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Autore: Lhea    02/09/2011    5 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXXV

Capitolo XLV

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 04.15 – Mosca, Appartamento di William

 

“Se vuoi ancora incontrami, hai ventiquattro ore da questo momento in poi per raggiungermi… Predi la tua auto, da sola, e percorri la Mosca-Cherepova un’altra volta. Sarò lì ad aspettarti”.

 

Irina rimase a guardare il messaggio, basita. Ci volle qualche secondo per registrare il significato delle parole, ma un attimo dopo i suoi occhi fissarono la lampada del comodino senza vederla.

 

La Lince si era fatta viva, alla fine, e lo aveva fatto nel modo più inaspettato e complesso che poteva immaginare.

 

Guardò rapidamente l’ora di arrivo del messaggio: 03.48. Aveva già perso quasi mezz’ora…

 

Posò il cellulare sul comodino, e gettò un’occhiata a William che dormiva, gli occhi verdi chiusi e il tatuaggio dello scorpione nascosto dalla coperta.

 

Non si chiese cosa doveva fare, perché lo sapeva già.

 

Doveva partire il prima possibile, senza guardarsi indietro. La fase finale della sua missione stava per cominciare, e non doveva più preoccuparsi del fatto che William sapeva… Questione di ore, e sarebbe tornato dietro le sbarre. Il suo tradimento non aveva più importanza, perché tornava al suo obiettivo primario: catturare la Lince.

 

“Da sola”.

 

Il messaggio era chiaro: la Lince voleva vedere solo lei, e nessun’altro. Forse le faceva ripercorrere la Mosca-Cherepova proprio per garantirsi tutta la protezione necessaria: laggiù non ci sarebbe stato nessuno, a parte loro due.

 

Si alzò, cercando di fare il minor rumore possibile, e si rivestì in fretta e furia, mentre William continuava a dormire, beato. Lasciò per ultime le scarpe, prese il portafoglio e controllò quanti contanti avesse: le sarebbero serviti per la benzina e per l’autostrada…

 

Afferrò la sua borsa, ci infilò dentro il denaro arrotolato in un piccolo cilindro, il cellulare, la pistola e qualcosa per cambiarsi. Recuperò le scarpe, ma mentre usciva dalla camera semibuia esitò: sentì l’esigenza di voltarsi un’ultima volta. La prossima volta che si sarebbero visti, le circostanze sarebbero state molto diverse.

 

Era strano vedere dormire lo Scorpione, quando di solito le parti erano invertite… Lui era quello che non aveva punti deboli, che non cedeva mai, che aveva sempre il controllo della situazione. Un po’ come Xander, solo che Xander non aveva mai voluto recitare la parte del cattivo. E anche un po’ come Dimitri, che però cattivo lo era solo sembrato.

 

In fondo quei tre si assomigliavano più di quanto loro stessi avrebbero tollerato: Irina, che nel suo cuore li aveva amati tutti, e tutti in modo diverso, lo vedeva. Ognuno di loro aveva i suoi pregi e i suoi difetti, come ogni persona normale. Ognuno di loro aveva i suoi sentimenti, con i quali lei era stata capace di giocare.

 

Senza che lei lo volesse, nella sua mente si formò un’immagine. Un tavolo, e loro quattro disposti intorno, nel buio più assoluto; un tavolo di quelli spogli, freddi, fatti di metallo e nient’altro, in una stanza vuota e gelida. Forse una prigione? Forse una cella dove si erano rinchiusi per scontare le loro pene, i loro errori?

 

E si rese finalmente conto che fino a quel momento, tutti e quattro avevano giocato a un gioco pericoloso al quale si erano sottoposti volontariamente.

 

Tutti e quattro si erano seduti a quel tavolo, in una roulette russa perversa e rischiosa, a passarsi una pistola con un solo colpo, a vedere a chi sarebbe toccato il proiettile. In silenzio, consapevolmente, si erano passati quell’arma l’un l’altro, mettendo in gioco la loro vita ma soprattutto i loro sentimenti. Avevano giocato l’uno contro l’altro, lei compresa, per vedere chi sarebbe sopravvissuto a tutto quel dolore, chi avrebbe ceduto per primo.

 

E alla fine, quell’unico proiettile non era andato a lei, quella che noncurante aveva trasformato quella missione in una roulette russa lasciando che tre persone giocassero con la loro vita… Lo avrebbe meritato, no? Lei più di tutti meritava di perdere tutto, dopo aver volontariamente giocato con il fuoco… Ma la pistola, una volta arrivata a lei, aveva sparato a salve. E il proiettile era andato a William.

 

Era stato il suo terrore, eppure ora lo Scorpione le sembrava solo un ragazzo sfortunato ma pieno di talento, tradito dalla vita, oltre che da lei. Forse non meritava davvero tutto quel dolore. Forse non meritava di essere abbandonato così tanto a sé stesso.

 

<< Mi dispiace, Will… >> sussurrò guardandolo dormire, poi uscì dalla stanza.

 

Era difficile, era triste, ma non poteva più tirarsi indietro. E ora che aveva la possibilità di mettere la parola fine a tutta quella storia, doveva farlo.

 

Trasse un respiro profondo, per far chiarezza nella sua testa e mettere a tacere il suo cuore. Accostò la porta della camera da letto, e accese la luce del corridoio.

 

Non poteva perdere altro tempo. Si infilò le scarpe, recuperò le chiavi della Punto e scese di sotto, nella notte buia e gelida di Mosca, facendo attenzione a chiudere con la massima delicatezza la porta. Mentre saliva a bordo dell’auto, si chiese se dovesse avvertire Xander e Dimitri.

