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Autore: Whatadaph    30/08/2011    5 recensioni
Dominique Weasley ha diciassette anni, una media impeccabile e una vita apparentemente perfetta - nonostante ci siano troppi cugini di mezzo, una sorella ingombrante e centinaia di studenti che sono a conoscenza di ogni dettaglio della sua esistenza. Ha anche una migliore amica scomparsa, un ragazzo con la testa da un'altra parte e troppi segreti da nascondere.
Una Nuova Generazione piena di squallore e frivolezze, che dovrà pezzo per pezzo recuperare ciò che ha perduto.
Ispirato a Gossip Girl. Dal secondo capitolo:
Dominique Weasley si guardò allo specchio. Come sempre, non poté fare a meno di contrapporre la propria immagine a quella della sorella. [...] I capelli di Victoire sembravano brillare di luce propria, i suoi occhi violetti facevano sembrare banale il grigio di quelli di Dominique, la sua pelle era perfetta e priva di macchie. Victoire era più alta, più magra, più bella. Il ritratto della madre, l’orgoglio del padre, la ragazza di Teddy. Spostò una ciocca di capelli, si passò una mano sulla pancia. Si sentiva nauseata.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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The Malfoy’s Tale

Scorpius Malfoy era di umore nero. Dopo aver atteso Lucy per oltre mezz’ora, gli era parso evidente che non si sarebbe presentata, e si era recato alla festa più arrabbiato e ferito che mai.
Sono stato un idiota.
Adesso si trovava accanto al mobile bar semicircolare scelto da Dominique, apprestandosi a bere un Whisky Incendiario - al quale erano preceduti un paio di quei cocktails babbani alla frutta -. Attorno a lui voci e passi si confondevano con la musica, l’aria era pervasa da un aroma di fiori, alcool e profumi femminili, sulla pista da ballo non riusciva a distinguere un corpo dall’altro. Sentiva la testa girargli appena, e l’animo ribollire.
Non avrei mai dovuto invitarla a questo stupido party, sono stato un idiota.
Lei era così quieta, divertente. Così diversa. Aveva un animo limpido, buono, incredibilmente lontano dal fuoco d’artificio che era Grace e da quella fredda gemma che era Dominique. Lucy era come un mucchietto di rosse braci: ardeva piano, ma riscaldava con dovizia.
Sì, era stato decisamente un idiota a pensare di portarla lì, in quel covo di falsità. Lei che era così vera.
“Non starai esagerando col bere?” disse una voce femminile.
Grace?
Lo guardò con serenità, Grace Zabini, nel modo in cui si guarda un vecchio amico. Gli tolse delicatamente il bicchiere dalle mani, sorridendo materna. Scorpius la lasciò fare, docile. Qualcosa parve poi attirare l’attenzione della ragazza, poiché si distolse da lui e si allontanò in fretta.
Scorpius ricordava di averla amata, un tempo, ma il fatto che se ne fosse andata non lo ferì, perchè non l’amava più. Ancora una volta, si chiese perchè Lucy non fosse venuta, e si convinse di averne la colpa.
“Scorpius?”
Voltandosi verso la voce che l’aveva chiamato - e che era giunta stranamente fievole alle sue orecchie -, riconobbe i folti capelli color sabbia di Jackie Finigann, che gli porgeva un bicchiere.
Automaticamente, lo portò alle labbra.
“Sei tutto solo, Scorpius...” osservò in tono infantile la ragazza.
Il giovane Malfoy, irritato, si limitò a scoccarle uno sguardo truce, concentrandosi nuovamente sul confuso vorticare di sagome in pista.
“Hai voglia di ballare?” tentò nuovamente Jackie, che aveva seguito la traiettoria del suo sguardo.
Lui scosse la testa, desiderando che se ne andasse. Che lo lasciasse solo con i suoi pensieri, alla taciturna cupezza che la sua tendenza al melodramma e l’alcool gli conferivano.
“Sei triste?”
“Sto benissimo” riuscì a mugugnare.
“Non sarà mica per quella piccola Grifondoro, voglio sperare”.
Scorpius si voltò di scatto.
“Lucy?” la interrogò, afferrandole il braccio “Sai qualcosa di Lucy?”
Jackie diede in un risolino falso.
“Non ci credo!” disse “Non dirmi che ti preoccupi per lei...”
Una gelida consapevolezza si fece strada in Scorpius.
“Sei stata tu!” ringhiò.
“Ma dai, Scorpius...” gli si avvicinò, sensuale “Posso farti compagnia io, se lo vuoi...”
Il ragazzo la allontanò bruscamente.
“Che cosa le hai fatto?” l’aggredì, infuriato.
“Non le ho fatto nulla, mi ha solo detto che non aveva voglia di venire alla festa...”
Scorpius era annebbiato dai fumi dell’alcool, ma una bugiarda la riconosceva ancora.
“Vattene!” intimò, fremente di rabbia.
Jackie desistette, irata, e si allontanò a grandi passi.
Scorpius si lasciò cadere sull’alto sgabello del bar, sentendosi decisamente a pezzi.
Scolò il MagiMartini in un sorso, e ordinò un altro Whisky.

