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Autore: Cheshire Kitten    05/09/2011    11 recensioni
AU. Quando sei giovane ed innamorato, cosa puoi volere di più dalla vita? Tutto e Niente.
Tratto dal 2° capitolo:
*La odiava, la odiava dal profondo. Odiava la facilità con la quale faceva in modo che la odiasse ed amasse allo stesso tempo, i due sentimenti in costante conflitto, talmente opposti da straziarlo e troppo vicini per poterli distinguere, fusi in un unico potente qualcosa che lo manteneva vivo solo per poterlo uccidere lentamente.
Forse la odiava perchè faceva in modo tale che la amasse così inevitabilmente da renderlo schiavo dei suoi sentimenti, da renderlo debole, da renderlo capace di sentire tutto, dolorosamente tutto, e negargli così l'indolenza del cuore.
Cuore. La odiava anche per le innumerevoli acrobazie a cui sottoponeva il suo cuore, povero cuore, il cui unico compito sarebbe dovuto essere quello di pompare il sangue, ora si ritrovava a dover incrementare il battito ogni qualvolta quella creatura dalla bellezza immortale si concedeva ai suoi occhi; si ritovava a doversi spezzare con la consapevolezza di non poterla rendere felice; si ritrovava a ribellarsi alla sua gabbia toracica nel vederla preda di un altro uomo.*
"Sai che quando ti odio, è perchè ti amo con una passione tale che mi scardina l'anima."
Julie de Lespinasse
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Eleanor Waldorf, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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                                                                                                          He's Got The Moon On Fire
           



All the commotion, the kiddie-like play, has people talking.
With the moon I run far from the carnage of the fiery sun.
With a fire in my bones and the sweet taste of kerosene,
I get lost in the night, so high I don't want to come down.
Hot as a fever, rattling bones
I can just taste it.
Soft lips are open
Knuckles are pale
Feels like you're dying
You broke my mouth, the bloody bits are spitting out.
And your sex is on fire, consumed with what's to transpire.
Kings of Leon - Mash-up





Era una notte tranquilla, troppo tranquilla, e quel silenzio lo stava soffocando  non facendo altro che alimentare la sua inquietudine, un brutto presentimento a comprimergli il petto.
Ebbe la certezza che qualcosa non era andato secondo i piani quando al posto della minuta fanciulla dalle trecce color mogano si trovò davanti la 'madre' di tutti i problemi.

"Lady Waldorf, a cosa devo l'onore?"

"Charles... non posso dire di essere sorpresa di vederti quanto indubbiamente sei sorpreso tu di vedere me." Rispose Eleonor Waldorf, il sontuoso abito in velluto blu e la sua aria di superiorità unici stendardi dell'importanza che aveva un tempo.

"Tagliate corto, non perdiamoci in inutili convenevoli." Suggerì Chuck, ansioso di terminare il prima possibile il suo tormento, inconscio del fatto che il tormento non era neanche iniziato.

"Sai caro," Cominciò Eleonor in falso tono materno "qualche ora fa mi è capitato per sbaglio di origliare una conversazione alquanto bizzarra tra mia figlia e la sua amica Serena... come puoi ben immaginare, non ho potuto fare a meno di prendere provvedimenti."

"Che cosa avete fatto?" Le chiese improvvisamente brusco Chuck mentre sentiva il nodo alla gola farsi sempre più stretto.

"Ti basti sapere che non mi è risultato difficile farle recapitare un falso messaggio nel quale le chiedevi di rimandare di qualche ora il vostro... incontro." Rispose gelida e contenuta, il bustino tanto stretto da costringerla a mantenersi immobile come una statua. "A quanto pare, le fedeli amiche di Blair non sono tanto fedeli quanto sembrano." Concluse con un sorriso tirato, quasi come se il mancato rispetto portato alla figlia fosse contemporaneamente motivo di perversa gioia e di immensa delusione.

"Vi prego di non dilungarvi."

"Come ben sai mia figlia è piuttosto testarda," Sospirò lei amaramente "e anche se potrei costringerla a sposarsi, non credo che i signori Archibald e Vanderbilt apprezzerebbero una camicia di forza sull'abito da sposa."

"Potete sempre ricattarla, non sarebbe la prima volta."

"Non credere che non ci abbia pensato," ribattè Eleonor con una naturalezza che gli gelò il sangue. "Ma vedi, in questo modo la sua indisponenza ed ostilità rovinerebbero ogni possibilità di una felice unione."

"Sapete bene che Blair farebbe di tutto per rendervi orgogliosa di lei, quindi, non credete che se questa volta non si è curata del vostro giudizio è perchè la questione è seria? Non importa se la ricattate, se la costringete con la forza o quant'altro, non sarà mai una felice unione. "

"Potrebbe esserlo se la smettessi di tormentarla." Rispose lei facilmente ed alzando il mento come per provare la validità della sua affermazione.

"Io non tormento proprio nessuno, è lei che scieglie di stare con me, e potete starne certa, con o senza il vostro consenso, io sposerò vostra figlia." La informò con la mascella serrata ed il tono fermo nonostante stesse sudando freddo.

"Non ti permetterò di rovinarle la vita." Dichiarò secca Eleonor.

"Quando mai le è importato di vostra figlia? Oh, aspettate, suppongo che adesso che avete l'opportunità di servirsene non vi sarà risultato difficile farvela entrare nel cuore."

"Qui non si stà parlando dei miei metodi educativi o del rapporto tra me e mia figlia, qui si parla di ciò che è meglio per Blair."

"Certo, perchè lvoi ovviamente avete a cuore la sua felicità." Rispose Chuck maligno.

