- Diciassettesimo
capitolo – Tutto è bene, quel che finisce…
bene!
- BELLA’S
POV
- “Feliz Navidad,
tatataaaa! Feliz Navidad, tatataaaa! Feliz Navidad, tatataaaa! Prospero
Ano y
Felicidad!” Edward grugnì sotto le
coperte, finché non uscì fuori con i
capelli scompigliati e il viso assonnato.
Assonnato, perché non avevamo dormito praticamente… niente. - “Dimmi
che non lo sta facendo davvero!” Ringhiò,
socchiudendo gli occhi.
- Era
arrabbiato, e non c’era da biasimarlo. Io ero
arrabbiata da più di due ore. Cioè, da quando
Alice mi aveva svegliata cantando
‘Feliz Navidad’ per tutta la casa.
- Da
quella mattina alle sette, ed erano ancora le dieci.
- Accarezzai
i capelli a Edward, passandoci sopra più volte
la mia mano.
- “Buongiorno.”
Sussurrai appena, abbassandomi per baciarlo.
Sembrò riprendersi, mentre con i gomiti faceva leva su
sé stesso.
- “Hey.”
Senza aggiungere altro approfondì il bacio, e senza
chiedere il permesso strinse fra una mano un mio seno.
- Perché
ormai, non c’era più bisogno di chiedere niente.
- “E-edward!” Il
mio era stato poco più di un sussurro, tramutato in un
gemito. Insomma, non so
precisamente cosa fosse. So solo che mi piacque, e anche troppo.
- Si
mise sopra di me, sfregandosi
contro una mia gamba. E il sorriso malizioso che si formò
sulle mie labbra
lasciava poco da intendere.
- “Se
il buongiorno si vede dal matt-”
- “FELIZ NAVIDAD,
TATATAAA! FELIZ NAVIDAD, TATATAA!” E questa volta,
non potemmo proprio
ignorarla. Perché era entrata in camera nostra, senza darci
l’opportunità di
fare niente.
- Niente.
- Alice
si fermò davanti alla porta, con lo sguardo assente
e… colpevole?
Impossibile. Ogni cosa
che faceva aveva sempre secondi fini.
- Come…
- “PAPA’! PAPA’!
CORRI! CORRI!” Urlò talmente forte, che
Carlisle accorse in un decimo di
secondo.
- Con
il fiatone e un pigiama blu a righe bianche.
- Appoggiò
una mano sullo stipite della porta, per prendere
fiato. Poi, guardò dritto negli occhi sua figlia.
- “Alice,
cosa diamine succede?”
- “Guarda!”
Seria come non mai, indicò verso di noi.
- Noi, sul letto.
- Edward,
sopra di me.
- Il
piumone, sceso fino alle nostre gambe.
Una gamba di Edward, in mezzo a me. - “Tu
non mi permetti di dormire con Jasper, mentre… LORO
POSSONO PROCREARE!” Non
so chi fosse
più sconcertato, in quel momento.
- Se
io, rossa come un peperone, o Edward che si era alzato
per sistemarsi i pantaloni della tuta e chiudere la porta in faccia a
suo padre
e sua sorella.
- Appoggiò
la fronte sul legno, per poi voltarsi con una
smorfia dipinta sul suo volto.
- “Non.
Può. Averlo. Fatto. Davvero.” Disse appena,
lasciandosi
cadere per terra, strofinando la schiena sulla porta.
- E
invece l’aveva fatto.
- Alice
Cullen aveva firmato la nostra condanna contro… Carlisle Cullen? Oh, Dio! Se solo
l’avesse detto a mio padre!
- Io
sprofondai silenziosamente contro il cuscino, tirando
giù un imprecazione non molto carina.
- “Forse…
dovremmo…” Ma non finii, perché
bussarono alla
porta.
- Due
pugni, forti e chiari.
- “Se
è ancora Alice l’ammazzo.”
