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Autore: SunriseNina    03/09/2011    2 recensioni
-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
-Adoro le tue fossette- disse a un certo punto Luna.
-Me lo avevi già detto- osservò lui, non per questo meno compiaciuto.
-No, quella volta ti ho detto che mi piacciono le fossette, in generale- puntualizzò lei con naturalezza –Ma era una piccola bugia. A me piacciono le tue, e basta-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Neville aveva atteso quel momento con puro terrore. Scendendo per le tetre e fredde scale per dei sotterranei si chiese quali oscuri scherzi del destino gli avessero fatto avere un professore come Piton.
Cercò di immaginare nuovamente l’odioso insegnante vestito con gli indumenti di sua nonna, come era successo al molliccio che aveva portato il professor Lupin al terzo anno, ma qualsiasi tentativo di non precipitare nella disperazione gli sembrò vano appena si sedette accanto al suo calderone.
Avrebbero preparato la Bevanda della Pace, spiegò Piton:-Gli ingredienti e il metodo sono sula lavagna. Troverete tutto quello che vi serve nell’armadio. Avete un’ora e mezza… cominciate- disse con il suo solito tono strascicato e acido.
Neville cercò di dare il meglio, ma era complicatissimo: sentendo il glaciale sguardo del professor Piton su di lui, il ragazzo sbagliava ingrediente per l’apprensione, o si dimenticava momentaneamente quale fosse il senso orario e si metteva a mescolare freneticamente a caso. La sua pozione assunse tutti i colori possibili e tutte le consistenze immaginabili: divenne una gelatina rossastra, poi un concentrato granuloso di un pallido celeste, fino a raggiungere lo stato irreversibile di una specie di cemento fresco color malva.
-Un lieve vapore argento dovrebbe sprigionarsi ora dalle vostre pozioni- annunciò Piton poco prima della fine della lezione.
Neville osservò terrorizzato il suo calderone e l’impasto denso e appiccicoso che lo riempiva fino all’orlo; il labbro gli tremava, in preda all’agitazione. Da dietro i suoi lunghi ciuffi unticci il professore lo guardò con uno sguardo intriso di rassegnazione, ma non per questo era meno severo o penetrante. Piton strinse le labbra fino a farle sbiancare, senza trovare le parole per descrivere quell’orrore.
Appena se ne fu andato, Neville sospirò deluso, riempì faticosamente una fiaschetta con il suo miscuglio e poi prese a raschiare le pareti interne del calderone, completamente ricoperte di quella sostanza che andava indurendosi. Non doveva sforzarsi per capire che era rosso in viso, sentiva le gote avvampare; sfregò con più energia, come per scaricare quella sensazione che sembrava comprimergli il petto: la sensazione di essere uno stupido. Era questo quello che leggeva negli occhi di Piton, quando il professore non glielo diceva espressamente:”Paciock, lei è un enorme e insopportabile idiota”.
Finito di ripulire il calderone, Neville si passò la mano paffuta sulla fronte imperlata di sudore e uscì dall’aula ormai vuota. Se non altro non avrebbe preso zero come Harry, che non aveva consegnato nessuna fiaschetta, ma la sua pozione era decisamente meglio della sua, prima che Piton la facesse scomparire.
Quell’anno si prospettava difficilissimo a causa dei G.U.F.O. e lui non avrebbe potuto essere più in ansia: li sommergevano di compiti, con il solo risultato di incasinare la mente di Neville. Non si sentiva pronto, e aveva paura di poter essere bocciato in tantissime materie: con una media che a malapena raggiungeva “A” (Erbologia e Pozioni si compensavano a vicenda) come poteva sperare in qualche G.U.F.O. decente?
Inoltre non aveva ancora pensato cosa fare dopo. Certo, erano appena alla prima settimana di scuola, aveva tutto l’anno davanti per perdersi negli opuscoli dell’orientamento professionale, ma sua nonna aveva iniziato a tormentarlo con quel discorso fin dall’estate. Neville voleva fare qualcosa in cui potesse usare le sue abilità in Erbologia; qualche volta aveva sognato di sostituire la professoressa Sprite, e nei sogni impartiva lezioni a degli incapaci Serpeverde, coprendoli di “T” e guardandoli sgusciare via dalla serra coperti di Puzzalinfa. Il professor Paciock.
Neville si perdeva spesso nei suoi sogni, nei suoi pensieri, tanto che spesso e volentieri quello che gli altri dicevano arrivava come un eco ovattato alle sue orecchie: era il suo modo di difendersi dalla realtà, la cruda realtà in cui lui non era professore e tantomeno poteva godere di una rivincita contro dei Serpeverde.
Non solo Piton però mise pressione agli studenti: Vitious e la McGranitt spesero minuti e minuti a ricordare agli alunni dei G.U.F.O che li attendevano:-Non vedo ragione per cui qualcuno in questa classe non dovrebbe ottenere un G.U.F.O. in Trasfigurazione!- tuonò severa la professoressa Mc Granitt. Neville emise un gemito soffocato, ma che all’insegnante non sfuggì:-Sì, anche tu, Paciock! Non c’è niente che non vada nel tuo lavoro, a parte la mancanza di sicurezza!- continuò a spiegare imperterrita l’incantesimo che avrebbero imparato, ma la mente del ragazzo era già da un’altra parte. Rigirava tra sé e sé la frase che la professoressa aveva detto.
Era forse questo che gli mancava?
Era forse questo che lo differenziava, come tutti gli ripetevano, da quei grandi maghi che erano i suoi genitori?
Nonna gliene parlava spesso, a volte con tono di rimprovero, a volte per ricordargli che non doveva vergognarsi di Frank e Alice, i suoi genitori che non avevano ceduto alle torture dei Mangiamorte e avevano opposto resistenza fino alla pazzia.
La giornata passò, lo caricò di compiti, e verso le undici Neville si arrese, convincendosi a finirli la sera dopo. Quei pensieri gli ronzavano ancora fastidiosamente per la testa; entrò nel bagno e si gettò dell’acqua gelata sul viso, rivoli sottili gli caddero sulla divisa scivolando dal mento.
Sfilò goffamente la maglietta e la lasciò accanto al lavandino, stropicciata ed accartocciata. Si osservò il viso e il torso nudo allo specchio: le guance paffute, gli addominali inesistenti, la pancia pronunciata, da bambino, le mani goffe e impacciate. Si tirò le guance, come per testare quanto fossero realmente carnose o per riuscire a staccarle, lasciando al loro posto un viso sottile con gli zigomi pronunciati e un profilo elegante. Affondò l’indice e il medio nella pancia, quasi cercasse di capire quanta di essa potesse perdere. Era dimagrito ("E non poco", riflettè) rispetto agli altri anni, ma non era paragonabile a Harry o Ron, men che meno a Seamus che sfiorava l’anoressia. “Un leggero strado adiposo”. Quella frase che nonna gli aveva detto una volta, al posto che farlo ridacchiare lo fece sprofondare in un intensa vergogna verso sé stesso, verso quel corpo che non gli piaceva, poco tonico e poco attraente.
Si lavò i denti con furia, sputò nel lavabo e sorrise al suo gemello nello specchio: i suoi incisivi erano storti e distanziati. Richiuse la bocca velocemente, sempre più imbarazzato. Era forse il suo taglio di capelli, si chiese, osservando l’ordinato ciuffo e i capelli lisci e pettinati. Se li scombinò con una mano, ma senza buoni risultati: i suoi capelli non accennavano a volersi scomporre. Aveva l’aria da goffo bambino che aveva sempre avuto, decretò sconsolato riprendendo la sua maglietta e indossandola in tutta fretta; si incamminò verso il dormitorio e si ficcò sotto le coperte. Sentiva inspiegabilmente gli occhi umidi. Perché non si piaceva? Forse davvero la gente non lo sopportava?
Mentre quelle pungenti domande gli creavano un nodo in gola, ricordò il giornale raccolto pochi giorni prima: doveva sbrigarsi a riconsegnarla al proprietario!
Scese dal letto e la prese dal baule in cui l’aveva gettato: il suo cuore fece un’inspiegabile capriola e iniziò a scalpitare, come se si sentisse troppo stretto tra i polmoni.
Osservava la rivista con occhi sbarrati, sicuro che potesse appartenere a una sola persona che lui conoscesse. Anzi, di sicuro era quella persona: nessun’altro in tutta la scuola, probabilmente, leggeva il Cavillo.
Il ricordo di quei lunghi capelli biondi e di quegli occhi color del ghiaccio sembrò essere l’unica cosa presente nella mente di Neville in quel momento.

