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Autore: AngelSword    05/09/2011    5 recensioni
Pensieri, parole, emozioni. Solo tracce d'inchiostro su carta, ma delle persone ci hanno creduto davvero.
Una raccolta di One-Shot che vedono i protagonisti dell'Ancient Saga come i "pensatori".
!!!ATTENZIONE: Per leggere questa raccolta bisogna aver letto almeno il primo volume della serie!!!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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 Premessa

Beh ed eccomi nuovamente qui =P Per le colonne sonore, ho deciso di metterle quando sento che c'è una canzone semplicemente perfetta per la minific ^^
Stavolta Zoro si metterà da parte: ho voluto provare a fare una cosa un po diversa =P Spero vi piaccia ^^

Un grazie a chi da' una letta a questo modesto sclero e a chi recensisce ^-^ Vi sono immensamente grata per le vostre parole =)

Buona lettura ^^


3. Tramonto

I capelli bagnati legati in una coda alta, ancora accaldata per la doccia presa da poco, mi siedo sull’altalena e comincio lentamente a dondolarmi con un piede, godendomi l’aria fresca che gentilmente soffia sulle mie braccia scoperte. Alzo lo sguardo dai miei stivali neri per posarlo sul sole ormai ridotto ad una grande palla di vivo arancione tagliata a metà dalla linea dell’orizzonte.

Senza accorgermene, i pensieri cominciano a vorticare nella mia mente attutendo i miei sensi. Le urla di Sanji dirette a Rufy mi sembrano così lontane, gli allegri schiamazzi di Chopper e Usopp sono solo sussurri, il violino di Brook un grillo solitario che canta la sua serenata. Non mi volto quando il capitano si schianta a pochi metri da me in seguito ad uno dei calci del cuoco.

Rifletto contemplando quel cielo oro, indaco e rosso. Sono colori indecisi, come lo sono io. Quell’oro adulterato dal rosso, quel blu sfumato d’indaco che blu non è. Un momento di passaggio, apparentemente senza alcuna importanza.

Forse però ogni passaggio è importante. Provo ad immaginarmi come sarebbe la giornata senza alba e senza tramonto: dalla notte si passerebbe direttamente al giorno, e dalla luce immediatamente all’oscurità. Sarebbe troppo brusco, troppo repentino. Come la mia vita. Una vita normale il giorno prima, nella mia città, con i miei amici, ed una serie di torture in un laboratorio della Marina il giorno dopo. Poi la fuga, accaduta quasi per caso, ed infine la vendetta. Dalla luce all’oscurità in soli pochi secondi. È la prima volta che mi trovo bloccata in quel crepuscolo, rischiarato dalla luce dei miei nuovi nakama ed allo stesso tempo oscurato dal mio passato. Mi sento.... a disagio. Ho sempre saputo dove dovevo andare - o forse ne avevo l'impressione -, che strada avrei dovuto percorrere... Ma adesso non so come comportarmi, se lasciare che la notte abbia la meglio oppure affezionarmi a quei raggi. Il mio obbiettivo è la vendetta, è inevitabile che l’oscurità tornerà a bussare alle porte della mia vita, quindi l’addio sarebbe ancora più doloroso. Ma sento anche che ho bisogno di quella luce. Ed ecco che sono ferma, a metà tra il brillare e lo scomparire. Mi guardo alle spalle e vedo i tentacoli della notte invitarmi nel loro dolce oblio. Guardo avanti e sento i caldi raggi del sole solleticarmi il volto, ma so che prima o poi si spegneranno lasciandomi al freddo. Sono abbastanza coraggiosa da accettare questa scommessa? Io... non lo so. Indecisa sono, come i colori del tramonto, come il sole stesso che non sa se vuole continuare a splendere nel cielo oppure godersi il meritato riposo. Sospesa in questo momento di passaggio, momento in cui tutto si decide.

“Ooooiiiiii!!! Aaaquaaaa!!!” La cantilena di Rufy mi riporta alla realtà, le mie orecchie riprendono a sentire ed i miei occhi a vedere. Sbatto un paio di volte le palpebre, stordita e spaesata, quando il volto del capitano improvvisamente riempie la mia visuale, spaventandomi e facendomi cadere all’indietro dall’altalena.

Lui mi guarda con quell’espressione idiota, gli occhi spalancati e la bocca curvata all’ingiù, mentre mormoro a denti stretti un “Ahia” e mi massaggio il didietro dolorante. “Era ora che avessi una reazione, sono ore che ti chiamo!!” mi rimprovera quasi, scendendo dall’albero su cui si era arrampicato per attirare la mia attenzione. Alzo gli occhi su di lui ma non rispondo.

“Avevi uno sguardo così freddo e distaccato... non è da te,” continua squadrandomi, mano sul mento e fronte corrugata nel tentativo di comprenderne il perché. Mi ostino a mantenere il mio silenzio e continuo a guardarlo con una punta di tristezza.

“Ti è successo qualcosa? Zoro ti ha trattata male?” Non so come faccia, ma quel ragazzino sa sempre se qualche cosa mi turba. È capace di leggermi l’anima come se nulla fosse. Ciò mi mette un po a disagio ma allo stesso tempo mi sento... compresa.

Capendo che non ti avrei dato un risposta, mi sorprendi di nuovo allungando una mano aperta verso di me con un sorriso rassicurante dipinto sul volto. “Coraggio, andiamo. Sanji dovrebbe aver fatto con la cena,” mi dici allegramente. Io osservo prima te e poi il tuo palmo aperto, confusa e sconcertata. Apro la bocca per dire qualcosa ma le parole non escono, rimangono soffocate nella mia gola. Solo dopo mi accorgo che non so cosa dire. E se rovinassi tutto? E se finissi per prendere la strada sbagliata? Ferma, come quelle lunghe nuvole frastagliate che si lasciano colorare dai raggi del sole morente.

Tu attendi pazientemente la mia decisione, conscio che non si tratta più solo di accettare un aiuto per alzarsi.

Dopo un eterno momento d’esitazione, cautamente allungo la mano, muovendomi piano come se non volessi spaventare una farfalla. Un momento di passaggio era quello, e mi metteva paura.

Afferri la mia mano quasi con impazienza ed il tuo sorriso s’allarga ancora di più. Mi tiri in piedi mentre un sorrisetto increspa le mie labbra. Ti calzi il cappello sulla testa e cominci a blaterare qualcosa riguardo la cena che non riesco a capire bene, ma che comunque mi fa ridere per le tue espressioni buffe ed il tono bambinesco della tua voce. Una risata che stento a riconoscere come mia per quanto è a cuor leggero. Annuisco e cominci a tirarmi verso le scale che portano alla cucina, esultando come un bambino il giorno di natale. Ti seguo e mi accorgo che non mi hai ancora lasciato la mano, la stretta salda, quasi come a voler dire “Il tuo posto è qui, insieme a tutti noi, e non ne devi dubitare.”

Una volta avevo sentito dire “il tramonto di una brutta era.” Forse questo era il caso, ed il tuo sorriso mi convince ancora di più a credere a quelle parole. E chi l’avrebbe mai detto che fosse così contagioso? mi ritrovo a pensare quando sento le mie labbra tese nella tua stessa espressione.

Grazie, mio capitano.
  
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