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Autore: Miyan    04/05/2006    3 recensioni
Questa è la storia di una giovane ragazza che si ritrova ad aver di nuovo a che fare con Hogwarts qualche anno dopo al suo diploma... la storia di simpatie, amori e il proseguimento della vicenda di Harry, ipotizzando la morte di Lord Voldemort alla fine del settimo anno... spero che vi piaccia... è stato scritto prima dell'uscita del sesto libro...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25

CAPITOLO 25

La stava baciando, ma non era quel tipo di bacio che l’avrebbe costretta a fuggire… era dolce e gentile, come se egli volesse riversare in quel gesto tutto l’amore che poteva provare per lei. Non la passione, non il desiderio… l’amore.

Era confusa. In quel momento sentiva di avere davanti il ragazzo che aveva conosciuto qualche mese prima, che era stato un buon amico e che in qualche modo le piaceva molto. Ma poi le tornarono alla mente le frasi di pochi minuti prima, l’ira vista nei suoi occhi, il dolore delle sue dita che le stringevano le spalle, la paura…

Non ebbe nemmeno il tempo di pensare, in una frazione di secondo, senza che lui avesse il tempo di reagire, la ragazza prese la sua bacchetta dal comodino vicino a lei e disse mentre puntava la bacchetta sull’uomo

"Petrificus totalus…"

ed egli cadde sul letto rigido come una statua di pietra.

La ragazza fece un respiro profondo per riprendere la calma poi lasciò la stanza. Si incamminò per i corridoi cercando di ricordarsi il percorso fatto poco prima. Sbagliò alcune volte ma ritornò sulla strada corretta. Fortunatamente non aveva incontrato nessuno che potesse fermarla.

Giunta nella sala da pranzo vi entrò. La tavola era ancora imbandita e i resti della cena giacevano sul tavolo. Uscì in giardino e raggiunse il muro di cinta. Doveva superarlo, ma era alto una decina di metri. Agitata si guardò attorno nel tentativo di trovare qualcosa che le potesse servire per oltrepassare il muro. Ma non scorse nulla.

Intanto Linda, dopo aver accompagnato Draco fuori dalla villa era rientrata nella casa. Stava camminando lentamente nel corridoio diretta verso la sua stanza quando passò davanti alla camera di Max. La porta era spalancata. Capendo che era successo qualcosa entrò nella stanza e vide il giovane sul letto, immobile. Prese la sua bacchetta e sciolse l’incantesimo.

Max riprese lentamente i sensi. Poi si voltò verso di lei, stupito.

"May? Dov’è?"

chiese.

"Non lo so. C’eri solo tu nella stanza quando sono arrivata io."

Spiegò la bionda.

"Dannazione è scappata."

Balzò in piedi.

"Mi ha pietrificato e poi è scappata…"

affermò il giovane.

"Te l’avevo detto che non dovevi fidarti di lei…"

si ritrovò a pronunciare la giovane.

"Linda non è il momento di contraddirmi… dobbiamo cercarla… Immediatamente!"

e l’ultima parola l’aveva urlata mentre usciva dalla stanza.

La bionda era rimasta ferma per qualche secondo, un sorriso maligno era apparso sulle sue labbra.

"Finalmente capirà che May non lo seguirà mai… e … e visto che non potrà essere sua la ucciderà!"

era felice, sì era proprio felice. Alla fine avrebbe ottenuto ciò che era suo di diritto, essere la compagna dell’Oscuro Signore.

Uscì dalla stanza e con passo svelto si diresse verso la figura dell’uomo a qualche metro da lei. Questi scese le scale e si fermò all’ingresso richiamando i suoi servitori presenti nella grande casa. Quando riuscì a raggiungerlo una decina di persone era in piedi di fronte a lui, immobili e impauriti.

"…trovate la professoressa Pereights e portatela qui immediatamente…"

poi se n’era andato senza dire altro.

Poco distanti dalla villa, nella foresta in cui questa era nascosta, c’erano i membri dell’ordine della fenice che si stavano avvicinando ad essa arrivando da diversi punti.