 

“Da sola”.

 

No, non poteva farlo. Primo perché non aveva ancora incontrato la Lince, e secondo perché non l’avrebbero mai mandata senza nessuno… Poteva scommettere che la Lince aveva predisposto i suoi controlli, per accertarsi che fosse davvero sola… Se le aveva fatto quella richiesta, un motivo c’era, e lei doveva assolutamente seguirla, se non voleva fallire. In ogni caso, Xander e Dimitri presto o tardi si sarebbero accorti che era partita, e avrebbero mangiato la foglia: non erano stupidi.

 

Mise in moto la Punto, e un attimo dopo schizzava per strada, i fari accesi, diretta verso l’autostrada. Non ricordava perfettamente il tragitto della Mosca-Cherepova, ma sapeva che doveva solo arrivare al traguardo: non avrebbero controllato davvero il percorso che avrebbe fatto. Il viaggio era solo una prova, l’ultima. E con solo ventiquattro ore di tempo, la Lince non avrebbe fatto troppo la pignola.

 

Tirò fuori il navigatore satellitare dal cassetto portaoggetti, e impostò la destinazione. Attese che elaborasse il percorso, poi vide campeggiare in basso a destra i chilometri da percorrere.

 

2.880

 

Deglutì, mentre improvvisamente ricordava che la gara si era svolta su tre giorni, in tre tappe, e che si era data il cambio con Dimitri…

 

Doveva percorrere 2.880 chilometri in ventiquattro ore, da sola, e senza preavviso.

 

Se quella era una prova, era davvero la più difficile che la Lince poteva escogitare. Significava che doveva tenere una media di 120 chilometri orari, senza soste né rallentamenti. A conti fatti, doveva percorrere almeno mille chilometri in otto ore, se voleva arrivare davvero in tempo, contando che avrebbe dovuto fermarsi per fare rifornimento e riposarsi, e che avrebbe potuto incontrare degli ostacoli…

 

Era da pazzi. Nessun pilota poteva reggere ventiquattro ore di corsa senza soste.

 

Imboccò l’autostrada, iniziando a sudare freddo.

 

Forse non ce l’avrebbe fatta. La Punto era stata rimessa a nuovo, certo, ma costringerla a fare un viaggio del genere un’altra volta e tutto d’un colpo era una sfida. E lei credeva di non avere la forza fisica per farcela…

 

“Non posso perdere questa occasione… E’ l’unica che ho”.

 

Irina forse non ce l’avrebbe fatta, ma Fenice non si sarebbe lasciata sconfiggere, nemmeno questa volta. La Punto non l’avrebbe abbandonata, perché lei non l’aveva tradita. Avevano affrontato tante battaglie insieme, e non potevano perdere proprio ora.

 

Attaccò il navigatore al parabrezza, poi premette il piede sull’acceleratore. L’autostrada era sgombra, vista l’ora, e lei era lucida. Doveva sfruttare quel momento e recuperare il tempo perso…

 

120, 140, 160, 180…

 

Non si sarebbe fermata. Più strada percorreva subito, meno ne avrebbe avuta davanti quando la stanchezza si sarebbe fatta sentire…

 

Vide sfrecciare il guard-rail di fianco a lei come una macchia indistinta nella notte, la carreggiata buia, i fari posteriori di un camion in lontananza… Sentiva l’adrenalina della corsa nelle vene, mentre tutto gli appariva assurdamente lento, ai suoi occhi di pilota clandestina…

 

Sarebbe arrivata a Cherepova, a qualsiasi costo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 04.00 – Mosca

 

Dimitri guardò sfrecciare la Punto di Irina a tutta velocità fuori dal garage, ma rimase appostato dov’era, dentro la R8 seminascosta in un vicolo. Lasciò passare appena qualche secondo, prima di sgusciare fuori, il motore al minimo, e guardare in alto, verso l’appartamento di Challagher.

 

Le luci erano tutte spente; Irina era andata via di nascosto.

 

Non gli ci volle molto per capire che la sua destinazione era solo una: la Lince.

 

Non stava scappando da Challagher, stava correndo al suo nuovo appuntamento. Lo Scorpione aveva avuto la reazione che lui aveva previsto. Non si era sbagliato nemmeno questa volta.

 

Appostarsi era la sua specialità. Quando se ne era andato dal locale, lasciando Irina e Xander al loro stupido riappacificamento, non aveva resistito alla tentazione di rimanere nei dintorni a controllare la situazione, come faceva spesso. Amava avere tutto sotto controllo, quando poteva.

 

Questa volta aveva fatto bene. Aveva visto Challagher, aveva visto la sua reazione di fronte alla realtà delle cose; l’aveva visto appostarsi per un agguato, e a sua volta l’aveva messo sotto tiro con la pistola, pronto a colpirlo se ce ne fosse stato bisogno… Non facevano più parte della Black List, farlo fuori non era un problema, per lui…

 

Ma lo Scorpione aveva abbassato la pistola, di fronte al tradimento di Irina. E Dimitri aveva fatto altrettanto, perché sapeva che Challagher non avrebbe mai ucciso Fenice, nemmeno ora. Conosceva troppo bene lo Scorpione e le sue debolezze, per non essere in grado di prevedere le sue mosse.

 

Aveva rischiato, permettendo a Irina di tornare a casa senza sapere che Challagher l’aveva beccata, e aveva rischiato a non dire nulla nemmeno a Went. Solo così, però, le cose sarebbero andate per il meglio: Irina non avrebbe saputo fingere, e Went non sarebbe stato capace di rimanere al suo posto. Lasciarli nell’ignoranza era una mossa avventata, ma che avrebbe permesso a Irina di essere naturale, una volta davanti allo Scorpione. Non avrebbe dovuto fingere per mascherare qualcosa che nemmeno sapeva. Challagher si era voluto coprire gli occhi, come aveva immaginato, e lo aveva lasciato fare.

