Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    30/08/2011    7 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14. DUBBI E SCOPERTE.
 

 

 
Per la prima volta in quell’anno si accorse che era giunta la Primavera.
In effetti, il tempo non aveva avuto occasione di mostrare la piacevole stagione in quel periodo giacché era sempre stato nuvoloso.
Ma non quel giorno: Damon non aveva né il tempo né la voglia di badare al meteo e, quella mattina, il sole splendente in cielo era l’ultimo dei suoi problemi.
In realtà era quasi piacevole, poiché gli offriva un panorama davvero spettacolare.
Il vampiro aveva passato tutta la notte sull’albero di fronte alla camera della Streghetta, sfidando se stesso a non guardarla e a non indugiare oltre sul ciondolo che era legato al suo collo.
Durante la notte era riuscito nel suo intento e aveva speso tempo a rimuginare su quello che era accaduto il giorno precedente, senza chiudere occhio.
Poi era sorto quel dannato sole e aveva illuminato una Bonnie profondamente addormentata, impedendogli di resistere a quella che si stava rivelando un’ossessione: mangiare la rossa con gli occhi.
Dopotutto non era colpa sua, ma del sole!
Erano i raggi solari che carezzavano la pelle traslucida della rossa, creando giochi di luce ammirevoli e donandole una bellezza quasi eterea.
Ed era sempre il sole a definire i boccoli rossi che riflettevano la luce e ricadevano come una cascata sulla spalla di Bonnie, lasciando che l’occhio del moro indugiasse sul collo, e poi sul petto e infine sul seno che si muoveva ritmicamente su e giù.
E di certo non era colpa sua se la luce sembrava avvolgere e fasciare in modo delicato, come un’onda sinuosa, il profilo dei fianchi della rossa, coperti solo da una leggera vestaglia primaverile.
E poi, era quel dannato sole che sembrava baciasse le labbra di Bonnie, le ciglia folte, quel volto sereno, lontano dalla realtà, lontano da lui.
No, non era colpa sua ed era impossibile non domandarsi, davanti a un’immagine così pura, come avesse fatto quella ragazza a offrirsi a un vampiro come Trevor e, in passato, a innamorarsi di un vampiro come lui.
Damon indugiò nuovamente con lo sguardo sul lungo collo.
“Eppure non ci sono segni di canini… Trevor ha mentito” constatò dubbioso e per l’ennesima volta il moro, non senza un certo sollievo.
“Forse ha mentito pure sul resto…” pensò, preso da una speranza improvvisa.
Si trasformò in corvo, per tornare umano una volta entrato nella stanza di Bonnie.
Si avvicinò al letto dell’Uccellino e la osservò da capo a piedi nuovamente.
Che cosa stava succedendo in lui?
Gli era bastata una notte a capire che qualcosa non quadrava.
Primo, non poteva sopportare l’idea di Bonnie insieme a Trevor.
Secondo, sentiva caldo e i vampiri solitamente non avvertono alcuna sensazione di quel tipo.
Infine, non riusciva a staccare gli occhi dal quel corpicino esile e incosciente.
Carezzò una guancia fresca della ragazza e si ritrovò a sorridere: quella figurina gli metteva tenerezza.
Si staccò all’improvviso.
Tenerezza?!
Damon non provava tenerezza per nessuno! Non poteva! Non doveva… insomma, non era nella sua natura!
Guardò confuso Bonnie che continuava a dormire e la domanda che lo aveva assillato quella notte si ripresentò alla sua mente.
Doveva togliersi quel fardello.
Appena ce ne sarebbe stata occasione, avrebbe domandato a Bonnie se ciò che aveva detto Trevor fosse vero.
 
 
<< Bene, se continui così sarai più che abbastanza potente per svolgere il rituale! >>.
Bonnie si rabbuiò improvvisamente.
<< Mancano solo tre settimane… >> mormorò la rossa, << Ed Elena e gli altri non hanno ancora un piano per prendere il sangue dei kitsune >> aggiunse.
Trevor si morse un labbro, dubbioso.
Bonnie faceva notevoli progressi ed era quasi al massimo delle sue forze. Il potere della giovane strega era davvero invidiabile, ora Trevor iniziava a capire di quanto la rossa fosse una strega dotata.
Non aveva mai sentito scariche di potere tanto forti in tutta la sua vita, era davvero impressionante.
Altrettanto impressionante era il modo in cui Bonnie riuscisse a controllare il suo nuovo potere: molte streghe avrebbero perso il controllo e sarebbero probabilmente morte.
Chissà… forse era per il sangue dei suoi antenati.
In ogni caso, era davvero curioso di come i kitsune si sarebbero lasciati prendere, senza destare sospetti, un litro di sangue dal gruppo.
<< Troveranno di sicuro una soluzione >> disse alla rossa, mettendole un braccio intorno alle spalle.
Lei gli sorrise e poggiò la propria testa sulla sua spalla.
Aveva deviato il discorso quando la rossa gli aveva domandato il motivo dell’assenza del giorno precedente e, per fortuna, lei non aveva insistito.
Trevor era riuscito a nascondere il proprio turbamento, ma non la propria stanchezza.
La notte non era riuscito ad alzarsi per molto tempo dalla posizione ridicola in cui era caduto e, quando l’aveva fatto, era restato a cercare di percepire Elise.
Niente. Scomparsa, come se fosse stato un semplice frutto dell’immaginazione.
Eppure Trevor ne era sicuro, l’aveva vista davvero questa volta.
Era lì ed era reale, come non mai: reale e dolorosamente bella.
Quel pomeriggio Trevor faceva fatica a guardare Bonnie, tanta era la somiglianza tra le due, e aveva paura che lei potesse accorgersene.
Per fortuna, Bonnie sembrava presa da altri pensieri e Trevor poteva sentire cosa provava la strega in quel momento.
C’era dell’orgoglio, poiché si sentiva fiera dei suoi progressi con le sfere stellate.
Ma vi era anche tanta confusione e tristezza, dolore e rancore per un motivo che sfuggiva al biondo.
Inoltre sentiva la paura che cresceva sempre di più, letale quanto un veleno, dentro l’anima della ragazza.
<< Bonnie, andrà tutto bene… lo sai vero? >> disse, riferendosi al rituale.
Bonnie lo guardò, sorridendo rassicurata.
<< Speriamo… >> mormorò.
Poi sembrò illuminarsi.
<< Ah, Trevor. Ieri mattina ti sei dimenticato la tua collana in camera mia… Cavolo! L’ho lasciata a casa! >> iniziò a cercare il ciondolo con le dita sul collo, invano.
Trevor s’irrigidì.
Com’era possibile che si fosse dimenticato la chiave in camera di Bonnie? Come aveva potuto rischiare così?
Si trovò costretto a sorridere.
<< Non ti preoccupare, me la dai domani! >> la calmò.
In effetti non c’era alcun pericolo. L’oggetto che il ciondolo apriva era andato perduto molto tempo fa, quando si era venduto l’anima.
Non c’era alcun pericolo per Bonnie.
Bonnie si alzò e fece per andarsene, quando si bloccò di colpo.
<< Trevor… grazie >> disse.
Il biondo alzò un sopraciglio.
<< Di cosa? >> domandò.
<< Dell’altra sera >> disse la rossa, girandosi e incamminandosi verso l’uscita del giardino.
Trevor ghignò compiaciuto.
<< E’ stato un piacere, bambina… credimi >>.
E, in effetti, lo era stato.
 
