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Autore: itsmorgana    02/09/2011    4 recensioni
È incredibile quanto sia vero che quando non sei al fianco della persona che ami davvero non ti senti più te stesso.
Ti senti sempre più perso, afflitto e triste, consapevole del fatto che tutto ciò che conta davvero è rimasto dove è lui.
E non puoi farci niente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Three.
 
Era un pomeriggio caldo a Toronto.
Percorrevo la strada che portava alla mia vecchia casa a testa bassa, munita di cappellino e occhiali da sole, in modo che nessuno mi riconoscesse.
Da ogni parte mi giravo, mi ritornava in mente un ricordo diverso.
Era difficile, molto difficile.
Arrivata a casa entrai con la chiave che ancora avevo nel mio mazzo.
Dentro vi trovai Nick, mio cugino più grande, sdraiato sul divano a vedere la partita dei Lakers.
Appena mi vide si alzò di scatto e rimase immobile. Aveva una faccia che parlava da sola; un'espressione di sorpresa, commozione e felicità allo stesso tempo.
Gli corsi subito in contro, abbracciandolo con più forza possibile.
Volevo molto bene a Nick, anche se delle volte era severo. D'altronde, un uomo di 31 anni ha ben altro da fare, anzi che crescere una ragazzina ribelle, no?
Lui era stato come un padre per me, dopo la morte dei miei genitori.
"Jessica!" esclamò, incredulo. "Non pensavo trovassi il tempo di venirmi a trovare!"
Nick era un uomo molto bello. Abbastanza alto e abbastanza magro, biondo e occhi azzurri.
"Come facevo a non venirti a trovare?" chiesi, staccando l'abbraccio.
Il suo carattere era dolce e gentile, anche se, come ho detto prima, su cose come la scuola era molto severo.
Pretendeva troppo da me, mica ero un supereroe io!? Infatti i miei voti andavano dal 3 al 6-.
Quel giorno parlammo del più e del meno; mi chiese molte cose su di me, e anche io feci la stessa cosa. Sembrava come ritornare indietro nel tempo..
"Nick" Iniziai. "Ti dispiace se torno un momento in camera mia?"
"Certo tesoro, vai. Questa è casa tua eh, mica devi chiedere il permesso!" rispose.
Salii le scale di corsa, evitando di inciampare nell'ultimo scalino come facevo sempre in passato, visto che era più alto degli altri.
Percorsi tutto il corridoio che mi si presentava davanti, fino ad arrivare all'ultima porta a destra; la porta della mia camera.
Strinsi forte la maniglia e la girai. Il contatto tra la mia mano calda e la maniglia gelida mi fece venire il batticuore.
La porta si aprii.. rimasi imbambolata a quella vista.
Era uguale a tre anni fa; tutte le mie cose erano al loro posto.
C'era tutto, non mancava niente.. tutti i miei cd, tutti i miei dvd, poster.. le rose che mi regalò Cone, il primo San Valentino insieme..
Tutte queste piccole cose riempivano la mia mente di tantissimi ricordi; quel letto, quel tappeto, quella finestra..

***
"Ma entrare dalla porta non era più normale?" chiesi, aiutandolo a salire dalla finestra.
Tirai più forte che potevo, facendolo, in un certo senso, volare e atterrare nel pavimento di camera mia.
"Avevo paura che qualche vicino mi vedesse.." disse, massaggiandosi la testa che aveva appena sbattuto sul pavimento.
Andai a sedermi sul letto, stringendo forte Teddy, il peluche che avevo da quando avevo 3 anni. Regalo di mamma.
"Cosa hai detto a Nick?" chiese, avanzando verso di me.
"Niente di che.. gli ho detto che stavo male e che non me la sentivo di andare a scuola, e mi ha lasciato a casa." risposi, assonnata.
"La solita storia insomma!" disse lui, ridendo.
“Deryck è a casa?” Mi chiese lui.
“Aahaha no! Ha provati a convincere Nick dicendogli che io avevo bisogno di qualcuno che stesse con me.. ma Nick ce lo ha mandato comunque!” dissi, ridendo.
“Povero idiota!” esclamò.
Girovagava per la stanza, in cerca di niente. Frugava nei cassetti, tra le mie cose, vestiti. Io stavo lì, a guardare la sua perfezione. Non mi dava noia, non avevo niente da nascondere tra le mie cose.
"Che c'è? Perchè mi guardi?" chiese, con un sottile sorriso sulle labbra, vedendo i miei occhi fissi su di lui.
"Guardo quanto sei bello." confessai. Con lui le cose da dire uscivano facilmente dalle labbra. Anche quelle più difficili.
"Eh si.. in effetti sono molto figo!" disse, scherzando "Davvero, potrei fare il modello!". Incominciò ad avanzare, improvvisando una sfilata.
"Si certo, credici!" esclamai, ironica.
"O chi lo sa?! Forse lo spogliarellista.." Accese lo stereo e partì "My prerogative" di Britney Spears. Incominciò a spogliarsi lentamente, andando a ritmo con la musica e ballando.
Scoppiai a ridere. "Bhè, forse come spogliarellista potresti avere una carriera!" scherzai.
"Ci farò un pensierino.." disse, per scoppiare subito dopo a ridere.
Continuava a girovagare per la camera, con ancora la musica accesa, improvvisando dei balletti. Aprì un cassetto dell'armadio, e frugando trovò un perizoma nero con il pizzo rosa.
"Non è mio!" esclamai, appena ebbi visto cosa aveva in mano. "E' di Angel!" Angel era mia cugina, una delle tre sorelle di Nick.
"Uhlala, la nana porcellina!" esclamò Cone, sventolando il perizoma davanti ai miei occhi.
"Dammi qua!" urlai, scattando in piedi dal letto e scaraventandomi contro di lui. Cercai di prenderlo con tutte le mie forze, ma lui era decisamente più forte e molto più alto di me.
"Sai.. ti vorrei vedere con questo addosso.." disse, avanzando verso di me.
"Tieni i tuoi pensieri perversi lontano da me!" dissi, indietreggiando.
Lui continuò ad avanzare, guardandomi con uno sguardo alquanto perverso. "Jason Paul McCaslin smettila!" urlai.
Continuai ad indietreggiare, fino ad incontrare il letto, e cascandoci sopra. In un batter d'occhio Cone si buttò sopra di me, a peso morto. "Ahia!" gridai.

***
"Jess!" La voce di Nick mi fece sobbalzare, svegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti.
Andai di sotto, lentamente, sempre facendo attenzione a non cadere nello scalino più alto.
Quando ero a metà scale, i miei occhi si riempirono di gioia.
Deryck era lì con Nick pronto ad abbracciarmi. Andai giù di corsa e saltai nelle sue bracca che mi aspettavano.
Volevo un mondo di bene a mio fratello, molto più di quanto pensavo di volergliene.
“Mi sei mancato tantissimo.” Gli sussurrai nell’orecchio sinistro.
“Anche a me.” Rispose.
Lì, stretta tra le sue braccia, mi sentivo a casa.
   
 
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