Cara Arte,

Mi manca dipingere. Mi manca terribilmente. Mi manca passare ore ed ore ad accarezzarti e contemplarti, pensando a quanto eri perfetta, e a quanto eri più perfetta quando avevo potuto mettere mano su di te.

Ma, dubito mi possa essere nuovamente concesso posare sguardo o palmo su di te.

Semplicemente, mi manchi tu, Arte.

Ma non come un banale dipinto manca a un pittore, la penna a un poeta o la creta a uno scultore.

Mi manchi tu. Il candore del tuo sorriso che rifulgeva alla luce, la sorpresa della tua voce a qualcosa di per me banale, la freddezza della tua pelle.

Tu non eri "un"Arte. Tu eri tutta, l'Arte.

Eri melodia, dipinto, scultura. Eri troppo per essere descritta da un po' d'inchiostro e da me.

Io, semplicemente, provavo a valorizzarti al meglio delle mie forze, come può sforzarsi di descrivere quanto sia meraviglioso un miracolo uno dei pochi miracolati su questa terra.

Anche se mi sto arrendendo all'idea di non averlo potuto fare.

Chiedere a qualcuno di normale e perfettamente comune come me di descriverti è un punizione. Chiedere a un cieco di descrivere il mondo sarebbe meno grave.

Tu non eri parole, eri di più.

Tu non eri respiro, eri di più.

Tu non eri, sei e sarai, di più.

Prendila come la dichiarazione di un pazzo, di un folle. O, come piace a me, di un innamorato.

Ma era davvero amore, il nostro? O solo la mia ammirazione e la tua gioia di avere finalmente qualcuno accanto?

Non lo so, e forse è megli così, dato che la gente sta riuscendo a banalizzare anche qualcosa di così raro.

Ecco. Arte, tu sei l'amore.

Sfuggevole, effimero, un attimo di potenza indissolubile. Sconvolgi vite, le distruggi o le rendi migliori. Fai fare pazzie e tutti dovrebbero osannarti.

Ti odiano, ti adorano, ma solo io ti ho avuta davvero.

Loro bestemmiano, imprecano, invocano e attendono, ma non potranno forse mai averti.

Ecco il tuo potere.

Senza nemmeno sapere cosa sei realmente, il mondo si strugge, e sospira per te.

Si straccia le vesti e urla.

Strilla e ti brama.

Dimmi, Arte. Cosa ho fatto io realmente per meritarti rispetto al mondo? Ti ho raccolto da fango. Non è un gesto così eroico.

Sai, Arte. Ho sempre pensato che quando il destino ci avrebbe fatti lasciare, nulla sarebbe stato indifferente al mio dolore.

Il cielo avrebbe dovuto piangere e tuonare forte tanto quanto me. La pioggia sarebbe dovuta cadere più copiosa delle mie lacrime. La terra si sarebbe dovuta spaccare più del mio cuore. Il vento avrebbe dovuto invocare quanto me il tuo nome. La gente avrebbe dovuto disperarsi, gli angeli soffocare nell'angoscia, i demoni nel rancore. Satana e Dio sarebbero dovuti venire a chiedermi perdono per avermi dato e tolto colei che era allo stesso tempo paradiso e inferno.

Invece era una giornata stupenda, di quelle che passavamo parlando sul balcone della nostra casa disastrata.

Tutto è stato indifferente alla tua scomparsa.

Uomo, cielo, terra, mare, aria, angeli, demoni, dio, diavolo, paradiso e inferno.

Niente si è mosso, nulla è andato distrutto se non me. Non può esistere un pittore senza arte, e così non posso esistere Io senza Te.

Mi manca dipingere. Adoro il colore vermiglio che si sparge ovunque, ma lo ricordo poco.

Arte, tu non ti sei mai domandata che tonalità avessi io? Non lo so.

Io, ora, me lo chiedo e voglio saperlo.

Voglio saperlo immediatamente. Forse, così, scoprirò chi è stato tanto crudele e cane da strapparti dalle mie braccia.

Scusa se la lettera sarà sporca di rosso, ma sono davvero impaziente di mescolare il mio colore al tuo. Forse, così, potrò rivederti.

Bentornata, Arte.