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Autore: Katia R    06/09/2011    2 recensioni
DATA PUBBLICAZIONE: 24 agosto 2011.
La vita di Luca verrà sconvolta da una ragazzina...
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot - Uragano Iris! TITOLO: "Uragano Iris!".
AUTORE: 
Katia R.
DATA FINE:
24 agosto 2011.
PERSONAGGI:
 Luca\...
Premessa: 
Mi secco a fare un'altra premessa quindi ricopio quella del forum xD ahahah
Ed eccomi ancora qui, pronta a postarvi un'altra shot! xD
Beh, ce ne ho messo di tempo visto che l'ho iniziata tempo fa xD ma la mancanza di ispirazione è bruttissima!
L'ho finita ieri sera ed è un pochetto lunghetta [e la novità? xD], spero comunque che la leggerete.
Non riguarda Distretto 11 e vi assicuro che Luca è vivo e vegeto! xD

Un grazie particolare a tutti quelli che mi seguono sempre e...
Dedico questa one-shot a quattro persone in particolare:

- Daniela - che ieri sera si è sorbita la lettura in anteprima della shot e ha controllato che non ci fossero errori e... le risate che mi sono fatta con certi errori!  Grazie ancora, tesoro! Ti - voglio bene! E spero tu abbia trovato il soprannome come 'informatrice personale di Luca' xD
- Arbina - lei è la mia fan numero 1, da sempre, per cui è quella che sa tutto in anteprima e che mi sostiene sempre! TE DUA SHUME, my sweetie! <3
- Barbara - la mia 'odiosa'. La dedica va a lei perché... beh, 'lei è l'unica che amo odiare!' <3
- Martina - Cosa c'è da dire? Lei è la mia sorellona! La sorella maggiore che non ho mai avuto ma che ho sempre voluto! E io l'ho trovata *-*

Ah, è un'eccezione per EFP... Una dedica anche a Eliessa che mi segue sempre! :D Grazie!

BUONA LETTURA!

Uragano Iris!

-Gab, cerco di capire se il mio informatore ha scoperto qualcosa su Castellani, poi vado a casa- dico affacciandomi negli uffici comuni.
-Va bene, Luca! A domani- dice sorridente.
Si, sono proprio io, Luca Benvenuto. Ancora richiuso in questo commissariato. Ho i capelli brizzolati e tra qualche anno me ne andrò in pensione. Beh, veramente tra un paio di anni. Mi sto facendo vecchio, e più avanzo con l’età e più mi accorgo di avere mille rimpianti.
Salgo in auto, diretto verso il mio informatore. Mi avvicino in una zona malfamata, dove praticamente ne muore uno al giorno, quando sei fortunato, altrimenti ne muoiono di più.
Scendo dall’auto e inserisco l’allarme. Qui mi rispettano, ma la prudenza non è mai troppa. Mi avvicino al capannone d’Er Gabibbo, così chiamato perché non c’ha più il fisico e quando si arrabbia diventa rosso. Ahò, fa morire dal ridere!
-Chi è?- urla con voce grossa.
-So’ Luca, Gabì!- esclamo aspettando che venga ad aprire. La porta si spalanca ed esce lui -Me spieghi come fai a mantené ‘sta forma fisica?- mi chiede mentre inizio a ridere -Gabì, t’o ricordi che lavoro faccio, vero!?- dico mentre lui sospira -Va beh, dimme de che c’hai bisogno- dice sconsolato.
-Volevo sapere se hai notizie su Castellani- dico diretto.
-Guarda, ieri ho mannato Er Ginnico in perlustrazione, quindi mò t’o chiamo n’attimo!- esclama per poi guardarsi in giro -A GINNICO!- urla per farsi sentire.
-Oh, grazie! Ancora nun me l’avevo sturate l’ orecchie stamattina!- esclamo scuotendo la testa.
-Che voi?- chiede Er Ginnico, corpo palestrato, magliette sempre attillate per fare colpo sulle ragazze e una gomma da masticare sempre in bocca.
-Ieri sei annato a cercà informazioni su Castellani?- chiede Er Gabibbo.
-Certo- dice masticando -Ah Lù, quello me sembra fin troppo pulito pe’ i me gusti!- esclama guardandomi. Sbuffo e mi gratto la testa -Ce deve esse’ qualcosa!- esclamo non capacitandomene.
-Senti Lù, io me faccio n’artro giretto stasera! Magari viè fori qualcosa!- esclama dandomi una pacca sulla spalla.
-Va beh, discrezione, me raccomanno!- esclamo puntandogli il dito.
-Ma manco a dillo, Lù! Sarò discretissimo!- esclama dandomi un’altra pacca sulla spalla, stavolta però a momenti me la sta per fratturare.
-Se vedemo, allora!- esclamo allontanandomi.
-A presto Luchì!- mi salutano in coro.
Sto per salire in auto, ma una ragazza seduta ai margini della strada, continua a lamentarsi. Mi avvicino -Ehi, hai bisogno di aiuto?- chiedo preoccupato. Lei alza lo sguardo e mi fissa con i suoi occhi profondi, un misto di nocciola e cioccolato fondente. Ha le lacrime agli occhi e si tocca il ventre, rotondo. Rimango stupito per un attimo e subito capisco che quella rotondità non è dovuta ad una birra o al troppo cibo. Ma come è possibile, sembra così piccola. I miei pensieri vengono interrotti da un suo lamento, più acuto rispetto agli altri.
-Ascolta, ti accompagno all’ospedale!- esclamo avvicinandomi.
-NON MI TOCCARE!- urla facendomi sobbalzare.
-Che succede, Lù?- chiede Er Gabibbo, seguito da Er Ginnico.
-’Sta ragazzina sta male! C’ha bisogno di un dottore!- esclamo preoccupato -Solo che non vole!- esclamo spaesato.
-C’ha diciassette anni! E se chiama Iris! Questo è tutto ciò che sappiamo di lei!- esclama Er Gabibbo.
Diciassette anni. Rimango spiazzato da quella notizia. Sono sempre stato abituato a vedere persone ai lati della strada, strafatti, morti e tutto. Ma non so perché stavolta sentivo qualcosa di strano dentro.
-Iris! Daje piccolè! Vai all’ospedale!- esclama Er Ginnico accarezzandola -Luca è n’amico! Fidate!- esclama tranquillizzandola un po’. La ragazza annuisce e sto per prenderla in braccio ma Er Gin mi blocca -Ah Lù! Senza offesa ma se la pigli in braccio te poi ve devo accompagnà io all’ospedale!- esclama prendendola in braccio facendomi ridere. E giurerei di aver visto un sorriso sulla faccia della ragazza.
Nel tragitto fino all’ospedale,  in auto c’è un silenzio assurdo, interrotto di tanto in tanto dai lamenti della ragazza. Cerco di rassicurarla in qualche modo, ma è decisa a non parlare.
Quando arriviamo davanti all’ospedale, caricano la ragazza su una sedia a rotelle e mi dicono di aspettare nel frattempo che la dottoressa la visita. Mi siedo e sospiro. Cosa ci fa una ragazza di diciassette anni in un quartiere così malfamato?
Aspetto qualche minuto, fino a quando non esce la dottoressa.
-Oh, dottoressa. Mi dica- dico preoccupato.
-Benvenuto, la ragazza non è messa bene. Rischiano tanto, sia lei che il bambino. Mi ha detto che è da poco entrata nel quarto mese. Si rifiuta di dirmi altro- sospiro e mi passo una mano tra i capelli.
-Mi ascolti Benvenuto, la ragazza ha bisogno di assoluto riposo. E di certo dove l’ha trovata non è un luogo adatto per riposarsi- dice mestamente.
-Lo so, dottoressa.-
-Per il momento l’ho convinta a rimanere in ospedale- dice sorridente la dottoressa -Ma dovrà cercare una sistemazione per dopo!- esclama infine. Annuisco e la saluto, mentre busso per entrare nella stanza.
-Ehi, ciao. Ti senti meglio?- chiedo, anche se è una domanda idiota.
-Si, grazie- dice con un tono pacato -Scusa per prima- dice all’improvviso, attirando la mia attenzione -Non volevo urlarti contro, è che non ti conosco e…-
-Stai tranquilla, è normale- dico sorridente -Ascolta, quando uscirai da qui, devi stare in assoluto riposo. E di certo in quel quartiere non ci puoi stare- dico mentre la vedo irrigidirsi.
-Quel quartiere va benissimo!- esclama nervosa -Non voglio andare in istituti o cose simili!- esclama iniziando ad agitarsi.
-Ehi, ehi. Tranquilla! Ascolta, ricominciamo tutto da capo. Io sono Luca Benvenuto, ho cinquantaquattro anni e sono il vice questore del Decimo tuscolano!- dico sorridente porgendole la mano. Lei me la stringe -Io sono Iris, ho diciassette anni e sono una fuggitiva!- esclama con una smorfia sull’ultima parola.
-Fuggitiva?- chiedo spaesato.
-Sono scappata di casa quando ho scoperto di essere incinta. Avevo paura della reazione di mia madre. Lei mi ha cresciuta da sola perché mio padre non sapeva manco che lei fosse incinta!- esclama mentre vedo una lacrima rigarle il volto -Mia madre è due mesi che mi cerca. Sarà distrutta. Ma non riesco a guardarla in faccia! Lei ha sempre avuto fiducia in me, mi ha sempre amata, protetta, tutto! E io l’ho ripagata così! Rimanendo incinta del mio ragazzo come una puttanella qualsiasi!- esclama quasi urlando. Mi avvicino e le prendo le mani tra le mie -Ma che stai a dì? Non sei una puttanella, ok!? Lui come si chiama?- chiedo.
-Michael- dice sorridente -Probabilmente adesso starà con qualcun’altra. Stavamo insieme da due anni. Lui fra tre mesi ne compie 19!-
-Se ti ama veramente, ti starà ancora aspettando- dico sorridente.
-Se mi vede così, cambierà di certo idea- dice ritornando cupa.
-Ascolta, se mi dai l’indirizzo…-
-No!- esclama decisa -Non voglio che ti metta in mezzo! Io me la caverò da sola- dice deglutendo.
-Va bene. Però non sarai comunque sola- dico accarezzandola -Ci sono io, adesso. Ti fidi di me?- chiedo dolcemente. Lei mi fissa per qualche secondo, poi mi sorride e annuisce.

--- Quattro giorni dopo.

-Ecco. Questa è casa mia!- esclamo entrando in casa, seguito da Iris.
-Carina- dice sorridendomi. Ricambio il sorriso e la faccio sedere sul divano -Ascolta, io adesso devo andare al Decimo. Non ti muovere dal divano, tranne per andare in bagno. Nel digitale trovi parecchi film, quindi tieni il telecomando- dico porgendoglielo -E… buona visione! Ci vediamo più tardi!- esclamo sorridente uscendo.
Arrivo dopo qualche minuto al Decimo e subito si avvicina Gabriele.
-Sei sicuro di aver fatto la cosa giusta?- chiede.
-Certo, Gab. È una ragazzina che ha bisogno di aiuto!- esclamo.
-Si, ma visto il quartiere che frequentava io ci penserei più di due volte prima di mettermela dentro casa!-
-Gabriele, è una ragazza di diciassette anni, è incinta, è scappata di casa e l’unica cosa che so adesso è che ha tanta paura!- esclamo deciso.
-Lo spero per te, Luca. Spero per te che non ti ritroverai con la casa sottosopra- dice allontanandosi.
-Ma perché reagisce così?- chiedo a Vittoria.
-Luca, è normale. Sua madre frequentando certi quartieri è finita male- improvvisamente mi sento uno stupido. Non ho ricordato questo particolare della vita di Gabriele. Sospiro e mi passo una mano tra i capelli. Con un cenno saluto Vittoria e vado in ufficio. Inizio a firmare delle pratiche e all’improvviso il cellulare suona -Pronto?- rispondo stranito, non riconoscendo il numero.
-Pronto, Luca! Sono Iris- la sua voce squillante mi costringe a spostare leggermente il cellulare -Ah, ehm… Iris! È successo qualcosa?- chiedo preoccupato.
-No, no. È che vorrei preparare la cena per stasera, ma non c’è molto. Conosci un posto dove fare un po’ di spesa?- chiede.
-Tu non ti muovi di casa, eh!- la ammonisco -Al massimo tra qualche ora ti faccio portare la spesa da Vittoria, una mia collega, ok?-
-Va bene! Prendi carta e penna che ti dico cosa comprare!- esclama e faccio come richiesto, mentre un sorriso nasce spontaneo: è un vulcano in eruzione, questa ragazza!
-Hai scritto tutto?- chiede infine.
-Si, tranquilla! Tu cerca di riposare!- esclamo.
-Comandi vice questore!- esclama lei chiudendo la chiamata. Scuoto la testa e faccio chiamare Vittoria nel mio ufficio.
-Dimmi Luca- dice la donna entrando.
-Senti, il tuo turno quando finisce?- chiedo.
-Tra due ore, perché?- chiede stranita.
-Ti dispiacerebbe fare la spesa e portarla a casa a Iris? Lo so, ti sto chiedendo tanto, ma purtroppo aspetto il procuratore e non posso muovermi da qui- dico giustificandomi.
-Non c’è problema, Luca- risponde sorridente, con il suo solito accento toscano e quell’aria così materna. Le porgo il foglietto con la lista e i soldi -Grazie ancora Vittoria- dico sorridendole dolcemente, lei fa lo stesso e ritorna al suo lavoro.


-Va bene, procuratore! Appena abbiamo qualche informazione in più lei sarà il primo ad essere informato!- esclamo stringendo la mano all’uomo cinquantenne davanti a me.
-Ci conto Benvenuto!- esclama lui stringendola vigorosamente -A presto, allora- ed esce, mentre io rimango in piedi. Guardo l’orologio. È quasi ora di cena. Afferro la giacca e chiudo la porta dell’ufficio alle mie spalle, incamminandomi -Buona serata, Ugo!- esclamo sorridente.
-Grazie! Anche a te Luca- dice lui salutandomi con un cenno.
Salgo in auto e mi inserisco nel traffico. Sono stanchissimo e in questo momento vorrei solo un letto, per addormentarmi e risvegliarmi tra qualche giorno. Ma mi accontento anche di poche ore.
Dopo qualche minuto finalmente arrivo sotto casa e parcheggio per poi salire stancamente le scale. La serratura scatta e subito vengo invaso da un odore nuovo. Sorrido sentendo Iris canticchiare dalla cucina.
-Sono a casa!- esclamo, non volendo spaventarla comparendo all’improvviso. Lei si affaccia dalla cucina e con un sorriso mi dice -Ti piacciono le cotolette? Le ho preparate in un modo speciale- e ritorna ai fornelli, mentre la guardo e scuoto la testa. La conosco da solo quattro giorni, ma già dal secondo giorno si era instaurato un rapporto fantastico.
-Tra qualche minuto è pronto!- esclama continuando a preparare.
-Va bene, io vado a lavarmi le mani e a mettermi una tuta, per stare più comodo!- e mi allontano con un sorriso stampato in faccia.


