Capitolo XLV
Ore 04.15 –
Mosca, Appartamento di William
“Se vuoi ancora incontrami, hai ventiquattro ore da questo momento in
poi per raggiungermi… Predi la tua auto, da sola, e percorri la Mosca-Cherepova un’altra volta. Sarò lì
ad aspettarti”.
Irina rimase a
guardare il messaggio, basita. Ci volle qualche secondo per registrare il
significato delle parole, ma un attimo dopo i suoi occhi fissarono
la lampada del comodino senza vederla.
La Lince si era fatta
viva, alla fine, e lo aveva fatto nel modo più inaspettato e complesso che
poteva immaginare.
Guardò rapidamente
l’ora di arrivo del messaggio: 03.48. Aveva già perso quasi mezz’ora…
Posò il cellulare
sul comodino, e gettò un’occhiata a William che dormiva, gli occhi verdi chiusi
e il tatuaggio dello scorpione nascosto dalla coperta.
Non si chiese cosa
doveva fare, perché lo sapeva già.
Doveva partire il prima possibile, senza guardarsi indietro. La fase finale
della sua missione stava per cominciare, e non doveva più preoccuparsi del
fatto che William sapeva… Questione di ore, e sarebbe tornato dietro le sbarre.
Il suo tradimento non aveva più importanza, perché tornava al suo obiettivo
primario: catturare la Lince.
“Da sola”.
Il messaggio era chiaro:
la Lince voleva vedere solo lei, e nessun’altro. Forse
le faceva ripercorrere la Mosca-Cherepova proprio per
garantirsi tutta la protezione necessaria: laggiù non ci sarebbe stato nessuno,
a parte loro due.
Si alzò, cercando
di fare il minor rumore possibile, e si rivestì in fretta e furia, mentre
William continuava a dormire, beato. Lasciò per ultime le scarpe, prese il
portafoglio e controllò quanti contanti avesse: le
sarebbero serviti per la benzina e per l’autostrada…
Afferrò la sua
borsa, ci infilò dentro il denaro arrotolato in un piccolo cilindro, il
cellulare, la pistola e qualcosa per cambiarsi. Recuperò le scarpe, ma mentre
usciva dalla camera semibuia esitò: sentì l’esigenza
di voltarsi un’ultima volta. La prossima volta che si sarebbero
visti, le circostanze sarebbero state molto diverse.
Era strano vedere
dormire lo Scorpione, quando di solito le parti erano invertite… Lui era quello
che non aveva punti deboli, che non cedeva mai, che
aveva sempre il controllo della situazione. Un po’ come Xander,
solo che Xander non aveva mai voluto recitare la
parte del cattivo. E anche un po’ come Dimitri, che però cattivo lo era solo
sembrato.
In fondo quei tre
si assomigliavano più di quanto loro stessi avrebbero
tollerato: Irina, che nel suo cuore li aveva amati tutti, e tutti in modo
diverso, lo vedeva. Ognuno di loro aveva i suoi pregi e i suoi difetti, come
ogni persona normale. Ognuno di loro aveva i suoi sentimenti, con i quali lei
era stata capace di giocare.
Senza che lei lo
volesse, nella sua mente si formò un’immagine. Un tavolo, e
loro quattro disposti intorno, nel buio più assoluto; un tavolo di quelli
spogli, freddi, fatti di metallo e nient’altro, in una stanza vuota e
gelida. Forse una prigione? Forse una cella dove si erano rinchiusi per
scontare le loro pene, i loro errori?
E si rese
finalmente conto che fino a quel momento, tutti e quattro avevano giocato a un
gioco pericoloso al quale si erano sottoposti volontariamente.
Tutti e quattro si
erano seduti a quel tavolo, in una roulette
russa perversa e rischiosa, a passarsi una pistola con un solo colpo, a
vedere a chi sarebbe toccato il proiettile. In silenzio, consapevolmente, si
erano passati quell’arma l’un l’altro, mettendo in gioco la loro vita ma
soprattutto i loro sentimenti. Avevano giocato l’uno contro l’altro, lei
compresa, per vedere chi sarebbe sopravvissuto a tutto quel dolore, chi avrebbe
ceduto per primo.
E alla fine,
quell’unico proiettile non era andato a lei, quella che noncurante aveva trasformato
quella missione in una roulette russa lasciando che tre persone giocassero con
la loro vita… Lo avrebbe meritato, no? Lei più di tutti meritava di perdere
tutto, dopo aver volontariamente giocato con il fuoco… Ma la pistola, una volta
arrivata a lei, aveva sparato a salve. E il proiettile era andato a William.
Era stato il suo
terrore, eppure ora lo Scorpione le sembrava solo un ragazzo sfortunato ma
pieno di talento, tradito dalla vita, oltre che da lei. Forse non meritava
davvero tutto quel dolore. Forse non meritava di essere abbandonato così tanto a sé stesso.
<< Mi
dispiace, Will… >> sussurrò guardandolo dormire, poi uscì dalla stanza.
Era difficile, era
triste, ma non poteva più tirarsi indietro. E ora che aveva la possibilità di
mettere la parola fine a tutta quella storia, doveva farlo.
Trasse un respiro
profondo, per far chiarezza nella sua testa e mettere a
tacere il suo cuore. Accostò la porta della camera da
letto, e accese la luce del corridoio.
Non poteva perdere
altro tempo. Si infilò le scarpe, recuperò le chiavi
della Punto e scese di sotto, nella notte buia e gelida di Mosca, facendo
attenzione a chiudere con la massima delicatezza la porta. Mentre saliva a
bordo dell’auto, si chiese se dovesse avvertire Xander
e Dimitri.
“Da sola”.
