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Autore: rumandmonkey    31/08/2011    3 recensioni
Remus, Sirius e un'amicizia che forse sta diventando qualcosa di più...
5° Classificata - Harry Potter Slash Contest indetto da MarchesaVanzetta
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Quasi tre anni di pratica, avevano reso i Malandrini maestri della fuga dalla Sala Grande nelle settimane di luna piena: se ne andavano quando nessuno li guardava, nei momenti di confusione - quando ce n’erano - o adducendo scuse studiate in precedenza, per non dare troppo nell’occhio.
Remus non cenava mai con loro; in genere sgraffignava qualcosa dalle cucine del castello prima che calasse il buio e lo mangiava nel parco, in attesa dei suoi amici.
Quella sera, i tre Malandrini seduti al tavolo della cena erano piuttosto irrequieti: volevano correre da Remus, ma erano affamati ed avevano assolutamente bisogno di ristorarsi un po’ prima di affrontare la faticosa nottata.
Ad uno ad uno, come ogni volta, si alzarono dal tavolo e nascosti dal Mantello di James si fecero strada fino al Platano Picchiatore.
Peter si trasformò per primo e si preoccupò di schiacciare il nodo sul tronco che avrebbe impedito ai rami di colpire i suoi amici; subito dopo di lui, si trasformarono anche Sirius e James, affrettandosi a raggiungere il loro amico licantropo.
Quando arrivarono nella Stamberga, la trasformazione di Remus non sembrava ancora completa: il loro amico ululava, steso a terra, il corpo scosso da terribili spasmi che, a giudicare dai guaiti di Remus, dovevano essere più forti del solito, mentre i suoi arti si allungavano, le sue mani diventavano zampe e le sue unghie artigli pronti a ferire chiunque gli fosse capitato a tiro.
Ringhiò, scuotendo la testa a trasformazione ultimata e si eresse in tutta la sua statura, incredibilmente minaccioso e si voltò verso gli Animagi, come se li avesse notati solo in quel momento; ringhiò ancora più forte al loro indirizzo, facendogli provare una strana sensazione di smarrimento: Remus non li aveva mai aggrediti in quel modo, era come se riuscisse a riconoscerli sempre… Cosa era andato storto quella volta?
Codaliscia squittì forte e scappò, trovando riparo in un buco del muro e Ramoso rimase quasi pietrificato dalla scena che si presentò ai suoi occhi. Felpato, mosso dall’istinto si era avvicinato al licantropo con passi lenti e misurati, studiandone le reazioni, ma Lunastorta non sembrava avere voglia di compagnia e l’aveva scagliato lontano con una poderosa zampata.
Un lampo di terrore attraversò gli occhi di Sirius quando si rese conto di essere stato ferito: perdeva sangue e il taglio sul collo gli dava fitte di dolore lancinanti.
Si fece forza e arrancando riuscì a raggiungere l’uscita prima della stanza e poi del tunnel che conduceva ad Hogwarts; trasformarsi in quelle condizioni fu una fatica incredibile per il fisico debilitato di Sirius, ma era indispensabile: presentarsi in infermeria sottoforma di animale avrebbe causato troppi guai a troppe persone, oltre che la sua espulsione.
Bussò alla porta dell’infermeria con la veste zuppa di sangue e fece giusto in tempo a sentire Madama Chips sussultare e chiedergli come avesse fatto a ferirsi in quel modo, prima di svenire.
Si svegliò la mattina seguente, profondamente smarrito. Dov’erano i suoi amici? E perché era finito in infermeria? Si sollevò di scatto dal suo letto e la fitta di dolore che provò gli fece improvvisamente tornare alla mente le immagini della notte precedente.
A pochi letti di distanza da lui, doveva esserci Remus, a giudicare dalle poche frasi ch
e riusciva ad origliare dalla sua posizione.
“Lui dov’è?” la voce era quella di un ragazzo, senza dubbio, e sembrava anche piuttosto agitato.
“È qui. La smetta di agitarsi, non riesco a medicarla.” Non faticò affatto a riconoscere la seconda voce: era senza dubbio Madama Chips.
“Come sta? Posso vederlo?” aveva chiesto il ragazzo, sempre col suo tono agitato.
“Se smette di muoversi, potrà vedere Black prima di quanto crede.”
