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Autore: ErinMalfoy    03/09/2011    2 recensioni
Se c'era una certezza nella sua vita, quella era la sua ossessione.
Per Draco Malfoy. Mezzosangue. Grifondoro.
Incofutabilmente bellissimo.

Eccomi con una nuova storia, forse bella forse no. Sta a voi decidere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2, great recept
Note dell'autrice: Salve a tutti quanti, sono davvero felice di postare questo secondo capitolo. Forse non è carino come il precedente, ma mi serviva per darvi un'idea della vita tipica di un/una Purosangue, almeno come la immagino io. L'amicizia che la lega a Pansy è profonda, ci tengo a sottolineare, anche se può sembrare tremendamente superficiale in questo capitolo. Il rapporto con Thedore è contorto; primo, lei gli vuole un gran bene e lo adora, ma è più una cosa fraterna come spiegata prima. Secondo, l'intesa c'è ma manca quella scintilla che noi autrici di Dramione vediamo solo tra lei e Draco. Nel prossimo parlerò del rientro a scuola. Per il titolo, so che 'Gran Ricevimento' non è chissà poi che titolo, ma alla fine l'ho trovato adatto. Grazie a chi ha letto, seppur senza commentare, non sapete però quanto piacere mi avrebbero fatto un po' più di recensioni. Il prossimo aggiornamento a sabato! D'ora in poi aggiornerò una volta alla settimana.





- Upside down world -










* Great reception *







Where are the hopes, where are the dreams 
My Cinderella story scene 
When do you think they'll finally see
?