_______________



Da quel giorno sono passate quattro settimane, Iris continua a vivere da me e le ho promesso di non farle più domande.
Adesso sono in commissariato, mentre lei è rimasta a casa, con l’intenzione di guardare qualche cartone. Si, insomma, quei cartoni che fanno sempre la mattina, prima che i bambini vadano a scuola. Beh, a quanto pare l’istinto materno sta prevalendo sul carattere tosto della ragazza!
Vittoria mi mette una mano sul braccio -Luca, quello che sto per dirti non è per niente facile- mi dice con sguardo triste misto a preoccupazione.
-Che succede, Vittò?- chiedo iniziando a preoccuparmi anche io.
-Abbiamo fatto come ci hai detto tu. Abbiamo cercato informazioni ed è venuto fuori che la ragazza…- aspetto impaziente che continua -Allora?-
-Si chiama Iris Gori- dice mestamente. Trattengo il respiro incassando il duro colpo. Non è possibile. Non può essere.
Iris è…
-È la figlia di Anna!- esclama infine. Mi allento la cravatta perché mi sento soffocare. Cerco di trovare un ritmo normale per il mio respiro, ma l’unica cosa che riesco a fare è uscire fuori e appoggiarmi al portone.
-Dottore, si sente bene?- chiede uno degli agenti, visibilmente preoccupato. Faccio un cenno per dire che è tutto ok, anche se sto iniziando a sudare freddo. Gabriele mi raggiunge e gli basta un solo sguardo per capire che mi sento morire. Si avvicina e fa l’unica cosa che un amico può fare in questi casi: abbracciarmi.
Mi riprendo un po’ e rientriamo dentro.
-Cos’hai intenzione di fare?- mi chiede amorevolmente Vittoria.
-Non lo so- dico sospirando.
-Anna la sta cercando da più di due mesi. Sarà distrutta, Luca- mi dice stringendomi una mano.
-Si, questo lo so- dico per poi deglutire. Mi sento un groppo in gola e non riesco a farlo scendere -Però non posso dirglielo adesso. Sto acquistando a poco a poco la fiducia di Iris, e se dico tutto ad Anna mi posso dimenticare tutto questo- dico.
-Luca, Anna la sta cercando da due mesi! E ora che l’abbiamo ritrovata non dobbiamo dire nulla?- chiede Vittoria spaesata.
-Ascolta Vittoria, Iris ha bisogno di assoluto riposo, altrimenti rischia. Non deve subire stress o altro, quindi portarle Anna a casa non credo sia l’idea migliore in questo momento! Devo gestire bene la cosa- mi passo una mano sul viso -Vado a farmi un giro. Chiamami solo se è urgente. Ho bisogno di schiarirmi le idee- dico per poi incamminarmi verso l’uscita.
Mi sembra di vivere un incubo. Un incubo di quelli dove non riesci a trovare via di fuga e rimani intrappolato in un punto. Dio mio! Tra tutte le persone che ci sono al mondo Iris doveva essere proprio figlia di Anna?
Anna. Sospiro e mi passo una mano tra i capelli. Non la vedo da… diciassette anni? No, forse di più! Boh. Ricordo il giorno in cui è andata via come se fosse ieri. E ricordo anche il giorno in cui ha deciso di tenermi fuori dalla sua vita, con una misera lettera. Da quel momento sono uscito dalla vita di Anna. Peccato che lei è sempre rimasta nella mia! Ho cercato di odiarla con tutto me stesso. Ma è sempre stata un pensiero fisso. Poi pian, piano il tutto è andato sfumando e ci pensavo raramente. Di tanto in tanto guardo i nostri album di foto e mi chiedo come sia diventata, che cosa fa; mi chiedo come ha fatto a dimenticarmi così in fretta. L’ho sempre voluto sapere perché il dolore non mi faceva neanche respirare a volte. Come avrà fatto lei a dimenticarsi di me?
Giro ancora per qualche minuto nei pressi del Decimo, poi salgo in macchina e mi decido a tornare a casa. Apro la porta e mi avvio nel salone, non trovando Iris seduta al solito posto mi preoccupo. Poi sento un odorino provenire dalla cucina, mi avvicino e mi appoggio allo stipite della porta, sorridendo.
-Ehi, bentornato!- esclama lei venendo a stamparmi un bacio sulla guancia. E solo adesso mi rendo conto quanto è simile ad Anna. I lineamenti del viso, il sorriso, il carattere deciso.
-Che stai cucinando di buono?- chiedo interrompendo il flusso dei miei pensieri.
-Specialità che mi ha insegnato la mamma! Hamburger e patatine…- dice facendomi ridere.
-Un piatto impegnativo!- esclamo mentre lei fa spallucce e torna a cucinare. Mi sento un nodo alla gola. Era la specialità di Anna, quando ha finalmente imparato a non mandare a fuoco la cucina.
-E’ pronto, lavati le mani e siediti!- esclama Iris distogliendomi dai pensieri.
-Va bene, mamma- scherzo dirigendomi in bagno.
Quando torno lei è già seduta e ha messo i piatti in tavola.
-Lo so che abbiamo detto niente domande ma…- mi schiarisco la voce sedendomi -Spiegami che tipo è!- esclamo sorridente.
-Mamma? È dolcissima. Ma un po’ troppo apprensiva! Io e Abel- un sussulto al cuore -Abel?- chiedo facendo finta di nulla.
-Si, è il mio fratellone! Mamma l’ha adottato dopo aver smesso di fare la poliziotta!- deglutisco -Ah, mamma era una poliziotta!? Guarda un po’ le coincidenze!- esclamo per poi prendere un’altra forchettata.
-Sai perché mi chiamo Iris?- chiede. La guardo e scuoto la testa in segno di negazione.
-Mamma mi ha raccontato inizialmente che uno dei tanti significati è “arcobaleno”. Perché per lei sono stata come un arcobaleno dopo un periodo di tempesta! Ma non mi sono mai definita arcobaleno! A me piace di più essere paragonata ad un uragano!- esclama pulendosi gli angoli della bocca.
-Come mai?-
-Perché mi piaceva pensare che entrando nella vita delle persone gliela avrei stravolta!- esclama sorridente.
-Beh, in effetti è vero- dico regalandole il mio sorriso migliore. Mi aveva stravolto la vita, neanche lei immaginava quanto.
-Però il vero motivo per cui mi ha dato questo nome è perché stava ascoltando “Iris” dei Goo Goo Dolls la sera del mio concepimento!- e nel momento in cui lo dice blocco la forchetta a mezz’aria. Rimango immobile, incapace di muovere un muscolo.
-Luca!?- mi richiama Iris, risvegliandomi dallo stato di trans -Scusa, io…- deglutisco -Mi sono dimenticato una cosa importante in ufficio! Devo andare a prenderla, non aspettarmi alzata!- esclamo alzandomi di corsa sotto lo sguardo perplesso di Iris.
Chiudo il portone alle mie spalle e corro alla macchina, per poi raggiungere casa di Vittoria e Giuseppe. Suono al campanello e mi viene ad aprire lei in vestaglia -Luca!- esclama sorpresa. Da come mi guarda non devo avere un bel aspetto -Che è successo?-
-Iris- dico riprendendo il fiato.
-Cosa? Sta male?- chiede preoccupata facendomi entrare. Scuoto la testa per poi sedermi -Lei si chiama Iris perché Anna l’ha concepita ascoltando la canzone dei Goo Goo Dolls!- esclamo passandomi le mani sul viso.
-I Gu-gu che?- chiede perplessa.
-Diciassette anni, Vittoria!- esclamo.
-Oddio, Luca, mi puoi spiegare?-
-È mia figlia!- esclamo e nel momento in cui lo faccio mi sento prendere dal panico -Vittoria non mi sento bene, credo mi stia arrivando un attacco di panico- dico affannosamente.
-Come tua figlia? Oddio!- esclama lei a bocca aperta -Ma come?- si scuote e torna a ragionare -Aspetta, vado a prenderti delle gocce! Tu respira!- esclama lei allontanandosi.
-Wè, Luca! Che è successo?- mi chiede Giuseppe sopraggiungendo, ma non ho neanche la forza per rispondere. Fortunatamente arriva Vittoria con le gocce -Giuseppe, ha un attacco di panico. Non credo possa risponderti- spiega velocemente Vittoria porgendomi la tazzina. Bevo tutto d’un sorso per poi riprendere a fare dei gran respiri.
-Adesso mi spiegate?- chiede Giuseppe.
-Iris è la figlia di Luca- dice Vittoria incerta. Giuseppe schiude la bocca stupito -Ma come? Non era figlia di Anna!?- sembra confuso.
-Eh, fai due più due, Giusè!- esclama Vittoria sedendosi accanto a me -Mi spieghi quella cosa dei Gu-gu qualcosa?- chiede mentre io accenno un debole sorriso -La notte del concepimento, beh…- sospiro -È stata prima della partenza di Anna. Sai, era l’ultima serata insieme e… un bicchierino di troppo, tra una canzone e l’altra, siamo finiti a letto. E in sottofondo c’era la canzone dei Goo Goo Dolls: “Iris”- mi passo una mano sul viso -Non posso crederci. Giuro, sto vivendo un incubo! È mia figlia, Vittoria!- esclamo nuovamente -E non avevo la minima idea della sua esistenza! E tra poco divento pure nonno!- mi passo le mani sul viso.
-Ma lei lo sa?- chiede Vittoria.
-No, no. Le ho detto che avevo dimenticato una cosa importante in ufficio. Ero troppo sconvolto per rimanere a casa. Scusate l’ora- dico sospirando.
-Ma che scherzi!? Stai tranquillo! Piuttosto, se preferisci puoi dormire qua- dice lei sorridente.
-No, non mi va di lasciarla sola- mi alzo -Anzi, forse mi conviene tornare. Magari ci dormo su- dico anche se so che non avrei preso sonno tanto facilmente.
-Va bene, Luca. Qualsiasi cosa chiama, ok!?- dice Giuseppe dandomi una pacca. Annuisco in silenzio mentre mi accompagnano alla porta e scendo di corsa le scale.


-Ehi! Credevo non tornassi più- dice sorridente Iris, seduta sul divano.
-E invece sono qui!- esclamo accennando un sorriso.
-Vai a letto o ti guardi un bel film con me?- chiede guardandomi.
Lì per lì sono tentato di andare a letto visto l’ora, ma pensandoci bene mi sono già perso parecchie serate “padre-figlia” e non ho voglia di perdere ancora tempo.
-Va bene! Basta che non sia troppo smielato!- esclamo sedendomi vicino a lei.
-No! È un cartone della Disney! Li amo, decisamente!- esclama premendo il tasto ‘play’. E io che pensavo che avesse un carattere “tosto”! Bah, saranno gli ormoni.
-Titolo?- chiedo.
-“La principessa e il ranocchio”- dice raggomitolandosi.
-Che si trasforma in principe?- chiedo -Questi cartoni sono tutti uguali- e rido.
-Ehi, non rovinarmi i cartoni!- esclama lei dandomi una manata scherzosa sul braccio.
Il film inizia e ci immergiamo nella visione.
-Io non bacerei mai un ranocchio!- esclama schifata.
-Neanche se trasformato diventasse un bel ragazzo?-
-Un bel ragazzo per essere bello deve essere anche intelligente e se è stato trasformato in ranocchio, evidentemente non lo è!-
Devo dire che il suo discorso fila.
-Oh Dio! Ha la stanza piena di abiti rosa! Come si chiama? Principessa Confetto?- chiedo corrugando la fronte.
-Ma piantala!- e inizia a ridere -E comunque quella è la migliore amica della protagonista!-
-E la protagonista sarebbe?- chiedo.
-Quella!- esclama indicandola -E si chiama Tiara- dice tornando a concentrarsi sul film.
La vedo ridere di gusto in qualche altra scena per poi tornare seria. E quando mi accorgo il motivo della sua serietà, quasi tristezza, mi si stringe il cuore. Tiara con la sua famiglia. Con la madre e il padre.
-Sai quante volte ho desiderato conoscere mio padre!?- dice lei facendomi girare all’istante. Fa una risata nervosa, scuotendo la testa -È assurdo, sai!?- e mi guarda -Ti conosco da pochissimo tempo ma con te mi sento al sicuro. Mi sento protetta. E stasera mi stai facendo capire cosa significa guardare un film con…- sospira -Con una figura paterna al mio fianco- e deglutisce. La guardo negli occhi e ci ritrovo tanta paura. Non dico nulla. Accenno appena un sorriso e con un braccio l’avvolgo dentro un abbraccio. E poi rimane lì, accoccolata sul mio petto, continuando a guardare il film.
-Oddio, ma quella principessa lì, l’amica di Tiara è completamente matta!- Iris ride di gusto alla mia esclamazione.
-Ora capisco perché parecchi bambini crescono con dei problemi. Cioè, chi diamine sposerebbe mai una pazza come quella?- continuo i miei commenti.
-Ma dai! È divertentissimo il suo personaggio!- esclama ridendo.
-Si, su questo sono d’accordo- dico per poi godermi un altro minuto di silenzio.
La serata è continuata tra i miei commenti, le risate, e un po’ di commozione. Che volete farci, la vecchiaia che avanza!
Dopo quel film decido di guardare qualche notiziario, mentre Iris commenta con un -I notiziari sono deprimenti! Non c’è mai una notizia bella! Morto quello, morto quell’altro. Guerra di lì, guerra di qua. Insomma ti rovinano la giornata!- esclama. E sorrido apertamente perché non posso darle torto. Decide di rimanere comunque lì, ancora tra le mie braccia. Forse quel calore lo cercava da tempo, e io non ho nessuna intenzione di mandarla via.
Finisco di guardare il notiziario e mi giro verso di lei. Mi mordo il labbro. Ero talmente attento alla tv che non ho fatto caso a Iris che si è addormentata tra le mie braccia. Sorrido. Dorme talmente beata che svegliarla sarebbe un sacrilegio. Sospiro, ancora con un leggero sorriso increspato sulle labbra, e decido che per questa notte farò a meno del letto.


