Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Marguerite Tyreen    30/08/2011    4 recensioni
Una raccolta di songfic.
Un progetto forse insolito. Un’ispirazione che girava da tempo. L’attesa di altre ispirazioni.
Ma, soprattutto, una canzone – e una storia – per ognuno dei personaggi, per rappresentarli, riscoprirli, omaggiarli e, naturalmente, emozionarsi con loro.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mie carissime!!!
Domando davvero perdono per questa assenza prolungata. Non ho giustificazioni, tranne quella che ho parecchie storie cominciate da portare avanti e tante altre che mi frullano nella testa, fra cui una long su Lady Oscar (finalmente!) di cui ho scritto un abbozzo di primo capitolo e che posterò appena possibile, nonostante la cosa mi metta un po’di timore ^^ Spero che mi scuserete!
Questo capitolo è ispirato a Jeanne ed è stato proposto da Jelore, che ringrazio infinitamente per lo spunto. Si può dire che sia la prima volta che scrivo “su commissione”, se così si può dire, e non garantisco del risultato. Anche perché troverete lo scandalo della collana completamente stravolto e una Jeanne davvero OOC ^.^
Bene, vi lascio al mio piccolo delirio e vi mando un grosso abbraccio!!!
Grazie a tutte!!!
Sempre vostra,
Marguerite

P.S. Ne approfitto per fare pubblicità alla mia pagina facebook, se volete aggiungervi per chiacchiere varie sulle storie, qui.

 

A Jelore,
per l’ispirazione.

 

 

LAmor Profano (Jeanne)
 
* Credits: Fabrizio De Andrè, Bocca di Rosa

 

 
La chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore, metteva l'amore,
la chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa.

Si chiamava Jeanne Valois de la Motte, ma a dire il vero il suo nome completo non se lo ricordava ormai più nessuno. La chiamavano Bocca di rosa, perché aveva sempre le labbra di un bel vermiglio che accendevano i sogni degli uomini e le gelosie delle donne.
Passava per la strada lasciando che la sua chioma corvina e gli occhi da gatta, che lanciavano occhiate impudiche di sbieco, attirassero su di sé l’attenzione, ogni tipo di attenzione.
E, non c’era tanto da stupirsi, se con studiata non curanza, la caviglia si scopriva, scendendo dalla carrozza, facendo biancheggiare nel grigiore dei bassifondi parigini un lembo di pelle candidissimo e desiderabile. Quei bassifondi l’avevano vista crescere, nonostante Jeanne continuasse a rinnegarli. Ma lo sapevano tutti che sua madre l’aveva tirata su a lacrime e sacrifici e che se adesso si dava arie da gran signora era solo perché aveva truffato un’ingenua contessa, convincendola ad adottarla.
Come sapevano che magari, all’uscita da una bottega, da una pasticceria, richiamava a sé il fascio delle gonne facendole aderire al corpo di proposito, dando ad intendere di aver fame di ben altro che di dolci. Perché Jeanne di sicuro amava l’amore e lo metteva sopra ogni cosa.
 
Appena scese alla stazione
nel paesino di Sant'Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.

 
Il motivo che l’aveva portata a Versailles, non c’era dubbio, era stato il lusso. Quello per cui era partita, qualcuno dice sia stato un furto, uno scandalo circa una preziosissima collana. Però per mesi, mentre ancora tutti si asciugavano ancora gli occhi disperando per la sua mancanza, girò la voce che ci fosse dell’altro. Perché si sa che la storia la scrivono sempre i vincitori e che la povera Jeanne, in verità, con quella collana non aveva proprio niente da spartire.
Ma la sua sventura cominciò da subito, da quando un piedino graziosamente avvolto da una scarpetta finissima si era staccato dal predellino della carrozza e si era posato al suolo, tra due ali di folla che, incuriosita, si poneva domande su quella misteriosa sconosciuta.
Sconosciuta, certo, ma non abbastanza da non accorgersi che non si trattava certo di un missionario.

C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione.

 
Si dice che l’amore o lo si fa per noia o lo si fa per mestiere.
Per Jeanne dalla bocca di rosa, si propendeva sempre per la seconda alternativa. Si è sentita definire avida, manipolatrice, spietata e falsa. Le hanno gettato accuse in faccia e conficcato pugnali alle spalle, sostenendo che si servisse degli uomini per accumulare ricchezza, per raggiungere finalmente un titolo che riscattasse la miseria della sua infanzia.
Non si riesce a stabilire se fosse invidia o ignoranza, ma di sicuro sottovalutavano la cosa più importante: che Bocca di rosa faceva l’amore per passione.

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.

 
E di sicuro qualche colpa anche lei l’avrà pure avuta, dato che non ci si può sempre nascondere dietro l’alibi della passione cieca che ottenebra vista e ragione, portando ad inseguire la propria futura preda in una caccia senza esclusione di colpi.
Sempre che colpa si possa chiamare quella di voler soddisfare i propri desideri, in questo mondo che limita le donne ad un’esistenza da splendide bambole senza sentimenti e senza voglie. E con i matrimoni che non rappresentano null’altro se non aride firme su sterili contratti, finisce per non avere molto senso indagare se il concupito ha il cuore libero oppure ha moglie.

E fu così che da un giorno all'altro
bocca di rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso
.
 
Ma le comari di un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva.


