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Autore: ArchiviandoSogni_    06/09/2011    12 recensioni
Ogni studentessa sulla faccia della terra aspetta con trepidazione l’arrivo dell’estate. Della brezza estiva, del mare, di amori intensi. Anche Melissa, 18 anni suonati, attende questo da 9 mesi. Ma un imprevisto la porterà a sconvolgere ogni suo singolo piano.
Cosa le accadrà se le toccherà lavorare come cameriera per tutta l’estate?
Che quell’incubo ad occhi aperti si possa trasformare in sogno, semplicemente grazie all’incontro con il suo attore preferito?
Se amate le storie divertenti, romantiche e leggere, Getting into know You è quello che fa per voi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Longest night – Part two.

 

 
Non era da lei essere così insicura e timida.
Non capiva nemmeno perché non riuscisse ad avvicinarsi a quel maledetto tavolo per più di 5 secondi. Era come se un vortice magnetico la risucchiasse sempre quando stava per sciogliersi o per mostrare almeno il suo reale interesse verso quelle persone.
 
Il cast di The Vampire Diaries, sospirò per l’ennesima volta mentre restava seduta all’entrata del ristorante, per riposarsi un attimo.
 
Come poteva essere così scema?
Come poteva non sfruttare l’occasione di una vita?
 
Semplice.
Datele una parola, cinque lettere e una voce minacciosa.
 
Mamma.
 
“Melissa! Diamine Melissa, ascoltami quando ti parlo. Leva quello sguardo da tonno! E non guardarmi come se fossi quel fottuto grissino!”
 
“Ecco che ci risiamo.” Pensò, cercando di concentrarsi su quel flusso agglomerato di parole.
 
“Torniamo al punto. Non puoi avventarti su di loro come una sanguisuga che necessita sangue. Anche se in questo caso, l’analogia è puramente azzeccata.. Comunque, non possiamo permetterci  che tu ti distrai dal lavoro restando ad osservare quel gruppo di fighettini dall’accento volgare.”
Con l’ennesimo sospiro, la ragazza rispose con voce esasperata.
“Mamma, non definirli volgari solo perché sei inglese e loro sono americani. ”
 
“Ah signorinella, non mi interessa proprio! Ti ripeto il succo del discorso. Uno: niente contatti amichevoli con i clienti all’interno del locale. Due: devi LAVORARE e non inventare love story ipotetiche con il bell’imbusto dallo sguardo di ghiaccio. Tre: non pensare nemmeno di andare ad elemosinare, con sguardi da cerbiattino indifeso, il permesso a tuo padre. Sono stata abbastanza -se non addirittura- assolutamente chiara?”
 
Quella era sua madre.
 
Un fisico da fotomodella, occhi verde smeraldo e capelli color raggio di sole. Era assolutamente bella, di una bellezza quasi aristocratica. Però anche la bellezza più ricercata, se contrastata da una carattere che potremo definire “di merda” per essere brevi, passava in secondo piano.
Si, perché quella donna non aveva semplicemente le “palle d’acciaio” ma pure il cuore.
“Mamma è inutile che mi fai la ramanzina, io non riesco nemmeno ad avvicinarmi al bell’imbusto con gli occhi di ghiaccio. Sia chiaro, non riesco proprio a guardarlo. Quindi finiamola qui perché il mio lavoro lo sto facendo, e anche bene. E non sto cercando il sangue di nessuno.”
 
La madre mosse la testa in segno di grande disapprovazione.
“Potrei partire dal semplice fatto che per portarci del semplice vino tu ci abbia messo. Venti e dico VENTI minuti, Melissa. Sei stralunata, inciampi in tutto e sorridi come un ebete a chiunque.
Quindi, se vogliamo essere brevi e diretti : Tu. Devi. Lavorare. E se non è chiedere troppo, usa anche il cervello che mamma, te ne ha fornito tanto! Ora, sciò, sciò! Mi occupi il posto e non ho intenzione di passare la notte con le borse di ghiaccio sui piedi.”
Sollecitandola con una lieve pressione sulle spalle, la ragazza si alzò dal comodo giaciglio per ritornare a lavorare.
 
