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Autore: Tati Saetre    30/08/2011    16 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diciassettesimo capitolo – Tutto è bene, quel che finisce… bene!
 
BELLA’S POV
 
Feliz Navidad, tatataaaa! Feliz Navidad, tatataaaa! Feliz Navidad, tatataaaa! Prospero Ano y Felicidad!” Edward grugnì sotto le coperte, finché non uscì fuori con i capelli scompigliati e il viso assonnato.
Assonnato, perché non avevamo dormito praticamente… niente.
“Dimmi che non lo sta facendo davvero!” Ringhiò, socchiudendo gli occhi.
Era arrabbiato, e non c’era da biasimarlo. Io ero arrabbiata da più di due ore. Cioè, da quando Alice mi aveva svegliata cantando ‘Feliz Navidad’ per tutta la casa.
Da quella mattina alle sette, ed erano ancora le dieci.
Accarezzai i capelli a Edward, passandoci sopra più volte la mia mano.
“Buongiorno.” Sussurrai appena, abbassandomi per baciarlo. Sembrò riprendersi, mentre con i gomiti faceva leva su sé stesso.
“Hey.” Senza aggiungere altro approfondì il bacio, e senza chiedere il permesso strinse fra una mano un mio seno.
Perché ormai, non c’era più bisogno di chiedere niente.
E-edward!” Il mio era stato poco più di un sussurro, tramutato in un gemito. Insomma, non so precisamente cosa fosse. So solo che mi piacque, e anche troppo.
Si mise sopra di me, sfregandosi contro una mia gamba. E il sorriso malizioso che si formò sulle mie labbra lasciava poco da intendere.
“Se il buongiorno si vede dal matt-”
FELIZ NAVIDAD, TATATAAA! FELIZ NAVIDAD, TATATAA!” E questa volta, non potemmo proprio ignorarla. Perché era entrata in camera nostra, senza darci l’opportunità di fare niente.
Niente.
Alice si fermò davanti alla porta, con lo sguardo assente e… colpevole? Impossibile. Ogni cosa che faceva aveva sempre secondi fini.
Come…
PAPA’! PAPA’! CORRI! CORRI!” Urlò talmente forte, che Carlisle accorse in un decimo di secondo.
Con il fiatone e un pigiama blu a righe bianche.
Appoggiò una mano sullo stipite della porta, per prendere fiato. Poi, guardò dritto negli occhi sua figlia.
“Alice, cosa diamine succede?”
“Guarda!” Seria come non mai, indicò verso di noi.
Noi, sul letto.
Edward, sopra di me.
Il piumone, sceso fino alle nostre gambe.
Una gamba di Edward, in mezzo a me.
“Tu non mi permetti di dormire con Jasper, mentre… LORO POSSONO PROCREARE!” Non so chi fosse più sconcertato, in quel momento.
Se io, rossa come un peperone, o Edward che si era alzato per sistemarsi i pantaloni della tuta e chiudere la porta in faccia a suo padre e sua sorella.
Appoggiò la fronte sul legno, per poi voltarsi con una smorfia dipinta sul suo volto.
“Non. Può. Averlo. Fatto. Davvero.” Disse appena, lasciandosi cadere per terra, strofinando la schiena sulla porta.
E invece l’aveva fatto.
Alice Cullen aveva firmato la nostra condanna contro… Carlisle Cullen? Oh, Dio! Se solo l’avesse detto a mio padre!
Io sprofondai silenziosamente contro il cuscino, tirando giù un imprecazione non molto carina.
“Forse… dovremmo…” Ma non finii, perché bussarono alla porta.
Due pugni, forti e chiari.
“Se è ancora Alice l’ammazzo.”
“Io non credo che sia Alice.” Mormorai, mentre Edward – cautamente -, tirava giù la maniglia.
Ed infatti non era Alice. E neanche Carlisle.
Ma Emmett.
“Hey ragazzi, buongiorno.” Con un paio di pantaloncini da jogging e il petto nudo.
Feci un misero cenno del capo, cercando di non abbassare la testa.
Okay, avevo il mio Edward.
Quello per cui stravedevo da mesi, e che ora stava con me. Sì, proprio con me. Con l’impacciata Isabella Swan, regina delle figure di merda.
Ma avevo anche gli occhi, ancora. E fu impossibile, non notare tutti i muscoli di Emmett. Scolpiti a dovere, proprio nei punti giusti.
E amavo immensamente la pancetta non troppo piatta di Edward, ma… cazzo!
“Sotto non si fa altro che parlare del vostro… procreare.” Emmett si passò una mano sui capelli scuri, imbarazzato. Forse più di noi.
“Ora vado giù e l’ammazzo.” Sbottò Edward, cercando di superare suo fratello per uscire dalla stanza.
Peccato che Emmett gli mise entrambe le mani sulle spalle, per bloccarlo.
“Aspetta… volevo parlare con te. Non è che… avresti due minuti?” Domandò cautamente, cercando di non esagerare.
Sapeva benissimo che Edward quei due minuti non glie li avrebbe concessi.
A meno che…
Mi alzai in fretta e furia, notando solo in quel momento che indossavo il pigiamino-ino-ino di Alice.
Appunto, regina delle figure di merda.
Immobile, al centro della stanza, guardai prima Emmett e poi Edward.
Emm… non è che ci lasceresti due secondi. Poi, Edward sarà tutto tuo.” Senza aggiungere altro Emmett uscì silenziosamente, mentre io ero pronta per scavarmi una fossa e morire lì dentro.
Edward sarà tutto tuo?” Sapevo che quelle parole non gli erano sfuggite.
Altro che.
“E’ la volta buona per… parlare.” Mi morsicai la lingua, prima di dire ‘chiarire’. Sapevo che non avrebbero chiarito mai. O forse un giorno, sì. Mi avvicinai, con fare da gatta morta.
Più zombie che micetta sexy, ecco.
Misi tutte e due le mani sulla sua pancetta, per poi alzarmi sulla punta dei piedi.
“Ti prego. Parlaci. Fallo per me.”
Isabella…
“Per me.” Gli lambii le labbra con la lingua. Stavo facendo un gioco sporco, me ne rendevo conto.
“Gli concederò due minuti. Non di più.”
“Ottimo!” Questa volta gli stampai un bacio casto sulla bocca, prendendo una semplice T-shirt e un paio di jeans per fiondarmi in bagno.
E due secondi dopo, ero pronta. O almeno, credevo di esserlo.
“Capisco la tua fretta, ma… non ti pettini?”
“Scusa, tu non hai detto che sono sexy anche un sacco dell’immondizia addosso?” Gli rinfacciai, facendogli una linguaccia.
Sbuffò sonoramente, e con la mano cercai di sistemarmi i capelli alla belle meglio.
“Ci vediamo giù, eh!” Lo baciai nuovamente, aprendo la porta della nostra camera, e trovando Emmett di fuori. Che aspettava.
“Tutto tuo.”
Grazie, Bella.”
“Di niente.” Con un timido sorriso stampato sulle labbra feci il primo scalino, fermata dalla voce di Emmett.
“Bella, quel completino è Victoria’s Secret?”
Lo sapevo. Sapevo che non ero passata inosservata!
“Come?” Feci finta di niente, come una gran cretina.
“Non so, devo chiedere a Rose di farci un giro.” E detto questo si dileguò, chiudendo la porta dietro di sé.
Sospirando scesi la rampa di scale velocemente, pronta a discutere sul nostro… procreare.
 
