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Autore: OpunziaEspinosa    29/08/2011    21 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 10
 
La pioggia continua a scendere, copiosa. La sento scorrere tra i capelli, sulla pelle. Mi bagna gli occhiali, appannandomi la vista, e mi inzuppa i vestiti, rendendoli pesanti. Ma io non cerco riparo. Me ne resto lì, in piedi in mezzo al cortile, pietrificato, il telefono incollato all’orecchio ed i sensi anestetizzati dal terrore.
“James…” dico in un sussurro.
La voce che mi risponde è alta, squillante, quasi euforica. “Sorpresa!” esclama. “Non ti aspettavi di sentirmi, vero? Pensavi fosse la tua ragazza, vero? Dio, è così eccitante! Non trovi che sia eccitante, Checca?”
“James, che stai…” Cerco di replicare, ma James mi interrompe.
“Non sembra uno di quei reality show che si vedono in televisione?” continua, sempre più esaltato. Parla velocemente. Molto velocemente. Temo sia strafatto. “Uno di quegli show in cui fanno incontrare due persone che si erano perse di vista, o svelano all’ospite una verità terribile e scottante, e tutti sono sconvolti e poi urlano e litigano e piangono. Che dici, Checca? Sei pronto a piangere?”
Piangere? Cazzo... Cazzo, cazzo, cazzo! “James… Dov’è… dov’è Bella? Perché… perché hai il suo telefono? Che cosa le hai fatto? Giuro… giuro se le hai fatto qualcosa, io… io…”
“Cosa, Checca? Cosa mi faresti? Sentiamo.”
“Io… io… ” Serro forte i pugni, quasi sbriciolo il cellulare. Ma non dico nulla. Cosa potrei fare a James? Lui sarebbe in grado di annientarmi con una sola manata.
“Ah, ah, ah…” James scoppia a ridere, sprezzante. “Come immaginavo, Checca. Sei un codardo: non faresti nulla.”
Bastardo. Figlio di puttana, bastardo!
“James, dov’è Bella? Cosa le hai fatto?” chiedo di nuovo, cercando di mantenere la calma e di non lasciar trapelare la mia paura. Non voglio dargli questa soddisfazione. Non voglio.
“Tranquillo, Checca. Lei sta bene. È qui con me.”
“Voglio sentire la sua voce.”
“Cos’è? Non mi credi?”
“Voglio. Sentire. La. Sua. Voce.”
Silenzio. Per un attimo temo di aver esagerato, di aver tirato troppo la corda. Per fortuna non è così.
“Come ti pare,” risponde. Sento il vuoto per qualche secondo (forse James si sta spostando), poi una porta che cigola, e di nuovo la voce di James, ma più distante. “Forza, Swan. Saluta il tuo amichetto. Di’ ciao.”
“E‒Edward?”
Oh, mio Dio: è Bella… è la sua voce, è Bella! Speravo che James stesse bluffando, che le avesse solo rubato il cellulare. Invece lei è con lui sul serio. Oddio… oddio!
“Bella? Bella, sei tu?” le chiedo.
“Edward…”
“Bella… Bella, stai bene? Cosa ti ha fatto? Bella…”
“Edward… Edward, non venire, qui! Non dargli retta… Sono in cinque! Cerca aiuto…” dice in preda al panico, la voce disperata.
“Bella!”
“Edward, cerca…”
James interrompe bruscamente la richiesta di aiuto di Bella. “Ok, basta così,” dice.
“Bella, Bella…” urlo nel telefono, come se invocare il suo nome potesse servire a qualcosa.
“Gesù, Checca, datti una calmata! Sei così melodrammatico. Hai sentito la sua voce, sta bene. Non sei contento?”
“James, che cosa vuoi? Cosa hai intenzione di fare? Sei impazzito? James‒”
“Ehi, Checca! Pensi che darmi del pazzo possa aiutare la tua ragazza?”
