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Autore: SereILU    29/08/2011    6 recensioni
“Io…” tentò ancora di dire.
“C’è davvero bisogno di dire qualcosa?” le chiese Draco, gli occhi che brillavano.
“Forse no…” sussurrò lei, mentre la mano di Draco si poggiava sulla sua guancia accaldata.
A volte – pensò Meissa, prima che il suo cervello si spegnesse di nuovo – non c’era bisogno di parole.
Aggiunto Capitolo 22: "Il Ballo del Ceppo"
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Buona lettura!

 

 

CAPITOLO 22

 

IL BALLO DEL CEPPO

 

 

 

Con l’arrivo delle vacanze di Natale, l’aria del castello aveva cominciato a mutare. Tutti i professori sembravano impegnati a ripulirne ogni angolo, corridoio o architrave, anche se Meissa pensava che non ce ne fosse bisogno.

Ogni armatura era stata ben oliata e lucidata, Pix era stato minacciato in ogni lingua conosciuta, da Gazza, ma non sembrava avere intenzione di calmarsi, almeno per il momento. Infatti, pochi giorni dopo la fine del trimestre, lo stesso Gazza fu visto correre per i corridoi del castello, armato di scopettone, mentre il Poltergeist  si divertiva come un matto a scagliare boccette di inchiostro su ogni studente avesse la sfortuna di passare di là.

Ma Meissa aveva cose più importanti a cui pensare.

Innanzitutto, il Ballo del Ceppo.

Come aveva predetto Ginny, Draco era riuscita ad incastrarla. Ma, a parte l’imbarazzo all’idea che tutti la vedessero ballare con lui, Meissa era più spaventata da come avrebbero reagito nel vederla insieme a lui. Una cosa era parlare da soli in sala comune, che, anche se affollata, dava comunque una certa privacy, un’altra era ammettere davanti all’intera scuola che forse tra lei e Draco c’era del tenero.

 

“Ti sei pentita?”

Il fuoco scoppiettava nel camino di pietra della sala comune, illuminando di una luce tenue tutte le poltrone e i suoi occupanti.

Meissa era seduta in un angolino, lontano da occhi indiscreti, con Calypso addormentata sulle sue ginocchia. Draco, naturalmente, era accanto a lei.

“Come?” chiese Meissa, alzando gli occhi dal volume di Antiche Rune nel quale era immersa.

“Ti sei pentita?”

“Di cosa?”

“Di avermi chiesto di venire al ballo con te” rispose Draco.

“Io non ti ho chiesto nulla” disse Meissa, piccata.

“Ah no?” rispose lui sorridendo.

“No”

Draco si limitò a ridere in maniera davvero irritante, ma fece cadere il discorso.

“Allora?” continuò poi, “sei pentita?”

“Non so di cosa tu stia parlando” rispose Meissa.

“No?”

“Non so di cosa parli” ripeté lei.

Ancora una volta, Draco sorrise e Meissa, decisa ad ignorarlo, tornò al suo libro. Antiche Rune l’aveva conquistata e stava diventando, insieme con Pozioni, la sua materia preferita. In quel momento era impegnata con un capitolo che si intitolava La Runa del Destino.

 

Vuota e bianca, – diceva il testo – la fine e l’inizio, questa è la Runa della totale fiducia e dovrebbe essere considerata come stimolante esperienza col Destino, col Fato. Senza posa infatti, può risorgere dalle proprie ceneri come l’araba fenice, in un ciclo infinito.

La Runa Bianca preannuncia una morte simbolica e allude ad un aspetto della vita che si sta conducendo, la perdita del controllo su di essa.

L’estrazione della Runa si dice faccia affiorare le più profonde paure, ma anche il bene supremo,  le possibilità più vere e tutti i sogni costruttivi. Tutto ciò è rinchiuso in quel biancore.

Richiede, essa, un’azione di coraggio, un salto nel buio basato sulla fede.