 

Però era comunque venuto a controllare. Per quanto la sua testa gli dicesse che lo faceva per senso del dovere, in fondo poteva anche ammettere che non avrebbe sopportato la morte di Irina.

 

Non si dava dello stupido. Niente gli aveva fatto prevedere quello che sarebbe accaduto tra loro due, quando si era offerto di controllarla, ma non si pentiva di averlo fatto. Alla fine era rimasto con un pugno di mosche, ma anche se ne avesse avuto la possibilità non sarebbe tornato indietro.

 

Quando aveva incontrato Irina per la prima volta, quando ancora non era che una ragazzina in cerca di riscatto, niente di lei lo aveva attratto, ma la sua solida determinazione l’aveva colpito. Solo Challagher aveva visto in Fenice qualcosa che a lui evidentemente era sfuggito, e che aveva reso Irina più forte di quanto chiunque immaginasse.

 

Con il tempo aveva capito chi si trovava davanti. Quando aveva iniziato a capire che Fenice aveva un potere su Challagher come nessun’altro, aveva avvertito lo Scorpione. Si era reso conto che poteva rappresentare un pericolo per tutti i piloti clandestini e per la Black List; l’aveva voluta fuori, ma non era stato ascoltato. Per tutto quel tempo, Irina non era stata altro che la donna dello Scorpione, e un potenziale problema: non si era mai domandato se potesse attrarlo.

 

Poi aveva scoperto ciò che Challagher le aveva fatto, e qualcosa nel suo pensiero si era incrinato. Forse Irina era un pericolo, ma non meritava tanto dolore, non quando alla fine cercava solo di salvare stessa. A quel punto aveva lasciato lo Scorpione affondare, e aveva preferito offrire a lei la possibilità di salvarsi. Ai suoi occhi tra i due era quella che la meritava di più.

 

E ora, come uno stupido, esattamente come tutti gli altri, si era ritrovato ad amarla.

 

Aveva vissuto troppe cose per illudersi. Fin dal primo momento, fin quando Irina si era rivelata a lui nella nuova veste di spia, di donna e non più di nemica, aveva saputo che per loro non poteva esistere un futuro. Lei apparteneva a Went, anche quando si erano lasciati, e lui non l’aveva dimenticato. Era rimasta la donna di Went anche quando erano finiti a letto insieme, quando lui si era lasciato andare pur di sfogare una sola volta quel sentimento che non provava più da tanto, troppo tempo.

 

Una volta, si era detto. Una volta sola e basta. Solo il tempo di assaporare quell’istante e lasciarselo strisciare fin sotto le sue cicatrici, per capire se era ancora in grado di amare. Sapeva controllarsi, non avrebbe ceduto ancora.

 

E una volta era stata. Anche se sapeva che stava commettendo un errore, che stava perdendo un’occasione.

 

Per lui l’aspetto fisico non contava. Irina era bella, perché lui la vedeva tale, ma c’erano donne più belle. Irina era intelligente, ma c’erano donne più intelligenti. Non era perfetta, perché la perfezione non esisteva. Ma le sue caratteristiche erano così ben combinate, che difficilmente avrebbe incontrato qualcuna uguale.

 

Avrebbe dovuto lottare, ma non lo avrebbe fatto. Irina era di Went, e lui non si sarebbe intromesso. Irina amava Went, e lui non poteva intromettersi.

 

Guardò l’ora sul cruscotto della R8, e rapidamente decise cosa fare. Era chiaro che Irina era partita da sola e non avrebbe avvertito nessuno almeno per un po’. Finché non sarebbe arrivata davanti alla Lince non l’avrebbero sentita.

 

Poi, sentì il rumore di un motore in lontananza, e poco lontano sfrecciò una auto nera, con una striscia gialla sul cofano, i fari accesi nella notte.

 

Una Subaru Impreza.

 

Vladimir Buinov.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 04.27 – Mosca, Appartamento di William

 

Lo Scorpione si svegliò di colpo, come se qualcuno lo avesse scosso. Rapidamente mise una mano di fianco a lui, nell’oscurità, ma non trovò nessuno. Il letto era vuoto.

 

Si voltò, accese la lampada e guardò il materasso. Le lenzuola erano scostate, gli abiti di Irina erano spariti… E c’era un’enorme, profondo e inspiegabile silenzio.

 

Si alzò di scatto, accendendo la luce, per scoprire che in casa c’era solo lui. Non ebbe bisogno di chiamare Irina per capire che non c’era… Mancavano il suo cellulare e le sue scarpe…

 

Ad un tratto, un pensiero lo colse, tagliandogli il fiato come un coltello.

 

Irina se ne era andata.

 

Non capì. Rimase paralizzato a guardare il letto vuoto, gli occhi che non si staccavano dalle lenzuola dove fino a poco prima la ragazza aveva dormito con lui…

 

Era solo.

 

<< Ma dove cazzo… >> mormorò, poi si riscosse.

 

Si infilò i vestiti, e mentre lo faceva si chiese perché era andata via…

 

Era scappata da lui? Era fuggita perché aveva avuto paura? Sapeva che l’aveva vista con Went?

 

Sentì montare l’odio addosso, ma non per lei. Non l’avrebbe uccisa, anche se sapeva. Non le avrebbe fatto del male, altrimenti lo avrebbe già fatto… Non voleva perderla così in fretta…

 

Perché?