“Cosa?”
“Lo pensi?” ringhia nel telefono. “Credi che io sia pazzo?”
Sì, sì lo credo. Completamente pazzo. “No! Oh, mio Dio, James, ti prego, dimmi dove sei. Vengo a prendere Bella e fingiamo che non sia successo nulla, ok?”
Alla mia proposta James scoppia a ridere come un matto. Letteralmente. “Ah, ah, ah… Sei uno spasso, Checca! Ma come parli? Hai visto troppe puntate di Criminal Minds… Ah, ah, ah…”
“James, ti prego…” Lo imploro, sull’orlo delle lacrime. Il mio terrore sta raggiungendo livelli inimmaginabili. Bella è sola con uno psicopatico. Anzi no. È sola con uno psicopatico ed altri quattro fuori di testa come lui. Io non oso neppure immaginare… non oso… Oh, mio Dio…
“Oh, così va meglio, Checca. Mi piace quando mi chiedi le cose per favore. Vuoi rivedere la tua ragazza?”
“Sì…”
“Sì, cosa?”
“Sì, per favore.”
“Vuoi sapere dov’è?”
“Sì…”
“Sì, cosa, Checca?” chiede, sempre più spazientito.
“Per favore,” supplico. “Per favore, James, dove l’hai portata? Dimmelo!”
“Uhm… non lo so… Io te lo direi, però…”
Oh, Santo Cielo… Perché non si decide a dirmi dove sono? “Però, cosa, James? Ti prego, dimmi dove siete...”
“Il fatto è che la tua ragazza è così carina… E le sue gambe… oddio le sue gambe. Sai di che parlo, Checca? Lo sai vero?”
“James…”
“Sono così morbide, e lunghe…”
“James…”
“… e mi piacerebbe tanto scoprire cosa si nasconde tra le sue gambe…”
Ora sto piangendo. Le mie lacrime si mescolano alla pioggia che continua a scendere. Nessuno se ne renderebbe conto. Ma sto piangendo.
“C’è solo un’altra cosa che potrebbe piacermi più di scopare la tua ragazza, Checca,” continua James, con una calma raggelante. “Spaccarti la faccia.”
Cosa? Spaccarmi la faccia? Solo questo? Prendermi a pugni? Farmi prendere a pugni salverebbe Bella da questo pazzo? Io mi faccio mandare all’ospedale, se necessario. “Va bene. Spaccami la faccia, ammazzami di botte, quello che ti pare. Ma mi devi promettere che lascerai andare Bella, e che non le farai del male. Promettimelo.”
“Ah, ah, ah… Ti piace proprio questa puttanella, vero?”
“James, io vengo lì e tu la lasci. Promettimelo.”
James ci riflette per un attimo. Si tratta di pochi secondi, ma a me pare un’eternità. “Hai la mia parola,” si decide infine a dire.
Mi rendo conto che la parola di James, in realtà, vale poco o niente. Ma è tutto ciò che ho in questo momento.
“Dove siete?” chiedo.
“Ehi, non così in fretta. Ci sono delle regole...”
“Regole? Ma di che regole stai‒”
“Ci sono delle regole. Uno: verrai qui da solo. I miei amici controllano la zona. Se non sarai solo, il nostro accordo salta. E se l’accordo salta mi rifaccio con la tua puttanella.”
Deglutisco rumorosamente e serro forte la mascella. È la seconda volta che James insulta Bella in questo modo. Vorrei urlargli di smetterla, di non azzardarsi a farlo di nuovo, ma ho paura che questo possa innervosirlo ancora di più, e che non mi dica dove ha portato Bella. “Verrò da solo,” gli confermo.
“Due: niente adulti, niente professori, niente polizia. Se dici qualcosa a qualcuno sei morto. Anzi, siete morti. Forse non stasera, magari neppure domani… Ma vi ammazzo, entrambi. Mi hai capito bene, Checca? Non sto scherzando. Sai che ne sono capace. Non una parola. Con nessuno.”