Harry era con Hermione, Ron, Ginny e Remus. Avanzavano nella boscaglia stando attenti a non attivare nessuna delle trappole che i mangiamorte avevano disseminato per il luogo.

"Attento Ron, quell’albero è strano…"

disse Ginny.

In quel momento apparve qualcuno accanto a lei.

"Ginevra ha ragione… Quella è proprio una trappola!"

Ron si fermò di colpo e si voltò verso il nuovo giunto.

"Visto che lo sapevi non potevi inserirla nella tua piantina del posto?"

si lamentò il rosso squadrando male il giovane.

"Troppo facile Weasley, e poi i mangiamorte cambiano i posti ogni giorno…"

il biondo sorrise.

"Che ci fai qui Malfoy?"

chiese Harry.

"Sono appena stato da Max, veramente un’ottima cena…"

disse con tono leggero il purosangue.

"Vieni al dunque…"

lo rimbeccò l’auror.

"Ho avvertito la professoressa. Attende le vostre mosse. Beh ora vado."

E si smaterializzò improvvisamente come era apparso pochi istanti prima.

Max era tornato nella sua stanza, nella camera dove si era risvegliato poco prima. Si era fermato sulla porta passando lo sguardo su ogni centimetro del posto nel tentativo di scorgere qualcosa di strano, di inusuale.

"Ma cosa le è saltato in mente!"

pensò tra sé ripercorrendo le immagini dell’ultima volta che l’aveva vista. Si stavano baciando, le labbra di lei non erano fuggite alle sue, ma poi si era staccata e lo aveva immobilizzato…

Guardò il suo comodino. Vi aveva appoggiato la bacchetta della ragazza quando l’aveva portata in quella casa, e lei accorgendosi di dove fosse l’aveva subito utilizzata per poter scappare da lui. Come aveva fatto a non capirlo. L’aveva terrorizzata ma era stato più forte di lui, non aveva sopportato l’immagine di lei così vicina a Draco, il suo amico Draco…

Sorrise amaramente mentre prendeva il mantello scuro dall’armadio, si sistemò meglio la sua bacchetta alla cintura e poi lasciò la stanza. Doveva ritrovarla immediatamente, doveva convincerla a restare con lui… era lei la sua metà, ne era stato certo dalla prima volta che l’aveva vista nella penombra di quella stanza d’albergo mentre piangeva, mentre si scusava di averlo disturbato…

Nello scendere le scale incrociò Linda che stava salendo

"Dove vai?"

chiese lei mentre lui la sorpassava.

"Dove vuoi che vada? Cerco May…"

rispose lui con aria di sufficienza.

"Aspetta è pericoloso, non sai dove può essere andata…"

lo rincorse lei mentre lui lasciava l’ingresso ed usciva in giardino.

"Non importa, per me nulla è pericoloso, dovresti saperlo…"

disse egli mentre si allacciava il mantello scuro fermandolo con un bottone dorato.

Mentre ancora parlavano un giovane in tenuta da mangiamorte si avvicinò a loro e si inginocchiò di fronte al suo Signore che fu costretto a fermarsi nel suo incedere.

"Che accade?"

domandò egli.

"Mi perdoni mio signore ma degli intrusi sono nelle vicinanze della villa…"

affermò il giovane.

Max si voltò verso la bionda.

"Linda pensaci tu, ora non ho il tempo di pensare a loro."

Poi Linda lo vide allontanarsi per il giardino diretto verso il cancello principale.

Intanto May stava cercando il modo per oltrepassare la muraglia. Purtroppo questa era perfettamente liscia e non c’era modo di arrampicarsi. Allora come colta da un’idea improvvisa si tolse il foulard che portava in vita e lo gettò a terra, poi con un gesto deciso della bacchetta, in un gesto ormai a lei noto, lo trasfigurò in una scala.

"A volte le soluzioni più ovvie sono le ultime a venirci in mente…"

si disse tra sé mentre appoggiava la scala contro il muro.