"Puoi non credere alla mia buona fede, ma almeno dà ascolto alla tua; tu vuoi il suo bene, vero?"

"Assolutamente si, e spenderò il resto della mia vita cercando di non farle mancare niente."

"Oh, Charles," Lo ammonì lei con una risatina crudele "vedi, l'hai detto tu stesso, 'cercando di non farle mancare niente'; con te non avrebbe certezze, sei solo un orfanello con un lavoro precario," continuò disgustata "I Vanderbilt sono nobili, ricchi e potenti; Blair avrebbe tutto quello che le serve e molto di più, avrebbe la vita da regina che ha sempre sognato. Potreste sempre scappare e vivere di stenti in una piccola casa, ma credi che questo la renderebbe felice?"

Chuck conosceva la risposta, quello era un problema che lo aveva sempre attanagliato ogni qual volta Blair rifiutava una proposta di matrimonio da uno dei suoi tanti corteggiatori, lei li rispingeva per lui, e lui non trovava il coraggio di farsi avanti, ben consapevole di non poterle offrire quanto gli altri, tuttavia era sempre stato certo che alla fine Blair sarebbe stata sua. Era già sua. "Noi ci amiamo, è questo quello che conta." Le rispose ben sapendo che era vero anche se lui stesso non riusciva a crederci a fondo.

"Andiamo Charles, tu sei l'opposto di un'ingenuo, sai benissimo che Blair non è il tipo da 'due cuori e una capanna'. Sai che il suo più grande desiderio è sempre stato poter riavere indietro la vita che aveva da bambina, non ha mai rinunciato a quel sogno; non c'è niente che la renderebbe più felice che ritornare ad essere la principessina viziata di un tempo. Le chiederesti davvero di sacrificare la sua felicità per stare con te?"

"Mai."

"Allora, se la ami davvero, lasciala andare."




Lo aveva cercato disperatamente per ore. Lo aveva cercato dovunque e adesso lo vedeva passarle davanti come se niente fosse. Poco più di ventiquattro ore prima le aveva chiesto di abbandonare tutto e scappare via con lui, e adesso si comportava come se non esistesse.

Pensava davvero di poterla ignorare?

Blair affrettò il passo, e tagiandogli la strada ed afferrandolo per un braccio, lo strascinò verso il bordo della strada e lontano da orecchie indiscrete.

"Allora, dimmi, dov'è il sangue? Dove sono i lividi? Una gamba rotta per caso?" Cominciò Blair pugnalandolo lei stessa con lo sguardo. L'ira che aveva riversato nella voce era riflessa nei suoi occhi rendendoli lucidi e cristallini, non di lacrime ma di nitida collera. "Perchè non riesco a concepire altro motivo per il quale avresti potuto lasciare che ti aspettassi per interminabili ore nel cuore della notte, dopo aver addirittura rimandato. Adesso spiegami di quale catastrofe sei stato vittima prima che perda completamente le staffe." Soffiò sfogando tutta la rabbia che aveva in corpo; poi abbassando la voce ed in tono preoccupato gli confessò.  "Mi hai fatto prendere un tale spavento... ero così in ansia."

Chuck doveva ancora degnarsi di guardarla in volto, infatti fino a quel momento aveva preferito tenere lo sguardo verso la strada, osservando distrattamente i passanti; collo spostato di qualche grado così da darle una perfetta visuale del suo profilo.

Blair conosceva bene quel profilo. Lo aveva memorizzato con gli occhi, sentito sotto i polpastrelli, sfiorato con le labbra. Oh, si, lo conosceva bene.

Conosceva ogni centimetro di quei fermi lineamenti. Conosceva la rigidezza dell'elegante angolo della mandibola, la statuaria protuberanza della mascella; conosceva la rotondità della curva dell'orecchio e la morbidezza di quella del naso; sapeva tutto del marcato orlo di quelle labbra, sapeva della loro corposità, della soffice consistenza, e se domandatole avrebbe saputo perfino descriverne il sapore. Sarebbe stato veritiero dire che conosceva tutto di lui , quindi, quando finalmente Chuck si girò per guardarla, Blair non potè fare a meno di di prendere un repentino respiro perchè quello che vide le tolse il fiato.

Dove erano andati a finire i suoi occhi? Quegli occhi ambrati che scintillavano d'oro se esposti alla luce del sole; quegli occhi furbi e malinconici dove era sempre stata in grado di vedere se stessa; quegli occhi che apparivano imprescutabili al prossimo ma che erano sempre stati le finestre attraverso le quali era stata in grado di leggergli l'anima.
Perchè improvvisamente le sembrava di non conoscere più quegli occhi?

"Sai, apprezzo l'interessamento, ma non devi più preoccuparti per me. D'ora in poi non sarà più necessario."

"Ah, si?" Chiese Blair; la  voce era ferma, ma il ghiaccio negli occhi del suo interlocutore le costò un brivido.

"Vedi, ho realizzato che non vale la pena lasciare tutto e ricomincare da capo per una semplice.." a quel punto Chuck fece una pausa, più per scena che per altro, poi accarezzandole il mento con disprezzo concluse  "...ragazza." e nel dirlo la sua bocca si contorse in una disgustata smorfia.

"Tsz, una ragazza uh? Sembra molto divertente, peccato che non ho ben capito dove si ride." Rispose Blair allontanandogli la mano con un gesto fulmineo.

"Non darti pena tesoro, la questione è molto semplice: tu sposi il caro ricco Nathaniel, dopodicchè ognuno se ne va per la propria strada. Questi sono i fatti, prima te ne fai una ragione meglio è." Replico lui con noncuranza.

