LA
FIAMMA E LA FALENA
Autrice: Rejoice
Beta-reader:
Caleb Lost
Genere:
Psicologico, slash (in realtà c’è un vago accenno)
Personaggi: Severus Snape, Lucius Malfoy, Draco Malfoy
Raiting: PG13
Note: I personaggi
purtroppo appartengono a J.K. Rowling,
eh… Harry Potter è Copyright di Warner Bros e J.K.Rowling; e tutti i
diritti appartengono a loro. Questa è la mia prima fic,
se pensate debba essere anche l’ultima, ditemelo
gentilmente! *_*
Riassunto: Ricordando
la sua amicizia con Lucius, Severus
motiva alcune delle sue scelte. Spoiler sesto libro.
Ringraziamenti: A
tutti coloro che leggeranno e commenteranno, grazie in
anticipo! A Caleb, la mia
beta, che mi ha convinto a scrivere e si è sorbita tutti i miei trip e a Wizard Melon che mi
ha incoraggiato. Grazie!! J
Dedicato a Fiamma, ma lei non lo saprà mai.
***
Deatheater: Mangiamorte
Dumbledore: Silente
Slughorn: Lumacorno
L
Slytherin: Serpeverde
Snape: Piton
***
“Ho altra gente dalla mia
parte, gente migliore!”
“Allora perché non mi
confidi tutto, io posso…”
“Lo so che cosa ha in
mente, vuole rubarmi la gloria!”
Un’altra pausa, poi Piton rispose gelido: ”Parli come un bambino. Capisco che
la cattura e la prigionia di tuo padre ti abbiano sconvolto, ma…”
Rowling J.K (2005), Harry Potter
e il Principe Mezzosangue, pag. 299 ed.
italiana, Salani.
Draco scappò via velocemente la sera della
festa natalizia di Slughorn, quando tentai di
parlargli nell’aula vuota. Stupido ragazzo, non ha capito niente. Come suo
padre si è messo impulsivamente al servizio del Signore
Oscuro, o forse il suo percorso era solo già segnato.
Brama
di gloria, di potere e di vendetta…poteva specchiarsi
negli occhi di suo padre, così identici ai suoi, e immaginare il suo trionfale
futuro. Un Malfoy sa sempre qual è il suo destino, ma
ad un certo punto qualcosa è cambiato. Gli occhi di suo padre, rinchiuso ad Azkaban, non splendevano più della solita
fierezza, percorrevano vuoti e vacui le pareti della cella spoglia. Lo
specchio era infranto.
E’
per quegli occhi, un tempo arroganti, che da ragazzo avrei
fatto qualsiasi cosa. Fu per vedervi un brillo di soddisfazione che seguii Lucius fino al Signore
Oscuro. Certo, il mio interesse per le Arti Oscure era qualcosa di genuino ed
endogeno, ma forse non mi sarei spinto tanto oltre. Non sono un vigliacco, ma
sono cauto, sempre meglio controllare da che parte soffia il vento. Eppure lo sguardo orgoglioso che Lucius
mi riservò per quella scelta bastò a ripagarmi della mia incoscienza. Venne da me una mattina estiva insolitamente
fredda. Frequentavo ancora la scuola, ma ero a casa per le vacanze. Bussò
inatteso alla porta della mia vergognosa casa babbana,
che alla sua presenza sembrava ancor più inadeguata. Lucius
mantenne il suo solito contegno e non mostrò alcun interesse o sdegno per la
mia abitazione, ma sapevo cosa stava pensando. Glielo dissi, improvvisamente,
interrompendo un inutile preambolo di saluti e convenevoli.
“Questo
posto fa schifo, è inutile che tu finga che la cosa ti sia indifferente.”
“Cosa?” Sembrava sorpreso da tanta mancanza di diplomazia.
“Usciamo.”
Aprii la porta ma Lucius
rimase immobile.
