L’INIZIO DELLA
FINE
Ad Harry sembrava di trovarsi sott’acqua, come quando al Torneo Tre Maghi era rimasto bloccato sotto la superficie a causa degli avvincini e le forze lo stavano abbandonando. Sentiva freddo e per quanto si sforzasse non vedeva nulla, tutto era buio e spostare anche solo un braccio sembrava un’impresa.
Mentre cercava di
uscire da quella sorta di limbo, poteva sentire dei rumori in lontananza, come
dei tonfi sinistri, gemiti e rumori come scariche elettriche.
Pian piano tornò in sé
e riprese parzialmente il controllo del suo corpo.
Mentre ciò accadeva si
rese conto che quei rumori che prima non riusciva a decifrare non erano altro
che le torture che Voldemort stava infliggendo sul professor Piton.
Quando aprì gli occhi
gli si gelò il sangue nelle vene perché la scena era la stessa del sogno: il
professore era legato ad una colonna grazie ad una magia, mentre Voldemort gli
lanciava maledizioni per farlo parlare e per punirlo per il suo tradimento.
-Miei cari
Mangiamorte, come potete vedere questo è quello che accade a chi osa
tradirmi. Ma prima di ucciderti,
Severus, ho bisogno della tua opinione di fine pozionista…dimmi, perché non
sono ancora riuscito ad impossessarmi di tutti i poteri di Potter?-
Piton, nonostante il
dolore e il sangue che lentamente si stava incrostando sulle palpebre
provocandogli uno spiacevole
solletico, riuscì a mantenere un’
espressione stoica e non rispose, malgrado fosse consapevole che avrebbe pagato
caro il suo silenzio.
Gli occhi di Voldemort
sembrarono diventare ancora più rossi dalla rabbia, poi però ghignò, e con un
sibilo pronunciò:
-Crucio-
Piton cominciò a
tremare poiché il suo corpo veniva avvinghiato dagli spasmi di dolore, ma cercò
con tutte le sue forze di non urlare, poiché se proprio doveva morire, lo
avrebbe fatto senza perdere la sua dignità.
Alcuni Mangiamorte
rimasero confusi dalla mancanza di grida da parte del mago sofferente, Harry
stesso ebbe quasi il dubbio che la bacchetta di Voldemort fosse difettosa.
“Proprio come nel mio
sogno!”
La furia crebbe negli
occhi del mago oscuro.
-Ah Severus Severus… Ti credi così
bravo non è vero? Credi che il babbanofilo sarà fiero di te? Lo sai cosa
penserà invece? Che hai fallito!-
Detto questo pronunciò
una maledizione ancora più potente.
Piton sentì come se
dentro di lui tutti i suoi organi volessero “traslocare”da una parte all’altra
e stavolta non riuscì a resistere, ma non ebbe
il tempo di urlare che svenne dal dolore.
-Perché perdi tempo
con lui, è me che vuoi!-
Harry non era riuscito a trattenersi oltre: vedere il professore in
quello stato, con l’orribile consapevolezza che il suo sogno stava prendendo
vita lo aveva spinto ad un disperato tentativo di spostare l’attenzione del
Signore Oscuro verso di lui.
Voldemort si girò di scatto verso Harry: sul volto del mago oscuro il
giovane poteva leggere una rabbia profonda ma allo stesso tempo il suo sguardo
era incuriosito.
-Potter…forse tu potrai rispondermi…perché la pozione non sta
funzionando?-
-…non so nemmeno quale fosse lo scopo di quella pozione, come faccio a
sapere perché non funziona?-
Voldemort sorrise sinistramente.
-la pozione che hai assunto serve per permettermi di aumentare il
legame tra noi due e in questo modo assorbire completamente i tuoi poteri, che
avrebbero dovuto abbandonare il tuo corpo per entrare nel mio. È una pozione
antica e nel volume non è descritto come questo processo avvenga, ma quel che è
certo è che non è ancora cominciato…-
Harry a sentire quelle parole provò sempre più angoscia: “vuole
prosciugarmi dei miei poteri?”
Il pensiero di Harry fu sentito anche da Voldemort e gli occhi rossi
del mago si illuminarono.
-ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?- e puntando la bacchetta
sul giovane pronunciò:
-Legilimens!-
Harry non era mai stato bravo con l’Occlumanzia e di certo non era in
grado di contrastare un attacco a sorpresa, e dato che si sentiva ancora debole
non poté far altro che rimanere inerme all’assalto mentale di Voldemort.
