Note dell'autrice: Salve
a tutti quanti, sono davvero felice di postare questo secondo capitolo.
Forse non è carino come il precedente, ma mi serviva per darvi
un'idea della vita tipica di un/una Purosangue, almeno come la immagino
io. L'amicizia che la lega a Pansy è profonda, ci tengo a
sottolineare, anche se può sembrare tremendamente superficiale
in questo capitolo. Il rapporto con Thedore è contorto; primo,
lei gli vuole un gran bene e lo adora, ma è più una cosa
fraterna come spiegata prima. Secondo, l'intesa c'è ma manca
quella scintilla che noi autrici di Dramione vediamo solo tra lei e
Draco. Nel prossimo parlerò del rientro a scuola. Per il titolo,
so che 'Gran Ricevimento' non è chissà poi che titolo, ma
alla fine l'ho trovato adatto. Grazie a chi ha letto, seppur senza
commentare, non sapete però quanto piacere mi avrebbero fatto un
po' più di recensioni. Il prossimo aggiornamento a sabato! D'ora in poi aggiornerò una volta alla settimana.
- Upside down world -
* Great reception *
Where are the hopes, where are the dreams
My Cinderella story scene
When do you think they'll finally see?
Granger Manor era tirato a lucido per il compleanno della padrona. Un esercito
di elfi domestici si era prodigato nei due giorni precedenti a
quel nuvoloso 30 Agosto per rendere la casa più bella possibile.
I mobili sfarzosi e preziosi erano certo una bella vista, ma l'enorme
pavimento di marmo che splendeva tanto che ci si poteva specchiare era
da mozzare il fiato. Tutte le famiglie più importanti del mondo
magico, il Ministro in persona e alcuni suoi funzionari sarebbero stati
presenti. I componenti della famiglia Granger erano a dir poco
splendidi, l'emblema della bellezza. Il signor Granger e Maximilian
indossavano degli smocking neri, identici, che gli conferivano gran
classe. Hermione portava un vestito verde, monospalla - che fasciava il
corpo sinuoso - e delle decolté nere. I capelli erano stati
lasciati sciolti, con solo due ciuffi tenuti da fermagli con diamanti
nel retro della nuca. A completare il tutto, una splendida collana di
perle, che compiva più giri sul collo diafano e sottile della
ragazza. La signora Granger, tuttavia, era quella sera la più
bella. Irradiava lumonisità da tutti i pori. Uno splendido abito
senza spalline - bianco panna - cadeva perfettamente sul corpo fino ai
piedi, dove finiva in lungo strascico. Sembrava quasi che le fosse
stato cucito addosso. I biondissimi capelli erano tenuti fermi in una
crocchia severa da un fermacapelli d'argento, mentre sul collo si
poteva notare il collier che suo figlio le aveva regalato quel giorno.
Gli occhi erano truccati leggermente, rendendo più luminoso lo
sguardo azzurro e limpido della donna. Dai sorrisi radiosi - e anche un
po' finti - della famiglia, si poteva facilmente supporre che quella
famiglia fosse l'emblema della felicità. Il salone da ballo era
arredato finemente, e dal cielo pendevano, opportunamente stregati,
degli stentardi verde scuro con sopra gli emblemi della casata dei
Granger e degli Hamilton. Un serpente attorcigliato su se stesso per la
prima e una corona a cinque punte per la seconda. Gli ospiti iniziarono
ad arrivare verso le otto di sera, e furono accolti da tutta la
famiglia che non si risparmiava nel concedere sorrisi calorosi agli
uomini e complimenti per i bei vestiti alle signore. Durante la cena le
chiacchere furono tenute principalmente dai giovani, che mangiavano in
un tavolo a parte. La signora Granger avrebbe preferito che i suoi
figli sedessero con lei, ma alla fine li aveva lasciati andare, troppo
contenta per fare la madre severa come al solito. In realtà
adorava i suoi figli, entrambi, ma la rigida educazione che le avevano
impartito da piccola non le permetteva di esternare i suoi sentimenti
ed era sempre fredda e rigorosa. Dopo la squisita cena che tutti i
commensali mangiarono con gran gusto fu il momento dei balli, ma solo
gli adulti vi presero parte. I ragazzi infatti stavano nel giardino a
chiacchierare. Hermione si stava tranquillamente fumando una sigaretta,
seduta in grembo al suo ragazzo, a cui dava qualche bacio distratto
ogni tanto. Theodore la guardava con sguardo rapito. Innamorato.
