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Autore: TurningSun    04/09/2011    5 recensioni
Stava ancora steso sul letto. Sentiva le loro voci fuori e il braccio gli faceva ancora male. Era come se glielo avessero tagliato di netto e poi ci avessero buttato sopra del Whisky Incendiario.
Allungò il braccio sano verso la radio accanto al letto.
Doveva arrivarci e accenderla.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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4. Away from the sun
 

 And now again I've found myself so far down
Away from the sun that shines into the darkest place
I'm so far down away from the sun
That shines to light the way for me
to find my way back into the arms
That care about the ones like me
I'm so far down away from the sun again…

 
 
Continuò a fissare il mare che dolcemente si infrangeva sulla riva davanti a Villa Conchiglia.
Quante estati ci aveva passato lì, su quello scoglio proprio davanti a lui?
Era così piccolo ed ingenuo quando vi era salito sopra.
Allargava le braccia e urlava fiero ‘Io sciono il mago pù pottete di tutti! Dobete avere paurra di me!’
Puntualmente George e Fred ridevano a crepapelle e lui non capiva mai perché.
Era davvero potente quando saliva là sopra!
 
Si alzò e a passi svelti, come se quello scoglio potesse svanire da un momento all’altro, si diresse verso la sporgenza.
Quando vi fu sopra, allargò le braccia di nuovo, come quando era bambino.
Chiuse gli occhi.
Tutto quello che vide fu l’immagine di Hermione disperata, poco prima della sua partenza.
Sentiva ancora quella rabbia che si era impadronito di lui, ma ora era mista al dolore che provava per averli lasciati e la vergogna per essere caduto nelle proprie paure.
Respirò ancora l’aria salmastra e un moto di nausea lo costrinse a piegarsi in avanti, chiudendo le braccia attorno all’addome.
Non ce la faceva più.
Dentro di sé tutti quei sentimenti si dibattevano ogni giorno.
E ogni giorno quella sensazione diventava dolore fisico.
Voleva vomitare.
Voleva far uscire quel dolore da dentro di sé e sentirsi di nuovo leggero, come si sentiva da bambino quando aveva per amici solo i suoi fratelli e come amore una scopa mal ridotta.
 
“Ron!” si sentì chiamare.
Si girò verso Bill.
La luce del freddo sole non gli permise di vederlo, ma sapeva che c’era.
Rimase nella stessa posizione, come per salvare qualcosa dentro di sé.
“Torna a casa, Ron!- urlò ancora- Ti verrà una polmonite e poi dovrò avvertire mamma!”
Quello era il più terribile dei ricatti, eppure in quel momento non sentì alcuna paura.
Si chiese perché.
La risposta arrivò subito nella sua testa e un altro conato di vomito gli fece aprire la bocca per respirare un po’ di tranquillità.
La tua paura più grande è quello di restare solo e senza di lei. E l’hai appena provata. Cosa c’è di peggio nell’abbandonare il tuo migliore amico e la tua ragazza in un attimo?
Respirò a lungo con la bocca aperta. Voleva aria. Aveva bisogno di respirare per liberarsi da quel peso sullo stomaco.
“Ron… stai bene?” la mano forte sulla sua spalla e la voce del fratello gli fecero capire che era vicino a lui.
Non seppe bene il motivo, ma in quello stesso istante vomitò tutto. Sentì una mano di Bill reggergli i capelli e la fronte e l’altra reggere il suo corpo.
Era caduto inginocchiato sullo scoglio della presunzione.
Quando l’ultimo conato di vomito si fermò, cercò di alzarsi, aggrappandosi al fratello maggiore che lo teneva fermo.
Bill lo scosse per fargli alzare lo sguardo.
“Devi tornare da loro, Ron. Non puoi continuare a stare così!”
Guardò gli occhi di Bill e vide la paura e l’ansia.
“Devi trovare un modo per andare da loro! Devi scoprire dove sono ora o, almeno, diretti e raggiungerli!” disse duro per contenere la frustrazione per non poter aiutare il fratello.
“Io…”
“No, Ronald, ti ho visto fare tante stupidaggini, ma anche cose meravigliose e…”
“IO NON SO DOVE SONO!!” urlò tutta la rabbia che aveva addosso “cerco di ricordare dove volessero andare, ma io ero troppo occupato a pensare che stessero tramando qualcosa contro di me! Non so come trovarli, dove trovarli!- si liberò dalla stretta di Bill- sono stato uno stupido a lasciarli!! Hermione... Hermione mi supplicava di tornare indietro, ma..ma io non l’ho ascoltata. Volevo andarmene da loro e ora... ora… non so più come tornare da loro! Li ho persi per sempre, Bill! Non li troverò più e non potrò più aiutarli!”
Bill lo osservò con attenzione, poi parlò: “C’è sempre un modo per tornare da coloro che si ama… anche se in modi a noi incomprensibili.” Il suo tono era dolce e comprensivo. Sul suo volto era apparso un leggero sorriso di conforto.
Ma a Ron non sortì l’effetto sperato.
“E quale sarebbero?? Perché sono giorni che cerco di avere un’illuminazione su dove trovarli, ma il mio cervello è troppo bacato per poterci riuscire!”
Bill gli mise una mano sulla bocca per chiuderla e lo fissò negli occhi.
“Sono il tuo fratellone, sai che non mento mai…” e in quegli occhi così identici ai suoi, Ronald vi lesse la speranza di chi, dicendo una bugia, desiderasse che questa diventasse una verità.
Sospirò.
Nessuno sapeva come aiutarlo. Lui non sapeva come aiutare se stesso.
Abbassò lo sguardo e si fece portare in casa, tra carole natalizie e un letto caldo.
 