Grace si stava annoiando. Dominique l’aveva abbandonata per conversare con alcune influenti conoscenze del professor Lumacorno, le tirapiedi le davano sui nervi e Albus era sparito nei meandri del castello con un paio di Corvonero. Individuò Scorpius vicino al bar, e vedendolo fin troppo brillo gli si apprestò.
“Non starai esagerando col bere?”
Il ragazzo levò il volto, guardandola per un istante. Con dolcezza, Grace gli tolse di mano il Whisky Incendiario. In quel momento, le parve di scorgere nella folla una familiare testa bruna e scompigliata.

“Bella festa, Regina...”
Dominique si voltò.
“Oh, sei tu...” disse in tono falsamente deluso a Jacob Greengrass, che le si era appena apprestato.
“Anche il tuo vestito è bello, Dominique. Lascia poco all’immaginazione”.
“Sei il solito maiale, Greengrass!” ribatté, acida.
Effettivamente, l’attillato abito nero che indossava era piuttosto corto rispetto ai suoi standard, e le lasciava scoperto un bel pezzo di schiena. Si allontanò da Jacob di qualche passo, sfiorando con le dita il lucido cerchietto verde - in tinta con le scarpe - che portava fra i biondi capelli sciolti, acconciati in morbidi boccoli. Quando il ragazzo la seguì, non ne fu affatto sorpresa.
“Davvero, Weasley,” insisté Jacob “Tenti di farti notare dal tuo ex-ragazzo?”
“Tento di farmi notare da chiunque tranne che da te, perciò lasciami in pace”.
Il ragazzo strinse gli occhi, sorridendo lievemente, senza dare segno di andarsene.
“Balliamo, Weasley?”
“Te lo puoi scordare...”
“Dominique, mia cara!” intervenne la voce tonante di Lumacorno, avvicinatosi ai due “Perchè mai rifiuti questo bel giovanotto?”
Si voltò, ingoiendo un moto di irritazione e trattenendosi dal rispondere bruscamente all’insegnante, cui rivolse un sorriso forzato.
“Dovrei finire la mia bevanda, prima, professore...” disse a mo di scusa, mostrando il drink babbano ancora a metà.
“A questo possiamo trovare una soluzione!” esclamò Jacob, togliendole il cocktail di mano “Alla tua!” disse, levando il bicchiere e vuotandolo rapidamente.
Lumacorno sorrise, compiaciuto, prima di allontanarsi. Suo malgrado, Dominique si avvicinò al ragazzo e lasciò che le mettesse le braccia intorno alla vita.
“Potrei ridurti a meno di una virgola sociale per quello che hai fatto” sibilò.
Jacob non parve neanche sfiorato dalle sue parole.
“Sai perchè quel drink babbano si chiama Mojito, Dominique?” le disse invece.
“Non me ne importa niente, forse?” ribatté, gelida.
Mojo in spagnolo significa Incantesimo,” le spiegò lui, imperturbabile “In realtà è stato un mago a inventarlo. E’ buono, vero?”
Dominique poteva percepire il lieve sentore di menta del Mojito nel fiato del ragazzo. Si liberò dalle sue braccia, infastidita.
“No, per niente!” mentì, allontanandolo.
“Hai già dimenticato quello che ha detto Lumacorno?” le fece notare Jacob “Dobbiamo ballare”.
