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Autore: cioccorana_    30/08/2011    1 recensioni
Tutto è pronto per una nuova edizione del Torneo Tremaghi. Oltre vent'anni dopo la caduta definitiva di Lord Voldemort, nessuno si aspetta che qualcosa di terribile stia per succedere di nuovo. Hogwarts è nuovamente minacciata da oscure presenze.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Hugo Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il mattino seguente, l’umore di Albus non era dei migliori. Ce l’aveva a morte con Scorpius e Royce per la loro sfacciataggine. Odiava il fatto di essere stato messo nel sacco da quei due e di dover trascorrere una serata in punizione a causa loro.
Sperava solo che non dovesse lucidare i trofei insieme a Gazza.
 
Poiché il pomeriggio non prevedeva lezioni, subito dopo pranzo Albus decise di andare a far visita a Hagrid,.
 
Rubeus Hagrid era il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts, nonché insegnante di Cura delle Creature Magiche e viveva in una piccola capanna al limitare della Foresta Proibita. Era da sempre un amico di famiglia e ad Albus stava molto simpatico. L’unica cosa che non apprezzava del Mezzo Gigante barbuto era la passione sfrenata per gli animali potenzialmente letali, come draghi, Schiopodi Sparacoda e ragni giganti.
A differenza di Albus, Hugo trovava, invece, molto interessante questo aspetto della personalità di Hagrid.
Il giovane Weasley era sempre stato molto affascinato dalle creature magiche ed era da quando non arrivava ancora al tavolo della cucina di casa Potter che ripeteva di voler diventare allevatore di draghi, proprio come suo zio Charlie. Per questo motivo andava spesso a trovare Hagrid, nella speranza che avesse qualche nuovo mostriciattolo da mostrargli.
Così, quando Albus gli chiese di accompagnarlo, non se lo fece ripetere due volte.
 
Così, di primo pomeriggio, i due ragazzi uscirono nell’immenso e tranquillo parco che circondava il castello e si incamminarono verso la piccola radura dove sorgeva l’abitazione del loro amico.
Stavano attraversando il prato davanti alla capanna, quando udirono degli strani rumori provenire dall’orto delle zucche, sul retro dell’edificio.
« Hagrid, sei lì? » domandò Albus avvicinandosi.
Si udì un gran fracasso e l’omone apparve da dietro l’angolo, la barba arruffata e una manica del pastrano strappata.
« Hugo! Albus! Che sorpresa! Venite dentro, dai » disse, raggiungendoli e afferrandoli per sospingerli bruscamente verso la porta d’ingresso della capanna.
« Che stavi facendo là dietro? » chiese Hugo incuriosito.
« Oh… ehm… Sistemavo vecchie casse, sai… » rispose Hagrid in tono vago.
« Sicuro? » domandò ancora Hugo, sospettoso.
« Ma certo, ma certo… » bofonchiò spingendoli in casa.
 
La capanna era costituita da un’unica stanza circolare, arredata con mobili spaiati accostati alla bell’e meglio, ma che conferivano un aspetto accogliente. Sopra un’enorme poltrona marrone, stava sdraiato Thor, il vecchio pastore danese di Hagrid, che trascorreva, ormai, gran parte della giornata dormicchiando tranquillo.
 
« Volete dei biscotti? Li ho fatti stamattina » disse Hagrid prendendo un vassoio dei suoi soliti biscottini rocciosi.
I ragazzi rifiutarono, dicendo che avevano mangiato abbastanza a pranzo. I loro genitori li avevano sempre messi in guardia dalla cucina di Hagrid.
L’omone si sedette al tavolo sospirando. Albus lo osservò e non potè fare a meno di notare che, dietro la folta barba e i capelli lunghi e cespugliosi che gli coprivano gran parte del viso, i suoi occhi neri come la pece erano più stanchi che mai.
« Hagrid, stai bene? »
Lui lo guardò e sorrise. « Sto bene, sì. Ho solo molto lavoro, in questi giorni. E tu, Albus? Mi è giunta voce che hai attaccato rissa con Malfoy e Nott ».
« Se la sono cercata » ribattè Albus cupo.
« Be’ hai fatto bene. Mi stanno antipatici, tutti e due » dichiarò Hagrid battendo un pugno sul tavolo, che oscillò e scricchiolò in modo sinistro.
« A chi lo dici » commentò Hugo mesto.
« Per non parlare di quel Goyle » proseguì Hagrid.
« Chi? Aaron? » domandò Albus.
« Non lo so com’è che si chiama, però è un idiota, proprio come suo padre. L’altro giorno a lezione è caduto su un paio di Asticelli e quelli l’hanno riempito di morsi nel di dietro. Ha passato il giorno di Halloween in infermeria. Ben gli sta, così impara a prestare attenzione quando dico di non fare movimenti bruschi in presenza di creature così piccole ».
Nonostante il malumore, Albus scoppiò a ridere immaginando la scena e lo stesso fece Hugo.
 