Nello stesso tempo, insegna come molti obblighi antichi mutino e si evolvano, come la vita e come il destino. Nulla è infatti predestinato, gli ostacoli che incontriamo lungo il cammino potranno diventare le porte di ingresso verso nuovi inizi.

L’estrazione della Runa del Destino, perciò, indica il progredire del cambiamento.

 

Meissa avrebbe continuato volentieri la sua lettura interessata, ma Draco reclamava ancora la sua attenzione.

“Perché mi ignori?” le chiese per l’ennesima volta.

Lei chiuse il libro con uno schiocco.

“Non ti sto ignorando”

Come sempre, negare tutto, anche l’evidenza.

“Allora rispondimi”

“Su cosa?

“Sul fatto che secondo me ti sei pentita”

Meissa sbuffò.

“No, non mi sono pentita” rispose arrossendo.

“Quindi vuoi ancora che io venga al ballo con te?”

Meissa sbatté le palpebre.

“Sì, altrimenti non te lo avrei detto, no?”

“Perfetto, mi serviva solo una conferma”

E si era allontanato, lasciandola sola con i suoi pensieri e il suo libro.

 

Il tempo ha l’abitudine di scorrere più velocemente quando si vorrebbe vederlo rallentare. In quell’occasione stava succedendo esattamente la stessa cosa.

Un attimo erano appena iniziate la vacanze natalizie e quello successivo il dormitorio femminile era in subbuglio per gli ultimi preparativi. Ragazze con i vestiti infilati solo a metà correvano da una parte all’altra della stanza cercando scarpe, pettini e forcine.

L’agitazione era un sentimento che Meissa conosceva abbastanza bene, anzi, che aveva imparato a conoscere con il tempo, dopo che Harry l’aveva liberata dalla sua prigione. Eppure, in quel momento, le sembrava così strano sentire il cuore martellarle nel petto, probabilmente nella remota possibilità di una fuga.

Se ne stava seduta sul letto, il vestito rosso scuro comprato a Diagonalley appoggiato delicatamente accanto a lei. Guardandosi intorno notava facce arrossate e concentrate, Pansy era impegnata a sistemare un nastro argentato sui capelli scuri. Era molto bella nel suo abito grigio-argento e la sua espressione la diceva lunga sul fatto che aveva avuto decine di ammiratori tra cui scegliere. Meissa sorrise tra sé. L’ultima volta che si era tenuto il Ballo era stato Draco ad accompagnarla; quella sera si sarebbe accontentata del Caposcuola della casa.

Alla fine Meissa prese un bel respiro ed iniziò a prepararsi.

Ci mise quasi cinque minuti ad indossare il vestito. Dopo vari tentativi riuscì ad infilare la testa nello spazio giusto e l’abito scivolò sul suo corpo senza impedimenti. Era meraviglioso, e Meissa passò qualche momento a ringraziare mentalmente Hermione e Ginny per averla aiutata a sceglierlo.

Quando scese in sala comune decise di non guardarsi intorno. Tenne lo sguardo fisso davanti a sé e si diresse verso la sala d’ingresso. Anche se lei e Draco appartenevano alla stessa casa, lei lo aveva convinto a incontrarsi davanti alla Sala Grande.

Non sapeva il perché, ma sperava che fuori dai sotterranei l’atmosfera potesse essere meno tesa e pesante.

Appena raggiunta la scalinata di marmo, Hermione e Ginny apparvero al suo fianco e Meissa si rilassò immediatamente.

“Pronta?” le disse Hermione con un sorriso.

Meissa tentò di sembrare a suo agio.

Ehm… certo…

Ginny ridacchiò.

“È che mi sento tutti gli occhi addosso…” rispose Meissa.

“Sarà perché sono attratti da te no?” buttò lì Hermione.

Meissa non riuscì a non scoppiare a ridere.

“Attratti?”

Hermione si strinse nelle spalle.

In quel momento Harry e Ron entrarono nel salone d’ingresso e le raggiunsero.