Incominciò a salire gli scalini lentamente facendo attenzione a non inciamparsi nella lunga gonna dell’aderente abito argenteo. Giunta in cima oltrepassò il muro con una gamba e si soffermò un momento seduta lì in cima mentre osservava la villa in lontananza. Tutte le luci della casa erano accese e poteva scorgere alcune persone che entravano e uscivano velocemente dall’ingresso.

"Sono già sulle mie tracce… avranno liberato Max… devo sbrigarmi…"

prese saldamente la scala e con fatica la issò per poi farla passare dall’altro lato del muro. Poi discese dalla parte opposta, trasfigurò di nuovo la scala nel suo foulard, anche se non aveva minuti da perdere, ma non poteva abbandonarla in quel punto, sarebbe stato un chiaro segno di dove lei era fuggita.

Si legò il foulard nero in vita e poi si guardò intorno. La villa e l’intero parco erano circondati da una folta foresta di conifere… sarebbe stato troppo bello ritrovarsi in un paese, la fortuna non era dalla sua.

Provò a smaterializzarsi ma non ci riuscì. Con molta probabilità l’intera zona era sotto l’influsso di parecchi incantesimi fatti per non far avvicinare gli intrusi. Ciò significava solo una cosa… c’erano altre trappole disseminate della foresta.

Fece un respiro profondo e si inoltrò nella boscaglia, non correva ma avanzava il più rapidamente possibile stando attenta a non attivare nessuna trappola.

Dopo pochi minuti sentì un rumore provenire dalle sue spalle. Si nascose dietro ad un grande pino dal fusto enorme, probabilmente era secolare. Trattenne il respiro nel tentativo di non fare alcun minimo rumore. Non poteva farsi scoprire, se fosse stata catturata di nuovo per lei avrebbe significato morte certa oppure… gli tornarono in mente le parole di Max…

"…desidererai di essere morta…"

sorrise amaramente. Non l’avrebbe uccisa, sarebbe stato troppo semplice. Sicuramente gliel’avrebbe fatta pagare, torturandola fisicamente e psicologicamente… chissà quanti modi conoscevano i mangiamorte per far capitolare una persona, avevano un’esperienza decennale ormai.

Fortunatamente la persona l’aveva ormai superata. Attese ancora qualche minuto per accertarsi di non incrociarla nella sua fuga, poi uscì dal suo nascondiglio riprendendo ad inoltrarsi nella foresta.

Quando Harry arrivò al cancello secondario da cui si poteva accedere alla villa c’erano già alcuni suoi compagni intenti a combattere con dei mangiamorte. Bastò solo un secondo, prese la sua bacchetta e si gettò nella mischia gettando incantesimi sui suoi nemici.

Dopo una decina di minuti la situazione non era cambiata di molto. Si ritrovò schiena contro schiena con Ron.

"Ron, devo andare… mi copri le spalle?"

chiese all’amico.

"Vai pure, ci pensiamo noi qui…"

rispose Weasley.

Allora il giovane auror sorpassò alcuni mangiamorte che volevano colpirlo ma che vennero fermati dai suoi compagni, quindi si diresse verso la villa. Il tempo era inesorabile ed egli sapeva bene di averne già perso molto. Sperò ardentemente che May fosse ancora in vita. Temette che Max l’avesse già portata lontano.

Mentre correva incrociò gruppi di persone che combattevano tra loro. Si diresse verso la porta principale e vide poco lontano la professoressa McGranitt che combatteva con due mangiamorte. Fortunatamente non ce n’erano molti. Era stato informato da Malfoy che effettivamente la villa era poco protetta quando non c’erano riunioni o attentati in via di sviluppo. La maggior parte dei seguaci dell’Oscuro Signore preferivano ritornarsene alle loro case… e per lui era tutta fortuna.

Entrò nella stanza e si soffermò nell’ingresso. Sentiva solamente i rumori della battaglia che provenivano dall’esterno, l’interno invece era come immobilizzato… nessun rumore, nessun movimento, era una calma innaturale.