Aaron Goyle era un amico di Scorpius e Royce ed era tanto grosso, quanto stupido e arrogante. Albus non lo sopportava ed era contento di non averlo dovuto vedere alla festa. Erano bastati i suoi amichetti a rovinargli la serata.
 
« E James come sta? » chiese Hagrid. « Si starà preparando, immagino. La prima prova è tra qualche settimana ».
« Non ha fatto ancora niente » ammise Albus.
« Niente? » Hagrid strabuzzò gli occhi.
« Lo conosci, James » commentò Hugo.
« Si inventerà qualcosa sul momento, come sempre » confermò Albus.
« ‘Sta volta “inventarsi qualcosa sul momento” non lo salverà, ve lo dico io » borbottò Hagrid scuotendo la testa.
« Hagrid, » cominciò Hugo, un po’ titubante « tu non sai niente della prima prova? »
« No » rispose lui, troppo in fretta. « E anche se lo so, non ve lo dico ».
I due cugini si scambiarono una breve occhiata d’intesa, poi Hugo domandò in tono molto colloquiale: « Hagrid, posso andare sul retro a trovare Fierobecco? »
Hagrid esitò per un istante, poi rispose: « No, Fierobecco è… ehm… malato. Molto malato ».
« Davvero? » fece Hugo, fingendosi sorpreso.
« Già. E ora, se non vi dispiace, ho proprio da fare » dichiarò l’omone alzandosi per andare ad aprire la porta. La tenne aperta, in attesa che i ragazzi uscissero. Capendo di essere stati congedati, Albus e Hugo uscirono sul pianerottolo e Hagrid chiuse la porta con un « Ci vediamo ».
Hugo guardò il cugino e sussurrò: « Che ne dici se andiamo a dare una sbirciata a cosa nasconde là dietro? »
« No » rispose Albus. « Ci tiene d’occhio. Torniamo al castello, ho un’idea migliore ».
 
 

***

 
Era distrutto. Aveva trascorso quasi tre ore a ripulire provette e alambicchi dai residui incrostati di bava di lumaca e saliva di lucertola, senza magia. In più, si era dovuto sorbire il monologo di Lumacorno su quanto fosse importante andare d’accordo tra studenti di Case diverse per il bene dell’intero Istituto. Tutto da solo. O meglio, non proprio, visto che Lumacorno aveva avuto la premura di fermare Scorpius Malfoy, che passeggiava nei sotterranei, diretto alla Sala Comune dei Serpeverde, per chiedergli di dare una mano ad Albus a riordinare l’Aula Pozioni. Non era stato facile convincerlo, tuttavia, dopo la promessa di trenta punti in più a Serpeverde e la garanzia che la sua mansione non consistesse nel grattare via dagli strumenti escrementi di rana ammuffiti (quello spettava ad Albus), ma solo nel rimettere sugli scaffali gli oggetti puliti, il ragazzo accettò l’incarico. L’intento di Lumacorno era chiaramente quello di farli cooperare pacificamente e in completa armonia, mentre quello di Scorpius era chiaramente quello di avere un’altra opportunità di dare fastidio ad Albus.
Infatti, eccoli lì, dieci minuti dopo, a tirarsi Puzzalinfa e a lanciarsi addosso occhi di cobra essiccati e pungiglioni di Celestino.
La punizione non aveva dato i frutti sperati dal professore, anzi, aveva avuto l’esito di rendere i ragazzi ancora più litigiosi. Sconsolato, Lumacorno li aveva congedati e, giunti in fondo al corridoio, i due avevano preso strade opposte guardandosi in cagnesco.
 
