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Autore: Grouper    30/08/2011    6 recensioni
Harry cominciò il suo assolo verso la fine della canzone; già troppi sguardi erano stati scambiati tra i due, ma in quel momento la cosa diventò ovvia: quelle parole erano rivolte a lei, a lei soltanto. La spalla che l'aveva sostenuta durante tutto questo tempo, i riccioli con cui aveva giocato tante sere, gli occhi in cui poteva sempre rifugiarsi e la voce avvolgente che le dava la sicurezza per andare avanti... tutto ciò si tramutò in un incubo: per Harry era tutta una farsa per poter arrivare a qualcosa di più che un'amicizia, amicizia che per Vittoria era la cosa più bella che potesse esserle capitata.
Il suo cuore traboccava d'ansia e panico, e gli occhi ne erano la limpida riflessione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notaaaaare bene: 

Bene, metto ora il "disclaimer". Prima di tutto ringrazio le gentili fanciulle che mi hanno scritto in passato: spero che continuerete a farlo perchè mi riempite di giuoia! In questo capitolo non accadrà molto.. è uno di quei capitoli di transizione, suppongo .mm. non mi piaceva l'idea di farne accadere una dopo l'altra dopo poco tempo, nè tanto meno di fare subito una cosa del tipo "Passarono i giorni..." già dal quinto capitolo. Ciò per dire: non aspettatevi BADABUM assurdi, è un capitolo molto tranquillo(:

 vichi. 


ps- non ho idea se il raso si inzuppi facilmente o meno, perdonatemi! (:

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Rimasero seduti su quella panchina per qualche minuto, finchè Vittoria si voltò verso di lui e gli fece cenno con la testa di tornare. Harry balzò in piedi in un attimo e a mò di sergente disse " Sìsssignora! " . Lei alzò gli occhi al cielo sorridendo e si incamminò da sola mentre Harry continuava a rimanere in quella posizione da stupido; Vittoria senza voltarsi o fermarsi si limitò a urlare " Muoviti! " con il tono in cui una mamma dice al bambino di rimettere il giocattolo dove lo aveva trovato. Harry rise forte e corse accanto a lei: quando rideva fragorosamente gli si arricciava il naso, alzava istintivamente le spalle e gongolava come un bambino. Era la risata più tenera di tutto il mondo, e lo si poteva dire anche senza guardarlo. Tornarono a casa in poco tempo,  scambiarono poche parole mentre camminavano: entrambi pensavano a quel poco che si erano detti, e quanto inconsciamente li avesse uniti. Harry lasciò Vittoria a pochi passi dalla porta. " Ci vediamo domani " disse semplicemente Vittoria " Puoi contarci. " rispose Harry con il suo sorriso a trentacinque denti. 
" Sono tornata " disse Vittoria sovrappensiero mentre si sbottonava la giacca. " Vittoria! " un urlo isterico si levò dalla cucina in fondo al corridoio, e ad un secondo di distanza Rebecca fece capolino in salotto, con il mestolo in mano puntato contro la sorella. Vittoria sgranò gli occhi: ogni tanto pensava veramente che sua sorella fosse una schizzata, ma le voleva bene così com'era, in tutta la sua follia. " Fai così anche con i tuoi alunni, Beck?" disse con tono incredulo Vittoria mentre con il dito spostava lentamente il mestolo di legno dal suo viso. " Mi spieghi dove sei stata? " quella volta Rebecca era seriamente arrabbiata e preoccupata. Vittoria ripercorse il tragitto che aveva fatto con Harry, ma non sapendo dare una risposta precisa per i troppi pensieri che volavano per la testa, la cosa migliore da dire fu " In giro " e con lo sguardo basso, pieno di quella mezz'ora , si diresse verso le scale per salire in camera. Rebecca rimase immobile per un attimo: si aspettava una serie di spiegazioni, scuse e blatere varie, e invece si era dovuta accontentare di due parole. A passo veloce raggiunse la sorella e con la mano sopra il pomello delle scale disse con tono alto " Come sarebbe a dire - in giro - ?! " Vittoria era quasi in cima alle scale ma non le rispose " Si può sapere almeno con chi eri? " concluse piegando la testa verso destra e battendo il piede per terra: Vittoria sospirò, con tono quasi impercettibile " Non ne ho idea " . Rebecca alzò le braccia in segno di resa e sbuffando tornò in cucina. Vittoria rimase a pensare in cima alle scale mentre il gatto senza nome della sorella le faceva le fusa. " Non ne ho idea " ripetè con un filo di voce, sorridendo. 