No, non poteva
farlo. Primo perché non aveva ancora incontrato la Lince, e secondo perché non
l’avrebbero mai mandata senza nessuno… Poteva scommettere che la Lince aveva
predisposto i suoi controlli, per accertarsi che fosse davvero sola… Se le
aveva fatto quella richiesta, un motivo c’era, e lei doveva assolutamente
seguirla, se non voleva fallire. In ogni caso, Xander
e Dimitri presto o tardi si sarebbero accorti che era partita, e avrebbero
mangiato la foglia: non erano stupidi.
Mise in moto la
Punto, e un attimo dopo schizzava per strada, i fari accesi, diretta
verso l’autostrada. Non ricordava perfettamente il tragitto della Mosca-Cherepova, ma sapeva che doveva solo arrivare al
traguardo: non avrebbero controllato davvero il percorso che avrebbe fatto. Il
viaggio era solo una prova, l’ultima. E con solo
ventiquattro ore di tempo, la Lince non avrebbe fatto troppo la pignola.
Tirò fuori il
navigatore satellitare dal cassetto portaoggetti, e impostò la destinazione.
Attese che elaborasse il percorso, poi vide campeggiare in basso a destra i
chilometri da percorrere.
2.880
Deglutì, mentre
improvvisamente ricordava che la gara si era svolta su tre giorni, in tre
tappe, e che si era data il cambio con Dimitri…
Doveva percorrere
2.880 chilometri in ventiquattro ore, da sola, e senza preavviso.
Se quella era una
prova, era davvero la più difficile che la Lince
poteva escogitare. Significava che doveva tenere una media di 120 chilometri
orari, senza soste né rallentamenti. A conti fatti, doveva percorrere almeno
mille chilometri in otto ore, se voleva arrivare davvero in tempo, contando che
avrebbe dovuto fermarsi per fare rifornimento e riposarsi, e che avrebbe potuto
incontrare degli ostacoli…
Era da pazzi. Nessun
pilota poteva reggere ventiquattro ore di corsa senza soste.
Imboccò
l’autostrada, iniziando a sudare freddo.
Forse non ce l’avrebbe fatta. La Punto era stata rimessa a nuovo,
certo, ma costringerla a fare un viaggio del genere un’altra volta e tutto d’un colpo era una sfida. E lei credeva di non avere la
forza fisica per farcela…
“Non posso perdere questa
occasione… E’ l’unica che ho”.
Irina forse non ce l’avrebbe fatta, ma Fenice non si sarebbe lasciata
sconfiggere, nemmeno questa volta. La Punto non l’avrebbe abbandonata, perché
lei non l’aveva tradita. Avevano affrontato tante battaglie insieme, e non
potevano perdere proprio ora.
Attaccò il
navigatore al parabrezza, poi premette il piede sull’acceleratore. L’autostrada
era sgombra, vista l’ora, e lei era lucida. Doveva sfruttare quel momento e
recuperare il tempo perso…
120, 140, 160, 180…
Non si sarebbe
fermata. Più strada percorreva subito, meno ne avrebbe avuta davanti quando la
stanchezza si sarebbe fatta sentire…
Vide sfrecciare il guard-rail
di fianco a lei come una macchia indistinta nella notte, la carreggiata buia, i
fari posteriori di un camion in lontananza… Sentiva l’adrenalina della corsa
nelle vene, mentre tutto gli appariva assurdamente lento, ai suoi occhi di
pilota clandestina…
Sarebbe arrivata a Cherepova, a qualsiasi costo.
Ore 04.00 –
Mosca
Dimitri guardò
sfrecciare la Punto di Irina a tutta velocità fuori dal garage, ma rimase
appostato dov’era, dentro la R8 seminascosta in un vicolo. Lasciò passare
appena qualche secondo, prima di sgusciare fuori, il motore al minimo, e
guardare in alto, verso l’appartamento di Challagher.
Le luci erano tutte
spente; Irina era andata via di nascosto.
Non gli ci volle
molto per capire che la sua destinazione era solo una: la Lince.
Non stava scappando
da Challagher, stava
correndo al suo nuovo appuntamento. Lo Scorpione aveva avuto la reazione che
lui aveva previsto. Non si era sbagliato nemmeno
questa volta.
Appostarsi era la
sua specialità. Quando se ne era andato dal locale, lasciando Irina e Xander al loro stupido riappacificamento,
non aveva resistito alla tentazione di rimanere nei dintorni a controllare la
situazione, come faceva spesso. Amava avere tutto sotto controllo, quando
poteva.
Questa volta aveva
fatto bene. Aveva visto Challagher, aveva visto la sua reazione di fronte alla realtà delle cose;
l’aveva visto appostarsi per un agguato, e a sua volta l’aveva messo sotto tiro
con la pistola, pronto a colpirlo se ce ne fosse stato bisogno… Non facevano
più parte della Black List,
farlo fuori non era un problema, per lui…
Ma lo Scorpione aveva
abbassato la pistola, di fronte al tradimento di Irina. E Dimitri aveva fatto
altrettanto, perché sapeva che Challagher non avrebbe
mai ucciso Fenice, nemmeno ora. Conosceva troppo bene lo Scorpione e le sue
debolezze, per non essere in grado di prevedere le sue mosse.
Aveva rischiato,
permettendo a Irina di tornare a casa senza sapere che Challagher
l’aveva beccata, e aveva rischiato a non dire nulla nemmeno a Went.
Solo così, però, le cose sarebbero andate per il meglio: Irina non avrebbe
saputo fingere, e Went non sarebbe stato capace di
rimanere al suo posto. Lasciarli nell’ignoranza era una mossa avventata, ma che
avrebbe permesso a Irina di essere naturale, una volta davanti allo Scorpione.