Non si era sbagliato: era davvero Remus. Era ferito anche lui? Cosa diavolo era successo?
Non riusciva a ricordare quasi nulla, sentiva solo il dolore della ferita e il bisogno di vedere Remus.
Si stese di nuovo sul suo letto, aspettando una medicazione che non tardò ad arrivare, insieme ad un interrogatorio ed una sonora ramanzina da Madama Chips.
“Allora, Black” aveva detto, “ si può sapere come hai fatto a farti una ferita del genere?” Già, come diavolo aveva fatto? Non poteva certo dire “sa, camminavo per il parco quando un lupo mannaro, che giace a pochi metri di distanza da me, mi ha quasi ucciso. Non lo trova buffo?” ; doveva trovare una scusa e anche in fretta. “Io… be’ ecco, sono… caduto” buttò lì, sperando che l’infermiera abboccasse.
“Caduto, eh?” la donna sollevò un sopracciglio. “E di grazia, può dirmi dove è caduto? Le scale sono birichine, ma dubito che una caduta possa averl
e provocato un taglio del genere.”
“Infatti non sono state le scale… Io sono caduto e mi sono tagliato con un pezzo di specchio che era caduto a Peter…”
La sua scusa non stava in piedi, non era coerente sotto nessun punto di vista ma, al diavolo,in futuro avrebbe dato la colpa di tutto quello ad un inesistente trauma cranico. Ora voleva solo essere curato e vedere Remus.
“Avanti, signor Black, si tiri su e sposti quei capelli. Devo medicare la ferita” sbuffò Madama Chips mettendosi al lavoro.
“Signor Lupin, adesso può vedere Black.” Disse a voce alta quando ebbe finito. “Ah, signor Black, per questa settimana non si muova dall’infermeria e nei prossimi giorni eviti di fare movimenti bruschi. La sua è una brutta ferita.”
Madama Chips si allontanò da lui a grandi passi, diretta verso il suo ufficio e appena fu scomparsa dalla sua vista arrivò Remus.
“Sirius mi dispiace…” Aveva detto con un filo di voce, guardando con occhi tristi il taglio profondo che solcava il collo dell’amico, fino ad arrivare alla clavicola, almeno da quello che riusciva a vedere; probabilmente il taglio proseguiva sul petto, ma preferì non indagare: si sentiva già abbastanza colpevole.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ferita, era semplicemente paralizzato dal senso di colpa e dal disgusto per sé stesso.
“So cosa stai pensando” disse Sirius a bassa voce, nascondendo il taglio alla vista dell’amico. “Non è stata colpa tua. So che non l’avresti mai fatto se non fosse stato per quello
“Avrei potuto ucciderti” la voce di Remus era ridotta ad un sussurro e i suoi occhi erano offuscati dalle lacrime.
Sirius posò una mano sul volto dell’amico, in una carezza leggera e gli asciugò le lacrime prima che arrivassero agli angoli della bocca.
La stessa mano, poi, scese sul suo braccio a sfiorare una nuova ferita, facendo sussultare Remus.
“Non mi interessa” sussurrò Sirius, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Remus gli afferrò il polso e bloccò la sua carezza: “non dire stronzate, Sirius!” aveva parlato a denti stretti, quasi in un soffio. Lasciò bruscamente la presa dal braccio dell’amico: “non avrei mai sopportato di perderti.”
Sirius sorrise - malgrado la situazione - felice di avere accanto una persona come Remus.

“L’orario delle visite è finito!” gridò Madama Chips, avviandosi di gran carriera verso il letto di Sirius.
“Signor Lupin, torni a letto, deve riposare.”
“Sissignora” si affrettò a dire prima di salutare il suo amico.
“Torno tra poco” aggiunse sottovoce.
Sirius annuì sorridendo, seguendo l’amico con lo sguardo.
“Madama Chips?” richiamò l’attenzione della donna, quando ormai Remus era nascosto alla sua vista.
“Si, Black?”
“Non c’è qualche pozione per far chiudere questa maledetta ferita? Non voglio rimanere in un letto per giorni senza poter muovere un passo”.
