sulla schiena e le radici delle ali nella carne…”
Lucia si era calmata, non singhiozzava né piangeva più, e sembrava più tranquilla.
“Mi spiace…” sussurrò, “Per tutto quello che ti è successo… E per averti bagnato la maglia…”
Nick rise per alleggerire l’atmosfera.
“Non ti preoccupare… Ti va di parlarne?” chiese.
Lucia annuì.
“Direi che te lo devo…” disse.
  
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