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Autore: Akane    06/09/2011    3 recensioni
"- INSEGUILO! - Tuonò Gibbs. Ma fu quest’ordine insolito che fermò invece Tony. Sì, perché che lui ordinasse a qualcuno di inseguire un criminale che gli aveva fatto personalmente qualcosa indicava solo che non poteva farlo per primo, cosa pressoché inaudita per uno come lui."
Cosa ci fanno Gibbs e Tony nel bosco di notte? Chi stanno inseguendo? Ma soprattutto perchè Gibbs si tiene alla spalla di Tony che sembra guidarlo?
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Convivenze deleterie'
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*Ecco qua la seconda e ultima parte. Non ho voluto tirarla troppo per le lunghe perchè ho pensato che in una situazione simile se vedono che ci vuole più tempo del previsto ad un certo punto si molla e si lascia intervenire le altre squadre di ricerca, la squadra cinofila come la chiamano nel telefilm. Così oltre all'azione, alla fine c'è spazio anche per altro... ma la versione tenera, non quella spinta. Naturalmente le parti tecniche (capirete a quali mi riferisco leggendo) sono ad intuito, non ho competenze di alcun tipo, ma il mio sogno era così, quindi... La citazione iniziale l'ho scelta per par condicio, siccome nel primo c'erano i Muse, qua dovevo mettere l'altro mio gruppo preferito, i Linkin Park. Tutto lì! Grazie a chi legge e commenta. Buona lettura. Baci Akane*

SECONDA PARTE:

CE LA PUOI FARE

“non c’era niente in vista
a parte i ricordi abbandonati
non c'era un posto in cui nasconderli
le ceneri cadevano come neve
e la terra crollò
nel punto dove ce ne stavamo
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito”

/New Divide - Linkin Park/

Le prime luci dell’alba faticarono a passare attraverso i rami degli alberi, la boscaglia era molto fitta e Tony sembrava aver appena trovato la posizione ideale. Tutto abbarbicato su Gibbs.
Fu quest’ultimo, infatti, a percepire per primo le ore mattutine e a svegliare con poca gentilezza Tony, questi sussultò spaventato pensando di trovarsi ancora in uno dei suoi incubi, poi si rese conto che era anche peggio e sospirando si rassegnò a ritornare a viverlo.
Quando si riconnesse col mondo circostante, notò che Gibbs era già in piedi pronto per ripartire e chiedendosi come facesse senza nemmeno una delle sue famose tazze di caffè, si disse che probabilmente…
- Vuoi sbrigarti per poter berti di nuovo un caffè? - ipotesi non poi tanto assurda, conoscendo l’uomo con cui aveva a che fare.
Alla non risposta capì di averci anche preso, probabilmente era fondamentalmente stufo di vivere in quella fastidiosa nebbiolina e di farsi praticamente gestire da qualcun altro. Non che in effetti non riuscisse a mantenere comunque la situazione in mano anche così!
Facendosi forza e coraggio si rialzò cercando di sistemarsi alla meglio, poi alzò le spalle… tanto c’erano solo lui ed il nulla lì a vederlo, considerando che Gibbs non ci vedeva… sapeva d’avere un aspetto orrido ma non era poi molto prioritario regolarizzarlo.
- Sei pronto? - Chiese Gibbs sorpreso di non sentirlo trafficare come suo solito.
- Sempre e comunque! - Rispose convinto facendola apparire più come una barzelletta che altro!
- Sarebbe bello! - Borbottò Gibbs appoggiando la mano sulla spalla di Tony per indicargli di darsi una mossa. Il ragazzo rimase a fissarlo assonnato cercando di capire da uno a dieci quanto quella potesse considerarla un’offesa, poi venendo spinto si disse che al momento i suoi problemi magari erano altri in quell’istante…
Sospirando con poca pazienza si mise il fucile in spalla e si incamminò col capo accecato nell’altra. Effettivamente la sensazione di avere un lupo bianco posato sulla spalla l’aveva ancora…
Cominciando subito ad inciampare e ritrovandosi in piedi per miracolo -o meglio per la presa di Gibbs che più che farsi guidare lo reggeva- ritrovò quasi subito le tracce e con le indicazioni perentorie di Gibbs capì anche che non erano poi tanto vecchie, con soddisfazione aumentarono il passo e Tony la parlantina… evidentemente la buona notizia di essere vicino e sulla buona strada per arrivare alla loro preda, l’aveva fatto riprendere bene!