Granger Manor era tirato a lucido per il compleanno della padrona. Un esercito  di elfi domestici si era prodigato nei due giorni precedenti a quel nuvoloso 30 Agosto per rendere la casa più bella possibile. I mobili sfarzosi e preziosi erano certo una bella vista, ma l'enorme pavimento di marmo che splendeva tanto che ci si poteva specchiare era da mozzare il fiato. Tutte le famiglie più importanti del mondo magico, il Ministro in persona e alcuni suoi funzionari sarebbero stati presenti. I componenti della famiglia Granger erano a dir poco splendidi, l'emblema della bellezza. Il signor Granger e Maximilian indossavano degli smocking neri, identici, che gli conferivano gran classe. Hermione portava un vestito verde, monospalla - che fasciava il corpo sinuoso - e delle decolté nere. I capelli erano stati lasciati sciolti, con solo due ciuffi tenuti da fermagli con diamanti nel retro della nuca. A completare il tutto, una splendida collana di perle, che compiva più giri sul collo diafano e sottile della ragazza. La signora Granger, tuttavia, era quella sera la più bella. Irradiava lumonisità da tutti i pori. Uno splendido abito senza spalline - bianco panna - cadeva perfettamente sul corpo fino ai piedi, dove finiva in lungo strascico. Sembrava quasi che le fosse stato cucito addosso. I biondissimi capelli erano tenuti fermi in una crocchia severa da un fermacapelli d'argento, mentre sul collo si poteva notare il collier che suo figlio le aveva regalato quel giorno. Gli occhi erano truccati leggermente, rendendo più luminoso lo sguardo azzurro e limpido della donna. Dai sorrisi radiosi - e anche un po' finti - della famiglia, si poteva facilmente supporre che quella famiglia fosse l'emblema della felicità. Il salone da ballo era arredato finemente, e dal cielo pendevano, opportunamente stregati, degli stentardi verde scuro con sopra gli emblemi della casata dei Granger e degli Hamilton. Un serpente attorcigliato su se stesso per la prima e una corona a cinque punte per la seconda. Gli ospiti iniziarono ad arrivare verso le otto di sera, e furono accolti da tutta la famiglia che non si risparmiava nel concedere sorrisi calorosi agli uomini e complimenti per i bei vestiti alle signore. Durante la cena le chiacchere furono tenute principalmente dai giovani, che mangiavano in un tavolo a parte. La signora Granger avrebbe preferito che i suoi figli sedessero con lei, ma alla fine li aveva lasciati andare, troppo contenta per fare la madre severa come al solito. In realtà adorava i suoi figli, entrambi, ma la rigida educazione che le avevano impartito da piccola non le permetteva di esternare i suoi sentimenti ed era sempre fredda e rigorosa. Dopo la squisita cena che tutti i commensali mangiarono con gran gusto fu il momento dei balli, ma solo gli adulti vi presero parte. I ragazzi infatti stavano nel giardino a chiacchierare. Hermione si stava tranquillamente fumando una sigaretta, seduta in grembo al suo ragazzo, a cui dava qualche bacio distratto ogni tanto. Theodore la guardava con sguardo rapito. Innamorato. Maximilian se ne accorse e ghignò. - Theo se la guardi così ancora un po' me la consumi la sorellina - disse, suscitando l'ilarità del gruppetto di ragazzi - tutti rigorosamente Serpeverde -. La diretta interessata rise a sua volta, per poi coinvolgerlo in un bacio appassionato appena notò che il suo ragazzo stava arrossendo. Tutti sghignazzarono ancora di più e poi qualcunò esclamò - Andate a prendervi una camera! - Riniziarono a ridere, e i due promessi sposi si staccarono sotto gli sguardi divertiti di tutti. - Me la consumi anche in questo modo! - continuò Maximilian. Passò un'ora tra risate spensierate, chiacchere e piani malvagi contro il Trio dei Miracoli. Decisero di ritornare dentro, temendo che si notasse troppo la loro assenza. Una volta giunti all'interno del salone i ragazzi beccarono non poche occhiatacce da parte dei genitori, che comunque restarono zitti per non rovinare l'atmosfera festosa che c'era nell'aria. Theodore porse il braccio ad Hermione, invitandola a ballare un valzer. Stava quasi per rifiutare, quando vide gli occhi di suo padre puntati su di loro e un sorriso compiaciuto sul viso. Fece così un gran sorriso al suo ragazzo e iniziò a volteggiare con lui per la sala. Il ballo - per sua fortuna - non durò molto e poté tornare a sedersi. Si fece servire da un elfo un flauté di champagne e iniziò a chiacchierare con Pansy. Non la ascoltava molto, troppo presa dai suoi macchiavellici piani per distruggere la Weasley. - Hermione! Ma mi stai ascoltando? - chiese la mora, scocciata dall'atteggiamento della sua migliore amica. L'altra si ridestò dai suoi pensieri e le fece un sorriso dispiaciuto. - Scusa Pan, sto ideando un piano - ammise. - Che genere di piano? - esclamò l'altra eccitata. Hermione ebbe un lampo di genio. Come poteva essersi dimenticata di inserire Pansy nella sua vendetta quando era una delle più brave a vendicarsi? - Devo farla pagare alla Weasley - affermò decisa. - E perché non l'hai detto subito? Prima però voglio sapere che è successo. - disse con un sorriso. Hermione spiegò brevemente ciò che era successo due giorni prima a Diagon Alley. - Se hai tirato fuori il nome Sofia eri davvero arrabbiata! Comunque ti aiuterò più che volentieri. Direi che anche un'umiliazione pubblica ci starebbe bene, non credi? - domandò. - Si, sono d'accordo. - asserì l'altra. Dopo circa mezz'ora in cui inventarono le cose più tremende da far provare alla ragazza, furono raggiunte da Theodore e Blaise Zabini, che invitarono rispettivamente Hermione e Pansy per un altro giro in pista. Accettarono con un gran sorriso, mentre si scambiavano uno sguardo d'intesa. Un po' perché avevano avuto delle idee davvero geniali, un po' perché anche Pansy - come Hermione - era costretta dai genitori a stare con Blaise, un ragazzo ricco e abbastanza carino, che però non piaceva alla ragazza. La sua migliore amica avrebbe potuto avere ogni ragazzo nel mondo, pensava lei. I capelli neri, a caschetto le davano un'aria di perenne bambina viziata. Il corpo minuto ed esile la faceva sembrare ancora più carina, ma erano gli occhi a incantare profondamente chi li guardava. Neri come la pece. Profondi. Espressivi. L'erede della famiglia Parkinson era una capace di stregare con un solo sguardo. L'adorava, semplicemente. Poteva parlarle di tutto, dalle cose più banali a quelle più profonde, e lei la aiutava a risolvere i suoi pensieri con una genialità che la stupiva ogni volta di più. Volteggiando fra le braccia di Theodore, ritrovò quella pace che solo quel ragazzo riusciva a donargli. Si sentiva amata, protetta, desiderata. E alcune volte il senso di colpa per non desiderarlo allo stesso modo le faceva piangere lacrime amare fra le braccia di suo fratello, che tentava - invano - di convincerla a ribellarsi, se lui non era il futuro che desiderava. Lei semplicemente non ne aveva la forza, non ne aveva la voglia. Era sempre stata abituata a vivere sotto una campana di vestro - o nel suo caso di cristallo - sorvegliata dalla madre e viziata dal padre. E la sua vita le stava semplicemente troppo comoda. A quel tempo mai avrebbe pensato che ci fosse qualcosa di più bello di una famiglia che, tutto sommato, ti adora, una bella casa, degli amici sinceri, un ragazzo dolce e carino e un portafoglio zeppo di galeoni. La ragazza infatti - sebbene tendesse a non ostentarlo troppo - era tremendamente venale. Era cresciuta stando un gradino sopra gli altri, con ricchezze immense da sfruttare. E, da brava Purosangue, non poteva non adorare il lusso. Ma sentiva che qualcosa, nella sua vita mancava. Per non essere troppo malinconica, tuttavia, faceva finta di niente. Fingeva che tutto fosse perfetto nella sua vita - agghindata al massimo, ma per alcuni versi vuota. - Ti amo - le sussurrò Theo nell'orecchio, e fu colta da un'immensa stretta dolorosa ma al tempo stesso piacevole al cuore. E in quel momento capì che forse, quella era la vita giusta per lei. Non perfetta magari, ma spensierata. Incapace tuttavia di dire a sua volta quelle due parole così semplici da pronunciare - ma in alcune circostanze tremendamente complicate - lo baciò, cercando di trasmettergli tutto ciò che provava per quella figura da sempre presente nella sua vita, e così tremendamente importante. Il solo pensiero di perderlo, le faceva mancare l'aria. Il ragazzo probabilmente mal interpretò il significato di quel bacio - che significava affetto sconfinato ma sicuramente non amore, ma la bella Serpeverde, decise di rimandare eventuali spiegazioni ad un altro momento, ad un altro giorno, ad un altro futuro.



