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Autore: PrincesMonica    04/09/2011    12 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
 
Monica aveva osservato tutta la mattina quel via vai incredibile in casa Metrejon. Fin da quando si era svegliata, era stata sballottata come una trottola a conoscere chiunque passasse per la porta. Aveva visto decine di volti e in tutti loro aveva trovato qualcosa che le ricordasse Jared, anche solo una piccola espressione. Purtroppo faceva una difficoltà estrema a ricordare i nomi di tutti quanti  soprattutto perchè Jared non aiutava assolutamente. E neanche Shannon. Se ne erano spariti nel bel mezzo della mattina e pareva che nessuno li avesse visti. Gabrielle aveva girato come un’anima in pena fino a quando una sorridente Julie non era andata a recuperarla. A quanto pare non solo Shan con lei sarebbe andata in bianco, ma era probabile che stesse giocando al gatto e al topo con la sua bambolina. Era decisamente una strana situazione.
“Va tutto bene?” Costance le stava porgendo l’ennesimo the freddo. Zia Margot insieme ad altre donne, si era chiusa in cucina per iniziare i degni festeggiamenti del raduno e lei era obbligata a non muovere un dito, in quanto super ospite della settimana.
“Diciamo di sì. Solo che non sono abituata ad avere così tanta gente intorno. Cioè... tutta una famiglia così grande.”
“Lo so, non siamo in pochi ed è questo il bello di questi raduni. Purtroppo credo di non essere riuscita a farli apprezzare anche ai miei figli.” E sospirò. “Per fortuna Shannon si diverte sempre, ma Jared... mi sembra un’anima in pena. Ammetto che mi sono stupita di vederlo prendere il volo, avrei scommesso che si sarebbe trovato qualcos’altro da fare.”
“Forse vuole semplicemente farti felice. Lo sai che ci tiene particolarmente.”
“O forse è per merito tuo.” Monica rischiò di strozzarsi con il the. “Da quando ti ho conosciuta, ho sperato che tra voi ci fosse qualcosa. Invece lui ha scelto... un’altra. E poi il suo lavoro. Avevo perso le speranze, lo giuro.”
Monica non sapeva cosa dire: era andata sul sicuro che Jared avesse detto a sua madre che lei era solo la ragazza della settimana per poter far contenti i parenti. Invece pareva che anche per lei fosse la sua fidanzata, quella... diamine, quella giusta!
Deglutì e sorrise. “Veramente non so neanche io dove arriveremo. In fondo stiamo assieme da pochissimo.”
“Ma lo conosci da anni, praticamente. Conosci i suoi pregi, ma anche i suoi tantissimi difetti.” Posò il bicchiere e la guardò seria: “Sono sua madre, ma non sono così cieca da non sapere che Jared è pieno di difetti che normalmente le sue fan tendono a voler dimenticare o a far passare in secondo piano. È per questo che sono molto felice di vedere te al suo fianco. Non sei una ragazzina, ma una donna adulta. Credo che potresti fargli molto bene.”
Monica sorrise imbarazzata: odiava quel genere di discorsi quando li affrontava con i genitori dei suoi veri ragazzi, figuriamoci con la madre di uno che manco lo era.
“Non credere, Constance, anche io sono piena di difetti. Magari sarà colpa mia se la storia non funzionerà.”
“Semmai non funzionerà a causa di entrambi. Oh Gesù... eccola.” Monica si voltò verso la porta, dove fece la sua apparizione una donna che aveva la stessa età di Costance, ma decisamente più appariscente. Aveva i capelli rossi chiaramente tinti e decisamente rovinati dal tempo, un top leopardato e un paio di jeans stretti. Aveva il fisico per portarli, ma alla sua età, che si denotava dalle rughe attorno agli occhi e alle labbra, erano fin troppo esagerati. Specie il top. Alla lunga a Monica sembrava addirittura ridicola e le scarpe rosse con i tacchi davano quel tocco di cafonaggine che non guastava mai.
“Costance, ma che bello è rivederti!”, urlò verso di loro e andò direttamente ad abbracciare Constance che non sembrava propriamente felice, ma rideva di circostanza.
“Franny, sono anni che non ti vedo e non sei cambiata per niente.”
“Che vuoi, il Botox può fare miracoli a volte.” Monica fece una smorfia. Era evidente che quella donna fosse particolarmente rifatta e si chiedeva come poteva andarne anche fiera. Il lavoro, alla fine, non era stato poi dei migliori. “E questa chi è? Non una Metrejon di certo.”
“Lei è Monica, la ragazza di Jared.” L’interpellata si sentì due oggi grigi, simile e assolutamente diversi da quelli del suo presunto fidanzato, puntati addosso. La stavano squadrando dalla testa e sembravano decisamente divertiti da quello che vedevano.