“…ricordi Ron? …rotto la sua…con l’auto? …non più la stessa… ne ha dovuta… una nuova…”
Osservò la radio posta sul comodino accanto al suo letto.
Doveva essersi sbagliato.
Probabilmente era un’allucinazione dovuta dalla troppa voglia di sentirsi chiamare.
Non poteva essere Hermione.
Qualcosa dentro di sé, però, gli ripeté che quella doveva essere la voce di Hermione. Perché lui l’avrebbe riconosciuta a occhi chiusi, anche se lei stesse bisbigliando! Aveva imparato a capirne ogni sfumatura, ogni silenzio, ogni pausa.
Sentì uno strano calore provenire dalla tasca del maglione.
Mise la mano nella tasca e la tirò fuori.
Aveva tra le dita il Deluminatore di Silente.
Automaticamente, lo fece scattare e la luce nella stanza venne meno, come a voler rivelare una luce più calda e luminosa, che brillava al di fuori della finestra.
Ron la fissò come meravigliato, non tanto perché fosse uscita dal Deluminatore, ma perché sembrava chiamarlo o invitarlo ad uscire e seguirlo.
Sorrise come uno stupido: ora tutto sembrava possibile.
Cercò un pezzo di carta e velocemente scrisse: I fratelli maggiori hanno sempre ragione. Ron.
Prese il suo zaino, il suo giacchetto ed uscì nel vento freddo di quella mattina, che aveva portato la neve su Villa Conchiglia.
La piccola luce sembrò avvicinarsi danzando verso di lui, come una piccola fata che esultava, felice che lui avesse compreso.
Ron non poté non sorridere a quella vista e si fece più vicino. La distanza tra di loro diventò minima e quando gli entrò nel petto, sentì un’ondata di calore e non seppe come, ma in quell’istante, capì dove doveva andare.
E si smaterializzò.
 