Non avrebbe dovuto fingere per mascherare qualcosa che nemmeno sapeva. Challagher si era voluto coprire gli occhi, come aveva
immaginato, e lo aveva lasciato fare.
Però era comunque
venuto a controllare. Per quanto la sua testa gli dicesse che lo faceva per
senso del dovere, in fondo poteva anche ammettere che non avrebbe sopportato la
morte di Irina.
Non si dava dello
stupido. Niente gli aveva fatto prevedere quello che sarebbe
accaduto tra loro due, quando si era offerto di controllarla, ma non si pentiva
di averlo fatto. Alla fine era rimasto con un pugno di mosche, ma anche se ne
avesse avuto la possibilità non sarebbe tornato
indietro.
Quando aveva incontrato
Irina per la prima volta, quando ancora non era che
una ragazzina in cerca di riscatto, niente di lei lo aveva attratto, ma la sua
solida determinazione l’aveva colpito. Solo Challagher
aveva visto in Fenice qualcosa che a lui evidentemente era sfuggito, e che
aveva reso Irina più forte di quanto chiunque
immaginasse.
Con il tempo aveva
capito chi si trovava davanti. Quando aveva iniziato a capire che Fenice aveva
un potere su Challagher come nessun’altro,
aveva avvertito lo Scorpione. Si era reso conto che poteva rappresentare un
pericolo per tutti i piloti clandestini e per la Black
List; l’aveva voluta fuori, ma non era stato
ascoltato. Per tutto quel tempo, Irina non era stata altro che la donna dello
Scorpione, e un potenziale problema: non si era mai domandato
se potesse attrarlo.
Poi aveva scoperto
ciò che Challagher le aveva fatto, e qualcosa nel suo
pensiero si era incrinato. Forse Irina era un pericolo, ma non meritava tanto
dolore, non quando alla fine cercava solo di salvare sé
stessa. A quel punto aveva lasciato lo Scorpione affondare, e aveva preferito
offrire a lei la possibilità di salvarsi. Ai suoi occhi tra i due era quella
che la meritava di più.
E ora, come uno
stupido, esattamente come tutti gli altri, si era
ritrovato ad amarla.
Aveva vissuto
troppe cose per illudersi. Fin dal primo momento, fin quando Irina si era
rivelata a lui nella nuova veste di spia, di donna e non più di nemica, aveva
saputo che per loro non poteva esistere un futuro. Lei apparteneva a Went, anche quando si erano lasciati, e lui non l’aveva
dimenticato. Era rimasta la donna di Went anche
quando erano finiti a letto insieme, quando lui si era lasciato andare pur di
sfogare una sola volta quel sentimento che non provava più da tanto, troppo
tempo.
Una volta, si era
detto. Una volta sola e basta. Solo il tempo di assaporare quell’istante e
lasciarselo strisciare fin sotto le sue cicatrici, per capire se era ancora in
grado di amare. Sapeva controllarsi, non avrebbe ceduto ancora.
E una volta era
stata. Anche se sapeva che stava commettendo un errore, che stava
perdendo un’occasione.
Per lui l’aspetto
fisico non contava. Irina era bella, perché lui la vedeva tale, ma c’erano
donne più belle. Irina era intelligente, ma c’erano donne più intelligenti. Non era perfetta, perché la perfezione non
esisteva. Ma le sue caratteristiche erano così ben combinate, che difficilmente
avrebbe incontrato qualcuna uguale.
Avrebbe dovuto
lottare, ma non lo avrebbe fatto. Irina era di Went,
e lui non si sarebbe intromesso. Irina amava Went, e
lui non poteva intromettersi.
Guardò l’ora sul
cruscotto della R8, e rapidamente decise cosa fare. Era chiaro che Irina era
partita da sola e non avrebbe avvertito nessuno almeno per un po’. Finché non
sarebbe arrivata davanti alla Lince non l’avrebbero
sentita.
Poi, sentì il
rumore di un motore in lontananza, e poco lontano sfrecciò
una auto nera, con una striscia gialla sul cofano, i fari accesi nella notte.
Una Subaru Impreza.
Vladimir Buinov.
Ore 04.27 – Mosca,
Appartamento di William
Lo Scorpione si
svegliò di colpo, come se qualcuno lo avesse scosso. Rapidamente mise una mano
di fianco a lui, nell’oscurità, ma non trovò nessuno. Il letto era vuoto.
Si voltò, accese la
lampada e guardò il materasso. Le lenzuola erano scostate, gli abiti di Irina
erano spariti… E c’era un’enorme, profondo e inspiegabile silenzio.
Si alzò di scatto,
accendendo la luce, per scoprire che in casa c’era solo lui. Non ebbe bisogno
di chiamare Irina per capire che non c’era… Mancavano il suo cellulare e le sue
scarpe…
Ad un tratto, un
pensiero lo colse, tagliandogli il fiato come un coltello.
Irina se ne era
andata.
Non capì. Rimase
paralizzato a guardare il letto vuoto, gli occhi che non si staccavano dalle lenzuola
dove fino a poco prima la ragazza aveva dormito con lui…
Era solo.
<< Ma dove cazzo… >> mormorò, poi si riscosse.
Si
infilò
i vestiti, e mentre lo faceva si chiese perché era andata via…
Era scappata da
lui? Era fuggita perché aveva avuto paura? Sapeva che l’aveva vista con Went?
Sentì montare
l’odio addosso, ma non per lei. Non l’avrebbe uccisa, anche se sapeva. Non le
avrebbe fatto del male, altrimenti lo avrebbe già fatto… Non voleva perderla
così in fretta…
Perché?