“Lumacorno è andato via,” replicò, stizzita “E adesso me ne vado anche io!”
Si volse e si allontanò, seccata. Raggiunse il bar e ordinò un MagiMartini, giurando a sé stessa che mai più avrebbe bevuto qualcosa a base di menta, rum bianco o succo di lime.
“Quell’idiota ti infastidiva, Weasley?” disse una voce alle sue spalle.
Dominique rivolse uno sguardo sprezzante ad Adrian Goldstein, ritenendo senz’altro l’oliva che galleggiava nella coppetta da cocktails molto più interessante di lui. Il ragazzo ignorò l’occhiataccia e le si mise accanto, la schiena poggiata al bancone.
“Forse non hai capito che il mio invito aveva il solo scopo di umiliarti, Goldstein?” gli disse, acida.
Adrian fece finta di non aver sentito.
“Sei Caposcuola, Weasley. Avresti potuto togliergli qualche punto, se ti dava fastidio...”
“Non mi dava fastidio”.
“Allora perchè l’hai allontanato?”
“Non sono affari tuoi?”
Calò il silenzio. Dominique si guardò intorno, chiedendosi dove si fosse cacciata Grace.
“Allora anche le regine soffrono la solitudine, qualche volta?”
Accolse quasi con sollievo il tono sarcastico di Goldstein, il quale evidentemente aveva istinti di suicidio sociale, quella sera. E lei sentiva proprio il bisogno di qualcuno da torturare.
“Esatto, e qualche volta pensano che probabilmente staresti meglio dietro al bancone con gli elfi domestici. Ti si addice di più”.
“Se vuoi ti faccio un Mojito, basta chiedere” la prese in giro aspramente.
“Non mi parlare” intimò lei, irritata.
Ma perchè sono tutti così fissati con il Mojito? Alla prossima festa li proibirò.
Adrian la guardò.
“Buona idea. Non parliamo” convenne poi, cogliendola di sorpresa.
Incrociò le braccia e restò al suo fianco, in silenzio.

“James!”
Il ragazzo si volse, riconoscendo all’istante la voce che l’aveva appena chiamato. Grace era radiosa nel suo vaporoso abito bianco, con i capelli appena appuntati dietro la testa e un sorriso sulle labbra. Gli si apprestò. Quel giorno aveva messo delle scarpe col tacco - rosse, lucide, la punta arrotondata -, cosicché era alta quanto lui, e le belle gambe scoperte parevano ancora più slanciate.
Doveva essere un po’ brilla, avrebbe pensato James in seguito, poiché lo salutò con due bei baci sulle guance, entusiasta.
Doveva essere un po’ brillo anche lui, visto che, spinto da chissà quale impulso, ricambiò quel saluto con un abbraccio.
Ma Grace non aveva bevuto - come il bicchiere di Whisky Incendiario, ancora pieno fra le sue mani, dimostrava - e anche James doveva tutto sommato essere ancora abbastanza sobrio, dato che avrebbe saputo riesumare ogni dettaglio di quella stretta anche molti anni dopo. La schiena sottile ma sorprendentemente solida di Grace, il profumo dei suoi capelli, la percezione del sorriso di lei contro la propria spalla.
Albus non lo avrebbe di certo disconosciuto, decise. Non stasera.