- Secondo me nella mansarda ci verrebbe fuori una splendida sala cinema… immagina, schermo gigante ultrapiatto attaccato al soffitto basso, impianto home-theatre dolby surround, un divano comodo per noi due con gli appoggiapiedi non ci serve altro. Ovviamente poi contro il muro scaffali e scaffali di film in bella mostra e la finestra che dà sul tetto la rendiamo oscurabile… poi ci mettiamo una di quelle stufe in ghisa che scaldano subito e rendono l’ambiente accogliente… non sarebbe fantastico? -
- No! - Fu la secca e sbrigativa risposta di Gibbs dopo tutta la sua lunga e completa spiegazione.
Tony si bloccò rimanendoci male, piantò il muso per qualche istante e poi tornò alla carica…
- Ma hai presente la mansarda di quel film che abbiamo visto la settimana scorsa? -
- No. - Di nuovo più secco di prima contro la grande speranza distrutta. Per poco. Tony non si dava per vinto facilmente, prendeva le vittime per sfinimento, chiunque esse fossero. Persino col padre di Ziva ci era riuscito!
- Ma pensaci, sarebbe davvero bello… così le sere in cui magari sei stanco o non hai niente da fare nello scantinato… - Ma a quello non servirono pupille ed iridi delineate per ricevere uno sguardo assassino. Tony si maledì sentendosi trapassato da un paio di lance letali: - Ok, ok, allora tu nello scantinato avrai sempre qualcosa da fare, ma magari ci saranno delle volte in cui vorrai davvero riposare, tornato a casa da lavoro, prima o poi succederà, no? -
- Vuoi dire quando sarò vecchio decrepito con la bava alla bocca ed in punto di morte? - Grugnì l’altro convinto che prima d’allora l’evento descritto non sarebbe mai potuto succedere.
L’altro sospirò cominciando a vacillare… era davvero difficile convincerlo, però era un idea grandiosa!
- O magari avrai solo voglia tu stesso di… - La missione da promoter fu malamente interrotta da un gesto secco della mano di Gibbs che strinse convulsamente la spalla facendogli male. Al suo lamento spontaneo gli tappò pure la bocca con la stessa mano con fare sbrigativo tipico delle emergenze:
- Taci! - Sussurrò all’orecchio. Tony capì che doveva aver percepito qualcosa…
- Cos’ha captato il tuo bat-segnale? - Chiese mormorando a sua volta quando ebbe la bocca libera. Ovviamente non ricevette risposta e Gibbs chiuse gli occhi come se potesse cambiargli qualcosa.
Tony non poteva capire ma non lo disturbò immaginando che i momenti dei giochi erano finiti, ormai ci arrivava subito, c’era poco da fare… c’era differenza fra un ‘taci’ esasperato e di rimprovero ed un di bisogno e prontezza.
Mise automaticamente mano alla pistola dimenticandosi del fucile sulla schiena, quindi cercò qualcosa che potesse aver catturato la sua attenzione. Era strano vederlo così concentrato e fermo, normalmente quando captava il pericolo cominciava a correre come una scheggia. Non dubito comunque nemmeno un secondo che potesse davvero aver sentito qualcosa e nella fattispecie qualcosa che riguardava la loro preda.
Non era certo come avere dei superpoteri ma effettivamente Gibbs non poteva negare di essere stupito da quella sua percezione particolarmente acuita, oltretutto estremamente comoda in una situazione simile, dove vedere serviva fino ad un certo punto, vista tutta la fitta vegetazione.