Una luce fastidiosa mi costringe ad aprire gli occhi. Mi accorgo subito dell’assenza accanto a me. Mi sollevo e sbadiglio, sgranchendomi un po’ le ossa.
-Buongiorno!- esclama Iris, affacciandosi dalla cucina.
-Buongiorno- rispondo ancora insonnolito.
-Oggi ti ho preparato una colazione che ho imparato a fare a Londra!- esclama sorridente.
-Del tipo?- chiedo alzandomi.
-Uova e bacon!- esclama.
Uova? Bacon? Alle sette di mattina?
-Tranquillo, per te ho preparato dei pancake che puoi provare sia con lo sciroppo d’acero e sia con la Nutella!- esclama ridendo tornando tra i fornelli.
Ok, adesso decisamente ho l’acquolina in bocca. Fortuna che sotto l’aspetto di abilità culinaria Iris abbia preso da me!
Sorrido involontariamente e mi siedo al tavolo con lei, iniziando a mangiare. Lei decide di mangiare le uova con il bacon. Dice che ne ha voglia. E io di certo non posso permettere che mio nipote, o mia nipote, nasca con la voglia di uova e bacon. Poi però mangia pure i pancake. Ho notato che negli ultimi giorni mangia di più, sicuramente a causa della gravidanza.
Finisco di fare colazione e aiuto Iris a sparecchiare. Improvvisamente Iris emette un lamento e si tocca la pancia, ormai diventata rotondetta.
-Oh! Che succede?- chiedo avvicinandomi a lei.
-Oddio, Luca!- esclama con un ampio sorriso, mentre le lacrime le bagnano il viso. Adesso mi sto decisamente preoccupando.
-Andiamo in ospedale? Ti senti male?- chiedo ormai preso dal panico.
-No- dice scuotendo la testa -Solo…- sospira e mi prende la mano -Senti…- e in un attimo lo sento. Sento qualcosa muoversi. Ed è quel esserino dentro la pancia di Iris. Sorrido emozionato e guardo Iris negli occhi, poi la stringo a me. Lei mi abbraccia forte e sento il suo cuore battere all’impazzata. O forse è il mio. Non riesco a capirlo. So solo che ho appena sentito mio nipote e sto abbracciando mia figlia. Le accarezzo i capelli mentre un sorriso emozionato mi si dipinge in volto.

---
Sono passate altre due settimane, Iris ha deciso di partecipare ad un corso pre-parto e ho gentilmente chiesto a Vittoria di accompagnarla. Inizialmente è stata titubante, ma al ritorno era tutta allegra e sorridente. Ha iniziato a raccontarmi tutto e mi ha detto che Vittoria è una donna dolcissima e che in poche ore ha imparato ad adorarla. Ho sorriso quando me l’ha detto. Non che avevo dubbi: Vittoria è una donna fantastica.
Adesso sono seduto in cucina, mentre mangio una sana e salutare colazione, pronto per andare a lavoro. Iris è sotto la doccia, busso alla porta -Iris, sto andando a lavoro!- urlo appena per farmi sentire.
-Va bene!- esclama la sua voce squillante.
Afferro la giacca, anche se credo non ne avrò bisogno visto la splendida giornata, e scendo le scale velocemente.
Arrivo al Decimo dopo qualche minuto e dopo aver salutato tutti mi rifugio nel mio ufficio. Una pila di scartoffie varie mi aspetta sulla scrivania. Sospiro e inizio a prendere il primo fascicolo dandogli un’occhiata.
Saranno passate circa due ore, quando nell’atrio sento un vociferare strano. Mi alzo e raggiungo l’ammasso di agenti attorno a qualcosa, anzi, a qualcuno.
-Beh, allora?- chiedo alzando un po’ la voce. Tutti si girano verso di me. E anche lei. Il mio cuore ha un sussulto e il mio corpo viene scosso da un brivido. Rimango a fissarla in silenzio mentre il vociferare si è interrotto e gli sguardi vanno da me ad Anna come se stessero guardando una partita da tennis. I suoi occhi sono ancora incatenati ai miei. Ha qualche ruga in più, i capelli poco più lunghi di quando se ne è andata ed ha l’aria distrutta. Abbasso lo sguardo massaggiandomi il palato con la lingua. Mi sento quasi in imbarazzo perché non riesco a dire nulla.
-Ciao Luca- sento la sua voce e rialzo lentamente lo sguardo. Faccio un sorriso forzato, amaro -Ciao Anna- dico schiarendomi la voce -Continuate il vostro lavoro, per favore. Abbiamo un commissariato da mandare avanti- dico serio guardando gli altri, che si volatilizzano subito -Vittoria, tu resta- dico -Sei stata tu a chiamarla?- chiedo serrando la mascella. Fa cenno di no con la testa e annuisco.
-Mi è arrivata una voce esterna. Ho assunto un investigatore per ritrovare mia figlia. Ed è arrivato fin qui con gli indizi. Sono dovuta venire a sapere da un uomo sconosciuto che mia figlia è incinta e vive a casa con te!- esclama lei quasi furiosa.
-E da chi avresti voluto scoprirlo? Da me? Sono anche io uno sconosciuto da un bel po’!- esclamo acido e mi sembra che lei incassi il colpo. Vittoria abbassa lo sguardo.
-Ho il diritto di sapere che fine ha fatto mia figlia dopo averla attesa per interi mesi!- esclama, stavolta realmente arrabbiata.
-E io avevo il diritto di sapere che Iris è anche mia figlia!- quasi lo urlo, facendo voltare tutti. La vedo quasi barcollare dallo stupore -Che diamine stai dicendo?- chiede, ma è quasi un sussurro.
-La verità. So ancora fare due conti. E le notizie che mi ha dato Iris non hanno fatto altro che darmi la certezza- dico tranquillamente, anche se il nervosismo si è preso possesso del mio corpo.
-Fammi andare da lei!- esclama continuando a sostenere il mio sguardo.
-No!- esclamo -Prima vado a dirle che sei qui. Poi potrete incontrarvi- mi guarda in cagnesco. Poi mi afferra il braccio con prepotenza e mi costringe a seguirla nel mio ufficio.
-Ma dico sei impazzita?- chiedo furioso.
-Io? Non vedo mia figlia da mesi e l’unica cosa che riesci a fare è sputarmi addosso del veleno?- chiede nervosa.
-Ah! Scusa! La prossima volta magari mi avvisi, sempre se conosci ancora il mio numero, e io preparerò un’entrata con il tappeto rosso e mi farò trovare in smoking, con un mazzo gigante di rose rosse, pronto ad abbracciarti, eh, che dici?- chiedo sarcastico -Ma come diamine ragioni, Anna! Come? Mi hai lasciato con una misera lettera, come se non contassi un cazzo! Non mi hai più chiamato. Non hai fatto nulla e mi hai scritto quelle stronzate! Poi dopo diciassette anni trovo una ragazzina malandata, per strada, e vengo a scoprire che è la figlia della mia ex migliore amica! E puff… cosa scopro pian piano? Che è pure mia figlia!- esclamo ormai urlando -Cosa cazzo pretendevi? Che ti accogliessi a braccia aperte? Ma non ti fai schifo?- chiedo ad un palmo dal suo viso, ormai completamente fuori di me.
-Da diciassette anni- mi dice lei continuando a mantenere lo sguardo ben fermo nel mio -Mi faccio schifo da diciassette anni. Da quando sono partita e ho fatto quel dannato test e ti ho scritto quella lettera. Ma non posso farci nulla- e sorrido amareggiato abbassando lo sguardo e scuotendo la testa -Certo…- commento sarcastico.
-Tu non puoi capire quello che ho passato, Luca!- esclama.
-Probabilmente questo casino lo avremmo affrontato insieme, adesso!- esclamo rammaricato -Fammi andare da Iris, per favore- e la oltrepasso aprendo la porta. Improvvisamente entra un ragazzo, alto, moro, occhi chiari. Troppo giovane per essere il compagno di Anna.
-Lui è Michael- dice Anna comparsa dietro di me -Il…-
-Il ragazzo di Iris- la interrompo stringendo la mano al ragazzo -Lo so- e le lancio un ultimo sguardo di sfida. Poi mi allontano a passo veloce. Salgo in auto e mi dirigo verso casa, mentre con entrambi le mani stringo il volante, nervoso.

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E poi c’è lei che corre. Corre veloce, come il battito del suo cuore. Le lacrime le bagnano il viso. Si butta tra le braccia di un uomo che la stringe forte -Ti prego, fammi rimanere qui- dice in un sussurro. ‘Er Ginnico’ la stringe ancora più forte -Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi, piccola. Vieni dentro e raccontami tutto- dice facendola sedere sul divano, prendendo una tazza di cioccolata calda -Tieni- dice dolcemente -Allora? Che succede? Sapevo che stavi a casa con Luca…-
-Si, proprio lui! Lurido pezzo di merda, bugiardo!- esclama quasi sputando quelle parole come veleno.
-Luca? Cosa ti ha fatto? È sempre stato un uomo in gamba e…-
-È mio padre- e immediatamente riprende a piangere -Capisci? Mi ha preso in giro per tutto questo tempo! Non l’ho mai conosciuto mio padre. E avrei desiderato fosse lui. Ma non volevo scoprirlo così!- esclama mentre l’uomo la circonda per le spalle -Stavo facendo le pulizie a casa e…- prende un respiro -C’era un vecchio scatolone. L’ho aperto e ho visto varie foto. E in queste foto c’erano Luca e mia madre. E il cd dei Goo Goo Dolls, quello che contiene la canzone “Iris” e lettere, bigliettini di auguri, regali e altre cose- scuote la testa piangendo -Perché mi ha mentito?- chiede, ma non è una domanda vera e propria -Poi sono corsa al Decimo per discuterne con lui, ma arrivata in quei pressi ho visto entrare mia madre al Decimo. E allora sono tornata a casa, gli ho scritto su un foglio un bel “Vaffanculo” e gliel’ho attaccato allo scatolone- dice chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulla spalliera del divano.
-Anna Gori- dice l’uomo assorto nei suoi pensieri -Tu sei figlia di Anna Gori. La poliziotta che c’era qui anni fa! Me la ricordo- sorride -In effetti assomigli un po’ a tua madre- dice.
-La conoscevi?- chiede lei sorpresa.
-Certo! Sono uno degli informatori personali di Luca, e veniva spesso con lei. Erano affiatati ma ai tempi Luca aveva gusti… diversi- dice lui sorridente.
-In che senso?- chiede.
-Era gay. Me lo ha confidato durante una sbronza dopo la sua partenza- spiega l’uomo.
-Era gay?- e rimane incredula.
-Beh, adesso riposati. Non ti devi affaticare- dice sorridente alzandosi per andare a cucinare.

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Entro in casa lentamente e sospiro. Inizio a chiamare Iris, ma non risponde nessuno. Cerco nelle varie stanze e poi noto uno scatolone in cucina. Lo riconosco subito e mi blocco all’istante leggendo un foglio attaccato di sopra con una parola poco carina che mi indica la strada da fare per andare a “quel paese”. Mi avvicino e chiudo gli occhi sospirando. È scappata. E adesso è ancora più difficile.
Corro di nuovo al Decimo e si girano tutti guardando la mia espressione agitata.
-Dov’è?- chiede Anna. La guardo negli occhi e poi abbasso subito lo sguardo -È scappata- dico passandomi una mano sul viso, mentre Anna crolla davanti a me e viene subito sorretta da alcuni agenti -Portatela nel mio ufficio e sdraiatela sul divanetto!- esclamo rivolto ai miei uomini.
Passano ore interminabili, e di Iris nessuna notizia. Poi vedo scattare Michael davanti a me.
-Tu dove vai?- chiedo.
-Non me ne starò con le mani in mano mentre la ragazza che amo è chissà dove, incinta!- esclama varcando il portone mentre cerco, invano, di farlo rimanere lì.
Poi mi giro verso il resto della squadra -Voglio delle volanti in giro a cercarla! La foto ce l’avete già!- tutti vanno a svolgere il proprio compito mentre io mi sento soffocare a causa dell’ansia. Un altro attacco di panico non posso concedermelo.
-Luca? Tieni un bicchiere d’acqua- dice Vittoria porgendomi un bicchiere pieno di acqua.
-Grazie- dico in un sussurro mentre mi sbottono un altro bottone della camicia -Dobbiamo trovarla, Vittoria. Dobbiamo!- esclamo ansimando.
-La troveremo, Luca- dice stringendomi il braccio -Vado da Anna- e si allontana.
-Luca? Come stai?- chiede Gabriele dolcemente.
-Sto da schifo, Gab- dico con tutta sincerità. Lui mi da una pacca sulla spalla e mi stringe a sé in un altro abbraccio amichevole -Andrà tutto bene, Luca- dice cercando di rassicurarmi. Ma non serve a molto. Si allontana pure lui mentre io vado nel mio ufficio. I miei occhi si incontrano di nuovo con quelli di Anna, rossi e pieni di lacrime.
-Perché è scappata?- chiede Vittoria formulando la domanda che avrebbe voluto esporre Anna.
-Oggi si è messa a fare le pulizie e… ha trovato un vecchio scatolone. Era pieno di foto, lettere, e il cd dei Goo Goo Dolls. Quello con la canzone “Iris”. Io credo che abbia capito tutto e che sia scappata perché si è sentita ferita da me- sospiro e mi accorgo che quasi non riesco a parlare -Io non riesco a stare qui! Michael è corso fuori a cercarla, e io devo fare lo stesso!- e apro la porta di scatto.
-Vengo anch’io!- esclama Anna. Sento una fitta quando la guardo di nuovo. Dopo qualche secondo di silenzio annuisco -Va bene- ed esco, mentre sento i suoi passi dietro di me.
Saliamo in auto, in religioso silenzio, e parto. Rimaniamo così per minuti interminabili, fino a quando non squilla il mio cellulare. Aziono il vivavoce -Pronto?-
-Luca, sono Gab- dice con una strana voce -Ci è arrivato l’avviso di un incidente. Sembra sia rimasta coinvolta una ragazza. Non aveva documenti con sé e ho chiesto se fosse incinta ma non mi hanno saputo dire nulla. Ci vuole il riconoscimento dei genitori- dice affievolendo il tono.
-Cosa? Che significa?- chiedo, ma so benissimo cosa significa.
-Oh mio Dio!- esclama Anna portandosi le mani sulla bocca e scoppiando a piangere. La guardo negli occhi e deglutisco -Stiamo andando all’ospedale, Gab- e chiudo il cellulare. Schiaccio il piede sull’acceleratore, mentre cerco di trattenere le lacrime e di non guardare Anna. Non può essere la nostra Iris.
Arriviamo in ospedale e ci dicono di attendere. Ma che diamine! Mia figlia potrebbe essere morta e mi chiedono anche di attendere!?
Il pianto di Anna si fa sempre più intenso e il suo corpo è scosso da singhiozzi che sembrano quasi degli spasmi. Faccio l’ultima cosa che avrei voluto fare, ma anche la cosa più naturale che mi riesce. Mi avvicino a lei e la stringo tra le mie braccia -Calmati- dico semplicemente -Non è detto che sia lei. Non fare così, altrimenti stai nuovamente male- dico strofinando una mano sulla sua schiena. Sospiro e rimango sorpreso quando mi sento stringere dalle sue braccia. Stringe la mia camicia tra i pugni mentre cerca di placare il pianto. Poggio il viso alla sua testa e chiudo gli occhi fino a quando non la sento rilassarsi. Si stacca e si asciuga le lacrime.
-Potete entrare- dice un uomo indicandoci la stanza. Guardo Anna e lei guarda me. Faccio per entrare e mi sento afferrare la mano. Intrecciamo le nostre dita e stringiamo forte, come per farci forza, come facevamo anni fa.
Scoprono il lenzuolo lentamente e chiudo gli occhi mentre Anna riprende a piangere e si stringe a me.
-Non è nostra figlia- dico rivolto all’uomo. E per un attimo mi sento una merda ad essere felice perché davanti a me ho il corpo di una ragazza tra i 17 e i 19 anni. Andiamo fuori da quel posto, faccio sedere Anna in macchina e avviso subito il Decimo che non si tratta di Iris.
Mi metto in macchina e poggio la testa sul volante, pregando di non ricevere altre notizie così.
-Se fosse stato in un altro contesto avrei sorriso alla parole “nostra figlia”- dice Anna asciugandosi le lacrime con un fazzolettino. Mi giro a guardarla e accenno un sorriso. Poi torno serio -La ritroveremo. Iris non è un’incosciente. Ha solo paura- dico mentre lei annuisce. Poi allungo la mano e la poso sul suo braccio, stringendoglielo appena -Quando la rivedi, non urlarle addosso, non farle mille domande. Lei ha solo bisogno di affetto in questo momento- e tolgo immediatamente la mano, mettendo in moto.