*
 
“Ehi! Siete qui??” continuò ad urlare per ore.“Rispondete, vi prego!! Sono io!!”
Erano ore che urlava, cercando di farsi sentire dagli amici, ma sembrava tutto vano.
Che loro non fossero lì?
Ma la piccola palla di luce lo aveva portato fino a lì! Lui si fidava di quella luce!
Aveva sentito qualcosa. Non sapeva cosa, ma quel calore che aveva sentito, aveva portato via tutta quella pesantezza, quella paura di non trovarli più.
E ora...
Ora aveva di nuovo quella paura di non trovarli più.
Aveva paura che quella fosse stata solo una vana speranza.
Guardò oltre le fronde degli alberi che si ergevano attorno a lui e notò, con sorpresa, che il sole era tramontato da almeno un paio di ore. E lui non se n’era nemmeno accorto.
Notò, con ulteriore sorpresa, che la propria gola bruciava sia per il freddo che per lo sforzo e che il suo petto si alza ed abbassava velocemente.
Si rese conto che la paura di non trovarli aveva battuto qualsiasi dolore fisico.
Sospirò.
‘Miseriaccia, si sono spostati ancora…’ giocherellò un attimo con il Deluminatore.
Aveva fiducia in quella piccola palla di luce.
Guardò ancora le stelle e la cercò, speranzoso che potesse di nuovo aiutarla, per la terza volta.
Non la trovò. Nessuna luce era come la sua.
Si sorprese a sorridere come un ebete.
‘Forse questa volta non può aiutarmi… forse la luce di cui avrei bisogno questa volta è la sualei saprebbe cosa fare…’
Il cuore aveva perduto un battito e un po’ di quel calore, rubato alla piccola luce, tornò ad impossessarsi di lui.
Sarebbe rimasto lì per la notte e il giorno seguente avrebbe continuato a cercarli fino a che tutto il fiato in corpo non fosse finito.
Sistemò il sacco a pelo che aveva nello zaino a terra, sotto un abete, e vi si sistemò dentro.
Le mani sotto la testa e lo sguardo fisso alle stelle, che ora gli facevano da soffitto.
Inspirò l’aria fredda e secca profumata dagli alberi, chiuse gli occhi, e gli sembrò di tornare nella sala di Grimmauld Place, sdraiato esattamente nella stessa posizione.
E di sottofondo, la piccola radio assunse un tono diverso…
 