Maximilian se ne accorse e ghignò. - Theo se la guardi
così ancora un po' me la consumi la sorellina - disse,
suscitando l'ilarità del gruppetto di ragazzi - tutti
rigorosamente Serpeverde -. La diretta interessata rise a sua volta,
per poi coinvolgerlo in un bacio appassionato appena notò che il
suo ragazzo stava arrossendo. Tutti sghignazzarono ancora di più
e poi qualcunò esclamò - Andate a prendervi una camera! -
Riniziarono a ridere, e i due promessi sposi si staccarono sotto gli
sguardi divertiti di tutti. - Me la consumi anche in questo modo! -
continuò Maximilian. Passò un'ora tra risate spensierate,
chiacchere e piani malvagi contro il Trio dei Miracoli. Decisero di
ritornare dentro, temendo che si notasse troppo la loro assenza. Una
volta giunti all'interno del salone i ragazzi beccarono non poche
occhiatacce da parte dei genitori, che comunque restarono zitti per non
rovinare l'atmosfera festosa che c'era nell'aria. Theodore porse il
braccio ad Hermione, invitandola a ballare un valzer. Stava quasi per
rifiutare, quando vide gli occhi di suo padre puntati su di loro e un
sorriso compiaciuto sul viso. Fece così un gran sorriso al suo
ragazzo e iniziò a volteggiare con lui per la sala. Il ballo -
per sua fortuna - non durò molto e poté tornare a
sedersi. Si fece servire da un elfo un flauté di champagne e
iniziò a chiacchierare con Pansy. Non la ascoltava molto, troppo
presa dai suoi macchiavellici piani per distruggere la Weasley. -
Hermione! Ma mi stai ascoltando? - chiese la mora, scocciata
dall'atteggiamento della sua migliore amica. L'altra si ridestò
dai suoi pensieri e le fece un sorriso dispiaciuto. - Scusa Pan, sto
ideando un piano - ammise. - Che genere di piano? - esclamò
l'altra eccitata. Hermione ebbe un lampo di genio. Come poteva essersi
dimenticata di inserire Pansy nella sua vendetta quando era una delle
più brave a vendicarsi? - Devo farla pagare alla Weasley -
affermò decisa. - E perché non l'hai detto subito? Prima
però voglio sapere che è successo. - disse con un
sorriso. Hermione spiegò brevemente ciò che era successo
due giorni prima a Diagon Alley. - Se hai tirato fuori il nome Sofia
eri davvero arrabbiata! Comunque ti aiuterò più che
volentieri. Direi che anche un'umiliazione pubblica ci starebbe bene,
non credi? - domandò. - Si, sono d'accordo. - asserì
l'altra. Dopo circa mezz'ora in cui inventarono le cose più
tremende da far provare alla ragazza, furono raggiunte da Theodore e
Blaise Zabini, che invitarono rispettivamente Hermione e Pansy per un
altro giro in pista. Accettarono con un gran sorriso, mentre si
scambiavano uno sguardo d'intesa. Un po' perché avevano avuto
delle idee davvero geniali, un po' perché anche Pansy - come
Hermione - era costretta dai genitori a stare con Blaise, un ragazzo
ricco e abbastanza carino, che però non piaceva alla ragazza. La
sua migliore amica avrebbe potuto avere ogni ragazzo nel mondo, pensava
lei. I capelli neri, a caschetto le davano un'aria di perenne
bambina viziata. Il corpo minuto ed esile la faceva sembrare ancora
più carina, ma erano gli occhi a incantare profondamente chi li
guardava. Neri come la pece. Profondi. Espressivi. L'erede della
famiglia Parkinson era una capace di stregare con un solo
sguardo. L'adorava, semplicemente. Poteva parlarle di tutto, dalle cose
più banali a quelle più profonde, e lei la aiutava a
risolvere i suoi pensieri con una genialità che la stupiva ogni
volta di più. Volteggiando fra le braccia di Theodore,
ritrovò quella pace che solo quel ragazzo riusciva a donargli.
Si sentiva amata, protetta, desiderata. E alcune volte il senso di
colpa per non desiderarlo allo stesso modo le faceva piangere lacrime
amare fra le braccia di suo fratello, che tentava - invano - di convincerla a ribellarsi, se lui
non era il futuro che desiderava. Lei semplicemente non ne aveva la
forza, non ne aveva la voglia. Era sempre stata abituata a vivere sotto
una campana di vestro - o nel suo caso di cristallo - sorvegliata dalla
madre e viziata dal padre. E la sua vita le stava semplicemente troppo
comoda. A quel tempo mai avrebbe pensato che ci fosse qualcosa di
più bello di una famiglia che, tutto sommato, ti adora, una
bella casa, degli amici sinceri, un ragazzo dolce e carino e un
portafoglio zeppo di galeoni. La ragazza infatti - sebbene tendesse a
non ostentarlo troppo - era tremendamente venale. Era cresciuta stando
un gradino sopra gli altri, con ricchezze immense da sfruttare. E, da
brava Purosangue, non poteva non adorare il lusso. Ma sentiva che
qualcosa, nella sua vita mancava. Per non essere troppo malinconica,
tuttavia, faceva finta di niente. Fingeva che tutto fosse perfetto
nella sua vita - agghindata al massimo, ma per alcuni versi vuota.
