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Autore: whitevelyn    07/09/2011    1 recensioni
Davi.
Lo sguardo più triste del mondo.
Demon.
Attratta dalle luci.
Jess.
L'innocenza di una chitarra ed il rogo di una passione.
Demon, Jess e Davi, tre artisti, tre sguardi allucinati fissi sulla vita che scorre, o talvolta diretti verso un altrove, aspettando ognuno il proprio Nirvana. Demon, Jess e Davi, che a volte hanno l'anima di chi non ce la fa. Geneticamente inetti alla vita. Demon, Jess e Davi e le loro storie fatte di fuoco, aria e fiori. E magari, alla fine, di morte.
Genere: Erotico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Was it a dream-30 seconds to mars


Questa, Davi, è una di quelle notti in cui ho bevuto abbastanza per riuscire a trovare quelle parole che di solito restano dietro. Nascoste dietro i miei limiti.
Una di quelle notti in cui se solo avessi un indirizzo ti scriverei lettere fino a che le dita non mi cadono dalle mani. Probabilmente farei anche molti errori grammaticali.
Probabilmente stai guardando la luna.
Probabilmente, anzi sicuramente, chi possiede il privilegio di guardarti adesso, sta pensando che sei solo una ragazza autistica che prigioniera del suo bianco mutismo, prova ad immaginarsi come sarebbe l'amore nei panni di qualcuno che è nato normale, che stai solo tentando di trovare un tuo riflesso su quella superficie scabra ma candida lassù.
E invece no, perchè io lo so, solo io lo so, che tu non hai bisogno d'immaginare, tu non hai bisogno di tentare.
Davi, tu, Davi. Stai solo tenendo fuori la vita, che è un corso d'acqua avvelenata, un corso d'acqua salata più del pianto, sul quale se t'imbarcassi, scivoleresti via barchetta di carta alla deriva, troppo lontano dalle sponde dei ricordi che hai. Che ho. Che abbiamo.
E vorrei chiederti adesso se ci stai riuscendo, a non fare entrare l'aria, a rimanere aggrappata a Ginevra, il violino, le quattro del pomeriggio davanti al bar della biblioteca, e me.
Vorrei chiederti se ce la stai facendo con quelle dita troppo sottili a non mollare, a non farti strappare via la memoria.

Ricordi ancora tutto?
Ricordi di essere nata nella casa di fianco alla mia?
Ricordi l'altalena nel mio giardino?
Ricordi i semi dentro il bicchiere della spremuta?
Ricordi la pioggia col sole quel pomeriggio lungo gli argini del Rodano? Il bastoncino appuntito che abbiamo usato per ferirci i palmi delle mani?
Ricordi i mercatini dell'usato, i miei soldatini e i tuoi braccialetti fatti col fimo?
Ricordi quando mi si tappavano le orecchie sull'aeroplano?
Ricordi ogni cosa? Di quello che è accaduto quando poi siamo cresciuti.
Di me che a sedici anni pensavo solo a scopare dopo i concerti, di me che a diciassette anni fumavo troppe canne.
Di me e di te che siamo sopravvissuti all'adolescenza, galleggiando nell'oceano dei tuoi pianti, dei miei errori, delle nostre notti in bianco in cima ai tetti dei condomini disabitati di Ginevra. Di me e di te che un giorno abbiamo risolto tutti i dilemmi con un bacio, che ha sciolto i dubbi, gli alibì, le resistenze. Rompendo ogni confine.
Ricordi ogni cosa?
Ricordi che in Grecia ci siamo anche sposati?
E che poi tu, non è che sei qualcosa che io posso classificare come semplicemente importante, non è che sei la mia dirimpettaia, la mia migliore amica, la mia ragazza, o mia moglie.
Tu sei la vita che Demon mi ha strappato, il corridoio del tuo alloggio nella zona est del campus senza riuscire mai a raggiungere la porta della tua stanza perchè nei miei incubi dopo il 206 i numeri ricominciano daccapo, e la luna in cui trovo il mio riflesso.
E tutto ciò per cui non riesco a progredire, a staccarmi dall'idea di avere ancora ventiquattro anni e di essere barricato a fare l'amore dentro quella stanza d'albergo a Montparnasse.
Sei tutto, tutto ciò che di solito non so dire, tutto ciò che resto incantato per ore a suonare, strascicando il plettro sulle corde, le monete sperperate dai passanti dentro il mio cappello consunto sugli asfalti, lo scintillio distante di ogni nuova città in cui sbarco, sperando che tu sia lì, con la memoria intatta.
Sperando di cogliere nel tuo sguardo sempre lo stesso bagliore di quando s'interseca col mio, quell'impercettibile connessione in cui si riassume tutto il significato delle nostre vite, quello che sapresti spiegare solo tu, perchè eri tu quella che prendeva sempre dieci in tedesco.
Sei tu quello scintillio all'orizzonte. Eh, Davi?

Ricordi ancora tutto?
O Demon ti ha portata via anche da lì, quel luogo della mente in cui tutto dovrebbe restare immutato ed immoto ed in cui nessuno dovrebbe riuscire ad entrare. Eh, Davi?
Sono Jess. Ti ricordi?


O è stato tutto un sogno?
  
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