 

Qualcosa turbinò nella mente di William. Afferrò le pistola sotto il cuscino, il cellulare e le chiavi dell’auto. Dovunque fosse andata, doveva trovarla e chiederle perché.

 

Chiederle perché aveva finto. Chiederle perché aveva corso tutti quei rischi. Chiederle perché aveva visto in lui ancora qualcosa da salvare.

 

Improvvisamente, sentì il rumore di un’auto che sgommava in strada, e si precipitò alla finestra, sperando di vedere la Punto andare via, ma non era la macchina di Irina… Prima una Subaru Impreza nera passò velocissima, poi una Audi R8 grigio titanio la seguì, i fari che si spegnevano nella notte…

 

Erano diretti all’autostrada.

 

Non sapeva chi ci fosse sulla Subaru, ma sapeva che la R8 apparteneva a Dimitri. L’aveva già vista in passato.

 

Qualcosa gli disse che stavano seguendo Irina. Non sapeva perché, né il motivo per cui si sentisse così sicuro, ma era certo che Fenice centrasse in tutto quello che stava succedendo… Era lei l’obiettivo di tutti, ora. Perché forse era il personaggio più importante di tutta la Russia, in quel momento.

 

Si precipitò di sotto e saltò sulla Bugatti, gettandosi all’inseguimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dimitri affondò il piede sull’acceleratore della R8, schizzando avanti con una sgommata, senza chiedersi se fosse la mossa giusta. Vladimir seguiva Irina perché l’avrebbe portato dalla Lince, e lui non poteva permetterlo…

 

La situazione aveva preso una piega lui non gradiva, e che poteva portare a guai.

 

Svoltò a destra, seguendo il percorso della Subaru. Imboccarono l’autostrada a tutta velocità, poi decise che era venuto il momento di dichiarare le fine della missione di Irina, e iniziare quella sua personale.

 

Afferrò il cellulare, cercò il numero di Went e attese in linea, la mano destra che stringeva il volante mentre schivava le auto che correvano troppo lente sull’autostrada. Vladimir non sembrava essersi ancora accorto che lo stava seguendo, ma presto lo avrebbe notato.

 

<< Dove diavolo sei? >> domandò Xander irritato, molto probabilmente per la telefonata notturna.

 

<< In Autostrada >> rispose secco Dimitri, << Irina è partita. Sta andando dalla Lince, ma c’è un problema: Buinov la sta seguendo. L’ho seguito, e ho intenzione di fermarlo. Avevamo fatto un patto a riguardo >>.

 

<< Ok, Dimitri, fa di lui quello che vuoi. Prendo la macchina e vi seguo, intanto avverto McDonall. Dove siete diretti? >>.

 

<< Non lo so. Irina ha preso l’autostrada, ma non so dove stia andando… >>.

 

Qualcosa brillò nel suo specchietto retrovisore, avvicinandosi a una velocità davvero troppo elevata per essere un’auto civile… Dimitri tacque, poi vide i fari a led di una Bugatti…

 

<< Cazzo… >> mormorò, << Muoviti Went. Ho Challagher attaccato al culo >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina sentì il cellulare squillare, ma lo ignorò. Non poteva perdere tempo, e chiunque fosse era qualcuno che voleva sicuramente chiederle dove voleva andare… Finché non fosse stata nei pressi di Cherepova doveva rimanere un segreto, perché la Lince voleva vedere solo lei e nessun’altro. Non poteva correre il rischio di perdere un altro incontro.

 

Vedeva la lancetta del tachimetro sul cruscotto non scollarsi mai dai 200, il rumore del motore farsi sempre più invadente, il buio della notte avvolgerla, rotto solo dal fascio di luce bianca dei fari della Punto… Sapeva di essere solo all’inizio del viaggio, che doveva percorrere ancora tanti chilometri, ma era inquieta. Sarebbe stato difficile, molto difficile, arrivare in ventiquattro ore…

 

Gettò un’occhiata nello specchietto retrovisore, per vedere la carreggiata sgombra, qualche camion in lontananza che procedeva lentamente, le strisce bianche sull’asfalto che scorrevano rapide sotto di lei…

 

Qualcosa però brillò catturando la sua attenzione: sembravano due fari, che si avvicinavano rapidamente, molto più veloci di tutte le altre auto… Erano troppo lontani per permetterle di riconoscere chi fosse, ma doveva per forza essere un pilota clandestino, qualcuno che aveva il coraggio di correre così velocemente lungo l’autostrada…

 

Il cellulare smise di squillare, e lei tornò a guardare la strada davanti. Ogni tanto gettava un’occhiata allo specchietto, per vedere i due occhi luminosi sempre più vicini…

 

E se fosse stato William?

 

No, non poteva essere lui. Non sapeva dove era diretta, non lo sapeva nessuno.

 

Forse Dimitri?

 

Diminuì leggermente l’andatura, per lasciare la possibilità all’auto di avvicinarsi almeno un altro po’ e permetterle di scoprire chi fosse.

 

Finalmente, l’auto si delineò alle sue spalle, e due strisce gialle brillarono nella notte, che percorrevano il cofano nero fin sul tetto. Irina imprecò, rendendosi conto che si trattava di Vladimir Buinov.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bastardo, non andrai da nessuna parte”.

 

Dimitri si piantò dietro la Subaru, proprio mentre raggiungevano la Punto di Irina che correva a ritmo sostenuto nella notte, il navigatore attaccato al parabrezza che brillava di luce colorata. Gettò un’occhiata dietro, dove Challagher sembrava aver perso per un momento qualche centinaio di metri, e imprecò.