“Mi aspettavo qualcosa di diverso. Jared mi è sempre sembrato un tipo piuttosto selettivo.”
“E lo sono tutt’ora, zia Franny. Come sempre, è un piacere rivederti.” Jared aveva fatto la sua apparizione silenzioso come un gatto, stupendo tutti. Abbracciò Monica da dietro le spalle, poggiando il mento sulla sua spalla.
“Ovviamente è reciproco. Sei cresciuto.” La fiera della Banalità. “Del resto è ovvio, anche il mio George è diventato grande.”
“E immagino che sarà qui.”, chiese Costance.
“Certo, arriverà a breve. Sapete, lui ha un lavoro serio.” E se ne andò a fare gli onori di casa da zia Margot.
“Come a dire che io e Shannon non lavoriamo.” Digrignò tra i denti Jared e stringendo con forza Monica.
“Tesoro, mi fai male.” Gli disse prendendogli la mano e portandolo fuori casa. Constance li guardò con una punta di rammarico: forse aveva capito la pena che provava il figlio per quella riunione di famiglia. “Quindi quella è la fantomatica zia Franny. Capisco perchè non ti piace.” Si sedettero sugli scalini della porta posteriore, in modo da essere lontani dalla folla.
“Quello che mi dà più sui nervi è non poter risponderle a tono.”
“Ma che si fotta lei e suo figlio con il lavoro serio! Cazzo Jay, sei un musicista ed un attore famoso. Hai più soldi di tutti i tuoi parenti messi assieme, hai visto cose in giro per il mondo che loro se le sognano la notte e ti fai problemi per una bigotta rifatta? Dai, questo non è il Jared che conosco io e se ne frega.”
“Hai ragione, ma da quando sono qui... bha, è uno schifo. Perchè sono venuto?”
“Perchè nonostante quella facciata da cattivo ragazzo, sei un buono. E soprattutto vuoi tanto bene alla tua mamma.” Monica rise, cercando di stemperare la situazione. L’idea di avere Jay di cattivo umore per una intera settimana, non le faceva fare salti di gioia. “Sei un mammome, questa è la verità!” e lo abbracciò stretto, accarezzandogli i capelli lunghi.
Jared rimase stupito da quella cosa, annusò i capelli ancora leggermente umidi dalla doccia di quel mattino che sapevano di balsamo. Le sue dita lo accarezzavano dolcemente, in una maniera che ricordava fin troppo quello di sua madre quando lui e Shannon avevano la febbre.
“Il perchè di tutto questo?”
“Ci sono almeno cinque o sei parenti che ci stanno guardando dalla finestra del... credo che sia la sala grande.”
“Ottima motivazione. E poi ammetto che non è così male stare appoggiato a te. Sei morbida.”
“E immagino che per te sia una cosa assolutamente nuova.”
Jared si sistemò meglio, finendo con la testa sulle sue gambe e allungandosi lungo lo scalino.  “Non troppo, tutto sommato.”
“Ma per favore, il tuo standard è una tavola da surf bionda. Dubito che tu abbia mai palpato una tetta... a parte quelle di Natalie durante la lavorazione di hurricane.”
“Ti stai offrendo per farmi toccare le tue?”
“Certo che no. Idiota.”
“Finirà che implorerai perchè te le tocchi.”
Monica gli diede una sberla e poi si chinò: chiunque li vedesse da dietro, avrebbe visto una coppietta che si stava baciando. In realtà Monica gli era arrivata così vicina da toccarlo con il naso e da sussurrargli: “Sei un cretino.”
“E tu mi adori per questo.”
“Non dirlo in giro però.” Scoppiarono a ridere e questo fu il segnale per tutti gli spioni di lasciarli in pace. “Saremo stati abbastanza convincenti, secondo te?”
“Io sono un attore... sono stato perfetto.”
Monica neanche ripose, l’ego di Jared era qualcosa di assolutamente riconosciuto in tutto il mondo.
“Dici che dobbiamo rientrare?”, chiese Monica.
“Ovviamente, non vorrei farti perdere il piacere di parlare con Franny e il suo perfetto figliolo.”
“Dal tuo tono di voce, questo George deve essere uno spasso.” Jared guardò la porta sul retro della casa. Non aveva proprio voglia di tornare in quel covo di vipere che lo attendeva come un plotone di esecuzione.
“Vieni con me.” Mano nella mano camminarono per il parco, sotto l’ombra creata dagli alberi. “George sa essere veramente un tipo affascianante. È un affabulatore nato, non per nulla fa l’avvocato a New York. Ha un bel sorriso, un bel volto. Insomma, capisco perchè piaccia alla gente. Il problema è che sotto sotto è uno stronzo di merda.”