- “Io
non credo che sia Alice.” Mormorai, mentre Edward –
cautamente -, tirava giù la maniglia.
Ed infatti non era Alice. E neanche Carlisle. - Ma
Emmett.
- “Hey
ragazzi, buongiorno.” Con un paio di pantaloncini da
jogging e il petto nudo.
- Feci
un misero cenno del capo, cercando di non abbassare
la testa.
- Okay,
avevo il mio Edward.
- Quello
per cui stravedevo da mesi, e che ora stava con me.
Sì, proprio con me. Con l’impacciata Isabella
Swan, regina delle figure di
merda.
- Ma
avevo anche gli occhi, ancora. E fu
impossibile, non notare tutti i muscoli di Emmett.
Scolpiti a dovere, proprio nei punti giusti.
- E
amavo immensamente la pancetta non troppo piatta di
Edward, ma… cazzo!
- “Sotto
non si fa altro che parlare del vostro… procreare.”
Emmett si passò una mano sui
capelli scuri, imbarazzato. Forse più di noi.
- “Ora
vado giù e l’ammazzo.” Sbottò
Edward, cercando di
superare suo fratello per uscire dalla stanza.
- Peccato
che Emmett gli mise entrambe le mani sulle spalle,
per bloccarlo.
- “Aspetta…
volevo parlare con te. Non è che… avresti due
minuti?” Domandò cautamente, cercando di non
esagerare.
Sapeva benissimo che Edward quei due minuti non glie li avrebbe concessi. - A
meno che…
- Mi
alzai in fretta e furia, notando solo in quel momento
che indossavo il pigiamino-ino-ino
di
Alice.
- Appunto,
regina delle figure di merda.
- Immobile,
al centro della stanza, guardai prima Emmett e
poi Edward.
- “Emm… non è che
ci lasceresti due secondi. Poi, Edward sarà tutto
tuo.” Senza aggiungere altro
Emmett uscì silenziosamente, mentre io ero pronta per
scavarmi una fossa e
morire lì dentro.
- “Edward sarà tutto
tuo?” Sapevo che quelle parole non gli erano
sfuggite.
- Altro
che.
- “E’
la volta buona per… parlare.”
Mi morsicai la lingua, prima di dire ‘chiarire’.
Sapevo
che non avrebbero chiarito mai. O forse un giorno, sì. Mi
avvicinai, con fare
da gatta morta.
- Più
zombie che
micetta sexy, ecco.
- Misi
tutte e due le mani sulla sua pancetta, per poi
alzarmi sulla punta dei piedi.
- “Ti
prego. Parlaci. Fallo per me.”
- “Isabella…”
- “Per
me.” Gli lambii le labbra con la lingua. Stavo
facendo un gioco sporco, me ne rendevo conto.
- “Gli
concederò due minuti. Non di più.”
- “Ottimo!”
Questa volta gli stampai un bacio casto sulla
bocca, prendendo una semplice T-shirt e un paio di jeans per fiondarmi
in
bagno.
- E
due secondi dopo, ero pronta. O almeno, credevo di
esserlo.
- “Capisco
la tua fretta, ma… non ti pettini?”
- “Scusa,
tu non hai detto che sono sexy anche un sacco
dell’immondizia addosso?” Gli rinfacciai,
facendogli una linguaccia.
- Sbuffò
sonoramente, e con la mano cercai di sistemarmi i
capelli alla belle meglio.
- “Ci
vediamo giù, eh!” Lo baciai nuovamente, aprendo la
porta della nostra camera, e trovando Emmett di fuori. Che aspettava.
- “Tutto
tuo.”
- “Grazie, Bella.”
- “Di
niente.” Con un timido sorriso stampato sulle labbra
feci il primo scalino, fermata dalla voce di Emmett.
- “Bella,
quel completino è Victoria’s Secret?”
- Lo
sapevo. Sapevo che non ero passata inosservata!
- “Come?”
Feci finta di niente, come una gran cretina.