 

Dov’era Went quando serviva?

 

Non poteva tenerli a bada tutti e due, e comunque il suo obiettivo era Buinov.

 

Afferrò il cellulare, cercando rapidamente il numero di Irina.

 

<< Rispondi, cazzo. Rispondi a quel maledetto telefono… >>.

 

Molto probabilmente Irina si era resa conto che era inseguita, ma forse non voleva perdere la concentrazione rispondendo al cellulare. Mai come ora però aveva bisogno di parlarle…

 

<< Dimitri, che diavolo ci fai qui?! >> la sentì gridare un attimo dopo, quasi in preda al panico.

 

<< Non ho tempo di spiegarti >> ribatté lui, << Buinov ti vuole seguire perché crede che lo porterai dalla Lince. E Challagher ci segue a breve distanza. Dove sei diretta? >>.

 

Sentì Irina imprecare.

 

<< A Cherepova. Ho ventiquattro ore per arrivarci, e devo andare da sola. La Lince mi aspetta lì >>.

 

<< Merda >>.

 

Dimitri strinse il volante. La Mosca-Cherepova in ventiquattro ore? La Lince non era davvero a posto… Come poteva pretendere una cosa del genere, quando avevano già dato prova di fiducia vincendo la gara?

 

<< Ok, devi seminarci >> disse rapidamente lui, << Sono riuscito a raggiungerti subito perché ero appostato sotto casa tua, ma Went ci metterà un po’ ad arrivare. Buinov è mio, ma Challagher è affare suo. Io posso occuparmi di loro per un po’, ma se vuoi essere sicura che vada tutto bene devi cercare di seminare almeno Vladimir. Finché Went non arriva ad arrestare Challagher, io vi rimango incollati. Quando lo Scorpione sarà fuori dai giochi, io mi prendo Buinov. Cerca di farti perdere di vista >>.

 

<< Ok, ma… >>.

 

<< Niente ma, Irina >> abbaiò Dimitri, << Muoviti. Arriva in ventiquattro ore a Cherepova e sarai la migliore pilota clandestina che io conosca >>. Chiuse il telefono e lo gettò sul sedile, premendo sull’acceleratore. Vide la Punto di Irina aumentare la velocità, poi si affiancò a Vladimir: guardò oltre i vetri scuri, vedendo il profilo sfregiato del russo delinearsi nel buio.

 

“Adesso chiudiamo tutti i giochi, figlio di puttana”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander lanciò la Ferrari 599 sull’autostrada, senza chiedersi quando potesse essere pericoloso correre a quel modo. Non era un pilota clandestino, ma la velocità non gli faceva paura, e in quel momento l’unica cosa che voleva era raggiungere Challagher.

 

Aveva avvertito McDonall che ormai la fase finale della missione era incominciata, ma ancora non sapeva precisamente dove stesse andando Irina. Sapeva solo che era diretta a Nord, e che in quel momento aveva dietro di lei Vladimir Buinov e Challagher, oltre che Dimitri.

 

Non capiva perché il russo fosse sotto casa sua, ma si disse che forse aveva fatto la scelta migliore, chiedendogli di andare in Russia con Irina. Senza di lui, la missione non sarebbe andata bene come invece era accaduto… E forse, né lei né Irina sarebbero ancora vivi.

 

Forse non gli era particolarmente simpatico, ma sicuramente era in gamba.

 

Afferrò il telefono, chiamando il Mastino.

 

<< Dove sei? >> domandò solo il russo.

 

<< Sto arrivando. Che direzione avete preso? >> domandò Xander.

 

<< Ho parlato con Irina: deve arrivare a Cherepova in ventiquattro ore >> rispose Dimitri, << E deve farlo da sola. Finché non sarà non vuole l’intervento di nessuno >>.

 

Xander sentì le mani farsi sudate. Da sola? Come faceva a coprire tutta quella strada da sola e in ventiquattro ore?

 

Poi ricordò che aveva a che fare con Fenice, e che per lei niente era impossibile, nemmeno mettere per due volte nel sacco la persona più astuta e perfida che conoscesse: William Challagher.

 

<< Ok, ha la strada libera. Ho parlato con McDonall: nessun’auto della polizia la inseguirà, e ha disposto che non deve fermarsi ai caselli per il pedaggio. Avrà una corsia preferenziale >>.

 

<< Glielo dico io >> disse Dimitri, << A me risponderà. Ma datti una mossa ad arrivare, perché non posso fermare anche Challagher. Finché non arrivi da queste parti, scorto io Irina e Vladimir >>.

 

Xander ebbe la conferma che Dimitri era davvero stata la sua migliore mossa.

 

<< Ok. Arrivo >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina sentì l’asfalto farsi scivoloso, mentre piccoli fiocchi di neve iniziavano a scendere dal cielo nero sopra la sua testa, resi cangianti dalla luce dei lampioni lungo il tratto di autostrada. L’aria gelida vorticava fuori dai finestrini, fischiando sugli specchietti…

 

“Hai la strada libera. No polizia. Sei autorizzata a usare le corsie preferenziali”.

 

Il messaggio di Dimitri era chiaro: l’F.B.I. sapeva che era partita, e nessuno voleva ostacolarla. Prese la corsia delimitata dalle linee gialle, mentre i camion si incolonnavano alla sua destra per pagare il pedaggio…

 

Vedeva ancora bene la Impreza nera, ma per il momento non poteva fare di meglio: la Subaru era avvantaggiata dalla trazione integrale, mentre lei rischiava di finire in testa coda da un momento all’altro, con l’asfalto scivoloso. Per fortuna c’era Dimitri poco lontano, che rimaneva in vista, in attesa di entrare in azione. Finché vedeva i fari della sua R8 era abbastanza tranquilla.