Decise di concentrarsi per cercare di distinguere i rumori della natura da quelli esterni e quando finalmente sentì nuovamente quello che aveva percepito prima, fra le interminabili ed insulse parole di Tony, lasciando stare la sua spalla cominciò a muoversi veloce da solo fino quasi a correre. L’altro stupito ed incredulo gli andò dietro imponendosi il silenzio dal momento che era evidente fossero ormai vicini al loro uomo, no, non ne aveva di dubbi. Se Gibbs l’aveva sentito allora era così. Non avrebbe mai potuto dubitarne nemmeno fra milioni di anni luce, nonostante qualunque tipo di condizione contraria.
Dopo aver deviato -e lui solo sapeva come ma Tony scommetteva grazie al suo istinto animale- ogni albero che si frapponeva sul suo cammino e che invece beccava quasi in pieno lui, si fermò di colpo e si appiattì a terra fra le radici e dei cespugli, dopo di che sbrigativo e deciso allungò il braccio e senza vederci ancora indovinò -se così si poteva definire quello che stava facendo- il perfetto tempismo per agguantare la mano di Tony e tirarlo giù. Giunto in quel secondo preciso, si trovò a terra accanto al compagno che con occhi fissi nel vuoto cercava inutilmente di vedere qualcosa fra la sua fitta nebbia.
Con una bassa imprecazione indefinita, indicò con un gesto secco della testa di dirgli cosa vedeva e Tony allora allungò il collo per guardare oltre.
Non si sorprese più di tanto nel trovare a una considerevole distanza da loro, oltre un piccolo dirupo che poi risaliva fra le radici degli alberi, la preda.
L’uomo si muoveva zoppicando fra la vegetazione cercando un sentiero od un qualcosa che gli permettesse di uscire da quell’intricato ammasso boscoso. Era evidente si fosse perso o a quell’ora sarebbe già stato molto distante da lì.
- Contavi su questo vero? - Disse Tony ghignante non più stupito delle capacità incredibili del suo capo, poi aggiunse: - Cieco sei ancora più infallibile! - Disse spavaldo ben sapendo che era una condizione momentanea. Altrimenti altro che scherzi… i drammi sarebbero stati infiniti!
Gibbs non ebbe bisogno di sentirselo dire, sapeva d’averlo trovato.
- A quanto dista? - chiese andando subito al sodo impugnando automaticamente la pistola senza considerare il fatto che non poteva usarla.
Tony si fece serio e rispose in automatico senza riflettere su cosa pensasse di fare senza il senso della vista.
- Un centinaio di metri. -
- Descrivimi l’ambiente nei dettagli. -
- Siamo sul bordo di un piccolo dirupo che sprofonda nella vegetazione fitta per un’altezza di una decina di metri e forse qualcosa di più, ma è pieno di alberi, rocce, cespugli e rovi, raggiungerlo in corsa è impensabile, così come aggirare questo fosso per arrivare a lui dall’altra parte in tempi brevi, si sta muovendo anche se piano. Zoppica, deve essersi ferito, inoltre è in evidente agitazione e teso, si è sicuramente perso. -
Gibbs sospirò rimanendo concentrato e serio, non fece una piega né una smorfia, sembrava avere già tutto in mente e mentre Tony gli descriveva il paesaggio, lui si visualizzava mentalmente ogni cosa.
- Ok, com’è la luce? -
Tony per un attimo vacillò, non capiva proprio a cosa gli servisse quel particolare, suo malgrado vedendolo così concentrato e sicuro non lo contraddisse limitandosi a rispondere ancora.
- Abbastanza buona, sono le sette ed anche se il sole non è alto e non filtra granchè dai rami, si vede mediamente bene. -
- La vera fortuna è che passa poco vento, non c’è quasi per niente aria, questo ti sarà di molto aiuto… - Tony allora lo guardò e questa volta stupito… non capiva assolutamente cosa avesse in mente, questa volta.
- Aiutarmi per cosa? -
Gibbs impaziente perché non ci fosse già arrivato da solo, sbuffò seccato e rispose sbrigativo continuando a fissare il vuoto davanti a sé come se vedesse l’uomo, il bosco ed il fosso.
- Gli dovrai sparare tu da qua! - Ed era ovvio, no? Che domande!
