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Autore: Mudblood26    03/09/2011    1 recensioni
Eccomi qui, una ragazza come tante, che scrive la sua prima storia.
Sono sempre stata brava a scrivere: trovo sia un ottimo modo per sfogarsi.
Non voglio anticiparvi nulla, né dirvi se sia una storia vera, o semplicemente il frutto della fantasia di una quattordicenne.
Sono sicura che indovinerete da soli.
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sembra strano che siano passati già quattro anni...

 

Insomma, per me è come se fosse stato ieri il giorno del nostro incontro, quando i nostri occhi si incrociarono per la prima volta in un modo diverso, un modo che non riesco a ricordare.

Forse sto ingigantendo un po' troppo la cosa: infondo era solo una cotta così, però per me fu una cosa un po' diversa. Una cotta quanto può durare? Bé, non molto direi, tranne nel mio caso: si, perché questo ragazzo “fluttua” ancora nei miei pensieri.

Dopo 4 anni capite?! Fatto sta che in nessuno modo riesco a dimenticarlo. Ditemi voi come faccio a dimenticarlo se ogni benedetta estate lo vedo: si, perché dove vado in vacanza io vive lui.

Chiamatela ironia della sorte, chiamatelo destino o come volete voi, tanto per me non ha più nessun significato.

Ammetto che per me è ancora una tortura vederlo insieme ad un'altra: come posso essere gelosa di qualcosa che non mi appartiene?

Certe volte, mi piacerebbe essere come quelle ragazze che appena scaricato un ragazzo, subito si consolano con qualcun altro: “ammiro” molto la loro capacità di dimenticare così in fretta, una qualità che a me manca.

Sinceramente, credo che non valga davvero la pena sprecare un'estate intera inseguendo stupide illusioni, anche se la mia è stata davvero una bella illusione.

Bé, è inutile continuare a girarci intorno, perciò partirò dal principio, da quel luglio di quattro anni fa.

Ogni anno - dato che in quel mese i miei genitori lavoravano sempre – frequentavo una colonia estiva: era un posto dove i genitori scaricavano i propri figli per tutta la mattinata, chi per lavoro e chi per altro.

Verso le 9 noi del gruppo dei grandi facevamo a turno per andare in canoa, per poi dirigerci alla spiaggetta, un tratto di spiaggia incastonata tra gli scogli; verso le 10 facevamo un spuntino con cornetti, graffe, bomboli al cioccolato, e chi più ne ha più ne metta; poi alle 11 c'era il terzo bagno, e di colpo tutti si fiondavano per accaparrarsi i materassini.

Me lo ricordo bene, anche perché quello essendo l'ultimo anno per molti ragazzi, noi ragazze potevamo godere di un'ampia scelta di quattordicenni: alcuni erano bassi e cafoni, altri belli e sfacciati.
Bé, come si dice, nessuno è perfetto.

Anche se ogni giorno era sempre la stessa routine, frequentando quella colonia conobbi molte persone, e con alcune mi sento ancora tutt'oggi.

Tornando a Principe Azzurro (è così che ho deciso di chiamarlo) lo notai quasi subito: era alto per la sua età (ma anche io non scherzavo), molto abbronzato, simpatico e uno sguardo capace persino di scogliere il ghiaccio.

Qualche giorno dopo l'inizio della colonia ero in canoa con Vale, una delle mie amiche, e stavamo tornando a riva per dare il cambio ad Ale e Stefania, quando a un certo punto urtai qualcosa: in un primo momento pensai che fosse uno scoglio.

«Oddio, adesso affondiamo!» pensai, quando poi alzai lo sguardo e incrocia quello di un ragazzo, che riconobbi subito.

«Fai attenzione» mi disse continuando a sorridere, e allontanò dolcemente la mia canoa dalla sua.

Lo vidi remare in direzione della spiaggetta, e continuai a fissarlo da dietro, fino a quando Vale mi scrollò il braccio e mi allontanò dalle mie fantasticherie.

  
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