 
Stefan lasciò cadere la sua preda non appena la sentì: una scarica di potere si era udita indistintamente verso la zona est dell’Old Wood.
“Probabilmente sarà Damon” pensò il vampiro.
In effetti, il fratello era scomparso per alcuni giorni e ciò preoccupava molto Stefan.
Quando Damon spariva, anche per pochi giorni, significava nella maggior parte dei casi che stava combinando qualche guaio. E ci mancavano solo altri guai in quel periodo.
Stefan era a dir poco preoccupato.
Innanzitutto, mancavano solo tre settimane al rituale e, mentre Bonnie stava riuscendo in modo notevole ad aumentare i suoi poteri assieme a Trevor, cosa che faceva diventare orgoglioso Stefan, loro stavano fallendo nel trovare un piano.
Prendere il sangue a quei kitsune sembrava impossibile, ogni piano che facevano sembrava destinato al fallimento.
Come avrebbero fatto?
Eppure doveva esserci un modo.
In secondo luogo, Elena in quel periodo sembrava turbata e schiva, come se stesse nascondendo qualcosa. Stefan si sentiva in ansia per il comportamento della ragazza e iniziava a dubitare dei sentimenti di questa.
Una seconda ondata di potere, questa volta più vicina, catturò la sua attenzione.
No, quello non era certo il potere di Damon, né di Trevor o di Sage.
Il vampiro si fermò a riflettere qualche secondo e, con una terza ondata di potere emanata da quella sconosciuta sorgente, costatò che il potere era molto simile a quello di Misao.
“Damon, vieni immediatamente: forse possiamo prendere Misao” tentò di mandare un messaggio mentale al fratello, ma questo non sembrava essere nei paraggi.
Quando senti un’altra ondata di potere e percepì un botto assordante, capì che stava succedendo qualcosa e non aveva tempo di aspettare il fratello.
Corse a tutta velocità verso la sorgente di potere e arrivò giusto in tempo per vedere Misao scomparire tra la vegetazione.
Stefan rimase atterrito quando vide Sage, sanguinante, che tentava di alzarsi.
<< Sage! >> esclamò, correndo in aiuto dell’amico.
Questo si lasciò aiutare ad alzarsi.
<< Che cosa è successo? >> domandò in apprensione Stefan.
<< Stavo cacciando quando Misao mi ha attaccato, tuttavia non è riuscita a uccidermi >> tossicchiò, << sono riuscito a strapparle questo. Non so cosa sia, ma non se n’è accorta che gliel’ho rubato >>.
Stefan osservò l’oggetto che aveva tra le mani Sage e prese per guardarlo meglio.
Sembrava essere un recipiente e doveva essere, oltre che antico, molto prezioso.
Infatti era d’oro ed era ornato da pietre preziose.
Il vampiro provò ad aprirlo invano: era sigillato.
Lo osservò meglio.
Il recipiente poteva essere appoggiato su una superficie in modo stabile, poiché era sorretto da tre piccole gambe, come uno sgabello.
Il coperchio era ornato da smeraldi. Subito sotto di esso vi era una piccola fessura, finissima, posta in verticale.
Probabilmente l’oggetto doveva avere un meccanismo che lo apriva solo grazie a una chiave.
Il tossicchio di Sage lo riportò alla realtà. Si mise l’oggetto nella tasca dei pantaloni e, porgendo un braccio per aiutarlo, disse al compagno:
<< Vieni, andiamo al pensionato >>.
 
 
 
Bonnie indossò il foulard blu mare e prese la strada che portava al pensionato.
Mentre camminava tranquilla, chiuse gli occhi e si godette il sole che le riscaldava in modo piacevole la pelle del viso.
Si ritrovò a ridere di felicità come una scema: Dio, quanto amava il sole!
Certo, un’amante come lei del sole non sarebbe mai dovuta vivere in una cittadina uggiosa come Fell’s Church.
Eppure non era stato sempre così.
Quando a sette anni si era trasferita a Fell’s Church, ai suoi occhi le era sembrata la città più allegra che ci fosse.
A parte i quartieri colorati e popolati da gente carina, era difficile che piovesse.
“E poi è arrivato Damon e il suo astio per il sole… ” pensò giustamente.
Un sorriso le volò sulla bocca. Si era appena ricordata uno dei discorsi fatti quando Damon era umano e soleva passare molto tempo con lei.
<< Come fai a odiarlo? >> gli aveva chiesto.
Damon aveva scrollato le spalle e aveva alzato il mento, con l’aria di superiorità che non aveva perso diventando umano.
<< Vedi Streghetta, ci sono molte cose che madre natura non avrebbe mai dovuto fare, una di queste è il sole! >>
<< Però non hai risposto alla mia domanda… >> Bonnie aveva messo il suo classico broncio, quelle di quando si spazientiva o era scontenta.
Damon l’aveva guardato di sottecchi e poi, sbuffando, le aveva dato un buffetto.
<< Un giorno lo capirai, Uccellino… vedrai… >>.
La vista del pensionato la riportò alla realtà con suo enorme disappunto.
Quando stava male spesso quei giorni passati con Damon-umano gli ritornavano alla mente ed erano la cosa più piacevole che potesse ricordare della sua vita.
Ma ora non era più così. Damon non era più così.
“Eppure l’altra sera…?”
Quel pensiero fu come una bomba nella sua mente: i ricordi della sera prima scorrevano come una pellicola cinematografica dentro la sua mente.
Beh, c’era da dire che la sera prima era stata alquanto… strana!
Bonnie si sentiva molto confusa e più tentava di capire il vampiro, meno ci riusciva e sempre più si sentiva confusa.
Bussò alla porta del pensionato ancora immersa nei suoi pensieri.
Ad accoglierla fu Matt che aveva sul viso un’espressione assorta.
<< Ehi! >> lo salutò Bonnie raggiante.
Matt si limitò a salutarla con un cenno della testa che fece morire il sorriso sulle labbra della rossa.
<< Matt… va tutto bene? >> domandò incerta, entrando dentro il pensionato e avvicinandosi al ragazzo.
Questo chiuse la porta e le sorrise rassicurante.
<< Certo, scusa Bonnie. Stavo solo… riflettendo… >>.
Bonnie annuì.
<< Su cosa? >> domandò innocentemente.
<< Non hai saputo? Stefan e Sage hanno rubato un oggetto a Misao >>
<< Rubato?! >>
<< Sì. Misao ha attaccato Sage nell’Old Wood e lui le ha strappato di tasca, senza farlo apposta, una specie di… non so cosa sia in realtà >>.
Bonnie velocizzò il passo verso camera di Stefan ed Elena.
Entrò come una furia e in preda all’ansia, cercando subito con lo sguardo Sage.
<< Oddio! Sage, tutto bene? Sei ferito? >> corse verso l’amico, che rideva sotto i baffi.
<< Bonnie, ti ricordo che sono un vampiro! Sono solo dei graffi… >> le rispose, indicando le ferite che, in effetti, si stavano rimarginando.
Bonnie si sentì sollevata e sorrise al vampiro.
Anche se negli ultimi tempi non aveva avuto occasione di stare con Sage, prima che questo partisse alla ricerca di Trevor, aveva avuto tempo per stabilire un forte rapporto di amicizia con lui e, quindi, era normale che fosse in ansia per il vampiro.
Sage era amico suo almeno quanto lo erano Matt, Meredith, Stefan o Elena.
Bonnie alzò lo sguardo sul resto del gruppo, accorgendosi solo in quel momento del silenzio che regnava nella stanza.
A primo impatto, vedendo una scena del genere, Bonnie pensò che tutti avessero litigato con tutti.
Ma dalle espressioni che ognuno aveva dipinto in volto, sembravano assorti nei propri pensieri.
<< Ehm… che succede? >> domandò leggermente in imbarazzo la rossa, interrompendo il silenzio glaciale.
Stefan sembrò ridestarsi dai suoi pensieri e gli raccontò come avevano preso l’oggetto appartenente a Misao.
Bonnie allora si avvicinò al tavolo e osservò l’oggetto.
Sembrava un contenitore ed era sigillato, come pure bellissimo.
<< Cos’è? >> domandò al resto del gruppo.
<< Non ne abbiamo idea! >> ammise Meredith, << In realtà ci stavamo pensando… >>
<< Sì, l’ho notato >> disse leggermente sarcastica la strega.
<< Beh, se appartiene a Misao deve essere qualcosa di pericoloso >> disse una voce rauca proveniente alla destra della ragazza.
Bonnie si girò e notò per la prima volta Trevor.
Il ragazzo sembrava non stare bene: era molto pallido e sembrava nervoso.
<< Potrebbe essere qualcosa riguardante i kitsune! >> esclamò Elena improvvisamente.
<< Sì, potrebbe… >> disse Meredith.
Non appena Stefan, Matt, Elena, Sage e Meredith iniziarono una discussione riguardo l’oggetto kitsune, Bonnie ne approfittò per avvicinarsi al biondo.
<< Tutto bene? >> gli domandò sotto voce.
Trevor la guardò nervoso, annuendo impercettibilmente.
<< Il ciondolo? >> le chiese, sorridendo teso.
Bonnie si diede uno schiaffo sulla fronte, sentendosi in colpa per la seconda volta quel giorno.
<< Cavolo! L’ho dimenticato di nuovo… Scusami… >>.
Trevor si limitò a guardare davanti a sé, mordendosi un labbro quasi fosse preoccupato per qualcosa.
<< Forse è qualcosa con cui si nutrono i kitsune! >> sentì dire a Matt.
<< Mutt, perché ogni volta che apri bocca dici qualche cavolata? >>.
Quella voce arrivò a Bonnie come un pugno.
Si girò, notando per la prima volta il moro che, fino a quel momento, era stato in disparte seduto sul davanzale di una grossa finestra.
<< Io dico che non è un oggetto kitsune >> disse, avvicinandosi al gruppo.
Bonnie sentì alle sue spalle Trevor che si alzava dalla sedia.
<< E perché no? >> domandò agitato, attirando l’attenzione di Damon che lo guardò in un modo indecifrabile.
<< Perché se era qualcosa a cui Misao teneva particolarmente, era già venuta a riprenderselo >> rispose il moro.
Trevor si morse di nuovo un labbro, allontanandosi da Bonnie e dal resto del gruppo, con lo sguardo di Damon fisso su di lui.
Bonnie si girò a guardare il biondo.
Sembrava davvero turbato da qualcosa ed era strano: di solito Trevor non esternava i suoi sentimenti.
Bonnie alzò le spalle e si girò nuovamente verso il gruppo, incontrando gli occhi di Damon.
Immediatamente la rossa avvampò, maledicendosi per la sua goffaggine e distogliendo immediatamente lo sguardo.
Si avvicinò a Elena, che teneva in mano l’oggetto, sentendo ancora lo sguardo del vampiro addosso a sé.
<< Potrei vedere se sui Grimori di mia nonna c’è scritto qualcosa… E Meredith può venire con me, magari tra le sue ricerche sui kitsune c’è scritto qualcosa sull’oggetto… >> buttò lì la strega.
<< Direi che è un’ottima idea >> acconsentì Elena.
<< No! >>
Tutto il gruppo si girò verso Trevor, che si era alzato quasi urlando.
<< Cioè… potrebbe essere pericoloso! Se poi Misao attacca Bonnie? Il rito poi chi lo fa? >> tentò di spiegare Trevor, non molto convincente.
<< No, Trevor… Credo che Damon abbia ragione: se Misao avesse voluto riprendersi questo oggetto, si sarebbe già fatta viva >>.
<< M-magari non si è accorta di averlo perso… >> si oppose nuovamente il biondo.
<< Non è da Misao! >> intervenne Stefan.
<< Ma potrebbe decidere di prenderlo stanotte da Bonnie! Non è prudente lasciarlo a lei... >>
<< Non preoccuparti Trevor, sorveglierò la Streghetta stanotte. Se Misao tenterà di farle del male, vi chiamerò immediatamente e glielo impediremo >> si offrì Damon, facendo puntare su di sé tutti gli occhi del gruppo e facendo avvampare nuovamente Bonnie.
<< Ma… >>
<< Faremo così >> chiuse il discorso Elena.
Damon rivolse uno sguardo neutro alla rossa, distogliendolo immediatamente.
Bonnie notò che Trevor era sbiancato ancora di più.
<< Sicuro che vada tutto bene? >> domandò.
Trevor non rispose.
 