- Ti amo - le sussurrò Theo nell'orecchio, e fu colta da
un'immensa stretta dolorosa ma al tempo stesso piacevole al cuore. E in
quel momento capì che forse, quella era la vita giusta per lei.
Non perfetta magari, ma spensierata. Incapace tuttavia di dire a sua
volta quelle due parole così semplici da pronunciare - ma in
alcune circostanze tremendamente complicate - lo baciò, cercando
di trasmettergli tutto ciò che provava per quella figura da
sempre presente nella sua vita, e così tremendamente importante.
Il solo pensiero di perderlo, le faceva mancare l'aria. Il ragazzo
probabilmente mal interpretò il significato di quel bacio - che
significava affetto sconfinato ma sicuramente non amore, ma la bella
Serpeverde, decise di rimandare eventuali spiegazioni ad un altro
momento, ad un altro giorno, ad un altro futuro.
* * * * *
* * * * *
Sentiva
le mani di Theodore percorrere il suo corpo, sdraiati sul suo letto.
Mai si era sentita così eccitata dalla sua presenza. Per lei
quella felicità sconfinata era del tutto nuova, e voleva
godersela appieno. Ben presto le carezze di lui si fecero più
audaci, mentre gemeva nella sua bocca e si apprestava a concedersi per
la prima volta interamente. Si sentiva in comunione con lui, e forse
per ragioni sbagliate e sentimenti infimi e poco veritieri, ma non
poteva fare a meno che sorridere tra sé e sé. Gli
sbottonò la camicia con impazienza, quasi soffrendo per
l'improvvisa urgenza che sentiva di averlo dentro di sé per
diventare una cosa unica. Fece scorrare le piccole mani sul suo torace,
percorrendolo con i palmi e con le unghie, fino a giungere alla cintura
del ragazzo e sfilarla lentamente, mentre vedeva chiaramente quanto lui
la desiderasse. Lo liberò velocemente dei pantaloni, trovando il
suo corpo caldo sopra il suo, diviso - per il momento - solo da piccole
porzioni di stoffa. Si fece slacciare il reggiseno inarcando un poco la
schiena, mentre il suo fidanzato si tuffava con la bocca sul suo seno,
stuzzicandole il capezzolo destro con la bocca e quello sinistro con
una mano, mandandola in estasi. Ribaltò velocemente le
posizioni, trovandosi sopra di lui e cominciò ad accarezzare
l'erezione evidente di Theodore da sopra i boxer. Catturava i suoi
gemiti rochi con la bocca, beandosi della sensazione di supremazia che
il sapere di fargli quell'effetto le donava. Scese con le labbra lungo
il collo, lasciando una scia infuocata di baci e piccoli morsi al suo
passaggio, per arrivare al torace, mentre con le mani gli calava i
boxer aiutata dal ragazzo. Le mani di lui corsero subito alle sue
mutandine, liberandola, per poi afferarla attraverso le natiche sode -
riempendosene le mani - e condurla delicatamente sopra di sé.
Entrò in lei con la decisione e la dolcezza tipiche di ogni loro
rapporto, facendole fare un gran sospiro e lanciare un urletto per la
sorpresa. Fu una danza lenta, in cui l'obbiettivo massimo di ciascuno
era donare più piacere possibile al compagno, per una volta
senza egoismo. Si vissero placidamente, ancora intontiti da quella
patina di favola che stava assumendo la loro storia dopo un buio
periodi di leggere incomprensioni e gesti automatici. Si sentì
morire e poi rinascere fra le braccia del suo uomo, e per tutta la sera
quella fantastica ossessione che le era entrata nell'anima rimase
lontana da lei, probabilmente scacciata dalla nuova intesa che si era
creata fra loro. Quando raggiunsero l'orgasmo, insieme, dopo averlo
inseguito pazientemente e senza fretta si sentirono completi, uniti. E
non ripensò nemmeno per un secondo di aver fatto uno sbaglio;
quello era il suo futuro, e non le andava più neanche tanto
stretto.
Ma come si sa, il Destino è imprevedibile.
Ma come si sa, il Destino è imprevedibile.
