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Autore: Aurora Barone    07/09/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tornammo dentro al ristorante, Yuki aveva un espressione un po' scoraggiata quello che gli avevo detto non lo aveva reso felice.

In più se non bastasse tra tutta quella folla di gente, incrociammo Itou con una ragazza che gli si strusciava addosso, lui ridacchiava e beveva una bottiglia di birra.

Sayoko e Yoto tentavano inutilmente di fermarlo, mentre quella puttana lo incoraggiava a bere.

Non la guardai neppure con troppa attenzione e poi aveva quegli atteggiamenti da gatta in calore che mi davano sui nervi, l'avrei pestata a sangue.

Anche Itou con quell'aria da spaccone e da padrone del mondo mi stava facendo perdere la calma e poi appena mi aveva visto aveva continuato a fare il porco con quella, anzi sembrava che la mia presenza lo avesse incoraggiato maggiormente, come se volesse non so farmi un qualche dispetto.

Non volevo dargli nessuna soddisfazione e tentai di fare l'indifferente.

“Echiko per favore fallo ragionare tu!” mi pregò Sayoko, mentre Itou continuava a tracannare birra a baciarsi con quella puttana e a palparle persino il sedere, erano tutte e due senza alcuna vergogna.

“Itou basta stai diventando davvero sgradevole, non capisco perché ogni compleanno tu debba fare così!” disse Yoto esortandolo a smetterla.

“Che palla di amici che hai!” commentò quella specie di trucco vivente, era talmente truccata che il suo viso era di un rosso accesso, poi aveva quei capelli tinti di un biondo ossigenato.

“Itou, insomma hai davvero intenzione di farti prendere per il culo da questa puttana?” gli domandò Sayoko rabbiosa.

“Ti preoccupi troppo...voglio solo divertirmi un pò!” disse lui ridendo.

“Itou questo non è divertente, ma molto triste...” continuò lei.

“Guarda che io non sono una puttana!” disse quella iniziando ad agitarsi.

“Tesoro stai calma... non dargli retta... ti comprerò tutto quello che desideri...” disse Itou accarezzandole il viso sporco di trucco.

Lei si acquietò quasi subito, come se Itou avesse detto chissà quali parole magiche.

Dopo un po' lui sollevò lo sguardo all'altezza del mio viso e con malignità mi domandò“ Tu non vuoi farmi nessuna predica?”

“Che predica dovrei farti!” dissi impassibile, non volevo dargli nessunissima soddisfazione.

Dopo un po' la nostra discussione venne interrotta dal cugino di Itou che con un microfono richiamò l'attenzione di tutti i presenti, dando anche delle specifiche direttive e facendo allineare tutti gli invitati in un'unica direzione, lasciando uno spazio del tutto libero in cui rimaneva solo lui.

“Ancora con quel fottutissimo numero con i coltelli...” si lamentò Itou.

“E però bisogna ammettere che sono veramente bravi!” disse Sayoko.

Dopo un po' partii una musica dal ritmo incalzante, metteva molta ansia, anche le luci si erano fatte basse e si soffermavano su Drusil e il cugino.

Drusil prese un coltello dal tavolo in cui c'erano le varie pietanze, poi all'improvviso lo lanciò nella direzione di suo cugino che lo fermava appena in tempo con la mano.

Poi buttò a terra il coltello mostrando la sua mano illesa tra gli applausi del pubblico, poi nuovamente Drusil lanciava il coltello, mano mano che lanciava cambiava direzione di lancio, prima aveva lanciato il coltello verso la mano di lui, poi prendeva la mira più su fino ad arrivare al viso di lui, ma nonostante ciò lui non sembrava essere colto di sorpresa dai improvvisi cambi di direzione e riusciva sempre abilmente a prendere il coltello con la mano.

“Devono seguire una certa sequenza nel lancio...altrimenti non si spiegherebbe come lui riesca ad avere tutta questa prontezza nel prendere il coltello” commentò Yuki accanto a me.

“Forse si mandano dei segnali...per mettersi d'accordo sul lancio...”commentò Sayoko.

“E poi un'altra cosa come fa ad avere la mano illesa?” domandò Yoto.

“Perchè prende il coltello dalla parte meno tagliente, poi con i coltelli da cucina non è tanto pericoloso, è pericoloso con quelli più grossi e taglienti, infatti non credo che si azzarderanno ad usare quelli...” rispose Itou.

“Lo sai fare pure tu Itou?” domandò la ragazza ossigenata starnazzando.

“No, poi con il mio robot non mi arrischierei di certo a fare un gioco tanto pericoloso...” disse lui ridendo guardando nella mia direzione.

“Esatto ti conviene non fare giochi come questi con me, che ti taglio a pezzetti!” pensai tra me.

La musica diventava sempre più incalzante e ansiogena e la mano di lei diventava sempre più veloce nel lancio, fino a che lui non arrivò a prendere il coltello in tempo.

In quel momento si udirono le voci del pubblico agitate e preoccupate,ma fortunatamente il coltello sfiorò appena la gamba di lui e poi cadde sul pavimento.

“Assurdo, non è mai successo, sono sempre stati impeccabili!” commentò Sayoko sconvolta.

“Anche i migliori sbagliano!” disse Itou ridendo, sembrava ci godesse, non doveva andargli molto a genio suo cugino.

“E dai, pensa se si faceva male!” disse Yoto.

“Già che peccato, poteva farsi veramente male e invece...” continuò lui malignamente.

“Ma è tuo cugino!” esclamò Sayoko.

“Però...è stato veramente bravo...” disse l'ossigenata, sembrava essere rimasta parecchio colpita dalle prodezze del cugino.

Aveva del tutto smesso di considerare Itou per quasi tutto lo spettacolo e dopo la fine dello spettacolo mollò Itou con una ridicola scusa per poterci provare con il cugino.

“Ti ha scaricato per tuo cugino!” disse Yoto scoppiando a ridere.

“Non è divertente...” esclamò lui imbronciato.

“In effetti...anch'io tra i due sceglierei tuo cugino, è un ragazzo modello, perfetto in tutto...” continuò Yoto, sembrava averci preso gusto ad irritarlo.

“Peccato che sia tutta apparenza...” esclamò Itou.

“Già come tratta quella poverina, immagino che a casa la prenderà a legnate dopo quest'incidente del coltello...” disse Sayoko.

“Tuo zio non gli dice nulla?!” domandò Yuki.

“Come se mio zio sia tanto meglio,anzi credo che abbia imparato da lui ad essere così manesco con i robot...” disse Itou.

Nel bel mezzo di quella discussione e mentre tutti stavano ballando, chiacchierando allegramente e mangiando dal tavolo stracolmo di cibarie, improvvisamente si udii uno sparo.

Tutti si buttarono a terra e si nascosero' sui tavoli.

Yuki, Sayoko e Yoto erano rimasti come noi alzati e immobili guardandosi attorno per capire cosa stesse accadendo.

C'erano quattro uomini corpulenti in giacca e cravatta con dei mitra tra le mani, un altro sulla cinquantina che era attorniato da questi quattro e poi un ragazzo di all'incirca una ventina di anni, aveva gli occhi rossi, era davvero strano, mi suscitava una sensazione di panico e sgomento molto più di quegli uomini che impugnavano i mitra.

Stavano venendo verso la nostra direzione, sentii il respiro mancarmi talmente era forte l'ansia e la paura.