“Ciao ragazze” salutò Harry abbracciando Ginny.

“Ciao” risposero loro in coro.

“Hey Meissa, stai bene sai?” continuò Harry.

Meissa si sentì arrossire.

“Dov’è Malfoy, comunque?” intervenne Ron.

“Eccolo che arriva!”

Meissa si fece male al collo per voltarsi verso l’ingresso dei sotterranei.

L’effetto che Draco le fece fu quasi lo stesso del loro primo incontro a Grimmauld Place. Ormai era abituata alla divisa di Hogwarts e vederlo in quel modo, con un elegante completo di velluto nero la scombussolò un po’.

Lui si fermò e si guardò intorno, poi, dopo averla individuata, le si avvicinò.

“Ciao” disse Draco.

Ciao…” rispose lei, arrossendo fino alla punta dei capelli.

“Draco” intervenne Harry con un leggero sorriso.

Potter… Weasley” rispose lui, chinando leggermente il capo.

“Andiamo?” continuò poi rivolto a Meissa, porgendole il braccio.

Oh… certo” rispose lei.

In quel momento le porte della Sala Grande si aprirono e la McGranitt invitò tutti gli studenti ad entrare.

A Meissa sembrava di camminare in un sogno, tutto era più luminoso di quanto ricordasse; la Sala Grande era uno splendore.

Era già stata decorata con dodici enormi alberi di Natale decorati con fatine vive e lucenti stalattiti. Dal soffitto cadevano volute di neve calda e asciutta e centinaia di candele illuminavano la scena. Era strano vedere così tanti colori quando di solito era la divisa nera a farla da padrone. I tavoli delle quattro case erano spariti, sostituiti da decine di tavoli più piccoli, che potevano ospitare una decina di studenti.

“Ci sediamo?” chiese Draco.

Meissa annuì ed entrambi presero posto su un tavolo già occupato da qualche Serpeverde.

Rimasero in silenzio per parecchio tempo, finché la McGranitt non si alzò.

“Benvenuti” cominciò, “al Ballo del Ceppo. Più tardi si apriranno le danze e spero che ognuno di voi terrà un comportamento consono alle regole della scuola. Buon appetito”

Si risedette e intavolò una conversazione con il professor Lumacorno. Poi apparvero i cibi.

“Mi avevano detto che l’altra volta potevamo ordinare quello che volevamo” disse un Serpeverde del quarto anno che Meissa era abbastanza sicura si chiamasse Thomas

Lei non ci fece troppo caso e cominciò a mangiare, rendendosi conto solo in quel momento di quanto avesse fame. Quando la tensione aveva cominciato a sciogliersi, infatti, il suo stomaco aveva iniziato a brontolare.

Lì accanto, Draco sembrava molto rilassato e chiacchierava allegramente con un compagno del settimo anno.

Pochi tavoli più in là, un gruppo di Grifondoro, tra cui Harry, Ron, Hermione e Ginny, erano impegnati in una conversazione sull’ufficio Auror e sulla caccia ai Mangiamorte scappati.

“Sembra che il Ministero aprirà le candidature anche agli studenti non diplomati e che hanno partecipato alla battaglia di Hogwarts. Poi naturalmente dovranno superare tutte le prove teoriche e pratiche, ma è comunque un passo avanti. Non era mai successo che maghi non diplomati potessero seguire il corso”

“Hai intenzione di candidarti anche tu?” chiese Hermione a Ron, impegnato con bel due cosciotti di pollo.

Lui quasi si strozzò per ingoiare un enorme pezzo di carne.

“Già” rispose, dopo aver bevuto un bicchiere intero di succo di zucca, “ma dovrò aspettare ancora un po’ di tempo, finché George non troverà un altro collaboratore”

“E tu?”

Meissa si voltò verso Draco, che ora la fissava.

“Scusa?”

“Vorresti diventare un Auror?”

Meissa sorrise.