Era molto spaventato perché il
mago stava guardando i suoi ricordi più recenti, cioè quelli che riguardavano
il tempo passato insieme ai professori.
*
*
*
-voglio solo dirti che se hai bisogno di me sai dove trovarmi.-
*
*
-grazie-
-per cosa?-
-per le piante,ne avevo davvero bisogno-
*
*
-lo so che stai male Harry, lo vedo in ogni tuo
sguardo, perché non mi dici cosa
succede dentro quel cervello?-
Voldemort si soffermava soprattutto sui ricordi che riguardavano Harry e Piton, ma dopo quel loro unico,
prezioso abbraccio il mago oscuro non poté sopportare oltre e disgustato uscì
dalla mente del giovane.
-E così…ma certo, potrebbe funzionare…- e Voldemort focalizzò di nuovo
la sua attenzione su Piton privo di sensi.
Puntò la bacchetta sul professore e pronunciò:
-Ennervate-
Piton riprese i sensi e non riuscì a trattenere un gemito di dolore.
Voldemort si accucciò davanti al mago e gli alzò il volto con due
lunghe dita che pose sotto il mento del professore.
-Severus, bentornato! Quante cose interessanti ho scoperto nella mente
del ragazzo!-
Piton lanciò uno sguardo furtivo verso il ragazzo, ma per quanto quel
gesto fosse durato solo un attimo, Voldemort era riuscito a captare la profonda
preoccupazione del mago per il giovane.
Voldemort rise fragorosamente.
-E così non era tutta funzione Severus! Quello che ho visto nei ricordi
del ragazzo…pensavo fosse tutta una farsa da parte tua, ma a quanto pare…ci
tieni veramente!-
Piton sgranò gli occhi ma non ebbe tempo di rispondere.
-Vediamo se così funziona! Crucio!-
Severus si trovò nuovamente ad essere sottoposto alla maledizione
Crociatus.
-Smettila! Hai appena detto che vuoi i miei poteri! Cosa credi di
ottenere torturandolo?- chiese Harry.
Voldemort lo fissò e mentre lanciava un'altra maledizione rispose:
-Tutto!-
Harry non riusciva a capire qual era il piano di Voldemort, ma non
aveva nessuna intenzione di vedere il suo professore morire lentamente sotto
tortura, così cominciò a dimenarsi per liberarsi dalla forza che come una
calamita lo teneva premuto contro il tavolo e che gli impediva di muoversi.
Mentre tutti i suoi tentativi fallivano, vedeva che il professore stava
perdendo tutte le forze e che reagiva alle maledizioni solo con dei movimenti
convulsi, mentre gli occhi rimanevano chiusi e la bocca spalancata in un grido
muto.
Cominciò a pensare che forse era veramente giunta la fine.
Gli tornarono in mente i ricordi che Voldemort aveva osservato: tutti i
momenti in cui sia Harry che il professore avevano abbassato la guardia e si
erano avvicinati l’un l’altro, quelle rare occasioni in cui si erano lasciati
trasportare dal desiderio di trovare qualcuno che ci tenesse a loro…e come
erano mutati! La sfiducia e la rabbia repressa si erano trasformati in fiducia
e affetto.
“Non è giusto…”
Non riusciva a sopportare l’idea che non ci sarebbero state altre
occasioni per conoscersi meglio e perdonarsi il loro turbolento passato.
“Non è giusto!” continuava a pensare Harry, che preso com’era dai suoi
pensieri non si era reso conto che una flebile luce lo stava avvolgendo.
“Se solo riuscissi ad accedere ai miei poteri…come quella volta a
Privet Drive e nella Camera dei Segreti…ma come si fa?”
Il desiderio di liberarsi e potersi muovere liberamente non era
sufficiente, ma poi Voldemort gli diede l’incentivo giusto.
-Potter, a quanto pare la mia idea non ha funzionato…mi dispiace non
poter giocare oltre con te, Severus, ma non mi servi più! Avada…-
-Noooo!!- improvvisamente Harry sentì che il suo corpo era di nuovo
libero di muoversi e anzi si sentiva particolarmente leggero.
Voldemort non finì l’incantesimo e si guardò intorno allarmato: il
ragazzo era scomparso!
Il mago oscuro lanciò un urlo di rabbia.
-chiudete la porta d’ingresso….muovetevi stupidi! E adesso aiutatemi a
trovare Potter, deve essere ancora qui!-
La scena sembrava quasi comica agli occhi di Harry, dato che tutti i
Mangiamorte si muovevano con le braccia protese in avanti, cercando di
afferrarlo senza vederlo.