Qualcosa turbinò nella
mente di William. Afferrò le pistola sotto il cuscino,
il cellulare e le chiavi dell’auto. Dovunque fosse andata, doveva trovarla e
chiederle perché.
Chiederle perché
aveva finto. Chiederle perché aveva corso tutti quei rischi. Chiederle perché
aveva visto in lui ancora qualcosa da salvare.
Improvvisamente,
sentì il rumore di un’auto che sgommava in strada, e si precipitò alla
finestra, sperando di vedere la Punto andare via, ma non era la macchina di
Irina… Prima una Subaru Impreza nera passò velocissima,
poi una Audi R8 grigio titanio la seguì, i fari che si
spegnevano nella notte…
Erano diretti
all’autostrada.
Non sapeva chi ci
fosse sulla Subaru, ma sapeva che la R8 apparteneva a Dimitri. L’aveva già
vista in passato.
Qualcosa gli disse
che stavano seguendo Irina. Non sapeva perché, né il motivo per cui si sentisse
così sicuro, ma era certo che Fenice centrasse in tutto quello che stava
succedendo… Era lei l’obiettivo di tutti, ora. Perché forse era il personaggio
più importante di tutta la Russia, in quel momento.
Si precipitò di
sotto e saltò sulla Bugatti, gettandosi all’inseguimento.
Dimitri affondò il
piede sull’acceleratore della R8, schizzando avanti con una sgommata, senza
chiedersi se fosse la mossa giusta. Vladimir seguiva Irina perché l’avrebbe
portato dalla Lince, e lui non poteva permetterlo…
La situazione aveva
preso una piega lui non gradiva, e che poteva portare a guai.
Svoltò a destra,
seguendo il percorso della Subaru. Imboccarono l’autostrada a tutta velocità,
poi decise che era venuto il momento di dichiarare le
fine della missione di Irina, e iniziare quella sua personale.
Afferrò il
cellulare, cercò il numero di Went e attese in linea,
la mano destra che stringeva il volante mentre schivava le auto che correvano
troppo lente sull’autostrada. Vladimir non sembrava essersi ancora accorto che
lo stava seguendo, ma presto lo avrebbe notato.
<< Dove diavolo sei? >> domandò Xander
irritato, molto probabilmente per la telefonata notturna.
<< In
Autostrada >> rispose secco Dimitri, << Irina è partita. Sta
andando dalla Lince, ma c’è un problema: Buinov la
sta seguendo. L’ho seguito, e ho intenzione di fermarlo. Avevamo fatto un patto
a riguardo >>.
<< Ok, Dimitri,
fa di lui quello che vuoi. Prendo la macchina e vi seguo, intanto avverto McDonall. Dove siete diretti? >>.
<< Non lo so.
Irina ha preso l’autostrada, ma non so dove stia andando… >>.
Qualcosa brillò nel
suo specchietto retrovisore, avvicinandosi a una velocità davvero troppo
elevata per essere un’auto civile… Dimitri tacque, poi vide i fari a led di una
Bugatti…
<< Cazzo…
>> mormorò, << Muoviti Went. Ho Challagher attaccato al culo
>>.
Irina sentì il
cellulare squillare, ma lo ignorò. Non poteva perdere tempo, e chiunque fosse
era qualcuno che voleva sicuramente chiederle dove voleva andare… Finché non
fosse stata nei pressi di Cherepova
doveva rimanere un segreto, perché la Lince voleva vedere solo lei e
nessun’altro. Non poteva correre il rischio di perdere un altro incontro.
Vedeva la lancetta
del tachimetro sul cruscotto non scollarsi mai dai 200, il rumore del motore
farsi sempre più invadente, il buio della notte avvolgerla, rotto solo dal
fascio di luce bianca dei fari della Punto… Sapeva di
essere solo all’inizio del viaggio, che doveva percorrere ancora tanti
chilometri, ma era inquieta. Sarebbe stato difficile, molto difficile,
arrivare in ventiquattro ore…
Gettò un’occhiata
nello specchietto retrovisore, per vedere la carreggiata sgombra, qualche
camion in lontananza che procedeva lentamente, le strisce bianche sull’asfalto
che scorrevano rapide sotto di lei…
Qualcosa però
brillò catturando la sua attenzione: sembravano due fari, che si avvicinavano
rapidamente, molto più veloci di tutte le altre auto… Erano troppo lontani per permetterle di riconoscere chi fosse, ma doveva per
forza essere un pilota clandestino, qualcuno che aveva il coraggio di correre
così velocemente lungo l’autostrada…
Il cellulare smise di
squillare, e lei tornò a guardare la strada davanti. Ogni tanto gettava
un’occhiata allo specchietto, per vedere i due occhi luminosi sempre più
vicini…
E se fosse stato
William?
No, non poteva
essere lui. Non sapeva dove era diretta, non lo sapeva
nessuno.
Forse Dimitri?
Diminuì leggermente
l’andatura, per lasciare la possibilità all’auto di avvicinarsi almeno un altro
po’ e permetterle di scoprire chi fosse.
Finalmente, l’auto
si delineò alle sue spalle, e due strisce gialle
brillarono nella notte, che percorrevano il cofano nero fin sul tetto. Irina
imprecò, rendendosi conto che si trattava di Vladimir Buinov.
“Bastardo, non andrai da nessuna parte”.
Dimitri si piantò dietro
la Subaru, proprio mentre raggiungevano la Punto di Irina che correva a ritmo
sostenuto nella notte, il navigatore attaccato al parabrezza che brillava di
luce colorata. Gettò un’occhiata dietro, dove Challagher
sembrava aver perso per un momento qualche centinaio di metri, e imprecò.