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Sono ormai le undici e mezza di sera e di Iris nessuna notizia. Nessun’altra segnalazione.
Anna è seduta su una sedia e ha la testa poggiata al muro con un’espressione distrutta in viso. Michael è seduto accanto alla macchinetta. Vittoria è accanto ad Anna, mentre io vado avanti e indietro in cerca di nuove notizie.
-Diamine! È una ragazzina di 17 anni ed è incinta! Non può essersi volatilizzata!- esclamo dando un calcio al muro. Ho provato anche a chiedere ‘Er Ginnico’, ma non mi ha saputo dire nulla.
Gli sguardi di tutti si posano su di me, ma cerco di non farci caso. Gabriele mi viene vicino -Luca, calmati. Facendo così non tornerà prima- mi dice. E, pur volendo obiettare, rimango in silenzio e sospiro.
Mi siedo. E passano i secondi, i minuti, le ore. E di Iris non c’è traccia. Anna ha ripreso a piangere da qualche minuto e come se mi sentissi ancora il dovere di proteggerla e farla star bene, mi alzo e le prendo un bicchiere d’acqua. Glielo porgo e mi guarda un po’ sorpresa -Grazie- dice quasi in un sussurro, con la voce rauca.
-Smettila di piangere. Altrimenti sarò costretto a farti andare a riposare- dico serio, allontanandomi. Credo di aver usato un tono duro, autorevole. Come ai tempi in cui c’era stata la missione dei russi.
-Sentite, andate a riposare voi- dico rivolto a Vittoria, Giuseppe, Ugo e il resto della squadra.
-Non se ne parla, Luca. Io rimango qui!- esclama Vittoria stringendo la mano di Anna.
-La stessa cosa vale per me- dice Giuseppe appoggiato al muretto degli uffici.
-Io ho già avvisato Sofia che non sarei tornato- dice Ugo dalla guardiola.
-Io non ci penso nemmeno di andare a casa- dice Gabriele -Mi sentirei soltanto inutile!-
-La stessa cosa vale per me- dice Maurizio, uno dei nuovi.
-Ragazzi, domani sarete tutti distrutti. Non posso permettere che la mia squadra stia a pezzi- dico sospirando.
-Allora facciamo dei turni- propone Gabriele -Ugo tu hai iniziato presto stamattina, quindi direi che tocca a te andartene per primo a casa. E anche a te- dice per poi indicare Giuseppe.
-Dai, vai Giuseppe- lo sprona Vittoria -Io rimango qui con Anna. Oggi ho fatto il turno di pomeriggio, quindi sono più riposata- dice sorridendogli.
I due, anche se controvoglia, vanno via.
-Sei un ottimo sostituto. Quasi, quasi lascio il posto a te- dico accennando un flebile sorriso.
-No, grazie. Lo manderei in fallimento nel giro di un anno- dice riuscendo a strapparmi un vero e proprio sorriso. Poi torno serio sentendomi gli occhi di Anna addosso. Mi giro e infatti è proprio me che sta guardando. Sospiro e torno a sedermi in attesa di avere qualche notizia.


Sono ormai le tre e il commissariato sembra dormire. Non ci sono novità e l’unica cosa che si nota in giro sono le nostre facce dall’aria distrutta. Mi sento a pezzi. Mi passo una mano sul viso e penso che solo ora riesco a capire cosa provano quei genitori che vengono a denunciare la scomparsa della propria figlia. Mi volto a guardare nella direzione di Anna e vedo che ha la testa girata da un lato. Ci metto poco a capire che si è addormentata. Ci credo, era distrutta. Mi alzo e mi avvicino a lei, abbassandomi e prendendola in braccio sotto lo sguardo amorevole di Vittoria.
Lei si muove un po’, ma non si sveglia. La porto nel mio ufficio e la sdraio sul divanetto mettendole una copertina addosso, visto che la temperatura si è abbassata. La guardo dormire e le sposto una ciocca ribelle che le cade sul viso. Dio, è sempre dannatamente bella. Chiudo gli occhi e sospiro, rialzandomi e tornando nell’atrio.


Sei e quaranta. Sono nel mio ufficio, seduto sulla mia poltroncina, rivolto verso la finestra. Fuori sta spuntando l’alba e la luce mi da quasi fastidio agli occhi. Sono rossi e gonfi e portano i segni della stanchezza.
Non sono arrivate nuove notizie. Mi giro di colpo roteando con la sedia e mi ritrovo lo sguardo di Anna nuovamente addosso. Sta per parlare, ma capisco subito ciò che vuole dirmi.
-No, non ci sono ancora notizie- dico flebilmente. Lei abbassa lo sguardo e si passa una mano tra i capelli, sbuffando appena.
Lo squillo del cellulare ci fa sobbalzare. Lo afferro e rispondo -Pronto?-

-

-Ciao Luca- dice l’uomo dall’altro capo del telefono -Sono Er Ginnico!-
-Oh! Hai novità di Iris?- chiede Luca speranzoso.
-In effetti si- dice sospirando -Ecco…-
Iris afferra il cellulare e lo spegne -Fai il doppio gioco?- chiede arrabbiata.
-No. Faccio la cosa che mi sembra più giusta! E lo faccio soprattutto per te e il bambino!- esclama seriamente.
-Adesso verranno a cercami qui!- esclama sospirando -Vado via- e fa per andarsene, ma l’uomo la ferma.
-Basta scappà, Iris!- esclama -C’hai ‘na certa maturità mò e stai pe’ diventà madre! Pensa a come se possa sentì mò la tua- dice serio, scrutando la sua espressione che cambia immediatamente. Quelle parole erano maledettamente dure da digerire. Stava facendo del male a sua madre. Come si sarebbe sentita se fosse stata al suo posto?
Sospira e va via.
-Pensace! Potresti avere tutto ciò che vuoi, adesso. Una famiglia- continua lui -Ricordati che la vita non è fatta sempre di cose belle. E quando queste accadono, non dovremmo mai lasciarcele sfuggire- e dal viso di Iris scende una lacrima.

-

-Pronto? Pronto?- continuo a ripetere. Ma non risponde nessuno tranne quel fastidiosissimo “tututu”. Riprovo a chiamarlo e risulta staccato.
-Vado da lui!- esclamo afferrando la giacca.
-Vengo con te- dice Anna alzandosi immediatamente e raggomitolando la coperta in un angolo del divanetto. Usciamo a passo spedito mentre do una breve spiegazione agli altri. Salgo in auto diretto dal mio informatore. Anna si strofina gli occhi, mentre l’ansia cresce sempre di più.
Arrivo lì dopo circa dieci minuti, scendo dall’auto seguito da Anna e subito Er Ginnico ci viene incontro.
-Allora?- chiedo speranzoso.
-Era qui, Lù. Ieri sera è arrivata da me, disperata e l’ho fatta rimanere a dormire. Mi ha raccontato la storia in poche parole e poco fa mentre eravamo al telefono mi ha staccato la chiamata. Ho cercato di fermarla, ma non ho potuto fare niente- dice sospirando.
-Perché non hai chiamato ieri?- chiedo, quasi con tono severo.
-Te l’ho già detto. Era disperata. Sei stato tu a dirmi che la dottoressa le ha detto di non sottoporla a stress e altro. E io ho preferito lasciarla stare- sospira -Lù, ci teniamo tutti a Iris in questo quartiere. Non permetterei a nessuno di farle del male. È andata via poco fa. Probabilmente non si è allontanata parecchio, stamattina il bambino continuava ad essere irrequieto dentro la pancia- dice accennando un sorriso. Poi si volta verso Anna -Certo che guardandoti sembra che il tempo non sia mai passato. Sei sempre stupenda!- esclama facendole l’occhiolino, come era solito fare anni fa. Lei sorride -Non credo proprio. Poi con questa faccia- commenta lei abbassando lo sguardo.
-Sei comunque stupenda- dice lui sorridente -Vero, Lù?- mi chiede facendomi irrigidire e facendo irrigidire anche Anna. Deglutisco -Già- e mi giro verso di lei -Lo è…- dico mentre i nostri sguardi si incontrano e vengo scosso da un lungo brivido. Fortunatamente il cellulare riprende a squillare. Rispondo velocemente -Pronto?- aspetto che Gab finisca di parlare e poi inizio a sorridere come un cretino -Arriviamo subito!- esclamo euforico. Spengo e mi giro verso Anna -È al Decimo- dico mentre il suo viso viene illuminato da un meraviglioso sorriso che, a parer mio, è molto più bello dell’alba che ho visto stamattina. Er Ginnico sorride apertamente e ci guarda andare via dopo averlo salutato.
Anna si muove sul sedile, ormai in preda alla più completa euforia. Tra poco riabbraccerà sua figlia. Nostra figlia.
Arriviamo in pochissimo tempo, parcheggio l’auto e scendo, seguito a ruota da Anna. Arrivati all’entrata, Anna si blocca. La guardo e vedo le lacrime che iniziano a scendere e il tremolio impercettibile del suo corpo. Allungo istintivamente la mano e afferro la sua. Lei abbassa lo sguardo sulle nostre mani intrecciate, poi lo alza incrociando il mio. Mi sorride dolcemente e io le stringo le mani. Entriamo dentro e tutti si voltano verso di noi. Iris è lì, seduta sulla sedia, accanto a Vittoria. Si alza immediatamente e ci corre incontro. Si catapulta in mezzo a noi. Un braccio attorno il mio collo e l’altro intorno a quello di Anna. La stringiamo in un caloroso abbraccio. Le do un bacio sulla testa e con l’altro braccio stringo Anna. Poi mi stacco e lascio che si godano il momento da sole. Piangono tutte e due. Vorrei stringerle ancora più forte a me, ma mi limito a sorridere emozionato.
Si staccano e Anna le sussurra qualcosa di dolce, cercando di tranquillizzarla. È stupenda nel ruolo di madre.
In quel momento entra Michael che era andato in hotel a dormire.
-Amore- dice quasi in un sussurro, emozionato.  Si avvicina a lei a grandi passi e la stringe forte, quasi sollevandola da terra -Perché non mi hai detto niente? Dio! Sono stato in pensiero per te tutti questi mesi. Tra poco impazzivo!- esclama mentre lei continua a piangere silenziosamente, e con un sorriso sulle labbra. Si avvicina e lo bacia dolcemente -Mi sei mancato. Pensavo ti fossi già fatto un’altra vita- dice lei.
-Ma come avrei potuto? Lo sai che ti amo da impazzire, Iris!- esclama il ragazzo stringendola ancora a sé. Iris appoggia la testa al suo petto e si lascia andare a quel abbraccio.
Poi si gira verso di noi.
-Mamma, io non voglio tornare a Trieste- dice mordendosi il labbro inferiore. Anna la guarda, e Iris si scambia uno sguardo con Michael -Io voglio continuare la gravidanza qui a Roma e…- si gira verso di me e sorride -Voglio continuare a stare con…- mi guarda intensamente -Papà- dice con un pizzico di emozione ben visibile. Deglutisco e non ho neanche il tempo di pensare perché mi ritrovo avvolto dalle sue piccole braccia. Sorrido involontariamente e la stringo forte a me -Tesoro mio…- dico in un sussurro tra i suoi cappelli. Chiudo gli occhi e mi abbandono in quel abbraccio. Poi si stacca e mi guarda negli occhi -In cuor mio ci ho sempre sperato- dice emozionata.
Ridacchio e le accarezzo una guancia -Neanche il tempo di abituarmi ad essere padre che devo abituarmi ad essere anche nonno!- lei inizia a ridere e vedo anche un sorriso emozionato da parte di Anna.
Iris si volta verso di lei -Però voglio anche te durante questo periodo- dice dolcemente e speranzosa. Anna la guarda sorpresa -Amore, io…- dice lei.
-Ti prego, mamma. Io ho bisogno anche di te. Lo so che in questi mesi ti ho fatto capire il contrario, ma è così!- esclama prendendomi la mano continuando a fissare Anna.
-Senti, perché non vai a casa a riposare?- chiedo porgendole le chiavi. Poi guardo Anna -E fai riposare anche mamma- sorrido leggermente.
-Va bene vice-questore. Lei non faccia tardi stasera! Ho intenzione di cucinare qualcosa di buono per festeggiare- dice sorridente.
-Oh, non vedo l’ora!- esclamo.
-E dopo ci guardiamo tutti insieme un bel film, ok?- chiede.
-Basta che non sia un altro cartone con un personaggio pazzo come quello dell’altra sera!- esclamo speranzoso.
-No! Questo è molto più divertente!- esclama e io inizio a ridere. Poi il mio sguardo si posa su Anna che continua a guardarci.
-A stasera- dice Iris trascinandosi dietro Michael e Anna.