"Scusa, forse sono un pò fuori allenamento, ma stavolta mi devi davvero spiegare a che gioco stiamo giocando."

Chuck assunse la parodia di un broncio dispiaciuto e le rispose con voce letale. "Poverina, mi sembri confusa, eppure mi era parso di essere stato abbastanza chiaro. Vedrò di spiegartelo più accuratamente: tu sei indubbiamente bellissima, intelligente... interessante, e cosa più importante sei l'unica che sia mai riuscita a catturare e mantenere la mia attenzione; è stato bello, ci siamo divertiti, ma adesso le cose si sono fatte decisamente troppo complicate e sarò costretto a trovarmi un altro giocattolino con cui passare il tempo. Quindi sposa Archibald e facciamola finita."

Era piuttosto palese dal modo in cui le aveva pronunciate, che le parole di Chuck avevano intenzionalmente lo scopo di ferirla, tuttavia nel sentirle l'unica reazione di Blair fu una fragorosa risata.

" 'Un giocattolino con cui passare il tempo', ma dico, ti sei sentito? Quanto tempo hai avuto a disposizione per orchestrare questa ridicola messa in scena, cinque minuti? Ti consiglio di metterci un pò più d'impegno la prossima volta."

Ma Chuck non sembrava per niente smosso dalle sue parole, anzi più che infastidito sembrava annoiato.

"Se pensi sia una farsa sei solo un'illusa...è tempo di abbandonare le tue sciocche fantasie."

Blair scosse la testa e rise incredula. "No caro mio, qui l'unico illuso sei tu se credi veramente che mi stia bevendo le tue fandonie; non ho ancora ben capito a che gioco tu stia giocando, ma credimi, ho già una mezza idea..."

Per qualche strano motivo quelle parole richiamarono  la sua attenzione. Lo vide serrare le labbra in una ferma linea, le narici allargarsi e per meno di un istante un sentimento molto simile alla paura attraversò il suo sguardo, ma tanto breve fu quell'istante che subito i suoi occhi ripresero ad essere freddi ed inespressivi.

"L'hai detto tu stessa" dopodicchè si fermò, questa volta non per enfasi ma per ricomporre la voce che era uscita tremante.  "un gioco... è questo che facciamo noi, giochiamo, tra di noi si è sempre e solo trattato di questo... è solo un gioco."

Blair gli si vvicinò e lo guardò negli occhi per scrutarlo attentamente; era evidente che Chuck stava cercando di rimanere calmo tanto quanto evidente era quanto si sentisse intimidito, evidente che era intimorito dall'eventualità che Blair vedesse attraverso le sue bugie.

Prese a sfiorargli il viso, e Chuck chiuse gli occhi di riflesso, sforzandosi di riaprirli, ed una volta fatto la visione che lo accolse fu tanto bella quanto inquietante: le labbra di Blair erano distese in un incredibilmente serafico e perfido sorriso, la testa dondolava piano da destra a sinistra in segno di negazione, ed il tutto completato da quel suo strizzare gentilmente gli occhi, dava alle sue carezze una nota di scherno, quasi si stesse rivolgendo ad un bambino dispettoso.

"Chuck, Chuck, Chuck... ti credi davvero furbo, non è forse vero? E lo sei... si che lo sei..." E si rivolse a lui davvero come si ci rivolgerebbe ad un bambino. "Menti e ti crederanno, ingannali e cadranno nel tranello, usali e non se ne accorgeranno..." Gli sussurrò Blair, quasi come se gli stesse svelando un gran segreto. "Ma ricorda che è a loro che devi riservare le tue menzogne, perchè su di me... non hanno effetto." Adesso lo guardava teneramente. "Io ti conosco Chuck, a volta mi sembra perfino di conoscerti meglio di quanto conosca me stessa, e probabilmente è così. Sei come un libro aperto per me, sono capace di leggerti dentro nello stesso modo in cui tu leggi me. Ti amo, e so che mi ami anche tu, quindi risparmia ad entrambi la fatica e smettila di negarlo."

L'imperturbabile corazza di qualche minuto prima cominciava a dare i primi segni di cedimento.

"Quello che credi tu è irrilevante. Qualsiasi cosa ci fosse tra noi è morta ed è senza via di resurrezione, e non m'importa se lo ami o no, è Nate che sposerai."

Blair non credeva alle sue orecchie; la stava davvero prendendo per stupida?
"Se è vero quello che dici che ti importa se sposo Nate o meno?"

Chuck si irrigidì a quel punto, ovviamente rendendosi conto di aver fatto un passo falso. "Non m'importa, semplicemente ti credevo abbastanza furba da capire che sposare lui sarebbe stata la scelta migliore... a quanto pare ti ho sopravvalutata."

Forse, si rese conto Blair, era davvero stata stupida  a non capire immediatamente la ragione dietro quell'improvviso cambio d'idea; era così ovvio.
La lampante realizzazione le accese gli occhi e le curvò le labbra in un sorrisetto di sfida. "Perchè dovrei sposare Nate e dartela vinta? ...sai quanto odio perdere."

Vide Chuck annaspare per trovare un'adeguata risposta e il suo sorriso si estese inevitabilmente. "Darmela vinta? Stai chiaramente vaneggiando..."

"Non ti facevo così ingenuo Bass, talmente ingenuo da pensare che l'ingenua potessi essere io..." Rise per poi ritornare seria come non mai. "Dimentica quello che ho detto prima; qui non parliamo di -io amo te, tu ami me- e romanticherie affini... qui parliamo di fatti: tu sei mio, mi appartieni, e se davvero eri convinto che ti avrei lasciato andare così facilmente... sei ancora più ingenuo. So quello che stai cercando di fare e ti avverto subito, non funzionerà. Se vuoi giocare giochiamo, ma puoi star certo che questa battaglia la vincerò io."