- “Non
so, devo chiedere a Rose di farci un giro.” E detto
questo si dileguò, chiudendo la porta dietro di
sé.
- Sospirando
scesi la rampa di scale velocemente, pronta a
discutere sul nostro… procreare.
- EDWARD’S
POV
- Feci
su e giù per la stanza per ben due volte, quando la
porta si aprì.
- Emmett,
in tutto il suo splendore che
ovviamente non era passato inosservato alla mia
ragazza, entrò.
- “Hey.”
Di nuovo.
- “Dimmi.”
Dritto al punto, Edward. Ecco cosa stavo facendo.
- Se
mi doveva dire una cosa, meglio dirmela subito.
- “Ci
sediamo?” Domandò, indicando il letto. Disfatto.
- “Certo.”
E se proprio lui doveva fare il carino e
cortese, tanto valeva che lo
facessi anch’io.
- Ci
sedemmo sullo stipite del letto, davanti alla scrivania
di legno.
- “Volevo…”
Deglutì, prima di passarsi una mano sulla testa.
“Volevo chiederti scusa.”
- Aggrottai
la fronte, voltandomi dalla sua parte. Ancora
con la testa fra le mani, e con l’aria affranta.
- “Scusa?”
- “Per
tutto. Per come me ne sono andato, e per come ho
lasciato le cose a Forks. Per tutto.”
- “E
tu pensi che delle scuse
bastino, eh?” Sbottai, alzandomi in piedi di scatto.
“Tu neanche ti rendi conto
del danno che hai fatto, Emmett!” Scossi la testa
energicamente, prendendo le
distanze e andando a sbattere contro alla scrivania.
- “Lo
so che delle scuse non bastano, Edward.” Scandì le
parole, una per una.
- “Oh,
meno male.”
- “E
so tutto quello che ho fatto. E ne sto pagando le
conseguenze!” Una risata amara uscì dalle mia
labbra, mentre lui si decise ad
alzare la testa.
- “Davvero?
Stai pagando le conseguenze, eh? E invece noi
che stiamo facendo, Emmett? Noi abbiamo rimesso in piedi quel lurido Pub, solo per pagare tutti i tuoi
debiti. Tutti, dal primo all’ultimo. E devi ringraziare
papà, che ha tutte
quelle conoscenze a Forks. Ogni sera chiusi lì dentro, senza
guadagnare
niente!” Diventai rosso dalla rabbia, puntandogli un dito
contro.
- Lui
non se ne rendeva conto. Non si rendeva conto di
quello che aveva fatto, in tutto quel tempo.
- “E
gli assegni che mando ogni mese? Non te ne hanno mai
parlato, eh? Certo, perché tu sei quello che non vuole avere
più niente a che
fare con me, Edward! Io qui mi spacco la schiena, lavorando dalla
mattina alla
sera. Solo per mandarvi dei soldi, e per saldare i miei
debiti. Per porre rimedio ai miei sbagli!”
Questa volta anche lui si era alzato in piedi, per
fronteggiarmi.
- “Cos-?”
- “Non
sono scappato, Edward.” Disse, prendendo un bel
respiro. “Me ne sono dovuto andare. Per forza. Tu non ti
rendi minimamente
conto di cosa significa avere a che fare con una bisca clandestina. Ci
sono
uomini armati, pronti ad ammazzarti in ogni momento. Certo, i primi giri mi sono andati più che
bene, e poi?
E poi erano pronti a togliermi tutto, anche la mia famiglia. Non potevo
permettermi di restare a Forks, e far pagare
anche voi.” Passò tutte e due le mani fra i
capelli, frustrato. “Rimettere su
il Pub e pagare i debiti, non è niente. In confronto a
quello che sarebbe
potuto succedere.” Bisbigliò appena, sedendosi
nuovamente sul letto.
- Quindi,
lui se ne era andato per la nostra… salvaguardia?
E io dovevo crederci?