Dio che schifo di serata.
Era li, a pochi metri da Ian Joseph Somerhalder e non poteva fare niente.
 
Niente che non sia sorridergli, chiedere la sua ordinazione ed essere prettamente glaciale.
Si.
Glaciale, fredda.
Un cubetto di ghiaccio, insomma.
 
Come un’ossessionata registra, si era immaginata molte volte il loro incontro.
Uno in stile  Licia e Mirko in Kiss Me Licia, con tanto di canzoncina di sottofondo e gatto obeso vicino.
Oppure un bel baciamano di altri tempi, magari con un Ian nei panni del bel Damon Salvatore in tenuta da militare.
Altri sfioravano l’impronunciabile e l’illegale, ma non se ne vergognava minimamente.
 
Come poteva vergognarsi di concedere tutta se stessa ad un uomo così?
 
Sbuffò ancora per un tempo interminabile, per quell’incontro che di romantico non aveva nemmeno la controfigura.
Presa da quella sua depressione interiore, non sentì una presenza avvicinarsi alle sue spalle.
 
“Hey, scusa!”
Voltandosi verso quella voce, non aveva fatto in tempo a rendersi conto di quanto quella persona fosse così vicina a lei.
 
Bloccate un attimo il tempo.
 
Immaginate una ragazza presa alla sprovvista. Aggiungeteci un bel vassoio ricolmo di spaghetti allo scoglio e concludete il tutto con tre semplici lettere.
 
Esatto. Ian.
 
“Oh cazzo!” lanciò un urletto tra l’isterico e il dispiaciuto.
 
Quello si che era un modo di farsi ricordare!
 
Aveva di fronte Ian Somerhalder che aveva un bellissima camicia spiegazzata bianca che ormai, di bianco aveva solamente i bottoni.
Presa dal panico o dalla vergogna, non sapeva bene come comportarsi.
Raccogliere il disastro che si era formato ai suoi piedi o aiutare l’uomo assalendolo con un numero illimitato di scuse?
 
Beh abbandonando la logica, mischiò le due scelte.
 
“Dio, dio! Mi spiace, oddio mi scusi! Sono così.. così! Ommioddio!” raccoglieva la pasta nel vassoio aiutandosi con una pinza da cucina, mentre il suo sguardo sfiorava velocemente i lineamenti facciali dell’uomo.
“E che non mi sono resa conto che lei mi stava chiamando e puff! Guardi che posso ripagarle la camicia.. Certo non ho un milione di dollari o giù di li ma la prego, mi permetta di sdebitarmi è che..” Continuava quasi come in preda a una sorta di shock-post-incidente-mortale.
 
In fondo si sentiva così.
Intontita e sull’orlo di una morte lenta a dolorosa.
 
Non si rese conto che mentre lei continuava a darsi ripetutamente della “scema,idiota,logorroica e sfigata”; l’uomo si era inginocchiato insieme a lei, aiutandola a raccogliere la pasta.
 
“Non ti preoccupare. Non ho pagato la camicia un milione di dollari o giù di li. Stai tranquilla, non sceglierò nemmeno di morderti.” E sull’ultima parola, le fece l’occhiolino.
 
Le fece l’occhiolino!
 
“Magari.” Forse lo sussurrò o forse lo disse ad alta voce.
 
L’uomo strabuzzò gli occhi ma non fece in tempo a vedere o a sentire altro, perché se la sgusciò in cucina.
 
Appoggiandosi con la schiena alla porta, si rese conto che per tutto il tempo, aveva trattenuto il fiato.
Il suo petto si mosse avanti e indietro velocemente, imparando di nuovo ad assecondare il giusto flusso di aria che passava dai polmoni alla bocca.
 
“Tesoro, che hai? Sei tutta sporca!” Suo padre si avvicinò a lei, togliendole la poca tranquillità che aveva ristabilito difficilmente.
 