“Perché non ci leggi qualcosa invece di tenerti questa sublime lettura soltanto per te?” la sfidò Ron abbassandole il libro dalle mani.
“Perché non ho tempo per fare la maestrina!”
“Eddai… stai tutto il giorno a leggere quelle magnifiche storie e non ce le racconti nemmeno! Mamma ce le leggeva sempre prima di andare a dormire!”
Hermione sospirò rassegnata. “Quale vuoi sentire Ronald?”
Ron si mise sdraiato a terra, trionfante della battaglia vinta. “Ehm… vediamo… Quella della Fonte della Buona Sorte… credo ci farà bene sentire qualcosa di allegro!”
“Che succede qui?” chiuse Harry arrivando dal bagno.
“Hermione ci leggerà una fiaba!!” disse eccitato, puntellando i gomiti sul pavimento. “Mettiti sul divano, muoviti!!”
Hermione guardò Harry che, con una scrollata di spalle, accettò l’invito e si sistemò sul suo divano.
“Dai Hermione.. leggi!”
C’era una volta un giardino segreto, protetto dalla magia più antica e più forte.
Al suo interno era custodita la Fonte della Buona Sorte.
Una volta ogni anno, un uomo o una donna sfortunati, avevano la possibilità di entrare nel giardino e bagnarsi con l’acqua della fonte magica per ottenere per sempre la buona sorte.
Molte persone, maghi e non, si mettevano alla ricerca della Fonte della Buona Sorte, accorrendo da ogni angolo del regno
“Io ci sarei andato almeno tre volte all’anno!” aveva ridacchiato Ron, sdraiato a terra, accanto al letto provvisorio di Hermione, nella sala di casa Black. “Forse Harry avrebbe potuto comprarla con tutti i Galeoni che ha alla Gringott!”
“Oh, per favore Ron! Non volevi sentire la storia??” ribatté Hermione seccata per l’interruzione.
“Fino a prova contraria iosono l’unico qui che conosce queste storie!” aveva borbottato sorridendo.
“Allora perché non la leggi tu?” disse acida.
“Perché… perché tu sei più brava a leggere…” l’aveva guardata sorridendo, mentre le orecchie avvampavano e si coloravano di rosso. Sorrise ancora di più quando vide le guance della ragazza diventare purpuree.
Hermione ricominciò a leggere, con tono soave ed espressivo.
“…Proprio durante questa ricerca, tre streghe s’incontrarono. Ognuna di loro cercava la fonte per porre rimedio alla propria infelicità.
La prima, Asha, era ammalata di una grave malattia che nessun Guaritore era riuscito a curare. Sperava che la fonte avesse potuto restituirle la salute. La seconda, Altheda, era stata derubata e umiliata da un mago. Sperava che la fonte potesse donarle ricchezza e annullare la sua sensazione d’impotenza. La terza, Amata, era stata abbandonata dall’uomo che amava. Sperava che la fonte potesse donare pace al suo cuore infranto…”
“Una messa meglio dell’altra, eh??” buttò lì Ron, ridacchiando e provando ad alleggerire il clima cupo e silenzioso della stanza. Ma tutto quello che ricevette in cambio fu un’occhiataccia di Hermione e una cuscino in faccia da parte di Harry. “Ehi! Sembrate due mummie!” si difese subito.
Hermione sospirò scuotendo la testa, poi riprese.
Le tre donne decisero, così, di continuare insieme la loro ricerca, poiché tre menti lavorano meglio di una.
Durante il viaggio, trovarono un muro ricoperto di piante rampicanti, inciso da una crepa dalla quale, alle prime luci dell’alba, filtrava la luce solare.
Le piante si mossero e cinsero la povera Asha, trascinandola all’interno, ma quella afferrò le vesti di Altheda e la trascinò con se. Altheda afferrò, a sua volta, le vesti di Amata e prima che anche loro fossero inghiottite dalla vegetazione, Amata viene afferrata da un cavaliere, ma anche lui finì inghiottito dal muro.
I quattro si ritrovarono nel giardino incantato della Fonte della Buona Sorte. Quando Asha e Altheda si resero conto che, a loro si era unito un nuovo contendente al bagno nella fonte, s’innervosirono. Sir Senzafortuna così, rinuncò al bagno comprendendo che le tre donne erano tre Streghe...”
“E il cavaliere da dove veniva fuori?” chiese Harry dubbioso.
“Mamma diceva sempre che il cavaliere aveva seguito le tre donne perché si era innamorato di una di loro… Fred invece diceva sempre che quel cavaliere doveva essere per forza Sir Nicolas-senza-testa perché viene fuori nei momenti più sbagliati e perché doveva essere davvero brutto sennò le tre donne lo avrebbero invitato di sicuro con loro!”
I tre risero insieme, ma poco dopo il silenzio tornò più pesante di prima.
Di sicuro stavano pensando ad Hogwarts, a cosa stesse succedendo lì.
Il pensiero andò subito a Ginny e guardò Harry, che probabilmente aveva le stesse idee. Poi si girò verso Hermione e vide gli occhi nocciola inumiditi dalle lacrime.
Le accarezzò il ginocchio e le sorrise dolcemente, quando lei alzò lo sguardo. “Continua a leggere… sei davvero brava…”