 

Nel frattempo, Harry era tornato nel parcheggio della scuola dove era parcheggiata la macchina; quando vi entrò la pioggia cominciò a scagliarsi pesante contro il parabrezza dell'auto. Rimase istintivamente con le mani al volante e il motore acceso per una manciata di minuti interminabili, durante i quali ripercorse l'intera giornata, da inizio a fine. Ogni tanto un sorriso innocente e sognante si dipingeva sulla bocca di Harry, altre volte tornava serio pensando a ciò che aveva detto a Vittoria. Quell'incontro era stato totalmente un frutto del destino: Harry era tutto meno che uno stalker. Si era davvero perso, cercava veramente il suo armadietto, voleva veramente sapere dove fosse l'aula di Chimica. Il fato a volte fa brutti scherzi, ma altre volte può essere il miglior modo per fare quell'incontro inaspettato che attendevi con ansia da tempo. Chi non ha mai voluto incontrare quella persona fuori di casa in un giorno come gli altri? Harry era uno di quelli, e il pensiero di Vittoria come la persona conluse il diluvio di ragionamenti del ragazzo. Mise in moto la Toyota blu e con la musica a palla tornò a casa. Non riusciva a smettere di sorridere. 


Il mattino seguente Vittoria si alzò di buon umore, non per ciò che era successo il pomeriggio prima, ma per il battito incessante della pioggia sulla sua finestra. Quando scese al piano di sotto, pronta per andare a scuola la sorella Rebecca, sempre in mezzo come il giovedì, spuntò fuori dal ripostiglio: " Ma che fai vai a scuola a piedi con questo tempo? Ferma, ti accompagno io! " Vittoria aveva sentito la sorella farfugliare, ma non aveva ascoltato; aprì la porta e mentre usciva disse ad alta voce " Ciao Beck, io vado!ci vediamo oggi pomeriggio" o a scuola... pensò tra sè e sè mentre chiudeva la zanzariera. Mentre camminava, ormai a pochi minuti dalla scuola, Vittoria vide una macchina accostare a pochi passi da lei. si fermò istintivamente, non perchè curiosa, ma avrebbe preferito cambiare strada per evitare strani sguardi, ma prima che potesse guardare la strada per cambiare sponda, un viso bianco sorridente ma incappucciato uscì dalla macchina. Vittoria si fermò un'altra volta, storse la testa a destra e fece segno di no, come se si stesse arrendendo a chissà cosa! 

"Sali in macchina, dai. Non vorrai inzupparti la camicetta appena stirata! " disse sghembo Harry indicando l'abbigliamento stranamente accademico di Vittoria. "Accetto volentieri, ma lo faccio solo per il fiocco. E' di raso, si inzuppa facilmente" disse fiera Vittoria avvicinandosi allo sportello con il mento alto; ovviamente stava scherzando: non le importava un tubo nè della camicetta nè tanto meno del fiocco sui capelli. I due si guardarono per un attimo da un lato all'altro dell'auto: Harry sorrise, come al solito, Vittoria entrò semplicemente in macchina; riaccese il motore, e partì lentamente. Vittoria all'improvviso respirò "ad alta voce", si voltò verso Harry e disse: " Sul serio: essere custode di una persona è un modo più carino per dire di essere uno stalker? " Harry scoppiò a ridere e fece cenno di no con la testa. "Non voglio andare a scuola" il tono di Harry era quasi provocatorio, e Vittoria se ne rese conto solo due secondi dopo: prima sorrise, divertita, poi sgranò gli occhi "Beh io si! Quindi portami a scuola." fissava il ragazzo al volante sorridere. "Giù il pelo, tigre! Scherzavo... " disse con tono pacato Harry  "in realtà no, ma non ti porterei mai dove tu non vuoi andare " Eccolo di nuovo, il tono da padre premuroso. Vittoria si ricompose, deglutì e continuò a fissare la strada, ormai finita. Erano arrivati al parcheggio della scuola: entrarono insieme nei corridoi ancora mezzi vuoti e si diressero verso gli armadietti, in silenzio. Harry aveva fatto subito e aspettava paziente che anche Vittoria chiudesse l'armadietto. Quando lo fece, la ragazza notò che Harry era ancora là: lo guardò alzando un sopracciglio, chiedendosi tra sè e sè perchè fosse ancora là ad aspettarla. "Non mi dire che hai Letteratura la prima ora... " chiese Vittoria; Harry sorrise "No, Matematica" si mise in spalla lo zaino "Ci vediamo in giro" e detto ciò si voltò dalla parte opposta e si diresse verso l'aula in questione. 
"Puoi contarci" disse la mora citando le parole dello stesso ragazzo.
Harry si fermò, sorrise all'idea che si ricordasse ciò che si erano detti il giorno prima; poi si girò, ma Vittoria non c'era più.


  
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