- “I
nostri genitori non hanno mai detto niente, perché
sapevano tutto. E così anche Alice. Ma tu… tu
hai messo una specie di barriera, e
te ne sei fregato. Di me, e di tutto quello che mi è
successo.” Stavo per
ribattere, quando continuò. “E hai fatto bene,
Edward. L’avrei fatto anch’io,
se la situazione fosse stata al contrario. Perché devo
preoccuparmi di un
fratello che ci ha lasciati in una mare di debiti? Hai
ragione.” Le ultime
parole le sussurrò appena, mentre fissava il vuoto davanti a
sé.
- Cosa
potevo dirgli? Che lo perdonavo così, da un giorno
all’altro?
- “Emmett…
io non posso far finta di niente. Dopo tutto
quello che è successo!”
- “Ed
io non voglio che le cose cambino! Ma volevo solo
farti sapere tutto. Come stavano le
cose, ecco. E ora sei tu, a decidere. E non mi aspetto che mi perdoni
ora,
accantonando tutto quello che è successo. Ti chiedo solo
di… pensarci. Di
iniziare di nuovo. Da capo.” Batté una pacca sulla
mia spalla, e si diresse
verso la porta.
- “Emmett?”
Lo chiamai, mentre era già fuori.
- “Sì?”
- “Non
ti prometto che le cose torneranno come prima, ma ci
proveremo.” Così chiuse la porta dietro di
sé, lasciandomi solo e con un
macigno in meno nel petto.
- *
- Al
piano di sotto trovai Bella, davanti ad una tazza di
latte fumante. La strinsi da dietro, facendola sussultare.
- “Ciao.”
Posai un bacio sotto l’orecchio, sentendola
tremare.
- “Ciao.”
Sussurrò, lasciandosi andare.
Ormai, le mie coccole non erano più un problema. - “Com’è
andata?” Domandai, riferendomi all’interrogatorio
che sicuramente aveva subito da parte della mia famiglia.
- “Oh,
bene. Stanotte dormi con Jasper. Per la felicità di
Alice.” Sbuffò, scansando di qualche centimetro la
tazza.
- “Come?”
Mi spostai, per guardarla dritto negli occhi.
- Sospirò,
alzando entrambe le braccia.
- “Tuo
padre dice che ormai sono di famiglia, è come se
avesse un’altra figlia femmina. Quindi, deve preoccuparsi per
me nello stesso
identico modo con cui si preoccupa per sua figlia.
Quindi…”
- “Stasera
dormi con Alice.” Conclusi per lei, alzando gli
occhi al cielo.
- “Già.”
- “Beh,
vedrò di far ubriacare Jasper a livelli molto alti,
per lasciarlo solo in camera. Tu vedi di inventarti qualcosa con
Alice.”
- “Ci
proverò.” Sorrise, stampandomi un bacio sulle
labbra.
“Tu, invece? Com’è andata?”
- “Meglio
del previsto. Ho parlato con Emmett, e… diciamo
che le cose si sono sistemate, in parte.”
- “Ne
sono felice.”
“Chissà per quale motivo.” Sorrisi, strofinando il naso contro la sua guancia. - “Edward…”
- “Che
c’è?” Mormorai, abbassandomi per
baciarle il collo.
- Possibile
che non ne avevo mai abbastanza? Anche quando
eravamo in cucina, e a colazione?
- Non
so con quale forza, ma mise le mani sul mio petto per
scansarmi.
- “Su,
non esagerare. Che fate voi maschietti stasera?”
Ci pensai, passandomi un dito sul mento.
- “Lo
sai che non lo so…”
- *
- E
di certo non potevo sapere che la strabiliante idea
degli amici di mio fratello era stata quella di chiuderci in uno Strip
Club,
naturalmente tutto privato per noi, quella sera.
- Con
Jasper che abbassava gli occhi ogni tre secondi per
non tradire la sua amata fidanzata
e
mio padre… Sì, proprio
lui! Che non
faceva altro che trovare scappatoie per uscire da quel locale.