“E' lui...” disse l'uomo sulla cinquantina pronto per portarsi via Itou.

“Ancora con questa storia!” sbuffò lui, non sembrava tanto spaventato da quegli uomini o almeno non dava a vederlo.

Il braccialetto mi stava di nuovo spingendo a proteggerlo da quelle persone e mi parai davanti a lui.

“Lei deve essere quel robot che ha ridotto Lydia in quelle pietose condizioni...” esclamò il ragazzo dagli occhi rossi rivolgendosi all'uomo sulla cinquantina dall' aspetto sgradevole aveva una classica faccia da delinquente.

“Un robot dei Kayashi, interessante!” disse l'uomo scrutandomi con attenzione con quei suoi occhi neri e cupi, sembrava risucchiarmi dentro un vortice di tenebre.

“Ci penso io non avete di che preoccuparvi!” disse il ragazzo dagli occhi rossi rivolgendosi con estrema cortesia a quell'uomo, mentre quei quattro uomini tenevano fermi Sayoko, Yoto e Yuki e incutevano timore alle altre persone invitandoli a non fare nulla di sconsiderato e a rimanere a terra, altrimenti avrebbero sparato.

Se lui conosceva Liriko, significava che lei lavorava per questi tizi, erano stati loro a minacciare di uccidere la sua famiglia e molto probabilmente erano stati loro ad ucciderci in quel giorno di pioggia.

Era tutta colpa loro se ero diventata un robot ed era tutta colpa loro se avevo dovuto far del male a Liriko.

La rabbia si stava impadronendo di me e riuscii a colpire il ragazzo dagli occhi rossi prima che lo facesse lui, ma dopo riuscii a buttarmi a terra con un violentissimo calcio.

Mi rialzai, ma finii nuovamente a terra.

Era troppo veloce, non riuscivo neppure a rendermi conto dei colpi che mi dava, cadevo senza rendermi conto di cosa stesse accadendo.

Dopo quella violenta caduta ero rimasta a terra sanguinante senza riuscire a rialzarmi.

Mi aveva sballottato da una parte all'altra del ristorante e avevo sbattuto la testa contro una vetrata del ristorante che si era completamente distrutta.

Avevo pezzi di vetro sparsi per tutto il corpo e sentivo alcuni di questi dentro le mani e nel resto del corpo.

“Bene adesso portiamo via Itou!” disse l'uomo sulla cinquantina.

Stavo pensando a quel giorno di pioggia, a quello sparo che cambiò la mia vita e poi...stavo pensando a quella situazione, io ero un robot giusto? E qual'è il ruolo e lo scopo di un robot? Proteggere il proprio padrone, pensai.

Già, ma se non ero in grado neppure di far questo, allora che senso aveva questa vita...che senso aveva continuare a vivere?

E così mi rialzai pronta per colpire nuovamente quel ragazzo, che era anche lui come me un robot.

Lo colsi alla sprovvista, non si aspettava di certo che mi fossi rialzata.

Ci colpimmo a vicenda, ci ritrovammo a cadere nello stesso medesimo momento, poi gli saltai addosso e lo strinsi per la gola.

Lui si liberò dalla mia stretta e capovolse la situazione in suo favore, poi estrasse un coltello dalla giacca pronto per conficcarmelo sul petto.

Gli morsi la mano facendo cadere il coltello a terra, ma non riuscii a liberarmi da lui e notavo che stava per riprendere il coltello.

Ero in una situazione critica e per quanto cercassi di liberarmi con tutta la forza e la rabbia che stavo tirando fuori da me stessa, non riuscivo lo stesso ad avere la meglio su di lui.

E così riuscii a riprendersi il coltello.

Adesso era la fine per me.

Tentai di strappargli il coltello fra le mani e di scrollarmelo di dosso, ma non ci riuscivo era troppo forte e possente.

Poi avvertii un desiderio bruciante e intenso di morte, volevo ucciderlo, ero completamente accecata da quella voglia e l'idea del suo sangue scorrere fuori dalle viscere e spargersi per tutto il ristorante gocciolando su quelle eleganti e bianche pareti mi eccitava in un modo sadico e spaventoso.

Riuscii a liberarmi da lui e poi mi ci avventai di sopra impossessandomi del suo coltello, pronta ad ucciderlo.

“Che diamine sta succedendo, non ti starai facendo battendo da un robot femmina come questa?!” sbraitò l'uomo sulla cinquantina.

“Non...non è un robot normale...” urlò lui preoccupato liberandosi da me.

Eravamo in piedi l'uno di fronte l'altro a separarci c'era solo una grande tavola con le varie cibarie della festa, io ero pronta per raggiungerlo, ma in quello stesso momento ebbi una strana sensazione e mi buttai a terra, l'uomo sulla cinquantina mi stava sparando contro.

Fortunatamente mi ero buttata a terra ancor prima che mi sparasse.

“Ma che cazzo!” commentò l'uomo scioccato.

“Allora non è Itou...ma è lei!” disse il robot che cercava inutilmente di difendersi dai miei violenti colpi.

“Che significa...è lei?” gli domandai strattonandolo contro il muro.

“Mi vuoi dire che non lo sai...” disse lui ridendo.

Continuai a strattonargli la testa contro il muro e poi imbestialita gli domandai “ Che cosa dovrei sapere?”

“Sei il robot che il signor Kayashi ha creato per difendere il governo dai robot della Yakuza...” disse lui tentando di liberasi dalla mia stretta.

“Non è possibile...” esclamai scioccata.

“Noi credevamo che fosse Itou la chiave di tutto, che ci fosse una specie di formula dentro la sua testa per risvegliare il robot che risiedeva dentro di lui e invece no...sei tu...”

Poi ancora quel desiderio folle del sangue, di uccidere...un desiderio impellente, inarrestabile, quel desiderio spingeva le mie facoltà e le mie capacità oltre il limite dell'immaginabile.

Potevo quasi percepire l'odore del suo sangue penetrarmi dentro le narici,un' odore che si mischiava con il metallo, riuscivo a capire la differenza tra quello suo e quello di un comune mortale.

Quell'odore, quel desiderio, in realtà mi dominavano, possedevano il pieno controllo di me, non ero padrona delle mie azioni, mi sentivo assuefatta da quell'istinto omicida.

Le pupille mi si dilatarono e la vista si concentrò su quell'unico soggetto, abolendo tutto ciò che fosse superfluo, non riuscivo neppure a sentire altri rumori ed avvertire le altre presenze, mi ero concentrata su quella di lui.

Affondai il coltello contro il suo petto.

Lui agonizzante tentava di liberarsi,ma io continuavo a tenerlo fermo contro il muro e a trafiggerlo.

Dopo un po' riuscii a liberarsi, zoppicante e con il coltello conficcato sul petto mi prese a pugni e a calci buttandomi a terra, ma io ero talmente presa da quella voglia insaziabile da non avvertire neppure più il dolore e mi rialzai in fretta.

Lui era agitato, stava correndo da una parte all'altra del locale alla ricerca di qualcosa, poi non appena vide che lo avevo ormai raggiunto, mi lanciò una sedia che si trovò davanti.

Mi prese in pieno, ma non mi ero fatta assolutamente nulla, ma mentre avevo perso tempo per rialzarmi, lui si mise a correre.

“Tu morirai!” dissi con una sadica risata.