-

-Eccoci! Questa è casa di Luca- dice Iris chiudendo la porta alle sue spalle. Anna si guarda intorno, spaesata. Di certo quella casa non le apparteneva. Non era la loro vecchia casa. Era un’altra. Arredata in un altro modo. In un’altra zona.
-Che c’è mamma?- chiede Iris guardandola. Anna deglutisce e accenna un sorriso -Niente- dice togliendosi la giacca appoggiandola sull’attaccapanni all’entrata.
Poi entrano in cucina. Anna nota lo scatolone.
-Ehm, quello è il messaggio che ho lasciato a Luca- vedendo il foglio scritto prima di uscire.
-Però, gentile- commenta Anna sorridente facendola ridere. Iris si avvicina a Michael e si fa coccolare un po’. Anna invece rimane a fissare quello scatolone. Si avvicina di più e inizia a guardarne il contenuto. Foto, bigliettini, regali, tutto. Tutto ciò che apparteneva a lei e Luca. Tutto ciò che appartiene al passato.
Scoppia a piangere facendo voltare immediatamente Iris e Michael. Lei si avvicina -Mamma!?- e le mette una mano sulla spalla.
-Non è niente tesoro, tranquilla- dice singhiozzando. Iris guarda dentro lo scatolone e prende delle piccole videocassette tra cui “Primo giorno nella nuova casa” e “Matrimonio-non matrimonio di Anna”.
-Mamma…- prova a dire qualcosa mentre Anna continua a guardare alcune foto, in lacrime.
-È tutto ok- dice lei riprendendo fiato per poi sospirare.
-Posso vedere questa?- chiede Iris prendendo in mano una videocassetta. Anna annuisce -Io però vorrei andare a fare una doccia se posso- dice.
-Ma certo, mamma! Vai pure. Gli asciugamani li trovi nell’armadietto- dice sorridente.
Anna si allontana mentre Iris inserisce la videocassetta.
L’immagine di Luca e Anna, giovanissimi, di fronte al portone.
‘Salve, oggi siamo qui per mostrarvi la nostra casa! L’abbiamo arredata con cura e adesso siamo pronti per andare a viverci!’ - esclama un giovanissimo Luca nel video.
E si susseguono varie scene divertenti.
-Oddio quanto era giovane qui mamma!- esclama Iris accoccolandosi a Michael.
Anna guarda tutto da dietro lo stipite della porta. Rivedere quelle scene l’ha fatta ricominciare a piangere, silenziosamente. Si volta e va in bagno a farsi una doccia.
Passano i minuti, Iris cambia videocassetta e compare il video del compleanno a sorpresa per Anna. Poi passa ad un’altra, quella del matrimonio-non matrimonio, curiosa.
-Sembravano loro gli sposi- commenta emozionata, e in quel momento dietro compare Anna.
-Si, lo sembravamo- dice anche lei emozionata.
-E quella canzone poi…- sospira Iris -L’ha scelta lui. Che tenero che è stato- dice per poi staccare e riporre il contenuto nello scatolone. Iniziò a sfogliare degli album di foto.
-Diamine, eravate così affiatati. Cosa è cambiato?- chiede triste.
-Tutto. Sono cambiate tante cose- dice Anna malinconica.

-

Sono appena uscito dal Decimo. Ormai il giorno ha lasciato spazio alla notte. Salgo in auto e mi accorgo di essere in perfetto orario per la cena. Non ho poi molta voglia di andare a casa e rivedere Anna gironzolare per le stanze come faceva nella nostra vecchia casa.
Arrivo a casa dopo qualche minuto, salgo le scale e apro il portone. Nessuno si è accorto di me, c’è lo stereo acceso e Iris che canta. No, questa canzone no!
-Io voglio te, adesso! Io voglio te e nessun’altra!- neanche ho il tempo di parlare perché arriva Anna, spegne lo stereo e si volta verso Iris facendola smettere -Ascoltati tutte le dannatissime canzoni che vuoi, ma non usare i vecchi cd di Luca! Ok?- sembra davvero arrabbiata. Poi lo sguardo di Iris si sposta su di me, e così anche quello di Michael e di Anna. Lei rimane immobile a fissarmi, poi abbassa lo sguardo e torna di là.
-Scusa, io…- accenno un sorriso -Tranquilla. Ti serve da lezione per la prossima volta- dico prendendo il cd e mettendone un altro -Meglio ascoltare qualcosa di più recente!- esclamo mentre lei sorride e viene ad abbracciarmi.
Mi levo la giacca e vado in bagno per farmi una doccia. Subito dopo mi infilo i pantaloni della tuta e una maglietta grigia. Esco dal bagno e Iris inizia a chiamarmi per dirmi che è ora di cena. Raggiungo la cucina e trovo già tutti a tavola. Mi siedo mentre Iris mi mette un po’ del polpettone che ha preparato.
-Cos’è, Natale?- chiedo sorridente. Ma cambio subito espressione ricordando che una frase simile, in passato, l’avevo detta ad Anna.
-Dai, assaggia!- esclama Iris iniziando a mangiare.
Prendo la prima forchettata e mastico. Poi aspetto un po’ mentre Iris mi guarda speranzosa in attesa di un mio parere. Sorrido -È ottimo!- esclamo e lei saltella sulla sedia.
-Ehi, piano. Non ti muovere tanto, altrimenti il bambino ti prenderà sul serio a calci- dice Michael sorridente. Io inizio a ridere -Ho come il sospetto che prenderà dalla madre in quanto vitalità- dico mentre Michael annuisce, e si aggiunge alla mia risata.
Anna invece ha lo sguardo basso e mastica lentamente, in completo silenzio. Si sente a disagio. Questo riesco ancora a capirlo a distanza di tempo.
Faccio un’altra cosa che non dovrei fare.
-In quanto vitalità hai preso da tua madre- dico subito, e vedo lei rialzare di colpo lo sguardo e fissarmi. Io evito accuratamente di incontrare i suoi occhi.
-Davvero?- chiede Iris.
-Oh, si! Non sai che tipino tosto che era!- esclamo facendo ridere Iris.
-Davo del filo da torcere al vice questore qui presente- dice lei, sorridente.
-Già, soprattutto durante l’ultima missione da poliziotta!- esclamo un po’ afflitto. Nella stanza cala un silenzio imbarazzante e Anna torna a guardare il suo piatto.
-Forse è meglio andare a letto, amore- dice Michael rivolto a Iris. Lei annuisce e da un bacio prima a me e poi a sua madre. Vanno via e io rimango con le braccia sul tavolo, giocando con un tovagliolo.
Anna si alza e inizia a sparecchiare. Non ho il coraggio di alzare lo sguardo. Smetto di giocare con il tovagliolo e mi alzo anche io per riporre il mio piatto sul ripiano della cucina.
-Sei stato tu a darmi del filo da torcere durante l’ultima missione da poliziotta. Eri tu il motivo principale della mia voglia di cambiare vita- dice tristemente.
-Ecco perché sei andata via- sospiro -Perché non hai avuto il coraggio di dirmi che stavi andando via per colpa mia?- chiedo amareggiato.
-Perché non ero pronta per un addio- dice abbassando lo sguardo.
-Oh! E quattro mesi dopo sei stata pronta!- esclamo rabbioso -Dio! Abbiamo fatto l’amore la sera prima che tu te ne andassi! Avrei voluto chiederti di rimanere ma tu stavi seguendo un sogno e io avevo deciso di tenere da parte i sentimenti. Poi, quando finalmente trovo il coraggio di parlarti, mi arriva quella lettera- scuoto la testa -Tu non hai la minima idea di come mi sono sentito! Mi hai voluto fuori dalla tua vita. A me, Anna! A me! Io che ti ho aiutato SEMPRE, io che mi sarei preso una pallottola PER TE. Per te, Anna! Per la donna più importante della mia vita! Tu hai rovinato tutto! Hai rovinato quello che ci poteva essere dopo! Tutto quello che avevamo costruito!- inizio ad ansimare -E hai rovinato la mia vita!- esclamo con gli occhi pieni di lacrime, mentre lei piange già da qualche secondo.
-Domani me ne ritorno a Trieste. E giuro che non sentirai più parlare di me. Iris farà ciò che vuole- sospira -Io ti amavo, Luca- e rialza lo sguardo. Vedo i segni del dolore sul suo viso, nei suoi occhi. Deglutisco e sono io stavolta ad abbassare lo sguardo -Ti amavo anche io. Ma non hai saputo aspettare- sospiro mentre una lacrima solca la mia guancia. Tiro su il naso e la lascio in cucina, da sola, mentre io mi rifugio in camera mia.

-

Anna rimane lì. Immobile. Fissa un punto qualunque. Vede sfocato per via delle lacrime. Vorrebbe urlare e singhiozzare fino a quando non ne ha più la forza, ma non può farlo. Non può farlo perché non ci sarebbe nessuno in grado di aiutarla a stare bene. Non ci sarebbe Luca a far cessare il suo pianto e il suo dolore.
Ripone i piatti nel lavandino, poi se ne va in camera sua. Si butta sul letto e continua il suo pianto. Soffoca i singhiozzi nel cuscino. Sta così per momenti interminabili.
Sono le tre e lei continua a girarsi e rigirarsi nel letto. Sbuffa e va in salotto. Prende delle videocassette e decide di vederle.

-

Mi sveglio di soprassalto e guardo la sveglia sul comodino. Sono le tre e mezza. Sbuffo e mi alzo per andare in cucina. Nel farlo noto una luce fievole provenire dal salotto e un vociferare. Mi avvicino lentamente e vedo Anna con le ginocchia strette al petto che guarda una vecchia videocassetta. Una festa a sorpresa che avevamo organizzato per il suo ventinovesimo compleanno. Decido di andare via, ma nel farlo sbatto accidentalmente il braccio sullo stipite della porta e oltre a farmi male faccio sobbalzare Anna.
-Ehm, scusa- dico impacciatamente -Volevo prendermi un bicchiere d’acqua e ho visto una luce così sono venuto a controllare. Torno in camera- dico per poi guardare la tv -Non riesci a dormire?- chiedo. Lei si asciuga le lacrime -Attacco di nostalgia- dice con la voce un po’ roca. Annuisco e mi giro per andare via. Ma improvvisamente mi blocco. Chiudo gli occhi e sospiro. Mi giro e incontro i suoi occhi, di nuovo -Non c’è bisogno che tu vada via- lei sbatte le palpebre un po’ sorpresa -Vedi Anna, la verità è che potresti andartene anche dall’altra parte del mondo ma tu rimani sempre dentro di me. Nella mia vita. È una verità che fa schifo perché ho voglia di odiarti. Ma non ce la faccio. Perché più ti guardo e più spero di trovare in te un residuo di ciò che era realmente la MIA Anna Gori- dico con un velo di malinconia. Stringo le labbra fino a farle diventare una piccola fessura. Abbasso lo sguardo e mi volto di nuovo per andare via.
-Io in te vedo sempre il mio Luca. L’uomo che ho amato e amerò per sempre- dice in un sussurro. Ma quel sussurro arriva fino a me. Mi giro di scatto e solo in quel momento si accorge di averlo detto troppo forte. Mi guarda con terrore, come un cucciolo smarrito. Inizia un’altra guerra dentro di me. Da un lato il cervello, dall’altro il cuore. E l’unico che crollerà in questa guerra sarò io. Schiudo la bocca per dire qualcosa, ma lei mi blocca -Aspetta- si alza -Prima che tu possa dire qualcosa, io…- abbassa lo sguardo -Io voglio che tu sappia che sei stato l’unico- e la vedo deglutire -L’unico che è riuscito ad entrare dentro il mio cuore e a non uscirne più- rialza lo sguardo -Lo so che ti faccio schifo. Lo so. Ma ho avuto paura, Luca. Quella notte per me aveva significato tutto. Ma per te? Per te cos’ era? Io non lo sapevo! E quando sono partita ero convinta che tu non mi volessi. Che ero stata tua solo per una notte. La più bella della mia vita, probabilmente- deglutisce di nuovo e poi continua -Quando ho scoperto di aspettare Iris sono entrata nel panico. Mi trovavo sola, in una città che non conoscevo, e tu non c’eri. Allora ho avuto paura che tu venissi a scoprire tutto e che ti sentissi costretto a fare il padre. E ti ho scritto quella lettera- abbassa lo sguardo -Sapevo che così facendo ti avrei allontanato da me. Sapevo che saresti stato troppo male ma che non mi avresti cercata perché nonostante tutto volevi il mio bene- una lacrima le solca il viso, e poi un’altra aggiungendosi a quelle precedenti.
-Io avevo deciso di dichiararti ciò che provavo realmente- dico quasi in un sussurro -Ma proprio quel giorno mi è arrivata la lettera. E hai ragione tu: volevo che tu fossi felice. La cosa che più mi ha lasciato amareggiato, se così posso dire, è stata che in mezzo a tutta questa felicità, io non c’ero. Io sono stato per diciassette anni a pensarti accanto ad un uomo che non ero io. Sono stato tutto questo tempo ad aspettare una tua fottutissima chiamata che non è mai arrivata! E se non fosse stato per Iris, per l’incontro casuale, io e te non ci saremmo rivisti!- esclamo serrando la mascella.
-È stato ancora una volta il destino!- esclama lei.
-Stronzate!- esclamo subito io -Sai quanta gente mi ha detto che io e te eravamo destinati a stare insieme? Lo sai quante? Tantissime. E si sbagliavano. Io e te non siamo mai stati insieme veramente. Quindi non parlarmi di destino- e la guardo negli occhi. Sto ansimando. Sembro un toro inferocito. Riprendo a respirare normalmente mentre lei si accascia sul divano. Come se fosse esausta. Come se fosse la vittima di quella battaglia. Ma mi sbaglio.
-Luca, decidi ora- dice lei rialzandosi. Fa il giro del divano e si para a qualche passo da me -O decidi di odiarmi o decidi di amarmi. E intendo per sempre- dice titubante, come se fosse impaurita. La guardo negli occhi, intensamente, come non ho fatto mai in questi giorni. Deglutisco e sento il cuore battermi forte. Abbasso lo sguardo -L’indifferenza in questi casi è la cosa migliore- dico voltandomi e lasciandola nuovamente sola.


È trascorsa circa una settimana e io e Anna non ci parliamo da quella notte.
Alla fine ho usato davvero la tattica dell’indifferenza. Fare finta di non conoscerla mi costa caro, ma io ho fatto la parte dello sconosciuto per diciassette anni. Tocca un po’ anche lei, no!?
Oggi è l’anniversario di Iris e Michael. Hanno deciso di festeggiare a casa nostra con tutti i nostri amici. Lei e Anna stanno preparando gli addobbi a casa, Michael è in giro a comprare le varie cose, mentre io sono chiuso in ufficio a firmare dei documenti.
La festa è tra un’ora e quindi devo sbrigarmi. Vittoria è già a casa a prepararsi, la stessa cosa Gabriele.
Firmo altri documenti che mi porta Ugo e controllo nuovamente l’orologio. Ok, mi sa che è ora di andare.
Arrivo a casa dopo qualche minuto, dico un ‘ciao’ generale, ma mi risponde solo Iris perché gli altri due non ci sono. Anna è sotto la doccia. Magnifico, vorrà dire che aspetterò che esca per entrarci io. Michael invece è andato di corsa al supermercato perché ha dimenticato di prendere una cosa. Quel ragazzo lo faranno santo! Con Iris non avrà vita facile. Sorrido inconsciamente. Uragano Iris. Così si è definita lei.
-Mamma, pàpà, venite!- esclama euforica. Corro subito verso di lei. In quel momento sento anche altri passi. Vedo spuntare Anna avvolta soltanto da un asciugamano. Rimango a fissarla per un attimo e penso subito alle parole di “Er Ginnico”: guardandola il tempo sembra non sia mai passato. È sempre bellissima. Lei abbassa lo sguardo imbarazzata e io mi scuoto subito. Iris ci prende le mani e le poggia sul suo pancione -Lo sentite?- chiede emozionata. Sorrido e stampo un bacio in testa alla mia giovane ragazza-madre. Anna sorride commossa. Iris l’abbraccia e io faccio qualche passo indietro. Accenno un altro sorriso e vado a fare la doccia.