L’altro sgranò gli occhi convinto d’aver capito male:
- Ma scherzi? È un tiro da cecchino, questo… lui non è nemmeno nella mia stessa linea d’aria, è più in basso, e a questa distanza, con un fucile, non ho mai tirato… cioè… so usare il fucile, so sparare a distanza, ma non così tanto e a questo livello… questa è roba per te! -
- Certo, DiNozzo, dammi il fucile che lo faccio io! - Fece ironico e scocciato dandogli uno scappellotto sulla nuca. A volte glielo strappava proprio di mano! Tony capì che non c’era scelta ma era convinto che in quelle condizioni, con così tanta vegetazione in mezzo e messi così male, non ci sarebbe riuscito. Al poligono di tiro era diverso, i metri non erano un centinaio ed era tutto su un piano dritto e completamente libero, oltretutto il bersaglio era un centro fermo davanti a sé!
Gibbs sospirò capendo perfettamente i suoi pensieri ma non c’era tempo, proprio non c’era.
- Tony, si sta allontanando, non lo possiamo raggiungere nemmeno se ti metti a correre lasciandomi qua! - E il non detto era ‘figurati se ti faccio andare da solo!’
Tony lo capì ma ugualmente aveva quell’ansia crescente che lo attanagliava impedendogli un lucido ragionamento essenziale.
Gibbs aveva ragione.
- Ce la puoi fare, ti dico io come, non devi ucciderlo, solo ferirlo in modo che non scappi e che ci permetta di raggiungerlo. - Ma il ragazzo si era fermato al ‘ce la puoi fare’, indice di ‘sono sicuro che ce la farai’. Cosa più importante di qualunque auto considerazione megalomane e narcisistica.
L’autostima di Tony godeva di ottima salute ma se si convinceva di non riuscire a fare qualcosa -cosa unica e rara vista, appunto, la sua autostima ed il suo egocentrismo- era davvero difficile convincerlo del contrario. L’unico in grado di fargli fare qualcosa che non voleva o che pensava di non poter fare era Gibbs. Questi aveva diversi metodi ma il migliore era fargli sapere che lui ci credeva.
Credeva in lui e credeva nel fatto che potesse farlo.
Questo bastava sempre.
L’altro metodo era ordinarglielo e basta.
Tony sospirò con una buffa smorfia stralunata in viso, poi spostò gli occhi sul bersaglio ed imbracciò il fucile. Gibbs non ebbe bisogno di nessun consenso, sentendolo cominciò a dargli le dovute indicazioni con voce bassa ed estremamente calma, quasi ipnotizzante. Tony iniziò assurdamente a sentirsi sempre più sicuro e non si chiese più se ce l’avrebbe fatta, si limitò a fare tutto ciò che il suo capo gli stava dicendo. Solitamente se lo seguiva alla lettera andava sempre tutto bene.
Pensò a questo.