Dov’era Went quando serviva?
Non poteva tenerli
a bada tutti e due, e comunque il suo obiettivo era Buinov.
Afferrò il
cellulare, cercando rapidamente il numero di Irina.
<< Rispondi, cazzo. Rispondi a quel maledetto telefono…
>>.
Molto
probabilmente Irina si era resa conto che era inseguita, ma forse non
voleva perdere la concentrazione rispondendo al cellulare. Mai come ora però
aveva bisogno di parlarle…
<< Dimitri,
che diavolo ci fai qui?! >> la sentì gridare un
attimo dopo, quasi in preda al panico.
<< Non ho
tempo di spiegarti >> ribatté lui, << Buinov
ti vuole seguire perché crede che lo porterai dalla Lince. E Challagher ci segue a breve distanza. Dove sei diretta?
>>.
Sentì Irina
imprecare.
<< A Cherepova. Ho ventiquattro ore per arrivarci, e devo andare
da sola. La Lince mi aspetta lì >>.
<< Merda
>>.
Dimitri strinse il
volante. La Mosca-Cherepova in ventiquattro ore? La
Lince non era davvero a posto… Come poteva pretendere una cosa del genere,
quando avevano già dato prova di fiducia vincendo la
gara?
<< Ok, devi
seminarci >> disse rapidamente lui, << Sono riuscito a raggiungerti
subito perché ero appostato sotto casa tua, ma Went ci metterà un po’ ad arrivare. Buinov
è mio, ma Challagher è
affare suo. Io posso occuparmi di loro per un po’, ma se vuoi essere sicura che
vada tutto bene devi cercare di seminare almeno Vladimir. Finché Went non arriva ad arrestare Challagher,
io vi rimango incollati. Quando lo Scorpione sarà fuori dai giochi, io mi prendo
Buinov. Cerca di farti perdere di vista >>.
<< Ok, ma…
>>.
<< Niente ma,
Irina >> abbaiò Dimitri, << Muoviti. Arriva in ventiquattro ore a Cherepova e sarai la migliore pilota clandestina che io
conosca >>. Chiuse il telefono e lo gettò sul sedile, premendo
sull’acceleratore. Vide la Punto di Irina aumentare la velocità, poi si
affiancò a Vladimir: guardò oltre i vetri scuri, vedendo il profilo sfregiato
del russo delinearsi nel buio.
“Adesso chiudiamo tutti i giochi, figlio di puttana”.
Xander lanciò la Ferrari
599 sull’autostrada, senza chiedersi quando potesse essere pericoloso correre a
quel modo. Non era un pilota clandestino, ma la velocità non gli faceva paura,
e in quel momento l’unica cosa che voleva era raggiungere Challagher.
Aveva avvertito McDonall che ormai la fase finale della missione era
incominciata, ma ancora non sapeva precisamente dove
stesse andando Irina. Sapeva solo che era diretta a Nord, e che in quel momento
aveva dietro di lei Vladimir Buinov e Challagher, oltre che Dimitri.
Non capiva perché
il russo fosse sotto casa sua, ma si disse che forse aveva fatto la scelta
migliore, chiedendogli di andare in Russia con Irina. Senza di lui, la missione
non sarebbe andata bene come invece era accaduto… E forse, né lei né Irina
sarebbero ancora vivi.
Forse non gli era
particolarmente simpatico, ma sicuramente era in gamba.
Afferrò il
telefono, chiamando il Mastino.
<< Dove sei?
>> domandò solo il russo.
<< Sto arrivando.
Che direzione avete preso? >> domandò Xander.
<< Ho parlato
con Irina: deve arrivare a Cherepova in ventiquattro
ore >> rispose Dimitri, << E deve farlo da sola. Finché non sarà lì non vuole l’intervento di nessuno >>.
Xander sentì le mani farsi
sudate. Da sola? Come faceva a coprire tutta quella strada da sola e in
ventiquattro ore?
Poi ricordò che
aveva a che fare con Fenice, e che per lei niente era impossibile, nemmeno
mettere per due volte nel sacco la persona più astuta e perfida che conoscesse:
William Challagher.
<< Ok, ha la
strada libera. Ho parlato con McDonall: nessun’auto
della polizia la inseguirà, e ha disposto che non deve fermarsi ai caselli per
il pedaggio. Avrà una corsia preferenziale >>.
<< Glielo
dico io >> disse Dimitri, << A me
risponderà. Ma datti una mossa ad arrivare, perché non
posso fermare anche Challagher. Finché non arrivi da
queste parti, scorto io Irina e Vladimir >>.
Xander ebbe la conferma
che Dimitri era davvero stata la sua migliore mossa.
<< Ok. Arrivo
>>.
Irina sentì
l’asfalto farsi scivoloso, mentre piccoli fiocchi di neve iniziavano a scendere
dal cielo nero sopra la sua testa, resi cangianti dalla luce dei lampioni lungo
il tratto di autostrada. L’aria gelida vorticava fuori dai finestrini,
fischiando sugli specchietti…
“Hai la strada
libera. No polizia. Sei autorizzata a usare le corsie preferenziali”.
Il messaggio di
Dimitri era chiaro: l’F.B.I. sapeva che era partita, e
nessuno voleva ostacolarla. Prese la corsia delimitata dalle linee gialle,
mentre i camion si incolonnavano alla sua destra per
pagare il pedaggio…
Vedeva ancora bene la Impreza nera, ma per il momento
non poteva fare di meglio: la Subaru era avvantaggiata dalla trazione
integrale, mentre lei rischiava di finire in testa coda da un momento
all’altro, con l’asfalto scivoloso. Per fortuna c’era Dimitri poco lontano, che
rimaneva in vista, in attesa di entrare in azione. Finché vedeva i fari della
sua R8 era abbastanza tranquilla.