"Dove può essere May?…"

continuava a ripeterselo nella mente mentre cominciò ad aprire tutte le porte che gli capitavano sottomano lì al piano terra. Ogni volta che spalancava una porta sperava ardentemente di trovarla e allo stesso tempo desiderava di non trovarsi davanti nessun mangiamorte perché avrebbe dovuto colpirlo e ferirlo gravemente, non aveva tempo di combattere con loro, doveva trovare lei.

Per sua sfortuna trovò ognuna delle stanze del piano terra vuote. Imprecò poi si diresse di nuovo all’ingresso ed incominciò a salire a grandi balzi la scalinata facendo tre gradini alla volta. Giunto al primo piano riprese la sua ricerca. Ma anche lì non ebbe esito positivo. Mancava solo il terzo piano.

Salì anche le scale che conducevano all’ultimo piano. Guardò il corridoio completamente vuoto e sperò che Max non l’avesse già trascinata lontano. Aprì le prime porte che incontrò. Anche quelle stanze si rivelarono vuote. Poi, quando ormai aveva perso la speranza varcò la soglia di un salottino elegante dalle tende e dai divani di broccato rosa. Nella penombra vide una figura affacciata alla finestra. Gli mancò un battito al cuore.

"Fa che sia lei…"

teneva la bacchetta alzata per essere pronto a parare qualsiasi incantesimo.

"May?"

la chiamò.

La donna si voltò verso di lui e nella poca luce riconobbe un volto che lui ormai odiava.

"No Harry… May non è qui…"

e la vide sorridere dopo avergli risposto.

"Linda, sparisci dalla mia vista. Ma prima dimmi dov’è la professoressa Pereights!"

gridò alla donna.

"Devo difendere la reggia del mio Signore, non posso andarmene…"

rispose lei calma.

"Non capisci che ti faccio un favore. Sparisci immediatamente o i membri dell’ordine ti uccideranno come ti meriteresti!"

disse lui con voce più calma.

"Fino a quando non me lo ordinerà Max non me ne andrò!"

affermò la giovane.

"Fa come vuoi, ma dimmi dov’è la professoressa!"

ordinò categoricamente.

"La professoressa? Possibile che abbiate tutti in mente quella nullità!"

la voce della bionda carica di disprezzo.

"Linda, non irritarmi…"

le disse lui mentre alzava la bacchetta.

"Sei come Max, non fate altro che pensare a lei, alla sua innocenza… che per me è finta e calcolata."

Affermò mentre si sedeva comodamente in una poltrona.

"La calcolatrice sei tu, non lei… ed ora dimmi dov’è prima che perda la pazienza."

Ordinò nuovamente.

"La cara May è riuscita a fuggire prima che voi giungeste… se la cerchi non so dove sia…"

non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli che lo vide uscire precipitosamente dalla stanza.

Ormai la villa era sotto il controllo dell’Ordine della fenice, e lei lo sapeva bene. Prese alcune carte e pozioni importanti per il suo Signore poi bruciò il resto per impedire ai suoi nemici di recuperare qualcosa che potesse servire contro di loro. Scese le scale della grande casa e poi uscì dalla villa. Oltrepassò la gente che stava combattendo, gli altri mangiamorte la proteggevano dagli attacchi che i membri dell’ordine le lanciavano, tutti sapevano bene che lei era intoccabile, quindi lasciò il luogo inoltrandosi nella foresta stringendo a sé la borsa che conteneva il suo tesoro. La sua fedeltà a Max l’avrebbe ricompensata. Ora doveva solo pensare a nascondersi.

Camminava velocemente tra gli arbusti e le piante della foresta. Conosceva quei luoghi perfettamente, centimetro per centimetro. Sapeva esattamente dove erano poste tutte le trappole e quindi le schivava con agilità. Il suo pensiero fisso era solo uno… trovare May.

"Ma da che parte può essersi diretta?"

si chiese mentre oltrepassava un piccolo corso d’acqua cristallina.

