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Autore: Alessia Heartilly    02/09/2011    0 recensioni
"Allora va bene così. Giochiamo a carte scoperte."
In quel momento, Squall non si rese conto del senso nascosto in quella frase, pronunciata con una certa malinconia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Laguna Loire, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CARDS
II. Plus

Un anno e mezzo dopo
Se qualcuno avesse detto a Rinoa, solo due anni prima, che quel giorno avrebbe oltrepassato la soglia dell'appartamento che avrebbe condiviso con Squall Leonhart, probabilmente sarebbe scoppiata a ridere fino alle lacrime.

Due anni prima, Rinoa aveva appena conosciuto Squall, e viveva quelle ore sospese tra il fascino dello sconosciuto misterioso e bellissimo con cui aveva ballato alla festa, e per cui aveva quasi preso una cotta, e la consapevolezza che quello sconosciuto era sì misterioso e bellissimo, ma era anche un insensibile - un cattivo, avrebbe detto - che avrebbe volentieri preso a sberle fino a farsi dolere le mani.

E invece, come spesso succede nella vita, si trovava a pensare che ovviamente due anni prima non sapeva e non capiva nulla di se stessa.

Posò il pesante scatolone di libri sul tavolo del soggiorno, si asciugò la fronte e controllò l'ora; Squall sarebbe stato a casa - che strano, pensare che lui sarebbe tornato a casa, e che casa era lei, ad aspettarlo, in mezzo alla confusione del trasloco - entro poche ore, e lei voleva avere il tempo almeno di sistemare le cose più urgenti, e poi prepararsi per una serata tranquilla in cui festeggiare quell'ennesima svolta della loro relazione.

Decise di iniziare dagli abiti; avrebbe portato i libri in camera da letto, dove c'era più spazio, e si sarebbe dedicata al resto.

Che strano pensare davvero di essere lì. Non poteva dire di non averci sperato, ma il suo ragazzo era Squall Leonhart, si diceva sempre, era già tanto che lui riuscisse a chiederle tranquillamente di dormire insieme. Alla fine era come convivere nei fatti, ma non ufficialmente; ognuno aveva le sue cose nella propria stanza, e qualche oggetto utile nella stanza dell'altro, ma anche quando passavano la notte insieme, e succedeva spesso, arrivava sempre l'ora in cui ognuno doveva tornare nella sua stanza a cambiarsi per la giornata. Rinoa avrebbe voluto anche tutto il resto - tutte quelle piccole cose che si imparano dell'altro quando si vive insieme; le piccole abitudini, le idiosincrasie, persino le cose che non si sopportano dell'altro, ma su cui si sorvola per amore. E prendersi cura di Squall, e viziarlo, e lasciarsi viziare a sua volta.

Solo sei mesi prima non avrebbe mai pensato di poter vivere quel giorno. Era stato sorprendente, eccitante e bellissimo scoprire che era da tempo che Squall aveva quel progetto - stava solo aspettando di poterla portare non in un dormitorio, per quanto allargato e adattato al suo rango, ma in un posto che potesse sembrare una casa.

Rinoa prese la borsa dove aveva infilato tutte le sue cose da bagno, e si diresse nella stanza accanto per iniziare a sistemarle; dopo tutto, se voleva prepararsi, era esattamente quello che le sarebbe servito di più. Accese la luce, sorrise vedendo la vasca da bagno, si fece l'appunto mentale di infilare un bagno caldo nella sua festicciola di inizio convivenza, e aprì la cerniera della borsa per svuotarla.

La prima cosa che le saltò all'occhio furono i test di gravidanza.

Sorrise scuotendo la testa; lei non ne aveva mai avuto bisogno, ma non saltava un mese senza che Selphie andasse da lei in lacrime perché aveva paura di essere rimasta incinta - o meglio, ne aveva l'assoluta convinzione. Poco importava che ogni mese la sua amica fosse fortunata; Rinoa era sempre il punto di riferimento di Selphie, in quelle circostanze, perché non le faceva prediche sull'uso delle precauzioni. O almeno, non come quelle di Quistis, che le prime volte le aveva dato memorabili lavate di capo, che purtroppo non avevano avuto molto effetto. Rinoa sembrava aver capito che la ramanzina aveva poco effetto persino quando Selphie era terrorizzata dagli effetti della sua sbadataggine; per cui ci aveva rinunciato, dopo alcuni mesi, limitandosi a stare vicino all'amica mentre aspettavano i risultati del test. Capitava così spesso che Rinoa li comprava praticamente in anticipo. Non capiva perché Selphie accettasse il rischio ogni volta che Irvine glielo chiedeva; trovava abbastanza insensato non usare precauzioni per poi disperarsi così tanto. Era meglio essere chiare con il proprio uomo e non dover sbattere la testa al muro ogni mese.

Sotto al test di gravidanza, pronto in attesa di Selphie, aveva messo le sue pillole anticoncezionali. Aprì la scatola quasi di riflesso, senza avere realmente l'intenzione di controllare di averle sempre prese; ma notò di averne saltate alcune proprio all'inizio, quando il trasloco era in pieno svolgimento. Non riusciva a ricordare di aver avuto rapporti con Squall in quei giorni, però; erano stati massacranti ed erano crollati addormentati quasi ogni sera. Più per gioco che per reale convinzione del rischio, decise di fare anche lei il test, pensando, con una risatina, che sarebbe probabilmente stata l'unica volta che l'avrebbe fatto in vita sua; Squall poteva aver concepito l'idea di vivere insieme a lei, magari di sposarla, in un futuro lontano e imprecisato, ma era sicura che l'idea di avere un figlio lo avrebbe fatto fuggire lontano, lontanissimo.

Senza bisogno di leggere le istruzioni, grazie all'esperienza con Selphie, fece tutto il necessario, posò il test accanto al lavandino e continuò a svuotare la sua borsa, quasi dimenticandosene.

Fu solo mezz'ora dopo che notò le due linee, ben chiare.

Pensò di averne comprato uno diverso dai soliti, e che forse le due linee significavano test negativo; lesse le istruzioni solo per scoprire che non era così. Aprì nuovamente la scatola delle pillole, contò, ricontò e ricontò ancora... e si rese conto di prenderle saltuariamente da quasi due mesi. La stanchezza, lo stress, la sua sbadataggine... prendeva le pillole senza badarci troppo, abituata com'era, ma forse proprio quella sicurezza l'aveva messa in quel pasticcio. Cercò di calcolare quando aveva avuto l'ultimo ciclo, ma il risultato la lasciò talmente perplessa che decise che sicuramente ricordava male. Frugò nella borsa e fece un altro test.

E poi un altro.

E poi, per buona misura, si scapicollò per arrivare alla farmacia di Balamb e comprarne un altro.

Fu solo quando ebbe davanti otto inequivocabili linee che non poté fare altro che arrendersi alla realtà.

*~*~*~*~*

Quando Squall arrivò finalmente a casa, fu accolto dalla vista di Rinoa che singhiozzava in maniera straziante.

