eravamo in quell'auto da almeno due ore, incominciavo a perdere la pazienza «si può sapere dove mi stai portando, playboy?» staccò per un attimo gli occhi dalla strada e si voltò verso di me. «lo scoprirai, un pò di pazienza» cercava di rimproverarmi, ma non ci riuscì, mi parlò con voce bassa e roca, socchiusi gli occhi per focalizzare alla meglio quel viso, ora stava fissando la strada, nell'auto regnava un silenzio fastidioso, neanche imbarazzante. «quegli orecchini..» con una mano gli toccai il lobo dell'orecchio che contenevano quegli affari imbarazzanti. «sì, cos'hanno di strano i miei orecchini?» nel mentre si girò verso di me, alzando leggermente il capo con fare teatrale «ti fanno.. ti fanno sembrare.. sembrare un gay» tossii rumorosamente durante l'ultima parola, finalmente avevo trovato il coraggio di dirglielo. «come mi fanno?» d'un tratto fermò l'auto di fronte una pompa di benzina abbandonata e chiuse la macchina, cosa voleva fare? sgranai gli occhi e lentamente avvicinò il suo viso al mio. Quella distanza era troppo pericolosa. Ci fissammo per dieci interminabili secondi e dopo attaccò con il sollettico, quel ragazzo era pazzo!