 
Il profumo della sera era inebriante almeno quanto il clima era afoso.
“Dovevo stare più attento al sole oggi” pensò irritato Damon.
Si trovava nell’Old Wood.
Dopo aver sorvegliato la casa della rossa per tutta la sera, guardando Bonnie, Elena, Miss Inquietudine e Mutt sfogliare tomi e fogli alla ricerca di qualcosa, si era concesso una pausa di venti minuti e aveva optato per una veloce caccia seguita da una rilassante camminata nell’Old Wood.
Damon alzò lo sguardo al cielo: la luna brillava ambigua tra la folta vegetazione.
Sorrise affascinato e riprese a camminare.
“Eppure, quell’oggetto l’ho già visto da qualche parte” pensò.
Ed era vero.
Il vampiro non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione.
Più guardava il piccolo contenitore rivestito da pietre preziose, più se ne convinceva: quell’oggetto non gli era affatto estraneo.
Senza considerare di quanto fosse stata bizzarra la reazione dell’Ossigenato.
Probabilmente era stato l’unico a non vederci preoccupazione per la salute di Bonnie nel comportamento del biondo.
Non era preoccupazione per la Streghetta, c’era di più.
Trevor sembrava tenerci particolarmente a quell’oggetto.
“Chissà se non è suo…” pensò dubbioso, “E se è suo… perché ce l’aveva Misao?”.
Damon in quel momento, provava la strana sensazione di essere vicino a una grande verità, ma di non riuscire ad arrivarci.
E poi quella sensazione di familiarità nei confronti di quel contenitore lo confondeva ulteriormente.
Dov’è che l’aveva visto? E poi, quando?
<< Immerso nei tuoi pensieri, eh Damon? >>.
Il vampiro alzò gli occhi al cielo.
<< Mai che uno possa riflettere in pace per l’Old Wood che una stupida volpe mutante gli rompe le scatole! >> disse spazientito, voltandosi verso Shinichi.
Il kitsune gli sorrideva ambiguo, aveva un’espressione che ricorda quella di qualcuno che si sta godendo un gran bello spettacolo.
<< Che vuoi farci, è la mia natura! >> commentò il kitsune.
Damon si girò verso il demone, irrigidendosi non appena vide che Shinichi era accompagnato dalla sorella.
<< Oh, ci sei anche te Misao. Cos’è che avete in mente di preciso? Una passeggiata fraterna nell’Old Wood? >> domandò sarcastico e al contempo preoccupato il moro.
<< Oh, rilassati Damon! Non vogliamo farti del male… per ora… >>. Il sorriso che Misao gli riservò sarebbe stato in grado di mettere i brividi anche al più spaventoso dei predatori.
<< Ma non mi dire… Ehi, Misao, penso che nell’attaccare Sage tu ti sia persa qualcosa per strada >> ghignò il vampiro, alludendo all’oggetto che in questo momento aveva Bonnie. Questo pensiero gli ricordò che era meglio cambiare discorso.
<< E cosa dovrei avere perso per strada? >> domandò ingenuamente la kitsune.
<< Ah, chissà! Comunque, non ho molto tempo da perdere con voi. Quindi, se dovete dirmi qualcosa, ditela e basta! >> tagliò corto.
<< In realtà eravamo solo venuti a vedere se stavi bene. Dopotutto, a forza di essere tuoi alleati abbiamo finito col tenerci a te… >> ridacchiò Shinichi, alludendo all’alleanza di due anni precedenti per la quale Stefan era finito in una prigione nella Dimensione Oscura.
Il ricordo fece ringhiare il moro.
<< Strane parole dette da te, Shinichi: l’ultima volta che ci siamo visti mi hai quasi ucciso >> disse alterato Damon, ricordandosi il loro ultimo incontro.
<< Sì, peccato che il vostro nuovo amico mi abbia fermato… Strano no, Damon? Sembra che la provvidenza ci tenga a voi… >> buttò lì Shinichi, guardandolo con uno sguardo furbo.
<< In che senso? >> domandò Damon, bloccato da quella frase proprio quando stava pianificando di staccare la testa al kitsune.
<< Non lo so… Insomma, arriva questo… Trevor, giusto? Decide di aiutarvi a sconfiggerci… >>
<< E poi, ti sta dando da fare con la rossa… >> aggiunse Misao ridacchiando, cosa che fece irritare alquanto Damon.
<< Comunque non sono sorpreso che Bonnie sia tanto presa dal biondo… Sai com’è… Ha charme! Lo vedo spesso passeggiare per l’Old Wood >>
<< Quando parla, t’incanta proprio… >> i due kitsune sembravano divertirsi un mondo.
Prima che Damon potesse fare o dire qualcosa, erano scomparsi dalla vista del vampiro.
Damon restò in silenzio per qualche minuto, aspettandosi un attacco a sorpresa che non arrivò mai.
“Questa sì che è strana… Ma che diamine stanno pianificando quei due?”.
Il vampiro si sentiva un attimo confuso dall’atteggiamento dei demoni.
Insomma, non era normale che i due kitsune facessero delle visite di cortesia senza alcun tipo di scopo!!
“Passeggia per l’Old Wood…?” quella frase gli tornò alla mente quasi subito.
In effetti, Trevor soleva scomparire per delle ore ogni giorno, Damon a volte si era domandato dove andasse.
<< Ho dei piccoli problemi anche io con lui >>.
Le parole dette dal biondo qualche mese prima tornarono nella mente di Damon iniziando a formulare un pensiero e aumentando quella sensazione che provava già da prima dell’apparizione di Shinichi.
“Ero convinto nascondesse qualcosa… E se in quelle ore che scompare, andasse dai kitsune?” rifletté, aggrottando le sopraciglia.
“Quando parla, t’incanta proprio”, la voce di Misao lo confuse ulteriormente.
“Ma non avrebbe senso! Perché Shinichi avrebbe mai dovuto fargli saltare la copertura?”
Damon sentì un senso di angoscia aumentare sempre di più, mentre quel pensiero usciva prepotente dai meandri della sua mente, un pensiero che aveva formulato da molto, che sapeva fosse la verità da mesi.
“E se l’oggetto non fosse di Misao?Se fosse di Trevor?”.
Damon decise che avrebbe controllato la sua teoria, pedinando appena possibile il biondo.
Tuttavia, in quel momento, il pensiero era rivolto a un’unica persona per la quale si sentiva preoccupato.
“E questa?IO, preoccupato?” pensò sconcertato.
Tuttavia s’incamminò verso casa della Streghetta con passo veloce.
 