“Un casino. Una casino! Ecco cosa sono! Se lo viene a sapere  la mamma! Oddio lo saprà, presto!”
“Melissa, vuoi rispondermi?” Suo padre appoggio entrambe le mani sulle sue spalle, con fare amorevole.
“Una voce, pasta per terra e denti da vampiro.”
E’ inutile descrivere l’espressione dubbiosa del padre.
“Ti senti bene, piccola? Sei bianca come un lenzuolo.”
“Bianca! Camicia bianca.. la sua camicia è rossa ora! Cazzo, cazzo e stracazzo!”
Niente, il suo cervello era andato ad Honolulu abbandonandola in quella ingrata situazione.
 
“Paolo so io un modo per farla riprendere.” Sentendo improvvisamente il mondo ritornarle davanti agli occhi, si ritrovò presto in bagno con Giorgio, intento a ripulirle le mani.
 
“Ti sei ripresa bella addormentata?”
Alzando lo sguardo verso lo specchio vide lo scintillio di divertimento che brillava negli occhi del ragazzo.
“Che figura di merda. Giorgio, sono sempre la solita pasticciona-casinista.”
Mosse la testa in segno di disapprovazione.
“Beh il primo passo è ammetterlo. Il secondo è tornare di la, armarsi di Marsiglia e ripulire il bel Vampiro.” Scoccandole un sguardo malizioso, il ragazzo le ripulì la gonna con naturalezza.
“Sei un angelo , Giò. Come da bambini ricordi?”
Voltandosi verso il ragazzo, anche lui ricambiò il sorriso di complicità.
“Certo. Mi ricordo perfettamente di quella volta che ti eri sporcata tutta di fango e io ho dovuto dire a tua mamma che avevo perso le chiavi di casa e che tu prontamente ti eri gettata a recuperarle dalla melma.”
Prendendo un asciugamano dall’armadietto, lui scoppiò in una risata concludendo : “ Che scema! Eri talmente intenta a seguire un gattino che ci eri caduta come un sacco di patate! Impagabile la tua espressione quando ti eri resa conto di quello che avevi combinato.”
Anche lei condivise quell’allegria.
“Avevo anche il vestito nuovo che mi aveva comprato la mamma. E Andrea mi aveva presa per il culo fino al vomito.”
“E non solo lui.” Sussurrò lui dirigendosi verso la porta.
“Beh vorrei ricordarti di quella volta che ti si era rotto il pr..”
“Ok, ok! Ragazzina, ora torniamo di là!” Giorgio era ritornato indietro per chiuderle la bocca con la sua mano.
“P-trsst Togl-m la m-n dalla bcca??!”
“Ops!” E con finta sbadataggine il ragazzo la liberò dalla sua leggera stretta, riaccompagnandola nel locale ormai in prenda a un rumoroso chiacchiericcio.
Prendendo in mano il Marsiglia e lo straccio bagnato, salutò Giorgio con un bacio sulla fronte sussurandogli un Grazie, vivamente sentito.
 
Lui era terribilmente stronzo ma con la capacità di aiutarla in qualsiasi occasione.
Era così fin da piccoli.
 
Con passo deciso, attraversò il locale, intravedendo lo sguardo shockato della biondona del 33 che probabilmente avrebbe usufruito di quell’occasione per rinfacciaglierla appena possibile.
 
Con rinnovato coraggio, si avvicinò a quel tavolo accerchiato dal flusso magnetico e lo oltrepassò.
 
Addirittura con grazia.
 
Ian nel frattempo era in piedi, vicino alla ringhiera della terrazza che dava sul mare.
Nina gli era accanto, intenta ad aiutarlo con delle salviettine profumate.
 
“Scusate.” Esordì Mel, guadagnandosi l’attenzione di entrambi.
“Ecco volevo rimediare, almeno minimamente, al danno arrecatole.” Mostrando timidamente il panno e il detersivo, l’uomo le scoccò un sorriso dolce.
“Oh davvero gentile da parte tua. Ma dammi pure del tu, non sono così vecchio.”
 
Sdeng.
Un’ altro di quei sorrisi e sarebbe sprofondata nel sottosuolo più nascosto.
 