- “Guarda
qui!” Un energumeno alto almeno quanto Emmett
prese mio padre per le spalle, facendolo sedere. Al centro, nel Club.
“Lui è
sposato da più di venti anni!” E così
indicò una ragazza mezza nuda, che si
stava avvicinando lentamente. “Che Croce,
eh?” Gli sussurrò all’orecchio,
lasciandolo alla mercé di quella ragazza.
- Stava
per scappare, ma non fece in tempo. Perché lei gli
si mise praticamente a cavalcioni, strusciandole le tette davanti agli
occhi.
- No,
non potevo credere ai miei occhi.
- Quello
non era mio padre.
- E
quello vicino a me non era Jasper che se la rideva di
gusto.
- Straziato
dopo cinque minuti di quel trattamento si alzò,
scusandosi con la ragazza per poi lasciarla andare.
- “Guarda
che è tutto pagato, eh!” Urlò lei da
dietro,
fingendosi offesa.
- Quando
si avvicinò a noi, ci prese per il colletto della
camicia.
- “Ce
ne torniamo a casa, SUBITO!” Sbottò, trascinandoci
fuori dal locale.
- “Carlisle,
perché Emmett è ancora
dentro?” Papà schioccò
un’occhiataccia a Jasper, che si era
permesso di parlare.
- Ci
infilò praticamente nella Jeep di Emmett, mettendo in
moto alla velocità della luce.
- “Papà!”
Gridai, quando parcheggiò nel vialetto di casa
Cullen.
- “Che
c’è”?
- “Sei
praticamente scappato!” Sbottai, alzando le mani al
cielo. “Mi dici che ti è preso?”
- “Secondo
me era troppo preso da quella ragazza e per non
tradire Esme è scappato.” Disse deciso Jasper,
alzando entrambe le braccia.
- Mi
voltai verso Jazz, cercando di non scoppiare a ridere.
Non potevo farlo.
- “Provate
soltanto a farne parola con qualcuno, e
v’ammazzo!”
- “Sai
che tutto ha un prezzo, vero?” Arcuai entrambe le
sopracciglia, cercando di sembrare serio.
- “Cosa
volete?”
- “Beh,
dovremo pensarci. Vero, Edward?” E menomale che Jasper
non aveva neanche bevuto!
- “Certo.
Lasciaci il tempo di dormirci su.” Insieme
scendemmo dall’auto, notando che tutte le luci nella casa
erano spente.
- “Sai
che questa ce la farà pagare per il resto della vita,
vero?” Sussurrai a Jasper, mentre entravamo nella casa.
- “Certo.
Ma divertirci un po’ non fa male.” Scuotendo la
testa salimmo al piano superiore, dirigendoci nella
nostra camera.
- Cioè,
quella dove io e Bella eravamo stati insieme quella
sera.
- “Perché
mi segui?” Domandò d’un tratto Jasper,
alzando le
sopracciglia.
- “Come?”
- “Non
vai dalla tua
Bella?”
- “Eh?”
Si bloccò a metà strada, voltandosi.
- “Non
conosci proprio Alice, vero? Secondo te perché tutta
quella sceneggiata? Per fare in modo che Carlisle cambiasse stanza
anche a
Bella, e ci mettesse insieme. Così tu puoi andare
tranquillamente dalla tua
Bella, ed Alice può venire qui.” Spiegò
tranquillamente, alzando gli occhi al
cielo.
- “Cosa?”
Ero shockato.
- Alice
aveva fatto tutto quel trambusto per… stare insieme
a Jasper?
- “Sì,
all’inizio non ci credevo neanche io. Ultima camera
in fondo. Ciao, ciao.” Senza aggiungere altro
entrò nella sua camera,
chiudendosi la porta dietro.
- A
chiave.
- No,
non potevo crederci.
- Mia
sorella era… era… un fottuto
genio!