- Sistemati comodo. - Tony si stese a pancia in giù allargando le gambe e piazzandosi più stabile. - Appoggiati sui gomiti e fatti uno spiraglio buono per guardare giù. - Eseguito, attese che proseguisse e come d’attesa la voce calma riprese: - Il vento è a *** in direzione ***, quindi calcola di rimanere più verso sinistra di *** centimetri. Ora prendi la mira, considera che lui si muove quindi passa qualche istante a seguirlo, prendi la mano coi suoi movimenti in modo da non perderlo, dovrai colpirlo in movimento. - Tony una volta che lo agganciò col mirino lo seguì adattandosi alla sua andatura traballante. - Impara i suoi movimenti, considera il terreno accidentale, quando si abbassa per i rami, controlla gli alberi che potrebbero infastidirti, prevedi la strada che potrebbe prendere… - Ormai aveva memorizzato bene il suo modo di camminare, aveva anche imparato a prevedere le sue mosse improvvise e riusciva a seguirlo perfettamente senza perderlo nemmeno un secondo. Con pazienza certosina che non pensava avrebbe mai dovuto tirar fuori -e chiedendosi dove uno come Gibbs la tenesse- fece tutto quello che gli era stato detto con la mente completamente vuota, senza un solo pensiero per la testa se non la voce calma del suo compagno che lo guidava senza la minima fretta. - Quando ti senti sicuro comincia a mirare ad una parte specifica del corpo. Prendi le gambe in modo che non si muova. - Non era facile prendere le gambe, erano in continuo movimento e non certo grandi e spaziose come un torace, suo malgrado non si lamentò e non pensò nemmeno che sarebbe stato impossibile. Si limitò a cercare di prenderle con la mira, tutto lì. - Quando sei sicuro di farcela, aspetta un attimo in cui il vento è basso, trattieni il respiro e vai giù deciso sul grilletto. - Tony si sentì come un burattino nelle sue mani, solo che invece di essere mosso da dei fili era la sua voce. Gli piaceva la sua voce, specie se usata in quel modo. Sarebbe stato ore a sentirlo parlare, adorava quando gli insegnava o gli dava indicazioni. A volte lo faceva quando costruiva le barche giù nel seminterrato e sebbene a lui non interessasse nulla di saper fare cose del genere, l’ascoltava e beveva ogni sua sillaba perché gli piaceva la pazienza con cui gli insegnava ed il tono pacato che usava. Cose che a lavoro si sognava di sentire. Erano cose intime riservate solo a lui, così ora. La situazione era pessima, il pericolo non certo basso e la tensione alta. Non poteva sbagliare. Non era un’esercitazione. Non era un gioco. Era una cosa seria, se sbagliava l’uomo sarebbe scappato ed era quasi matematico che non l’avrebbero ripreso. Consapevole di essere braccato non se la sarebbe più presa comoda.
Considerò ogni cosa ed in un solo attimo, dopo di che, nel silenzio più totale ma con la presenza rassicurante e forte di Gibbs accanto, premette il grilletto.
Si sentì lo sparo ma non servì all’uomo per ripararsi, il proiettile fu molto più veloce ed affondato nella gamba, all’altezza del ginocchio che si ritrovò quasi spappolato, affondò a terra urlante di dolore nella confusione più totale.
Un piede slogato quando Gibbs il giorno prima aveva cercato di prenderlo e l’altra gamba ferita da una pallottola da fucile, molto più grossa di quelle delle pistole.
Ormai era finito.
Tony si trovò ad esultare come un bambino quando capì d’avercela fatta, ma più dell’euforia per la sua personale vittoria, fu la sensazione incredibile di aver sparato in quel modo.
Come un cecchino.
Come Gibbs.
E non sapeva dire se erano state le sue indicazioni fatte in quel modo che lui adorava accompagnate alla sensazione di pericolo e alla consapevolezza del non poter assolutamente sbagliare o magari il fatto dell’aver usato il fucile così, ma non avrebbe mai dimenticato quel momento, tanto meno quella notte.
E Gibbs pure, un’intera notte e gran parte del giorno senza vedere, affidandosi completamente alla persona che amava.
Sapeva che se sarebbe stato con Ziva sarebbe magari stato più sicuro tecnicamente parlando ma più a disagio intimamente.
Solo con Tony avrebbe potuto rimanere così calmo e rilassato e certo, certo che ce l’avrebbero fatta e certo che sarebbe andato tutto bene, senza la costante ansia da ‘tornerò davvero a vedere o no?’. Non se l’era chiesto nemmeno un secondo, aveva seguito Tony sapendo che l’avrebbe portato nel posto giusto e che non l’avrebbe deluso. E si era lasciato fare, quella notte, vedendo senza vedere, sapendo ogni cosa allo stesso modo, abbandonato al piacere del tatto, di quei tocchi percepiti in modo completamente diverso da sempre.
Cedere il suo fucile a lui era stato come un passaggio di testimone. Sapeva che Tony non aveva mai sparato come un cecchino da quella distanza ma sapeva anche che prima o poi l’avrebbe fatto e che quando ci si sarebbe messo ce l’avrebbe fatta. Ora la consapevolezza c’era più totale e profonda.
Era pronto.