“Potevi pensarci prima di combinare il guaio” disse l’infermiera, provocando un certo sconforto in Sirius. “Ci sarebbe una pozione, ma è terribile, non la darei nemmeno al mio peggior nemico” disse, lasciando il ragazzo nel dubbio: prenderla o non prenderla? Decisamente prenderla; voleva uscire da quella stanza il più in fretta possibile ed era disposto a bere qualsiasi schifezza pur di riuscirci.
“Va bene” disse alla fine: “voglio provare questa pozione!”
“Che coraggio, signor Black!” rispose Madama Chips sollevando un sopracciglio. “Vado a prenderla subito. Non si muova”
Come se si potesse muovere da lì con quel taglio immenso a torturarlo.
L’infermiera fu presto di ritorno con un bicchiere di pozione ed uno di succo di zucca.
“L’hai voluto tu Black” disse porgendogli il bicchiere.
“Alla salute!” esclamò il ragazzo portando la coppa alla bocca.
Le sue imprecazioni raggiunsero persino le orecchie di Remus, che non riuscì a trattenere qualche risata al pensiero di Madama Chips che sbiancava sempre di più ogni volta che il suo amico apriva bocca.
La donna rientrò nel suo ufficio qualche minuto dopo, lasciando a Remus la possibilità di avvicinarsi di nuovo al letto di Sirius.
“Allora, com’era la pozione?” domandò divertito.
“Davvero ottima!” rispose ironico e, indicando un bicchiere sul tavolino aggiunse: “te ne ho lasciata un po’… nel caso volessi assaggiarla” terminò la frase con una linguaccia.
“No, grazie, in sei anni non sono mai riuscito a trovare niente di buono nella Pozione Cicatrizzante”
Sirius corrugò leggermente la fronte: sei anni? Come aveva fatto a non accorgersene?
A Remus bastò un’occhiata alla sua espressione concentrata per capire cosa gli avrebbe voluto chiedere, così rispose alla domanda ancora prima che l’amico la formulasse.
“Non te ne sei mai accorto perché Madama Chips me la faceva bere dopo ogni notte di luna piena, mentre tu e gli altri eravate a lezione.” Spiegò.
“E sei riuscito a sopravvivere per tutto questo tempo? Benedetto Merlino, sa di morte!”
Remus rise.
“Prima di arrivare ad Hogwarts ero convinto che trasformarmi in una belva fosse la cosa più terribile del mondo, ma dopo aver bevuto quella roba, mi sono dovuto ricredere!”
Sirius rise alla sua battuta: era incredibile come Remus riuscisse a scherzare su un argomento tanto serio e tanto doloroso per lui; nonostante fosse fragile nell’aspetto, aveva un carattere forte e una grande forza d’animo.
Si distese sul suo letto, colto da un’improvvisa sonnolenza: il dolore alla spalla sembrava meno forte, ma sentiva ugualmente il bisogno di riposare.
“Stai bene?” chiese Remus, un po’ preoccupato.
“Si, sono solo un po’ stanco” rispose Sirius, chiudendo gli occhi.
“Forse è per la pozione…” mormorò Remus, che rimase a guardarlo mentre il sonno si impossessava del suo corpo.
Rimase seduto vicino al letto dell'amico finché il sonno lo colse improvvisamente, intorpidendolo, togliendogli la voglia di alzarsi e tornare alla sua lettiga: poteva rimanere lì, la sedia vicino al letto di Sirius era piuttosto comoda e il torace dell’amico in quel momento era molto più invitante dello scomodo cuscino dell’infermeria.
Chinò la testa, stando bene attento a non toccare la ferita che gli aveva inflitto e chiuse gli occhi, addormentandosi cullato dal respiro regolare di Sirius.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Dormirono per tutta la mattinata finché, prima di pranzo, James riuscì ad entrare nell’infermeria.
Quello che vide gli sembrò insolito, ma non se ne preoccupò molto e corse a svegliare i suoi amici.
Diede un buffetto un po’ troppo forte a Remus, che alzò di colpo la testa.
“Ahia!” esclamò il ragazzo, guardando James con aria infastidita. “Che ti è preso?”
“Che c’è, non posso dare un simpatico buffetto al mio amico lupo?” chiese con un ghigno sul volto.
“E tu quello lo chiami simpatico buffetto?!” chiese sollevando un sopracciglio e aggiunse, prima che potesse controbattere con qualcosa di stupido: “Come mai sei qui?”