Era seduta al tavolo del salotto, con un foglio ben spiegato davanti; aveva incrociato le braccia e ci aveva nascosto la testa, e piangeva a dirotto. Lui aveva quasi paura ad avvicinarsi.

"Rinoa?" disse a voce abbastanza alta da farsi sentire ma da non spaventarla, ma l'unico effetto che ottenne fu di farla piangere ancora di più. Deglutì, senza sapere cosa stava succedendo, e si avvicinò lentamente a lei, posandole una mano tra le spalle mentre le si sedeva accanto. La accarezzò con dolcezza, cercando di farla calmare, e poi provò a chiamarla di nuovo. "Rinoa, che succede?"

Lei non reagì.

Allora lui abbassò lo sguardo sul foglio che era sul tavolo, e lo lesse velocemente solo per scoprire che era un test di gravidanza.

Sapeva bene delle abitudini di Selphie - non tanto perché glielo aveva raccontato Rinoa, ma perché Irvine parlava troppo per i suoi gusti, e lui non poteva certo dirgli di chiudere il becco ogni dieci secondi. Ma non era tanto ingenuo da credere che Rinoa fosse così sconvolta per la loro amica. C'era evidentemente qualcosa che non andava in lei.

La prese per le braccia e la sollevò di forza, costringendola a togliere il viso da dove l'aveva nascosto e guardarlo. "Rinoa," ribadì, questa volta con un tono più fermo che la portò a diminuire il pianto e respirare più regolarmente. Lui fece un brevissimo cenno con la testa al foglio di istruzioni del test. "Sta succedendo quello che... penso?"

Rinoa era letteralmente terrorizzata dalla reazione di Squall. Sapeva benissimo cosa pensava dell'avere bambini; avevano deciso insieme di usare precauzioni anche se, secondo la dottoressa Kadowaki ed Edea, il potere di Strega la rendeva sterile. Non volevano correre rischi, però, perché non c'era una certezza totale dell'infertilità di Rinoa; per cui avevano iniziato con la pillola anticoncezionale e Rinoa era sempre stata estremamente coscienziosa nel prenderla. Ma quella volta... non sapeva spiegare come era successo. Ricordava solo che erano stati mesi pesanti, in cui doveva sistemare l'appartamento, con tutto quello che comportava, e poi organizzare lo spostamento delle loro cose, e alla fine quando la sera prendeva la pillola lo faceva sempre con così tanti pensieri che non vedeva quelle precedenti o successive, solo quella che stava prendendo. Era stata talmente convinta di essere a posto che non aveva dubitato affatto che potesse capitarle.

Squall poteva pensare qualsiasi cosa, però: che l'avesse fatto apposta, che avesse scoperto di poter avere figli, che avesse deciso di incastrarlo... tutte cose non vere, ma nell'ansia di quella scoperta, nell'incredulità e nella paura che ne conseguiva, allora era assai probabile che lui lo pensasse. E lei aveva solo le sue parole a difenderla.

Annuì a malapena. "Non l'ho fatto apposta, te lo giuro, te lo giuro!" Continuò a ribadirlo scoppiando di nuovo a piangere, gettandosi contro il suo petto, quasi aspettandosi che lui l'avrebbe respinta; ma invece lui la abbracciò e le accarezzò la schiena, sussurrandole di calmarsi.

"Lo so che non l'hai fatto apposta," le disse, posandole qualche bacio sulla testa. Lei smise di singhiozzare solo quanto bastava per cercare di giustificarsi ancora. "Basta piangere adesso," le sussurrò, allontanandola da sé e asciugandole le lacrime. "Fai solo male al bambino, così."

Rinoa lo guardò piegando la testa da un lato. "Non sei arrabbiato?" gli chiese, confusa e stupita.

"Sono scioccato e sconvolto," rispose lui, continuando a guardarla. "Ma c'ero anche io quando sei rimasta incinta. Il test è attendibile?"

"...Ne ho fatti quattro," ammise lei. "Sempre lo stesso risultato."

"...Ok." Cercò di non darlo a vedere, ma la speranza che fosse semplicemente un falso positivo volò fuori dalla finestra. Un falso positivo era possibile, ma quattro... "Hai già parlato con la dottoressa Kadowaki?"

Rinoa lasciò andare un gemito, si passò una mano sul viso e poi scosse la testa con un cenno di diniego.

"Ok. Allora adesso vai a darti una sistemata. Io chiamo la dottoressa e le chiedo se può visitarti subito. E quando sapremo se è vero, decideremo insieme cosa fare. Basta piangere però, ok?"

"Fa male al bambino," cercò di dire lei, con un sorriso stentato.

"Esatto."

*~*~*~*~*

Quando rientrarono nella loro nuova casa, circa un'ora dopo, era già calata la sera.

Rinoa teneva Squall per una mano, e lui aveva nell'altra il guinzaglio di Angelo, che avevano recuperato da Selphie tornando dall'infermeria; ci aveva pensato lui, perché lei sembrava ancora troppo sconvolta.

Rinoa andò a sedersi sul divano, dove faceva angolo, continuando a tenere Squall per mano. Lui tolse il guinzaglio ad Angelo e la lasciò libera di andare dove voleva; la cagnetta decise di arrotolarsi a dormire in fondo al tappeto. Si mise seduto dietro a Rinoa, e le fece cenno di stendersi e abbracciarlo. Lei ubbidì in silenzio.

Stringendola a sé, accarezzandole la schiena per darle il tempo di metabolizzare la notizia, Squall si lasciò andare alle riflessioni. La dottoressa Kadowaki era stata ben disponibile a visitare Rinoa non appena Squall l'aveva chiamata; l'aveva ascoltata con attenzione, aveva preso i campioni necessari per gli esami e l'aveva visitata, e alla fine le aveva confermato che sì, era in effetti incinta di circa quattro settimane. Squall aveva preso in mano la situazione, ed era stato lui a chiedere come mai non se ne erano minimamente accorti; la dottoressa si limitò ad esporre alcuni dei sintomi, e Rinoa annuì, dicendo di averli avuti, ma di averli attribuiti alla stanchezza e allo stress. Vedendo le espressioni sconvolte dei due ragazzi, la Kadowaki aveva detto che era disposta a rispondere a qualsiasi domanda sulle diverse opzioni; ma Rinoa aveva semplicemente chiesto se l'aver continuato a prendere la pillola aveva danneggiato il bambino, e come doveva comportarsi per la magia. Rassicurata su entrambi i fronti, si era chiusa nel silenzio ed era stato Squall a chiedere alla dottoressa di dar loro una lista delle cose che Rinoa poteva e non poteva fare nel suo stato; ci avrebbero pensato meglio a casa.

Ed eccoli lì.