“Ehm.. si ecco!” Si avvicinò inchinandosi leggermente sulla parte macchiata.
Cercando di mascherare la sua timidezza, dovuta al fatto che la camicia era praticamente tutta sbottonata, prese a frizionare con una leggera pressione la macchia aiutandosi con qualche spruzzata di detersivo e molto olio di gomito. Certamente non avrebbe potuto farla ritornare bianca come prima, solamente con quel metodo.
“Mi dispiace. Purtroppo dovrei lavarla in lavatrice per sbiancarla con un po’ di candeggina.”
Non si accorse che in quel gesto, con quella intima vicinanza, si era creato una sorta di silenzio religioso.
Lui la osservava cripticamente, da molto vicino, mentre lei si prendeva cura, in qualche modo, di lui.
Con quel pensiero, si distaccò velocemente da quel corpo che era caldo e fonte di un profumo inebriante.
Era quasi assuefatta da quell’odore che aveva conosciuto per la prima volta poche ore prima e che – probabilmente - non avrebbe mai potuto risentire.
 
“Se vuoi te la posso lavare e a fine serata sarà come nuova.”
L’uomo cambiò subito espressione sorridendo con troppa enfasi.
“ E dovrei rimanere nudo per il resto del tempo?”
 
Ops.
 
“No, no! Certo che no!” Ma anche si, ripeteva invece il suo malato cervello.
“C’è la camicia di mio fratello, quella che usa come divisa. Quest’anno non gli serve.” E sull’ultima frase ci sputò un po’ di acido, giusto per ricordare a se stessa il dolce regalo di Andrea.
 
“Ma guarda non ti dev..” ma la sua frase venne interrotta da Nina che era rimasta per tutto il tempo vicino ad entrambi, gustandosi la scena in silenzio.
“Dai Ian, non essere scontroso. Si sta cercando di sdebitare in ogni modo.. “ e dopo una breve occhiata carica di feeling, Ian acconsentì con un breve cenno.
 
Senza sapere bene cosa fare, cominciò a muoversi come un automa verso il bagno dedicato al personale; nel piano di sotto.
 
Non si voltò nemmeno un istante per controllare se Ian la stesse effettivamente seguendo.
Non sapeva se era intimorita o semplicemente stupida.
 
Arrivati nel piccolo bagno, lo fece accomodare sulla piccola cassapanca mentre cercava nell’armadietto i detersivi e tutto l’occorrente.
 
“Giuro che è la prima volta che mi accade una cosa così imbarazzante.” Ammise mentre cercava di ricordarsi il programma adatto per i capi delicati.
“E’ che vado in palla per niente a volte.”
Voltandosi verso Ian, vide che lui aveva tra le mani, qualcosa di molto famigliare.
Tirando fuori il suo Nokia, si accorse che mancava qualcosa.
 
Stracazzo.
 
“Oh..”
“Deduco che sia tuo, vero?” Alzando il suo sguardo color del mare e color del cielo, sorrise facendo dondolare quel piccolo ciondolo.
 
Il ciondolo con il volto di Damon fatto da lei, in un impulso di pura follia.
Dedusse che la camicia dell’attore non era poi tanto sporca.
Lei era diventata più rossa di quel misero pezzo di stoffa.
 
Si girò di scatto, facendo rovesciare un po’ dell’ammorbidente dalla vaschetta al pavimento.
 
Di bene in meglio.
 
“Ma sei un disastro, ragazzina!” Disse scoppiando a ridere l’uomo.
“Grazie per avermelo fatto notare.” Ma come era successo poco tempo prima, si ritrovò due occhi azzurri a pochi centimetri dai suoi.
 
Questi continui incontri ravvicinati stavano mettendo a dura prova la poca e precaria sanità mentale della ragazza.
 
“Non pensavo fossi una mia fan.” Sentenziò l’uomo, pulendo con lo straccio nuovamente un casino combinato da lei.
Stava diventando un must.
“Perché? Non era evidente dal mio comportamento serio composto e per niente impacciato?”
Lo sguardo divertito scintillò ancora di più.
“Beh pensavo fossi semplicemente maldestra. Comunque intendi davvero lavarmi la maglietta o mia hai portato qui sotto con altri intenti di pulizia?”
 
Evidentemente aveva lasciato il suo cervello a briglia sciolta perché aveva fatto dire ad Ian, un qualcosa che avrebbe voluto lei sentire. Non la realtà.
 