EDWARD’S POV
 
Feci su e giù per la stanza per ben due volte, quando la porta si aprì.
Emmett, in tutto il suo splendore che ovviamente non era passato inosservato alla mia ragazza, entrò.
“Hey.” Di nuovo.
“Dimmi.” Dritto al punto, Edward. Ecco cosa stavo facendo.
Se mi doveva dire una cosa, meglio dirmela subito.
“Ci sediamo?” Domandò, indicando il letto. Disfatto.
“Certo.” E se proprio lui doveva fare il carino e cortese, tanto valeva che lo facessi anch’io.
Ci sedemmo sullo stipite del letto, davanti alla scrivania di legno.
Volevo…” Deglutì, prima di passarsi una mano sulla testa. “Volevo chiederti scusa.”
Aggrottai la fronte, voltandomi dalla sua parte. Ancora con la testa fra le mani, e con l’aria affranta.
“Scusa?”
“Per tutto. Per come me ne sono andato, e per come ho lasciato le cose a Forks. Per tutto.”
“E tu pensi che delle scuse bastino, eh?” Sbottai, alzandomi in piedi di scatto. “Tu neanche ti rendi conto del danno che hai fatto, Emmett!” Scossi la testa energicamente, prendendo le distanze e andando a sbattere contro alla scrivania.
“Lo so che delle scuse non bastano, Edward.” Scandì le parole, una per una.
“Oh, meno male.”
“E so tutto quello che ho fatto. E ne sto pagando le conseguenze!” Una risata amara uscì dalle mia labbra, mentre lui si decise ad alzare la testa.
“Davvero? Stai pagando le conseguenze, eh? E invece noi che stiamo facendo, Emmett? Noi abbiamo rimesso in piedi quel lurido Pub, solo per pagare tutti i tuoi debiti. Tutti, dal primo all’ultimo. E devi ringraziare papà, che ha tutte quelle conoscenze a Forks. Ogni sera chiusi lì dentro, senza guadagnare niente!” Diventai rosso dalla rabbia, puntandogli un dito contro.
Lui non se ne rendeva conto. Non si rendeva conto di quello che aveva fatto, in tutto quel tempo.
“E gli assegni che mando ogni mese? Non te ne hanno mai parlato, eh? Certo, perché tu sei quello che non vuole avere più niente a che fare con me, Edward! Io qui mi spacco la schiena, lavorando dalla mattina alla sera. Solo per mandarvi dei soldi, e per saldare i miei debiti. Per porre rimedio ai miei sbagli!” Questa volta anche lui si era alzato in piedi, per fronteggiarmi.
“Cos-?”
“Non sono scappato, Edward.” Disse, prendendo un bel respiro. “Me ne sono dovuto andare. Per forza. Tu non ti rendi minimamente conto di cosa significa avere a che fare con una bisca clandestina. Ci sono uomini armati, pronti ad ammazzarti in ogni momento. Certo, i primi giri mi sono andati più che bene, e poi? E poi erano pronti a togliermi tutto, anche la mia famiglia. Non potevo permettermi di restare a Forks, e far pagare anche voi.” Passò tutte e due le mani fra i capelli, frustrato. “Rimettere su il Pub e pagare i debiti, non è niente. In confronto a quello che sarebbe potuto succedere.” Bisbigliò appena, sedendosi nuovamente sul letto.
Quindi, lui se ne era andato per la nostra… salvaguardia? E io dovevo crederci?
“I nostri genitori non hanno mai detto niente, perché sapevano tutto. E così anche Alice. Ma tu… tu hai messo una specie di barriera, e te ne sei fregato. Di me, e di tutto quello che mi è successo.” Stavo per ribattere, quando continuò. “E hai fatto bene, Edward. L’avrei fatto anch’io, se la situazione fosse stata al contrario. Perché devo preoccuparmi di un fratello che ci ha lasciati in una mare di debiti? Hai ragione.” Le ultime parole le sussurrò appena, mentre fissava il vuoto davanti a sé.
Cosa potevo dirgli? Che lo perdonavo così, da un giorno all’altro?
“Emmett… io non posso far finta di niente. Dopo tutto quello che è successo!”
“Ed io non voglio che le cose cambino! Ma volevo solo farti sapere tutto. Come stavano le cose, ecco. E ora sei tu, a decidere. E non mi aspetto che mi perdoni ora, accantonando tutto quello che è successo. Ti chiedo solo di… pensarci. Di iniziare di nuovo. Da capo.” Batté una pacca sulla mia spalla, e si diresse verso la porta.
“Emmett?” Lo chiamai, mentre era già fuori.
“Sì?”
“Non ti prometto che le cose torneranno come prima, ma ci proveremo.” Così chiuse la porta dietro di sé, lasciandomi solo e con un macigno in meno nel petto.  
 