"Allora divertiti a giocare da sola."

"Credimi, ti vedrai costretto a dover parare i colpi, si chiama istinto di sopravvivenza. Io contro di te. Nessun limite." Detto questo gli accarezzò un'ultima volta il viso e cominciò ad allontanarsi da lui, prestando attenzione a strofinare la propria spalla contro la sua passandogli a fianco; poi esitò un istante nei suoi passi ed avvicinandoglisi ad un orecchio sussurrò. "Ah, dimenticavo, cosa ti fa credere che non essendo più tu disponibile la mia scelta ricada automaticamente su Archibald? Di pesci ne è pieno il mare..."

Chuck si voltò di scatto per afferrarle un braccio ma lei era già troppo lontana. "E questo cosa vorrebbe significare?" Ringhiò alle sue spalle osservandola allontanarsi.

"Dannazione!" Mormorò Chuck sottovoce. Si rese conto di aver giocato male le sue carte e si passò una mano tra i capelli in preda alla frustazione.



Ecco arrivata la festa della luna, il giorno più importante dell'anno per gli abitanti di Moonville; metteva tutti in moto, e l'intera giornata, a partire dalle prime luci dell'alba, era dedicata ai preparativi per la grande celebrazione serale; le donne incaricate di preparare i festosi banchetti e gli uomini di allestire il grande falò.

Le prime note che si spandevano nell'aria segnavano l'inizio dei festeggiamenti.

La musica riverbrava, pulsava sempre più incessantemente, sempre più veloce, proprio come la vena sulla sua fronte; pulsava, pompava incessantemente sangue al cervello che si faceva sempre più annebbiato e aveva sempre più bisogno d'ossigeno.
Senza rendersene conto era già arrivato al terzo calice di vino, le dita avvinghiate dolorosamente a quest'ultimo, i polpastrelli ormai insensibili, le unghia bianche a causa della cessata circolazione sanguigna, ma Chuck non sembrava nemmeno farci caso. Come poteva farci caso quando lei si stava specchiando negli occhi di un altro uomo? Come quando la vedeva ridere alle sue scadenti battute? Come poteva restare calmo mentre sbatteva civettuola le ciglia e si mordeva maliziosamente il labbro? Come rimanere indifferente mentre lo provocava carezzandogli una spalla?

Li stava fissando sfacciatamente e ne era consapevole, come era consapevole che l'intento di Blair era proprio quello di farsi guardare. Da lui.
Sapeva benissimo che era un piano congeniato per torturarlo, ma per quanto si sforzasse nel non darle soddisfazione, non riusciva a distogliere lo sguardo, e lei lo sapeva bene. Quell'incantevole e diabolica creatura lo sapeva benissimo.
Quello che gli scorreva nelle vene ormai non era più sangue, non era gelosia, quello che gli scorreva nelle vene ormai non era nient'altro che fuoco liquido, che lo bruciava, lo accecava, lo annientava.

Blair dal canto suo era eccitata come non mai. Poteva sentire il suo sguardo rovente su di lei, e l'adrenalina l'aveva mandata in visibilio. Poteva immagine tutti i modi con cui stava contemplando di eliminare Carter; povero Carter, un'altra pedina nell'infinito gioco tra il Re e la Regina. Fosse stata un'altra situazione non avrebbe mai scelto Carter sapendo quanto fossero amari i dissapori tra lui e Chuck, ma questa era una guerra che doveva vincere a tutti i costi, e quale molla migliore di Carter Baizen per far scattare Chuck?
Ovviamente Carter aveva subito intuito le intenzioni di Blair, ma era felicimente disposto a stare al gioco se questo significava mandare Chuck su tutte le furie.

La prima fase del piano era stata completata con successo, ma quello era solo un riscaldamento, era ora di dare il via alle danze.

"Lord Baizen, lungi da me essere sfacciata," a quel punto si fermò e si concesse un risolino maliziosio. "ma che ne direbbe di concedermi un ballo?" Concluse Blair porgendogli una mano; Carter la afferrò e molto deliberatamente le posò un bacio sulle lattee nocche. "Con grande... piacere, Lady Blair." Rispose in fine con voce calda e profonda.

Chuck osservò la scena da lontano, cercano di contenere la rabbia. Quel lurido verme non era degno di respirare la stessa aria di Blair, figuriamoci toccarla.

Carter e Blair erano pericolosamente vicini, ed ogni volta che lui l'allontanava per poi ritirarla a se, la prossimità dei loro corpi aumentava. Chuck osservò con disgusto Carter avvicinarsi a lei per sussurrarle qualcosa all'orecchio e dovette utilizzare ogni briciola del suo autocontrollo per rimanere impassibile. In quel frangente accadde qualcosa di inaspettato; Blair, per la prima volta quella sera, lo guardò. Il suo sorriso era compiaciuto e i suoi occhi scintillavano di vittoria. Fu in quel momento che Chuck si rese conto di non potergliela dare vinta. Voleva giocare? L'avrebbe accontentata.