“Non
che fuori sia meglio, Severus.” Sorrise,
indicando con un cenno della testa l’angolo di sporca desolazione visibile
dalla porta aperta. Il tono non era beffardo, cosicché mi misi a ridere
anch’io.
“Vorrei
parlarti in privato, se in casa non c’è nessuno sarebbe meglio accomodarci qui.”
Scossi
affermativamente la testa. Si sedette sul divano consunto senza aspettare altri
inviti e mentre chiudevo la porta e mi accostavo a lui cominciò a parlarmi del Signore Oscuro e dei suoi seguaci. Sapeva come convincermi,
conosceva la mia passione per
Non
sono sicuro di averlo amato, ma so di averlo odiato. Lucius,
così perfetto…era tutto quello che avrei voluto
essere: purosangue, potente, ricco, affascinante e scriteriato. Lo odiavo per
questo e allo stesso tempo non potevo che esserne attratto. La fiamma e la
falena, ed io di certo non ero la fiamma. Più l’amavo e più l’odiavo,
desideravo essere come lui e desideravo distruggerlo,
svuotarlo della sua perfezione, possederlo nel senso più ampio del termine. No,
non era una questione di fisicità, io bramavo la sua immagine, il suo essere ideale. Possederlo sarebbe stato l’assassinio
della sua perfezione, la mia vittoria narcisistica, ma non lo possedetti mai in un modo così totale. Io e Lucius eravamo semplici amici e
lui non aveva altri interessi nei miei confronti. Si serviva di me, della mia
intelligenza. Ero il suo trionfo, l’uomo da non portare nei salotti, ma da
mostrare fiero nell’oscurità, la bestia selvaggia ma potente. Io mi limitavo a godere del fatto che, in fondo, avesse bisogno di me, cosa
che finalmente lo rendeva imperfetto come me. Era questo il mio modo di
possederlo, avevo il potere di decidere se stargli accanto o mollarlo, in ogni
caso sapevo che in quei momenti c’ero solo io nella sua testa, ero il suo unico
pensiero. Per un piccolo istante, lui era mio. Fu così che lo seguii dal Signore Oscuro e mi lasciai presentare come suo fedele e
geniale amico. Ero curioso di conoscere il mago che tanto aveva affascinato Lucius. Ovviamente ne avevo già
sentito parlare, altri avevano lodato il suo potere, la sua conoscenza e le sue
idee sui mezzosangue nati babbani, ma avevo deciso di
aspettare, di rimanere in disparte ad osservare, almeno finché non vidi il
fervore negli occhi del mio gelido amico.
Lucius non si era sbagliato, il fascino del Signore Oscuro non aveva eguali, né la sua potenza, né, in
verità, la sua crudeltà. A prima vista non rimasi impressionato dall’aspetto
feroce, da rettile, del mio futuro Padrone, ma dal suo modo gelido di muoversi,
il suo modo lento di riempire totalmente lo spazio che
lo circondava. In qualsiasi luogo fosse, non si poteva
che notare lui, tutto il resto diventava sfondo. Sentivo i miei compagni
tremare alla sua presenza, ma non io. Non era coraggio, ma l’incoscienza del
bambino attratto dal giocattolo pericoloso e vietato. Non credo che Lucius, presentandomi al suo Signore, avesse
immaginato che l’avrei presto superato all’interno della gerarchia dei Deatheaters. Il mio padrone sembrava apprezzare la mia intelligenza, la mia profonda conoscenza magica e la mia
freddezza. Fu questo che cominciò a dividerci, qualcosa s’era
spezzato. Avevo smesso di danzare come una falena intorno alla fiamma di
Lucius, o forse avevo solo cambiato candela. Al
momento non ci pensai, per la prima volta nella mia vita mi sentii completo, il
mio valore finalmente riconosciuto, eppure anche
questa volta non si trattava di un rapporto tra pari…
Sono
passati gli anni e gli eventi ci hanno separato sempre di più. Mi sono
ritrovato rinchiuso in questa scuola, la mia prigione dorata, e lentamente i miei sentimenti per Lucius sono completamente scomparsi. O forse dovrei dire che tutte le mie passioni sono sfumate, sotterrate
nelle segrete di questo stupido castello. Nel corso degli anni ho avuto
sporadici incontri con Lucius, serate tra vecchi
amici trascorse a ripercorrere inutilmente il tempo passato con l’aiuto di un
buon brandy. Tristemente mi sono reso conto che Lucius
non mi era mai stato superiore, o forse lo era, ma non c’era più niente in lui
o in nessun altro che potesse incantarmi.