Era più di un quarto d’ora che tutti la cercavano nella fitta boscaglia e nessuno l’aveva ancora avvertito di averla trovata od anche solo intravista. Non poteva essersi smaterializzata, non era possibile. Si era assicurato personalmente che gli incantesimi impedissero quell’evenienza.

Era ormai convinto che fosse riuscita a fuggire. Poi sentì un rumore di foglie provenire da poco lontano da lui. Vide una figura passare velocemente in una radura poco distante, e non poté fare a meno di riconoscere i lunghi riccioli rossi illuminati dai raggi lunari.

"Eccoti tesoro…"

il suo cuore incominciò a battere velocemente. Era felice. Era enormemente felice. L’avrebbe avuta ancora con sé.

La seguì lentamente aspettando il momento giusto per avvicinarsi a lei, per prenderla di sorpresa. E poco dopo avvenne.

La vide fermarsi vicino ad una roccia. Si era appoggiata ad essa per riprendere fiato. La bacchetta tenuta debolmente nelle mani stanche. Era il momento perfetto.

"Accio bacchetta!"

sibilò puntando la sua verso la ragazza.

La bacchetta della giovane volò nelle mani dell’uomo. La ragazza alzò il viso verso di lui. Egli lesse il terrore in quegli occhi che amava tanto.

"Max…"

disse flebilmente lei riconoscendolo.

"May, che fortuna rincontrarti!"

la voce carica di ironia.

"Come hai fatto a trovarmi?"

chiese lei mentre rimaneva immobile accanto a quella roccia.

"Pura fortuna… forse è meglio dire che non due siamo talmente legati che so sempre dove sei…"

affermò egli guardandola negli occhi.

"E ora?"

domandò la giovane.

"E ora cosa?"

lui la guardò negli occhi.

"Cosa mi farai?"

chiese la professoressa.

"Non so. Dipende tutto da te."

Rispose egli.

"Da me… dipende da me. Vuoi prendermi in giro? Hai la mia bacchetta e quindi sono indifesa, non posso tentare di scappare… quindi dipende solo da te."

Spiegò la ragazza.

Il giovane fece alcuni passi avvicinandosi a lei. Si fermò a meno di un metro dal suo corpo.

"No May, dipende tutto da te. Da cosa sceglierai di fare… seguirmi volontariamente o no…"

disse lui.

"Mi stai dicendo di scegliere se arrendermi o se tentare un’impresa disperata?"

domandò lei guardandolo negli occhi.

"Vedila come vuoi…"

affermò lui.

Lei alzò gli occhi al cielo cercando di trovare le parole giuste e facendosi forza.

"Perché? Perché non può essere tutto come quando ci siamo conosciuti?"

domandò lei.

"Lo sai bene che non si può tornare indietro nel tempo. Ma temo che comunque ci saremmo ritrovati a fare questa conversazione comunque, magari non in questo luogo, in queste circostanze, ma comunque avresti dovuto scegliere se seguirmi o meno."

Spiegò lui osservandola attentamente.

"Max, ma perché vuoi essere l’Oscuro Signore?"

domandò lei disperatamente.

"Non è una mia scelta ma un mio dovere."

Rispose francamente.

"Allora dovresti già sapere come la penso io…"

affermò lei.

"La mia limpida May… non puoi accettare una vita di terrore, di sangue e di morte… "

disse lui.

"Sì, hai ragione."

Confermò lei.

"… non la puoi accettare volontariamente. Ma io posso tentare di convincerti!"

affermò egli mentre l’attirava a sé abbracciandola saldamente.

"Troverò gli argomenti adatti per dissuaderti…"

sussurrò lui prima di sfiorarle il collo con le labbra.

Harry era in uno stato di tensione tale che gli sembrava di muoversi come un automa, come se il suo corpo camminasse senza che la sua mente fosse presente. Ormai sapeva bene che May era veramente in pericolo… scappare da Greenflame voleva dire sfidarlo apertamente.