* * * * *
Camminava
lungo il binario nove e 3/4 con calma, le scarpe con il tacco
annunciavano il suo passaggio. Suo fratello al suo fianco, stranamente
silenzioso. - Max, che cos'hai? - chiese lei, preoccupata per il
comportamento stranamente calmo del fratello. Lui le fece un gran
sorriso e le disse - Niente, forse ho trovato un modo per non dovermi
sposare - Lei alzò gli occhi al cielo. Chissà in che
guaio si sarebbe cacciato con il suo ennesimo piano assurdo!,
pensò mentre un sorrisino divertito si faceva largo nella sua
bocca. - Non mi dirai di cosa si tratta, vero? - chiese un po'
risentita. - Te lo dirò appena capirò se può
funzionare - rispose lui enigmatico. Così non faceva altro che
aumentare la sua curiosità, e lo sapeva bene. Maximilian
semplicemente adorava sua sorella, e anche se la prendeva sempre in
giro per quello, anche lui la considerava la sua metà. Salirono
sul treno con il loro solito passo elegante e calmo, cercando i loro
amici. Alla fine trovarono Pansy, Blaise, Theodore, Tiger e Goyle nello
scompartimento in fondo al treno, quello che occupavano dal loro primo
anno. La moretta leggeva distrattamente una rivista di moda, mentre
ammoniva di tanto di tanto con lo sguardo Tiger e Goyle che si
ingozzavano di dolci. Theodore si rigirava tra le mani la bacchetta,
mentre Blaise era addormentato con la testa posato sul grembo della sua
promessa sposa. - Tesoro! - l'urlo di Hermione fu sentito dalla
metà del treno, ma nessuno osò avvicinarsi, neppure i
prefetti - semplicemente troppo spaventati da quella che poteva essere
la reazione della Regina di Serpeverde, famosa per poter rovinare la
reputazione a chiunque in pochi minuti. - Hermione! - anche la risposta
di Theodore aveva toni alti, ma raggiungeva al massimo due o tre
scompartimenti lì vicino. Si sedettero accanto dopo che la
ragazza ebbe salutato la sua migliore amica con un bacio sulla guancia.
Si diedero un delicato bacio sulle labbra, e dopo lui le passò
un braccio intorno alla vita stringendola a sè. Per Theodore,
Hermione era l'aria che respirava. Si sentiva malinconico in maniera
assurda senza di lei. La desiderava sempre, il solo sentirla ridere era
per il ragazzo meglio del canto degli angeli. Parlarono tutti quanti
del più e del meno, eccetto Blaise che era stato svegliato dai
toni soavi di Hermione, e i
due 'scimmioni' - come li avevano amichevolmente soprannominati i
Grifondoro, capeggiati da Potter - che continuavano ad ingozzarsi.
Forse non erano il massimo in fatto di cervello, ma in gruppo serviva
anche la parte muscoli e loro
erano l'ideale. Il viaggio volò come niente, e presto si
ritrovarono a cercare i loro bauli nel mucchio, per poi dirigersi
silenziosi - com'erano sempre in pubblico - verso una carrozza. Ad un
certo punto la porta di quest'ultima si aprì, e davanti a loro
apparvero niente poco di meno che il Trio d'Oro - che aveva sconfitto
Voldemort - e la rossa Weasley, che stritolava in un abbraccio
possessivo il suo ragazzo. Provò subito una forte di gelosia nel
vedere come il Mezzosangue sorrideva dolcemente alla ragazza, e si fece
piccola nell'abbraccio del suo ragazzo che guardava con una smorfia i
nuovi arrivati. - Possiamo sederci? - chiese la voce fintamente gentile
e fastidiosa di Harry Potter, mentre guardava i ragazzi seduti nella
carrozza. Subito Tiger e Goyle si alzarono stringendo i pugni
minacciosi, ma Hermione li bloccò. - Se anche ti dicessi di no
vi siedereste comunque, no? - celiò. - Esatto - replicò
Potter, accomodandosi in un angolo troppo
vicino a loro per i gusti di Hermione, che comunque stette zitta,
facendo segni ai suoi amici di salire e sedersi. Hermione e Pansy - che
prima si limava le unghie - si scambiarono uno sguardo d'intesa,
iniziando a squadrare malignamente Ginevra, che si sentì
sprofondare sotto quegli sguardi così carichi d'odio da poter
far prendere fuoco al Paradiso. Notò che anche un'altra persona,
Maximilian - uno dei ragazzi più belli che fossero mai capitati
ad Hogwarts - la guardava, ma sembrava solo curioso e così abbozzò un timido sorriso.