Ripensandoci, Squall non poteva immaginare una fine diversa per quell'anno e mezzo passato insieme. Era iniziato con delle piccole aperture. Il giorno del suo compleanno, poco dopo la fine della guerra, quando stava insieme a Rinoa solo da un paio di mesi, Squall aveva deciso di mostrarle quello che provava davvero. Era stata una scelta che gli era sembrata quasi naturale: era difficile per lui esprimersi a parole, dopo aver passato anni a dire agli altri di farsi fondamentalmente gli affaracci loro, per cui aveva pensato per giorni al gesto giusto. Era giunto alla conclusione una sera, di ritorno da Balamb dopo una cena con lei, e aveva sterzato così bruscamente che lei aveva lanciato un gridolino. Erano arrivati al suo promontorio, e da lì le aveva mostrato la luce dell'estate morente sulla città, sulla piana, sull'isola. Aveva cercato di spiegarle cos'era quel posto, per lui, ma lei sembrava averlo capito ancora prima che lui parlasse. Gli era bastato dire che aveva avuto lì la cicatrice in fronte. Lei lo aveva lasciato parlare fino a quando lui se l'era sentita, e poi si erano baciati sotto la luna, e solo allora si era reso conto che erano passate ore, e che quel gesto d'amore era perfetto nel luogo dei suoi tormenti.

Fare l'amore sulla terra nuda era stato scomodo, ma non l'avrebbe cambiato per nulla al mondo.

Da quel momento la loro storia era stata una serie di rivelazioni. Lui aveva notato che era sempre lei a cercare di adattarsi ai suoi tempi, e mai il contrario. Si era sentito così avvolto dal rispetto e dall'amore di lei che piano piano aveva smesso di dover riflettere sui suoi gesti rivelatori, gli venivano spontanei. Aveva preso l'abitudine di confidarsi, dopo aver fatto l'amore. Non aveva più avuto paura di dormire nella stanza di lei, dopo qualche tempo, e dopo qualche mese il pensiero di vivere insieme, e di non doversi separare la mattina presto per andare ognuno a cambiarsi prima del lavoro, gli era sembrato sempre più allettante.

E ora erano lì, a rimuginare su come affrontare quella gravidanza inaspettata.

C'era anche un altro pensiero che gli premeva alla base della mente, ma lo mise da parte per il bene di Rinoa. Si chinò a baciarle la testa, stringendola un pochino più forte, e disse a voce bassa, "tutto a posto?"

"Ho paura."

Squall le posò due dita sotto il mento per costringerla a guardarlo, e le posò un bacio sulle labbra. "Anch'io," ammise, e la vide sgranare gli occhi per la completa sincerità di quella confessione. "Ma possiamo farcela, insieme."

Due lacrime le scivolarono sulle guance, e lui spostò le mani per poterle asciugare con una carezza dei pollici. Lei sembrò dubbiosa, ma più per incredulità alla calma di lui che per altro. "Intendi... vuoi tenerlo?"

Squall le sorrise appena. "Non ho mai pensato il contrario."

Rinoa scoppiò a ridere e piangere insieme, e per alcuni minuti continuò in quella confusione di emozioni, inframezzata dai baci che non smettevano di darsi. Anche Squall a un certo punto si trovò a ridere insieme a lei, stringendosi la sua ragazza al petto, pensando che dentro di lei c'era qualcosa che cresceva e l'avevano fatto loro insieme.

Quando finalmente Rinoa si calmò, dopo l'ultimo lungo bacio, lui le attirò la testa contro il petto. "Allora, che avevi in mente per stasera?"

Lei si accoccolò contro di lui e chiuse gli occhi. "Una cena, un bagno... le solite cose."

"E allora che ne dici di iniziare, visto che abbiamo una cosa da festeggiare in più?"

*~*~*~*~*

Faceva scorrere pigramente le dita sulla sua schiena da così tanto tempo che oramai era diventato automatico.

Rinoa alla fine aveva avuto la serata di festeggiamenti che aveva previsto, anche se era stata un po' diversa da come l'aveva immaginata. Si erano messi a letto prestissimo, insieme distrutti e in fibrillazione per la notizia che avevano ricevuto; il sesso era stato strano, insieme più delicato e più appassionato del solito. L'aveva tenuta sul petto a lungo, accarezzandole la schiena, riuscendo a pensare solo a come le loro vite fossero sull'orlo del più sconvolgente cambiamento che si poteva vivere. Poi lei aveva smesso di accarezzargli il petto, si era sollevata a guardarlo, aveva sorriso e si era allungata a baciarlo. Lo aveva ringraziato ancora una volta di averle creduto, e lui aveva alzato gli occhi al cielo, guadagnandosi una risatina. Poi l'aveva lasciata dormire. Presumeva che avesse bisogno di riposare - era stanca per tutto: il trasloco, la notizia, la tensione che se ne andava... pochi minuti dopo quel bacio, Rinoa era scivolata in un sonno profondo, e il suo respiro regolare gli accarezzava il petto.

Anche lui era completamente esausto, ma non riusciva a prendere sonno.

Il pensiero che aveva respinto ore prima, quello che gli premeva alla base del cervello da quando aveva scoperto che in effetti nel ventre di Rinoa c'era il suo bambino, era riemerso con prepotenza tale da impedirgli di ignorarlo ancora. Era riassumibile in modo molto semplice: Laguna.

Già mentre la sua ragazza si preparava per la visita, l'aveva tormentato l'idea di suo padre che stava per diventare nonno. Non sapeva davvero spiegare perché, ma era una cosa che, semplicemente, stava succedendo: lui si trovava a vivere cose che Laguna, in un modo o nell'altro, non aveva mai vissuto. Ma la cosa più stupefacente era che credeva che quell'idea gli avrebbe fatto rabbia, ma non riusciva a costringersi a provarla; pensava anzi che fosse una cosa piuttosto triste. L'ansia dell'attesa, lo shock, l'incredulità, la scoperta, l'idea di una creaturina che sarebbe venuta al mondo solo grazie a lui e Rinoa... tutte queste cose suo padre non le conosceva. E non importava se non le conosceva per sua scelta o per capriccio del destino; non le conosceva e basta, e quella consapevolezza gli stringeva il petto in una morsa malinconica che adombrava la gioia che stava provando.

Non aveva fatto parola a Rinoa di quei pensieri. Dopo che aveva parlato con i loro amici, più di anno prima, e soprattutto dopo che aveva parlato anche con Quistis, Rinoa aveva sempre avuto un sacro rispetto di quell'argomento. Certo, lui non era così ingenuo da non notare gli sguardi che gli rivolgeva quando, per un motivo o per l'altro, saltava fuori il nome di Laguna; ma aveva scelto di ignorarli, e lei non lo aveva mai pressato. Aveva accolto le sue confidenze quando lui si era sentito di farle, gli era stata accanto quando, in quelle occasioni in cui saltava fuori il nome di Laguna, Quistis si spingeva un po' oltre, e gli aveva detto con sincerità quello che pensava quando lui le aveva espressamente chiesto la sua opinione. Ma per il resto aveva sempre rispettato i suoi tempi, in quella faccenda come nel resto della loro relazione: era stata coerente con quello che gli aveva detto in quella notte dopo la scoperta dell'identità di Laguna. Gli sarebbe stata accanto qualsiasi fosse la sua scelta.