Quando raggiunsero l’uomo dopo aver dato le coordinate precise, furono entro un tempo considerevole raggiunti dai rinforzi, non troppo ma nemmeno poco.
Tony era seccato solo dal fatto che erano rimasti praticamente bloccati in compagnia di un criminale che urlava di dolore per la pallottola alla gamba. Gibbs era proprio infuriato, invece, e tenerlo lontano dal suo collo -per strozzarlo non gli serviva la vista- era stato difficile.
Stare oltre un’ora con il colpevole della sua momentanea cecità, per non parlare di tutto il resto, era stata la cosa peggiore di quell’avventura. Naturalmente la migliore era stata la notte…
Arrivati a casa dopo una trafila insopportabile prima in ospedale e poi in ufficio per i soliti rapporti obbligatori, Gibbs cominciava ormai a vederci quasi del tutto e mano a mano che la vista tornava, gli altri sensi si sistemavano, a suo malincuore, doveva dire. Non per la vista ma per l’udito ed il tatto. Era stato molto bello usare al meglio quei due sensi che normalmente gli erano certamente utili ma non come effettivamente gli occhi.
Buttato quasi letteralmente nella vasca, Tony tirò verso sé anche Gibbs il quale non si fece pregare, questa volta, e si infilò con lui nell’acqua che straripò dal bordo per qualche goccio.
Appena sentirono l’elemento caldo e profumato avvolgerli con dolcezza, subito si rilassarono ed incastrate le gambe a dovere, chiusero gli occhi appoggiandosi con la schiena ai bordi.
Non parlarono, non dissero nulla per un po’, rimasero ad ascoltare il silenzio perfetto della casa e la pelle che si rigenerava dopo la dura prova di quei due giorni.
Era finita ed anche bene, considerando come si erano messe le cose, non potevano lamentarsi, anzi.
Dopo dei lunghi rari momenti di silenzio, Tony senza aprire gli occhi chiese con un filo di voce, curioso comunque di saperlo:
- Com’è stato? - Sapeva bene a cosa si riferisse e come mai glielo chiedesse. Ora era praticamente finito, poteva tirare le linee e dire com’era effettivamente stato. E lui poteva dirglielo, infatti.
Non aprì gli occhi e senza muovere un muscolo per nessuna ragione al mondo, si chiese come fargli capire com’era stato… davvero strano, bello e brutto al tempo stesso. Ma come renderlo davvero?
- Dovresti provare per capire, non so spiegartelo… -  E fu esattamente quando lo disse che trovò la soluzione.
Tony non insistette capendo che doveva essere stanco e che non era uno che amava parlare già in condizioni normali, figurarsi con sole tre ore di sonno.
Non si mosse nemmeno lui, aveva solo il sonno che cominciava a calare e lì così stava talmente bene che… ma quando sentì un asciugamano piccolo bagnato posarsi su occhi e fronte, capì l’antifona e trattenendo proverbialmente il fiato, rimase immobile come sotto incantesimo.
Gibbs si era mosso impercettibilmente per mettergli l’asciugamano in viso, per non distrarlo, quando glielo mise districò le gambe dalle sue e si sistemò in ginocchio per arrivare meglio a lui. A qualunque sua parte, inteso.
Non avevano messo schiume ed olii vari, quindi la superficie dell’acqua era trasparente e si vedeva la sua posizione totalmente abbandonata, con le gambe larghe ora allungate davanti a sé, mezzo steso con il capo all’indietro.
Dopo averlo osservato un istante, abbozzò ad un sorrisetto soddisfatto, ora poteva anche capire come si era sentito Tony quando l’aveva avuto alla sua quasi totale mercede quella notte.
Niente male davvero.
Era bello sapere che si poteva far provare quello che si voleva al compagno, che lui era più indifeso del solito ma soprattutto era ubriacante quella fiducia consapevole che riponeva in lui.
Avrebbe potuto muoversi, ribellarsi o reagire in qualunque modo, ma rimanendo fermo e lasciandogli fare qualunque cosa era scontato che gli dava carta bianca ed era perché si fidava.
Era elettrizzante ed appagante da morire.