Con uno spirito del tutto rinnovato, Chuck si ritrovò a sorriderle a sua volta, ed innanzando il calice nella sua direzione, le fece l'occhilino per poi svuotarlo in un unico lungo sorso. Dopodicchè esaminò la folla e dirigendosi verso la prima ragazza a tiro le si avvicinò e senza tante cerimonie prendendola per u braccio dichiarò. "Balliamo." La ragazza sembrava elettrizzata alla prospettiva di ballare con lui, e mentre veniva scortata tra le altre coppie danzanti, scambiò un'occhiata complice con le sue amiche, che intanto erano scoppiate a ridere giulive e sussurravano tra loro mentre guardavano l'amica venir trascinata via da nientepopodimeno che Chuck Bass. Non era mai successo prima.

Blair lo stava ancora guadando, e che la provasse o no, non c'era traccia di gelosia sul suo volto, semmai sembrava divertita. Chuck continuò a sostenere il suo sguardo, rivolgendole lo stesso mezzo sorriso, tuttavia dentro stava impazzendo, ed anche se era consapevole che Blair era la più abile delle giocatrici, non vedere nessuna reazione da parte sua fece scattare automaticamente qualcosa dentro di lui; voleva ferirla come lei stava facendo in quel momento con lui, così decise di stringere possessivamente i fianchi della ragazza con la quale stava ballando.

L'effetto che ebbe su Blair? Ampliare il suo vizioso sorriso.
Non che le facesse piacere vederlo stringere un'altra donna, ma il sapore della vittoria era talmente dolce da coprire quello amaro della gelosia.
Gelosia, gelosia, gelosia; di sicuro quello era il sentimento che voleva istigare in Chuck, ma il suo piano aveva ben più importante fine ultimo. Come si suol dire, prendere due piccioni con una fava.
Sempre guardando Chuck dritto negli occhi, fece aderire il suo corpo a quello di Carter, quest'ultimo sempre consenziente al gioco, fu ben lieto di stringerla intimamente a se.

Chuck ormai non era più padrone di se stesso; l'aria si era fatta pesante e gli appariva tutto sfocato; le mani gli fremevano, avrebbe voluto scaraventare quel verme al suolo, sotterrarlo alla fanghiglia a cui apparteneva, e l'avrebbe senza dubbio fatto, o preferibilmente l'avrebbe guardato soffrire da lontano, ma non adesso, adesso doveva rimanere concentrato. Adesso doveva vincere questo stupido ed inutile gioco, perchè reagire avrebbe significato perdere.

Prese la ragazza che aveva tra le braccia e la girò di scatto, in modo tale che gli desse le spalle, le alzò le braccia e lentamente le fece scorrere le mani ai lati, giù fino al torso e lungo i fianchi, il tutto ovviamente guardando Blair fisso negli occhi.

Blair non perse tempo, e voltandosi fece aderire la schiena al petto di Carter, ed imitando i movimenti che Chuck aveva fatto compiere alla ragazza sollevò le braccia sopra la testa; tuttavia qui era lei che conduceva il gioco, e senza aspettare la prossima mossa del suo partner, si lasciò cadere verso il basso, strisciando sensualmente contro di lui.

Chuck sembrava non apprezzare per niente, infatti, non appena capito che Blair aveva intenzione di imitare ogni sua mossa, fece voltare nuovamente la ragazza tra le sue braccia e interpose tra loro una distanza consona.
Aveva accettato la sfida ma, ma non avrebbe mai pensato che Blair potesse spingersi a tanto; uno show del genere avrebbe messo la sua reputazione gravemente a rischio. Se vincere significava dover vederla strusciarsi su Carter avrebbe perso volentieri.

Ma Blair non aveva alcuna intenzione di smettere.

Con grande sollievo Chuck la vide rialzarsi; il sollievo si volatilizzò ben presto quando vide Blair gettare la testa all'indietro e poggiarla sulla spalla di Carter, per poi piegarla e sussurrargli qualcosa all'orecchio.

Nei minuti che seguirono accadde il finimondo.

Chuck ebbe l'impressione che la scena stesse accadendo a rallentatore: Carter, dopo aver annuito a qualsiasi cosa Blair gli avesse sussurrato, ghignò sinistramente e cominciò a palpeggiarla. Quasi come posseduto, Chuck si scagliò contro di lui, e dopo averlo separato da Blair strattonandolo gli ringhiò. "Tu, deprecabile insetto, azzardati a toccarla di nuovo ed io-"

"Io cosa Bass?" Gli rispose Carter sorridendo beffardo, ma il sorriso, ma il sorriso scomparve non appena il suo sguardo fece collisione con quello di Chuck, e si rese conto di aver risvegliato la bestia dormiente dentro di lui.

Chuck avanzò con passo letale verso di lui, e Carter non potè che indietreggiare istintivamente, ma non poteva accusare se stesso di essere un codardo, di sicuro la rabbia e l'odio di quegli occhi avrebbero fatto inditreggiare chiunque. Arrivato ad un passo da lui Chuck lo strattonò violentemente contro di se e gli ruggì in un orecchio. " Fossi in te non sarei tanto curioso di scoprirlo."

Carter non tradendo la sua natura non potè fare a meno di ribattere. "E questa cosa sarebbe, una minaccia?"

"Considerati avvisato." Con questo Chuck si allontanò dalla festa trascinando Blair con se.

Dopo quello che era successo Blair era lì che rideva bellamente soddisfatta, questo non potè che alimentare la sua furia.

"Sciocca ragazzina, come ti è saltato in mente di associarti con un tipo come Carte Baizen?"

Ma le sue parole non servirono a levarle quel sorriso sornione dalla bocca. "Se ricordi, un tempo non molto lontano, ero solita associarmi a te, quindi ho dovuto rimpiazzarti con qualcuno all'altezza della tua brutta fama."