Grace pensò che James le avesse letto nel pensiero quando si sentì stringere da lui, perchè non appena l’aveva visto, quella sera, si era figurata fra le sue braccia, e in un suo abbraccio sperava mentre lo baciava con gioia sulle guance. Si sentiva vagamente leggera, forse grazie al bicchiere di quel vino babbano con le bollicine che aveva preso prima.
“Non lo bevi?” le disse James, divertito, ancora cingendola alla vita con un braccio.
Grace seguì la traiettoria del suo sguardo, e si accorse di avere ancora fra le mani il Whisky Incendiario di Scorpius.
“Oh, no,” rise “Questo è di Scorpius Malfoy, gliel’ho preso perchè stava bevendo troppo. Io ho già bevuto dello champagne”.
Mollò il bicchiere in mano allo studente più vicino, prendendo poi il giovane Potter a braccetto.
“Mai stato nella terrazza, Jamie?” gli chiese, sorprendendo se stessa e lui per la familiarità con la quale aveva usato quel nomignolo.
“Lumacorno ha una terrazza!?”
James pareva stupito.
“Già! E’ sul tetto della torretta...”
L’ufficio del professor Lumacorno aveva sede nell’ala Nord del castello, in una torretta gemella a quella dell’insegnante di Incantesimi, dalla parte opposta dell’edificio. Grace condusse James su per una scala a chiocciola, e presto si trovarono sulla terrazza, dove la musica della festa giungeva attutita e alcuni studenti parlavano piano. Lo guardò, e gli sorrise ancora.

A James ogni cosa pareva spontanea, giusta, naturale. Quasi irreale, eppure tangibile e concreta. Concreta era Grace, talmente piena di vitalità ed energia che quasi lo abbagliava, così come lo era la fredda pietra del parapetto al quale la ragazza si poggiava, e la mano che adesso gli aveva posato sul braccio. Una mano affusolata, quella di Grace, ma non bella: le dita erano ossute, le unghie corte e deboli, benché smaltate con cura. Eppure, trovare qualcosa in lei che non fosse perfettamente bello la rese in qualche modo più vera, e ancora più splendida ai suoi occhi. James si rese conto di comprendere appieno i suoi difetti: la sua caparbietà, il suo egocentrismo, la sua fragilità; tuttavia li trovava affascinanti, e capiva quanto essi rendessero ancora più variegata e dolce la sua essenza.

Grace poteva vedere gli occhi scuri di James scrutarla attentamente, la sua espressione farsi pensierosa. Sorrise, pensando a come fin dall’inizio la genuinità del ragazzo e la sua estrema bontà l’avessero sorpresa, colpita. Ricordò anche il suo volto deluso e ferito quando aveva scoperto di lei e Scorpius, e desiderò di non vederlo più con quell’espressione. Le sarebbe piaciuto che lui la guardasse sempre, da adesso in poi, come la guardava ora: sereno, assorto sul viso di lei, con quella luce negli occhi cui Grace quasi aveva paura di dare un nome.
Qualcosa le suggerì che fosse giusto baciarlo. Stava per decidersi a farlo, quando una voce in preda all’ansia la distolse dal suo proposito.
“Grace, finalmente ti ho trovata! C’è bisogno di te, Scorpius sta molto male!”