Appena Linda lo aveva informato che la professoressa se n’era andata era subito uscito da quella grande casa e si era diretto verso l’ingresso secondario del parco. Scorse Ginny venirgli incontro

"Harry l’hai trovata?"

gli domando con voce carica di apprensione.

"No, è fuggita prima del nostro arrivo…"

spiegò lui mentre proseguiva nella sua avanzata. La giovane Weasley si affiancò a lui.

"Noi siamo riusciti a fermare alcuni mangiamorte, altri sono scappati, ma questo lato del parco è nelle mani dell’ordine…"

mentre ancora parlava il giovane vide Hermione e Ron avvicinarsi a loro

"… bisognerà entrare in casa ora…"

proseguì lei.

"No Ginny, la mia prerogativa è trovare May. Rimani qui con gli altri membri dell’ordine e perquisite la casa, mi raccomando di avvertire Silente…"

la interruppe lui

"…io andrò con Hermione e Ron a cercare May, appena puoi raggiungici con dei rinforzi."

Anche i suoi migliori amici sentirono la decisione che il giovane aveva preso.

"Ok Harry, noi veniamo con te."

Affermò la dottoressa.

Ginny partì subito verso la villa mentre i tre lasciarono il parco.

"Ron, tu e Hermione andate verso nord, io andrò verso est, non credo che sia fuggita verso sud, perché da quella parte siamo arrivati noi…"

i due fecero un cenno di assenso e poi si allontanarono inoltrandosi nella foresta.

Anche lui seguì l’esempio dei due. Avanzava con passo deciso facendo comunque attenzione a dove metteva i piedi. Ad ogni passo si ripeteva nella mente…

"Dove sei May?"

i suoi occhi scrutavano ogni minimo movimento del sottobosco. Poi, dopo una decina di minuti sentì un urlo…

"No!"

era la voce di May, l’avrebbe riconosciuta anche a miglia di distanza. Si mise a correre nella direzione da cui era provenuto quel grido, gli alberi si stavano piano a piano diradando fino a quando giunse a scorgere May in una spianata e Max a pochi passi da lei.

"Vedo che hai deciso…"

sentì la voce di Max risuonare fredda e distaccata.

"Non posso Max… non posso, è più forte di me!"

la vide tremare ma non di paura ma di orrore, di disprezzo quasi, tuttavia non per l’uomo che aveva davanti bensì per sé stessa.

"Cosa devo fare? Devo schiantarti e portarti via con me con la forza?"

lo sentì domandarle mentre si avvicinava lentamente a lei.

L’uomo gli voltava le spalle, il suo animo gli impediva di colpirlo alle spalle.

"Max fermati…"

gli disse mentre alzava la bacchetta verso di lui.

Il giovane si voltò verso il nuovo venuto.

"Oh Potter, vedo che sei ancora vivo allora… ed io che speravo di essermi liberato di te!"

affermò malignamente.

"Harry…"

sussurrò appena la ragazza vedendolo.

"Max, ti conviene lasciarla stare… non vorrà mai seguirti…"

cercò di farlo ragionare il giovane

"Coma fai a dirlo?"

gli domandò l’Oscuro Signore.

"Che senso ha avere accanto a sé una persona che è costretta solo per paura?"

chiese invece Harry non rispondendo volutamente alla richiesta dell’uomo che aveva di fronte.

"May è già con me… dovrà solo abituarsi al mio nuovo incarico… se così si può chiamarlo…"

affermò il giovane mentre si voltò nuovamente verso la ragazza che se ne stava immobile.

"Vero May che ti abituerai? Perché mi ami come io amo te, spiegalo a quel pazzo!"

disse poi alla giovane.

"Ma Max… io… io…"

la rossa non sapeva più che dire, non voleva mentire ma non voleva nemmeno aumentare la rabbia di Max, sapeva come avrebbe reagito.

"Lei non ti ama, e non potrà mai amarti!"

la risposta era stata data chiara e sicura dall’auror.

La giovane non poteva far altro che osservare i due uomini che si trovavano uno di fronte all’altro. Harry si era avvicinato a loro ed ora se ne stava a pochi metri dall’altro mentre entrambi tenevano strette tra le mani le loro bacchette.