Albus camminava a passo spedito verso la Torre di Grifondoro, ansioso di farsi un bagno e di chiedere ai suoi amici com’erano andate le loro punizioni, quando una voce lo chiamò.
 « Albus! »
In qualsiasi altra circostanza, sarebbe stato felice di sentire quella voce.
Ma non in quell’istante, quando, per colpa di Scorpius, puzzava come appena uscito da una fogna e aveva delle cacche di rana attaccate ai capelli. Quanto odiava Malfoy.
Cercando di non farsi notare, si spazzolò via frettolosamente qualche schifezza dal maglione e si voltò, imbarazzato. I suoi occhi incrociarono quelli azzurri e preoccupati di Irina, che lo stava raggiungendo.
« Ehi, che ci fai nel castello a quest’ora? Quelli di Durmstrang sono tutti alla nave ».
« Lo so, ma sto cercando una cosa » rispose Irina, fermandosi di fronte a lui. « Ricordi quando ci siamo scontrati in biblioteca e mi hai aiutato a raccogliere i libri? »
Albus annuì, intuendo quello che stava per chiedergli. Lei proseguì : « Non è che hai preso per sbaglio il mio quaderno degli appunti? »
 
Non era da Albus mentire. Eppure, in quel momento, qualcosa gli impedì di dire la verità. Forse il desiderio di capire cosa fosse scritto in quel quaderno, forse il semplice fatto di avere qualcosa che apparteneva a lei. In ogni caso, ci sarebbe stato tempo per restituirglielo…
 
« No, io non l’ho visto. Mi dispiace ».
Irina assunse un’espressione delusa. « Oh. Ero sicura che l’avessi preso tu. Grazie comunque ».
« Figurati. E’… molto importante? »
Irina lo guardò e un lampo di incertezza attraversò per un attimo il suo sguardo, per poi sparire, senza lasciare traccia.
« Si. Si, lo è ».
Albus la fissò per qualche istante, esitante. Poi riprese: « D’accordo. Ricontrollerò tra le mie cose e se lo troverò te lo farò sapere ».
Lei sembrò leggermente sollevata. « Grazie, Albus ».
Il ragazzo stava per rispondere, quando una nuova voce dietro di lui lo fece sobbalzare.
« Irina, was machst du? »
Gerrit Rawndilged era apparso nel corridoio, silenzioso come un’ombra, e i suoi occhi glaciali e imperscrutabili fissavano Albus.
« Wer ist er? »
« Lui è Albus, Albus Potter » rispose Irina, in inglese, impassibile quanto il fratello.
Gerrit la fissò serio e parlò lentamente. « Du musst nicht mit diese Leute sprechen. Du weißt es ».
Irina ricambiò lo sguardo del fratello e parlò nel suo stesso tono freddo e distaccato, così diverso da quello che aveva usato poco prima con Albus. « Ich habe nur eine Auskunft gefragt ».
« Das interessiert mich nicht » ribattè lui, fulminandola con lo sguardo.
Irina tacque e Gerrit la afferrò per un polso, orinandole: « Komm».
La ragazza, sconfitta, seguì il fratello senza obiettare, ma si voltò per lanciare uno sguardo di scuse ad Albus, che era rimasto impietrito dallo strano modo in cui Gerrit lo aveva guardato. I due voltarono l’angolo e sparirono.
Albus rimase a fissare il corridoio vuoto, ma, poco dopo, un’ altra voce alle sue spalle lo fece trasalire per la seconda volta.
« Albus! »
Il ragazzo si voltò, cercando di nascondere l’espressione leggermente spaventata che aveva in volto.
Rose gli camminava incontro, i capelli arruffati e pieni di polvere e l’aria distrutta.
« Punizione finita? » domandò alla cugina con il tono più disinvolto che riuscì a trovare.
Lei, impegnata a ripulire la sua divisa impolverata, non sembrò accorgersi di niente.
« Si. Ho dovuto spolverare gli scaffali della biblioteca e staccare i chewing-gum da sotto i tavoli » rispose cupa.
Albus alzò le spalle. « Avresti preferito pulire l’Aula Pozioni con Malfoy? »
Rose lo fissò, tra l’incredulo e il divertito. « Con Malfoy? »
« Be’, Lumacorno ha pensato di affiancarmi un assistente e… »
 
Ma il resto delle sue parole fu coperto da un lungo grido, acuto e lacerante che cessò all’improvviso, mentre la sua eco continuava a rimbombare nei corridoi, amplificata dai muri di pietra. I due cugini si guardarono negli occhi agghiacciati e, un istante dopo, stavano già correndo in direzione della fonte del suono. Non era lontana.
Scesero di corsa una rampa di scale e si fermarono di colpo. La scena si parò davanti ai loro occhi in tutto il suo orrore.
Distesa a terra si trovava una ragazza priva di sensi. Un’immensa pozza di sangue scarlatto andava allargandosi sotto il suo corpo, ormai di un pallore spettrale.
  
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