"Sei davvero una sprovveduta, sai cosa sarebbe potuto succedere se Nate o chiunque altro della sua famiglia avesse visto quella ridicola scenetta? Ti rendi conto che avresti potuto..." Ma le parole gli si bloccarono in gola e rimase a bocca spalancata, no... non era possibile, non si sarebbe esposta in tal modo -Se vuoi giocare giochiamo, ma puoi star certo che questa battaglia la vincerò io- si, lo avrebbe fatto.

Blair stava letteralmente gongolando. Gli si avvicinò con un ghigno divertito sulle labbra. "Avrei potuto cosa? Mandare all'aria il matrimonio per caso?"

Chuck aveva ancora la bocca aperta e la guardava perplesso. "Tu, tu sei diabolica."

"Basta con i con i complimenti, così mi fai arrossire." rispose lei mielosamente sbattendo le folte ciglia.

Chuck scosse la testa e fece per andarsene, ma Blair lo seguì. "Cosa vuoi da me? Lasciami in pace!"

"Aspetta, dove stai andando? Io pensavo che-"

"Bèh pensavi male." La interruppe Chuck bruscamente allontanandosi ancor di più da lei.

Non tanto in fretta Bass...

"Non mi vuoi? Bene, vorrà dire che tornerò da Carter." Blair vide Chuck fermarsi, la schiena irrigidirsi e i pugni serrarsi. E già, dolce vittoria...

"A Carter Baizen non devi neanche rivolgere la parola. Intesi?" Le intimò Chuck a voce pericolosamente bassa.

Blair si avvicinò maggiormente a lui, ed ad un centimetro dal suo volto sussurrò. "Pensavo il messaggio fosse arrivato forte e chiaro. Tu. Non puoi. Controllarmi."

"Posso e lo farò." Le ringhiò Chuck di rimando.

"I tuoi sforzi sono inutili, tanto ho già deciso; non sposerò mai Nate." Lo informò Blair.

"Ah si? E come la metti con tua madre?" Le ricordò Chuck.

Blair dovette reprimere un sorrisetto che minacciava di sfociarle sulle labbra mentre si preparava a sganciare l'ultima bomba. "Carter non è certo di sangue blu, ma è abbastanza ricco, sono sicura che a Eleonor non dispiacerà..."

"Smettila." L'avvertì Chuck , ancora pericolosamente vicino, tanto che Blair era in grado di sentire i denti digrignarglisi in bocca.

"Smettila di fare cosa?" Lo provocò Blair sotto voce.

"Smettila di dire il suo nome." Rispose lui irritabilmente.

Blair lo aveva proprio dove lo voleva, nel palmo della sua mano. Un pò di crudele maestria e il gioco era fatto. "Cos'è che ti dà più fatidio, Charles? Sentirmi pronunciare il suo nome? Il pensiero che possa diventare sua moglie? O forse... è l'averlo visto mettermi le mani addosso?"

La odiava, la odiava dal profondo. Odiava la facilità con la quale faceva in modo che la odiasse ed amasse allo stesso tempo, i due sentimenti in costante conflitto, talmente opposti da straziarlo e troppo vicini per poterli distinguere, fusi in un unico potente qualcosa che lo manteneva vivo solo per poterlo uccidere lentamente.
Forse la odiava perchè faceva in modo tale che la amasse così inevitabilmente da renderlo schiavo dei suoi sentimenti, da renderlo debole, da renderlo capace di sentire tutto, dolorosamente tutto, e negargli così l'indolenza del cuore.
Cuore. La odiava anche per le innumerevoli acrobazie a cui sottoponeva il suo cuore, povero cuore, il cui unico compito sarebbe dovuto essere quello di pompare il sangue, ora si ritrovava a dover incrementare il battito ogni qualvolta quella creatura dalla bellezza immortale si concedeva ai suoi occhi; si ritovava a doversi spezzare con la consapevolezza di non poterla rendere felice; si ritrovava a ribellarsi alla sua gabbia toracica nel vederla preda di un altro uomo.
Si, la odiava, terribilmente, quindi invece di risponderle e rendersi ancora più vulnerabile al suo tanto crudele quanto ovvio gioco, si limitò a guardarla con tutto l'odio che provava nei suoi confronti.

"Cosa? Il gatto ti ha mangiato la lingua?" Lo prese in giro lei.

Dopo una lunga pausa che risultò in una Blair parecchio spasientita, Chuck si sentì strattonato, per poi ritrovarsi spalle al muro, le morbide curve di Blair simmetricamente pressate contro gli acuti angoli del suo corpo, e non potè frenare un suono gutturale prima che gli potesse scappare di bocca, ne tantomeno riuscì a smettere di ansimare mentre le sue mani istintivamente le afferravano i fianchi.

"Lo so che stai bruciando." Gli sussurrò lei con voce vellutata in un orecchio. "Bruci di gelosia, bruci di desiderio e bruci perchè è tanto, tanto sbagliato... e non lo vorresti diversamente."

In un flash le loro posizioni erano state sovvertite ed ora era lei a ritrovarsi violentemente sbattuta contro il muro, i loro corpi più uniti di prima.
Era stato brusco e violento, mai tanto quanto la nuda e cruda rabbia emanata dai suoi occhi. In qualche modo Blair vi trovò somiglianza con lo sguardo di quella mattina, e ques, to le provocò un brivido simile a quello sperimentato qualche ora a dietro, con la netta differenza che questo era un brivido caldo. Per quanto potesse essere duro, ora il suo sguardo mostrava vivida emozione che poco aveva a che fare con l'inespressività prima mostrata. Le parole pronunciate da lei stessa poco fa erano state incredibilmente corrette, Chuck stava bruciando, e quel brivido caldo di piacere che la percorreva, le diceva che con il suo sguardo stava bruciando anche lei.
Infuocato e pericoloso come l'inferno, avrebbe dovuto averne paura, invece non aveva mai desiderato tanto bruciarsi.