E adesso lui si trovava a doverla fare, quella scelta.

In quell'anno e mezzo, Squall aveva pensato a Laguna. Poco a poco si era accorto che in effetti Rinoa aveva avuto ragione: un giorno non aveva più trovato rabbia in se stesso, solo una sensazione indefinita. Avrebbe potuto parlare con lui, allora, ma il non capire davvero quello che sentiva lo metteva a disagio, e aveva preferito stare ancora sulle sue e decifrare la sensazione che gli era rimasta prima di avventurarsi in qualcosa che gli faceva un po' paura.

Doveva ammettere che nemmeno Laguna lo aveva pressato. Questo gli faceva onore.

Ma tutto tornava, come un cerchio che si chiudeva, a quella sera: tra i pensieri immediati che aveva avuto, vedendo le istruzioni del test di gravidanza sul tavolo, quello di Laguna era di poco distante da quelli più pressanti. Segno che una qualche importanza quell'uomo per lui ce l'aveva, per quanto avesse cercato di negarlo.

Nel sonno, Rinoa si voltò su un fianco, girandogli le spalle, rimanendogli comunque vicina. Lui stese il braccio con cui le aveva accarezzato la schiena e si portò l'altro sotto la testa, fissando il soffitto e continuando a riflettere.

Che fare?

Il bambino orfano e sofferente dentro di lui gli gridava di lasciare stare, che se quell'uomo l'aveva abbandonato allora andasse fino in fondo con la sua scelta. A che pro tornare dopo diciassette anni, a che pro andare a cercarlo a quasi vent'anni? Solo per dirgli, 'sto per avere un figlio, ma grazie all'esempio schifoso che mi hai dato tu forse sarò un padre migliore'? Era cresciuto senza un padre, tanto valeva continuare a vivere fingendo che non esistesse. Non era forse stato bene senza di lui per tutto quel tempo?

Ma l'uomo che stava diventando grazie a Rinoa e ai suoi amici parlava con una voce più calma, e gli diceva che in fin dei conti tutti meritano una seconda possibilità. Aveva avuto diritto alla rabbia e al rancore, un anno prima, ma adesso doveva pensare razionalmente, che era la cosa che gli riusciva meglio. Non era più il bambino orfano e solo. Era un uomo, con una relazione stabile e un figlio in arrivo, e per amore di quel figlio avrebbe dovuto quantomeno cercare di capire le motivazioni di suo padre. E poi avrebbe deciso se permettergli di essere parte della sua vita, della sua famiglia. La rabbia e il rancore se n'erano andati. E il bambino orfano aveva bisogno di risposte.

Rimuginò a lungo, fissando il riflesso della luna sul soffitto, i giochi di luce che si creavano attraverso i ricami delle tende. Poi, come aveva fatto altre volte nel corso di quell'anno e mezzo di relazione, si voltò a guardare Rinoa e le scosse leggermente una spalla.

Era difficile svegliarla. Ci voleva più di uno scossone.

Si voltò del tutto sul fianco e la scosse più forte. "Rinoa," chiamò a voce abbastanza alta da svegliarla.

Ma lei continuò a dormire, mugolando qualcosa di incomprensibile.

Lui a quel punto la scosse più forte e più a lungo. "Rinoa, dai, svegliati!"

I mugolii si fecero più distinti e più forti, e lui continuò a scuoterla. "Rinoa, ho bisogno di parlarti..."

Finalmente lei aprì vagamente gli occhi all'ennesimo scossone, e guardò la radiosveglia. "Squall, sono le tre di mattina..." E si accoccolò di nuovo contro il cuscino, cercando di addormentarsi di nuovo, ma lui le scoprì le spalle e le diede un altro scossone. Esasperata, lei aprì di nuovo gli occhi e lo fissò duramente. "Che c'è?"

"Devo parlarti..."

"Non possiamo farlo domattina? Sono distrutta..." piagnucolò lei.

Un leggero senso di colpa lo avvolse - in effetti sapeva che lei era stanchissima, e aveva bisogno di dormire, ma... "No, davvero non posso aspettare."

Lei si strofinò il viso con le mani, e poi si tirò su a sedere, sconfitta. "Ok, ma possiamo farlo in cucina? Non vorrei addormentarmi di nuovo..."

Dieci minuti dopo, con due tazze di latte fumanti davanti, Squall si grattò la nuca, cercando di trovare le parole giuste per iniziare sotto allo sguardo esausto di Rinoa, che conteneva, nonostante la stanchezza, il minaccioso messaggio alla 'spero che tu mi abbia svegliata per un buon motivo'. "Ho pensato," esordì allora.

Rinoa sorseggiò il suo latte, in attesa che lui continuasse.

"Ho pensato a noi, al bambino, e..."

Rinoa posò la tazza guardandolo a occhi sgranati. "Hai... cambiato idea...?"

"No!" si affrettò a rassicurarla lui. "No, assolutamente," continuò con più fermezza. "Ma cambieranno tante cose." Guardò la sua ragazza spingere via la tazza di latte e allungò una mano per prendere quella di lei. "Voglio dire... non solo per noi."

Rinoa tacque e lo guardò con la testa piegata; probabilmente era l'ora tarda, ma non riusciva proprio a capire dove lui volesse andare a parare.

"Credo... ho pensato che... lui ha il diritto di saperlo."

Lei aprì la bocca in un cenno di sorpresa. "Lui... lui?" chiese, più per esserne totalmente sicura che altro.

"Sì. Laguna."

"Oh." Per quanto si sforzasse di essergli accanto anche in quella scelta, era talmente inaspettata e sorprendente che non riuscì ad aggiungere altro.

"Tutto quello che è successo oggi è stato..." Fece una pausa, come alla ricerca della parola giusta, e poi scosse la testa. "Non so descriverlo. Ma sto pensando a così tante cose, per me, per te, per noi, e per il bambino che arriverà... non penso di poter escludere Laguna, stavolta. Voglio... almeno sapere cosa è successo."

"Gli vuoi dire che aspettiamo un bambino?"

"Sì, ha diritto di saperlo, qualsiasi cosa decida io."

"Allora sono molto orgogliosa di te," gli sorrise lei, girando la mano che lui le stava stringendo per intrecciare le loro dita. "Ero sicura che prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Sono tanto felice per te," continuò, sollevando la mano per baciarla. "E so che adesso hai sicuramente paura, ma vedrai che andrà tutto bene. Hai superato tante cose... supererai anche questo. E io ti sarò sempre vicino, se mi vorrai."