E dire che le donne, nei momenti di difficoltà dovrebbero essere le migliori alleate di loro stesse, ma evidentemente finiscono per essere soltanto rivali. Proprio come il gelo che cade su una allegra tavolata, quando arriva a sedersi una dama dall’aspetto più attraente a rubare l’attenzione alle altre, Jeanne si tirò addosso le ire delle signore a cui aveva sottratto la compagnia.
E proprio come il fuoco si diffonde fra gli sterpi, l’invidia aveva cominciato ad intaccare il cuore di tutte le mogli di Versailles, forse perché aspiravano ad essere loro, impalcature incipriate incapaci di suscitare qualunque desiderio, il sogno proibito dei loro uomini. Forse perché Jeanne aveva troppa libertà, troppa spontaneità e troppa voglia di vivere. E non riuscendo loro a trovarla, si misero in testa di distruggere la sua.
Ma le dame della corte parigina non si poteva certo dire che brillassero per fantasia e, come sempre, il piano d’attacco – da pessimi strateghi qual erano – s’imperniava al solito sul pettegolezzo.
 
Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.

Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.

E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole argute:
"il furto d'amore sarà punito-
disse- dall'ordine costituito".

 
Si sapeva perfettamente che, tra tutte quelle illustri nobildonne, forse Jeanne risultava la più onesta, il che era tutto un dire. Come si sapeva che, quando la gente non può dare il cattivo esempio, finisce sempre per riempire le stanze dei palazzi con ottimi consigli.
E fu così che una di loro, ricordandosi all’improvviso della passione della regina Antonietta per i gioielli e di quella collana pagata fior di quattrini, mentre le casse dello stato languivano, propose il piano perfetto.
Si sarebbero tolte il gusto, nello stesso tempo, di vedere la loro sovrana oscillare pericolosamente su un trono diventato all’improvviso troppo caldo e di liberarsi di quella sirena sensuale che aveva riacceso le voglie nei loro mariti.
E, rivolgendosi alle cornute, riportò come un navigato generale, il suo progetto: - Quella schifosa sarà accusata di aver ingannato la regina e il furto d’amore sarà punito, assieme a quello dei preziosi, dallo stesso ordine costituito.

E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare".

 
E quelle, regina compresa, davanti alla corte del tribunale, accusarono Jeanne Valois de la Motte di aver convinto Maria Antonietta ad acquistare proprio quella pietra dello scandalo, pietra che valeva una cifra da capogiro.
Ma se l’accusa di truffa non fosse stata sufficiente avevano già predisposto le loro ragioni e, in faccia a giudici, avvocati e ufficiali, dissero senza tanto parafrasare che quella donnaccia si era fatta un circolo di clienti, peggio che il gioco della roulette.

E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.

Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.

 
Non ci fu alcuna possibilità, per Jeanne, di fuggire alla pena. Il freddo e il buio del carcere l’avrebbero attesa per il resto dei suoi giorni.
All’alba, infatti, arrivarono quattro gendarmi, in alta uniforme, con i loro pennacchi e con le armi scintillanti al primo sole.
Presero la prigioniera e l’accompagnarono alla carrozza che l’avrebbe condotta alla galera.
Si sa che il cuore tenero e la compassione non possono far parte del bagaglio di un militare, assieme alla gavetta e alla sciabola, ma quella volta a lasciare la città, la portarono certo malvolentieri.

Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano,

a salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.

 
C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva "Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera".

 
Davanti alla carrozza c’erano tutti, dal Cardinale al suo sagrestano, dal giudice che l’aveva condannata alla nutrita schiera di gentiluomini di corte che l’avevano amata.
Ed erano tutti lì, per lei, ad asciugarsi gli occhi arrossati di pianto e a salutarla col cappello in mano.
Se ne andava, Jeanne, che aveva portato senza troppe pretese un poco di calore nelle gelide stanze di Versailles.
Se ne andava, accusata di un crimine che non aveva commesso.
Abbattuta dalla gelosia, non aveva potuto opporsi da sola contro la calunnia che, oramai, non era più soltanto un venticello, ma un vero e proprio uragano.
Di lei non sarebbe rimasto che il ricordo. Il ricordo e un cartello giallo, con una scritta nera.
“Addio Jeanne, bocca di rosa, con te parte la primavera”: da allora le rose a Versailles non sono più fiorite belle come un tempo. Sembravano sempre sofferenti per il troppo freddo dell’inverno o per l’aria torrida e irrespirabile dell’estate.
La primavera se n’era andata, con la sua spontanea sensualità.

Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.

E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
chi si prenota per due ore.


Ma è ben noto che, se il pettegolezzo vola veloce, le notizie originali fanno altrettanto. E quella di Jeanne, sfuggita rapida come una freccia dalla cortina di segretezza, era passata di bocca in bocca, precedendo la corsa della sua carrozza.
Alla fermata successiva, c’era sempre più gente di quella che era preceduta.
Gente che mandava baci, gettava fiori, gridava in suo favore oppure si prenotava per qualche ora.

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.

E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.

 
Non si conosce, adesso, che fine abbia veramente fatto Jeanne. Di certo è evasa dal carcere, con l’aiuto del popolo. Forse si è rifugiata in qualche posto sperduto, forse scrive ininterrottamente le sue memorie prima che la vecchiaia e il suo oblio se le portino via.
Non si hanno più informazioni. L’ultima cosa che rimane di lei è l’immagine del parroco di uno dei paesi appena fuori Parigi che, innamorato di ogni forma di bellezza, la volle accanto nella processione. E, tra lo scandalo generale, con la statua della Vergine e lei qualche passo più indietro, si portò in giro per le strade l’amore sacro e l’amor profano.
L’ultima cosa che rimane di lei: la piccola vittoria di Jeanne, bocca di rosa.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Marguerite Tyreen