Poi quell'altro uomo mi sparò da dietro, riuscii a colpirmi sulla schiena.

Sentii un dolore appena percepibile e poi di nuovo quell'indistinguibile voglia, poi sentivo l'odore suo, un sangue puro privo di metallo e di insolite sostanze.

Mi aggradava molto più di quello del robot, era un' odore più compatto e uniforme, così iniziai a dirigermi verso quell'uomo pronta per avventarmi contro di lui.

Ma l'istinto di proteggere il suo padrone lo portava a pararsi davanti a lui.

Mi scontrai di nuovo con lui, tentava inutilmente di sconfiggermi e resistere nonostante fosse gravemente ferito.

Finii per terra ormai privo di forze e del tutto agonizzante.

Così io non ebbi più nessun ostacolo, adesso ero pronta per soddisfare le mie voglie.

L'uomo indietreggiava spaventato e faceva cenno ai suoi uomini di fare qualcosa, quelli mi spararono contro, ma quelle armi non mi fecero' neppure un graffio.

“Idioti quelle armi non fanno niente contro un robot! Non vi siete portati le armi adatte?!” urlava lui agitato.

Dopo sentii una stretta alla gamba, mi voltai per capire cosa fosse, era il suo robot chino a terra che stringeva la mia gamba per cercare di impedirmi di fare del male al suo padrone.

Era più morto che vivo, ma nonostante tutto continuava imperterrito a volermi fermare ad ogni costo.

Gli mollai un calcio colpendogli con violenza la testa per liberarmi dalla sua stretta, ma lui continuava a strisciare e a stringere la mia gamba.

Ma questa volta non trovai la forza di calciargli la testa e le mani, improvvisamente era come se fossi tornata in me e avvertii un sentimento compassionevole dentro che mi impediva di fargli del male.

“Perchè lo proteggi con tanta insistenza?” gli domandai sconvolta e angustiata da quel suo disperato gesto.

“E' il mio padrone...” biascicò con la bocca sanguinante e con le sue braccia che continuavano a stringere la mia gamba.

Avrei fatto anch'io la stessa cosa se si fosse trattato di Itou, avrei potuto essere io nella sua stessa identica condizione, ecco cosa pensai e cosa mi impediva di reagire, di colpirlo e di sbarazzarmene.

Ma se non ero io ad uccidere loro, loro avrebbero ucciso me, Itou, Sayoko, YotoYuki, Isae e tutta l'altra gente che si trovava spaventata sotto quei tavoli.

Riuscivo a percepire la loro paura, le loro ansie, anche se non vedevo i loro volti, anche se non sentivo le loro voci e poi però pensai ai loro visi, si a quei fottuttissimi sguardi altezzosi che tutti avevano tenuto per tutta la sera guardandomi e scrutandomi con cattiveria.

Ci tenevo davvero a proteggere questa gente e a proteggere lui? Si, proprio lui, che si era messo a fare il cretino con quella puttana.

Divenni esitante, non sapevo più cosa dovessi effettivamente fare, poi io non volevo far del male a nessuno, non ero fatta per la violenza, anzi non sapevo neppure come avessi potuto ferirlo e ridurre quel robot a quel modo.

“Sei spaventata...io lo so come ti senti, questi esseri umani non ti rispettano, ti sottovalutano...noi della yakuza, non siamo così noi rispettiamo e amiamo i nostri robot...anzi vogliamo proprio questo realizzare un nuovo Giappone in cui i robot prendano il potere...” disse l'uomo scrutandomi con attenzione.

“Unisciti a noi...” disse il robot sanguinante che continuava a stringere disperatamente la mia gamba con le sole forze che gli rimanevano.

“Echiko, saresti amata e rispettata come un essere umano, non è questo che vuoi?” mi domandò lui avvicinandosi a me.

Stavo iniziando a titubare e a dubitare su ciò che dovessi fare, le loro parole si insinuavano dentro la mia testa con molta facilità, sapevano essere convincenti e avevano colto in pieno il mio stato d'animo.

“Echiko... spiegami che senso ha proteggere persone che ti maltrattano e che ti guardano dall'alto e in basso?” domandò lui continuando a guardarmi con quei suoi occhi neri, sembrava averlo detto in un tono magnanimo.

“Io...io...” balbettai.

Poi mi voltai verso di loro, incrociai gli occhi di Itou che veniva controllato da quegli uomini con i mitra, poi anche Yuki, Yoto e Sayoko e poi tutte quelle persone spaventate sotto quei tavoli.

Mi faceva un effetto strano vedere quella sala gremita di gente, ora tutta vuota, con gente che si accalcava a terra e sotto i tavoli tentando inutilmente di proteggersi in qualche modo, sentivo anche dei singhiozzi disperati e qualcuno recitare una qualche preghiera, poi qualche stridulo lamento.

“Allora Echiko non sai cosa rispondermi?” domandò lui,ma più che una domanda mi parve un'affermazione.

Poi continuò a parlare “ Sai che fine fanno i robot quando i padroni si stancano di loro?

Finiscono tutti in una discarica, ne hanno costruita una di recente, una spaziosa di scarica dove piazzare tutti i robot rotti e di cui i padroni si stancano... E' questa la fine che vuoi fare? Perché dopo che salverai tutti quanti da noi, dalla minaccia dei robot della yakuza...tu non servirai più...”

Le sue parole mi stavano sempre più confondendo le idee e continuavo a non sapere più da che parte stare.

Dopo un po' ripensai alle parole di Liriko mi aveva detto che l'avevano minacciata, che se non si fosse impossessata di ciò che Itou si presumeva avesse in testa, loro avrebbero ucciso la sua famiglia.

“Già trattate talmente bene i robot che li minacciate, avete minacciato Lydia!” esclamai furente.

“No, non l'abbiamo minacciata, era solo una valvola di incoraggiamento!” disse con una risata sprezzante.

“E poi il potere ai robot comandati da voi... bella presa in giro! Il potere lo prenderebbe la yakuza!” dissi infuriata.

Aveva cercato di ingannarmi e ci stavo quasi cascando, aveva un'astuta tecnica per convincere la gente a credergli, anche in quel momento aveva assunto un espressione benevola come se non avesse idea di cosa stessi parlando.

“Io vi do la libertà, vi libero dai radicali e dai vostri padroni dispotici!” disse ancora con quell'espressione disarmante e carica di sincerità, forse ci credeva persino lui alle stronzate che raccontava.

“E' così che hai convinto Lydia ad unirsi a voi?” gli domandai adirata.

“Noi gli abbiamo ridato la vita...” disse tranquillamente.

“Ma se siete stati voi stessi ad ucciderla...ad ucciderci!” esclamai rabbiosa.

“ Non so di cosa tu stia parlando!” disse come se non ne avesse proprio idea.

“Degli omicidi, dei tizi con le mascherine anti pioggia che uccidono le persone a casaccio, immagino che voi neppure sapete chi andate uccidendo...”

“Sei sicura di quello che stai dicendo? Guarda che quelli non sono componenti della yakuza, ma robot del movimento della libertà, noi non centriamo...diciamo che ci sono dei robot esaltati, stanchi delle usurpazioni e della condizione di schiavitù a cui vengono sottoposti e che decidono di dimezzare la popolazione!”

“E voi non centrate in questo?”

“Noi li incoraggiamo soltanto...”

“Che significa li incoraggiate soltanto?” domandai in preda all'isteria.