 

Vide la sbarra del casello alzarsi, quando si avvicinò a tutta velocità. Come previsto, l’avevano riconosciuta e fatta passare…

 

Superò il casello, mentre la sbarra tornava ad abbassarsi. Non fu abbastanza per fermare Vladimir: la sfondò, facendola volare in avanti con un fragore assurdo, scartando di lato per schivarne i pezzi. Dimitri lo seguì, senza farsi allontanare.

 

Sperava che smettesse di nevicare presto, in modo da poter tentare di seminare Vladimir. Poteva provare strade alternative, uscendo dall’autostrada, ma stava seguendo il percorso del navigatore, che era il più breve e forse il più rapido. E non poteva permettersi di prendere la direzione sbagliata e perdere tempo.

 

In più, aveva anche William dietro di lei. Forse non se ne era accora, ma quando era andata via lui era sveglio, altrimenti come avrebbe fatto a trovarla?

 

Si rese conto che improvvisamente volevano tutti lei, che quella ragazzina arrivata da Los Angeles con una macchina italiana e un’eccessiva dose di sfrontatezza li aveva messi tutti alle strette. Nemmeno lei aveva potuto immaginare quello che era sarebbe accaduto, e soprattutto ciò che sarebbe riuscita a mettere in atto

 

Forse aveva finalmente trovato il suo equilibrio, quello vero. Metà pilota clandestina, con l’adrenalina delle corse nelle vene, e metà agente dell’F.B.I. pronta ad assicurare i criminali alla giustizia. Aveva la sua parte di divertimento e la sua parte di dovere… Forse aveva trovato il suo futuro?

 

Il lampeggiare dello schermo del navigatore la riportò alla realtà, ricordandole che prima di poter pensare a qualcosa che non fosse la missione doveva prima prendere la Lince. Premette sull’acceleratore ancora, rischiando di finire fuori strada, ma cercando di guadagnare ancora un po’ di terreno…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander lanciò la Ferrari lungo la carreggiata sinistra dell’autostrada, la lancetta del tachimetro che continuava a salire ininterrottamente, luminosa sullo sfondo bianco…

 

Quanta strada potevano aver già fatto? Irina aveva la strada libera, poteva aver guadagnato un buon vantaggio, ma gli altri?

 

Strinse la mano sul volante, il cellulare gettato sul sedile, gli occhi incollati alla strada… Non si trattava di arrivare per primi, non era una gara, ma aveva comunque l’adrenalina che scorreva nelle vene… Era una corsa contro il tempo, una caccia dove la preda era di nuovo quel maledetto Scorpione…

 

Se voleva raggiungerli più facilmente, però, aveva bisogno che si fermassero, o che almeno rallentassero l’andatura…

 

Afferrò il cellulare e chiamò Dimitri.

 

<< A che chilometro siete? >> domandò.

 

Il russo rimase in silenzio per qualche minuto.

 

<< 433 >> rispose, << Abbiamo tenuto una media di centocinquanta… Tu che fine hai fatto? >>.

 

Xander controllò il cartello che si avvicinava sempre di più, aguzzando la vista per leggere il numero: 329.

 

<< Avete un vantaggio di circa cento chilometri, allora >> rispose, infastidito, << Mi ci vorrà un po’ per raggiungervi, se non rallentate… >>.

 

<< Non dipende da me, Went >> ribatté Dimitri, << E’ Irina che fa l’andatura, e Vladimir le sta addosso. Forse puoi sperare che qui il tempo peggiori… Sembra voglia nevicare. Ma devi comunque darti una mossa. Non posso tenere a bada sia lui che Challagher. Per fortuna lo Scorpione non sembra voler prendere nessuna iniziativa, per il momento… >>.

 

Xander imprecò.

 

Diavolo, non era più capace a fare il pilota clandestino? Da quando veniva lasciato per ultimo, durante una corsa?

 

Forse quel periodo di bassa attività lo aveva rammollito?

 

“Eh no, non ho alcuna intenzione di farli scappare”.

 

<< Sto arrivando >> disse solo, poi chiuse la telefonata.

 

Un attimo dopo affondava il piede sull’acceleratore della 599, facendo schizzare la Ferrari oltre i duecento all’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina gettò un’occhiata alla lancetta del serbatoio: aveva carburante per circa centocinquanta chilometri, se continuava a procedere a quella andatura folle, e sapeva di dover rallentare, visto la neve che iniziava a posarsi in fiocchi sempre più fitti sulla carreggiata.

 

Guardò dietro di lei: erano tutti lì. Vladimir, Dimitri e anche William la seguivano, senza superarla mai, ma senza nemmeno rimanere indietro. Era lei a fare strada, e l’avrebbero seguita fino al traguardo.

 

Vide lo sguardo di Dimitri puntato sulla sua auto, di ghiaccio, e capì che se non si era ancora mosso c’era un motivo: aspettava Xander, per potersi prendere Vladimir. Ma Xander dov’era?

 

Il navigatore segnava ancora 2.600 chilometri da percorrere: troppi per poter decidere di rallentare. Erano partiti da due ore circa, e finché era ancora lucida doveva forzare l’andatura. Xander avrebbe dovuto sfruttare tutta la potenza della sua Ferrari.