“Prego scusa?” Spostò lo sguardo per guardalo in faccia.
“Niente, niente. Non voglio mica renderti la vita ancora più complicata.” E marcando sull’ultima parola si sfilò la camicia con effettiva nonchalance, facendola ricadere tra le braccia inermi della “malcapitata”.
 
“Grazie.” Sussurrò mentre infilava il capo nella lavatrice facendo partire poi il programma.
“Prego, adoro innalzare il mio ego davanti alle fanciulle tenere e indifese.” Utilizzando un ghigno che Mel avrebbe attribuito a Damon.
 
In quel momento, stava soffrendo di visioni multiple.
 
Chi era quell’uomo?
Ian Somerhalder?
Damon Salvatore?
Lei sperò Nick di Tell Me You Love Me, solleticando con la mente la visione completa del fondoschiena dell’uomo.
 
“Gran bel film” disse tra sé o forse non proprio.
L’uomo si voltò di nuovo verso di lei, stupito.
“Cosa?”
 
Attenzione, prego. Informiamo i gentili passeggeri di allacciare le cinture le sicurezza.
 
Sottointeso: quei passeggeri erano i suoi ormoni.
 
“Niente. Parlavo tra me.”
“Parli tra te guardando me?”
“Uhm. Parlo tra te pensando a te.”
 
“Brava Mel, sei tragicamente comica!” si disse.
 
L’uomo le si avvicinò giusto per ritornarle di fronte.
“ E a cosa pensi?” chiese divertito.
“Al tuo culo in Tell Me You Love Me.” Disse mentalmente, ma in pratica la sua bocca rimase ferma.
 
Fu un'altra che si mosse.
 
Quell’uomo infatti le depositò un dolce bacio sulla fronte, solleticandole la pelle con il suo mite respiro.
 
“Grazie per la premura di poco prima. Però devo correre, su! Nina si ingelosirà a morte.”
E facendole l’occhiolino se ne andò, prendendo la camicia di suo fratello che aveva ormai dimenticato sul lavello.
 
Riassunto della serata:
Lui l’aveva baciata, seppur in modo gentile, sulla fronte.
Un bacio di ringraziamento, alla fine.
Ora lei era stramazzata al suolo e vedeva le stelle.
Tante piccole stelle con i denti a punta e coralli azzurri al posto degli occhi.
 
Quella fu la notte più lunga della sua vita.
 
Non solo per gli innumerevoli insulti da parte della sua famiglia e soprattutto di sua madre.
Non solo perché era stata baciata, seppur innocentemente, da Ian Somehalder.
 
Quella notte fu la più lunga, perché lei non dormì.
 
Rimase ad osservare il soffitto della sua camera, con un sorriso da ebete e una mano posata sulla fronte.
 
Adorava improvvisamente lavorare.
 
Altro che.
 
 
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Terzo capitolo! Uououououo! Ahahhahah!
Come al solito io aggiorno sempre di notte, non riesco a farlo in orari decenti xD
Purtroppo la mia vena artistica deve essere di origine vampirica, mi spiace T_T
 
Bene : che ne pensate di questo capitolo?
Banale?
Stupido?
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto sorridere. Io mi sono divertita molto a scriverlo, perché mi sono immaginata il viso di Mel con mille espressioni diverse xD
Povera figliuola!
 
Ora, voglio fare i ringraziamenti.
Prima di tutto ricevere 7 recensioni nello scorso capitolo, mi ha fatto veramente piacere.
Ho fatto tipo un espressione del genere --> *3*  Giuro!
 
Ringrazio quindi : Ili_sere_nere, Gracevelyn, Ally salvatore, Chara, pazzaSDLF, Lost in my mind e Mary 91.
 
Grazie a voi che recensite, grazie a voi che leggete, grazie a voi che mi inserite nelle preferite/seguite/da ricordare.
 
Mi fa gasare come una scema! Ahahha xD
 
Per qualsiasi cosa, questa è la mia pagina facebook. Con spoiler, news, immagine e tutto quello che potrebbe interessarvi!
 
Vi saluto davvero, ora.
 
Buona serata e a presto <3

   
 
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