La odiava? Si, la odiava perchè aveva ragione, stava bruciando, lei lo stava bruciando, come un povero diavolo costretto a bere acqua santa.
Blair, la sua personalissima versione di Lucifero, un angelo caduto, che prima lo accecava di luce e poi lo inebriava di tenebre.
Come poteva una creatura dotata di un cuore talmente puro e ricolmo d'amore avere una mente tanto deviata e contorta? Era stato forse lui a contaminare 'sì tanta purezza? No di certo. E allora chi era il vero diavolo tra i due? Chi era il tentatore? Erano bianco e nero o due tonalità diverse di grigio?
Troppa luce e troppo buio per capire; troppo amore e troppo odio.
Cosa era giusto e cosa era sbagliato?
La verità era che ormai era troppo tardi per fare chiarezza, ormai bruciava troppo, ormai non gli importava.

"Dimmi," Sussurrò Chuck "quanto sbagliato?" Concluse profondo, sensuale ed indecente.

Le labbra tinte di ciliegio di Blair si contrassero in quella sorta di sorriso fiero e malizioso che sfoggiava regolarmente quando era pienamente soddisfatta. "Molto, molto sbagliato..." E quasi come per convalidare le sue parole Blair avvicinò la testa ed afferrandogli il soffice labbro inferiore tra i denti, lo morse fino a gustare sangue, e Chuck sibilò di dolore e non solo.

"Bambina cattiva." La ammonì con un caldo sussurro leccando via sensualmente il sangue dalle labbra. Quelle stesse labbbra che prima erano rigide per via della rabbia e poi contorte per via del dolore, ora riprendevano la loro usuale forma di irresistibile ghigno.

A quel punto Blair non seppe più resistere ed ebbe l'urgenza di scoprire che sapore avesse quel mezzo sorriso dal retrogusto sanguigno. Così lo baciò forte e rovente, come se la sua vita dipendesse da questo, e Chuck rispose in egual misura. Fuoco al Fuoco. Non era il solito dolce e passionale, era disperato ed animalesco, più intento a ferire che a curare, perchè il solo pensiero di non poter stare più insieme dopo tutti quegli anni di simbiosi, li aveva feriti entrambi, più a fondo di quanto avrebbero mai ammesso a loro stessi.
Erano entrambi fuoco, ed erano entrambi ossigeno l'una per l'altro. Togli l'ossigeno e il fuoco si spegne, e talmente persi erano nel momento che neanche la mancanza di ossigeno riusciva a spegnere il loro fuoco, e senza prendere fiato continuavano ad aizzarsi a vicenda. Ancora morsi ma niente sangue; ancora odio ma solo amore.
Le loro lingue che lottavano per il dominio ad un certo punto dovettero fermarsi, non potendo pù ignorare la mancanza d'ossigeno.

Si guardarono negli occhi, e Chuck si rese conto che era futile combattere il destino, perchè loro erano destinati. Vero?

"Dimmelo." Raspò Chuck, un misto tra supplica e comando prima di reclamare nuovamente la sua bocca.

"Qualunque cosa..." Rispose lei incoerentemente, ma preso il tempo per rifocalizzarsi, guardandolo negli occhi capì subito cosa le stava chiedendo. "Sono tua Chuck, tua, solo tua, sempre tua. Prendimi..." Sussurrò sfiorando le labbra alle sue. "...sono tua."

Festa della luna. 5 anni prima.

Un'altra festa della luna, ed ancora una volta, come era ormai d'abitudine da qualche anno, dopo aver passato un paio d'ore a festeggiare insieme a gli altri, a Chuck e Blair piaceva salire sulla collina e sdraiarsi sull'umida erba, e cullati dalla musica proveniente da lontano, osservavano il cielo stellato. L'esperienza era resa perfetta dalla strategica posizione che la luna assumeva in quel particolare giorno, e i due ragazzi amavano passare la notte a non fare altro che quello, felici per una volta all'anno di non essere controllati dagli adulti. A differenza dei loro coetanei loro non sceglievano di darsi ai pazzi festeggiamenti. Dove sta il divertimento nell'infrangere le regole se non c'è nessuno da cui non farti beccare? Modo di pensare originale, ma era il loro modo di pensare.

Blair era assorta nella sua osservazione quando, con la coda dell'occhio, si accorse che Chuck non era assorto quanto lei, o almeno, era assorto, ma invece di guardare verso l'alto guardava verso... lei.

"Hey, smettila di fissarmi, guarda la luna piuttosto."

Chuck continuò a guardarla e sembrò rimuginare per qualche secondo. "La sto già guardando." Le rispose infine.

Blair spostò la testa di lato, il mento sulla spalla ed incontrò curiosamente lo sguardo di Chuck. "Questa adesso come minimo me la spieghi."

"E' semplice: tu sei la luna."

"Io... sono la luna?" Chiese Blair scettica.

"Bèh, la mia luna. La mia Selene*." Rispose lui come se questo spiegasse tutto. I suoi occhi scintillavano al buio come due stelle, e magari, pensò Blair percependo i battiti del cuore aumentare a dismisura nel sentire quelle parole, se lui era le stelle, era tanto sbagliato che lei fosse la luna?