 

Irina superò a destra un grosso tir ondeggiante, oltrepassando l’ennesima stazione di servizio. Sentì le ruote pattinare per una frazione di secondo, e strinse più forte il volante. Ci voleva un attimo a uscire di strada…

 

Vide il cartello che indicava la prossima uscita, ma il suo navigatore non parlava: la freccia le diceva solo di andare sempre dritta.

 

Il tempo sembrava passare incredibilmente lento, nonostante la fretta che aveva. Il suoi piede non si alzava mai dall’acceleratore, mantenendo una velocità costante e non eccessivamente elevata, ma la Subaru nera, la R8 e la Bugatti rimanevano le sue ombre. I loro motori le facevano da sottofondo, senza darle la possibilità di dimenticarli per un momento.

 

Poi vide qualcosa muoversi oltre il guard-rail alla sua destra, nella corsia di accelerazione, veloce come una saetta…

 

Una grossa Mitsubishi Lancer bianca e viola si catapultò al suo fianco, il rumore del motore che sembrava quello di una meteora in fiamme. Aveva i vetri oscurati, quindi Irina non riuscì a capire chi fosse, ma era certa che non li aveva incrociati per caso…

 

La Lancer rallentò, portandosi all’altezza della Subaru, come se il suo obiettivo non fosse lei ma qualcuno nel gruppo che la seguiva… Vide Dimitri fissare l’auto, segno che non sapeva nemmeno lui chi fosse…

 

Poi la Lancer inchiodò di colpo, le ruote che stridettero violentemente, e la Impreza nera fu costretta a schivarla. La R8 si spostò a sinistra, mentre la Bugatti di William rimaneva ancora indietro, ultima…

 

Uno sparo secco squarciò la notte gelida, mentre un proiettile si andava a conficcare nel vetro della Impreza, lasciando solo un buco concentrico. Una pistola sbucava dal lato del passeggero della Lancer, e non accennava a voler smettere di sparare…

 

Irina accelerò di colpo per portarsi fuori tiro, ma la Lancer continuò a braccare la Subaru, come se fosse lei il suo obiettivo… La R8 rimase in disparte, pronta a scostarsi in caso di pericolo…

 

Improvvisamente, Irina capì che la Lancer era lì per liberarla dei suoi inseguitori. Si rese conto che stava bloccando la strada a Vladimir, Dimitri e William per darle la possibilità di guadagnare un po’ di vantaggio… Li stava rallentando…

 

Non sapeva perché, ma la Lince la stava aiutando. Era certa che avesse mandato lei quella macchina, perché era solo lei che voleva incontrare…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

William vide la Lancer sparare ancora alla Subaru, e non potè fare a meno di tirare fuori la sua pistola. Non gliene fregava assolutamente niente di chi fosse quell’auto, ma non voleva certo che gli sparassero addosso…

 

La Impreza iniziò a zigzagare, schivando i proiettili, ma davanti a lei la Punto sembrava allontanarsi sempre di più, approfittando della situazione…

 

Cercò di superare la Lancer, ma la R8 di Dimitri gli si parò davanti, bloccandole la strada. Imprecò, abbassando il finestrino e tirando fuori la mano…

 

Un pezzo del paraurti dell’Audi si staccò quando il proiettile si conficcò nella lamiera, stridendo. Dimitri non sembrò essere colto alla sprovvista: lo costrinse a rallentare, poi si portò di fianco a lui…

 

Finalmente dopo molto tempo William rivide la faccia del suo ex braccio destro, il numero due della Black List di cui si era sempre fidato e che alla fine lo aveva tradito. Fu una sensazione pazzesca, la rabbia iniziò a scorrergli nelle vene, dandogli quasi alla testa…

 

Con un colpo secco, sterzò a destra, andando a sbattere contro la fiancata dell’Audi, mentre la Lancer continuava il suo fuoco incrociato contro la Subaru. L’auto aveva il paraurti posteriore bucherellato, ma il lunotto era ancora intero, nonostante i diversi fori… Forse era un vetro antiproiettile…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dimitri strinse il volante, mentre incassava il colpo dalla Bugatti… Vide che la Punto era ormai diventata un puntino che andava via via rimpicciolendosi, e decise di smettere di limitarsi a guardare…

 

Sospettava che quel diversivo fosse opera della Lince, ma non aveva importanza. Ciò che contava era che gli era servito per liberare Irina e lasciarla andare avanti, da sola. Adesso poteva decisamente fare quello che gli pareva.

 

La Lancer bianca e viola rallentò ancora, poi costrinse la Impreza a spostarsi verso destra, chiudendole la strada. Percorsero cinquecento metri, fianco a fianco, come se si stessero studiando…

 

Una BMW serie 5 rosso scuro si catapultò fuori dall’ennesima rampa di accelerazione, irrompendo in mezzo al gruppo. Dimitri fu costretto a scartare di lato, mentre la Lancer si avvicinò, formando con la nuova arrivata un muro oltre il quale non potevano andare…

 

Dimitri rimase dietro, in attesa. Finché non lo attaccavano apertamente, poteva rimanere a guardare. Volevano semplicemente allontanarli da Irina, quindi per lui non era un problema…

 

Vladimir però non si perse d’animo. La Subaru accelerò di colpo, tentando il sorpasso a destra, ma la Lancer non la lasciò passare. Con un colpo secco le chiuse la strada, e quando vide che il russo non voleva cedere, le andò completamente addosso.

 

La Impreza strisciò il fianco sul guard-rail, sollevando una nuvola di scintille nella notte gelida. Un pezzo dello specchietto saltò via, e Dimitri rimase fermo dov’era, le mani strette sul volante, pronto a schivarla nel caso avesse perso il controllo. La Bugatti scattò in avanti, per approfittare della situazione e sorpassarli, ma la BMW le si parò davanti, impedendoglielo.