Ok, Iris mi ha detto che non c’è bisogno di vestirsi eleganti quindi ho optato per un jeans scuro e una camicia azzurrina. Sento il campanello e qualche secondo dopo sento un vociferare lontano. Finisco di prepararmi ed esco dalla stanza, raggiungendo il salotto.
-Salve!- esclamo sorridente.
-Ehi! Ciao padre della sposa!- esclama Gabriele mentre si guadagna una mia occhiataccia.
-Papà non dargli ascolto. Per quello ci vorrà ancora qualche anno- dice Iris mentre Michael ride.
-Pensavo di essermi perso qualche passaggio- dico per poi salutare il resto dei presenti -Me ne sono già persi parecchi, non credi?- chiedo guardandola negli occhi. Poi il mio sguardo si sposta su quello di Anna che deglutisce spostando la sua attenzione verso altro. Questo mi da il modo per ammirarla. Ha una maglietta grigia, lunga, un cinturone che le circonda la vita e un paio di leggins neri accompagnati da degli stivaletti.
Ha delle gambe bellissime, come sempre. Quel leggero trucco risalta perfettamente la bellezza del suo viso. I capelli sono sciolti. Mi ripeto che non devo guardarla, ma come al solito c’è una guerra in corso tra cervello e cuore. Alla fine vince il cervello e inizio a dedicarmi ad altro, come ad assaggiare gli squisiti manicaretti che hanno fatto Iris e Anna.
La serata trascorre tranquillamente, tra una risata e l’altra. La musica ci accompagna durante le nostre conversazioni.
Vado a cercare una cosa ad Iris, ma nel farlo trovo un biglietto aereo. Trieste. Il borsone in cui l’ho trovato è di Anna. Se ne vuole andare. Ha deciso.
Ripongo di nuovo il biglietto al suo posto e torno in sala.
-Papà, mi daresti l’onore del primo ballo padre-figlia?- chiede Iris con gli occhi lucidi. Sorrido flebilmente, emozionato. Afferro al sua mano e la porto al centro della stanza. Iniziamo a muoverci sotto le note di una graziosa melodia. Michael invita Anna ed è quando decidono di fare il “cambio di dama” che mi verrebbe voglia di uccidere mia figlia. Ha architettato tutto, visto come ci guarda. Mi avvicino titubante e le metto una mano sul fianco, mentre con l’altra stringo la sua. Lei ne incatena una con la mia e l’altra la poggia sulla mia spalla. D’altronde cosa c’è di male? Stanno ballando tutti. Gabriele con la sua fidanzata, Nina con suo fratello, Vittoria con Giuseppe, Ugo con Sofia, Maurizio con sua moglie. Stanno ballando tutti. E anche se questo dovrebbe consolarmi… non lo fa. Abbasso lo sguardo su di Anna, ma lei ha la testa china. Fa di tutto per non incrociare il mio sguardo. Due estranei. È questo quello che sembriamo.
-Hai deciso di andare via. Quando avevi intenzione di dirlo?- le chiedo con tono duro.
-Parto domani sera. Non volevo rovinare la festa ai ragazzi. Non credo sia un problema che ti riguarda comunque- dice guardandomi negli occhi -Hai deciso di essere indifferente. Quindi se mi levo di torno ti levi solo un peso- e abbassa nuovamente lo sguardo, deglutendo.
-Iris ti vuole qua- dico semplicemente e vorrei aggiungere dell’altro, ma non ci riesco.
-Iris capirà. È una ragazza intelligente- dice accennando un sorriso.
-Sei sua madre e lei tra qualche mese metterà al mondo un figlio. Il suo primo figlio. Vuole te vicino più di chiunque altro. Quindi non abbandonarla- e lei torna a fissarmi. Ci guardiamo per un lungo istante -Mi dispiace- dice e si allontana rapidamente. I presenti la guardano andare via e poi sento i loro sguardi su di me. Mi avvicino al tavolo e butto giù un bicchiere di spumante. Mi allontano e mi siedo sul divano. Gli altri hanno capito che voglio rimanere solo. In realtà vorrei urlare e sfogarmi con qualcuno.
-Che succede, Luca?- chiede Vittoria. Beh, lei ha capito. Come sempre.
-Anna va via. Non ha ancora detto niente, ma parte domani sera. Ho trovato per sbaglio il suo biglietto aereo- dico mentre afferro la bottiglia di scotch versandomene un bicchiere e buttarlo giù come se fosse acqua fresca.
-Luca, piantala di bere- dice con il suo tono da mamma apprensiva.
-Sua figlia ha bisogno di lei! Cristo, è incinta e tra qualche mese partorirà! Iris ha bisogno di sua madre!- esclamo disperato.
-Solo lei?- chiede Vittoria spiazzandomi. Mi giro a guardarla. I miei occhi si tuffano nell’oceano dei suoi occhi, amorevoli come sempre. Distolgo lo sguardo e deglutisco -Lei per me è come un’estranea- mento. Mento a lei, a me stesso. Mento spudoratamente.
-Se fosse stata un’estranea adesso non saresti qui a cercare di affogare il dolore nell’alcool e non te ne fregherebbe nulla se ha deciso di andare via. E non dirmi che lo fai per Iris, perché quella è solo una parte. Io lo so che per te non sarà mai un’estranea. Perché non lo è mai stata!- esclama con convinzione. Poi sospira e chiude gli occhi -Ascolta Luca…- mi guarda -Vuoi lasciarla andare ancora una volta? Hai già sbagliato in passato. Questa potrebbe essere la tua ultima chance- e rimango di nuovo spiazzato. Lei ha già capito tutto. Come sempre -Pensaci- dice per poi allontanarsi.
Rimango ancora qualche secondo seduto su quel divano. Rivolgo lo sguardo verso la finestra e mi metto a guardare il cielo. Stasera è pieno di stelle. Abbasso lo sguardo e mi alzo. Senza farmi accorgere da nessuno mi incammino lungo il corridoio. La musica inizia a sentirsi ovattata. Busso alla porta di Anna.
-Avanti- dice lei piano.
Apro lentamente la porta e avanzo nella stanza. Lei alza lo sguardo di colpo e rimane stupita nel vedermi. Ci fissiamo per qualche secondo poi, con il cuore a mille, deglutisco -Rimani- dico in un sussurro. La vedo tentennare anche se seduta. Sposta lo sguardo su vari punti per poi riportarlo su di me -Iris ha bisogno di te. E io voglio che tu rimanga- dico sincero, con un groppo in gola -Ti ho lasciata andare via già una volta. Non voglio fare lo stesso errore di diciassette anni fa. Adesso ho il coraggio di dirti ‘rimani’!- esclamo con la voce un po’ rotta dall’emozione.
-Luca, io…-
-Ascolta, tu mi hai detto di prendere una decisione: odiarti oppure amarti- prendo un respiro -Io non ho la forza di odiarti. Ma non so neanche se ho quella di amarti. Ma tra le due preferisco scegliere di provare ad amarti. Perché per odiarti ho avuto tempo, ma non ci sono mai riuscito del tutto. Quindi quella rimane la mia unica scelta- Anna mi guarda sorpresa. La stanza viene avvolta da un silenzio innaturale. La vedo alzarsi e, a piedi scalzi, si avvicina al suo borsone. Prende il biglietto e il silenzio viene interrotto da un improvviso strappo. Fa il biglietto in tanti piccoli pezzettini e li butta nel cestino lì accanto. Poi si gira verso di me. Si avvicina e più lo fa e più il mio cuore aumenta il ritmo dei battiti. Me la ritrovo ad un palmo dal viso. Deglutisco mentre con fare titubante alza la mano verso il mio viso. Trova un po’ di coraggio e sento le sue dita sfiorare la mia guancia. Dio, quanto mi è mancato questo tocco.

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È in questo momento che dal salotto arrivano lontane le note di ‘Iris’, la canzone con la quale abbiamo concepito Iris.
Chiudo gli occhi e mi rilasso. Quando li riapro lei è a pochi centimetri da me. Si alza sulle punte e avvicina le labbra alle mie. Io annullo quella piccola distanza e la bacio. Un semplice schiocco. Poi un altro. E poi un altro ancora. Le metto le mani sui fianchi mentre lei afferra il mio colletto. Schiude le labbra e ne approfitto per approfondire il bacio. Iniziamo ad indietreggiare verso il letto. La faccio sdraiare e subito mi sdraio sopra di lei.
Il bacio si fa sempre più appassionato. È un misto tra odio, amore, dolore, passione e tutti i sentimenti contrastanti che ci sono dentro noi due. Continuo a baciarla. Sa di sale. Colpa delle lacrime che continuano a scenderle copiose dal viso.
Passa poco tempo, il tempo di abituare i corpi al nostro contatto, e ci disfiamo di tutti gli indumenti.
La stanza diventa teatro dei nostri respiri affannati e dei nostri gemiti, a tratti strozzati.
Tra le sue lacrime e il mio desiderio di possederla, ci amiamo tutta la notte.

-

È mattina. Michael raggiunge Iris in cucina e dopo averle stampato un bacio si siede.
-Ma come mai non si sono ancora alzati i tuoi?- chiede perplesso.
-Magari non hanno sentito la sveglia- dice Iris poi sorride -Oppure sono troppo stanchi per alzarsi, i due piccioncini- e Michael ride.
-Beh, dovevano pur sempre recuperare diciassette anni, amore- dice lui spalmandosi la marmellata su una fetta biscottata.
-Già. Ed è stato il regalo più bello che potessero farmi nel giorno del nostro anniversario!- esclama sorridente.
-Ma tuo fratello Abel?- chiede ad un tratto Michael.
-Per adesso è impegnato con una cooperativa in Francia. Ieri sera ha chiamato mamma e sono riuscita a parlarci. Mi ha detto che verrà il prossimo mese- dice per poi prendere un vassoio pieno di cose e incamminarsi lungo il corridoio -Ma dove vai?- chiede Michael.
Ma non riceve nessuna risposta.
Iris apre la porta ed entra nella stanza di Anna. Vede i genitori ancora aggrovigliati, fortunatamente coperti, e poggia il vassoio sul comodino mentre alza la tapparella.
Anna schiude gli occhi lentamente e appena si accorge di Iris sobbalza, svegliando Luca.

-

-Ma che…- dico aprendo gli occhi lentamente. Mi ritrovo seduto e guardo subito Anna che cerca di coprirsi con il lenzuolo.
-Ti prego papà, copriti! Non voglio vedere il colpevole del mio concepimento!- esclama Iris sorridente versando il caffé nelle tazzine.
-Iris, non è come sembra!- esclama Anna mentre io inarco un sopracciglio guardandola. Non è come sembra? Dio, tesoro, siamo nudi a letto insieme, cosa c’è da fraintendere?
-Ah no? E cosa avete fatto allora? Giocato a Twister senza vestiti? Oppure vi siete fatti uno bello strip-poker?- chiede mentre Anna abbassa lo sguardo, e io noto palesemente che Iris si sta divertendo a sfotterci.
-Signorina, non credo siano affari suoi quello che succede tra i suoi genitori- dico sorridente. Anna si gira verso di me, è un po’ rossa in viso.
-Ha ragione. Ma sa, sono troppo felice! Mi deve capire!- esclama lei guardandoci sorridente, quasi emozionata -Mi avete fatto il regalo più bello della mia vita- dice poi si tocca il ventre -Ok, ok! Il secondo regalo più bello della mia vita! Però non tirarmi calci- e scoppiamo a ridere -Vi lascio fare colazione, piccioncini- dice uscendo dalla stanza.
Prendo il vassoio e lo posiziono al centro del letto. Anna mi guarda negli occhi -Lo sai che se avessi avuto questo coraggio diciassette anni fa, a quest’ora saremmo sposati, con Iris e chissà quanti altri bambini, e non avremmo perso tutto questo tempo!?- dice addentando la brioche. Sorrido -Si, hai ragione- sospiro -Però c’è sempre tempo, no?- chiedo guardandola intensamente.
-Per cosa?- chiede lei masticando.
-Per essere davvero una famiglia. Per sposarci- dico mentre lei smette di masticare e mi guarda sorpresa -Beh, magari non ora, ma tra un po’ di tempo. Quando vedremo che le cose tra di noi stanno tornando ad essere come prima- bevo il caffé -E poi posso anche riconoscere Iris, così. Rendendola una Benvenuto a tutti gli effetti!- esclamo sorridente. Lei non dice nulla, si sporge in avanti e mi stampa un dolcissimo bacio -Tu sei l’uomo perfetto- mi dice ad un palmo dal viso.
-Non sono perfetto, lo sai- dico accennando un sorriso e spostando il vassoio. Ritorno a guardarla, è ancora vicina al mio viso.
-Sei perfetto per me- dice in un sussurro. Non le do neanche il tempo di finire e sono già sulle sue labbra. La faccio distendere nuovamente e riprendiamo ad amarci come la sera prima.



EPILOGO.

Mi sto annodando la cravatta. Ok, è una cosa che faccio spesso ma oggi proprio non ne vuole sapere! Sbuffo e l’allento di nuovo.
-Lascia fare a me- dice Vittoria sorridente -Sei agitato, eh!?- e non posso fare a meno di annuire.
Chi non lo sarebbe il giorno del proprio matrimonio!?
Si, esatto. Oggi mi sposo con Anna.
È passato circa un anno e mezzo da quel giorno di riappacificazione, e il motivo per cui abbiamo aspettato così tanto è stato per Iris, Michael e il bambino. Il mio dolce nipotino Thomas! Hanno deciso di chiamarlo così in onore del nonno paterno di Michael, con cui il ragazzo è cresciuto.
In poche parole, dovevano trovare una sistemazione e trovare un lavoro. Poi Iris doveva finire gli studi. E quindi io ed Anna abbiamo deciso prima di sposarci di sistemare le cose. Anche se gliel’ho chiesto mesi prima. Più che altro avendo una certa età, non volevo aspettare ancora a lungo!
-Ecco fatto!- esclama Vittoria sistemandomi la giacca e il colletto.
 -Nogno!- esclama il mio nipotino venendomi incontro a passi incerti.
-Thomas, non correre!- urla Iris andandogli dietro. Sorrido e lo prendo in braccio -Ciao ometto!- esclamo stampandogli un bacio.
-Avanti Thomas, devi andare da papà che ti deve sistemare i capelli- Iris sorride e si riprende il piccolo.
-Ci vediamo dopo, campione!- esclamo io mentre Iris lo rimette a terra e corre verso il padre.
Mia figlia si gira, splendida in quel suo vestitino turchese. Alla fine sono riuscito a riconoscerla prima dei suoi diciotto anni, anche se non ancora sposato.
Mi sorride e mi abbraccia -Dio, papà!- esclama staccandosi e guardandomi -Sei bellissimo. Non posso ancora crederci che tu e mamma vi stiate per sposare!- e continua a sorridere apertamente, con gli occhi lucidi, visibilmente emozionata.
-Non riusciamo a crederci in tanti, tesoro- dice Vittoria divertita mentre io inizio a ridacchiare -Meglio tardi che mai, dai- dico grattandomi la testa.
-Ah si, guarda! Questo si! Altrimenti mi saresti diventato un vecchio zitellone scorbutico!- esclama Vittoria ancora divertita, facendoci ridere.
-Papà, io vado da mamma. Mi raccomando, sii puntuale!- esclama Iris facendomi l’occhiolino.
-Chi sarebbe il vecchio zitellone scorbutico?- dico abbracciando Vittoria da dietro, come un figlio farebbe con la propria madre. E poi è talmente bassina che mi viene pure facile stringerla.
-Tu! Ammettilo, senza Anna la tua vita si stava sgretolando!- esclama amorevolmente.
-Si, è vero- ammetto -Lei è stata l’unica donna che è riuscita a farmi cambiare- dico mentre i miei occhi fissano un punto impreciso della stanza. Vittoria scuote la testa divertita -Sei proprio cotto!- esclama mentre io scoppio a ridere -Si, ammetto anche questo!-
-Beh, sposo, andiamo?- chiede lei sorridente.
-Si, mamma dello sposo!- esclamo mettendogli un braccio intorno al collo e uscendo dalla stanza. Scendiamo le scale e l’aiuto per non farla cadere. Saliamo in auto, guidata da uno dei miei agenti, e iniziamo a muoverci.