*
 
Al piano di sotto trovai Bella, davanti ad una tazza di latte fumante. La strinsi da dietro, facendola sussultare.
“Ciao.” Posai un bacio sotto l’orecchio, sentendola tremare.
“Ciao.” Sussurrò, lasciandosi andare.
Ormai, le mie coccole non erano più un problema.
“Com’è andata?” Domandai, riferendomi all’interrogatorio che sicuramente aveva subito da parte della mia famiglia.
“Oh, bene. Stanotte dormi con Jasper. Per la felicità di Alice.” Sbuffò, scansando di qualche centimetro la tazza.
“Come?” Mi spostai, per guardarla dritto negli occhi.
Sospirò, alzando entrambe le braccia.
“Tuo padre dice che ormai sono di famiglia, è come se avesse un’altra figlia femmina. Quindi, deve preoccuparsi per me nello stesso identico modo con cui si preoccupa per sua figlia. Quindi…”
“Stasera dormi con Alice.” Conclusi per lei, alzando gli occhi al cielo.
“Già.”
“Beh, vedrò di far ubriacare Jasper a livelli molto alti, per lasciarlo solo in camera. Tu vedi di inventarti qualcosa con Alice.”
“Ci proverò.” Sorrise, stampandomi un bacio sulle labbra. “Tu, invece? Com’è andata?”
“Meglio del previsto. Ho parlato con Emmett, e… diciamo che le cose si sono sistemate, in parte.”
“Ne sono felice.”
“Chissà per quale motivo.” Sorrisi, strofinando il naso contro la sua guancia.
“Edward…”
“Che c’è?” Mormorai, abbassandomi per baciarle il collo.
Possibile che non ne avevo mai abbastanza? Anche quando eravamo in cucina, e a colazione?
Non so con quale forza, ma mise le mani sul mio petto per scansarmi.
“Su, non esagerare. Che fate voi maschietti stasera?” Ci pensai, passandomi un dito sul mento.
“Lo sai che non lo so…”
 