 

Dimitri iniziò a innervosirsi. Quelle due auto non sembravano particolarmente aggressive, a parte il fatto che non volevano che Irina venisse seguita, e a lui interessava solo rimanere incollato a Vladimir, ma non accennavano a volersene andare. Ormai Fenice aveva guadagnato abbastanza vantaggio per non essere più visibile all’orizzonte…

 

La Subaru inchiodò, liberandosi dalla stretta, e tornò in coda, visibilmente danneggiata. Rimase di fianco alla Bugatti, in attesa. Sicuramente Buinov voleva liberarsi subito di quei due, perché non poteva perdere di vista Irina… Ma era un tutti contro tutti, e non poteva contare sull’aiuto di nessuno.

 

Poi, con il rombo di un tuono, improvvisamente un paio di fari brillarono dietro la R8, e Dimitri puntò gli occhi nello specchietto retrovisore: una 599 rossa gli si accodò facendo stridere le gomme sull’asfalto, il motore al massimo e il tetto bianco di neve…

 

“Era ora, Went”.

 

Sapeva che li aveva raggiunti in poco tempo, e il suo era un semplice sfogo per il nervosismo della situazione. Però, per quanto gli fosse antipatico, lo rilassò sapere che era arrivato… Doveva aver corso come un dannato…

 

In quel momento, il rumore di pneumatici che scivolavano invase l’aria, e un secondo dopo Dimitri vide la BMW scivolare di lato, fuori controllo… Colpì la Impreza sul muso, facendola sbandare, mentre la Bugatti scartava di lato, cozzando con il guard-rail…

 

In un secondo, fu l’inferno.

 

La BMW prese in pieno una utilitaria solitaria che affrontava la notte della Russia, facendola andare in testa coda. Un furgoncino che sopraggiungeva in quel momento frenò, ma venne colpito e si ribaltò come se fosse stato un modellino. Per evitarli Dimitri prese la corsia di emergenza, seguito da Went, ma dell’olio si riversò sull’asfalto, facendogli perdere aderenza…

 

La Impreza si mise di lato, la Lancer che tentava di spingerla fuori, poi la Bugatti venne colpita al fianco dalla BMW che continuava a ruotare su se stessa, un ammasso di lamiera senza controllo…

 

Affondò il piede sul freno, inchiodando per non prenderli in pieno, e sentì la 599 fare lo stesso. La serie 5 si schiantò con un fragore assordante contro il guard-rail, i vetri andarono in frantumi schizzando da tutte le parti…

 

Qualcosa baluginò nell’abitacolo della BMW, poi ci fu un’esplosione, e l’auto prese fuoco in un attimo. La superarono, mentre anche il furgoncino ribaltato andava in fiamme, mentre la Lancer abbandonava l’amico al suo destino…

 

La Subaru riprese il pieno controllo, poi con un’ultima sbandata infilò la prima rampa di uscita disponibile e abbandonò l’autostrada… La Bugatti la seguì, un pezzo del paraurti posteriore che strisciava sull’asfalto…

 

La Lancer cercò di sterzare bruscamente, frenando, ma fu una manovra avventata. L’asfalto scivoloso la fece andare in testa coda, e con un botto si schiantò contro il pilone giallo di smistamento, bloccando l’uscita. Nel giro di un paio di secondi, andò in fiamme anche lei…

 

Dimitri imprecò, rendendosi conto che non poteva più seguire Vladimir. Batté violentemente la mano sul volante, rallentando. Xander gli si era affiancato, l’espressione truce.

 

Avevano perso entrambi le loro prede, almeno per il momento.

 

L’unica nota positiva era che Irina aveva la strada libera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Piccolo spazio dedicato a Dimitri, come avevo promesso. Alla fine non credo si sia capito gran che, di quello che pensa. E’ stato appena appena un assaggino, giusto per scoprire cosa pensa della sua storia con Irina. Piccolo, in questo momento mi verrebbe da coccolarlo… Immagino non di essere l’unica, vero?

Bene, per il resto, bisogna aspettare i prossimi cap per scoprire come va a finire.

Ah, ora è chiaro il titolo di questa storia. Russian Roulette. Tutto nasce da lì. Per chi non lo sa, la roulette russa è una sorta di gioco che si fa, di solito tra due persone, con una pistola carica di un solo proiettile, che ci si passa a turno. Il coraggio sta nel puntarsela addosso, e premere il grilletto, sperando che il proiettile non tocchi a te. Si va avanti così fino a che uno dei due muore. Decisamente macabro, vero? Però credo che ci azzecchi molto con tutta la storia, soprattutto per quanto riguarda i sentimenti. Irina, Xander, Dimitri e William si sono seduti l’uno di fronte all’altro in un tavolo, volontariamente, sapendo già a cosa andavano incontro, prendendo parte a tutta la vicenda. Hanno accettato di mettere in gioco le loro anime, pur di arrivare a scrivere la parola “fine” di questa storia. Irina ha giocato per avere la libertà, tutti gli altri per avere lei. E loro tre, Xander, Dimitri e William, sapevano che lei avrebbe scelto solo uno di loro. In qualche modo, Irina era il vero proiettile. Se la sono puntati addosso, sperando che non li ferisse. Alla fine sono rimasti colpiti tutti e tre, ma solo uno è affondato. Secondo voi chi?

Bene, lasciatemi i vostri commenti a riguardo, io leggo sempre tutto anche se non rispondo persona per persona. Alla fine però vi assicuro che ci saranno ringraziamenti personalizzati per tutti.

 

Un grande bacio

 

Lhea

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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