Brontolò tra sé:-Gliela restituirò domani, o dopodomani. O quando la incontro, ecco- rimise la rivista nel baule e la nascose sotto una manciata di calzini spaiati: non voleva che qualcuno la vedesse, neanche per sbaglio. Non sapeva perché, ma non voleva, punto e basta. Si rintanò nuovamente nel suo letto accanto alla finestra, tirò le tende del letto a baldacchino e cercò testardamente di farsi venir sonno. Restò sveglio abbastanza tempo per sentir rientrare anche Harry e Ron, che spesso si trattenevano per ultimi nella Sala Comune.
Voleva dormire, ma il battere incessante del suo cuore sembrava diminuire troppo lentamente e nella tua testa pensieri confusi si accavallavano: “Se solo fossi come i miei genitori, loro erano dei GRAN maghi!” “Devo mostrare la Mimbulus mimbletonia alla professoressa Sprite” “Ron e Harry sembrano avere sempre più segreti tra loro…” “Chissà com’è essere bravi a Quidditch!” “Chissà se Luna ora è sveglia” “Mi sono sbagliato o oggi Dean era in giro con Padma, la sorella di Calì?” “La Umbridge non promette nulla di buono, come insegnante…”
Interruppe quel guazzabuglio di pensieri, come accorgendosi di quello che si stava dicendo.
“Mi sto rimbambendo”.
Finalmente il sonno ebbe la meglio, e Neville iniziò a russare come sempre.



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SPAZIO AUTRICE: Alloooora, che posso dirvi, bentornati! (?)
Anche se forse qualcuno troverà noioso questo piccolo (?)capitolo, era da tanto che volevo scriverlo: raccontando la storia di Neville e Luna mi sembrava giusto soffermarsi sui tormenti di lui, che cambierà tanto nel corso della storia... :) non preoccupatevi comunque, perché ben presto la nostra beneamata Corvonero tornerà ad essere parte integrante della storia come è giusto che sia :DD
(E per chi se lo sta chiedendo, no, Neville non le riconsegnerà presto il Cavillo xD dovrà combinare prima altre scemenze u.u Parecchie scemenze, ora che ci rifletto. *MUAUHAUHAUHA sarò sadica!*)
Peace and love, people!


Nina.
   
 
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