"Certo." Squall le lasciò la mano, si alzò e girò intorno al tavolo per sedersi accanto a lei. "Voglio andare ad Esthar," le disse posandole le mani sui fianchi. "Sono sicuro che Cid mi lascerà il tempo che mi serve, quando gli dirò perché voglio andarci... ma vorrei che tu venissi con me. Quando te la sentirai," aggiunse in fretta, come temendo che lei rifiutasse. "Possiamo aspettare per vedere se va tutto bene, e magari partire tra una settimana o due. Mi piacerebbe..."

Si interruppe, allungando una mano ad accarezzarle la pancia, e lei sorrise.

"Mi piacerebbe tenercelo per noi, per un po'. Dovremo dirlo agli altri prima di partire, ma fino ad allora..."

"Lo vorrei anche io," intervenne Rinoa, vedendo che Squall era come in difficoltà, come se fosse un'altra cosa quella che voleva dirle. "C'è dell'altro però, vero?"

Squall scosse la testa, levando le mani dal corpo di lei per passarsele sul viso. "Lo scorso anno sono stato molto... crudele."

"Sì, direi di sì."

La sua sincerità gli fece fare una smorfia, ma si costrinse a continuare. "Potrebbe anche non -"

"No." Rinoa lo interruppe con decisione, gli sollevò il mento con le dita e poi gli prese le mani, chinandosi in avanti come sottolineare le sue parole. "Ascoltami bene. Laguna lo scorso anno ti ha detto di essere tuo padre dopo un periodo molto difficile per te, da tutti i punti di vista. Avevi appena ricominciato ad avere i tuoi ricordi. La sua rivelazione ti ha... spaventato. Eri arrabbiato e avevi tutti i diritti di esserlo. Ti sei sentito abbandonato un'altra volta. Forse Laguna non sa nessuna di queste cose, ma se non ti avesse voluto nella sua vita, avrebbe semplicemente taciuto. Per lui sarebbe stato molto più facile." Sollevò una mano a scostargli i capelli dalla fronte. "Laguna è una brava persona, e tu lo sai meglio di me, perché lo hai visto in quei sogni. E sono sicura che accetterà al volo di ascoltarti, quando glielo chiederai. Squall, è normale che tu abbia paura... ma hai pensato che forse ne ha un po' anche lui?"

Squall tacque, abbassò solo la testa, e i capelli gli caddero davanti al viso. Rinoa li scostò di nuovo, spostando poi la mano per accarezzargli la guancia.

"Diglielo e basta. Digli che l'anno scorso sei stato crudele, ma che adesso ti senti pronto ad ascoltarlo. Digli che avremo un bambino, prima che lo sappia chiunque altro, e digli che lui è tra i primi a saperlo. Non ti rifiuterà. Non può... sei suo figlio."

"Tu credi?" sussurrò lui dopo un lungo silenzio.

"Di più, ne sono assolutamente sicura."

"E se non fosse così, invece?" Sollevò lo sguardo, e lei si sentì trapassata da quegli occhi così tremendamente giovani e spaventati.

"Sarò vicino a te, e lo supereremo insieme."

"Tutti e tre...?"

"Già," sorrise lei, allungandosi a baciarlo. "Ora torniamo a letto. Hai bisogno di dormire."

*~*~*~*~*

Squall e Rinoa mantennero il segreto per altre due settimane.

La dottoressa Kadowaki sottopose Rinoa ad altri esami, giungendo alla conclusione che poteva tranquillamente partire per Esthar, e che era anzi una buona cosa che cogliesse l'occasione di richiedere un consulto anche al dottor Odine. Non si era a conoscenza di streghe che avevano avuto figli, per cui lei non voleva fare ipotesi azzardate, ma Odine di sicuro poteva tranquillizzarla anche da quel punto di vista. A Squall l'idea non piaceva affatto, ma poi Rinoa lo convinse con la promessa che si sarebbe fatta accompagnare da Ellione, Ward e una ginecologa. Sarebbe stata al sicuro da qualsiasi tentativo folle del dottore.

Due sere prima, prima di uscire dall'ufficio, sotto allo sguardo affettuoso di Rinoa che era andata a prenderlo, Squall aveva chiesto di essere messo in collegamento con l'ufficio del Presidente di Esthar. Dopo pochi minuti, tra il fruscio delle comunicazioni oltreoceano, Laguna aveva risposto con voce stupita a quella chiamata. Squall era stato diretto e conciso, esattamente come lo conosceva lei: aveva detto a Laguna, senza troppi preamboli e giri di parole, che aveva bisogno di parlargli, possibilmente ad Esthar. Non intendeva certo abusare della sua ospitalità, ma non aveva nemmeno finito di dire quelle parole che Laguna lo aveva interrotto: il Palazzo Presidenziale era casa sua. Poteva andarci quando voleva. Solo quando Laguna si era avventurato nel chiedere a cosa fosse dovuta la visita, Squall aveva risposto, "io e Rinoa aspettiamo un bambino."

Silenzio.

"Sei il primo a saperlo... ancora prima di Cid, ancora prima di Caraway."

Squall avrebbe potuto giurare di aver sentito un rumore, come un brusco risucchio d'aria per la sorpresa, come il respiro affannato di chi singhiozza. Ma non aveva indagato oltre, nemmeno quando la voce commossa di Laguna gli aveva risposto che era felice per loro.

"Quando possiamo venire?" aveva chiesto allora Squall, sviando il discorso per non avventurarsi in qualcosa che non era pronto ad affrontare.

"La settimana prossima saranno terminati gli incontri con i rappresentati di FH... avrò tutto il tempo per voi."

Aveva calcato sul voi, ma Squall aveva capito subito che in realtà era un te.

"Non ci fermeremo molto, solo il tempo di..." Aveva deglutito. "Una settimana, forse."

"Tutto il tempo che volete." Il fruscio aveva coperto un tremore della voce.

"Ti richiamo, allora. Per farti sapere quando arriviamo." Squall aveva chiuso la comunicazione bruscamente, a disagio per quello che percepiva nella comunicazione, e per la sua incapacità di capirlo, di dargli un nome, di classificarlo e metterlo via nelle rigide categorie mentali di cui si serviva.

Rinoa gli aveva sorriso, e gli aveva sussurrato quanto era orgogliosa di lui mentre scendevano al primo piano per cenare con gli altri.

E adesso, dopo che anche Caraway era stato informato del nipotino in arrivo, e dopo che Cid era stato avvertito sia della gravidanza che della necessità di Squall di avere una settimana libera, rimaneva solo da comunicarlo al gruppo.

Ed era quello che si apprestavano a fare, preparandosi per la colazione. Uscendo dal bagno, Squall osservò Rinoa china a rifare il letto; sorridendo, le si avvicinò e la abbracciò da dietro. "Va meglio, oggi?"

"Sì, solo un po' di nausea prima, ma è già passata," rispose lei, lisciando le coperte e poi girandosi tra le sue braccia. "Tu sei pronto?"