È ufficiale: James è pazzo. E ciò che sto vivendo non è la vita reale. Ciò che sto vivendo è un incubo. È un romanzo. È American Psycho.
“Ho capito. Non dirò niente a nessuno. Dimmi dove siete.”
“Ti aspetto tra dieci minuti alla vecchia casa abbandonata dei Foster, quella vicino‒”
“Vicino al ponte,” lo interrompo. “So dov’è la casa dei Foster.”
“Perfetto, Checca. Ti aspetto. Hai dieci minuti a partire da ora. Se non ti vedo arrivare, mi scopo la tua ragazza.”
“James, James…” urlo nel telefono. Ma è inutile. Ha già riattaccato.
 
Sconvolto, lascio cadere la mano che stringe il cellulare lungo il fianco, ed alzo lo sguardo verso i miei amici. La pioggia continua a cadere, sono inzuppato fino al midollo, e le lenti degli occhiali sono piene di gocce. La vista è appannata, ma distinguo alla perfezione gli sguardi atterriti di Jake, Rose, Emmett, Jasper ed Alice. Non hanno sentito una parola di quello che James ha detto, ma sono sicuro che hanno capito.
“James ha preso Bella,” comincio a spiegare, e contemporaneamente inizio a muovermi in direzione del parcheggio. Non voglio sprecare neppure un secondo.
I ragazzi mi seguono.
“Le ha fatto del male?” chiede Jake, portandosi al mio fianco.
“Non ancora,” dico, affrettando il passo.
“Dove stiamo andando? Che sta succedendo?” chiede Jasper.
“Dove sto andando. Voi non venite.”
“Cullen,” dice Jake, trattenendomi per un braccio. “Che sta succedendo? Dov’è Bella?”
Mi fermo e spiego loro tutto. “James ha portato Bella alla vecchia casa dei Foster. Vuole che lo raggiunga lì, da solo. I suoi amici controllano la zona. Se non lo faccio, se mi presento con qualcuno ‒ voi, la polizia, chiunque ‒  farà del male a Bella.”
“Tu non vai là da solo, Edward” interviene Rose, mettendosi fra me e Jake. “Quello ti ammazza di botte!”
“Lo so, Rose,” dico, ricominciando a camminare. “Ma se non mi faccio ammazzare di botte, lui… lui…” Affretto il passo e raggiungo la Volvo.
“Lui cosa, Edward?” Jasper mi afferra per le spalle e mi spinge contro la macchina. “Lui cosa?”
Lo fisso mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. “Jazz, lui ha minacciato di… di violentare…”
Non riesco a pronunciare il suo nome. Non ci riesco.
Jasper mi lascia andare all’istante, sconvolto, come se, di punto in bianco, fossi diventato incandescente.
Rose ed Alice si portano una mano alla bocca, terrorizzate.
Emmett è pietrificato, pallido come un cencio.
Jake, invece, sembra un vulcano pronto ad eruttare. “Lo ammazzo!” comincia ad urlare. “Lo ammazzo, brutto figlio di puttana, giuro che lo ammazzo!” Poi mi si lancia contro. “Dammi le chiavi.”
“Cosa?”
“Dammi le chiavi della macchina. Ci vado io.”
“No!”
“Cullen, dammi le chiavi!” grida come un indemoniato, mettendomi le mani addosso.
“Non hai capito cosa ho detto?” urlo di rimando, cercando di divincolarmi. “I suoi amici fanno da sentinella. Se ti presenti tu, al posto mio, cosa credi che accadrà a Bella? Vuoi che James le faccia del male? È me che lui vuole. Lui ce l’ha con me! Con me! Non mi avrebbe chiamato, altrimenti!”
“Edward,” Emmett si mette tra di noi e spinge via Jake. “Non puoi affrontare James ed i suoi amici da solo. È un suicidio! Hai mai fatto a pugni, prima d’ora? Fa male!”