“Che noi...siamo solo dalla loro parte...insomma, hanno le loro ragioni...”

Le sue parole si insinuarono dentro la mia testa, non riuscivo a tollerarle, mi disgustava tutto ciò che avesse detto e poi ripensavo a quel maledettissimo giorno di pioggia, fottuto giorno, se solo quel giorno io e Liriko non ci fossimo mosse da casa, se solo io e lei non fossimo andate a scuola, a quest'ora sarebbe stato tutto diverso.

Colta da uno scatto di ira persi di nuovamente il controllo delle mie azioni e diedi un calcio violento al suo robot attaccato alla mia gamba. cadde per terra, si mosse appena, era ormai privo di forze.

Poi mi ricordai un piccolo dettaglio di quel giorno, dalla mascherina anti pioggia, avevo visto degli occhi rossi identici a quelli di lui.

“Sei stato tu! Tu mi hai sparato!” urlai sconvolta.

“Non so di cosa tu stia dicendo...” disse flebilmente sputando sangue.

“Eri tu quello con la mascherina!” dissi piangendo.

“Ne ha uccisi tanti, speri forse che si ricordi le loro facce!” commentò l'uomo dagli occhi bui e torbidi.

Mi avvicinai al moribondo, lo guardai con odio e poi gli strappai via il coltello dal petto per ripiantarglielo nella sua profonda ferita.

Provavo ancora quella bramosa voglia di sangue e di morte che non riuscivo a controllare, mi dominava totalmente, sopratutto se si mischiava alla rabbia e al desiderio di vendetta.

Gli trafissi il petto con tutta la forza che avevo e poi...

Lo sentii respirare per un'ultima volta, gemette dal dolore e poi smise di muoversi.

Rimasi immobile a guardarlo, come se non mi fossi neppure accorta di quello che avessi fatto, era stato un momento, un semplice attimo di follia e di perversione che si era impossessata della mia persona.

Era bastato così poco, ero stato così semplice ucciderlo, che non riuscivo a credere di aver potuto fare una cosa tanto orribile.

Tremai, mi sentivo dentro un mostruoso incubo dentro la quale ero rimasta intrappolata.

L'uomo che mi stava di fronte, guardò appena il cadavere del suo robot e poi mi guardò il viso con una certa esaltazione e contentezza che non mi spiegavo.

“Sei straordinaria, non ho mai visto un robot come te, sei così spietata...e quel viso, quegli occhi che hanno tanta sete...di morte...” disse con un entusiasmo sadico.

“Non so di cosa tu stia parlando!” tremai e abbassai lo sguardo verso quel cadavere.

“Interessante, quello scienziato ci sa davvero fare, una bella idea quella di risvegliare in te un istinto omicida primordiale...”

“Stai zitto!” mi agitai.

Avevo paura di me stessa, di quello che fossi in grado di fare...insomma lo avevo ucciso, io lo avevo massacrato e quel cadavere era lì sotto i miei stessi occhi e non potevo più far nulla, non potevo tornare indietro, riportarlo in vita, non c'era più alcun rimedio.

Dopo ripensai a quel giorno di pioggia, mi avevano ucciso senza una ragione, neppure si ricordavano la mia faccia o quella di Liriko, erano loro i cattivi, non io, io mi ero solo vendicata.

Già vendicata ed era giusto vendicarsi in quel modo? Ricambiare con la stessa moneta?

Non riuscivo più a distinguere il bene dal male, non riuscivo più a capire cosa dovevo fare e quella voglia e poi tutta una serie di istinti prendevano il sopravvento, il braccialetto che mi chiedeva di proteggere Itou e gli altri, poi quell'istinto omicida, poi l'istinto di sopravvivenza e poi la vendetta, tutti questi istinti e desideri si accordavano e trovavano un perfetto punto d'incontro.

Dovevo uccidere lui e i suoi uomini, era questa la conclusione, il punto d'incontro a cui tutti quegli istinti mi conducevano, ma c'era quella parte di me, forse la mia parte più umana che mi diceva che non potevo, avevo già ucciso quel robot non potevo uccidere qualcun' altro, la mia coscienza non me lo permetteva.

E così ero combattuta tra tutti quegli istinti e la mia flebile coscienza, poi mi soffermai sul corpo di lui, ancora una volta guardavo quel corpo inerme, il suo volto era insolitamente sereno, come se stesse dormendo.

Aveva un viso comune, come quello di chiunque e i suoi occhi rossi sbarrati e spenti in quel momento non mi parvero' più tanto spaventosi e angoscianti, anzi in quel momento ebbi come l'impressione che avesse proprio l'aspetto di un semplice ragazzo e questo mi suscito' una sensazione di sgomento e poi il senso di colpa iniziò a crescere dentro di me.

Ma in quello stesso momento l'uomo robusto sulla cinquantina, si era approfittato della mia distrazione per puntarmi contro la sua pistola.

“Vediamo se sei tanto indistruttibile!” disse lui pronto per spararmi.

Sparò un colpo, mi buttai a terra appena in tempo, m finsi di essere rimasta colpita dal proiettile e non mi mossi.

“Peccato, pensavo fossi più forte...” commentò lui in un ghigno.

Continuai a non muovermi e a trattenere il respiro fingendo di essere morta, sentivo il peso del suo sguardo che era come quello di un corvo o di un avvoltoio, anche il suo profilo e i tratti del suo viso mi ricordavo un qualche animale o bestia spaventosa.

In quel momento capii che la persona che avrei dovuto uccidere non era il suo robot, ma era lui.

Il suo robot non faceva altro che eseguire gli ordini e sottostare al braccialetto, era solo una vittima, lui era invece la mente, quello che condizionava i robot e aveva il pieno comando di tutti.

Non aveva neppure mostrato il benchè minimo dispiacere dinanzi alla morte del suo robot, anzi aveva osato compiacersi con me per come fossi stata brava ad ammazzarlo.

E lui ferito e stravolto, aveva strisciato, si era attaccato alla mia gamba per poterlo proteggere, si era spinto a tanto per uno come lui, per un essere senza cuore.

Tratteni le lacrime, non volevo che si accorgesse che fossi viva e rimasi immobile come una statua di gesso, anche se a fatica trattenevo il respiro, sentivo i polmoni scoppiarmi per tutta l'aria che stessi trattenendo, in più il cuore mi batteva fortissimo e mi sentivo un groppo in gola.

“E adesso che facciamo?” urlò uno dei suoi uomini.

“Non credo che fosse lei il robot che cercavamo, portiamoci via Itou” propose lui voltandosi per raggiungere i propri uomini.

In quel momento ne approfittai per coglierlo di sorpresa,lo afferrai da dietro e lo immobilizzai contro il muro.

“Allora sei viva...” disse lui scioccato.

“Mai stata più viva di così!” lo dissi con un tono di voce che non mi apparteneva, stavo di nuovo per essere dominata da tutti quegli istinti.

“Aspetta...stai calma...io...” disse lui con la voce che gli tremava, sembrava spaventato.

Una punta di piacere si fece spazio tra tutti gli altri desideri e istinti.

“Hai paura?” domandai ridendo in modo sadico e vendicativo.

Dopo un po' strinsi il suo collo, volevo strangolarlo e sbarazzarmi una volta e per tutte di lui.

Ma dopo un po' tornai in me, sentivo i respiri di lui flebili e affannosi, il suo collo debole e fragile che le mie mani stavano schiacciando.