"Lurido verme, non osare metterti in mezzo…"

parlò carico d’ira l’ambasciatore.

"Expelliarmus!"

urlò quindi verso l’auror colpendolo in pieno e scagliandolo contro un albero.

"Harry!"

gridò May vedendolo volare lontano.

Max nel vedere la reazione della giovane le si avvicinò e le afferrò un polso tenendola stretta.

"Dannazione vuoi bene più a lui che a me!"

le disse guardandola negli occhi.

"Harry è un buon amico… tu mi fai paura ormai…"

purtroppo il suo tatto non era dei migliori.

"Verrai con me anche a costo di trascinarti via!"

affermò duramente.

"Lasciala… Petrificus totalus!"

urlò l’auror cercando di colpire l’Oscuro Signore che invece riuscì a scansare l’incantesimo. Comunque nel tentativo di ripararsi Max aveva lasciato il braccio della giovane che si era allontanata da lui.

"Vuoi proprio soffrire Potter?"

gli domandò squadrandolo dall’alto in basso.

"Non credo che ci riusciresti…"

lo istigò il giovane.

"Crociatus!"

Max urlò con tutto il fiato che aveva in gola la maledizione senza perdono. Harry riuscì in qualche modo ad allontanarsi appena in tempo per non essere colpito. I suoi riflessi allenati lo avevano salvato ancora una volta.

"Cosa fai fuggi? Combatti!"

gridò Max.

"Stupeficium!"

Harry cercò di schiantarlo, ma sembrava che Max fosse troppo veloce. Non riusciva a colpirlo nemmeno con un incantesimo.

"Impedimenta!"

pronunciò un altro incantesimo che fortunatamente andò a segno rallentando i movimenti di Greenflame.

"Vieni May, raggiungimi…"

Potter richiamò a sé la ragazza che accortasi delle difficoltà di Max si avvicinò di corsa all’auror.

Ma Max era troppo forte, e l’incantesimo lanciato da Harry non durò per molto.

"Vuoi proprio morire Potter? Avada Kedavra!"

la peggiore maledizione venne scagliata dall’Oscuro Signore verso il suo nemico.

"Crociatus…"

urlò ancora Max, pensando che l’auror non sarebbe riuscito a schivare due maledizioni del genere lanciate in così rapida successione.

May nel vedere ciò si lanciò sull’auror spingendolo lontano e venendo colpita al fianco dai due incantesimi contemporaneamente, anche se di striscio. Si accasciò a terra.

"May!"

gridò Harry.

"May!"

urlò anche Max.

Potter alzò la sua bacchetta verso Greenflame…

"Petrificus Totalus!"

urlò di nuovo ma l’altro fu più svelto, si trasformò in un grande corvo nero che si allontanò nella notte. Nel punto dove pochi minuti prima c’era la sua figura ora giaceva solitaria la bacchetta di May.

"quindi è anche un animagus…"

l’auror si segnò l’informazione nel suo taccuino mentale.

Harry si precipitò vicino alla ragazza che giaceva per terra. La prese tra le braccia e posò due dita sul collo della giovane, cercando la giugulare.

Tum

Tum

Tum

Anche se flebile e lento sentì il battito del suo cuore.

"Sei ancora viva…"

pensò mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia. Fortunatamente l’Avada Kedavra non l’aveva colpita in pieno, ma era comunque in pericolo di vita.

Si rialzò da terra prendendo la giovane in braccio. Non aveva tempo da perdere, doveva portarla subito al San Mungo, là avrebbero potuto salvarla.

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo... come ben vedete il racconto è agli sgoccioli... devo trovare un finale adatto... Come al solito ringrazio chi legge e soprattutto chi commenta... siete troppo gentili. Non so se potete capire quanto mi fa piacere trovare anche solo due parole!!! Grazie Grazie...

Spero che il capitolo vi sia piaciuto... attendo commenti

Un bacione

Miyan

  
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