- A
grandi falcate raggiunsi la camera, trovando Bella
raggomitolata sul letto, e con gli occhi chiusi.
Con un sorriso mi avvicinai, carezzandole dolcemente i capelli. - “Hey.”
Si strofinò gli occhi, sbadigliando sonoramente.
- “Ciao.”
- “Dove
siete stati?” Secondo sbadiglio.
- “In
un… locale.
Niente male.”
- “Ah. Vi siete
divertiti?” Nella penombra della stanza, si sedette a gambe
incrociate sul
letto.
- “Sì.
Mio padre, in particolare.” Sorrisi, ripensando a
quella scena bizzarra. “Ma io ho pensato a te, ogni
secondo.”
- “Sì?
E dovrei crederti?”
- “Certo, amore mio.”
Mi avvicinai, stampandole un bacio sulle labbra.
- All’inizio
casto, che si trasformò in meno di due minuti
in un bacio più profondo.
- E
in sfioramenti ancora meno cauti.
- “Edward!”
Gemette, mentre arpionavo un seno.
- “Mh?”
- “Voglio…
voglio…
Oh!”
- “Cosa?”
La sbeffeggiai, sorridendo maliziosamente.
- “Voglio
fare l’amore con te.” Mi bloccai
all’istante,
ascoltando quelle parole.
- “Cosa?”
- “N-non
vuoi?” Sussurrò appena, allargando quegli occhi
nocciola.
- “Cos-s…
SI’! Certo che voglio!”
- “Allora,
perché…”
- “Sei
pronta? Lo vuoi davvero? Io… io non voglio che tu lo
faccia solo per sentirti in… dovere,
ecco.” Si alzò su entrambi i gomiti,
assottigliando gli occhi.
- “Dovere?
Tu pensi che sia dovere, Edward? Io
ti amo. E sì, sono pronta. Sono pronta a fare un
passo così importante, con te. Insieme a te. Quindi,
sì. E non sarà una cosa di
cui mi pentirò, puoi starne certo.” Sorrisi,
avvicinandomi per baciarla.
- Un
bacio lento.
- Un
bacio che sapeva di noi, di amore.
- Ed
ero felice, in quel momento.
- Con
il nostro amore. Insieme
a lei. Dentro di lei. Con lei.
- “Bella!”
Sussurrai appena, al culmine.
- “Ti
amo, Edward.”
- “Ti
amo.” Sfiniti ci accasciammo sul letto, mentre la
cinsi per la vita, facendola finire sul mio petto.
- Ero
in Alaska, con la mia famiglia.
- Con la donna
che
amavo.
- Ed
avevo parlato con Emmett.
- E…
Bella aveva avuto la sua prima volta.
Con me.
- Con il
ragazzo che
amava.
- E
si sa, tutto finisce bene quel che finisce…
bene.
- **
- NOTE:
- Quando
ho iniziato a scrivere questa storia,
l’ho fatto senza troppe aspettative. Sia da parte mia, sia da
parte dei
lettori. Era una FF semplice, con una Bella e stravedeva per Edward, il
bello e
impossibile. E poi eccoli qui, insieme. Fidanzati. La storia ha
lasciato sicuramente
molti punti interrogativi (Emmett e Edward riusciranno a chiarirsi una
volta
per tutte? E Jacob invece perdonerà i suoi ex migliori
amici?), ma credo che
risponderò a queste domande con alcuni Extra, più
l’Epilogo, che sarà postato
dopo il 6 settembre. Quindi, chiedo venia se questo ultimo capitolo, o
la
storia in sé, ha lasciato insoddisfatti alcuni lettori. Ma
era così. Niente di
grande, soltanto una piccola FF con due protagonisti adolescenti.
- Ora
cercherò di finire Scambio Culturale e
Thinking of you, poi… poi
c’è un’altra
FF in programma, ma ancora niente di sicuro.
- Lascio
i saluti e i ringraziamenti per l’Epilogo.
- Grazie
a tutti, davvero.