*
 
E di certo non potevo sapere che la strabiliante idea degli amici di mio fratello era stata quella di chiuderci in uno Strip Club, naturalmente tutto privato per noi, quella sera.
Con Jasper che abbassava gli occhi ogni tre secondi per non tradire la sua amata fidanzata e mio padre… Sì, proprio lui! Che non faceva altro che trovare scappatoie per uscire da quel locale.
“Guarda qui!” Un energumeno alto almeno quanto Emmett prese mio padre per le spalle, facendolo sedere. Al centro, nel Club. “Lui è sposato da più di venti anni!” E così indicò una ragazza mezza nuda, che si stava avvicinando lentamente. “Che Croce, eh?” Gli sussurrò all’orecchio, lasciandolo alla mercé di quella ragazza.
Stava per scappare, ma non fece in tempo. Perché lei gli si mise praticamente a cavalcioni, strusciandole le tette davanti agli occhi.
No, non potevo credere ai miei occhi.
Quello non era mio padre.
E quello vicino a me non era Jasper che se la rideva di gusto.
Straziato dopo cinque minuti di quel trattamento si alzò, scusandosi con la ragazza per poi lasciarla andare.
“Guarda che è tutto pagato, eh!” Urlò lei da dietro, fingendosi offesa.
Quando si avvicinò a noi, ci prese per il colletto della camicia.
“Ce ne torniamo a casa, SUBITO!” Sbottò, trascinandoci fuori dal locale.
“Carlisle, perché Emmett è ancora dentro?” Papà schioccò un’occhiataccia a Jasper, che si era permesso di parlare.
Ci infilò praticamente nella Jeep di Emmett, mettendo in moto alla velocità della luce.
“Papà!” Gridai, quando parcheggiò nel vialetto di casa Cullen.
“Che c’è”?
“Sei praticamente scappato!” Sbottai, alzando le mani al cielo. “Mi dici che ti è preso?”
“Secondo me era troppo preso da quella ragazza e per non tradire Esme è scappato.” Disse deciso Jasper, alzando entrambe le braccia.
Mi voltai verso Jazz, cercando di non scoppiare a ridere. Non potevo farlo.
“Provate soltanto a farne parola con qualcuno, e v’ammazzo!”
“Sai che tutto ha un prezzo, vero?” Arcuai entrambe le sopracciglia, cercando di sembrare serio.
“Cosa volete?”
“Beh, dovremo pensarci. Vero, Edward?” E menomale che Jasper non aveva neanche bevuto!
“Certo. Lasciaci il tempo di dormirci su.” Insieme scendemmo dall’auto, notando che tutte le luci nella casa erano spente.
“Sai che questa ce la farà pagare per il resto della vita, vero?” Sussurrai a Jasper, mentre entravamo nella casa.
“Certo. Ma divertirci un po’ non fa male.” Scuotendo la testa salimmo al piano superiore, dirigendoci nella nostra camera.
Cioè, quella dove io e Bella eravamo stati insieme quella sera.
“Perché mi segui?” Domandò d’un tratto Jasper, alzando le sopracciglia.
“Come?”
“Non vai dalla tua Bella?”
“Eh?” Si bloccò a metà strada, voltandosi.
“Non conosci proprio Alice, vero? Secondo te perché tutta quella sceneggiata? Per fare in modo che Carlisle cambiasse stanza anche a Bella, e ci mettesse insieme. Così tu puoi andare tranquillamente dalla tua Bella, ed Alice può venire qui.” Spiegò tranquillamente, alzando gli occhi al cielo.
“Cosa?” Ero shockato.
Alice aveva fatto tutto quel trambusto per… stare insieme a Jasper?