L’unica cosa che Monica sapeva di dover fare in quelle occasioni, era di rimanere in silenzio: la gente parlava quando aveva qualcosa da dire e Jared aveva bisogno di sfogarsi. “Si divertiva a prendermi a pugni quando era piccolo, ma stranamente scappava sempre quando arrivava Shannon. Lui aveva sempre i vestiti migliori, tutti i giochi che voleva... e noi vestivamo con cose trovate ai mercatini dell’usato.” Sospirò “Sembro uno stupido, vero?”
“No, mi sembri semplicemente un uomo con una gran voglia di rivalsa. E credo che questo ti abbia fatto diventare quello che sei, guardacaso un personaggio famoso. Gli hai dato punti a questo George. E comunque penso che per quanto possa essere affascinante, non sarà mai bello come te.”
“Oh, oh, detto da te è un complimento doppio. Come mai tutta questa gentilezza?”
“Solo perchè ti vedo frustrato. E poi perchè in fondo sai benissimo di essere bello e ti diverti a giocarci sopra. Sono una donna con gli occhi e gli occhiali che funzionano. È inutile che dica che fai schifo, quando sei considerato uno degli uomini più belli del pianeta. Insomma, sarei una falsa bugiarda.”
“Non saresti la prima, lo sai?”
“Non mi piacerebbe esserlo. Non voglio mentire a nessuno in generale men che meno al mio uomo. A proposito, tua madre è convinta che io sono la donna perfetta per te.”
“Ah sì? E come mai?”
“Perchè forse qualcuno non gli ha detto niente di noi?”
Jared sorrise: “Bhe, così siamo più spontanei. Dai, solo sei giorni e poi non sarai più la mia ragazza.”
“Non è che la cosa mi dia fastidio, è solo cercare di capire che cosa posso dire o meno. Quindi in definitiva solo Shan sa che tra me e te non c’è assolutamente nulla, no?”
“Esatto. E comunque lui sta spingendo sul metterci assieme.” Lo sguardo di puro stupore di Monica lo fece quasi ridere. “Vuole che mamma sia felice con almeno un figlio sposato e siccome lui non ha intenzione di infilarsi l’anello, dovrebbe toccare a me.”
“Un ragionamento che non fa una grinza.”
“Ma si fotta.”
Erano tornati in casa. Metà famiglia, la parte femminile, era rinchiusa in cucina. Se tutte loro avessero fatto da mangiare, pensò Monica, solo quel giorno avrebbe messo su due taglie di pantaloni.
Nel frattempo gli uomini stavano in salotto a guardare qualcosa alla TV o a parlare con un uomo che stava bellamente parlando a voce alta. Shannon dava loro la schiena, ma sembrava divertito dalla situazione.
“Eccolo qui, il fantastico George DeVille, mio cugino di secondo grado. Sta già dispensando consigli a tutti, non perde nessuna opportunità di trovarsi dei clienti.”
Seduto su una poltrona, stava comodo un uomo dall’età stimata di quarant’anni, o forse Monica sapeva che doveva essere così, dato che aveva passato l’infanzia a rompere le scatole a Jared. Aveva un bicchiere di bourbon in mano ed era vestito con un perfetto completo grigio piuttosto costoso, una camicia bianca, la cravatta e un paio di scarpe che da sole costavano quanto il suo affitto mensile a Los Angeles. Tutto di quello che indossava denotava soldi e potere. Quando vide che una ragazza era in sala, si alzò e molto galantemente le fece il baciamano.
“Una nuova Metrejon che non ho mai avuto il piacere di conoscere.” Monica rimase stupita: l’altezza e la prestanza fisica erano simili a quelle di Shan. L’uomo davanti a lei non era molto alto, anzi, la superava appena di poco. Inoltre aveva un fisico possente, le spalle larghe e la vita stretta. Eppure l’espressione era identica a quella di Jared. Gli occhi grigi erano grandi, quasi sproporzionati, ma a differenza di quelli del cantante, erano freddi e calcolatori. Monica non si sarebbe stupita se in quel preciso momento stesse contanto quanti soldi valeva lei e quello che portava addosso. La sua bocca sottile si schiuse in un sorriso seducente: se lei non fosse stata abituata ai Leto da tanti anni, ci sarebbe caduta con tutte le scarpe. “Io sono George DeVille, avvocato penalista. E lei è?”
“Monica Cross, scrittrice. Nonchè la fidanzata di Jared.” Mettiamo il carico da undici, pensò. Non vide Shannon sorridere sotto i baffi.
George fissò prima lei e poi Jared che la stava ancora tenendo per mano e fischiò fintamente ammirato. “Ma guarda che bravo il cugino, ci hai messo quanto? Dieci anni a trovartene una seria.”