 
 
Stefan si trovava sul tetto del pensionato ed era immerso nei suoi pensieri.
Tutta quella situazione era strana.
Insomma, Sage veniva attaccato da Misao e riusciva a uscirne vivo portandosi dietro anche uno strano oggetto, completamente sconosciuto.
Poi, quando ne parlano al pensionato, Damon sembra essere completamente assente e Trevor aveva avuto quello strano comportamento!
Stefan non riusciva a spiegarselo.
Non riusciva a capire né il comportamento di Trevor, che sembrava nascondere qualcosa, né il comportamento di Damon che sembrava turbato e chiuso, inoltre spariva per grande parte del giorno andando chissà dove.
Tutto ciò non gli piaceva.
L’ultima volta che il fratello si era comportato così, lui si era ritrovato in un mese dentro una cella nella Dimensione Oscura e non ci teneva a fare il bis.
Sbuffò rumorosamente, alzandosi in piedi, deciso a raggiungere Elena e a parlarle dei suoi dubbi, quando girandosi, incontrò gli occhi blu mare di Trevor.
<< Trevor! >> lo salutò un po’ sorpreso da quell’improvvisa apparizione.
<< Ciao Stefan, hai un momento? >> rispose quello.
Stefan si limitò ad annuire dubbioso.
Ecco un’altra cosa strana: era difficile che Trevor fosse presente al pensionato. In gran parte per colpa di Damon, che si guardava bene dal stargli vicino. Tuttavia il vampiro non era molto sociale con il gruppo, sembrava essere immerso nei suoi problemi.
Quindi era sicuro: qualunque cosa avesse da dirgli il biondo, era qualcosa d’importante.
Stefan si girò nuovamente verso il paesaggio dell’Old Wood, un panorama bellissimo dal tetto del pensionato.
Non appena sentì la figura di Trevor al suo fianco, si voltò a guardarlo.
Era ancora pallido come poche ore prima e nei suoi occhi, fissi sulla foresta, vi era preoccupazione.
<< Tutto bene, Trevor? Oggi mi sembri turbato >> ruppe il silenzio, mettendo una mano sulla spalla del compagno.
Questo sembrò tornare alla realtà, voltandosi verso Stefan e sorridendogli.
<< Ti Sembro turbato perché, in effetti, sono turbato! >> rispose.
<< Si tratta di Bonnie? >> domandò ingenuamente il vampiro.
Quella domanda gli era sorta spontanea per due motivi. In primis, avevano notato tutti, lui compreso, il grande rapporto sviluppatosi con la rossa. In secondo luogo, aveva notato di come Trevor si fosse opposto nel far tenere a Bonnie l’oggetto di Misao.
<< No, con Bonnie va tutto bene, anche se in parte sì, riguarda anche lei >>.
Stefan sorrise, incoraggiandolo a continuare.
<< Vedi Stefan, non vorrei che tu prendessi male ciò che sto per dire… sono solo dei dubbi che mi sono venuti, ma… Vedi… Ho più di un motivo per sospettare che Damon sia ancora alleato con Shinichi e Misao >> concluse il biondo.
Stefan lo guardò sorpreso: si sarebbe aspettato di tutto tranne quello!
<< E perché? >>
<< Oh, andiamo Stefan! Non ci credo che non l’abbia pensato per un momento anche tu! Scompare per ore, oggi sembrava fare di tutto per dare un oggetto potenzialmente pericoloso a Bonnie e poi… alcuni atteggiamenti… >> rispose Trevor, iniziando la frase con un tono di voce alto ed esitando sempre di più verso la fine.
<< Stefan, tu cosa ne pensi? Io temo che sia proprio così! >> gli domandò dopo alcuni secondi, assottigliando lo sguardo.
Il vampiro ci pensò un po’ su.
Stefan doveva ammettere di averlo sospettato alcune volte.
In effetti, Damon spariva per ore ed era irreperibile e Stefan si era spesso ritrovato a chiedersi cosa facesse.
Inoltre era vero, alcuni atteggiamenti del fratello erano molto ambigui.
<< Non escludo che potrebbe essere così… >> mormorò come risposta.
<< Senza contare che ha aggredito Bonnie senza un motivo preciso! >> aggiunse il biondo.
<< Lui incolpa te! >> gli rammentò Stefan.
<< Sì, ma me n’ero già andato da un pezzo! >> gli ricordò a sua volta.
Calò ancora una volta il silenzio tra i due.
<< Non so Trevor >> concluse Stefan, interrompendo il silenzio tombale << Non so davvero cosa pensare! Insomma… potrebbe essere una cosa vera, come potrebbe non esserlo! >>.
Trevor annuì.
<< Lo so, non ne sono sicuro nemmeno io, infatti! Tuttavia, potrebbe essere una possibilità ed è prudente tenere Damon d’occhio e stare attenti a ciò che fa a Bonnie! Ti ricordo che se le succede qualcosa, non possiamo più sconfiggere Shinichi e Misao >>.
<< Sì, è vero… >> gli rispose Stefan, ancora una volta immerso nei suoi pensieri.
<< Ad esempio, adesso dov’è? >> gli chiese nuovamente Trevor, aggrottando le sopraciglia.
I due vampiri si guardarono negli occhi, pensando entrambi esattamente la stessa cosa.
Un quarto d’ora dopo Stefan si ritrovò tra gli alberi dell’Old Wood a tenere il passo del biondo.
Certo che era arrugginito! Avrebbe dovuto fare più movimento se voleva sopravvivere a Shinichi e Misao.
Avevano trovato facilmente Damon che era risultato essere in un bar.
Erano rimasti nascosti tutti il tempo della caccia anche se Stefan aveva insistito per andare a controllare che la sventurata ragazza che era capitata tra le braccia del fratello stesse bene, non senza andare contro l’opposizione di Trevor.
Dopodiché avevano seguito Damon che si era diretto all’Old Wood. Tuttavia, a causa della lentezza di Stefan nel muoversi, l’avevano perso di vista.
All’improvviso Stefan percepì una leggera ondata di potere, tipica di quando Damon s’irritava.
<< Trevor, è di là! >> disse al compagno, che si affrettò a seguirlo.
Nascondendosi dietro le frondose foglie di una quercia, Stefan vide il fratello intento a parlare con Shinichi e Misao molti metri più avanti.
Stefan si bloccò a guardare i tre, restando in stato di shock per qualche secondo. A vedere la faccia del minore dei Salvatore si sarebbe detto sorpreso, tuttavia Stefan era molto più che stupito.
Mentre il dubbio che le supposizioni di Trevor non fossero errate si insinuava dentro la sua mente, nel suo cuore sentiva che una sensazione che aveva avuto fin da quando era uscito dallo Shi No Shi riceveva una conferma: aveva fatto bene a non fidarsi completamente del fratello.
“Aspetta” pensò, tentando di calmare la delusione che stava affiorando e di non giungere a conclusioni affrettate.
In effetti tutto ciò che il vampiro vedeva era il fratello che parlava con i kitsune, ma di fatto non riusciva a sentire niente.
Se si fossero avvicinati di più sia Damon sia i kitsune li avrebbero senz’altro sentiti e, purtroppo, la dieta che faceva Stefan lo indeboliva anche per quanto riguardava l’udito.
<< Potremmo provare ad avvicinarci ancora un po’… Da qui non si sente niente >> gli disse il suo compagno.
Stefan scosse la testa sovrappensiero.
<< No, ci sentirebbero. E’ meglio andarsene ora >> pronuncio quelle frasi quasi come fossero un ordine che Trevor, silenziosamente, svolse.
Quando furono davanti al pensionato, Stefan bloccò Trevor per un braccio.
<< E’ meglio che nessuno del gruppo sappia niente. Dobbiamo mantenere la calma. Tuttavia, dobbiamo saperne di più su questa storia >> gli disse, più a se stesso che al compagno.
<< E come? >>
<< Lo terremo sotto controllo e ci assicureremo che non faccia male a nessuno di noi… >>.
Trevor lo guardò per qualche secondo, poi dopo avergli fatto un cenno d’intesa lasciò Stefan immerso nei suoi pensieri.
 