Squall seppe subito cosa intendeva dire - fosse stato per lui, il segreto l'avrebbero mantenuto fino a quando sarebbe stato evidente che Rinoa era incinta. Ma non potevano aspettare ancora; lui sapeva di doverlo ai suoi amici, se non altro per il rispetto che avevano avuto nei suoi confronti per quanto riguardava Laguna. Annuì, chinandosi a baciarla. "Andiamo."

Alla mensa, Selphie agitò la mano per richiamare la loro attenzione, e Squall sussurrò a Rinoa di andare pure, avrebbe pensato lui alla loro colazione. Lei ridacchiò senza farsi vedere e si avvicinò al tavolo dei loro amici. "Buongiorno a tutti!" cinguettò. Era eccitatissima all'idea di dare la grande notizia - dopotutto considerava tutti quasi come suoi fratelli, ed era sicurissima che suo figlio sarebbe stato viziato ancora prima di nascere.

"Squall è di buon umore oggi, ti porta lui la colazione?" chiese Irvine, con un occhiolino che faceva chiaramente capire qual era, secondo lui, la ragione del buonumore di Squall.

Rinoa arrossì e fece per rispondere, ma Selphie la precedette. "O forse è solo più galante di te!"

Pochi minuti dopo, Squall posò il vassoio sul tavolo; niente caffè, peggiorava le nausee di Rinoa, ma aveva fatto in modo che la sua ragazza potesse comunque scegliere quello che voleva. Rinoa si chiese se alla fine della gravidanza sarebbe stata più viziata lei del bambino, e fece un sorriso misterioso che attirò l'attenzione di Zell.

"Voi due nascondete qualcosa!" disse deciso. Questo scatenò Selphie, che voleva sapere se era vero e soprattutto che cosa stavano nascondendo, lanciandosi in una serie di ipotesi.

Rinoa fece per tranquillizzarla, chiedendo di poter semplicemente fare colazione in pace, e poi glielo avrebbero detto, ma tutti i suoi tentativi furono vani. Alla fine Squall allungò una mano sotto il tavolo ad accarezzarle una coscia, e lei capì che sarebbe stato lui a gestire la cosa. Gli sorrise mentre lui si schiariva la voce.

"In effetti abbiamo qualcosa da dirvi," iniziò. Anche Irvine e Quistis, che non avevano partecipato all'entusiasmo di Zell e Selphie nel fare domande e supposizioni, alzarono gli occhi. "Io e Rinoa... domani mattina ci prepareremo per partire-"

"Lo sapevo!" sbottò trionfante Irvine, che aveva preso in quell'anno l'abitudine di fare scommesse con Zell su qualsiasi cosa. "Te l'avevo detto che prima o poi Squall avrebbe lasciato il Garden per lei! Paga, am-"

"Non lascio il Garden," disse Squall, guardando prima Irvine e poi Zell con due occhi che dicevano, 'non azzardatevi a scommettere ancora su di me', ma con un sorriso che vanificava la minaccia. Quei due erano irrecuperabili. "Staremo via solo qualche giorno, forse una settimana."

"Una vacanza?" chiese Quistis.

"Più o meno, sì," rispose Rinoa intingendo un biscotto nel latte.

"E dove andrete di bello? E perché non ci avete detto niente? Potevamo venire anche -"

Selphie venne interrotta da Irvine. "Tesoro, forse vogliono restare soli..."

Rinoa ridacchiò quando lui fece un altro occhiolino e Selphie lo liquidò con una gomitata.

"Andremo ad Esthar."

L'annuncio di Squall lasciò tutti di sasso. Non si udì nemmeno volare una mosca.

"Sul serio?" domandò Quistis, facendosi portavoce del gruppo.

"Sul serio," rispose lui annuendo. "Ho già parlato con Cid e non ci saranno problemi. Sarete tu e Shu a dividervi i miei compiti, e ho già dato la mia disponibilità a sostituirvi in futuro per cose simili."

"Sì, ma non intendevo questo..."

"Lo so," rispose lui. "Sì, so che ve lo state chiedendo. Voglio andare a trovare Laguna. Abbiamo alcune... cose di cui parlare."

Fu Selphie la prima a riprendersi dallo shock, e si alzò rumorosamente dalla sedia per abbracciare meglio che poteva Squall, dall'altro lato del tavolo. "Lo sapevo che prima o poi ce l'avresti fatta!! Sono contenta!" Anche gli altri espressero la loro gioia, anche se meno platealmente di Selphie.

"Sì, grazie," fece lui imbarazzato, con qualche pacca sulla spalla che voleva essere un po' l'accettazione dell'abbraccio e un po' la voglia di essere lasciato andare. "Ma c'è dell'altro," disse quando Selphie si rimise a sedere.

Il gruppo tacque di nuovo. Rinoa portò una mano su quella che lui le teneva sulla coscia, e la strinse come per dargli forza.

"Il motivo per cui andiamo ad Esthar è che..." Guardò Rinoa, stringendole con forza la mano, e infine ammise con un sospiro, "è che abbiamo scoperto che avremo un bambino."

Stavolta toccò a Rinoa essere abbracciata da Selphie, che ci provò strillando di gioia attraverso il tavolo, e poi decise di alzarsi e andare direttamente dall'altra parte. "Sono così contenta! Ma come è successo?"

"Beh, Selphie -" iniziò Irvine, ma lei lo interruppe subito, senza nemmeno ascoltarlo.

"Lascia perdere, non è importante! Oh Hyne! Non riesco a credere che con tutti i test che abbiamo fatto..."

"Selphie, lasciami respirare però," ridacchiò Rinoa, e la sua amica la lasciò andare solo per fiondarsi su Squall.

"Non riesco a crederci! Diventerò zia!"

"Ok Selphie, adesso calmati però," disse Squall, e la ragazza lo lasciò andare per tornare al suo posto, continuando però a guardarli con gli occhi luccicanti e felici, subissandoli di domande, a cui Rinoa cercò di rispondere come poteva. Lo sapevano da poco tempo, dopo tutto, per cui non sapeva come rispondere a tre quarti delle domande che le rivolse l'amica; ad alcune non aveva ancora nemmeno pensato lei stessa, tipo il colore del corredino, anche perché riteneva sinceramente che fosse un po' troppo presto.

"Wow, amico," disse finalmente Zell. "Tra tutti noi, non pensavo proprio che tu saresti stato il primo ad avere figli..."

"Non l'abbiamo cercato," disse allora Rinoa. "Ci è capitato."

"Ma ha già portato qualche cambiamento, non è così?" domandò Quistis, più a se stessa che a Rinoa. Era persa nel suo mondo di riflessioni, e non si rese conto della risposta fino a quando Squall non le si rivolse direttamente.

"Ha sicuramente messo le cose in prospettiva," rispose infatti. "Ma è una cosa che maturava da tempo... e vi ringrazio perché mi avete sempre rispettato, quest'anno."

Annuirono tutti, sapendo che forse Squall gestiva le cose a modo suo, ma alla fine arrivava sempre ad affrontarle, non importava quanto tempo ci volesse. Avrebbero voluto stargli più vicini, certo... ma gli volevano abbastanza bene da capire che a volte era meglio lasciarlo fare, e stargli accanto in silenzio, girando intorno al problema.