Senza spegnere il sorriso accennato, si chinò sulle sue labbra e gliele leccò. Erano umide e vennero schiuse subito per permettergli di andare anche oltre, ma così non fece ed anzi si spostò sull’angolo scivolando poi sulla guancia seguendo la mascella. Raggiunse l’orecchio, succhiò il lobo e delineò il resto con la punta fino a che non ne fu soddisfatto, poi risalì nuovamente la sua pelle. Lo sentiva rabbrividire a quelle carezze particolari e gli piaceva poiché stava usando solo la bocca, nemmeno un dito, però lo sentiva che gli piaceva. Lo capiva subito quando a Tony piaceva qualcosa, faceva quel respiro trattenuto che era la fine del mondo.
Si impossessò del mento e succhiò a sua volta, poi scese sul collo che assaggiò con cura lasciandogli un segno che per giorni non gli sarebbe andato via.
La delicatezza sensuale prima e la passione decisa poi diedero alla testa a Tony che si sentì ubriaco. Non vedeva cosa gli faceva ma lo sentiva ed il sentirlo sarebbe stato più che sufficiente se non fu che lo sapeva comunque.
Sapeva cosa gli avrebbe fatto e come e si figurava la sua espressione seria ed intensa e quel pizzico di malizia che aveva solo con lui e solo nel privato.
Si figurava il viso maturo di Gibbs, ogni suo centimetro di pelle. Sapeva che lo stava guardando mentre l’assaggiava perché amava vedere le espressioni di piacere sul suo viso. Sapeva che con le mani era appoggiato ai bordi della vasca e che non lo toccava di proposito lasciando alla sola bocca il compito di farlo.
Ed oltre a questo sapeva anche quanto gli piacesse perché di norma gli piaceva moltissimo fargli quelle cose ma soprattutto ora perché avere qualcuno alla propria totale mercede, inerme che nemmeno guardava, era qualcosa di unico.
Sapeva cosa provava lui e capì quale fosse la risposta alla sua domanda.
Totale fiducia ma non solo, consapevolezza, conoscenza l’uno dell’altro, abbandono senza remore.
Fu davvero deleterio per lui, anche perché normalmente amava usare molto il senso della vista, cogliere i dettagli, registrare i punti di piacere dell’altro, guardare come si muoveva sopra di lui, i suoi ghigni sadici seducenti.
Però lì poteva concentrarsi meglio sul tatto, sulla sua lingua sulla propria pelle che lo leccava, sulla bocca che lo succhiava, sui denti che lo mordicchiavano impetuoso di tanto in tanto. Poteva sentire anche il suo respiro più regolare che mai, normalmente non lo notava nemmeno.
Fu strano, diverso ed insolito e trovò tutte le risposte, o quasi, che cercava.
Con un sorrisetto sbieco infatti disse colto dal piacere:
- Scommetto che questa è la parte migliore del non vedere… -
Gibbs rise sulla sua pelle ma non si staccò dal collo morbido che lo invitava a continuare pulsando eccitato, quindi si decise ad aggiungere le mani, a prenderlo per la vita e a guidarlo con fermezza e decisione su di sé in modo da sedersi e sistemarsi con la schiena appoggiata alla vasca e Tony addosso, sul proprio torace, fra le gambe aperte.
L’asciugamano cadde ma lui non aprì gli occhi, si sistemò comodo e gli prese senza timore le braccia, gliele mise attorno a sé stesso in un abbraccio da dietro, poi catturò le sue mani e le tenne fra le sue.
Così, senza aprire ancora gli occhi.
Anche Gibbs li chiuse e sospirò capendo che la lezione era finita ma che ora erano ricchi di qualcosa in più.
Non che prima fossero carenti di quella fiducia cieca, ma ora era diverso.
Ora riuscivano anche a goderne, il che era molto differente.
- Prega di non provarne mai gli effetti negativi! - Commentò l’uomo più grande dopo un p’o’.
A quello Tony rispose pronto:
- Sto già facendo! -
La risata di Gibbs fu contagiosa.

FINE
   
 
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