Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: StephEnKing1985    30/08/2011    0 recensioni
Donatello è un ragazzo gay un po' in sovrappeso. A causa del suo aspetto fisico, si trova a dover fronteggiare in modo particolare la superficialità e meschinità del mondo gay sotto forma di delusioni che riceve puntualmente da ogni ragazzo che conosce. Per rifuggire al dolore, si diletta in ciò che sa fare meglio: Disegnare fumetti. Il suo personaggio preferito è Dandy Landy, un bellissimo ragazzo frizzante e dolce, in cui Donatello proietta il suo fidanzato ideale, innamorandosene. Ben presto il bel personaggio di carta incomincerà a vivere di vita propria, ma sarà una felicità per Donatello oppure sarà solo l'ennesima delusione?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non chiedetemi cosa mi convinse a portare Dandy (o quel ragazzo che somigliava così tanto a Dandy) in macchina con me. Mentirei se vi dicessi che lo conoscevo meglio di chiunque altro in quanto mio personaggio. La verità era che non lo conoscevo per niente, se si escludevano tutte le avventure che aveva avuto e che io avevo disegnato… ma soprattutto… lui era un personaggio dei miei fumetti! Quindi praticamente inesistente nella realtà!

- A cosa pensi? – mi chiese, con un sorriso a trentadue denti.

Io lo guardai con la coda dell’occhio, per non distrarmi alla guida – Penso… penso che … che sia impossibile che tu sia qui. Ma sto sognando? È un sogno? –

Lui scosse la testa. – No no. Benvenuto nella realtà, tesoro. Ed io sono vivo e reale. Te l’avevo pur detto che sarei arrivato alla vita, no? – concluse, con un sorriso smagliante dei suoi ed una provocatoria alzata di sopracciglia.

- Sì ma… - non trovavo le parole per descrivere un avvenimento di tale portata. – Ma come…? –

- Ti hanno già detto che sei un rompiscatole? Ti fai troppe domande! – rise lui, sbarazzino e frizzante. – Sii più rilassato, più free! – lentamente portò il braccio dietro la mia nuca, ed iniziò a solleticarmi la guancia con le sue mani perfette. Io non dissi nulla, ma ero visibilmente eccitato ed al tempo stesso pieno di domande. Una fra le tante era la più inquietante: che cacchio ci facevo in quella stazione di servizio, e da dove partivo per tornare a Bologna?

Mi sforzavo di ricordare, ma era come cercare di ricordarsi un bellissimo sogno proprio dopo essersi svegliati. Inutile ed impossibile. Sapevo come mi chiamavo, sapevo dove stavo andando, sapevo anche che stavo per finire spiaccicato in mezzo a due camion, eppure non sapevo perché quel giorno mi trovavo in autostrada.

Continuavo a guidare, con Dandy che mi accarezzava dietro la nuca, proprio come avrebbe fatto un fidanzatino mentre l’altro guidava. Accese anche la radio, ed io vidi che le trasmissioni erano le solite, che la data era quella e che non c’era nulla fuori posto.

Neppure quando giungemmo a Bologna, a mezzogiorno, nulla era cambiato. Causa il periodo estivo c’erano poche auto in circolazione, però era tutto in ordine.

Ma al di là della formale apparenza della realtà oggettiva, dentro di me c’era un istinto che mi diceva che qualcosa non andava per il verso giusto. C’era qualcosa di strano, inspiegabile, nella luce che aveva Bologna quel giorno. Era troppo luminescente. Talmente troppo luminescente e ben tratteggiata che sembrava quasi… un quadro dipinto.

Cercai di ignorare quella sensazione, ma più percorrevo le strade che portavano a casa mia, più mi riusciva difficile far finta di nulla.

- Dove stai andando? – domandò ad un certo punto Dandy.

- A casa. Dove vuoi che vada, sennò? –

- Pensavo avresti voluto farmi vedere la città. – rispose lui, con un sorriso a trentadue denti. Quel sorriso artefatto che soltanto i personaggi dei fumetti potevano avere.

- Dì un po’ – esordii io – ma tu sorridi sempre, oppure soltanto quando vuoi ottenere qualcosa? –

Mi fece una linguaccia, e rispose  - Soltanto quando una persona mi è simpatica e mi piace. Tu mi sei simpatico … e mi piaci! – esclamò, aggrappandosi al mio collo e impedendomi la visuale mentre guidavo.

- Ehi!! Non fare lo scemo! Sto guidando! – lo respinsi, prima di finire addosso ad un’auto ferma ad un semaforo.

Lui ridacchiò allegramente, divertito. – Sei carino quando ti arrabbi. – disse, tornando a sedersi.

- Hmp. – bofonchiai io, ritornando a concentrarmi sulla guida. – Allora, dov’è che vorresti andare? –

- Non lo so! Fammi un po’ vedere in giro, no? Sei tu che vivi qui, non io. Io vivo in un mondo di carta, lo sai benissimo. –

- Ah già… certo. Me n’ero scordato. – risposi, secco. Avrei dovuto essere felice e radioso di avere un personaggio dei fumetti così bello e così dolce, invece mi sentivo stranamente inquieto.

A sedare i miei dubbi come una fucilata, intervenne la mia voce interiore, quella del Donatello-sarcastico-e-cinico.

Che ti prende, Old Boy? Non sai più riconoscere la realtà dalla fantasia? Adesso hai un bel ragazzo al tuo fianco, almeno fai finta di comportarti bene, no? Portalo a vedere San Luca, portalo in Piazza Maggiore… Portalo dove ti pare, ma non preoccuparti. Non ti mangerà mica.