Vide la sbarra del
casello alzarsi, quando si avvicinò a tutta velocità. Come previsto, l’avevano
riconosciuta e fatta passare…
Superò il casello,
mentre la sbarra tornava ad abbassarsi. Non fu abbastanza per
fermare Vladimir: la sfondò, facendola volare in avanti con un fragore assurdo,
scartando di lato per schivarne i pezzi. Dimitri lo seguì, senza farsi
allontanare.
Sperava che
smettesse di nevicare presto, in modo da poter tentare di seminare Vladimir.
Poteva provare strade alternative, uscendo dall’autostrada, ma stava seguendo
il percorso del navigatore, che era il più breve e forse il più rapido. E non
poteva permettersi di prendere la direzione sbagliata e perdere tempo.
In più, aveva anche
William dietro di lei. Forse non se ne era accora, ma quando era andata via lui era sveglio, altrimenti come avrebbe fatto a
trovarla?
Si rese conto che
improvvisamente volevano tutti lei, che quella ragazzina arrivata da Los
Angeles con una macchina italiana e un’eccessiva dose di sfrontatezza li aveva
messi tutti alle strette. Nemmeno lei aveva potuto immaginare quello che era
sarebbe accaduto, e soprattutto ciò che sarebbe riuscita a
mettere in atto…
Forse aveva
finalmente trovato il suo equilibrio, quello vero. Metà pilota clandestina, con
l’adrenalina delle corse nelle vene, e metà agente dell’F.B.I.
pronta ad assicurare i criminali alla giustizia. Aveva la sua parte di
divertimento e la sua parte di dovere… Forse aveva
trovato il suo futuro?
Il lampeggiare
dello schermo del navigatore la riportò alla realtà, ricordandole che prima di
poter pensare a qualcosa che non fosse la missione doveva prima prendere la
Lince. Premette sull’acceleratore ancora, rischiando di finire fuori strada, ma
cercando di guadagnare ancora un po’ di terreno…
Xander lanciò la Ferrari
lungo la carreggiata sinistra dell’autostrada, la lancetta del tachimetro che
continuava a salire ininterrottamente, luminosa sullo sfondo bianco…
Quanta strada potevano
aver già fatto? Irina aveva la strada libera, poteva aver guadagnato un buon
vantaggio, ma gli altri?
Strinse la mano sul
volante, il cellulare gettato sul sedile, gli occhi incollati alla strada… Non
si trattava di arrivare per primi, non era una gara, ma aveva comunque
l’adrenalina che scorreva nelle vene… Era una corsa contro il tempo, una caccia dove la preda era di nuovo quel maledetto Scorpione…
Se voleva
raggiungerli più facilmente, però, aveva bisogno che si fermassero,
o che almeno rallentassero l’andatura…
Afferrò il
cellulare e chiamò Dimitri.
<< A che
chilometro siete? >> domandò.
Il russo rimase in
silenzio per qualche minuto.
<< 433
>> rispose, << Abbiamo tenuto una media di centocinquanta… Tu che
fine hai fatto? >>.
Xander controllò il
cartello che si avvicinava sempre di più, aguzzando la vista per leggere il
numero: 329.
<< Avete un
vantaggio di circa cento chilometri, allora >> rispose, infastidito,
<< Mi ci vorrà un po’ per raggiungervi, se non rallentate… >>.
<< Non dipende
da me, Went >> ribatté Dimitri, << E’
Irina che fa l’andatura, e Vladimir le sta addosso. Forse puoi sperare che qui
il tempo peggiori… Sembra voglia nevicare. Ma devi
comunque darti una mossa. Non posso tenere a bada sia lui che
Challagher. Per fortuna lo Scorpione non sembra voler
prendere nessuna iniziativa, per il momento… >>.
Xander imprecò.
Diavolo, non era
più capace a fare il pilota clandestino? Da quando veniva
lasciato per ultimo, durante una corsa?
Forse quel periodo
di bassa attività lo aveva rammollito?
“Eh no, non ho alcuna intenzione di farli scappare”.
<< Sto
arrivando >> disse solo, poi chiuse la telefonata.
Un attimo dopo
affondava il piede sull’acceleratore della 599, facendo schizzare la Ferrari
oltre i duecento all’ora.
Irina gettò
un’occhiata alla lancetta del serbatoio: aveva carburante per circa
centocinquanta chilometri, se continuava a procedere a quella
andatura folle, e sapeva di dover rallentare, visto la neve che iniziava
a posarsi in fiocchi sempre più fitti sulla carreggiata.
Guardò dietro di
lei: erano tutti lì. Vladimir, Dimitri e anche William la seguivano, senza
superarla mai, ma senza nemmeno rimanere indietro. Era lei a fare
strada, e l’avrebbero seguita fino al traguardo.
Vide lo sguardo di
Dimitri puntato sulla sua auto, di ghiaccio, e capì che se non si era ancora
mosso c’era un motivo: aspettava Xander, per potersi
prendere Vladimir. Ma Xander
dov’era?
Il navigatore
segnava ancora 2.600 chilometri da percorrere: troppi per
poter decidere di rallentare. Erano partiti da due ore circa, e finché
era ancora lucida doveva forzare l’andatura. Xander avrebbe dovuto sfruttare tutta la potenza della sua
Ferrari.
Irina superò a
destra un grosso tir ondeggiante, oltrepassando l’ennesima stazione di
servizio. Sentì le ruote pattinare per una frazione di secondo, e strinse più
forte il volante. Ci voleva un attimo a uscire di
strada…
Vide il cartello
che indicava la prossima uscita, ma il suo navigatore non parlava: la freccia
le diceva solo di andare sempre dritta.