“Sì, all’inizio non ci credevo neanche io. Ultima camera in fondo. Ciao, ciao.” Senza aggiungere altro entrò nella sua camera, chiudendosi la porta dietro.
A chiave.
No, non potevo crederci.
Mia sorella era… era… un fottuto genio!
A grandi falcate raggiunsi la camera, trovando Bella raggomitolata sul letto, e con gli occhi chiusi.
Con un sorriso mi avvicinai, carezzandole dolcemente i capelli.
“Hey.” Si strofinò gli occhi, sbadigliando sonoramente.
“Ciao.”
“Dove siete stati?” Secondo sbadiglio.
“In un… locale. Niente male.”
Ah. Vi siete divertiti?” Nella penombra della stanza, si sedette a gambe incrociate sul letto.
“Sì. Mio padre, in particolare.” Sorrisi, ripensando a quella scena bizzarra. “Ma io ho pensato a te, ogni secondo.”
“Sì? E dovrei crederti?”
“Certo, amore mio.” Mi avvicinai, stampandole un bacio sulle labbra.
All’inizio casto, che si trasformò in meno di due minuti in un bacio più profondo.
E in sfioramenti ancora meno cauti.
“Edward!” Gemette, mentre arpionavo un seno.
“Mh?”
“Voglio… voglioOh!
“Cosa?” La sbeffeggiai, sorridendo maliziosamente.
“Voglio fare l’amore con te.” Mi bloccai all’istante, ascoltando quelle parole.
“Cosa?”
“N-non vuoi?” Sussurrò appena, allargando quegli occhi nocciola.
“Cos-s… SI’! Certo che voglio!”
“Allora, perché…”
“Sei pronta? Lo vuoi davvero? Io… io non voglio che tu lo faccia solo per sentirti in… dovere, ecco.” Si alzò su entrambi i gomiti, assottigliando gli occhi.
“Dovere? Tu pensi che sia dovere, Edward? Io ti amo. E sì, sono pronta. Sono pronta a fare un passo così importante, con te. Insieme a te. Quindi, sì. E non sarà una cosa di cui mi pentirò, puoi starne certo.” Sorrisi, avvicinandomi per baciarla.
Un bacio lento.
Un bacio che sapeva di noi, di amore.
Ed ero felice, in quel momento.
Con il nostro amore. Insieme a lei. Dentro di lei. Con lei.
Bella!” Sussurrai appena, al culmine.
“Ti amo, Edward.”
“Ti amo.” Sfiniti ci accasciammo sul letto, mentre la cinsi per la vita, facendola finire sul mio petto.
Ero in Alaska, con la mia famiglia.
Con la donna che amavo.
Ed avevo parlato con Emmett.
E… Bella aveva avuto la sua prima volta. Con me.
Con il ragazzo che amava.
E si sa, tutto finisce bene quel che finisce… bene.
 
**
 
NOTE:
Quando ho iniziato a scrivere questa storia, l’ho fatto senza troppe aspettative. Sia da parte mia, sia da parte dei lettori. Era una FF semplice, con una Bella e stravedeva per Edward, il bello e impossibile. E poi eccoli qui, insieme. Fidanzati. La storia ha lasciato sicuramente molti punti interrogativi (Emmett e Edward riusciranno a chiarirsi una volta per tutte? E Jacob invece perdonerà i suoi ex migliori amici?), ma credo che risponderò a queste domande con alcuni Extra, più l’Epilogo, che sarà postato dopo il 6 settembre. Quindi, chiedo venia se questo ultimo capitolo, o la storia in sé, ha lasciato insoddisfatti alcuni lettori. Ma era così. Niente di grande, soltanto una piccola FF con due protagonisti adolescenti.
Ora cercherò di finire Scambio Culturale e Thinking of you, poi… poi c’è un’altra FF in programma, ma ancora niente di sicuro.
Lascio i saluti e i ringraziamenti per l’Epilogo.
Grazie a tutti, davvero.
   
 
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