“E cosa dovrei fare?” chiedo esasperato, allargando le braccia. “Permettere che James ed i suoi amici si scopino Bella?” È la prima volta, in vita mia, che uso il termine ‘scopare’. È disgustoso.
“Chi‒chiamiamo la polizia,” balbetta Alice, aggrappandosi a me. Sta tremando come una foglia, e non solo per il freddo e la pioggia che continua a cadere. “Edward, ti‒ti prego, chia‒chiamiamo la polizia…”
“Prima voglio essere sicuro che Bella sia fuori da quella casa.”
“Edward…”
“Ragazzi, mi ha dato solo dieci minuti!” ricomincio ad urlare, sempre più disperato, scrollandomi Alice di dosso. “Sto sprecando tempo! Se non mi presento entro dieci minuti, lui… lui…”
“Faremo in questo modo,” interviene Jasper, con un’autorità ed una calma che, davvero, non so dove possa aver trovato. “Edward, ti presenterai all’appuntamento da solo. Nel frattempo noi avviseremo la polizia. Spiegheremo loro tutto. Gli diremo delle minacce di James. Sono dei professionisti, sono certo che sapranno come muoversi. Noi ti seguiremo, ma ad una certa distanza, e quando vedremo Bella uscire dalla casa dei Foster, io Jake ed Emmett entreremo ad aiutarti. E comunque, nel frattempo, la polizia sarà già arrivata.”
“Che piano del cazzo…” borbotta Jake.
“Ne hai uno migliore?” sibila Jasper, spazientito.
“Sì, vado da solo e li ammazzo tutti!”
Abbiamo già perso troppo tempo e mi restano solo cinque minuti per arrivare alla case dei Foster. Piove e la mia guida, generalmente, fa schifo. Perciò ignoro sia Jake che Jasper, faccio il giro dell’auto e salgo in macchina.
“Dove cazzo vai, Edward?” Jake blocca la portiera proprio mentre cerco di richiuderla.
Non gli rispondo. Lo guardo, disperato. Lui capisce e mi lascia andare. “Vaffanculo!” impreca a denti stretti.
“In quanti sono, Edward?” chiede Jasper, prima che richiuda lo sportello.
“Quattro, più James. Cinque.”
“Non farti pestare troppo.”
“Ci proverò,” dico. Ma so già che sarà impossibile.
 
Guido come un pazzo e, sinceramente, non ho idea di come io riesca ad arrivare sano e salvo alla casa dei Foster. La forza della disperazione, credo.
Mollo l’auto in cortile, e poi corro all’ingresso. La porta è socchiusa, e mi precipito dentro.
“Bella!” urlo non appena varco la soglia. Ma non c’è nessuno.
La stanza è molto ampia, debolmente illuminata da una lampada a petrolio appoggiata ad un tavolino da caffè rosicchiato dalle tarme. Non ci sono altri mobili, a parte un vecchio divano, sfondato ed ammuffito. Dicono che molti ragazzi vengano qui per fare sesso, o per drogarsi. La sola idea mi fa rabbrividire. Ci sono ragnatele e polvere ovunque, e l’odore di stantio penetra nei polmoni fino a saturarli. È disgustoso.
“Cullen, sei arrivato.” Mi volto. James è fermo sulla porta di quella che, un tempo, doveva essere la cucina, ed osserva intensamente il proprio orologio. “Dodici minuti…” sospira, scuotendo la testa e picchiettando un dito sul quadrante. “Che peccato…”
“James…” Cristo santo, sono qui. Sono qui e sono disposto a farmi ammazzare di botte. Due minuti in più fanno differenza?
“Per fortuna sono un tipo magnanimo,” continua, alzando la testa e piantandomi addosso i suoi occhi allucinati. È come temevo: questo tizio è strafatto. “Come vedi ho aspettato un altro paio di minuti. Dovresti ringraziarmi.”