Il tempo sembrava
passare incredibilmente lento, nonostante la fretta che aveva. Il suoi piede non si alzava mai dall’acceleratore,
mantenendo una velocità costante e non eccessivamente elevata, ma la Subaru
nera, la R8 e la Bugatti rimanevano le sue ombre. I loro motori le facevano da
sottofondo, senza darle la possibilità di dimenticarli per un momento.
Poi vide qualcosa
muoversi oltre il guard-rail alla sua destra, nella corsia di accelerazione,
veloce come una saetta…
Una grossa
Mitsubishi Lancer bianca e viola si catapultò al suo
fianco, il rumore del motore che sembrava quello di una meteora in fiamme.
Aveva i vetri oscurati, quindi Irina non riuscì a capire chi fosse, ma era
certa che non li aveva incrociati per caso…
La Lancer rallentò, portandosi all’altezza della Subaru, come
se il suo obiettivo non fosse lei ma qualcuno nel gruppo che la seguiva… Vide
Dimitri fissare l’auto, segno che non sapeva nemmeno lui chi fosse…
Poi la Lancer inchiodò di colpo, le ruote che stridettero
violentemente, e la Impreza
nera fu costretta a schivarla. La R8 si spostò a sinistra, mentre la Bugatti di
William rimaneva ancora indietro, ultima…
Uno sparo secco
squarciò la notte gelida, mentre un proiettile si andava a conficcare nel vetro
della Impreza, lasciando
solo un buco concentrico. Una pistola sbucava dal lato del passeggero della Lancer, e non accennava a voler smettere di sparare…
Irina accelerò di
colpo per portarsi fuori tiro, ma la Lancer continuò
a braccare la Subaru, come se fosse lei il suo obiettivo… La R8 rimase in
disparte, pronta a scostarsi in caso di pericolo…
Improvvisamente,
Irina capì che la Lancer era lì per liberarla dei
suoi inseguitori. Si rese conto che stava bloccando la strada a Vladimir, Dimitri
e William per darle la possibilità di guadagnare un po’ di vantaggio… Li stava
rallentando…
Non sapeva perché,
ma la Lince la stava aiutando. Era certa che avesse mandato lei quella
macchina, perché era solo lei che voleva incontrare…
William vide la Lancer sparare ancora alla Subaru, e non potè fare a meno di tirare fuori la sua pistola. Non gliene
fregava assolutamente niente di chi fosse quell’auto, ma non voleva certo che
gli sparassero addosso…
La
Impreza iniziò a zigzagare, schivando i
proiettili, ma davanti a lei la Punto sembrava allontanarsi sempre di più,
approfittando della situazione…
Cercò di superare
la Lancer, ma la R8 di Dimitri gli si parò davanti,
bloccandole la strada. Imprecò, abbassando il finestrino e tirando fuori la
mano…
Un pezzo del
paraurti dell’Audi si staccò quando il proiettile si conficcò nella lamiera,
stridendo. Dimitri non sembrò essere colto alla sprovvista: lo costrinse a
rallentare, poi si portò di fianco a lui…
Finalmente dopo
molto tempo William rivide la faccia del suo ex braccio destro, il numero due
della Black List di cui si
era sempre fidato e che alla fine lo aveva tradito. Fu una sensazione pazzesca,
la rabbia iniziò a scorrergli nelle vene, dandogli quasi alla testa…
Con un colpo secco,
sterzò a destra, andando a sbattere contro la fiancata dell’Audi, mentre la Lancer continuava il suo fuoco incrociato contro la Subaru.
L’auto aveva il paraurti posteriore bucherellato, ma il lunotto era ancora
intero, nonostante i diversi fori… Forse era un vetro antiproiettile…
Dimitri strinse il
volante, mentre incassava il colpo dalla Bugatti… Vide che la Punto era ormai
diventata un puntino che andava via via
rimpicciolendosi, e decise di smettere di limitarsi a guardare…
Sospettava che quel
diversivo fosse opera della Lince, ma non aveva importanza. Ciò che contava era
che gli era servito per liberare Irina e lasciarla andare avanti, da sola.
Adesso poteva decisamente fare quello che gli pareva.
La Lancer bianca e viola rallentò
ancora, poi costrinse la Impreza a spostarsi verso
destra, chiudendole la strada. Percorsero cinquecento metri, fianco
a fianco, come se si stessero studiando…
Una BMW serie 5 rosso scuro si catapultò fuori dall’ennesima rampa di
accelerazione, irrompendo in mezzo al gruppo. Dimitri fu costretto a scartare
di lato, mentre la Lancer si avvicinò, formando con
la nuova arrivata un muro oltre il quale non potevano
andare…
Dimitri rimase
dietro, in attesa. Finché non lo attaccavano apertamente, poteva rimanere a
guardare. Volevano semplicemente allontanarli da Irina, quindi per lui non era
un problema…
Vladimir però non
si perse d’animo. La Subaru accelerò di colpo, tentando il sorpasso a destra,
ma la Lancer non la lasciò passare. Con un colpo secco
le chiuse la strada, e quando vide che il russo non voleva cedere, le andò
completamente addosso.
La
Impreza strisciò il fianco sul guard-rail,
sollevando una nuvola di scintille nella notte gelida. Un pezzo dello
specchietto saltò via, e Dimitri rimase fermo dov’era, le mani strette sul
volante, pronto a schivarla nel caso avesse perso il controllo. La Bugatti
scattò in avanti, per approfittare della situazione e sorpassarli, ma la BMW le si parò davanti, impedendoglielo.
