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Autore: BloodyKrona    01/09/2011    0 recensioni
Voglio costruire la mia esistenza da sola, mattone dopo mattone, anche se sarà faticoso, anche se dovrò sputare sangue, anche se la realtà mi prenderà a calci nel culo, potrò sdraiarmi esangue ma con il sorriso sulle labbra, perché sarà stato tutto frutto delle mie sole scelte.
[Questa FF tratta dei problemi dei ragazzi d'oggi, da quelli più leggeri a quelli più gravi.]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Life Starts Now

Seduta dove sono, posso tenere d’occhio tutti i binari della stazione. Alcuni sono occupati dai treni che hanno finito le loro corse giornaliere, e se ne stanno fermi, come assopiti, aspettando pazientemente che qualche conducente accenda il loro motore per ripartire nelle prime ore del mattino, quando il sole ancora non accenna a fare la propria gloriosa comparsa. Altri sono invece ancora attivi, in attesa di ripartire verso chissà quali località; nonostante l’orario, ci sono ancora molte persone che popolano la stazione, ognuna con la sua storia, la sua meta, le sue aspettative e i suoi rimpianti, le gioie e i dolori della partenza, alcune si lasciano alle spalle affetti e salutano con la tristezza nello sguardo, altre partono per trovare, al loro arrivo, i loro cari ad accoglierli con un caloroso abbraccio. Occupano soprattutto la parte ovest della stazione, lasciando quella est praticamente deserta. I binari di quella parte sono quasi tutti in disuso, usurati dal tempo, percorsi che ormai nessuno si accinge a perseguire. L’unico treno su quei binari è malandato e arrugginito, coperto da scritte e disegni fatti con bombolette colorate dai ragazzi bisognosi di esprimere se stessi, un gigante di metallo così imponente quanto inutile, buono solo come riparo per i senzatetto esclusi dalla società.

Il mio binario è quello al centro, ancora vuoto, pronto ad accogliere il treno che arriverà fra pochi minuti. Non l’ho scelto perché devo scendere ad una specifica fermata, né perché è il più economico –non ho nemmeno avuto l’accortezza di comprare i biglietti- ma soltanto perché è al centro della stazione, e divide perfettamente la parte est e la parte ovest, la parte triste e quella più popolata, un sottile varco di ferro fra la solitudine della morte e la spensieratezza della vita. Trovo tutto ciò estremamente affascinante.

Dove porti, non mi interessa. Voglio solo potermene andare lontano da qui, il più lontano possibile. Guardo impaziente il grande orologio bianco di fronte a me, pregando le lancette di girare più veloce. Non sopporto questa attesa. Mia madre potrebbe essersi accorta che quello dentro al mio letto è solo un cuscino. Potrebbe essere diretta qui per trascinarmi a casa. A questo pensiero, avverto una sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. Come potrebbe prenderla quando scoprirà che sua figlia è scappata di casa senza un motivo apparente? E papà? Scommetto che si sentirà abbandonato dall’unica alleata che aveva. Ma credo che lui capirà più di chiunque altro il motivo per cui ho deciso di andarmene. Anche se non so se mi perdonerà.

Mia sorella aveva già capito tutto. Da qualche giorno si comportava in un modo stranamente dolce con me, e ieri sera, per la prima volta, mi ha abbracciata e mi ha baciata sulla guancia. È stato un gesto talmente improvviso che non ho saputo come reagire. Forse non stava nemmeno dormendo davvero quando mi sono alzata e sono uscita di soppiatto, ha lasciato che me ne andassi senza nemmeno fermarmi e provare a farmi ragionare. E per questo la ringrazio dal profondo del mio cuore.

So di stare scappando. Ma non è vigliaccheria, anzi, io lo reputo un atto veramente coraggioso. Forse mi sbaglierò, comunque preferisco fuggire che vivere ancora la vita che facevo. Voglio andare in un posto dove nessuno mi conosce e costruire la mia esistenza da sola, mattone dopo mattone, anche se sarà faticoso, anche se dovrò sputare sangue, anche se la realtà mi prenderà a calci nel culo, potrò sdraiarmi esangue ma con il sorriso sulle labbra, perché sarà stato tutto frutto delle mie sole scelte. Non voglio più vivere la vita che gli altri hanno costruito per me, oppressa dai pregiudizi e dagli stereotipi, una vita vuota atta a riempire l’insensata e crudele piramide della società nei ranghi più bassi.

Mi dispiace per papà, perché dovrà soccombere per sempre alla mamma senza più nemmeno una complice che gli allievi il dolore ascoltando un po’  di musica in macchina con lui.

Mi dispiace per mia sorella, perché vivrà la vita che la mamma ha già deciso per lei, senza poter sgarrare.

Mi dispiace per Hanna, perché non potremmo mai riservarci quei momenti in cui ci estraniavamo dal mondo e facevamo qualcosa di insensato.

Ma ormai sono qui, e non torno indietro.

Mi alzo in piedi, il mio treno arriverà a momenti. Stringo la borsa nera sul mio fianco destro, e mi sorprendo di come tutte le cose che prima mi sembravano indispensabili ora sembrano così futili, e di come sia riuscita a far entrare la mia vita qui dentro. Ci sono tre paia di jeans, due felpe e due maglie, il mio cellulare rigorosamente spento e al quale cambierò numero non appena sarò arrivata, il portafoglio contenete i miei risparmi e –mamma si incazzerà ancora di più- alcuni soldi che ho rubato a casa. Ho anche il mio libro preferito, quello che non mi stancherò mai di leggere, e il mio mp4, perché senza la mia musica sarei perduta. Ho portato anche la macchina fotografica con memorizzate ancora le foto di Hanna e me, l’unica cosa che mi lega ancora al passato. Appena arrivata mi libererò anche di questo stupido taglio di capelli che mi ha sempre imposto la mamma, me li taglierò da sola molto corti, e me li tingerò di nero, il mio colore preferito. Penso che un cambiamento fisico aiuti un cambiamento spirituale e di vita.

Non resterò in contatto con nessuno, nemmeno con Hanna, ci ritroveremo solo se lei avrà il coraggio di inseguirmi.

Il treno è arrivato. Faccio un lungo respiro, e parto a passi veloci e decisi.

Non mi volto indietro.


*******
Penso di dover spendere qualche parola per questa sottospecie di obrobrio partorito dalla mia mente.
Semplicemente, ho intenzione di descrivere problemi o situazioni non esattamente felici di ragazzi e ragazze della nostra epoca come l'anoressia, problemi psicologici e sociali ecc. Le storie saranno ovviamente inventate, spero di cogliere il punto cruciale di ognuna, ma penso di pretendere troppo essendo una scrittrice in erba.
Parlando di questo primo capitolo, mi è stato ispirato da un'illustrazione di un'autrice che mi piace particolarmente, kana, e ho deciso di buttare giù una storia. Personalmente, mi sono spesso fermata a immaginare come sarebbe prendere un treno senza una destinazione precisa e di rifarmi una vita completamente nuova in quel posto, ma mai l'ho realizzato perchè, fortunatamente, la mia vita più o meno mi piace. Ma non tutti hanno questa fortuna e c'è chi vive una determinata situazione in modo peggiore di altri, chi è preda di una forte depressione e insoddisfazione potrebbe benissimo decidere di voltare pagina e iniziare da zero.
Questo capitolo è abbastanza corto, spero che gli altri saranno decisamente più lunghi. Il titolo della storia è il titolo di una canzone dei Three Days Grace, appunto "Life starts now".
  
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