 
 
Bonnie salutò con un bacio Matt e chiuse la porta di casa, dando tre mandate di chiave.
Inutile dire che le ricerche con Elena, Matt e Meredith erano state a dir poco inutili.
Avevano controllato e ricontrollato tutti i Grimori, i fogli e le informazioni riguardanti i Kitsune, eppure qualsiasi informazione su quell’oggetto sembrava essere scomparsa!
Avevano concluso col dire che, probabilmente, l’oggetto non apparteneva ai kitsune e per ciò non vi era nessuna informazione riguardante questo.
Bonnie mangiò in fretta un uovo al tegamino e, dopodiché, salì in camera sua.
Sbuffando per la stanchezza si sdraiò sul letto, mettendo le braccia sotto i cuscini.
Lo sguardo le cadde sull’oggettino kitsune, che era rimasto a casa sua per quella notte.
Lo afferrò e prese a osservare di nuovo quella strana fessura verticale presente sulla superficie dell’oggetto, quando lo sguardo le cadde sulla collana di Trevor che si trovava sul comodino.
Aggrottando le sopraciglia, si allungò per prendere il ciondolo prezioso e lo osservò nuovamente, ponendolo vicino all’oggetto rubato a Misao.
<< Ma guarda un po’… >> mormorò << chissà se… >>.
Presa dalla curiosità, infilò il ciondolo dentro la fessura dell’oggetto kitsune: c’entrava perfettamente!
<< Wow! >> esclamò eccitata la rossa, dandosi della stupida per il modo in cui aveva iniziato a sorridere.
“Sì, ma ora?”.
Rimase a fissare il ciondolo, che sporgeva per metà dalla fessura dell’oggetto, aspettando che succedesse qualcosa.
Poi sentì la stessa sensazione che le aveva detto di infilare il ciondolo nella fessura, suggerirle di girarlo.
Con il pollice tremante, tastò il bordo seghettato del ciondolo e prese a girarlo in senso orario.
Sentì dentro l’oggettino il rumore di un meccanismo, come se si stesse caricando. Dopo vari strani rumori, il coperchio dell’oggetto scattò, facendo sobbalzare Bonnie sorpresa, che lo lanciò per la paura dall’altra parte del letto.
Subito una melodia dolce e nel contempo triste si espanse per la camera, rompendo il silenzio che regnava nella casa da quando Elena e gli altri se n’erano andati.
La musica era molto bella e, mentre suonava, da quello che doveva essere un carillon era emersa una piccola rosa in miniatura, ricoperta da piccoli diamanti neri.
Bonnie, ancora tremante, riprese in mano il carillon, osservandone l’interno più da vicino.
La rosa era appoggiata su una base dorata, ornata con delle incisioni dalle linee soavi, che sembrava quasi essere uno specchio.
Mentre la musica suonava, la rosa girava.
Bonnie osservò l’interno del coperchio: era color rosso rubino e, al centro, erano incise in oro due lettere ampiamente decorate:
E.V.
<< E. V…? >> Bonnie sentiva di aver già vissuto quella situazione o meglio, di aver già sentito queste due lettere.
Presa com’era nell’osservare il carillon, sobbalzò quando la luce si spense.
Bonnie sentì il cuore a mille.
“Oh, smetti di fare la fifona!E’ solo saltata la luce… ora i vicini la rimettono!” si rimproverò mentalmente, cosa che ultimamente faceva spesso.
Lasciando che il carillon continuasse a suonare, una volta appoggiato sul suo comodino, decise di aprire la finestra per fare entrare un po’ di luce lunare a illuminare la stanza mentre aspettava che la luce tornasse.
<< Devo smetterla di essere così! >> si rimproverò mentre apriva la finestra.
Quando si girò, trattenne un grido di paura.
“Okay, Bonnie, adesso basta!E’ tutto un frutto della tua immaginazione” tentò di calmarsi, con scarsi risultati.
Per un momento, infatti, le era sembrato di aver visto una ragazza vestita di bianco che la fissava, seduta sul suo letto.
Bonnie andò verso il comodino, per chiudere il carillon e iniziò a tremare violentemente.
“D-dov’è?”.
Bonnie chiuse gli occhi terrorizzata.
Se la ragazza era un frutto della sua immaginazione, allora il carillon che fine aveva fatto?
Bonnie sentì la dolce melodia che suonava… sempre più vicina… alle sue spalle.
Afferrò la lampada che era sul suo comodino e con tutto il coraggio che aveva si girò, brandendola come arma.
Quando davanti si trovò una ragazza, sentì le ginocchia cederle.
Dire che era bella sarebbe stato un eufemismo.
Dai lineamenti dolci, un viso ovale dalla carnagione pallida che faceva contrasto con i capelli rosso fragola, lunghi e ricci, che le ricadevano sulle spalle con una cascata di boccoli.
Gli occhi erano, da ciò che poteva vedere al buio, di un colore molto chiaro, quasi elettrico.
Il vestito bianco era appena visibile con la fioca luce lunare, tuttavia sembrava essere sporco di terra e i bordi erano stati strappati violentemente.
La ragazza guardava il carillon, come ipnotizzata e immersa nei suoi pensieri.
Quando un tonfo riecheggiò per la stanza, Bonnie capì di essere caduta per terra e di essersi rifugiata a un angolo della stanza, lontana dalla spettrale figura.
Lo stesso botto secco sembrò ridestare la ragazza che posò gli occhi su Bonnie, sorridendole dolcemente.
Alla strega sembrò di vedere una stella passare negli occhi della ragazza.
All’improvviso senti il corpo irrigidirsi e si sentì scossa da delle convulsioni, il respiro le mancava e la vista iniziava a oscurarsi.
Bonnie chiuse gli occhi terrorizzata e quando sentì che il corpo aveva smesso di essere fuori dal suo controllo e che il respiro era tornato, ebbe il coraggio di aprirli.
Una brezza leggera le soffiò sul volto.
Bonnie si guardò intorno meravigliata: non si trovava nella sua camera e non era più seduta.
Probabilmente era su un ponte dato che, affacciandosi da muretto che aveva davanti, si poteva vedere un fiume scorrere.
Lungo il ponte vi erano dei negozi… no, non erano semplici negozi ma delle gioiellerie, tantissime gioiellerie.
Guardò meglio il paesaggio e riuscì a scorgere in lontananza, tra i miliardi di tetti variopinti, una grossa cupola, probabilmente appartenente a qualche basilica, emergere imponente.
Doveva di sicuro essersi addormentata o essere svenuta, perché quel posto era meraviglioso.
Una risata cristallina alle sue spalle la fece sobbalzare e girarsi spaventata.
<< Ti ricordo che sei una strega e ora stai diventando potente >>.
Bonnie costatò con terrore che la ragazza seduta in modo elegante su di una panchina era la stessa che aveva visto nella propria camera… e teneva ancora in mano il carillon che aveva smesso di suonare.
Bonnie indietreggiò terrorizzata, inciampando e tenendo gli occhi fissi sul carillon.
La ragazza, che prima aveva un’espressione serena, sorrise tristemente, lasciando trasparire il tormento che provava all’interno.
<< Bonnie… Non devi avere paura di me >> le disse con un tono di voce così dolce e allo stesso tempo triste che Bonnie si sentì sciogliere il cuore.
Quella creatura così bella era sola, completamente sola e infelice. Bonnie poteva sentirlo.
<< Chi sei? >> domandò decisa, sentendo tutta la paura scomparire pian piano.
<< Non è importante chi io sia, l’importante è ciò che sei tu, Bonnie. Lo sai vero, che hai un potere molto grande? Sei una McCullough! >>.
Bonnie aggrottò le sopracciglia e si guardò intorno.
<< Non è meraviglioso? Io ho passato molto tempo in questo luogo… Eppure è così cambiato che stento a riconoscerlo! >> disse lei, la voce era nostalgica.
<< S-sto sognando? >>.
La ragazza la guardò sorpresa e con una buffa smorfia d’indignazione stampata sul volto, che metteva nella strega una sensazione di benessere.
<< Ovviamente no! Tu sei in trans, Bonnie! >> rispose questa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<< M-ma io non ho voluto andare in trans! >>
<< Oh, nemmeno io! Ci sarà di sicuro qualcun altro che voleva che tu andassi in trans >> ribatté tranquillamente la ragazza.
<< Cosa ci facevi in camera mia? Chi sei? Cosa vuoi? >> Domandò in preda a un attacco di panico, nonostante in quel luogo si sentisse stranamente al sicuro.
La ragazza sorrise, scuotendo la testa e pettinandosi con le dita i boccoli rossi fragola.
Questa ignorò palesemente le domande della strega e iniziò a cantare con voce armoniosa la stessa melodia del carillon.
<< E’ Firenze. Io vivevo qui… Non è bellissima? >> smise di cantare, guardandola interrogativa: sembrava davvero curiosa di sapere l’opinione di Bonnie.
Poi, improvvisamente, tutto cambio.
Il cielo iniziò a tingersi di rosso e, in contemporanea, tutto ciò che era intorno a Bonnie iniziò a scurirsi.
La ragazza si alzò e si avvicino a Bonnie che aveva ripreso a tremare.
<< Che sciocca che sono! Dimentico sempre di non essere libera… Non abbiamo molto tempo! Bonnie, ascoltami bene: Non fidarti! Non fidarti di quello che diranno o di quello che accadrà. Niente è come sembra! >>.
Bonnie rimase sbalordita dalla disperazione con cui la rossa continuava a dire “Non fidarti” e piangeva. Tutta la serenità e l’allegria che avevano caratterizzato quella figura sembravano essere scomparsi.
Quando il cielo si tinse completamente di rosso, la ragazza si accasciò per terra, piangendo ancora più sconvolta.
<< Bonnie, aiutami! Aiutaci tutti! >>
La strega era sconvolta, ciononostante riuscì a domandare:
<< Diranno chi? >>
<< I-io non posso dirlo! >> sembrava stesse soffrendo fisicamente.
La ragazza si alzò in piedi, era terrorizzata e tremava da capo a piedi.
Iniziò a correre, seguita da Bonnie che non riusciva, non voleva lasciare quella ragazza lì da sola.
Più correva più il paesaggio iniziò a cambiare, finché non si ritrovò tra la riconoscibile vegetazione dell’Old Wood.
Bonnie si fermò: aveva perso la ragazza e sentiva le forze venirle meno.
Cadde a terra e poco prima di addormentarsi da quel sonno indetto dalla fine della trans, sentì un sussurro risponderle all’orecchio:
<< Tutti, Bonnie. Diffida di tutti. >>
 