“Potremmo metterlo qui...” sospirò Grace circa un’ora dopo, aiutando James a stendere Scorpius su di un divano, nella Sala Comune di Grifondoro “La pozione anti-sbornia gliela abbiamo data. Dormirà fino a domani mattina e l’unica conseguenza della serata per lui sarà un gran mal di testa”.
“La situazione non era poi tanto tragica, in fondo” osservò James, studiando i giochi di luce prodotti dal fuoco - che scoppiettava nel camino - sul volto di Grace.
“Già,” ammise lei, grattandosi il mento “Come al solito Viviana Davis ha fatto l’esagerata... Uffa, detesto le tirapiedi di Dominique... Sempre così melodrammatiche!”
James ridacchiò, divertito.
“Ti offendi se ti dico che anche tu spesso sei un tantino melodrammatica?” le disse.
Grace rise a propria volta.
“No che non mi offendo,” rispose “Anche perchè mi sa che hai un tantino ragione!”
Risero entrambi.
“Oh, che sonno!” sbadigliò poi la ragazza “Credo proprio che me ne andrò a dormire... Buonanotte, Jamie!”
Si avvicinò a lui, per poi sfiorargli il braccio, come aveva fatto prima in terrazza, mentre lo guardava, in attesa.
“Buonanotte” borbottò lui, impacciato.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, durante i quali l’espressione di Grace parve vacillare, ma poi la ragazza si ricompose e scompigliò i capelli di James, sorridendo. Si diresse verso la scala a chiocciola che portava ai dormitori femminili, ma prima di salire si voltò verso di lui.
“Sogni d’oro, James” disse, prima di sparire su per le scale.
Non appena se ne fu andata, il ragazzo si lasciò cadere su di una poltrona, prendendosi la testa fra le mani e dandosi dell’idiota.
Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa. Avrebbe dovuto sorriderle, carezzarle il viso, baciarla. Grace se lo aspettava, era evidente.
Questa volta Albus mi disconosce davvero...

I raggi del primo sole mattutino si affacciarono dispettosi alla finestra, e Scorpius si svegliò. Non appena ebbe aperto gli occhi, ebbe appena il tempo di rendersi conto che la luce era veramente troppa rispetto a quella cui era abituato, prima che un lancinante mal di testa lo sopraffacesse, costringendolo a serrare le palpebre. Le sbatté un paio di volte, cautamente, prima di riuscire a mettere a fuoco l’ambiente circostante. Non si era sbagliato nel constatare che la luce era troppa: aveva riconosciuto la Sala Comune dei Grifondoro - dove soleva venire a far visita ad Albus e, in passato, anche a Grace -. La stanza era stata riordinata durante la notte dagli elfi domestici, i quali probabilmente avevano anche avuto cura di coprirlo con la coperta che aveva addosso.
Ma come ci sono arrivato qui?
Lentamente, cominciarono a riaffiorare i ricordi della serata precedente. La festa, il Whisky Incendiario. Lucy che non c’era. Lucy che era stata ingannata. Lucy che probabilmente non l’avrebbe voluto più vedere, figurarsi uscire assieme a lui. Si massaggiò le tempie con le dita, assalito da un violento senso di nausea. Sembrava che il malessere fisico avesse deciso di accompagnarsi alla sofferenza dell’animo, quel giorno.
Scorpius udì uno scalpiccio improvviso, da qualche parte alle proprie spalle. A fatica si voltò.