Harry non aveva idea di come era riuscito a diventare invisibile e
incorporeo, ma non c’era tempo da perdere, doveva salvare il professore.
Si avvicinò al punto in cui il professore era sdraiato scompostamente,
sfinito dalla tortura.
Harry sussurrò:
-Ora la libero!-
Ma nel momento in cui Harry tentò di afferrare le catene incantate le
sue mani passarono attraverso di esse e perso l’equilibrio cercò di
stabilizzarsi appoggiandole sulla schiena del professore, ma fu come
attraversare dell’aria.
“Finché resto così non posso fare niente!” realizzò spaventato.
Non ebbe tempo di riprendersi dallo shock che le parole di Voldemort
richiamarono la sua attenzione.
-Harry Potter! Non so come sei riuscito a liberarti dal mio
incantesimo, ma non uscirai vivo da questa stanza, e di certo non con il tuo
caro professore! È giunto il momento di dirci addio per sempre Severus!-
- Il potere del
ragazzo va oltre il saper scagliare
qualche potente incantesimo, la sua forza va al di là delle tue capacità e te
ne accorgerai perché Harry Potter trionferà su di te, Tom Riddle!-
-Severus sei solo un povero illuso e morirai per un
futile ideale… di una vita migliore grazie alle… forze del bene…Il bene e il
male non esistono, esiste solo il
potere, ed è mio! E quando avrò estirpato dal ragazzo ciò che mi spetta di
diritto, tutti coloro che mi ostacoleranno ancora cadranno immancabilmente!
Avada Kedavra!-
Harry ricordava bene questa scena perché l’aveva già vissuta nel suo
sogno e sapeva che probabilmente I suoi sforzi sarebbero stati inutili, ma
doveva tentare, così si lanciò in avanti per proteggere il professore con il
suo corpo e mentre nel sogno il raggio lo aveva trapassato e aveva colpito
mortalmente il professore, l’anatema travolse il giovane.
L’incantesimo che lo aveva reso incorporeo era svanito un attimo prima
perché tutta la volontà del giovane si era incanalata verso l’unico pensiero
che affollava la mente di Harry: impedire a Voldemort di uccidere l’unica
persona che a sua insaputa lo aveva sempre protetto sin dall’inizio.
L’Avada Kedavra colpì Harry, il giovane cadde a terra e non si mosse
più.
-No! non può essere!- esclamò Piton inorridito.
Dal corpo inerte del ragazzo si alzò un alone di luce dorata che, come
vapore volò nell’aria fino a fermarsi davanti a Voldemort e assunse la forma di
una sfera.
Voldemort rise vittorioso.
- Eccoli qua… i poteri che mi spettano!-
Il mago oscuro protese le mani a coppa e afferrata la sfera la avvicinò
a sé, come quando ci si vuole sciacquare il viso con dell’acqua e la fonte di
magia entrò nel suo corpo.
Inizialmente Voldemort si sentì estremamente
potente e volle subito provare i suoi
poteri. Ancora ridendo soddisfatto allungò una mano verso un Mangiamorte,
rilasciò una parte della sua energia e il suo seguace fu catapultato
all’indietro di diversi metri.
-Non mi sono mai sentito così….così pot…- Voldemort
non riuscì a finire la frase perché fu preso da uno strano attacco di tosse.
Non riusciva più nemmeno a respirare bene dato che sentiva come se i suoi polmoni
venissero schiacciati gradualmente.
Mentre ciò accadeva dinnanzi ai Mangiamorte che non
sapevano come intervenire, dei movimenti alla sinistra del professor Piton
attirarono l’attenzione di Voldemort: Harry, il ragazzo che si presupponeva
fosse morto si stava movendo!
Nel frattempo Voldemort, con gli occhi sbarrati,
continuava a tossire, sempre più forte e un rivolo di sangue si fece strada tra
le sue labbra.
Harry, in stato confusionale e con la cicatrice che
sanguinava copiosamente, raccolse le sue forze e si mise a sedere e come
pietrificato insieme agli altri presenti nella sala, si limitò a fissare il
mago oscuro che ora, premendosi una mano sul petto si stava accasciando e
atterrito guardava il ragazzo ancora vivo.
Gradualmente la luce che poco prima aveva avvolto
Harry quando aveva cercato di liberarsi dalla magia che lo teneva legato al
tavolo, iniziò ad avvolgere il mago oscuro.
Tra un respiro affannoso e l’altro Voldemort parlò
con voce strozzata.