Quistis si sentì particolarmente punta sul vivo da quell'affermazione; lei non era stata realmente molto rispettosa di lui - aveva taciuto come le aveva chiesto Rinoa, ma quando le era capitata l'occasione di parlarne, per quanto casuale fosse, aveva detto la sua, anche velatamente. Quel ringraziamento era rivolto anche a lei, ma lei sentiva di non meritarlo.

Il resto della colazione passò tra gli scherzi, le risate, le domande di Selphie e le risposte di Rinoa, colta alla sprovvista, mentre i ragazzi continuavano a prendere in giro Squall, che era, secondo loro, il paradosso vivente del SeeD che diventa Comandante del Garden e nel frattempo mette incinta la Strega di cui è Cavaliere. Rinoa notò con sollievo che il suo ragazzo sembrava prendere gli scherzi alla leggera, però.

Una decina di minuti dopo, il suono che annunciava la comunicazione interna si diffuse nel Garden, e la voce di Nida richiese la presenza di Squall, Quistis e Shu nell'ufficio del Preside.

"Sarà per definire i vostri compiti," disse Squall, allungando una mano per sistemare il vassoio suo e di Rinoa, ma lei gli fece cenno di lasciare stare, ci avrebbe pensato lei. Allora lui alzò lo sguardo e fece cenno a Quistis di seguirlo. Lei si affrettò a raccogliere le sue cose, salutò tutti in fretta, si congratulò ancora una volta con Rinoa e lo seguì fuori dalla Mensa.

"Allora," disse Selphie, tutta felice, rivolta a Rinoa. "Che ne dici di andare a casa tua e iniziare a pensare a come sistemare la camera del bambino?"

Rinoa sospirò, sistemando gli scarti della colazione sul vassoio e alzandosi per accontentare la sua energica amica.

La aspettavano otto lunghi mesi...

*~*~*~*~*

Selphie aveva lasciato Rinoa da circa due ore quando qualcuno bussò alla porta del loro appartamento.

Rinoa lasciò la valigia che stava preparando aperta sul letto, e andò ad aprire incuriosita; dovevano essere tutti al lavoro, ormai. Ci sarebbe stata anche lei, se la classe di cui si occupava non fosse partita per Trabia il mese prima.

"Quistis?"

Non riuscì a nascondere il tono stupito della sua voce - di tutte le visite che si aspettava di ricevere, quella di Quistis era la meno probabile.

Le due ragazze non avevano legato molto; erano amiche, si poteva dire, ma non intime. Il loro rapporto era stato difficile fin dall'inizio; Quistis l'aveva considerata fin da subito una ragazzina poco esperta e un po' egocentrica, giudicando un gioco la sua ribellione, a Timber, il tutto per attirare l'attenzione di suo padre. Non si era mai fermata a capire le reali intenzioni di quella scelta; non ce n'era stato il tempo, durante la guerra, e poi l'attrazione sempre più evidente che Squall e Rinoa provavano l'uno per l'altra aveva un po' tagliato fuori la possibilità di un'amicizia. Quello che Quistis provava per Squall era ancora acerbo e indefinito, certo, e poi era svanito in una bolla di sapone... ma non aveva potuto evitare di sentirsi un po' defraudata, all'inizio, di una possibilità che le spettava quasi di diritto. Certo, Quistis non era sicuramente il tipo da fare pensieri infantili tipo 'l'ho visto prima io', ma era stato più semplice pensare che qualcosa le era stato tolto, piuttosto che chiedersi per quale motivo Squall avesse preferito Rinoa.

E Rinoa aveva percepito che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di diverso tra lei e Quistis rispetto a quello che invece aveva con Selphie; qualcosa di taciuto e innominabile, che pesava come un macigno tra le due. Il problema di Laguna, poi, e la convinzione di Quistis di sapere cosa Squall avrebbe dovuto fare, senza alcun dubbio sul fatto che fosse la cosa giusta, aveva ulteriormente deteriorato i possibili rapporti. Poi Quistis aveva provato qualcosa di strano all'idea di avvicinarsi a Rinoa - quella era la ragazza con cui Squall si confidava, a cui diceva cose che nessun altro sapeva... e questo la feriva, perché lei ci aveva provato per anni. Pensare di essere sua amica le riportava alla mente le parole rabbiose di Squall: voleva forse dimostrare di non essere un'insegnante fallita? Forse era vero, ma Rinoa, con il semplice fatto di essere la ragazza che Squall aveva scelto, vanificava quei tentativi. E la faceva sentire ancora più una fallita.

Ma quella mattina, quando Squall aveva annunciato che sarebbero andati ad Esthar, qualcosa in lei si era smosso. Qualcosa le aveva sussurrato che forse anche lei avrebbe ottenuto che Squall accettasse di ascoltare Laguna, ma sarebbe stato troppo presto, troppo rancoroso, troppo doloroso. A quei tempi non l'aveva capito, ma quella mattina aveva visto la sua espressione quando aveva fatto il suo annuncio: era sereno. E quando aveva annunciato che sarebbe diventato padre, poi...

"Ciao, Rinoa," disse cercando di sforzarsi a sorridere. "Posso entrare?"

"Certo!" rispose l'altra, facendosi da parte per farla passare. "Siediti pure. Scusa il disordine, stavo preparando la valigia..."

"Non c'è problema." Quistis osservò Rinoa mentre cercava di raccogliere il più delle cose che aveva tirato fuori e lasciato sul divano, e le portava in camera da letto. Forse avrebbe dovuto offrirsi di aiutarla? Dopo tutto era incinta...

"Eccomi!" disse Rinoa con allegria forzata rientrando in salotto. "Posso offrirti qualcosa?"

"No, non disturbarti. Volevo solo parlarti."

"Oh. Vieni, sediamoci qui sul divano. Di cosa volevi parlare?"

Quistis si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, abbassando lo sguardo sul punto del tappeto su cui Angelo dormiva pacifica. "Credo di dovermi scusare con te."

Rinoa piegò la testa, un po' confusa. "Non hai niente di cui scusarti."

"Sì, invece... per lo scorso anno." Quistis non la guardò, e Rinoa rimase anche più confusa di prima. "Avevi ragione."

Rinoa cercò di capire di cosa stesse parlando Quistis; sembrava che la ragazza fosse già in difficoltà così, non voleva peggiorare le cose costringendola a dire chiaramente di cosa si trattava. Ripercorse le loro poche conversazioni dell'anno prima... e giunse alla conclusione che forse parlava di Squall e Laguna, ma non ne era sicura.

"Intendi su Squall...?" azzardò allora.

"Sì."

"Oh." Ci un momento di silenzio. "Non devi scusarti comunque. Sono stata parecchio dura anch'io, per cui siamo a posto."