 
Bonnie si alzò di scatto e quasi gridò per la paura.
Se la trans era iniziata nella sua camera, perché si trovava in mezzo all’Old Wood?
La strega si guardò intorno con sguardo perso.
“Dove diamine sono?” domandò a se stessa, in preda al panico.
Si alzò e, dopo essersi tolta un po’ di terriccio dal semplice e comodo vestitino nero che indossava, si guardò nuovamente intorno.
Dire che era scossa era un attenuazione.
Non solo non aveva capito il senso di quella trans, non voluta né da lei né dalla ragazza, ma non riusciva a non pensare alle parole che questa le aveva detto.
Sembrava davvero disperata. E poi, cos’era successo? Perché quel sogno si era trasformato in un incubo? E soprattutto, chi era quella ragazza? Un fantasma?
Bonnie si sentiva esausta.
“Ci penserò domani” si disse, pensando immediatamente al suo letto comodo.
Poi si guardò nuovamente intorno, tentando di capire dove fosse una possibile uscita da quel posto e si accorse di avere in mano il carillon con il ciondolo ancora infilato.
Anche se la tentazione di lasciare quegli oggetti nella foresta era forte, se li mise al sicuro in tasta.
Improvvisamente, un rumore dietro di lei la fece sobbalzare e iniziò a tremare di paura, facendole realizzare finalmente in quale posto si trovasse.
“Sei in una foresta” pensò, indietreggiando nella direzione opposta a quella del rumore, “sarà un qualche animale. Dopotutto, nell’Old Wood ci sono scoiattoli, lepri, conigli, malach, kitsune…”. Tentativo di calmarsi? Miseramente fallito.
Un secondo rumore la mandò totalmente nel panico e Bonnie iniziò a correre spaventata, senza sapere dove stesse andando e senza voltarsi indietro.
Sentì i rovi e i vari rami degli arbusti graffiarle le braccia e le gambe scoperte, poi senti il bruciore di una piccola ferita, provocata da un rovo.
Continuò a correre per chissà quando, mentre piangeva terrorizzata.
Proprio mentre le forze le mancavano andò a sbattere contro qualcosa di duro, che le impedì di cadere.
 
 
 