"Riflettici," Disse Chuck. "La luna è regina della notte, così misteriosa e sempre spettatrice dell'oscurità, appartiene alle tenebre... eppure anche se di riflesso, è portatrice di luce, brilla, contrasta l'oscurità, ma noi sappiamo che quello è solo il volto che decide di mostrare al mondo; brilla candida e pura, ma è una doppiogiochista che cela il suo vero volto, quello che noi non vediamo, il suo lato oscuro. Questo significa forse che solo uno dei due lati è quello autentico? Certamente no, sono entrambi parte di lei.

Chuck notò che Blair sembrava molto interessata alla sua teoria, perciò decise di continuare.

"Ovviamente da non trascurare è il magnetismo della luna, per quanto sia più facile pensare che è la terra ad attrarla a se, è di enorme rilievo anche l'impatto che essa ha sulla terra; il fascino dell'alta e della bassa marea? Tutta operà sua, è la luna che controlla il gioco." Le disse con un piccolo sorriso sulle labbra. "Senza contare che la luna è anche l'indiscussa padrona della nostra umile cittadina."

Blair rise divertita, chiedendosi come potessero venirgli in mente simili congetture; un minuto credeva di di conoscerlo come il palmo della sua mano e il minuto dopo diceva qualcosa del genere e la stupiva.

Chuck allungò la mano e le sfiorò la guancia, il retro delle dita che scivolava su quella distesa di velluto. "Poi, anche se futile, è da non dimenticare l'incedibile bellezza della luna... potrei stare ore a guardarla." Mormorò Chuck, il meraviglioso sorriso di Blair a confermare la sua teoria.

Blair sentì la gola diventare improvvisamente secca. "Ed io sono la luna?" Chiese lei in un sussurro accennato.

"La mia luna." Puntualizzò Chuck mascherando il significato di quelle parole con il suo solito ghigno.

"Questo cosa fa di te? La terra?"

"Qualunque cosa tu vuoi che io sia..."

E con la stessa forza di gravità, con lo stesso magnetismo con cui la luna è attratta alla terra, Blair si ritrovò ad essere attratta da quegli occhi scuri che brillavano al buio, e si avvicinò finchè le loro spalle non furono connesse ed i loro nasi ad un respiro di distanza. Così da vicino Blair vide se stessa rifessa nei suoi occhi, e questo la fece pensare. Chuck la vedeva come la luna, bellissima, misteriosa e magnetica, ma Blair non si era mai sentita nessuna di queste cose.
Perchè solo lui riusciva a vedere tutto questo in lei? Perchè sua madre sembrava sempre trovarla inadeguata? Perchè gli altri sembravano preferire la radiosità del sole di Serena alla magia della sua luna?
Per quanto la sua mente le giocasse tiri mancini, Chuck aveva detto esattamente ciò che vedeva, poteva leggerne la veridicità nei suoi occhi.

"Hey, smettila di fissarmi, guarda la luna piuttosto." La prese in giro Chuck con le sue stesse parole, probabilmente per alleviare la pressione di quel momento così intimo.

E Blair si rese conto che guardandosi attraverso gli occhi di Chuck non le risultava difficile vedere se stessa come la luna. "Lo sto già facendo." Rispose lei, e Chuck le sorrise comprendendo il significato nascosto nelle sue parole.

"Sei eterea." Le sussurrò spostandole dolcemente una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi carezzarle il collo. La mia luna.

"Sono tua." E quell'attrazione fatale le fece chiudere quella distanza di pochi millimetri, facendo sfiorare prima i nasi e poi le labbra. Quando si ritrasse gli occhi di Chuck erano allargati in shock, che presto lasciò spazio al suo criminoso sorriso.

"Fallo di nuovo." Le sussurrò in un respiro riverente.

Blair sfoggiò la sua personalissima versione di quello stesso criminoso sorriso e sfiorò nuovamente le labbra alle sue, ancora e ancora e ancora...

Quella era stata la prima volta, ma di certo non sarebbe stata l'ultima.


[A.N.]

Ecco cosa accade quando una persona deviata si mette a scrivere Chair.
Ho come l'impressione che questo capitolo sia troppo lungo; vi è risultato pesante leggerlo tutto? Se è così ditemelo e provvederò a contenermi in fututro.
La parte finale è ovviamente un flashback, il loro primo bacio (Awww che carucci *-*). Ci saranno altri flashback nei prossimi capitoli, se riesco uno per capitolo.
Ricordate che questa ff ha il rating arancione, e soprattutto che io sono deviata, quindi aspettatevi che le cose si riscaldino ulteriormente dal prossimo capitolo in poi. Se avete qualche problema al riguardo potete smettere di leggere qui. Comunque sono solo parzialmente deviata quindi niente di TROPPO ehm, ehm.
Riguardo alla teoria della luna, non sono sicura che a quel tempo non avessero già tutte queste conoscenze sul tema, diciamo che mi sono presa qualche licenza d'autore.
[*]Selene è la dea della luna.

Grazie con tutto il cuore a: ChairAddicted; MissVogue; cuoredpanna; Fiby CullenBass_ e dada10 per aver recensito il 1° capitolo e a chi ha aggiunto la ff tra le preferite\seguite\ricordate. You rock.

Vi è piaciuto? L'avete schifato? Sono troppo deviata? Non lo sono abbastanza? Fatemelo sapere in una recensione, se vi va, se no niente; sono deviata non omicida. (questa non faceva ridere -.-". I'm lame.)

Se volete esprimere una critica non esitate, se costruttive sono le più utili. Quindi non basta scrivereche vi ha fatto schifo, dovete specificare pure il perchè, non vi pare?

Ancora una volta mi sono dilungata...

Love, love, love to you all.

xoxo, Elèna <3

  
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