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Autore: Margaret24    02/09/2011    0 recensioni
 "Riesco a vedere figure incappucciate sbucare dal fogliame da ogni lato e avvicinarsi finché non sono a tiro di bacchetta. Alzo la mia, continuando a voltarmi, indeciso su chi sia più minaccioso..." 
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Remus Lupin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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"Allora non facevi parte dell'Ordine, non capisci. Eravamo schiacciati venti a uno dai Mangiamorte, ci venivano a cercare uno alla volta..."

(Harry Potter e l'Ordine della Fenice, cap. 9, pag.177)

 

La prima cosa che sento è l'odore intenso dell'erba. Poi ne percepisco la consistenza sotto le dita. Una leggera brezza mi accarezza. Basta questa dolcezza a farmi rabbrividire, e mi ricordo di avere un corpo. Ma qualcos'altro, purtroppo, me lo rammenta quasi immediatamente, in modo più violento: fitte lancinanti di dolore che mi attraversano le membra come impulsi elettrici, accompagnando il ritmo lento e costante che ho nel petto e alla testa.
Resto immobile ancora un po', finché i brividi non diventano un vero e proprio tremito. Allora apro gli occhi, lasciando che il sole entri nelle pupille, accecandole per un brevissimo istante. Ricordo dove sono. Una piccola foresta disabitata in Scozia. Talmente ignota che non ha neppure un nome. Non ci vado spesso, il più delle volte mi chiudo in cantina o vago con James, Sirius e Peter per le praterie inglesi. Ultimamente, però, sono occupati con l'Ordine, e sto spesso da solo. Ora che ci penso, sono passate molte lune dall'ultima volta. Un mese fa mi sono ridotto abbastanza male, per questo ho scelto la foresta. In un modo o nell'altro dovrò pure lasciare il lupo correre libero, altrimenti rischia di impazzire.
Non ho idea di dove trovi la forza per alzarmi, ma ci provo comunque. Sarà che la Scozia è maledettamente fredda, soprattutto all'alba. Sono completamente nudo, ma perlomeno Madre Natura si è degnata di assicurarmi una salute di ferro e una degna resistenza alle intemperie. Non ho mai preso una malattia babbana in vita mia, e non ho idea di che sapore abbia una pozione per la tosse. Come per sottolineare l'ironia delle mie condizioni fisiche, la ferita alla gamba mi fa barcollare pericolosamente, costringendomi ad aggrapparmi all'albero più vicino: un abete alto circa dieci metri, i cui rami rendono soffusa la luce del sole. Faccio un profondo respiro, racimolando la poca energia rimasta, e allungo un braccio davanti a me, con la mano aperta, per invocare la necessità più immediata:
"Accio vestiti"
Chiudo gli occhi, pregando che abbia funzionato. Non sono sicuro della potenza dell'incantesimo. Evidentemente, è stato rafforzato dal disperato bisogno del mio inconscio, perché dopo meno di un minuto apro gli occhi e afferro al volo dei pantaloni, una camicia, una tunica, un mantello con la mia bacchetta in tasca, delle scarpe e perfino la biancheria. Ringraziando Merlino, indosso in fretta i miei abiti consunti: l'ultima volta che mi sono rifatto il guardaroba è stata durante il sesto anno. Maledetta segregazione, non posso nemmeno entrare in un pub, figuriamoci lavorare. Da quando non vedo un galeone? Non voglio neanche pensarci.
Mi siedo ai piedi dell'abete, inspirando l'aria fresca della foresta. Non voglio tornare subito in città. Non voglio tornare alla vita vera, ai problemi, alla guerra. Voglio rimanere qualche minuto lontano da tutto quel caos, tornando alle radici del mio essere, immerso nella natura, ad ascoltare il lontano cinguettio degli uccelli e il dolce fruscio delle foglie e dell'erba...
Fruscìo dell'erba?
Spalanco gli occhi di colpo, ogni nervo teso a fior di pelle. Tendo l'udito all'inverosimile, fino a captare anche il verso di alcuni insetti perso chissà dove tra gli infrasuoni. I passi d'uomo sono inconfondibili. Saranno sei o sette. Mi alzo il più in fretta possibile, aggrappandomi ancora alla corteccia dell'albero, ignorando le fitte delle ferite più profonde, e sfodero la bacchetta. I passi sono sempre più rapidi, sempre più vicini...
Ruoto su me stesso... e non accade nulla. Riprovo ancora. Niente. Stesso posto, stessi alberi, solo con un'angolazione diversa. Ok, stai calmo. Determinazione, Destinazione, Decisione.
Niente.
Maledizione.


 

  
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