- E’ proprio di quello che mi preoccupo. – mormorai.

- Cos’hai detto? – domandò Dandy.

- Niente. Non importa. – risposi.

E continuai a guidare, diretto verso il Centro di Bologna.

 

- Uhhh, ma è stupeeendo! – esclamò Dandy, mentre saltellando si godeva la vista di Piazza Maggiore. Io ero lì con le mani in tasca ad osservarlo mentre si divertiva come un bambino, appagato ma al tempo stesso inquieto. Possibile che Dandy Landy, il personaggio dei miei fumetti, fosse diventato una persona umana? E com’era successo?

Mi guardai intorno, come per cercare la risposta a questi interrogativi. Ciò che vidi fu la normalissima gente che a quell’ora si intratteneva in Piazza Maggiore, ovvero studenti, turisti, qualche coppietta che passeggiava… anche loro però, mi sembravano strani. Era come se seguissero uno schema preciso nei movimenti, nel parlare, nell’interagire con l’ambiente circostante. Le poche volte che uscivo di casa e andavo in centro, vedevo parecchia tranquillità. Adesso mi sembrava di stare sul set di un film, tanto che mi allontanai e mi andai a mettere in un angolo, come per paura di essere nel bel mezzo del campo della cinepresa che stava riprendendo tutto l’evento.

Proprio mentre mi stavo allontanando, sopraggiunse Dandy che mi prese per il braccio e mi tirò a sé.

- Amore! Dove vai? – disse, schioccandomi un bacio sulla guancia. Io rimasi paralizzato dall’imbarazzo nel venire baciato in quel modo da un ragazzo, e soprattutto con un’esclamazione del genere, detta ad alta voce.

- Ngh! – esclamai io dalla sorpresa, quindi mi voltai e lui mi abbracciò forte, mentre io cercavo di divincolarmi.

- Che c’è? – mi chiese, guardandomi con quei suoi occhi azzurri ed il suo solito sorriso pulito.

- Cosa c’è? Ma … ma dico, ti rendi conto di dove siamo? –

- A Bologna – rispose lui, serafico. – E quindi? Non posso farti le coccole in pubblico? –

- No! – risposi io, piuttosto imbarazzato. Ero rosso come un peperone.

Lui fece una faccia sconsolata, come un cucciolo bastonato. – Perché? –

- P… perché… - iniziai, senza trovare le parole giuste – P… perché … tu vedi forse qualcuno qui in giro che fa come noi? –

Annuendo, lui rispose – Certo! Guarda dietro di te. –

Lo guardai sconcertato, come se fossi certo che mi stesse prendendo in giro. Con un’alzata di spalle e gli occhi spalancati come per dire “prova se non ci credi”, Dandy mi incitò a voltarmi.

Lentamente, mi voltai, e vidi che dietro di me c’erano una, due, tre, quattro, almeno dieci coppiette di bei ragazzi omosessuali. Camminavano tranquilli, si baciavano, si tenevano mano nella mano, si scambiavano effusioni. Il tutto di fronte a coppie etero e persone anziane e perfino bambini!

Inutile dire che restai a bocca aperta a tale visione, non tanto per la visione in sé, quanto per l’insolita concentrazione di ragazzi omosessuali senza che ci fosse un gay pride.

- Allora, scetticone? Sei soddisfatto? –

- C… C… c… - ebbi solo la forza di spiccicare tre sillabe sconnesse.

Approfittando del mio momento di temporanea incoscienza, Dandy mi prese e mi abbracciò forte, schioccandomi un bacio sulle labbra talmente tanto forte da farmi quasi perdere i sensi. Vedendo che non c’era nulla da temere, io mi sottomisi a tale scherzetto, sentendo che pian piano il mio imbarazzo svaniva per lasciar posto ad una bellissima sensazione. Quella di essere baciato da un bel ragazzo. Dopo qualche secondo, Dandy si staccò e mi guardò negli occhi con quel suo sguardo magnetico.

- Allora? –

- Possiamo… possiamo davvero…? –

Lui annuì con un sorriso.

- E’… è incredibile. Mi sembra di vivere in un altro mondo. – dissi io, guardandomi intorno. Bologna era nota per essere una città molto tollerante verso i gay, ma non pensavo fino a questo punto.

- Dai, andiamo a fare un altro giro. Questa volta voglio guidare io! – disse Dandy, prendendomi per mano ed iniziando a saltellare verso Piazza San Petronio, dove c’erano ancora più coppiette. Indubbiamente qualcosa di strano c’era, però se questa stranezza era così bella, perché cercare risposte?

Mentre Dandy mi tirava, sentii una mano toccarmi la spalla. Come qualcuno che mi chiamava. Mi voltai. La mano che mi aveva toccato era un individuo in impermeabile nero, tutto intabarrato nonostante il caldo, con un cappellino nero ed uno sguardo penetrante, proprio come quello di Dandy. Vederlo mi inquietò un po’, ma mi sarebbe bastato interpellare Dandy per aiutarmi.

- Dandy… D… - lo chiamai, ma lui sembrò non ascoltarmi. Nel frattempo, il figuro in impermeabile nero era scomparso.

Chi era quello…? Domandai a me stesso, certo di non conoscere la risposta. Intanto Dandy continuava a tirarmi per continuare il giro turistico in quella città che già conoscevo ma che per lui era del tutto nuova.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: StephEnKing1985