-Anna!?- la richiama Luca dalla cucina. Lei si affaccia -Che c’è?- chiede perplessa.
-Vieni qui- dice lui allungando una mano che lei afferra -Visto che abbiamo sistemato tutto e Iris, Michael e Thomas si sono trasferiti nell’appartamento al piano di sopra, direi che io e te possiamo pensare un po’ a… noi- dice guardandola negli occhi. Improvvisamente accesi da una nuova speranza -Anna, lo sai che non sono bravo a fare dichiarazioni, perciò ho deciso di usare le parole più semplici che esistano- sospira -Ti amo. E sarei felicissimo se tu volessi diventare mia moglie- Anna inizia a piangere, e nel mentre sorride -Lo voglio- dice lei mentre Luca l’attira a sé e si scambiano un bacio per suggellare quella nuova promessa.

Sorrido a quel ricordo, e poi mi concentro su altri ricordi, tra cui quello più divertente: quando i nostri amici hanno scoperto della nostra riappacificazione.

-Oh no! Adesso sono scintille!- esclama Ugo vedendo arrivare Anna. Accanto a lui, seduto, un divertito Luca cercava di rimanere serio.
-Luca, cerca di mantenere la calma- dice Giuseppe guardandolo.
-Sono calmissimo- dice lui.
-Salve!- esclama Anna, sorridente, quasi raggiante.
-Ciao tesoro- dice Vittoria. E stranamente è l’unica che non si sorprende dell’assoluta calma di Luca e della vitalità che sprizza Anna.
Dopo aver salutato tutti si siede vicino a Luca. Lui fa di tutto per non scoppiare a ridere, visto le facce preoccupate di Ugo, Giuseppe e Gabriele.
-Che sono quelle facce?- chiede Anna perplessa, anche se un po’ divertita.
-Nulla- dicono quasi in coro.
-Gli fa effetto vedermi così tranquillo accanto a te- dice Luca facendosi scappare un mezzo sorriso.
-Ah- dice Anna mordendosi il labbro inferiore per bloccare una risata. Luca si ricompone appena e le mette un braccio intorno al collo -Sapete, infondo abbiamo una figlia. Ed è incinta. Quindi non possiamo di certo dichiarare l’odio che proviamo l’uno per l’altro- spiega Luca sorridente. Gli altri lo guardano come se fosse un pazzo uscito da qualche manicomio.
-Si, perché noi ci odiamo tanto- dice Anna girandosi a guardarlo. Lui fa la stessa cosa -Già. E poi un po’ ci amiamo- continua lui.
-Si, ma poco, poco- dice Anna facendo scappare un sorriso a Luca che non resiste più e la bacia. Solo quando si staccano scoppiano a ridere vedendo le loro facce. Tranne quella di Vittoria, che era la meno sorpresa di tutti. Lei sapeva che Luca non l’avrebbe fatta andare via.

Mi giro verso la donna seduta accanto a me. A lei devo tantissimo. Credo non saprà mai quanto le voglio bene. Anche se ci sono andato vicino qualche mese fa. Lei è stata la madre che ho sempre desiderato visto che, se devo proprio dirla tutta, una madre non l’ho mai avuta.
La osservo e vedo che è emozionata. Si tortura le mani, senza farsi accorgere. Deve essere una cosa normale. Sorrido e la mia mente ripesca un altro ricordo.

-Ciao Vittoria!- esclama Luca dandole un bacio sulla guancia.
-Ciao, caro- dice lei sorridente -Che ci fai qua?- chiede.
-Beh, come ben sai io e Anna ci sposiamo, quindi sono qui per chiederti un favore- dice accennando un sorriso, un po’ timido.
-Dimmi!- esclama lei sorridente -Lo sai che se si tratta di te e Anna puoi chiedermi tutto- dice dolcemente.
-Ecco, io…- Luca sospira -In poche parole: io non ho una madre e sarei onorato se fossi tu a sostenermi in un giorno così importante per me. Sei stata sempre una madre per me e ci sei sempre stata. Per cui ti voglio accanto a me nel giorno del mio matrimonio. Della coronazione di un mio sogno!- esclama Luca con estrema dolcezza. Vittoria, davanti a lui, serra le labbra mentre le lacrime iniziano a scendere copiose, una dietro l’altra.
-Ehi- dice Luca avvicinandosi e prendendole il viso tra le mani, spazzando via quelle lacrime.
-No, no, tranquillo. È tutto ok- dice lei per poi prendere un gran respiro -È che mi sono emozionata. Ti ho sempre considerato come un figlio e adesso che so che anche per te è così mi sono emozionata- dice con la voce un po’ spezzata. Luca sorride e l’abbraccia, stringendola forte al suo petto -Lo prendo come un si- dice mentre lei annuisce contro il suo petto -Ti voglio bene… mamma- dice per poi sorridere divertito, ma anche un po’ emozionato.
-Anche io… figlio- dice Vittoria per poi iniziare a ridacchiare insieme a lui.

Sorrido ancora una volta e mi sento stringere la mano -Tutto ok?- chiede Vittoria.
-Si. Tutto ok. Sono un po’ nervoso- dico schiarendomi la voce. Lei sorride amorevolmente e mi sistema il fiore all’occhiello. Ho un semplice completo nero, sotto la giacca porto un gilet poco più chiaro e una camicia bianca. Sulle maniche ho i ‘gemelli’ che mi ha regalato Antonio. Sorrido e ripenso anche a quel momento.

-Avanti!- esclama Luca dopo aver sentito bussare.
-È permesso?- chiede Antonio sorridente, entrando.
-Antonio!- esclama alzandosi -Ma neanche a chiederlo. È un piacere!- esclama Luca andandolo ad abbracciare.
-Come stai?- chiede l’uomo.
-Eh, sono un po’ nervoso. Sai, i preparativi, le varie cose- dice lui accennando un sorriso.
-Capisco. Beh, ti ruberò poco tempo- dice Antonio sorridente cercando qualcosa in tasca.
-Tutto il tempo che vuoi, Antò. Non ti creare nessun problema- dice Luca dolcemente.
-Tieni!- esclama Antonio porgendogli una scatolina di velluto un po’ consumata -Lo so, forse sono un po’ vecchiotti, però volevo che comunque li tenessi- dice dolcemente. Luca apre la scatolina ritrovandosi un paio di ‘gemelli’ di madreperla -Oh mio Dio- dice sorpreso.
-Me l’ha regalati mio padre- dice lui.
-No, Antonio. Non posso accettarli. Erano di tuo padre e lui li ha dati a te- dice Luca.
-Luca, l’ho sempre custoditi gelosamente, lo ammetto. Ma voglio che li tenga tu. Non ho mai avuto figli, lo sai. Ma tu per me lo sei sempre stato, per cui sarei felicissimo se li tenessi tu!- esclama Antonio dolcemente. Luca deglutisce e lo abbraccia -Li custodirò gelosamente, anche io- dice con voce emozionata.

-Siamo arrivati!- annuncia Vittoria sorridente. Le stringo un’ultima volta la mano e guardo fuori. Sorrido notando già i primi invitati. Sulla destra c’è Roberto con in braccio una splendida bambina ricciolina. Beh, anche lui è diventato nonno! Poi ci sono Mauretta… oddio, più che altro Maurona, visto che avrà ormai 27, 28 anni, con il suo rispettivo compagno, Michele e la sua fidanzata e infine il più giovane di tutti, Francesco. E poi Francesca persa in una discussione con Germana. Ettore si sta facendo aiutare da… umh, credo sia Paolo, a portare il povero Tiberio, ormai novantenne e su una sedia rotelle, oltre quei quattro scalini. Dalla chiesa vedo uscire Giulia con Sabina e Daniele. Poi in gruppo vedo Veronica, la moglie di Parmesan, Giuseppe, Ugo, Sofia e Francesco Guerra con la moglie e la bambina. Poco più in là vedo Nina che parla con Luigi, il figlio di Ugo e Sofia. Marcello Fontana con la moglie e il figlio che parlano con Boni, della scientifica e la moglie.
Poi improvvisamente mi ritrovo a pensare a chi non ci sarà. Dio, ho un groppo in gola. Vorrei tanto che Mauro fosse qui.
-Ehi, che succede, Luca? Ripensamenti?- mi chiede Vittoria.
-No!- esclamo, talmente in fretta che lei inizia a ridacchiare. Sospiro e sorrido -Niente, stavo solo pensando- e torno serio.
-A cosa?- chiede accarezzandomi la mano.
-Vorrei che Mauro fosse qui- dico in un sospiro. Lei sorride dolcemente e mi stringe la mano -E ci sarà. Come c’è sempre stato nel corso della tua vita. Pensi che si perderebbe mai il tuo matrimonio? Con Anna poi!- esclama divertita facendomi ridere. No, conoscendolo sarà già in prima fila e mi starà sfottendo in un modo assurdo!
-Dai, scendiamo! Oppure hai deciso di fare la muffa qui dentro?- chiede aprendo lo sportello.
-Andiamo- dico scendendo dallo stesso lato.
-Eccolo!- esclama Ugo sorridente. Mi sembra di avere una paralisi facciale visto che non smetto di sorridere mentre mi avvicino a loro. Mi abbasso poco, poco all’orecchio di Vittoria -Non vorrei allarmarti, ma credo che Luigi e tua figlia stiano flirtando- e lei si gira verso loro due. Poi mi prende sottobraccio e sospira -Neanche il tempo di portarne uno all’altare che mi toccherà aprire gli occhi con l’altra!- esclama facendomi ridere.
-Giuro, ho detto a Francesca che se non ti avessi visto arrivare prima, non ci avrei creduto!- esclama Roberto abbracciandomi mentre io continuo a sorridere come un cretino -Certo, è stata una sorpresa! Una bellissima sorpresa!- continua Roberto.
-Oh, si! Questo è certo! Dovevi vedere la faccia di Roberto quando ha visto l’invito!- esclama Francesca sorridente mentre vado a salutare lei e Germana.
-Menomale che non hai aspettato ancora: sono troppo vecchio ormai!- esclama Tiberio sorridente. Lo abbraccio -Ma che vecchio! Sei il novantenne più vispo che abbia mai visto!- esclamo facendogli l’occhiolino.
-Ah, Luca. Viè qui, abbassati- dice. Faccio come mi dice e sorride -Stanotte ho sognato Mauro- e sussulto a quelle parole -Ha sorriso per tutto il tempo e mi ha detto di farti gli auguri!- esclama sorridente -Non se lo aspettava neanche lui!-
Deglutisco -Tibè, quanto me manca!- esclamo per poi tirare un sospiro sconsolato. Lui mi da una leggera pacca sulla spalla -Manca a tutti. Ma oggi è qui, e vuole vederti sorridente! Stai sposando la donna della tua vita!- esclama di nuovo sorridente. E riprendo a sorridere anche io.
-Dopo tutto questo tempo, quando mi è arrivato l’invito tra poco non ci rimanevo secca!- esclama divertita Giulia. Vado ad abbracciare anche lei e poi a turno saluto tutti. Devo sembrare un cretino, totalmente partito per un lungo viaggio di non ritorno.
Mi giro e vedo parcheggiare un’auto. No, non è Anna. È Raffaele!
Scendono Antonella insieme a Alessio, loro figlio, e subito dopo Elena che tiene per mano uno splendido bambino di sette anni. Mi ha detto che è diventata una mamma single, tempo fa. E di non volerne sapere per un bel po’ di uomini.
-Commissario Capo Marchetti!- esclamo autorevolmente.
-Vice questore Benvenuto!- esclama lui per poi stringermi in uno abbraccio caloroso.
-Come stai?- chiedo e nel mentre saluto Alessio, alto quasi quanto il padre.
-Tutto bene. A te manco lo chiedo!- esclama Raffaele facendomi ridere. Saluto Antonella e subito dopo abbraccio Elena, sollevandola da terra -Ciao sostituto-commissario Argenti!- esclamo.
-Dio quanto mi siete mancati! Finalmente riesco a fare da testimone al matrimonio di Anna e sono così felice che lo sposo sia tu!- e la rimetto a terra.
-Ah, lui è Marco- dice indicando il piccolo.
-Ehi, ciao! Che piacere conoscerti!- esclamo stringendogli la mano.
-Ditemi che non siamo in ritardo!- esclama Gabriele arrivando trafelato mano nella mano con la fidanzata e a seguito Maurizio con la moglie e il figlioletto. Poi vedono me e si rilassano.
-Tranquilli, sono arrivato da qualche minuto- dico sorridente. E ormai chi lo spegne più questo sorriso, oggi!
-Ancora deve arrivare il mio testimone!- esclamo guardandomi intorno.
-Eccolo!- esclama Alessandro sorridente -Purtroppo l’aereo ha portato ritardo- dice venendomi ad abbracciare. Il nostro abbraccio dura di più visto che non ci vediamo da una vita, circa.
È solo, si è lasciato da poco con la sua tipa americana. Troppa distanza.
Lo vedo andare verso Vittoria e poi dedicarsi al resto del gruppo. Inizio ad agitarmi perché tra poco arriverà Anna. Cambio continuamente posizione da alzato e Vittoria mi guarda divertita -Luca, cerca di stare calmo!- esclama accarezzandomi un braccio -La fai facile te! Sono totalmente nel panico!- esclamo mordicchiandomi il labbro nervosamente. Vittoria mi da una manata -Smettila di mangiarti il labbro! Quello servirà durante la cerimonia e anche dopo!- esclama facendomi ridere e distendere i nervi.
-Sei più teso tu che una corda di violino!- esclama Raffaele.
E poi mi giro e riconosco Lorenzo Monti con un nuovo inseparabile cappello e con a seguito la figlia Chiara e il fidanzato. Gli vado incontro e li saluto.
-Finalmente mi è arrivato questo invito che attendevo da anni!- esclama lui divertito.
-Meglio tardi che mai!- esclamo facendogli l’occhiolino.
-Ho incontrato la Donati e la Ferretti, arriveranno tra poco- dice per poi allontanarsi e salutare calorosamente Gabriele.
-NOGNO!- sento urlare Thomas e mi giro. Lo afferro prontamente e lo prendo in braccio -Ma tu sempre che scappi dalla mamma sei?- chiedo divertito. Poi mi giro di scatto verso Iris -Aspetta un momento! Se tu sei qui vuol dire che Anna è arrivata!- esclamo deglutendo, ancora più nervoso di prima.
-No, papà. Mamma arriverà tra qualche minuto! Io sono dovuta venire con Michael e il bambino perché Thomas mi reclamava!- esclama riprendendosi il piccolo. Mi volto verso gli altri -Ragazzi, questa è Iris, la figlia mia e di Anna. L’uragano che mi ha completamente cambiato la vita. E questo birbantone è Thomas, il mio nipotino!- esclamo. Poi vedo arrivare Michael -E quello è mio genero!- e scoppiano le risatine divertite.
Il cellulare di Iris inizia a squillare -Pronto?- risponde. La vedo annuire e ripetere dei ‘si’. Poi chiude.
-Era la mamma. Dice che stanno arrivando, il tempo di girare l’angolo e…- mi giro e si gira anche lei. Ed ecco arrivare l’auto -… sono qui- dice Iris completando la frase. La decappottabile non mi permette di vedere bene dentro. Mi devono lasciare nel mistero ancora per molto?
Entriamo dentro. Anzi, gli altri entrano dentro mentre io vengo quasi trascinato via da Vittoria -Avanti, Luca! La vedrai tra qualche minuto in chiesa!- esclama divertita. Mi riprendo e decido che un altro paio di minuti posso resistere.
Vedo gli invitati che prendono posto mentre io mi reco all’altare con la paura di cadere o di svenire dall’emozione. No, Luca! Tu non sei un pappamolle! Prendo un grosso respiro e mi metto ad aspettare. Accanto a me Alessandro e Roberto. Dall’altro lato Elena e Vittoria.
E poi vedo entrare Thomas, il nostro paggetto e a seguito Iris, la damigella. Ed ecco subito dopo che entra lei. Sottobraccio con Antonio. Nel pacchetto famiglia io e Anna abbiamo decisamente risparmiato. Sorrido. Si, tanto ormai sono partito che mi frega se sembro un povero deficiente con una paralisi!
È bellissima. L’abito mette in risalto tutte le sue forme che sono tutte al punto giusto. Ha un corpetto con qualche brillantino qua e là e poi l’abito ricade leggero fino a terra con una piccola coda dietro.
Anna avanza, punta gli occhi dentro i miei e inizia la marcia. Di tanto in tanto sorride ai nostri invitati ma poi torna a guardare me. Sinceramente il cuore tra poco penso mi esploderà. Non essendo poi così giovincello qualche problema me lo creo. Sospiro e quando la vedo a pochi passi da me mi avvicino. Siamo occhi negli occhi. Antonio mette la mia mano su quella di Anna e ci giriamo a guardarlo. Poi da un bacio in fronte ad Anna e si gira verso di me, emozionato -Amatevi come avete sempre fatto- dice dolcemente, quasi in un sussurro. Annuisco e lo abbraccio. Lui va a sedersi mentre si asciuga le lacrime e io prendo Anna per mano facendo quel ultimo passo insieme.
La cerimonia inizia e stringo più forte la mano di Anna che mi sorride emozionata.


