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Autore: Sibilla Delfica    06/09/2011    1 recensioni
Nel mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda diceva di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare la propria vera natura agli umani.
Non sono umano.
Sono un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero universo, io sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero arrivato, in quel maledetto posto, nel regno dove si pensa che debba regnare la felicità eterna invece tutto gira intorno all'ipocrisia, intorno all'apparenza, intorno a ciò che non conta davvero.

Le lacrime mi continuavano a scendere, ero troppo debole, sicuramente Giada sarebbe stata più forte o almeno lo speravo.

Mi guardai attorno disgustato, lo stomaco si rivoltò e la nausea salì pericolosamente.

La troppa luce mi costrinse a socchiudere gli occhi, ero abituato ancora alla luce tenue che c'è sulla Terra.

-Bryan- una voce melodiosa mi aveva chiamato, immediatamente la riconobbi, era Paride.

Non mi ero neanche accorto della sua presenza accanto a me, la sua luce procurava bruciore ai miei occhi stressati da quelle lacrime dorate, con le mani cercai di asciugare le mie guance devastate e ricacciai indietro le lacrime ancora non versate, mi vergognavo a piangere davanti a lui, non volevo che vedesse quanto ero debole.

-Eccomi, ci ho messo meno tempo del previsto- risposi alla sua chiamata.

-Non devi nascondere le tue lacrime, sono d'oro puro, quindi preziose, ciò vuol dire che quando le versi è sempre per causa giusta- poi non disse più niente a proposito delle mie lacrime, anzi cambiò completamente discorso – Ascolta, io sarò il tuo difensore, per favore non parlare troppo davanti alla giuria, lo so ti sarà difficile io conosco il tuo carattere, ma per favore fai in modo di non peggiorare la tua posizione-

Non commentai, non avevo la forza, annui con la testa e basta.

Mi fece segno di seguirlo, io obbediente gli fui dietro a testa bassa, un dolore immenso mi colpì il cuore e ricominciai a piangere silenziosamente, sperando che Paride non lo notasse, ma sapevo perfettamente che poteva sentirmi.

-Bryan, adesso ricomponiti siamo quasi arrivati- la traduzione era “ Bryan, smettila di piangere devi presentarti in modo dignitoso davanti alla corte”, il suo discorso sulle lacrime era stato molto carino, ma comunque le lacrime erano la dimostrazione dei miei sentimenti d'amore, così sarebbero subito passati al taglio delle ali.

Mi asciugai le lacrime e cercai di scacciare via il dolore che mi opprimeva.

Eccola la corte bellissima, luminosa e spietata.

Una cinquantina di Serafini erano seduti a semicerchio intorno a me e a Paride, le loro sedie erano soffici e bianchi pezzi di nuvole, al centro del semicerchio c'era un trono di nuvole più grande vuoto per il momento.

Quello era il posto del Signore.

Un Serafino si alzò e guardandomi con disprezzo, cominciò a elencare le mie colpe.

-L'Angelo Bryan qui presente si è macchiato di orribili peccati: primo fra tutti ha mostrato la sua vera natura angelica a un'umana, si è lasciato tentare da questa stessa umana, che per altro ha sedotto il qui presente Angelo nella consapevolezza della sua natura, per di più ha già espiato molti peccati- aveva nominato anche Giada, quel lurido non si poteva permettere.

-Tu non ti devi neanche permettere di nominare Giada e addossarle colpe che non ha- urlai.

Paride mi guardò malissimo, mi aveva avvertito di non parlare – Bryan per favore – tentò di farmi zittire, ma io continuai.

-Io amo quella umana che si chiama Giada, lei è la mia unica ragione di vita e voi non lo potete capire, voi vedete ciò che volete vedere, io l'amo- lo dissi con una tale rabbia, con un tale ardore che per un attimo zittii tutti quei Serafini.

Un altro Serafino si alzò e cominciò a parlare – Tu non sei stato creato per amare, tu non puoi amare e per questo tu sarai punito per la tua arroganza- mi misi a ridere, adesso le avevo sentite proprio tutte.

-Perché tu sai come sei stato creato? Nessuno qua sa dove e quando è nato, è la legge , solo il Signore lo sa, si spera- esclamai sghignazzando, il Serafino non osò controbattere, mi guardò esterrefatto e si risedette al proprio posto.

Improvvisamente sul trono centrale si materializzò una luce sfavillante, la luce più bella che avessi mai visto nella mia intera esistenza, neanche la luce che emanavano quei cinquanta Serafini era paragonabile a questa luce nuova.

-Tu come ti permetti Angelo!- tuonò la luce, aveva una voce profonda e stupenda.

Non so dove trovai il coraggio di rispondere, ma lo feci – Io so molte cose, non vorrei ricordargliele Signore- ero molto educato, ma allo stesso tempo prepotente.

-Ricordami peccatore- suonava come una minaccia.

-Lucifero- ero risoluto, sicuro di me come non lo ero mai stato.

I Serafini cominciavano a vociferare e il Signore si sedette sul suo trono senza controbattere, avevo toccato il gusto punto, forse c'era ancora qualche speranza per me, ma il processo sarebbe stato lungo.

-La tua sorte non sarà decisa oggi, ma faremo più sedute con te sempre presente, devi sapere che potremmo sottoporti al taglio delle ali- guardai intensamente quella luce.

- Lo so- dissi e sorrisi.

- Un'ultima cosa se dovessi vedere l'umana, non devi lasciarti andare in alcun modo- disse e poi sparì.

  
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