Damon stava andando verso casa McCullogh con passo deciso, quando sentì dei movimenti sospetti provenire alla sua destra, parecchi metri più in là.
Pensando che fossero i kitsune, con molta lentezza andò verso quel punto.
Riusciva distintamente a sentire dei passi veloci e un respiro ansimante, come se qualcuno stesse correndo e, chiunque fosse, lo stava facendo verso di lui.
“Ma che diamine fanno?Ora i demoni giocano ad acchiapparella?” si chiese sconcertato, immaginandosi l’esilarante scena di Misao che rincorreva Shinichi che, a sua volta, tentava di fare tana.
Poiché il rumore si stava avvicinando, rimase fermo ad aspettare, pronto a difendersi. Tuttavia ciò che lo investì (letteralmente) non si avvicinava nemmeno un po’ a quello che aveva immaginato.
Sentì, infatti, qualcuno che gli sbatteva contro, rimbalzando: sarebbe caduto se Damon non avesse afferrato la misteriosa figura per le braccia.
Quando indugiò curioso sul volto della creaturina che si trovava tra le braccia, rimase sconcertato.
Bonnie lo guardò con gli occhioni da cerbiatto completamente persi, terrorizzati e solo dopo alcuni secondi sembrò riconoscerlo.
Allora tutta tremante gli mise le mani al collo, abbracciandolo e lasciandolo spiazzato.
Gli venne spontaneo irrigidirsi: insomma, nessuno lo abbracciava se non era lui a volerlo!
Stava pensando di scansare la rossa, ma le sue braccia non ubbidirono al comando e si strinsero attorno a quel fragile corpicino con decisione.
Damon sentiva addosso a sé tutto il corpo della ragazza.
Poteva chiudere gli occhi e immaginare ogni centimetro di pelle color avorio, ogni dettaglio, ogni neo, ogni curva…
Riusciva a sentire le lacrime che cadevano sulle gote della ragazza bagnargli la camicia nera. Riusciva a percepire, senza nemmeno leggere la mente di Bonnie, tutte le sue emozioni di paura, angoscia e sollievo per aver trovato… protezione?
Lui che proteggeva qualcuno…?
Improvvisamente un odore attirò la sua attenzione: sangue.
Sentì i canini pulsargli e allungarsi a causa dell’odore di quel dolce nettare.
Era strano, il sangue di Bonnie era incredibilmente dolce e l’aroma attorno a lei era forte a causa dell’adrenalina che aveva in corpo.
Chissà se il suo sangue sapeva davvero di fragola…
“No!” si ordinò mentalmente, allontanando ogni proposito di fare della Streghetta il suo spuntino di mezzanotte.
Delicatamente, la scostò in modo da poterla vedere in volto.
Gli occhi erano lucidi e arrossati per il pianto, così come le sue guance.
Notò immediatamente che aveva lo zigomo destro ferito, o meglio graffiato, da dove usciva poco sangue.
I capelli erano arruffati e Damon riusciva a vedere pezzetti di foglie o ramoscelli incastrati tra i boccoli color rubino.
L’espressione che la ragazza aveva stampata in volto lo fece sorridere: sembrava una bambina, aveva un’espressione così ingenua…
<< Buonasera anche a te, Uccellino >> la salutò con affettuoso sarcasmo.
Bonnie deglutì, guardandosi indietro.
<< Qualcosa mi stava inseguendo >> mormorò a mo’ di giustificazione.
<< E cosa ti stava inseguendo? >> sorrise sghembo, sempre più divertito.
Bonnie ci pensò un po’ su.
<< Non lo so… >> ammise, “un rumore” pensò.
<< E quindi tu scappavi terrorizzata da un… rumore? >>, trattenne una risata, << E dimmi un po’, cosa ci facevi a quest’ora tarda nel cuore dell’Old Wood? Non lo sapevi che è un posto pericoloso per una fanciulla come te? >>.
Bonnie fece per rispondere, ma poi si bloccò.
Fece una smorfietta indignata, probabilmente perché lui la stava prendendo in giro: quella smorfia l’aveva vista parecchie volte, soprattutto quando spendeva il suo tempo da umano con lei, e doveva dire che la trovava adorabile.
<< Puoi… >> Il suo disagio era palese.
<< Sì? >> la incitò: quella situazione lo divertiva da morire.
<< Potresti… ehm… >>
<< Basta chiedere >> la prese in giro.
<< Ecco… Puoi riportarmi a casa? >> lo guardò l’espressione più dolce che avesse mai visto sul volto di un essere umano.
Damon sorrise, soddisfatto, e si avvicinò fino a distarle una decina di centimetri.
Immediatamente sentì il suo cuore iniziare a battere frenetico, mentre lui era totalmente concentrato sulla sua mano, che le stava carezzando il braccio con delicatezza.
<< Sì potrei farlo… Ma, >> la guardò. << cosa mi dai in cambio? >>.
La vide sbattere le palpebre, sorpresa e allo stesso tempo confusa.
<< S-stai scherzando spero… >> balbettò.
Damon alzò gli occhi al cielo e si stacco da lei, per andarsi ad appoggiare a una quercia vicina, incrociando le braccia e guardando la ragazza di sottecchi.
<< Mmm… vediamo, sei qui, in notte profonda, nel posto più pericoloso in cui tu possa stare e mi stai chiedendo di saltare la mia passeggiata notturna per accompagnarti a casa perché ti sei persa e non hai la più pallida idea di come tornarci, senza considerare che mi hai letteralmente investito… Mi dispiace, Streghetta, ma questa è un’occasione che non posso sprecare: no, non sto per niente scherzando >>.
Bonnie rimase spiazzata.
<< Oh accetti di restituirmi il favore o ti lascio qui, a goderti la notte nell’Old Wood >>
<< N-non lo faresti mai… Elena ti ucciderebbe! >>. Risposta sbagliata.
Damon alzò un sopracciglio e dopo averle augurato una buona nottata fece per andarsene, sapendo perfettamente che…
<< Aspetta! >>. Appunto.
Damon si voltò verso la rossa.
<< Cosa vuoi in cambio? >>.
Damon ci pensò su.
<< Beh, si vedrà… >>
Bonnie chiuse gli occhi, sospirando.
<< Portami a casa >>.
Damon sorrise: quella si prospettava essere una bella serata.
 
Ci misero quasi mezz’ora per arrivare a casa McCullough, colpa di Bonnie ovviamente.
Quella ragazzina, infatti, inciampava ogni secondo e Damon era costretto ad afferrarla in tempo se non voleva che si ferisse ulteriormente: se l’odore del suo sangue si fosse fatto appena più forte, non avrebbe più potuto resistere.
Ogni volta che la salvava da una dolorosa caduta, Bonnie arrossiva abbassando lo sguardo e borbottando dei ringraziamenti o delle scuse: era semplicemente deliziosa.
Inoltre, durante il tragitto, Damon aveva avuto modo di osservare bene quel corpicino, fasciato unicamente da un vestitino nero di cotone.
Il nero le donava davvero molto: metteva in risalto quella carnagione pallida.
Ogni volta che un raggio lunare la illuminava, Damon guardava avidamente ogni parte del suo corpo, scoprendo sempre di più, ogni particolare, ogni dettaglio.
Ad esempio aveva notato un piccolo neo dietro la spalla e una piccola cicatrice sul ginocchio sinistro, cose cui di solito non faceva caso…
Non aveva mai guardato in quel modo un corpo, nemmeno quello di Elena e ciò lo sorprendeva molto.
Quando arrivarono al portone, Bonnie tirò fuori, da sotto il tappeto, una chiave che usò per aprire la porta di casa.
Si girò, ringraziandolo e se la filò dentro l’abitazione.
Damon sorrise e in pochi secondi si trovò appoggiato alla parete della camera della Streghetta, giusto in tempo per vederla chiudere la porta e sospirare sollevata.
<< Bel tentativo, Uccellino. >>
Bonnie sobbalzò, nonostante non fosse per niente stupida.
Deglutì e riuscì a fatica a domandare:
<< C-cosa vuoi in cambio? >>.
Damon ignorò la sua domanda e le guardò le gambe.
<< Che ne dici di disinfettarti quei graffi? L’odore del sangue mi sta dando alla testa >>.
Bonnie sgranò gli occhi, ricordandosi che, in effetti, era ricoperta dalla testa ai piedi di graffi.
Annuì, dirigendosi in bagno, seguita da Damon che la afferro per il polso voltandola verso di sé e prendendole con una mano il volto.
Con una piccola spinta la fece sedere sul bordo della vasca.
<< Lascia stare il disinfettante, conosco un modo migliore per far richiudere delle ferite >> osservò attentamente il graffio che aveva sul volto, cercando di decidere sul da farsi.
Il sangue che usciva da tutti i graffi era davvero poco, probabilmente non ne avrebbe sentito nemmeno il sapore, lo stava facendo per guarirla…
E poi gli doveva un favore, no?
Quando avvicinò il suo volto a una spalla scoperta, dove vi era un piccolo graffio, la sentì sussultare spaventata.
<< Uccellino, mi sto solo prendendo cura di te… E poi mi devi un favore >> le ricordò.
Bonnie non rispose, tuttavia rimase rigida.
Damon continuò, avvicinando le proprie labbra al graffietto.
La pelle di Bonnie era fredda e in pochi secondi un odore intenso di fragole e frutti di bosco lo investì, inebriandogli i sensi: com’era possibile che il profumo di quella ragazzina gli facesse sempre quell’effetto?
Bonnie ora tratteneva il respiro, si aspettava che Damon perdesse il controllo e la azzannasse… davvero credeva che lui le avrebbe potuto fare del male?
“Ma gliel’hai fatto…” gli rammentò una vocina.
No, quella non era stata colpa sua, ne era sicuro. Lui aveva guardato l’anello, si era fatto un immagine e poi per qualche inspiegabile motivo aveva perso il controllo… Aspetta, l’anello?
Ma certo, lui aveva guardato l’anello e aveva sentito un irrefrenabile istinto di far del male alla Streghetta.
“E l’anello l’aveva preso…”
Damon non fece in tempo a concludere il suo pensiero, che un sapore dolciastro gli invase la bocca: gli era arrivato il sangue della ragazza sulla lingua e questo bastò a far scomparire tutto il resto.
Era la prima volta che lo assaggiava, non aveva mai avuto il coraggio di prendere del sangue dalla rossa perché gli era sempre sembrato come se fosse una… una profanazione di quel corpo così puro, così innocente.
Quel dolce nettare era talmente poco che nemmeno gli bagnava le labbra.
Non avrebbe dovuto sentirne il sapore, eppure questo era inconfondibile: quella era la cosa più buona che avesse mai assaggiato.
Si ritrovò a sorridere quando si accorse che sapeva di fragole… chi l’avrebbe mai detto? Eppure lui l’aveva sempre saputo: l’odore intrinseco del corpo di Bonnie era troppo forte, talmente intenso che anche gli umani erano in grado di percepirlo.
 E poi notò che non era mai stato profanato… se qualcun altro l’avesse assaggiato Damon sarebbe stato in grado di sentirlo.
Allora Trevor aveva mentito: Bonnie non aveva donato il proprio sangue a nessuno.
Damon sentì una sensazione di sollievo pervadergli il petto: almeno un dubbio che lo angosciava dalla conversazione con l’Ossigenato era stato risolto e smentito. Forse non aveva mentito solo su quello.
Poi si accorse di un’altra cosa: perché se non aveva mai assaggiato il sangue della ragazza, in esso c’era qualcosa di molto familiare?
Quel sangue aveva un non so che di suo.
Damon si ricordò che quando un vampiro dà il proprio sangue a un umano, questo lo manterrà sempre nel proprio corpo e l’umano in questione sarà sempre legato al vampiro. Questo era il motivo per cui i vampiri non donavano mai il proprio sangue, se non per scopi secondari o per…
Fu come un flash, un’immagine momentanea che si creò nella mente del moro.
C’era lui, inginocchiato vicino a una vasca dove dentro c’era Bonnie in pessime condizioni di vita. Lui gli stava dando il proprio sangue.*
Damon aggrottò le sopracciglia: ma una cosa del genere non era mai successa! Damon non aveva dato il proprio sangue a nessuno e lo avrebbe dato solo al suo Angelo… o forse no?
“A qualcuno è stata cancellata la memoria… Shinichi ha detto così…” si ricordò.
E se fosse lui? No, non era possibile.
E poi a quale scopo gli avrebbe mai cancellato ricordi come quello?
Quando sentì il graffietto chiudersi sotto le sue labbra si staccò, salendo su per il collo della ragazza, respirando il suo profumo, sentendo il sangue scorrere sotto la sua pelle.
Chissà come sarebbe stato azzannarle la giugulare, bere tutto quel nettare.
Eppure non era questo ciò che Damon voleva: stranamente non gli interessava solo il sangue.
Era la pelle di Bonnie, quel suo profumo, quei capelli color fuoco, quegli occhi di un nocciola così liquido: questo voleva e non riusciva ad ammetterlo.
Voleva completamente quella ragazzina, no!, quella donna.
Salì, fino a guardarla in volto per sorridere compiaciuto: probabilmente Bonnie non era mai arrossita così violentemente.
Guardava con timore ogni movimento del vampiro e questa volta non per paura di essere azzannata.
Damon si rese conto del disagio che provava la rossa e se ne compiacque ancora di più quando curò il graffio che aveva su uno zigomo e notò che la pelle non era fresca, bensì molto calda.
Rise.
<< Uccellino, non smetterò mai di farti questo effetto, eh? >> le sorrise sghembo.
Lei per risposta arrossì (se possibile) ulteriormente, mettendo su un broncio di ribellione sicuramente delizioso.
Damon sapeva che se non gli fosse stata debitrice a quest’ora la ragazza sarebbe scappata a gambe levate, protestando per i gesti del vampiro e lottando contro i suoi sentimenti. Tuttavia, essendo probabilmente l’umana più onesta presente sulla faccia della terra, doveva mantenere la sua parola e di questo Damon se ne stava approfittando.
<< Damon Salvatore, sei davvero uno >> gli rispose, l’unica cosa che poteva fare.
Damon la zittì, mettendole due dita sulle labbra e avvicinandosi a queste.
<< Attenta a come parli Streghetta: quando mi arrabbio non rispondo delle mie azioni… >> le disse con tono volutamente malizioso.
La vide sgranare gli occhi e sentirla pensare che lui fosse troppo vicino.
<< Forse è meglio che usi il disinfettante, sai? Non vorrei procurarti ulteriore imbarazzo… >> le disse allontanandosi e dirigendosi verso la porta.
Poi si girò a guardarla.
<< Il bacio della buonanotte non me lo dai? >> la derise, con tono beffardo.
<< Va all’inferno Damon! >>
<< Ci andremo insieme, Uccellino… Ci andremo insieme… >>.
E uscì da casa McCullough, sorridendo veramente soddisfatto: quello era Damon Salvatore.
 