*   *   *   *   *


Sentiva le mani di Theodore percorrere il suo corpo, sdraiati sul suo letto. Mai si era sentita così eccitata dalla sua presenza. Per lei quella felicità sconfinata era del tutto nuova, e voleva godersela appieno. Ben presto le carezze di lui si fecero più audaci, mentre gemeva nella sua bocca e si apprestava a concedersi per la prima volta interamente. Si sentiva in comunione con lui, e forse per ragioni sbagliate e sentimenti infimi e poco veritieri, ma non poteva fare a meno che sorridere tra sé e sé. Gli sbottonò la camicia con impazienza, quasi soffrendo per l'improvvisa urgenza che sentiva di averlo dentro di sé per diventare una cosa unica. Fece scorrare le piccole mani sul suo torace, percorrendolo con i palmi e con le unghie, fino a giungere alla cintura del ragazzo e sfilarla lentamente, mentre vedeva chiaramente quanto lui la desiderasse. Lo liberò velocemente dei pantaloni, trovando il suo corpo caldo sopra il suo, diviso - per il momento - solo da piccole porzioni di stoffa. Si fece slacciare il reggiseno inarcando un poco la schiena, mentre il suo fidanzato si tuffava con la bocca sul suo seno, stuzzicandole il capezzolo destro con la bocca e quello sinistro con una mano, mandandola in estasi. Ribaltò velocemente le posizioni, trovandosi sopra di lui e cominciò ad accarezzare l'erezione evidente di Theodore da sopra i boxer. Catturava i suoi gemiti rochi con la bocca, beandosi della sensazione di supremazia che il sapere di fargli quell'effetto le donava. Scese con le labbra lungo il collo, lasciando una scia infuocata di baci e piccoli morsi al suo passaggio, per arrivare al torace, mentre con le mani gli calava i boxer aiutata dal ragazzo. Le mani di lui corsero subito alle sue mutandine, liberandola, per poi afferarla attraverso le natiche sode - riempendosene le mani - e condurla delicatamente sopra di sé. Entrò in lei con la decisione e la dolcezza tipiche di ogni loro rapporto, facendole fare un gran sospiro e lanciare un urletto per la sorpresa. Fu una danza lenta, in cui l'obbiettivo massimo di ciascuno era donare più piacere possibile al compagno, per una volta senza egoismo. Si vissero placidamente, ancora intontiti da quella patina di favola che stava assumendo la loro storia dopo un buio periodi di leggere incomprensioni e gesti automatici. Si sentì morire e poi rinascere fra le braccia del suo uomo, e per tutta la sera quella fantastica ossessione che le era entrata nell'anima rimase lontana da lei, probabilmente scacciata dalla nuova intesa che si era creata fra loro. Quando raggiunsero l'orgasmo, insieme, dopo averlo inseguito pazientemente e senza fretta si sentirono completi, uniti. E non ripensò nemmeno per un secondo di aver fatto uno sbaglio; quello era il suo futuro, e non le andava più neanche tanto stretto.