“Volevo vedere come stavi.” Rispose James, tornato serio. “Anzi, come stavate”.
“Io sto bene” rispose Remus. “Sirius, be’ ci vorrà un po’, ma si rimetterà.”
Il suo sguardo colpevole si posò sulla ferita del suo amico: come aveva potuto fare una cosa simile?
“Non avrà nessun problema con la luna piena, vero?” domandò James, a metà tra la preoccupazione e l’imbarazzo.
“No, non l’ho morso, fortunatamente” rispose prontamente Remus. “Se avessi fatto una cosa del genere non me lo sarei mai perdonato. Ti rendi conto? Ho rischiato di rovinargli la vita, di rovinarla a tutti voi. Avrei potuto colpire chiunque, addirittura uccidervi tutti, se non aveste avuto la prontezza di andarvene.”
Una lacrima era scesa dai suoi occhi mentre parlava ed era arrivata dispettosa fino al suo collo, lasciando una scia salata dietro di sé.
“Non pensarci, Remus. È acqua passata ormai.” Disse James per tranquillizzarlo. “Non è successo niente: Sirius si riprenderà e se ne andrà in giro a sfoggiare la sua bella cicatrice per far colpo sulle ragazze. Credimi, gli hai fatto un favore.” Voleva tirarlo su di morale, ma sembrava inconsolabile.
“No, non è vero che non è successo niente!” esclamò Remus, forzandosi a tenere bassa la voce per non svegliare Sirius.
“Avrei potuto infettarvi, uccidervi. Non me lo sarei mai perdonato. Per tre anni avete rischiato l’espulsione dalla scuola e anche la pelle per assecondare i capricci di un lupo mannaro irresponsabile: non vi permetterò di rischiare ancora per me.”
“Ma Rem…” disse l’altro, con grande tristezza nella voce.
“No, niente ‘ma’!” ribatté Remus “sono un lupo mannaro, James. Un maledetto, schifoso lupo mannaro e non posso farci niente! Sono una bestia e non merito amici come voi. Non con la luna piena, almeno.”
“Remus, vogliamo esserci sempre per te, lasciaci venire con te alla Stamberga ancora una volta!” cercò di convincerlo James, ma Remus fu irremovibile.
“Ascoltami, James, anche io voglio che voi ci siate sempre ed è per questo che non voglio mettere a rischio le vostre vite per me. Guarda cosa ho fatto a Sirius! Pensi che la bestia non lo farà di nuovo?”
James tentò di ribattere, ma Remus lo fermò di nuovo: “Per favore” disse solamente, quasi implorando James, che si arrese, impotente davanti al dolore e al senso di colpa dell’amico.
La loro discussione doveva aver svegliato Sirius, che iniziava ad agitarsi sul suo letto biascicando parole pressoché incomprensibili.
Si voltarono, osservando il loro amico che aveva iniziato a stropicciarsi gli occhi.
“James” rantolò, non appena riconobbe l’amico.
“Sirius!” rispose al saluto con entusiasmo “Come va la ferita?”
“Una meraviglia, con l’orrenda pozione di Madama Chips sta guarendo a tempo di record!” esclamò Sirius, mostrando a James la cicatrice che faceva bella mostra di sé sul collo e su buona parte del suo petto.
“Scommetto che non vedi l’ora di andare in giro a fare il figo con quella ferita” lo apostrofò James.
“Nah, sei solo geloso.” Ribatté Sirius, divertito lasciando James a bocca aperta.
“È vero,” intervenne Remus, “Con una cicatrice del genere Lily cadrebbe ai tuoi piedi!”
Nonostante la malcelata tristezza che velava i suoi occhi e il senso di colpa che lo avrebbe ossessionato ogni volta che il suo sguardo fosse caduto su quel taglio, Remus ci aveva scherzato su; ancora una volta erano riusciti a superare un ostacolo, insieme.


note stonate: Tadaaaaaan! Terzo capitolo! Ok, ho realizzato che io e le note finali non abbiamo un buon rapporto e anche che soffro un po'di Alzheimer visto che non ho mai ringraziato chi ha recensito la storia e chi l'ha messa tra le seguite, perciò lo faccio ora: Grazie, Grazie, Grazie a chi l'ha già fatto e a chi lo farà. :)


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