“Beh, sarebbe alquanto strano no? Visto il passato dei miei genitori…

“Non è detto che il tuo futuro debba essere legato alla tua famiglia” disse Draco, saggiamente.

Meissa ci rifletté per qualche secondo, poi lasciò perdere.

“Non mi va di parlare di futuro stasera”

“E di cosa ti va di parlare?”

“Di presente”

 

La cena era proseguita senza intoppi e, quando anche i dolci furono spariti dai piatti d’oro, la McGranitt spostò tutti i tavoli verso le pareti, così che al centro si aprisse una grande pista da ballo.

Poi la band cominciò a suonare. Meissa riconobbe vagamente il complesso, Le Sorelle Stravagarie, da un poster appeso nel dormitorio femminile. L’inizio della musica aveva acceso l’entusiasmo di tutti gli studenti, che avevano preso a urlare e a saltare davanti al palco.

“Ma ai balli di solito non si ballano i lenti?” chiese Meissa.

“Beh, ma questa è Hogwarts e questo è un giorno di festa, credo che questo tipo di musica sia più appropriato. E poi non ti lamentavi di non saper ballare? Almeno così non hai bisogno di lezioni!” rispose Draco.

Meissa gli sorrise, poi, inaspettatamente, lui la prese per mano e la trascinò in mezzo alla pista, tra gli studenti.

“Effettivamente così è più facile!” urlò Meissa per farsi sentire oltre il baccano.

Draco non rispose, ma le fece fare una giravolta.

Dopo diversi balli però, tra cui un lento che aveva costretto Meissa a stare molto vicina a Draco, impacciata e rossissima in viso, entrambi decisero che avrebbero avuto bisogno di una boccata d’aria.

Abbandonarono la pista e si diressero verso l’enorme grotta che era stata allestita fuori dalla sala d’ingresso.

Le stesse fatine che ornavano gli alberi di Natale svolazzavano libere e luminose, oltre a loro, l’unica luce proveniva da grandi lanterne che rilasciavano anche un gradevole profumo di gelsomino.

“Che bello” esclamò Meissa.

“Che ti aspettavi scusa?”

Meissa scosse la testa.

“Non lo so, ma questa parte della festa mi piace molto…

“Anche se siamo soli?” scherzò Draco.

Meissa sorrise e, per la prima volta, sentì che il rossore si era fatto più lieve.

“Anche se siamo soli…

Alla fine riuscirono a sedersi una piccola panchina di legno, proprio di fronte all’enorme fontana di marmo che ornava il giardino. Meissa continuava a guardarsi intorno.

“Chi cerchi?”

Meissa sorrise con un’occhiata di scuse.

“Pansy”

Draco alzò gli occhi al cielo.

“Perché?!”

Meissa si strinse nelle spalle.

“Sarà l’abitudine, ma mi mette un po’ in soggezione il fatto di non vederla in giro quando di solito ti ronza intorno come un’ape col miele”

“Io avrei detto come una cozza su uno scoglio…” mormorò Draco.

Meissa scoppiò a ridere, ma non gli disse mai che quella era stata la sua prima impressione.

“È bello vederti ridere…” buttò lì Draco, “non lo fai molto spesso”

Meissa tornò seria.

“Lo so…” rispose, “ma sto migliorando”

“Sì, un po’”

“Smettila di fare il sapientone!”

Lui rimase in silenzio per un po’, l’acqua della fontana che si rispecchiava nei suoi occhi grigi. A Meissa erano sempre piaciuti.

“Hai dei begli occhi, sai?” disse, con più coraggio di quanto ne avesse.

Draco si voltò verso di lei.

“Grazie” rispose, senza la minima traccia di vergogna.

“Te lo dicono in tante vero?”

“Beh, in realtà sì”

Meissa spostò lo sguardo sulla fontana. Il suo cuore correva, anche se lei tentava di nasconderlo.

“Non mi sembra che ti stia divertendo molto stasera” disse Draco, riportandola alla realtà.

