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Autore: prelude10    30/08/2011    1 recensioni
Horace Lumacorno dopo aver visto Harry arrabbiato con Piton ritorna con la mente a molto tempo prima. All'epoca del litigio che segnò la fine dell'amicizia tra Severus e Lily.
vedere degli occhi verdi, quegli occhi verdi, così carichi di disprezzo verso Severus riportarono Horace Lumacorno molto indietro nel tempo, a quasi vent’anni prima. Quando un’altra giovane gli aveva confessato il suo odio per Piton.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Horace Lumacorno, James Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 Mi scuso per il ritardo anche se è imperdonabile, ma quest’estate postare mi è risultato impossibile.
Eccoci all’ultimo capitolo della mia prima longfic, qualunque commento o opinione è sempre molto gradito.
Ricordo che tutti i personaggi citati non sono miei e non li uso a scopo di lucro.
Vi auguro buona lettura
 
Ringrazio asia94 per aver messo la mia storia fra le seguite e Floramoss per avere anche recensito.
 
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Subito il nuovo arrivato e Piton iniziarono ad azzuffarsi davanti ad una Lily decisamente indignata.
«Smettetela immediatamente, tutti e due!», ordinò furiosa. Senza che questi dessero il minimo segno di averla sentita. Approfittando di un momento in cui i due combattenti si separarono si mise in mezzo, così che fossero obbligati a fermarsi per non colpire accidentalmente anche lei .
«Per Merlino, cosa ci fai tu qui Potter?», chiese lei sentendosi oltraggiata dall’intrusione del ragazzo nei suoi affari personali. “Cosa crede? Che non riesca a cavarmela senza il mio Campione? Beh, si sbaglia!”
«Sapevo che saresti tornata da lui, volevo evitare che ti offendesse ancora», disse James a malapena trattenuto dallo sguardo della giovane.
«Certo, perché tu trattandola come una delle tue sgualdrine non la offendi vero?», rispose il Serpeverde, ignorato da Lily, riuscendo nuovamente a far infuriare il rivale.
«Sto bene! Ora che lo hai accertato puoi anche andartene. In quanto a te, - disse rivolta a Piton – smettila di provocarlo», concluse stizzita. poiché il suo tono di voce non ammetteva repliche l’uno se ne andò sbattendo la porta, chiedendole di seguirlo e minacciando l’altro ragazzo. Severus invece stette zitto, torvo in viso, si appoggiò su un banco. Solo dopo che furono rimasti per un po’ seduti l’uno accanto all’altra, sentendosi comunque irrimediabilmente distanti, lui concluse:
«Alla fine hai scelto lui, anche se non lo ammetti ancora nemmeno con te stessa, non puoi nasconderlo a me. Nonostante tutto ti conosco», il suo tono era carico di una mestizia tanto profonda che la ferì come una lama di ghiaccio nel petto, ma ormai qualcosa si era rotto per sempre, erano aggrappati a quei cocci taglienti da troppo tempo, le uniche cose rimaste erano il dolore e la disperazione. Dovevano lasciarsi andare, lo sapevano bene, ma lei sapeva anche che si sarebbe salvata, mentre avrebbe lasciato che il suo più grande amico d’infanzia sprofondasse nelle tenebre e le diventasse nemico.  
«Forse hai ragione. Mi dispiace Sev, ma questo è un addio», avrebbe trovato la forza di perdonarsi, “Non sono responsabile delle sue scelte”, ripeteva a se stessa. Detto ciò, dopo avergli lanciato un ultima lucida occhiata, uscì dalla stanza e dalla sua vita.
Il professore stava per uscire dall’ufficio, ma venne fermato dalla vista del ragazzo, che crollato in ginocchio sul freddo e duro pavimento, scoppiò a piangere. Il suono dei suoi singhiozzi era straziante. Il suono di chi ha perso tutto, anche una ragione per vivere. Tutto durò per un tempo completamente infinito, poi però le lacrime si interruppero, congelate per molto tempo a venire, congelate su una ferita aperta che non avrebbe  mai smesso di dolere, che non sarebbe mai guarita, anzi come una piaga avrebbe continuato ad espandersi e a suppurare, inghiottendo pezzo per pezzo l’anima del ragazzo, mentre questi ancora si dibatteva.
Allora si segnò il fato di molte persone, poiché fu in quel momento che Severus Piton, alzandosi, ruppe i legami con la sua vecchia vita e divenne totalmente e completamente il Principe Mezzosangue, il Mangiamorte che sarebbe stato per molto tempo, anche se non per sempre.
Dopo tutto quel tempo il professore si chiedeva ancora se sarebbe potuto cambiare qualcosa qualora fosse intervenuto in un qualsiasi modo. Ma ne dubitava; infondo l’anima umana è qualcosa di troppo complesso, incoerente, volubile ed irrazionale per poterne prevedere le azioni e i mutamenti, anche con il senno di poi…
Harry aveva visto gli occhi del suo insegnante farsi foschi di ricordi e rivolgersi ad un altro tempo, che lui non poteva capire, ma seppe che non doveva rompere quel silenzio, quasi si trovasse difronte alla trance divina delle antiche profetesse, anche se questa era rivolta alle cose che furono e non a quelle che sarebbero potute essere.
Infine il pozionista, un poco invecchiato da quando era iniziata quella conversazione, disse al ragazzo una semplice frase che lui non poteva comprendere, non allora almeno, che avrebbe visto come incomprensione e tradimento,vesti spesso portate dalla verità:
«Non giudicarlo così superficialmente, Harry. Potresti scoprire che Piton è una persona migliore di quanto tu possa pensare», “e di quanto persino lei abbia avuto la forza di credere”, aggiunse fra sé e sé.
Capiva Severus, o meglio capiva una parte del suo odio nei confronti di Harry, di aspetto così simile a James, che gli era odioso. Eppure aveva i suoi occhi, gli occhi della sua Lily, che ancora, dopo tanti anni, gli riversavano addosso ancora odio, che da tanto, troppo tempo non gli riservavano un’occhiata complice, uno sguardo amico.
«Sì, sì, come vuole lei. Ora devo andare professore, grazie per l’aiuto», detto ciò uscì e la porta di quell’ufficio sbatté per l’ennesima volta.
Lumacorno si afflosciò stanco sulla sua sedia. Per un vecchio come lui era troppo rivangare quei ricordi; specie perché ora conosceva il tragico modo in cui giovani vite erano state spezzate. Le sorti del mondo magico ora erano di nuovo appese ad un filo, un filo direttamente collegato a quel ragazzo, al Bambino Sopravvissuto, al Prescelto. Quello che sveva potuto fare l’aveva fatto, ora stava alle nuove generazioni scendere sul campo di battaglia di una guerra che, per quanto si fossero preparati, sarebbe arrivata sempre troppo presto, troppo letale, semplicemente troppo per poterla sopportare. Ma ormai i grandi ingranaggi dell’universo erano stati mossi e non si sarebbero fermati fino al compimento del destino prefissato. L’unica cosa che gli restava da fare era cercare di sopravvivere e, in caso ci fosse riuscito, sperare di non doversene pentire.
  
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