“Dov’è Bella? Voglio vederla.”
Voglio… Quanto sei audace, Cullen. Non ti credevo così coraggioso. O stupido…” sghignazza.
“Per favore, James,” lo supplico. In fondo ama essere pregato. Se mi dimostro sottomesso mi farà vedere Bella. “Per favore. Sono qui. Puoi prendermi a pugni, a calci, quello che ti pare. Non mi importa. Fammi vedere Bella. Ti prego, dimmi che sta bene.”
James mi sorride in modo inquietante, e per un attimo temo che non abbia rispettato i patti. Ma poi si sposta di qualche passo e fa schioccare le dita. Subito due figure compaiono sulla soglia della cucina. È buio e mi ci vuole qualche secondo per abituare la vista. Quando capisco che una di queste due persone è Bella, una scossa mi percorre tutto il corpo. Dalla testa ai piedi.
“Bella…” dico. Ma non sono certo di essere riuscito ad emettere alcun suono. Ho la gola secca, e mi manca l’aria.
Bella è pallida come un fantasma. Non appena mi vede, gli enormi occhi color cioccolato, spalancati in uno sguardo di puro terrore, le si riempiono di lacrime. Sembra voler dire qualcosa, ma un grosso pezzo di nastro adesivo appiccicato alle labbra glielo impedisce. Tenta anche di fare un passo nella mia direzione. Il tipo che l’accompagna, però, la trattiene a sé, bloccandole entrambe le braccia dietro la schiena.
James le si avvicina e solleva una mano verso il nastro adesivo. “Questo non era necessario, ovviamente,” dice. “Ma anch’io, come te, Cullen, amo Criminal Minds. Ed anche C.S.I., se devo essere onesto. A te piace C.S.I., Cullen?”
Se mi piace C.S.I.? Ma che razza di domanda è? Prima che io possa rispondere, James afferra un lembo del nastro adesivo e glielo strappa dalla bocca.
Bella urla di dolore, così mi lancio verso di lui, con l’intenzione di colpirlo. So perfettamente che non sarei in grado di torcergli un capello, ma ha fatto del male a Bella. Questo mi basta. 
Non riesco neppure a compiere un passo, che due tizi sbucati dal nulla mi si parano davanti, impedendomi di raggiungerlo.
Un terzo si materializza di fianco a James. “È solo, te lo confermo,” gli dice.
Faccio un rapido calcolo. James, il tipo che gli sta accanto, un altro che tiene Bella, e poi questi due di fronte a me, che lo proteggono come un muro. Perfetto, sono cinque, e sono tutti qui, in questa stanza. Jake, Emmett e Jasper, mi possono raggiungere senza essere visti. Ma prima devo far uscire Bella da qui. Finché lei non sarà fuori da questa casa, al sicuro, non c’è modo per i ragazzi di sapere se possono intervenire o no.
Ignoro James ed i suoi amici, e mi rivolgo a Bella. “Bella… Bella stai bene? Sei ferita?”
Lei non risponde alla mia domanda. “Edward, perché sei qui? Ti ho chiesto di chiamare aiuto… Ti farà del male…” Singhiozza, ormai incapace di trattenere le lacrime.
“Bella, va tutto bene, “ le dico. “Andrà tutto bene. Bella, guardami, non piangere. Andrà tutto bene.” La verità è che ho paura. Maledettamente paura. Non so se andrà tutto bene. Non posso saperlo. Ma Bella piange, trema, è terrorizzata. Non so se le hanno fatto qualcosa, soprattutto cosa  le hanno fatto. Che altro potrei dire?
“Che quadretto commovente…” esclama James. E poi, rivolgendosi al tipo che tiene Bella, dice: “Lasciala andare.”
