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Autore: LordBeckett    07/09/2011    13 recensioni
Questioni d’affari? No, affatto. La mia vita è rimasta nel mistero troppo a lungo. Questa è una questione di principio. Dovete sapere che cosa si nasconde nel mio passato; quali eventi mi hanno spinto a dichiarare guerra alla pirateria; come io e Jack Sparrow ci siamo conosciuti, il suo ammutinamento, la sua presunta morte… È giunto il momento che sappiate ogni cosa, ma voglio essere io a raccontarvi la vera versione dei fatti.
Spero che comprenderete la mia posizione, e vi ringrazio.
Lord Cutler Beckett, Presidente della EITC
***nel caso qualcuno fosse interessato, sappiate che ciò che state per leggere (a differenza di tutte le palle che racconta Jack -quando inizia con una tartaruga marina non credetegli in partenza!! è un consiglio-) è stato confermato dalla Disney, e in particolare in un libro uscito da poco. Se volete informazioni a riguardo chiedete pure (farò il possibile)***
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jack si mordicchiava le unghie nervosamente.

Le manette gli avevano piagato i polsi, però nascondevano alla perfezione il marchio di recente infertogli da Beckett, motivo per cui quelle catene diventavano quasi simpatiche.

Si voltò verso i due soldati scelti appositamente per fargli la guardia. Erano molto giovani, e ben poco interessati a svolgere il loro incarico.

Poi tornò a fissare il mare, e la Wicked Wench che lentamente si allontanava, verso l'orizzonte, verso la fine.

Beckett sapeva quanto Jack tenesse a quel vascello, e gli ordini a riguardo erano stati chiarissimi: doveva essere incendiata davanti agli occhi del prigioniero.
Gli aveva portato via ciò che più amava: la sua nave e la libertà.
< E il bastardo si è preso pure il mio cappello! > sbuffò Jack piuttosto depresso < Ma dov'è il rhum quando serve? >

Lanciò occhiate ai due soldati ma nessuno lo degno della benchè minima attenzione.
Sbuffò di nuovo e spostò la sua attenzione sulle catene che lo tenevano legato alla poltrona della cabina di Beckett, posizionata per l'occasione di fronte ad un'ampia vetrata.

Era la seconda volta che finiva male perchè liberava qualche innocente. Forse non era un'idea così geniale...
< Morire per salvare un altro: no buono > ammise sempre più demoralizzato. Poi, quasi in automatico, ripensò all'altra volta in cui i suoi rarissimi atti eroici lo avevano messo in pericolo e sorrise. L'infrazione del Codice dei Pirati gli era costata una frettolosa fuga da Shipwreck Island di cui andava particolarmente fiero.

< Io sono Capitan Jack Sparrow, il grande Capitan Jack Sparrow... > si disse sempre più convinto di potercela fare < ...E se sono riuscito a fregare papy e la nonna... > il solo ricordo di quella piratessa sadica lo fece rabbrividire < ...Beh, nulla potrà mai fermarmi! Tantomeno quell'eunuco travestito da Presidente della Compagnia delle Indie Orientali >

Senza perdere altro tempo, si guardò intorno in cerca di qualcosa per togliersi le manette.

Quella stanza era enorme, e soprattutto piena di cose, di cui metà era totalmente inutile, e le altre si potevano definire orribili; ad esempio, l'enorme quadro che ritraeva Beckett in veste di grande conquistatore. Jack aveva sempre pensato che di grande quell'uomo avesse soltanto l'ego e la parrucca.

C'era una sola cosa che poteva aiutarlo a liberarsi, e per sua fortuna era anche abbastanza vicina da non destare alcun sospetto nei due soldati: una candela, lasciata accesa sulla scrivania, a meno di un metro da lui.

Jack cominciò a fischiettare una canzone di pirati di cui non ricordava le parole e, cercando di sembrare il più naturale possibile, avvicinò lentamente i polsi alla debole fiamma e le fece scaldare le catene.

Era di certo un metodo doloroso e da usare solo in caso di necessità estrema, ma altrettanto infallibile, come ogni trucco di Capitan Barbossa. Quell'uomo ci sapeva davvero fare.

Jack sentì il ferro rovente dilatarsi quel tanto da permettergli di sfilare le mani.

Soltanto quando le manette caddero a terra con un tonfo i soldati si accorsero di ogni cosa, e uno dei due si vide immediatamente puntare contro una pistola.
le guardie si scambiarono occhiate preoccupate e lasciarono i fucili.

Jack mostrò tutti i suoi denti, veri o finti che fossero, e si avvicinò con la sua solita camminata traballante < Sorpreso, eh? > domandò a quello contro cui puntava l'arma < Io me ne andrei... ma prima, i miei effetti, prego! > ordinò sollevando un sopracciglio.

I due ragazzi obbedirono senza aggiungere altro e cominciarono a deporre ai suoi piedi gli oggetti che gli appartenevano e che Beckett aveva accuratamente riposto in un baule.

Jack li studiò attentamente. Bussola, pistola, spada, bandana... improvvisamente sgranò gli occhi < Dov'è il cappello!? >

I soldati si strinsero nelle spalle scuotendo la testa.

< Cercate meglio! > ordinò prendendo ciò che gli avevano già restituito. Poi si voltò verso la Wicked Wench, dalla quale uscivano già le prime fiammate.

< Non importa!! Troverò senza dubbio un cappello più bello, e più alla moda > si guardò intorno per un'ultima volta e prese uno dei gioielli che Beckett aveva lasciato sulla scrivania < Mio anello! >

Scansò le guardie, ancora frastornate per tutto quello che era successo nell'arco di pochi minuti, e corse verso il ponte del vascello.
La sua nave era sempre più lontana, il tempo sempre meno.

< Mannaggia mannaggia mannaggia... > continuò a ripetersi mentre raggiungeva l'estremo del veliero di Beckett che era rivolto verso la Wicked Wench. Presto i soldati gli sarebbero stati alle calcagna e avrebbero cominciato a sparare.

Senza pensare a nulla, Jack si tuffò. L'acqua era gelida, continui schizzi gli impedivano di vedere dove stesse andando, mentre le forti correnti oceaniche rendevano quanto mai difficile avanzare.
Ma era libero, e la Wicked Wench poteva ancora essere salvata. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per riuscirci....

 

   
 
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