Riuscivo a sentire la sua voce che cercava di dire qualcosa, molto probabilmente era un 'inutile e vile supplica di risparmiargli la vita.

Liberai il suo collo dalla mia stretta e poi gli gridai di sparire, di non farsi mai più vedere, lui e i suoi uomini, altrimenti la prossima non sarei stata tanto comprensiva.

Lui richiamò i suoi uomini, ma sembrava incerto, stava temporeggiando ed io allora alzai di nuovo la voce dicendo “Sparite tutti quanti! Prima che cambi idea vi posso fare a pezzi!”

I suoi uomini erano ancora vicini a Itou, Yoto, Yuki e Sayoko che per tutto quel tempo erano rimasti lì immobili con quei mitra puntati contro e dovevano essere abbastanza terrorizzati da quella situazione.

Mi avvicinai ad uno di loro e gli sottrassi il mitra dalle mani puntandolo contro di loro e poi contro il loro comandante, capo, non sapevo come chiamarlo quel fottuto uomo senza cuore, con quegli occhi da falco e con quell'espressione vile.

“Andiamocene!” disse lui, poi mi guardò dicendo “Ma non finisce qui...”

“Vattene prima che mi decida a spararti!” dissi perdendo nuovamente la calma.

Dopo se ne andarono riportando la pace e la calma fra gli invitati, tra i quali qualcuno aveva perso i sensi per la troppa paura, qualcuno si era preso qualche infarto e qualcuno era piombato in uno stato catatonico, ma fortunatamente nessuno era ferito a parte me...e quel cadavere.

“Echiko ho avuto tanta paura!” disse Sayoko mettendosi a piangere e stringendomi forte.

Quell'abbraccio mi aveva piacevolmente spiazzato, anche perché lo sguardo di tutti non era carico di dolcezza e di gratitudine nei miei confronti, anzi in molti mi guardavano spaventatissimi e allarmati, persino Yuki sembrava scosso da quello che fosse accaduto.

Immaginavo che per lui doveva essere stato un colpo troppo grande scoprire che la sua ragazza fosse diventata una specie di macchina di distruzione.

Anche Yoto sembrava sulle sue, non articolò una parola, mentre Itou non riuscivo a capire cosa gli stesse effettivamente passando per la testa, stava lì a guardarsi attorno.

“Ti ho cercato dappertutto, razza di idiota perché cavolo non ti sei messo sotto i tavoli come tutte le altre persone!” disse il padre rivolgendosi ad Itou.

“Ma se c'erano quei tizi con i mitra che sono sbucati dal nulla e che mi minacciavano!” rispose Itou.

“Bè l'importante è che stiamo tutti bene!” esclamò Isae sorridente.

“Dobbiamo ringraziare Echiko per questo!” disse il padre, forse l'unico che mi mostrava almeno un po' di gratitudine.

Tutte le altre persone se ne andarono a casa, mentre il padre si stava mettendo d'accordo con le persone del locale che volevano pagati i danni, ritenendomi responsabile di tutti i danni causati.

Stavano litigando animatamente, poi arrivò pure la polizia a portare via il cadavere di quel robot.

Non avevo più avuto il coraggio di vederlo, anzi no, Itou e gli altri mi avevano impedito di avvicinarmi lui, dovevano aver notato che ero sconvolta e spaventata da quello che fosse accaduto.

In macchina il padre si mise a parlare allegramente con l'autista, mentre io rimanevo con lo sguardo chino e ripensavo ancora a quel viso sereno, calmo e quasi docile.

Mi rendevo ancor più conto di aver commesso un terribile sbaglio: avevo ucciso un robot.

Già solo il fatto di aver ucciso qualcosa mi opprimeva, in più diciamo che analizzando con più attenzione la gravità di quel che avessi fatto, avevo ucciso un mio simile per nulla cosciente, non faceva altro che eseguire gli ordini e se ci pensavo non c'era stata in lui alcuna remora, era come se quel robot agisse senza pensare, senza avere padronanza delle proprie azioni.

“Echiko non hai motivo di preoccuparti...hai salvato la vita a tutti quanti!” disse Isae seduta accanto a me, doveva aver notato il mio turbamento.

“Quel robot...non era cosciente?” mi rivolsi al signor Kayashi.

“No credo fosse semplicemente programmato per eseguire gli ordini...” mi rispose il padre.

Poi Itou prese la parola “Papà non credi di dovermi dare delle spiegazioni?”

“Di che parli?” domandò il padre fingendo di non capire dove volesse andare a parare il figlio.

“Insomma, papà questo sarebbe un regalo per natale, un robot che uccide un robot della yakuza come quello? E poi che cercano dentro la mia fottuta testa?”

“Ne parleremo a casa...adesso non è il momento!” disse il padre in tono pacato.

“No, cazzo mi sento dentro un fottuto gioco di fantascienza...e su cui non ho neppure il pieno controllo di nulla!”

“Ah quindi è questo il tuo problema, Itou non sei l'eroe del gioco e questo ti dà sui nervi!” esclamò il padre ridendo.

“Papà non è divertente, non sapevo che accidenti fare, mi sono trovato un mitra puntato contro, ho avuto una fottuta paura...e poi... Echiko che sembrava uscita da un film di Rambo...” disse scombussolato.

“Un film di Rambo?” domandai ridendo, mi aveva fatto ridere il modo in cui lo aveva detto sembrava veramente sconvolto ed era raro che qualcosa lo riuscisse ad impressionare.

“Itou secondo me ti stai agitando troppo, stiamo tutti bene, è questo l'importante!” rispose il padre tranquillamente.

“Già ma poteva anche finire male...e in quel caso?” domandò lui perdendo la calma.

“Itou, non puoi mica prendertela con me...io cosa centro, insomma non ho mica detto io alla yakuza di venirci a fare un agguato!”

“No, però...c'è qualcosa che dovresti dirmi riguardo lei, dato che a quanto pare diventa improvvisamente Rambo!” disse agitato.

“Ancora con questa storia di Rambo?” domandai ridendo, non potevo farci nulla più tentavo di mantenermi seria e meno ci riuscivo, la sua espressione era troppo buffa e quasi mi dimenticai della gravità di quel che avessi fatto.

“E dai tu hai sempre amato quel film, non ti va a genio avere un Rambo in famiglia?” domandò il padre buttandola sull'ironia.

Tornammo a casa che era mezzanotte passata ed era stato il peggiore compleanno di tutti i tempi.

Itou esigeva delle spiegazioni e anch'io le volevo, non avevo sminuito la faccenda, anche se avevo riso sulla definizione di Rambo, in realtà ero molto preoccupata da tutto quello che fosse accaduto.

“Papà mi devi quelle spiegazioni!” disse lui fermandolo prima che se ne andasse a letto.

“Itou è tardi, ne parliamo domani a mente più fresca...” rispose il padre.

“No, tu dici sempre ne parliamo più tardi, ne parliamo dopo...io le voglio adesso queste spiegazioni!” disse spazientito.

“Già anche io vorrei queste spiegazioni, credo che mi siano dovute dato che sono la stretta interessata!” dissi immischiandomi nel bel mezzo della discussione.

“Tu stanne fuori!” mi urlò Itou.

“Come scusa?” esclamai scioccata.

“Echiko ne devi stare fuori...” disse con fermezza.