Dimitri iniziò a innervosirsi.
Quelle due auto non sembravano particolarmente aggressive, a parte il fatto che
non volevano che Irina venisse seguita, e a lui
interessava solo rimanere incollato a Vladimir, ma non accennavano a volersene
andare. Ormai Fenice aveva guadagnato abbastanza vantaggio per non essere più
visibile all’orizzonte…
La Subaru inchiodò,
liberandosi dalla stretta, e tornò in coda, visibilmente danneggiata. Rimase di
fianco alla Bugatti, in attesa. Sicuramente Buinov
voleva liberarsi subito di quei due, perché non poteva perdere di vista Irina…
Ma era un tutti contro tutti, e non poteva contare
sull’aiuto di nessuno.
Poi, con il rombo
di un tuono, improvvisamente un paio di fari brillarono
dietro la R8, e Dimitri puntò gli occhi nello specchietto retrovisore: una 599
rossa gli si accodò facendo stridere le gomme sull’asfalto, il motore al
massimo e il tetto bianco di neve…
“Era ora, Went”.
Sapeva che li aveva
raggiunti in poco tempo, e il suo era un semplice sfogo per il nervosismo della
situazione. Però, per quanto gli fosse antipatico, lo
rilassò sapere che era arrivato… Doveva aver corso come un dannato…
In quel momento, il
rumore di pneumatici che scivolavano invase l’aria, e un secondo dopo Dimitri
vide la BMW scivolare di lato, fuori controllo… Colpì la Impreza sul muso, facendola sbandare, mentre la Bugatti
scartava di lato, cozzando con il guard-rail…
In un secondo, fu
l’inferno.
La BMW prese in
pieno una utilitaria solitaria che affrontava la notte
della Russia, facendola andare in testa coda. Un furgoncino che sopraggiungeva
in quel momento frenò, ma venne colpito e si ribaltò
come se fosse stato un modellino. Per evitarli Dimitri prese la corsia di
emergenza, seguito da Went, ma dell’olio si riversò
sull’asfalto, facendogli perdere aderenza…
La
Impreza si mise di lato, la Lancer
che tentava di spingerla fuori, poi la Bugatti venne colpita al fianco dalla
BMW che continuava a ruotare su se stessa, un ammasso di lamiera senza
controllo…
Affondò il piede
sul freno, inchiodando per non prenderli in pieno, e sentì la 599 fare lo
stesso. La serie 5 si schiantò con un fragore
assordante contro il guard-rail, i vetri andarono in frantumi schizzando da
tutte le parti…
Qualcosa baluginò
nell’abitacolo della BMW, poi ci fu un’esplosione, e l’auto prese fuoco in un
attimo. La superarono, mentre anche il furgoncino ribaltato andava in fiamme,
mentre la Lancer abbandonava l’amico al suo destino…
La Subaru riprese
il pieno controllo, poi con un’ultima sbandata infilò la prima rampa di uscita
disponibile e abbandonò l’autostrada… La Bugatti la seguì, un pezzo del
paraurti posteriore che strisciava sull’asfalto…
La Lancer cercò di sterzare bruscamente, frenando, ma fu una
manovra avventata. L’asfalto scivoloso la fece andare in testa coda, e con un
botto si schiantò contro il pilone giallo di smistamento, bloccando l’uscita.
Nel giro di un paio di secondi, andò in fiamme anche lei…
Dimitri imprecò,
rendendosi conto che non poteva più seguire Vladimir. Batté violentemente la
mano sul volante, rallentando. Xander gli si era affiancato, l’espressione truce.
Avevano perso
entrambi le loro prede, almeno per il momento.
L’unica nota
positiva era che Irina aveva la strada libera.
Spazio Autrice
Piccolo spazio dedicato
a Dimitri, come avevo promesso. Alla fine non credo si sia capito gran che, di
quello che pensa. E’ stato appena appena un
assaggino, giusto per scoprire cosa pensa della sua storia con Irina. Piccolo,
in questo momento mi verrebbe da coccolarlo… Immagino non di essere l’unica, vero?
Bene, per il resto,
bisogna aspettare i prossimi cap per scoprire come va
a finire.
Ah, ora è chiaro il
titolo di questa storia. Russian Roulette. Tutto
nasce da lì. Per chi non lo sa, la roulette russa è una sorta di gioco che si
fa, di solito tra due persone, con una pistola carica di un solo proiettile,
che ci si passa a turno. Il coraggio sta nel puntarsela addosso, e premere il
grilletto, sperando che il proiettile non tocchi a te. Si va avanti così fino a
che uno dei due muore. Decisamente macabro, vero? Però credo che ci azzecchi molto con tutta la storia,
soprattutto per quanto riguarda i sentimenti. Irina, Xander,
Dimitri e William si sono seduti l’uno di fronte all’altro in un tavolo,
volontariamente, sapendo già a cosa andavano incontro, prendendo parte a tutta
la vicenda. Hanno accettato di mettere in gioco le loro anime, pur di arrivare
a scrivere la parola “fine” di questa storia. Irina ha giocato per avere la
libertà, tutti gli altri per avere lei. E loro tre, Xander,
Dimitri e William, sapevano che lei avrebbe scelto
solo uno di loro. In qualche modo, Irina era il vero proiettile. Se la sono
puntati addosso, sperando che non li ferisse. Alla fine sono rimasti colpiti
tutti e tre, ma solo uno è affondato. Secondo voi chi?
Bene, lasciatemi i
vostri commenti a riguardo, io leggo sempre tutto anche se
non rispondo persona per persona. Alla fine però vi assicuro che ci saranno
ringraziamenti personalizzati per tutti.
Un grande bacio
Lhea