Ai piedi della scala a chiocciola che - lo sapeva - conduceva ai dormitori femminili, una figuretta minuta lo stava osservando con serietà. Il suo cuore ebbe un balzo nel riconoscere i capelli castani e il cipiglio alla Weasley di Lucy.
“Lucy...”
Si sorprese nel sentire quanto rauca fosse la propria voce. Gli pareva di avere la gola foderata di carta vetrata.  
“Che cosa ci fai qui?” rispose Lucy a bassa voce, scrutandolo con attenzione.
Scorpius l’avrebbe ringraziata in ginocchio solo per avergli rivolto la parola, piuttosto che andarsene irata oppure rivolgergli uno sguardo accusatorio. Notò quanto il volto della ragazza fosse terreo e quanto lei apparisse abbattuta.
Anche se dopo la sbornia di ieri non voglio immaginare in quali condizioni si trovi la mia faccia.
“Ieri, la festa...” riuscì a sibilare - maledicendo le proprie corde vocali, che avevano deciso di tradirlo proprio adesso che tanto gli erano indispensabili per ottenere il perdono di Lucy - “Non so come...”
“Hai bevuto, vero?” lo interrogò lei, avvicinandosi al divano.
Scorpius si limitò ad annuire, guardando in basso.
“Che idiota”.
Il commento della ragazza lo fece trasalire per la sorpresa: solitamente Lucy era piuttosto compassata nel rapportarsi con lui e l’autoironia che Scorpius tanto apprezzava era del tutto adorabilmente involontaria. Levò lo sguardo verso di lei. Il mento le tremava appena. I suoi occhi erano lucidi.
“Lucy,” si affrettò a mormorare fiocamente “Non so cosa ti abbia detto Jackie, ma ti giuro che mentiva... Credimi, davvero, non so proprio...”
“Scorpius,” lo interruppe lei “Io ti credo”.
Il ragazzo non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo, mentre d’improvviso si sentiva leggero, incredibilmente leggero.
“Ma,” proseguì la Lucy - e bastò il tono in cui la congiunzione era stata pronunciata per far sgonfiare la gioia di Scorpius come un palloncino - “Ci ho pensato bene. E credo che Jackie Finigann abbia ragione. Non siamo fatti per stare insieme”.
Da che Scorpius la conosceva, era il discorso più lungo che Lucy mai gli avesse rivolto, ed ebbe per prima cosa il potere di farlo sentire malissimo.
Per seconda, quello di farlo arrabbiare moltissimo.
“Ascoltami,” tentò di esclamare, con un certo sforzo “Non devi dare retta alle cose che dicono Jackie e quelle altre stupide... Non devi dare peso a quello che si inventano!”
Lucy lo guardò dritto negli occhi, con sguardo spavaldo e sconfitto al tempo stesso.
“Sarà sempre così, Scorpius,” gli disse “Io non sono adatta a te. Non sono adatta al tuo mondo, non sono adatta a finire fra i messaggi di Gossip Witch... E neanche lo voglio!”
Queste ultime parole furono come una doccia gelida per Scorpius.
“Non mi vuoi?” le domandò, in tono neutro.
“Non è così!” ribatté Lucy in fretta “Te sì! Insomma... Non è che non voglio te, l’unica cosa che non...”
“E allora!?” emanò Scorpius, interrompendola “Che cosa ti importa di tutto il resto?”
“Io non...” cominciò Lucy, ma dovette tacere.
Scorpius aveva chiamato a raccolta tutte le proprie provate forze, e si era alzato in piedi. L’aveva presa per un braccio e tirata a sé, per poi baciarla prima che avesse il tempo di finire la frase.