- com’è possibile? Che cos’è questo…dolore?-
In ginocchio, Voldemort si trascinò vicino ad Harry
il quale arretrò fino a quando la sua schiena non venne a contatto con il
fianco del professore. Il ragazzo istintivamente afferrò il braccio di Piton,
ancora legato, come per cercare protezione.
Voldemort, vedendo quella scena capì: era di nuovo a
causa di quel potere che non poteva comprendere che aveva fallito di nuovo.
La luce che lo aveva avvolto era diventata quasi
accecante e anche se era riuscito ad afferrare Harry per il colletto della camicia,
non poté fare nient’altro perché la luce dorata lo avvolse completamente. I
presenti chiusero gli occhi per non rimanere abbagliati e poterono sentire solo
l’ ultimo grido agghiacciante di Voldemort, perché quando riaprirono gli occhi,
davanti a loro del mago oscuro non c’era più nemmeno l’ombra.
Tutto ciò che era rimasto era la sfera dorata che si
era ricomposta davanti ai loro occhi, ma che ora sembrava ancora più grande e
da essa partivano scariche di energia, come fulmini: aveva assorbito anche i poteri
di Voldemort.
Dopo un istante di silenzio ci fu il caos: I
Mangiamorte si smaterializzarono, alcuni venivano colpiti dai raggi della sfera
e per questo finivano polverizzati.
La grande sala si svuotò nel giro di pochi secondi e
gli unici presenti rimasero Piton e Harry.
-Harry!
Come stai? Come
hai fatto…-
Harry rispose con un gemito: era ancora molto debole
e a stento riusciva a reggersi in piedi; non che il professore fosse in
condizioni migliori.
Il maniero dei Gaunt cominciò a tremare violentemente
e dal soffitto cadeva la polvere dell’intonaco.
-Non c’è tempo da perdere professore, non so cosa
sia successo, ma sento che dobbiamo andarcene! Relascio!-
Harry puntò la bacchetta alle catene che trattenevano il professore e pronunciò l’incantesimo per liberarlo… ma non accadde nulla.
Sigh…siamo vicini alla fine! L
Da un lato sono sollevata: significa che finalmente ho portato a termine questa storia, ma dall’altro mi dispiace perché mi ci sono affezionata!
Devo dire la verità, scrivere questo capitolo non è stato facile perché mi immaginavo la morte di Voldemort in modo molto…teatrale, ma non è facile renderla a parole. Spero di esserci riuscita almeno in parte!
Forse può sembrare un po’ banale il fatto che a sconfiggere Voldemort sia stato -ancora una volta- l’amore, però nella mi interpretazione è questo il sentimento che guida Harry nel corso degli anni di scuola: tutte le volte che si trova faccia a faccia con Voldemort è perché deve salvare le persone che ama (eccetto nel quarto anno, quando viene portato al cimitero dalla passaporta), perciò anche in questo caso doveva essere l’amore a spingerlo a tentare di salvare Piton.
Nella mia visione dei fatti non è che l’affetto che Harry prova per Piton sia poi così forte da poter sconfiggere l’Avada Kedavra (sarebbe troppo OOC), più semplicemente Harry ha ancora a disposizione la protezione di sua madre che, rafforzata dai suoi personali sentimenti nati dal legame che si era formato con Piton nel corso di quel periodo passato assieme ha fatto sì che Harry sopravvivesse ancora una volta alla maledizione mortale.
Wow…questa storia è preferita da ben 43 persone e seguita da 30!
Non voglio fare pressioni su nessuno, ma visto che ci avviciniamo rapidamente alla fine mi piacerebbe sapere cosa ne pensano queste persone e se hanno dei consigli da darmi! J
Nel frattempo ringrazio tutti coloro che hanno commentato fino ad oggi e che nominerò uno ad uno nell’ultimo capitolo. (in stile titoli di coda! :P)
Nel caso che vi capiti di passare sulla mia pagina di EFP vi invito a leggere la mia ultima storia intitolata Blank Page e vi comunico che entro la metà di settembre mi cimenterò in un’altra fanfic ambientata nel settimo anno con Harry e Piton come protagonisti che credo possa piacere ai lettori di Niente sarà più come prima.
Piccola anticipazione: e se
Harry dopo essere stato ucciso da Voldemort non si fosse trovato solo con
Silente alla stazione di King Cross?
Spero di avervi incuriosito! =))))
Per ora vi aspetto al prossimo, ultimo capitolo!
Un abbraccio!
Morgan