Lui obbedisce e la spinge in mezzo alla stanza. Sbilanciata, Bella cade in avanti dopo un paio di passi. Io mi infilo tra i due energumeni che mi stanno di fronte e la raggiungo.
“Bella! Bella, stai bene?” le chiedo, inginocchiandomi di fronte a lei. Bella mi si getta tra le braccia. Restiamo così, in ginocchio, sul pavimento lurido, aggrappati l’uno all’altra. La stringo forte a me, le prendo il viso tra le mani, le scosto i capelli dalla fronte. “Stai bene? Ti ha fatto del male? Stai bene?” continuo a chiederle, ancora ed ancora.
“Perché sei qui?” singhiozza. “Perché sei qui? Ti ammazzerà. Perché sei qui?”
“Non mi ammazzerà,” le sussurro in un orecchio, anche se posso già distinguere la luce bianca in fondo al tunnel e voci angeliche che mi invitano a raggiungerle. “Tu adesso te ne vai,” le ordino aiutandola a rialzarsi.
Se possibile i suoi occhi si fanno ancora più grandi. “Cosa?! No!” piagnucola, scuotendo freneticamente la testa. “No, io non ti lascio solo, no!”
“Bella,” le dico, cercando di sembrare tranquillo. “Tu, ora, te ne vai. Mi hai capito? Te ne vai.”
“No, no…” continua a ripetere, tremando ed aggrappandosi alla mia giacca.
“Cullen,” interviene James. “Comincio ad essere stanco. Ho voglia di fare andare le mani, oppure di scopare.  Ed anche i miei amici. Decidi tu.” Poi estrae qualcosa dalla tasca e lo fa scattare. Un coltello a serramanico. Oh, Signore, aiutami, ti prego.
“Bella, vattene,” le ordino, iniziando a spingerla verso la porta.
“No… no, ha un coltello… no…”
“Cazzo, Bella, vattene!” le urlo contro. La voglio fuori di qui. Subito.
Spalanco la porta e la spingo oltre la soglia.
“Cullen?” James, alle mie spalle, chiama il mio nome, sempre più spazientito. “Se la puttanella vuole guardare mentre ti spacco la faccia a me sta bene.”
“Ascoltami bene, Bella. Ora tu scendi quei gradini ed inizi a correre. Jake ed i ragazzi sono là fuori. Forse c’è anche la polizia. Appena li raggiungi, di’ loro di venire qui ad aiutarmi.” Le parlo in un orecchio, stringendola a me, la voce bassissima, per non farmi sentire da James e dai suoi amici.
Poi, alle mie spalle, sento i passi di James avvicinarsi inesorabilmente.
“Vai!” Spingo Bella oltre il portico. Contemporaneamente penso che il suo sguardo terrorizzato sarà l’ultima cosa che vedrò prima di morire. Perché ormai ne sono certo: James è uno psicopatico e mi ucciderà.
Bella mi osserva per qualche secondo, boccheggiando. Sembra voglia dire qualcosa, ma non riesce ad emettere alcun suono. Poi si toglie i sandali, si volta, ed inizia a correre.
“Ti amo,” sussurro, mentre la guardo allontanarsi e scomparire nella notte. Bella non mi ha sentito, ovviamente. Ormai è troppo lontana, e lo scricchiolio dei suoi passi veloci sulla ghiaia avrebbe comunque coperto la mia voce. Ma volevo sentire il suono di queste parole prima di spegnermi definitivamente. Ti amo.
Torno indietro e richiudo la porta alle mie spalle. Scappare non servirebbe a nulla: inciamperei ancora prima di aver iniziato a correre. E poi loro sono in cinque, io sono solo. Quanto impiegherebbero a riprendermi?
James è di fronte a me, e mi sorride, con quel suo sorriso idiota. Gli sorrido anch’io. Non so perché. Sono stranamente calmo. Rassegnato, forse.
Sono pronto a ricevere tutti i calci e tutti i pugni, l’importante è che Bella stia bene e che sia fuori da questa casa, lontano da James e dai suoi amici.