L’ora di pranzo era da poco trascorsa, e buona parte degli studenti di Hogwarts si trovava nel parco a godersi il sole, che splendeva tiepido in quella limpida domenica di metà ottobre. Sulle rive del lago, sedevano Grace Zabini e Dominique Weasley. La prima era pigramente sdraiata fra l’erba, giocherellando con una ciocca dei propri capelli; la seconda invece sedeva  composta, scrivendo su di una pergamena che teneva sulle ginocchia.
“Mio cugino è sempre stato un tipo assurdo,” stava asserendo in tono saputo “Non vale la pena di preoccuparsi, credimi”.
Grace lanciò un’occhiata all’amica, la quale al momento pareva assai impegnata a stilare con cura il titolo del suo tema di Aritmanzia.
“Sei di conforto,” commentò quindi mestamente, ironica “Insomma, era un’occasione perfetta... L’unica spiegazione plausibile è che non mi volesse baciare”.
L’altra sospirò.
“Grace, stai dicendo delle cose assolutamente prive di senso,” disse “Quando mai un ragazzo potrebbe non volerti baciare!”
“Ma...”
“Adesso calmati, G.,” tagliò corto Dominique “Smettila di rimuginarci su e fai qualcosa di costruttivo”.
Grace sbuffò. Era evidente che l’amica avesse qualcosa che non andava, giacché era tutto il giorno che l’ascoltava a malapena e appariva persa in tutt’altri pensieri - cosa insolita per la Regina D., che raramente mostrava disattenzione -. La giovane Zabini decise che ne sarebbe venuta a capo, in un modo o nell’altro.
“Che cos’hai, Dom?” la interrogò, scrutandola con aria indagatrice.
“Io?” - Dominique finse sorpresa - “Niente, assolutamente niente”.
“Sicura?” insisté, poco convinta.
La Weasley sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Sto benissimo,” replicò in tono scocciato “E per quanto riguarda James, parlane direttamente con lui. E’ lì, lo vedi?”
Indicò con un cenno del mento due ragazzi, che sostavano lontano, all’ombra di un grosso faggio: James e Albus Potter sembravano star discutendo, difficili da distinguere a quella distanza.
Grace guardò Dominique, la quale le rivolse un sincero sorriso di incoraggiamento, prima di dedicarsi di nuovo al suo tema. Si alzò, si tolse qualche filo d’erba che le era rimasto fra i capelli e si avviò alla volta del faggio. Durante il suo avvicinarsi, James la vide e la salutò con la mano, esitante. Grace ricambiò il saluto, sorridendo.
Quando Grace ebbe raggiunto i due ragazzi, Albus le rivolse un ghigno malandrino e diede una pacca sulla spalla del fratello maggiore, prima di allontanarsi. Una volta che furono rimasti soli, James non aprì bocca: sembrava trovare estremamente interessante il baluginio del sole sulle lievi onde del lago.
“Jamie?”
Il ragazzo si voltò a guardarla, sorridendole nervosamente.
“Ehi, Grace,” disse in tono forzato “Come va?”
“Benissimo, grazie. Tu?”
“Alla grande”.
Calò il silenzio. James la guardò e fece un respiro profondo, prima di parlare.
“Senti, riguardo ieri sera...”
“Non c’è nessun problema, tranquillo” lo interruppe Grace.
“No, dovremmo parlarne! Insomma, sono stato un perfetto cre...”
“Sì, sei stato un perfetto cretino,” convenne Grace, ridendo “Ma vuoi stare zitto un attimo?”
“Come!?”
James sembrava interdetto. Senza dire nient’altro e senza esitazione alcuna, Grace fece un passo verso di lui. Sorrise, mordicchiandosi il labbro, mentre il ragazzo la osservava immobile, come incantato.
Gli si avvicinò ancora, per poi prendergli il volto fra le mani e baciarlo con ardore. James rispose al bacio di slancio, come se non avesse atteso altro da un bel pezzo, circondandole la vita con le braccia.
Si separarono e lui la guardò con occhi ridenti, e poi risero e si baciarono ancora, con la chiara percezione di quanto tutto ciò fosse radicalmente e pienamente giusto.

Dominique osservava da lontano Grace e James baciarsi con passione, sospirando soddisfatta. Soffiò sul foglio del tema per far asciugare l’inchiostro fresco, prima di arrotolarlo e riporlo in borsa.
Cominciava già ad avviarsi verso il castello quando una fulva civetta a lei familiare planò sopra la sua testa, facendole piovere in mano un foglietto di pergamena piegato in quattro. Incuriosita, lo spiegò con delicatezza, e lo lesse.
Dom, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Potresti raggiungerci nella Stanza delle Necessità? Scorpius.
Le belle labbra della Regina D. si piegarono in un sorriso.
Sapeva percepire a distanza l’odore di complotto, e le era irresistibile.

 

***
 

Okay, è assurdo pubblicare un capitolo a quest’ora, ma non resisto e lo faccio comunque.
Che dire! In questo capitolo ho raggiunto livelli di disgustosa sdolcinatezza dei quali non credevo di essere capace, ma sono dettagli.
Spero che vi piaccia.
Ringrazio chi ha letto, seguito, ricordato, preferito e recensito!
Baci, Daphne.


PS: Questo è il vestito di Grace. Questo quello di Dominique. E Blake Lively naturalmente è Grace.

   
 
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