-I nostri cari Luca e Anna hanno deciso di dire qualcosa prima delle promesse. Prego- dice il sacerdote lasciandoci la parola. Ci mettiamo l’uno di fronte all’altro e lei mi sorride incoraggiante. Ma chi diamine me l’ha fatto fare di dire qualcosa prima delle promesse!? Prendo un respiro e inizio -Credo di essermi preparato un discorso per mesi e mesi ma adesso non riesco più a ricordare nulla. Ogni volta che mi perdo dentro i tuoi occhi è come se tutto il mondo intorno non esistesse- vedo lei con gli occhi già lucidi -La verità è che non c’è qualcosa di veramente sensato da dire in questo momento perché credo di essere impazzito per la gioia o ancora perché penso che tutto questo sia un sogno! Ci siamo conosciuti circa ventuno anni fa e sono stati gli anni migliori della mia vita quelli passati con te. Tu sei riuscita a farmi capire tante cose. Sei riuscita a farmi cambiare. A farmi tentennare anche sui miei sentimenti. E Dio solo sa quanto ho sofferto quando tu sei andata via dalla mia vita- prendo un altro respiro e sento gli occhi pungermi. No, Luca. Non piangere. Ritorno a guardarla negli occhi. Le lacrime hanno preso a scendere lente sul suo viso -Però poi è arrivata Iris. Il frutto del nostro amore che non era mai riuscito a scoppiare. E l’ho presa sotto la mia protezione per poi venire a sapere che era nostra figlia. Diciassette anni di bugie. Diciassette anni in cui non ci siamo più sentiti. E poi sei ricomparsa, all’improvviso. E avrei voluto odiarti e farti uscire per sempre dalla mia vita- altro respiro -Ma poi ho capito. Anzi, una persona mi ha fatto capire che non avrei potuto perderti di nuovo. E allora ti ho chiesto di restare. E in quel ‘resta’ c’ho messo tutto il cuore, Anna e non me ne pentirò mai. Ti amo. E sono felice di passare il resto della vita con te!- esclamo deglutendo, e cercando di trattenere ancora le lacrime. Lei ancora piange. Vorrei abbracciarla e spazzare via quelle lacrime, ma non credo faccia parte della cerimonia, per cui mi limito a stringerle le mani più forte -Tocca a te, tesoro- dico sottovoce sorridendole dolcemente. Lei prende un respiro e poi inizia…
-Hai ragione. Probabilmente avresti dovuto odiarmi. Ti ho mentito per così tanto tempo che non me lo perdonerò mai! E invece hai deciso di amarmi- sospira -Io non sono mai stata brava con le parole, lo sai. Specialmente quando ci siamo conosciuti. Dio, ero insopportabile! E tu sei stato l’unico a non lasciarmi mai. A sostenermi anche quando avevo tutti e tutto contro. Tu sei stato il mio tutto. E poi ti ho cacciato via come se fossi stato il mio niente. È stata la cosa più sbagliata di tutta la mia vita, perché senza di te il mio cuore non ha trovato pace!- esclama sempre in lacrime, e senza essermene accorto, anche le mie hanno iniziato a scendere -Luca Benvenuto, sono felicissima oggi di essere qua e poter urlare a tutti i nostri amici che ti amo e che lo farò per il resto della mia vita e per l’eternità, se esiste!- esclama sorridente e anche io sorrido tra le lacrime. Con la coda dell’occhio vedo tutti e quattro i nostri testimoni commossi. Di più Vittoria ed Elena, ma questo era scontato!
Il sacerdote ci sorride -Bene. Se dunque è vostra intenzione di unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso- dice.
Ci asciughiamo le lacrime e dopo un lungo sospiro e un sorriso prendo la mano destra di Anna. Il sacerdote mi dice la formula e io ripeto dopo di lui - Io, Luca Benvenuto, accolgo te Anna Gori, come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita- dico mentre lei prende la mia mano destra -Io, Anna Gori, accolgo te Luca Benvenuto, come mio sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita- dice ancora visibilmente emozionata.
Dopo altre parole, arriva il momento dello scambio degli anelli. Iris da il cuscinetto con le fedi a Thomas e gli indica noi due.
-Nogna, nogno!- esclama avvicinandosi, mentre tutti gli invitati sorridono, compresi noi due.
Thomas ci porta il cuscinetto ed entrambi gli stampiamo un bacio sulla guancia. Poi torna da Iris e Michael.
-Il Signore benedica questi anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di fedeltà. Per Cristo nostro Signore- e dopo un ‘amen’ corale, tocca di nuovo a me.
-Anna, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo- e infilo la fede nel suo anulare sinistro.
-Luca, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo- e infila la fede nel mio anulare, con qualche difficoltà visto che ho la mano un po’ sudata per il nervosismo. Quando ci riesce mi guarda e sorride divertita.


Ok, i nostri testimoni apportano le firme necessarie e tornano al loro posto.
Alla fine della liturgia, il sacerdote mi sorride -Figliolo, rilassati. Adesso puoi baciare la sposa!- esclama e sorridente mi avvicino ad Anna premendo le mie labbra sulle sue sotto lo scroscio incessante degli applausi dei nostri invitati. Ad un tratto parte anche un urlo entusiasta di Gabriele, che riceve subito una gomitata dalla fidanzata mentre io e Anna scoppiamo a ridere.
Dopo aver salutato il sacerdote e aver ricevuto gli auguri, gli invitati si accomodano fuori mentre il fotografo inizia farci le foto. Anna si è dovuta dare, innanzitutto una sistemata al trucco. E Iris mi ha pure rimproverato, in modo alquanto scherzoso. Ci facciamo parecchie foto, alcune con Iris, altre con lei e Michael e il bambino, e altre con solo il nostro piccolo e adorato nipotino e poi a tutti noi si aggiunge anche Abel che è arrivato appena ha avuto inizio la cerimonia. Giusto in tempo, in pratica!
Vanno fuori anche loro mentre io intreccio la mia mano con quella di Anna -Pronta?- chiedo.
-Con te sono pronta ad andare ovunque- dice dolcemente guadagnandosi un altro bacio. Poi raggianti ci avviciniamo all’uscita e subito veniamo colpiti da una pioggia di riso.
-A Lù! Io te lo volevo fa ‘al dente’!- esclama Raffaele facendoci ridere.
Poi dopo qualche altra foto e un paio di cori che urlano ‘bacio’, e pure il ‘bis’, ci avviciniamo all’auto. Antonio ci farà da autista. Ancora carico di emozione si avvicina e ci stringe in un unico abbraccio e noi ricambiamo sorridenti. Saliamo in auto e ci porta nel luogo scelto per fare altre foto. Spero che il mio sorriso da ebete non sia stato ripreso a lungo durante la cerimonia!


La giornata è stata parecchio lunga. Durante il ricevimento ci sono stati momenti romantici, momenti esilaranti, momenti emozionanti. Insomma, un misto!
Ho ballato per ore con Anna. Poi con Vittoria, con Elena, con Nina, con Giulia e poi di nuovo Anna che nel frattempo aveva ballato con Antonio, Alessandro, Ugo, Giuseppe, Raffaele, Gabriele. Beh, si insomma, la sua lista è stato un po’ più lunga e quindi ho dovuto aspettare un po’ prima che mi concedessero un altro ballo con mia moglie. Mia moglie. Dio come suona bene!
Adesso siamo in auto. Stavolta guido io, Antonio è andato via con Veronica.
Anna non sa dove esattamente dove dobbiamo andare. Lei pensava che saremmo rimasti a dormire in hotel, ma così non è. È per questo che decido di bendarla.
-Ehi, non è giusto!- esclama divertita.
-Shh! È una sorpresa- sussurro al suo orecchio e la sento rabbrividire.
In poco tempo arriviamo a destinazione. Apro lo sportello ad Anna, e la faccio scendere dicendole dove mettere i piedi.
Arriviamo di fronte ad un portone, molto familiare.
-Sei pronta?- chiedo. Lei annuisce e io le tolgo la benda. Lei sbarra gli occhi e porta le mani sulla bocca, visibilmente emozionata e senza parole -Oddio, Luca! Ma questa è…- la sua voce trema -Si, è la nostra vecchia casa- dico dolcemente girando la chiave nella serratura -Ed è come l’avevi lasciata tu. Il proprietario del palazzo è stato felice di accontentarmi. Appunto per questo ricordati che dobbiamo dargli i confetti!- esclamo mentre lei ride, ormai preda dell’emozione, guardandosi intorno. Caspita. Ci sono rientrato qualche giorno fa ma è sempre una grande emozione.
-È qui che è avvenuto l’inizio di tutto- e detto questo accendo lo stereo e subito veniamo avvolti dalle note della nostra canzone. Mi avvicino e l’afferro dolcemente per i fianchi per poi abbassarmi di qualche centimetro e iniziarla a baciare -Bentornata a casa, amore- dico in un sussurro sulle sue labbra. Lei sorride in mezzo ai baci e finalmente consumiamo la nostra prima notte di nozze.

FINE


-E così questa è la nostra ultima sera insieme- dice Luca con tono triste.
-Beh, non essere così pessimista! Ne faremo altre cene così! Anzi, a proposito, devo dire che stavolta è stata davvero ottima!- esclama Anna sorridente bevendo un goccio di vino.
-Non hai un déjà vu?- chiede lui guardandola. Lei sorride appena -Si. Ultima sera prima del mio matrimonio fallito- dice.
-Già. Ma all’ora era tutto diverso- dice Luca.
-Infatti. Quando mi sono avvicinata avrei voluto baciarti ma non mi sembrava il caso!- esclama divertita facendo ridere anche Luca -Mentre adesso…- e si avvicinano. Anna gli cinge le braccia intorno al collo e preme le labbra contro le sue. Luca, quasi con irruenza, approfondisce il bacio e fa mettere Anna a cavalcioni su di lui e i loro respiri iniziano a diventare pesanti mentre i vestiti iniziano ad essere di troppo. Senza staccarsi dal bacio, iniziano a togliersi i vari indumenti. Si staccano soltanto per togliere la maglietta di Anna. Si guardano per un lungo istante negli occhi e capiscono che stavolta è diverso. Stavolta non si fermeranno. Dentro ai loro occhi c’è il desiderio puro. Quel desiderio di possesso che aumenta sempre di più in quella notte di aprile. Lo stereo trasmette sempre lo stesso disco. Luca la priva dei pantaloni e poi degli slip e con una dolcezza inebriante entra dentro di lei mentre un gemito scappa dalla gola di entrambi, divenendo un unico respiro. Luca muove il bacino con movimenti lenti mentre Anna, ancora a cavalcioni, tiene le mani tra i suoi capelli, quasi aggrappandosi al suo collo. E mentre dallo stereo escono le note di ‘Iris’ Luca aumenta il ritmo e tra un bacio e l’altro si sentono solo i loro respiri smorzati. Quella canzone avrebbe significato tanto nelle loro vite, ma loro ancora non ne erano consapevoli. E quando Luca decide di far sdraiare Anna e dare le ultime spinte concise, si abbandonano al totale piacere, sudati, stringendo tra le mani le lenzuola fresche.
   
 
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