Ricevuto un sorriso tirato dalla riccia, Ron chiuse gli occhi per ascoltare meglio.
Amata, tuttavia, insistette perché il cavaliere non rinunciasse al suo desiderio e lo convinse ad unirsi a loro.
Così i quattro ripartono insieme. Durante il cammino, però, gli si parano dinanzi tre prove.”
“Ed ebbe inizio il Torneo Tre Maghi!” disse a voce bassa, ma entrambi gli amici lo sentirono perché risero piano.
“…Nella prima affrontarono un ripugnante serpente gigante che domandò loro di mostrargli una prova del loro dolore.
…Nella seconda prova dovettero affrontare un ripido pendio, dove gli venne chiesto il pegno di pagare con i frutti delle loro fatiche.
…Nella terza e ultima prova, i quattro viaggiatori, si ritrovarono ostacolati da un corso d’acqua.”
“Beh, fortuna che era una storia allegra, Ron!” constatò Harry. Borbottò qualcosa di rimando e si ammutolì.
“…Giunsero così alla Fonte della Buona Sorte, ma in quella, a pochi metri dall’acqua, Asha ebbe un collasso e non riuscì a raggiungerla per la troppa sofferenza. Era quasi in fin di vita quando, finalmente, Altheda riuscì a portare a termine una pozione da somministrare alla compagna. La miscela però fu talmente potente da guarire completamente la ragazza dalla sua malattia
“Questa sei tu Herm… senza di te non saremmo arrivati da alcuna parte…” disse Ron in modo, stranamente, dolce.
Gli era uscito di getto e ormai non poteva più rimangiarselo.
Guardò verso Harry sperando che non avesse sentito e, ringraziando la sua buona sorte, vide l’amico che dormiva beatamente.
Poi guardò di sottecchi la ragazza che aveva ripreso il colorito rosso sul viso e balbettava qualcosa.
“Oh… non essere sciocco… io…”
“Continua a leggere…” Ron le aveva preso la mano e aveva iniziato a giocare con le sue dita.
“…Asha così, non ebbe più bisogno di bagnarsi nella fonte e il suo posto ai suoi compagni. Altheda si rese conto di avere particolari capacità curative. Rinunciò, così, anche lei al bagno nella fonte e lasciò il suo posto ai compagni.
Amata, invece, comprese d’aver restituito pace al suo cuore infranto nel momento in cui liberò la mente dai ricordi del suo amato, comprendendo quello che l’uomo era realmente: crudele e infedele.
Anche Amata, rinunciò così al bagno nella fonte e indietreggiò lasciando il suo posto a Sir Senzafortuna. Il cavaliere, felice della sua fortuna, entrò nella fonte, si pose in ginocchio ai piedi di Amata e la chiese in sposa.”
Nel leggere le ultime righe, Hermione guardò Ron che continuava ad accarezzarle la mano con movimenti lenti.
Ron alzò lo sguardo su di lei, sorridendo.
Si fissarono per alcuni secondi o minuti.
Le mani si strinsero ancora di più.
Non voleva lasciarla andare.
Avrebbe voluto chiederle di fargli spazio su quel divano e lasciare che l’accarezzasse tutta la notte.
Ma non poteva mettere in parole quelle richieste.
E se l’avesse rifiutato?
Accantonò le sue paure e prese il libro delle fiabe dal grembo di Hermione, con la mano libera.
“Sei bravissima a leggere le storie…” sorrise dolcemente.
“Te ne leggerò quante ne vuoi, quando vorrai…”
Aveva visto tante volte quegli occhi accendersi di una luce felice, ma quella volta in quegli occhi ci vide qualcosa di più.
Sapeva che quella era la vera luce di Hermione Granger.
‘Io sarò il cavaliere Senzafortuna… sarai la mia Amata…?’
E così, giurando in silenzio dentro di sé, baciò la mano di Hermione e tornò disteso sul pavimento.
Senza lasciarle la mano.
Aveva visto la risposta in quegli occhi.
Aveva avuto la risposta da quella luce.
Avrebbe solo dovuto seguirla e tutto sarebbe andato a posto.
 
 
Sentì dei movimenti attorno a lui.
Si alzò in piedi e cercò di vedere cosa si muovesse attorno a lui.
Una cerva d’argento si muoveva sinuosa tra gli alberi.
Una sagoma nera la inseguiva.
E subito capì.
L’unica persona che potesse evocare un Patronus a forma di cerva era Harry.
Il cuore iniziò a battergli all’impazzata nel petto.
Li aveva trovati.
Era tornato a casa!

 

…Lights will guide you home
and ignite your bones
And I will try to fix you…

 
 
NdA: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Non farò la paternale, tranquilli, voreri fare solo alcune piccolo precisazioni! :D
La prima: la storia della Fonte della Buona Sorte è una fiaba che si trova ne ‘Le fiabe di Berda il Bardo’. Ho dovuto taglarne dei pezzi perché sennò sarebbe stata un po’ troppo lunga, ma spero che vi abbia incuriosito un po’.
La seconda: so bene che Harry non evoca una cerva come Patronus, ma sappiamo che Ron nel momento in cui la vede si sbaglia, rivelando poi che in effetti gli sembrava un po’ diverso.
  
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