Ma come si sa, il Destino è imprevedibile.







*   *   *   *   *




Camminava lungo il binario nove e 3/4 con calma, le scarpe con il tacco annunciavano il suo passaggio. Suo fratello al suo fianco, stranamente silenzioso. - Max, che cos'hai? - chiese lei, preoccupata per il comportamento stranamente calmo del fratello. Lui le fece un gran sorriso e le disse - Niente, forse ho trovato un modo per non dovermi sposare - Lei alzò gli occhi al cielo. Chissà in che guaio si sarebbe cacciato con il suo ennesimo piano assurdo!, pensò mentre un sorrisino divertito si faceva largo nella sua bocca. - Non mi dirai di cosa si tratta, vero? - chiese un po' risentita. - Te lo dirò appena capirò se può funzionare - rispose lui enigmatico. Così non faceva altro che aumentare la sua curiosità, e lo sapeva bene. Maximilian semplicemente adorava sua sorella, e anche se la prendeva sempre in giro per quello, anche lui la considerava la sua metà. Salirono sul treno con il loro solito passo elegante e calmo, cercando i loro amici. Alla fine trovarono Pansy, Blaise, Theodore, Tiger e Goyle nello scompartimento in fondo al treno, quello che occupavano dal loro primo anno. La moretta leggeva distrattamente una rivista di moda, mentre ammoniva di tanto di tanto con lo sguardo Tiger e Goyle che si ingozzavano di dolci. Theodore si rigirava tra le mani la bacchetta, mentre Blaise era addormentato con la testa posato sul grembo della sua promessa sposa. - Tesoro! - l'urlo di Hermione fu sentito dalla metà del treno, ma nessuno osò avvicinarsi, neppure i prefetti - semplicemente troppo spaventati da quella che poteva essere la reazione della Regina di Serpeverde, famosa per poter rovinare la reputazione a chiunque in pochi minuti. - Hermione! - anche la risposta di Theodore aveva toni alti, ma raggiungeva al massimo due o tre scompartimenti lì vicino. Si sedettero accanto dopo che la ragazza ebbe salutato la sua migliore amica con un bacio sulla guancia. Si diedero un delicato bacio sulle labbra, e dopo lui le passò un braccio intorno alla vita stringendola a sè. Per Theodore, Hermione era l'aria che respirava. Si sentiva malinconico in maniera assurda senza di lei. La desiderava sempre, il solo sentirla ridere era per il ragazzo meglio del canto degli angeli. Parlarono tutti quanti del più e del meno, eccetto Blaise che era stato svegliato dai toni soavi di Hermione, e i due 'scimmioni' - come li avevano amichevolmente soprannominati i Grifondoro, capeggiati da Potter - che continuavano ad ingozzarsi. Forse non erano il massimo in fatto di cervello, ma in gruppo serviva anche la parte muscoli e loro erano l'ideale. Il viaggio volò come niente, e presto si ritrovarono a cercare i loro bauli nel mucchio, per poi dirigersi silenziosi - com'erano sempre in pubblico - verso una carrozza. Ad un certo punto la porta di quest'ultima si aprì, e davanti a loro apparvero niente poco di meno che il Trio d'Oro - che aveva sconfitto Voldemort - e la rossa Weasley, che stritolava in un abbraccio possessivo il suo ragazzo. Provò subito una forte di gelosia nel vedere come il Mezzosangue sorrideva dolcemente alla ragazza, e si fece piccola nell'abbraccio del suo ragazzo che guardava con una smorfia i nuovi arrivati. - Possiamo sederci? - chiese la voce fintamente gentile e fastidiosa di Harry Potter, mentre guardava i ragazzi seduti nella carrozza. Subito Tiger e Goyle si alzarono stringendo i pugni minacciosi, ma Hermione li bloccò. - Se anche ti dicessi di no vi siedereste comunque, no? - celiò. - Esatto - replicò Potter, accomodandosi in un angolo troppo vicino a loro per i gusti di Hermione, che comunque stette zitta, facendo segni ai suoi amici di salire e sedersi. Hermione e Pansy - che prima si limava le unghie - si scambiarono uno sguardo d'intesa, iniziando a squadrare malignamente Ginevra, che si sentì sprofondare sotto quegli sguardi così carichi d'odio da poter far prendere fuoco al Paradiso. Notò che anche un'altra persona, Maximilian - uno dei ragazzi più belli che fossero mai capitati ad Hogwarts - la guardava, ma sembrava solo curioso e così abbozzò un timido sorriso.


  
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