 
*Angolo Autrice*
 
*Mi riferisco alla scena della vasca, la preferita di tutte noi Donnie, dove Damon salva Bonnie dagli alberi di Shinichi e Misao e per salvarla le dona il proprio sangue, sentendo affiorare dei sentimenti per la ragazza.
 
 
Hola bella gente.
Non posso credere di essere riuscita ad aggiornare!
Sì, lo ammetto, sono davvero in ritardo, però mi capirete: Vacanze!
Allora, comunico che fino a ora andavo avanti a ispirazione. Mi spiego. Sapevo l’inizio della storia, come sviluppare i personaggi e la fine, ma non avevo la più pallida idea di come arrivarci! Questa era una delle cause dei miei ritardi.
Tuttavia, a inizio estate ho fatto una scaletta e quindi so già cosa scrivere in ogni capitolo. Beh, era solo per informarvi ;)
Dunque, parliamo del capitolo.
Penso di aver tirato fuori un obbrobrio perché l’ho scritto a tratti a causa delle vacanze e, a volte, passavano settimane da un tratto a un altro. Fatemi sapere cosa ne pensate e spero di non avervi deluso.
Anche in questo capitolo succedono molte cose, come avrete notato e dovete abituarvi perché da ora in poi sarà così: i capitoli tranquilli sono ufficialmente conclusi e le cose iniziano ad animarsi e a farsi serie.
Vi sono vari punti chiave.
 

  1. DAMON E BONNIE. Essendo una storia Donnie, parliamo prima di loro. Dunque, finalmente i sentimenti di Damon iniziano ad affiorare e lo lasciano alquanto spiazzato. Possiamo dire che questo è il capitolo chiave che dà il via allo sviluppo dei suoi sentimenti. Infatti ha capito molte cose: in primis, Trevor non ha preso il sangue di Bonnie (però ancora non sa che non ci è andato a letto), inoltre ha scoperto che non vuole il sangue della ragazza, bensì il suo corpo. Una situazione strana per un vampiro no? E la spiegazione noi Donnie la sappiamo bene, mentre Damon pian piano ci sta arrivando, nonostante ammettere i propri sentimenti gli costi molto.

  2. RICORDI CANCELLATI. Spero che siate arrivati tutti a capire a chi abbiano cancellato la memoria i kitsune: proprio Damon! La domanda è, perché gli hanno cancellato tutti i momenti con Bonnie in cui scopriva di provare qualcosa per questa? E poi, Damon ricorderà mai? Per il momento, inizia ad avere il dubbio che le abbia dato il proprio sangue e che ci sia qualcosa con Bonnie che non ricorda.

  3. CARILLON, ELISE E TRANS: E qui arriviamo nel vivo del problema. I kitsune hanno nuovamente ipnotizzato Sage dandogli un carillon che, evidentemente, è molto importante nella storia di Elise: Trevor sarà davvero infuriato e il fatto che Bonnie abbia il ciondolo, che non è altro che la chiave per aprire questo carillon, è un bel pericolo per la sua copertura: Bonnie non è mica tanto stupida, riesce a fare dei collegamenti!  Elise inoltre tenta di dare un messaggio a Bonnie, di aiutarla. Ma chi ha voluto la trans? Chissà XD in ogni caso, la trans non finisce affatto bene. Inoltre, quel carillon cos’è? Cosa significa? E poi… Firenze? Bah (Sì, tento di infilarvi dei dubbi in testa)

  4. DUBBI E FALSI DUBBI: A quanto pare i nostri cattivoni si stanno muovendo per isolare Damon. Trevor è stato molto abile a far venire il dubbio a Stefan… chissà se questo gli crederà veramente, alla fine. Mentre Shinichi e Misao a che gioco stanno giocando? Per quale motivo stanno facendo sospettare Damon di una loro alleanza con Trevor? Rientra nei loro piani? E Damon, scoprirà la verità?

 
Beh, penso di avervi detto tutto.
Grazie mille per le fantastiche recensioni e per chi mi segue anche solo silenziosamente. Sono contenta che vi piaccia la mia ff e grazie per farmi continuare con passione questa storia!
Un Bacio a tutti, ci vediamo presto (Spero almeno… ora ho la scaletta!!)
 
Amily

   
 
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