“Guarda che la cosa riguarda me, proprio me, in prima persona...anzi tu ne dovresti stare fuori!” gli urlai contro.

“Sei il mio robot o forse come al solito te lo sei dimenticato?”

Il padre si intromise “Non c'è bisogno di litigare, è giusto che tutti e due riceviate delle spiegazioni, perché la cosa riguarda sia te che Echiko, ne siete coinvolti tutti e due, però non adesso, domani vi spiegherò tutto!”

“Papà!” esclamò Itou in tono di rimprovero.

“Itou stai tranquillo, non vi sto prendendo in giro, domani riceverete le dovute spiegazioni, era da tanto che stavo pensando di farlo...”

 

 

Il giorno seguente, era una giornata come tante altre, almeno noi credevamo che fosse così, eravamo un po' in una situazione di stallo io ed Itou attendevamo quelle spiegazioni da parte del padre.

Che non pensò di certo di darcele in mattinata, anzi disse che ce ne avrebbe parlato di pomeriggio dopo la scuola.

“Sta solo facendo di tutto per rimandare queste spiegazioni a chissà quando!” esclamò Itou scocciato e sbuffando rumorosamente.

Stavamo per uscire da casa per dirigerci a scuola, quando aprendo la porta ci ritrovammo circondati da giornalisti e da telecamere.

“Che cazzo sta succedendo!” esclamai stravolta e allucinata dal flash di qualche macchina digitale.

“Temo che siano venuti sapere del fatto di ieri...” esclamai Itou seccato.

I giornalisti si agitavano e accalcavano in mezzo a noi, iniziando a farci tutta una serie di domande.

“Kayashi Itou riguardo quello che è accaduto ieri...come si sente? E' sconvolto?”

Itou aveva assunto un espressione scocciata e non era di certo in vena di domande e di dare delle risposte a tutti quei giornalisti.

“Allora Kayashi?” continuò la giornalista facendosi alquanto insistente.

“Le prepara lei queste cazzo di domande idiote? O glie le scrive qualcuno?!” gli rispose in tono scorbutico.

“Al solito, il figlio del signor Kayashi delinea quel suo temperamento ostile e ribelle” prese a commentare davanti la telecamera.

“Ma che temperamento...avete rotto i coglioni!” disse Itou pronto per scaraventarsi contro un giornalista che lo stava riprendendo, a quanto pare non doveva amare i riflettori.

I giornalisti notando che Itou era scurrile e scorbutico, iniziarono tutti a puntare quei maledetti microfoni verso la mia direzione.

“Echiko come ci si sente ad aver ucciso un robot tanto pericoloso?” domandò una giornalista mettendomi in difficoltà.

Abbassai lo sguardo, mi incupii di colpo e poi si fecero' avanti altri giornalisti, non sapevo cosa fare e cosa rispondere, mi sentivo in una situazione fuori dalla mia portata, non mi ero trovata in situazioni del genere.

Itou mi prese per mano e spinse con violenza alcuni giornalisti per passare, dopo un po' ci siamo messi a correre forsennatamente per sfuggirgli.

Ci fermammo un attimo non appena ci accorgemmo di averli seminati.

“Non devi mai rispondere a quei tizi, mai! Non devi dirgli niente, mi hai capito?” disse imperioso.

“Si, d'accordo...” esclamai confusa.

“ I giornalisti sono pericolosi, ti mettono in bocca anche cosa che non hai detto... e riguardo il fatto di ieri è un fatto assai delicato e se becchi il giornalista contrario ai robot, può anche metterti in cattiva luce e ficcarci in un mucchio di guai!”

“Sei abituato a questo genere di cose? Intendo giornalisti che ti spuntano sotto casa?”

“No, fortunatamente non sono un soggetto che amano intervistare dato che rompo telecamere, gli tiro birra addosso e cerco qualunque mezzo per togliermeli dalle palle...”

Mi misi a ridere dicendo “Strano pensavo ti piacesse metterti in mostra...”

“L' apparenza inganna...” mi rispose sorridendo.

Noi due stavamo parlando?! Non mi aveva rivolto la parola per tutto il compleanno!

“Aspetta ma tu non eri arrabbiato con me?” gli domandai interdetta.

“Perchè mai dovrei sprecare i miei nervi con un robot?!” esclamò scettico.

“Ricordi abominevole?”

“Sai come la penso, che tu dica certe cose semplicemente perché vuoi auto convincerti che non ti sia piaciuto...”

“Ok basta non ne parliamo più!” dissi iniziando a sentirmi a disagio.

“Hai paura di intraprendere quest'argomento?” mi domandò ridendo.

“Avevamo deciso di dimenticarlo!” gli feci presente.

“Si, ma vorrei sapere cosa nello specifico è stato abominevole...dato che mi sembravi così eccitata...” disse maliziosamente.

“Dobbiamo andare a scuola, si sta facendo tardi!” dissi notando che si era fatto veramente tardi, ma volevo anche evitare astutamente l'argomento.

Così non ne parlammo più.

Arrivati a scuola, c'era un'altra mandria scalcinata di giornalisti

“Allora Echiko...Itou...” tutte quelle voci che si susseguivano e chiedevano, si confondevano tra di loro, causando un brusio fastidioso.

“Adesso basta!” urlai perdendo la calma.

Anche Itou parve della mia stessa antifona, lanciò la cartella di scuola contro una telecamera e poi si mise a litigare con una giornalista e gli rispose in modo sgarbato.

Poi c'erano quegli idioti dei compagni di Itou e altri studenti che si paravano davanti le telecamere e che volevano condurre l'attenzione dei giornalisti verso di loro.

“Ecco bravo fatti intervistare tu, pezzo di idiota!” disse Itou acciuffando un suo compagno che sembrava avere un debole per le telecamere.

“ Goditelo, è il tuo momento!” gli disse spingendolo verso i giornalisti.

Io non riuscivo più a capirci un cavolo, mi stava esplodendo la testa e quei giornalisti continuavano a riprendermi e a rimpinzarmi di domande fastidiose.

“Ma aspetta quello non è il robot di ieri, ma allora è vivo! Oh santo cielo, un pericolo imminente!” disse Itou urlando di paura, spostando l'attenzione dei giornalisti verso una sola direzione.

“Ma non c'è nessuno!” commentai, mentre lui si avvicinava trascinandomi via.

“Idiota era un modo per distrarli...” disse continuando a stringermi la mano e a correre.

Dopo aver corso per tutto il tragitto, mi accorsi che eravamo finiti in una zona X, non capivo dove fossimo finiti, era una zona piena di fango e deserta, non c'era anima viva, non vedevo neppure l'ombra di un passante.

“Dove diamine mi hai portato?” gli domandai perplessa.

“ Qui è sicuro che non ci verranno a cercare, nessuno si azzarda a metter piede in questa zona...non è un posto piacevole...”

“Che posto è?” domandai guardandomi attorno, tentando di capire dove fossimo.

Non c'era neppure un negozio e neanche una strada era un paesaggio arido e privo di qualunque forma di vita, non c'era neppure una pianta, un albero, un negozio...

Poi notai che c'erano dai contenitori enormi, erano come quelli della spazzatura da cui proveniva un' odore che mi era familiare, era lo stesso odore di quel robot, un miscuglio di sangue, di metallo e di sostanze varie.

“Che c'è dentro questi contenitori?” domandai avvicinandomi ad uno di questi per sbirciarci dentro.