Qualcosa
è cambiato quando ho visto il piccolo Draco varcare la soglia di Hogwarts,
così simile a suo padre ma allo stesso tempo così fragile. La stessa bellezza
glaciale e la stessa fiera impudenza, stemperata
dall’eleganza fredda e diafana eredita da Narcissa.
L’istinto fu quello di proteggerlo, di proteggere il germe della perfezione che
da ragazzo avrei voluto annientare. Dal
momento che dentro di me tutto era morto, divenni capace di amare senza
distruggere. Amare… come un padre, s’intende. Sapevo che Draco
era diventato la falena che danzava intorno alla
fiamma di Lucius e volevo impedirgli di fare i miei
stessi errori. Non ci sono riuscito evidentemente, almeno non del tutto. Ho
avuto modo di osservarlo ed imparare a conoscerlo in questi anni. Ogni giorno
somigliava un po’ di più a suo padre. Gironzolava per il
castello a testa alta, sembrava esserne il padrone. In ogni caso, lui
credeva di esserlo. Intelligente, arrogante e velenoso, Salazar
Slytherin stesso lo avrebbe posto tra le sue fila.
Vederlo crescere mi rendeva felice, almeno per quanto io sia
in grado di esserlo. Tutto questo finché il Signore
Oscuro non tornò a chiedere il suo tributo di sangue. Il fallimento di Lucius al Ministero lo rese
furente come mai lo avevo visto e, vi assicuro, l’ho visto spesso. Così Draco ha preso il posto di suo
padre nei Deatheaters e si è accollato una missione
suicida, quasi a riscattare l’onore della famiglia, perché possa tornare a
specchiarsi in quegli occhi grigi. Nient’altro che un sacrificio, formalmente
quello di Dumbledore, ma in realtà chi avrebbe mai
potuto pensare che il giovane Draco potesse uccidere un potente e anziano mago? In ogni caso non
potevo permetterlo, uccidendo il vecchio lo specchio si
sarebbe sì risanato, ma per riflettere uno sguardo vuoto, sofferente. I
due si sarebbero uniti nella colpa e nel rimorso e chissà, forse pure nella
cella. Anche questa volta la falena avrebbe bruciato
le sue ali nella contorta danza intorno al fuoco. Lucius
è una maledizione, il suo fascino una ragnatela, una
volta che vi si è rimasti impigliati non si può far altro che aspettare la
fine.
Quella
sera, nell’aula vuota, volevo veramente aiutare Draco.
Non nego che tutto rientrasse negli ordini che avevo
ricevuto, né che il Voto Infrangibile condizionasse il mio comportamento e mi
conferisse maggior premura, ma le intenzioni erano genuine. Sapevo che in
questa storia qualcuno ci avrebbe necessariamente rimesso la pelle, il Signore Oscuro avrebbe comunque avuto il suo tributo di
sangue: o Dumbledore, o Draco
o me. Oh certo, state pensando che sarebbe stato un nobile gesto quello di
sacrificarsi per la salvezza degli altri, ma io non ho mai detto di essere
nobile. Tutto quello che volevo era che lo sguardo di Draco
continuasse ad essere innocente, che i suoi occhi non potessero più specchiarsi
in quelli di suo padre. E’ per questo che io ho ucciso
Dumbledore, perché quello specchio rimanesse infranto.