“Perché no?”

Lui si strinse nelle spalle.

“Non lo so, non sembri molto a tuo agio”

“Non è vero… e comunque, se anche fosse, non sarebbe colpa della festa”

Draco le lanciò un’occhiata interrogativa.

Lei sospirò.

“Andiamo, ti vanti sempre dell’effetto che mi fai!”

Lui la fissò perplesso, poi scoppiò a ridere.

“Ma quindi è vero?”

“Cosa?”

“Che ti metto in soggezione”

Meissa distolse lo sguardo, poi annuì lentamente.

“Non so perché…

“Forse perché sono l’unico essere umano di sesso maschile che ti tratta come una ragazza?”

“Anche Harry e Ron mi trattano come una ragazza”

“Sì, ma il tuo cuore non accelera quando li guardi negli occhi”

Meissa scosse la testa.

“E questo cosa c’entra?”

“Beh, è questo che un ragazzo dovrebbe fare no? Far battere il cuore alla sua ragazza?”

Il cuore di Meissa, appunto, accelerò.

“Da quando sarei diventata la tua… ragazza?” incespicò sull’ultima parola.

Lui sorrise ancora.

“Non ho mai detto che tu lo sia…

Meissa si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

“… per ora”

Meissa alzò lo sguardo, allarmata.

Gli occhi di Draco si trovarono, per la medesima volta, a pochi centimetri dai suoi.

Io…” tentò di dire Meissa.

Draco però le posò un dito sulle labbra.

“Zitta” sussurrò.

Meissa sarebbe voluta fuggire, o, meglio ancora, sarebbe voluta sprofondare nel terreno. Eppure, il suo corpo non sembrava averne intenzione, e la piccola porzione di pelle che era in contatto con Draco era in fiamme.

“Non provare a scappare stavolta”

Meissa avrebbe voluto dire tante cose, ma non ci riuscì. Forse non ci provò nemmeno.

Le labbra di Draco sfiorarono le sue.

 Il suo cervello si spense.

 Ogni parte del suo essere, in quel momento, era concentrata il quel bacio.

Il suo primo bacio.

Le mani di Draco si posarono leggere sui suoi capelli e sulla sua schiena, in un tacito invito a restare là per sempre.

Meissa rimase ben presto senza fiato e riuscì a emettere un breve rantolo contro la bocca di Draco. Poi lui sembrò prendere coraggio.

Se fino a quel momento si era dimostrato gentile e attento, in quell’istante qualcosa in lui scattò, e Meissa ne avvertì tutta la forza quando le loro labbra si schiusero.

Brividi, pensieri sconnessi, cuore in gola e farfalle nello stomaco.

Qualche secondo dopo, col fiato corto, si separarono e Meissa riuscì a non distogliere lo sguardo da lui, cosa che le costò anche l’ultimo briciolo di determinazione.

Io…” tentò ancora di dire.

“C’è davvero bisogno di dire qualcosa?” le chiese Draco, gli occhi che brillavano.

“Forse no…” sussurrò lei, mentre la mano di Draco si poggiava sulla sua guancia accaldata.

A volte – pensò Meissa, prima che il suo cervello si spegnesse di nuovo – non c’era bisogno di parole.

 

 

 

 

Writer’s Coner:

Ok, mie/miei bellissimi lettori, questo capitolo mi è costato ore e ore di insonnia e anche un sacco di fantasie semi erotiche su Draco (no va beh, scherzo). Comunque, a me è piaciuto un sacco scriverlo, spero che a voi piacerà leggerlo. Se sì, fatemelo sapere, se no, fatemelo sapere lo stesso XD

La sottoscritta domattina partirà per una breve vacanza in Toscana, quindi non ci sarò fino a sabato, perciò spero di trovare tante belle recensioni con le vostre opinioni sul mio Dracuccio leggermente OoC (forse?).

Quindi, buon inizio di settembre, ci si legge prestissimo!

 

SereILU

 

   
 
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