“No, ferma!” disse parandosi davanti al contenitore.

“Qual'è il problema?” gli domandai scossa dalla sua reazione.

“Niente, non credo...che avrei dovuto portarti in un posto del genere...” disse pronto per trascinarmi via.

“Ma aspetta...se torniamo indietro, ci sarà l'assedio di quei giornalisti!” esclamai.

“Si ma...” affermò lui incerto.

“Itou che c'è in questi contenitori?” gli domandai con insistenza.

“Echiko, lascia perdere non è importante!” esclamò alterandosi.

Riusci a liberarmi dalla sua stretta, anche se dopo presi la scossa e poi di nuovo mi avvicinai ad uno di quei contenitori neri.

Riuscii ad aprirlo, ma in quello stesso momento Itou mi mise una mano sugli occhi e non riuscii a vedere nulla di quello che ci fosse dentro.

“Che ti prende?” gli domandai confusa.

Con l'altro braccio mi fece voltare verso la sua direzione, poi mi tolse la mano dagli occhi, mi ritrovai davanti a lui e dietro c'era il contenitore che avevo aperto, ma non riuscivo a vedere cosa ci fosse dentro dato che c'era Itou che lo copriva.

“Itou lasciami vedere che c'è dentro!” esclamai risentita.

“Ti ho detto di no!” rispose scocciato.

Mi avvicinai a lui e chinai lo sguardo verso il contenitore per vedere che c'era, ma lui in tutta risposta avvicinava il suo viso al mio distraendo la mia attenzione del contenitore.

“Allora vogliamo parlare di cosa fosse abominevole quella sera...” disse gongolante.

“Itou, tanto è inutile voglio vedere che c'è dentro!” esclamai inviperito.

“Si, dentro i miei pantaloni, lo sai già cosa c'è dentro!” disse ambiguamente facendomi arrossire.

“No, lo sai che parlo del contenitore!” dissi con il viso paonazzo dall'irritazione e dall'imbarazzo.

“Vuoi davvero che mi tolga i pantaloni?”mi domandava ridendo maliziosamente.

“No!” esclamai adirata e continuai imperterrita col dire “ voglio vedere che c'è dentro il contenitore!”

“Ok d'accordo me li tolgo!” disse sbottandosi la lampo dei pantaloni.

“Itou che cazzo stai facendo?!” gli sbraitai contro.

“Mi tolgo i pantaloni lo hai detto tu che volevi vedere cosa c'è dentro...bè posso dire che c'è tutta roba di altissima qualità!” disse ridacchiando.

“Vuoi per caso che ti prenda a legnate?!” gli urlai contro.

Si era per davvero tolto i pantaloni, no, non era normale, ci doveva essere qualcosa di terribilmente sbagliato in lui.

“Ma che ti ha dato di volta il cervello?” mi misi a gridare,evitando di guardare quei suoi fottuti boxer neri e attillati da cui bè... si vedeva ehm... quasi tutto.

“Sei tutta rossa, ti imbarazza guardarmi in boxer e pure mi hai visto già nudo...” disse allusivo.

“Smettila, non sono imbarazzata, solo che non è piacevole da vedere, è sgradevole...” esclamai distogliendo lo sguardo.

“Sei così pudica...” commentò scocciato.

“Stammi a sentire io non sono pudica!” affermai adirata.

“Invece lo sei...” disse continuando a provocarmi.

No, questa volta non ci ricascavo, lo faceva di proposito, mi insultava così che io mi sentissi in dovere di dimostrargli il contrario delle sue affermazioni.

“Guarda questo genere di insulti da un' assatanato di sesso come te, non possono che essere dei complimenti!”

“Si, ma io almeno non mi reprimo, tu invece ti reprimi...sei fatta così, ti poni troppi problemi, stai lì sempre a chiederti se stai facendo la cosa giusta o sbagliata...e alla fine...finisci col non fare nulla...per paura di sbagliare” disse con un espressione seria, sembrava uno psicologo che analizzava la propria paziente.

“Smettila di psicoanalizzarmi!” affermai indispettita.

“Ma ti so psicoanalizzare molto bene!” disse con quel sorriso smorfioso e irritante che sapeva mettersi soltanto lui.

Può darsi, che sia come dici tu, ma essere come te non credo che sia meglio!”mi impuntai.

si, ma or dunque meglio essere come te, così impeccabile...” disse stizzito.

Io non sono impeccabile! Ho perso la verginità con te in uno schifoso bagno di una discoteca...e ho ucciso un robot! Non direi affatto di essere perfetta!” urlai inferocita, poi passai dall'ira alla tristezza, ero sul punto di piangere.

Immagino che devi essere sconvolta...” disse facendosi di colpo serio.

Immagini? Tu non hai idea di quello che provo, il senso di colpa mi sta divorando...e ho paura...ho una fottuta paura di perdere il controllo, che mi ritrovi ad ammazzare le persone senza volere...” urlai provando un agghiacciante morsa al cuore.

Adesso non esagerare! E' stata autodifesa...non potevi fare altrimenti! Se non lo avessi ucciso, lui avrebbe ucciso te e molte altre persone!” disse razionalmente.

In certe circostanze riusciva ad essere fin troppo ragionevole, mentre io mi lasciavo travolgere dalle emozioni e dalla paure, mentre lui era così distaccato e freddo, quasi impassibile, si poteva per così dire che tra i due il vero robot fosse lui.

Ma, ma...” dissi incerta, non sapevo neppure io cosa volessi dire, cioè lo sapevo, ma non trovavo le parole giuste per esprimere la mia disapprovazione.

Ma cosa? Senti sei un robot,non puoi farti tutti questi scrupoli! In una situazione come quella nessuno dovrebbe farsene e avere ripensamenti...e tanto meno rimpianti...”

Per te è facile parlare così, non sei stato tu ad ucciderlo!” controbattei.

Se fossi stato al tuo posto avrei fatto la medesima cosa:lo avrei ucciso. Non c'erano altre soluzioni!” dichiarò con imperturbabilità.

Dopo un po' tornai a sentire quell'odore pungente insinuarsi dentro le mie narici, era sangue, non sapevo perché ma riuscivo a distinguere alla perfezione quell'odore da tutti gli altri.

In più quell'odore di metallo e di composti di varie sostanze, anche quello lo conoscevo bene, ero abituata a sentirlo su di me, sulla mia pelle, tanto che per tutto quel tempo mi ero talmente abituata a quell'odore da non riuscire a distinguerlo da tutti gli altri,mentre in quello scontro con quel robot quello stesso odore si era introdotto nelle mie narici dandomi alla testa come una droga.

In quella situazione tutti i miei sensi sembravano essersi fortificati e si era fatto vivo un istinto predatore e animalesco.

Ma adesso che non ero più nello spirito della caccia, per così dire, per quanto quell'odore fosse abbastanza penetrante, non lo sentivo con quella stessa intensità, anzi era proprio diverso, era meno forte, meno intenso e non era gradevole da sentire, anzi era nauseante.

Forse la dinamica era la seguente: se c'era un pericolo, se qualcuno mi attaccava, allora il braccialetto mi trasmetteva l'istinto di proteggere Itou e poi iniziavano a farsi vivi altri istinti, quello di sopravvivenza, quello omicida e predatore che accentuava i miei sensi e mi permetteva di sentire con maggiore intensità gli odori,figurandomi persino delle immagini che in una situazione normale non mi sarebbero mai parse eccitanti :come l'immagine del sangue di quel robot che si spargeva sulle pareti bianche, ripensandoci adesso mi disgustava la sola visione del sangue.