I ragazzi dovrebbero essere già la fuori. Forse c’è anche la polizia. Bella dovrebbe averli già raggiunti. È un’atleta. È veloce. Io inciamperei nei miei stessi piedi. Lei no. Lei è…
Sento un click, una fitta tremenda alla base del costato, vicino allo stomaco, e poi caldo. Molto caldo.
Un attimo dopo sono a terra, in ginocchio, ad osservare un’enorme macchia di sangue imbrattare il bianco immacolato della mia camicia. James mi ha accoltellato.
Non sento dolore. Lo aspetto, da un momento all’altro, terribile e lancinante. Ma non lo sento. Sono forse sotto shock?
Alzo lo sguardo verso James che continua a sorridermi. I suoi amici, invece, si sono allontanati. Lo osservano dal fondo del salone, sconvolti. “Cosa cazzo hai fatto?” urlano, agitandosi e passandosi nervosamente le mani tra i capelli. “James, l’hai accoltellato. Sei impazzito?”
“State zitti…”
“James, dovevamo solo divertirci…”
“State zitti…”
“Avremmo dovuto solo spaventarli!”
“State zitti!” urla James, e si avventa su di loro, brandendo il coltello.
I suoi amici fuggono terrorizzati, uno alla volta.  Non si scagliano su James, non lo bloccano, non lo allontanano da me. Sono in quattro, lui è solo. Sanno che è impazzito, sanno che, probabilmente, è drogato. Scappano, e mi lasciano solo con questo maniaco dallo sguardo allucinato.
Sento che sto per svenire. Mi gira la testa, mi viene da vomitare. Tutto è… confuso… tutto è…
Crollo a terra e mi rannicchio su un fianco, tenendomi lo stomaco, sentendo il sangue fluire tra le dita.
Però non vedo nessun tunnel e nessuna luce. Nessuna voce angelica sta chiamando il mio nome, ed io penso che, forse, non sto morendo. Forse è una ferita superficiale, forse…
Poi sento un calcio nello stomaco, ed esplode il dolore.
Quando penso di non poter sopportare oltre, mi arriva un altro calcio, nel fianco. Ed un altro ancora, nei genitali. E poi su una spalla, su una gamba, ancora nei genitali…
Vorrei scappare, trascinarmi via. Ma non riesco a muovermi, non riesco a fare nulla, neppure a respirare. Sento solo il sapore del sangue in bocca, e tutto il dolore del mondo concentrato in ogni singola fibra del mio corpo.
Perché questo tizio ce l’ha tanto con me? Perché mi vuole morto? Perché nessuno viene ad aiutarmi? Dove sono i ragazzi? Dov’è Jazz? E Jake? Ed Emmett? Dov’è la polizia?
È incredibile. Morirò a diciassette anni con un coltello piantato nello stomaco. Pensavo che queste cose succedessero solo agli altri, che si vedessero solo in televisione, al telegiornale. E invece…
Non sono neppure riuscito a baciare Bella, a dirle che la amo. Più di qualunque altra cosa al mondo. Più della mia stessa vita.
Bella…
Mentre la vista si fa sempre più confusa, vedo una piccola macchia bianca sul pavimento. Un bocciolo di rosa.
Istintivamente allungo la mano. Vorrei stringere tra le dita qualcosa che le appartiene, mentre me ne vado. Ma non riesco a raggiungerlo: è troppo lontano.
“Bella…” balbetto.
Poi ricevo un ultimo calcio. In faccia.
C’è solo buio, ora. Ed un assordante nulla.


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Assordante Nulla ... vorrei aver partorito queste parole, ma sono dei Subsonica (La glaciazione)

American Psycho è un romanzo (che consiglio)  
http://www.ibs.it/code/9788806174040/ellis-bret-e-/american-psycho.html



 

   
 
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