"No." Stavolta Quistis alzò gli occhi e incontrò lo sguardo di Rinoa. "Non avevo alcun diritto di dire e fare..."

"Non lo hai fatto con cattive intenzioni, sei solo stata un po' testarda..."

"Ma avevi ragione, non stavo pensando a cosa provava Squall. Ero così... presa dall'idea che era meraviglioso avere un genitore che non ho pensato a quanto potesse essere sconvolgente per una persona come Squall. Ed ero così convinta che tu non capissi che non pensavo minimamente di sbagliarmi io. Tutto perché non volevo ammettere che c'era una persona nella vita di Squall che lo conosceva meglio di me." Scosse la testa. "Mi dispiace, Rinoa. Non so davvero perché ho sempre avuto la tendenza a considerarmi superiore, ma mi dispiace di averlo fatto. Adesso vedo che avevi ragione... bastava guardare Squall stamattina, per capirlo."

"Sì, ma io ti ho aggredito. Sono stata davvero dura quella volta, con te."

"Perché eri arrabbiata, e ne avevi il diritto."

"Non di trattarti a quel modo, però." Rinoa sospirò. "Per cui non c'è bisogno che ti scusi, visto quello che ho fatto."

"Non l'ho fatto solo perché pensavo di essere... migliore di te, quando si trattava di Squall. Era anche perché lui quella mattina..." Si interruppe.

"Cosa?" domandò allora Rinoa. "Dimmelo, se può aiutarti."

E se non aiutasse te? "Quando sono venuta quella mattina, e mi hai aperto tu... è stato un duro colpo. Insomma, non me l'aspettavo... non fraintendermi, è solo che non credevo che Squall si lasciasse andare così facilmente. Capii di non conoscerlo, in quel senso. Credo che una parte di questo sia... credo di essere stata molto più dura con lui di quanto avrei voluto, perché vederti da lui con addosso i suoi vestiti mi ha fatto male."

"Capisco," disse Rinoa con voce triste. Ma di questo non si sarebbe sicuramente scusata.

"Poi, mentre parlavamo, Squall è sbottato. Penso che tu lo sappia..."

Quistis rimase stupita però nel vedere Rinoa che scuoteva la testa. "No, mi ero chiusa nel bagno per rivestirmi. Non ho sentito una parola di quello che vi siete detti, ho solo immaginato che tu fossi lì per via di Laguna."

"Squall mi chiese se per caso lo stavo usando per dimostrare di non essere un'insegnante fallita."

"Oh." Rinoa si portò la mano alla bocca, senza nemmeno cercare di nascondere il suo stupore. "Io non... non pensavo che..."

"Lo so, adesso lo so," lo rassicurò Quistis.

"Se l'avessi saputo l'avrei almeno fatto ragionare," disse ancora Rinoa, scuotendo la testa.

"Non lo avevi sentito, e comunque... mi ha fatto riflettere. Pensavo che tu fossi d'accordo con lui, dato che non avevi detto nulla, e quindi..."

"No, Quistis, non l'ho mai pensato!" Rinoa la interruppe bruscamente e si sedette più avanti sul bordo del divano. "La prima classe difficile che ti è capitata aveva come alunni sia Squall che Seifer. Per il resto sei sempre stata una brava insegnante. Ma loro due erano difficili da gestire per tutti..."

"Te lo ha detto Squall?" chiese Quistis, allargando gli occhi.

"Mi ha raccontato qualcosa, per cui sì. Quistis, posso dirti che non pensava davvero quello che ha detto. Ogni volta che ha parlato di te e di quell'anno che ti ha avuto come insegnante, non ha usato altro che parole di elogio. Forse quella mattina era solo arrabbiato..."

"E aveva tutte le ragioni di esserlo," rispose Quistis annuendo. "Ma mi ha fatto riflettere, e capire tante cose, comunque. Ad esempio che in effetti considero Seifer e Squall i miei più grandi fallimenti. Ed è vero, se potessi rimedierei. Ma allora non lo capivo, mi ha solo fatto male... credo sia solo per questo che sono tornata a parlargli, poi."

"Mi dispiace, Quistis."

"Dispiace molto anche a me."

Le due ragazze rimasero in silenzio per un po'. Poi Quistis disse ancora, "sono davvero felice per voi, Rinoa."

Rinoa annuì, ma Quistis aveva gli occhi bassi e non lo vide.

"So che potrebbe sembrarti strano, detto da me," continuò allora l'insegnante, con una risatina nervosa e forzata. "Però sono davvero felice. Non solo per Laguna, ma anche voi. Per questo," terminò indicando con una mano l'appartamento. E poi, come se ci avesse pensato solo dopo, aggiunse, "e per il bambino."

Questo allargò immediatamente un sorriso sul viso di Rinoa. "Lui è stato proprio inaspettato. Non avrei mai pensato che io e Squall avremmo avuto dei figli..."

"Sì, ma non avresti mai pensato nemmeno che avreste vissuto insieme," disse Quistis.

"Vero anche questo."

Ci un fu un altro lungo momento di silenzio, ma non più imbarazzato e freddo come era stato in quell'anno e mezzo.

"Sarà meglio che vada, adesso," disse infine Quistis alzandosi. "Tra poco inizia la mia lezione."

Rinoa annuì e la accompagnò alla porta. "Grazie della chiacchierata, mi ha fatto davvero piacere parlare con te."

"Potremmo essere amiche," disse Quistis. "Se lo vuoi, quando tornerete da Esthar..."

"Certo!" rispose Rinoa sorridendo.

Quando Quistis se ne fu andata, Rinoa si appoggiò alla sua porta chiusa, accarezzandosi lentamente il ventre.

"Sì," mormorò poi al suo bambino. "Sei ancora piccolo ma hai già fatto un sacco di cambiamenti, sai?"

*****
Nota dell’autrice: devo dire la verità. Devo ringraziare Shu, che con il suo commento mi ha fatto riflettere un po’ sulla parte finale del primissimo capitolo. Mi sono resa conto, rileggendo più volte, che non sono stata chiara come pensavo; nella mia testa, la stanza non è quella che si deve nel gioco, e nella mia testa Rinoa non sentiva quello che si dicevano Quistis e Squall. Da questo la parte finale, che in effetti avevo esagerato un po’. Ma non voglio toccarla – penso che le persone, quando si arrabbiano molto, dicono anche cose che non pensano, e che le persone, quando sono orgogliose, poi fanno fatica a chiedere scusa. Ma la parte finale di questo capitolo è stata elaborata soprattutto grazie a quel commento (prima era MOLTO diversa, ve lo assicuro... ma anche più inverosimile). Per cui... grazie Shu! Sono sempre i commenti che ti sottolineano i problemi quelli che aiutano di più, e spero di riceverne altri simili :D
Per il resto... dove possibile, risponderò a eventuali commenti sui siti, ma comunque prima o poi li ricopierò anche sui blog. Solito post, insomma^^
Alla prossima! – Alessia Heartilly

   
 
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