Monica sentì la sua mano venir stretta più del dovuto.
“L’importante è che ci siamo trovati. L’amore non deve nascere a comando quando vuole uno.” La risposta della ragazza fece ammutolire più di qualcuno, fino a quando George scoppiò a ridere.
“Ma certo, che avevi capito? Sono felice che Jared non sia più solo. Dai cugino, vieni a farti una bevuta con noi, mentre le nostre donne cucinano.”
Monica scosse la testa e fu ben felice di lasciare la stanza: aveva parlato con quel pallone gonfiato per meno di un minuto e già aveva voglia di prenderlo a pugni. Lanciò un’ultima occhiata a Jay che la fissava disperato e se ne scappò in camera sua, convinta che, almeno lì, nessuno le avrebbe dato noia.
Intanto Jared, nella disgrazia, aveva avuto un po’ di fortuna: riuscì a defilarsi con Shannon che subito gli chiese: “Come stai fratellino?”
“Mi sembra di vivere in un incubo. Vorrei mandare tutta questa gente a cagare. Inoltre manco me li ricordo tutti. Credi che mamma ci abbia trascinato qui per vendicarsi di qualcosa di terribile che abbiamo fatto? Avanti, non ci meritiamo delle digrazie simili, ti pare?”
“Ma dai, non è poi tanto male! Te lo ricordi zio Paul? Quando avevi otto anni incendiò il tacchino della Festa del Ringraziamento. Mangiammo solo i contorni quella sera... quanto cazzo era sbronzo!”
“Sul serio? Perchè non me lo ricordo?”
“Perchè già all’epoca eri rincoglionito. Toh, bevi e dimentica.” Il liquido ambrato nel grosso calice, scese incendiando la gola di Jared: era da un po’ che non beveva super alcolici e quindi posò il bicchiere sulla mensola del camino.
“Ma sei pazzo?” chiese  Shan, che invece reggeva benissimo qualsiasi cosa fosse formata da alcool.
“Tu non stai bene.”, ribadì Jared.
“Invece sto da Dio. Credo che l’aria della Louisiana mi faccia bene. Non trovi anche tu che sono rinvigorito? E sì che stamattina ci ho dato dentro con Gabrielle. Quasi mi spiace che se ne vada, ma almeno avrò la possibilità di provarci con Sandra.”
Sandra? E chi era quella? Jared cercò di scartabellare nel suo cervello alla ricerca di questa fantomatica Sandra, ma era nebbia fitta.
“Sandra è la figlia del nipote di zio Lou, il fratello di Zia Margot.”
“E dovrei ricordarmela perchè?”
“Perchè ha un paio di tette da far risvegliare i morti.”
Jared scosse il capo. “Se dovesse andarti male la carriera di batterista, puoi tornare qui a metterti a scrivere le dannate memorie di questa famiglia.”
“Solo perchè tu non ti ricordi nulla al di fuori di quello che ti interessa, non significa che anche per gli altri è la stessa cosa. Senti, tu hai voluto onorare mamma portandoti una bella e brava fidanzatina? Bene, io l’ho fatto imparandomi a memoria nomi, discendenze e facce di tutti ‘sti cazzo di parenti.”
Suo malgrado Jared era sorpreso: fino a quel momento si era posto solo il problema della rispettabilità di coppia e aveva creduto che Shannon si fosse altamente fregato di quello che voleva sua madre. Invece aveva dimostrato di tenerci moltissimo a lei, tanto da voler farsi onere di ricordarsi tutti. Non era cosa da poco. “Hai pienamente ragione. Scusami, Shannon.”
“Tu che chiedi scusa? Dovrò segnarmelo sul calendario.” I due si sorrisero complici. “A proposito... carina la scenetta. Sai che mano nella mano siete veramente deliziosi?”
“Shannon, non metterti di nuovo a far discorsi che non stanno nè in cielo nè in terra.” Ma il batterista continuò: “E poi quella presa di posizione.... sono la ragazza di Jared. Era proprio convinta.”
“È una scrittrice, è ovvio che sa inventare le cose.”
“Secondo me non inventa nulla... e non devo neanche mettermi a fare agenzia matrimoniale con voi. Scommetto che entro la settimana finite a letto. L’aria della Louisiana fa miracoli.”
“Attento con le scommesse, potresti perdere le mutande sparando cazzate a nastro.”
Shannon prese il suo bicchiere e si versò altre due dita di bourbon: fissarono George che dal suo trono arringava la folla come se fosse in tribunale.
“Quanto mi sta sul cazzo quello.”, mormorò Shan prima di bere.
“A chi lo dici...”
“Ah Jay?”
“Dimmi.”
“Ti ricordo che non porto le mutande.”
   
 
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