Potevo benissimo sentire anche l'odore del sangue di Itou fluire e defluire, però quello era un' odore diverso,era avvolgente, anche se si confondeva con molti altri odori,molto probabilmente con i vari bagno schiuma e profumi che usava, era molto piacevole nell'insieme, ma non mi dava alla testa da desiderare massacri e spargimenti di sangue, anzi era uno di quegli odori che accendeva ben altri desideri.

Sento quest'odore di sangue e putrefazione...” dissi guardando quel poco che riuscivo a vedere dal contenitore dietro di lui.

Poi mi tornarono alla mente le parole di quel malavitoso “ C'è una discarica in cui i padroni portano i cadaveri dei propri robot malandati o di cui si sono stufati...”

Doveva essere questa la discarica di cui parlava, quindi dentro quei contenitori c'erano i robot morti, questo spiegava anche quell'odore che sentivo.

E' solo una tua impressione...” mi rispose, poi si rimise i pantaloni, era diventato cupo e serio.

Stava facendo di tutto per tenermi nascosta l'entità di quel luogo e non riuscii a comprenderne la ragione.

Che volesse sbarazzarsi di me una volta e per tutte? Forse per quello mi aveva portato lì.

Itou perché mi hai portato qui?” mi scaldai, iniziavo seriamente a preoccuparmi, anche perché dal suo viso non riuscivo a percepire nessuna emozione.

Perchè ti stai agitando?” mi chiese scosso.

Vuoi sbarazzarti di me? Forse il mio compito era quello di uccidere quel robot e terminato quel compito tu e tuo padre avete pensato benissimo di liberarvi di me!” mi dibattei.

Non ho idea di cosa tu stia parlando!” disse esterrefatto.

Mi credi stupida? Credi che non sappia cos'è questo posto!” gridai in preda alla collera.

Accidenti così mi spacchi in timpani!” disse scocciato.

Non hai risposto alla mia domanda...vuoi sbarazzarti di me?”strepitai.

Se continui a strillare così, ti faccio davvero a pezzetti e ti ficco dentro uno di questi cassonetti!” disse urtato dalle mie urla.

Quindi è vero ci sono i cadaveri dei robot lì dentro?” gridai.

Cosa sei in preda ad una crisi di isteria?!” commentò risentito.

E tu perché non mi dici la verità!” dissi incrociando i suoi occhi verdi, che erano diventati di un verde sfavillante e lucente.

Hai per caso il ciclo?” mi stuzzicò.

Idiota, i robot non hanno il ciclo!” contestai.

Allora stai attraversando la soglia della meno pausa?!” disse ridendo guardandomi dritto negli occhi.

Stai facendo di tutto per cambiare discorso...” obbiettai.

Non so di cosa tu stia parlando!” disse facendo spallucce.

Io mi avvicinai a lui, per guardare il cassonetto, ma lui di contro si avvicinava a me mettendomi in soggezione e impedendomi di vedere cosa ci fosse dentro quel grosso contenitore.

Lascia perdere...” poi disse “ C'è solo spazzatura, niente di quello che tu credi..”

Se è davvero così, perché non mi permetti di guardarci dentro...” controbattei.

Perchè...perchè... c'è solo immondizia!” esclamò indignato.

Sei un bugiardo, me l'ha detto quel mafioso che c'è una discarica dove i padroni...” dissi tremando, non riuscii a terminare il discorso.

Bè ti ha detto soltanto un mucchio di bugie!” disse risoluto.

Stavo pensando alle esatte parole di quell'uomo “Quando non gli servirai più finirai lì...in quella discarica!”

Iniziavo però a dubitare che ci fossero' davvero dei cadaveri dentro quei cassonetti, forse era come diceva Itou c'era solo immondizia e mi stavo preoccupando per niente.

Ma allora per quale motivo mi impediva di vedere cosa ci fosse dentro?

Ormai desideravo accertarmene con i miei stessi occhi.

 

Ma come riuscirci se Itou non si spostava da quel contenitore?

Mi guardai attorno c'è ne erano molti altri.

Così alla svelta mi misi a correre verso uno di questi.

Lo aprii.

Da quel contenitore sentii un' odore pestilenziale di sangue marcio e di metallo corroso, sporsi la testa un po' dentro per vederne il contenuto.

C'erano teste mozzate e una serie di corpi mutilati, braccia, mani e gambe e tutti ammassati come se fossero' solo tante cianfrusaglie o come un semplice cumulo di spazzatura.

Itou aveva usato le parole esatte, forse per gli esseri umani eravamo solo spazzatura, bè venivamo trattati nella stessa identica maniera, di certo un essere umano non veniva infilato dentro dei contenitori e ogni parte del suo corpo non veniva tagliuzzata e mischiata con quella di altri esseri umani.

Ero sul punto di vomitare, mi era venuta la nausea.

Stavo persino tremando per la repulsione che mi aveva causato la vista di quei corpi mutilati, decomposti e privi di una degna sepoltura.

Fuoriuscii la testa da quel cassonetto e lo richiusi inorridita.

Te l'avevo detto di lasciar perdere...” disse con un espressione inquieta.

Mi tappai la bocca per evitare di vomitare da un momento all'altro.

Tutto bene?” mi domandò.

Mi piegai dal voltastomaco e dal disgusto, mi appariva ancora nitida l'immagine di quei brandelli di corpo ammassati.

Dopo un po' mi sentii meglio o almeno non ero più sul punto di vomitare, anche se avevo ancora lo stomaco sottosopra e provavo ancora ribrezzo per quello che avevo appena visto.

Avevi detto che c'era solo immondizia!” esclamai impaurita.

Mi dispiace...non dovevo portarti qui...” disse con sincero rammarico.

Perchè ogni parte del loro corpo è stata tagliata?” gli chiesi scompensata.

per poter essere riutilizzati per creare altri robot” ammise.

Ma sono putrefatti!” dissi contrariata.

Diciamo che il problema è che certi padroni non si attengono alle regole, dovrebbero usare dei prodotti chimici per mantenere ogni parte intatta...” dichiarò.

Aspetta...quindi tuo padre viene a prendere qualche parte di corpo qui per realizzare i robot?” domandai ripugnata.

Si, capita...” disse guardandomi con quei suoi occhi verdi penetranti.

Quindi...io sarei un pezzo da ricambio...” esclamai sconvolta.

Lui rimase in silenzio, mi guardava con uno sguardo compassionevole e pietoso che mi indignava maggiormente.

Quando tu e tuo padre non avrete più bisogno di Echiko, mi staccherete la testa e tutto il resto del corpo e poi...verrò infilata in uno di questi così...” esclamai angustiata.

 

Ero scossa, quella sarebbe stata la mia fine, un giorno il mio corpo sarebbe finito ammucchiato lì in mezzo a tutte a quelle teste, mani, gambe e braccia e anch'io sarei diventata tante parti di corpo messe lì a marcire, oppure ancora peggio sarei rimasta ad aspettare che se ne impossessasse qualcuno per crearci qualche altro robot.

 

No, non è così...” disse con un tono di voce apparentemente sereno, ma in realtà riuscivo percepire una punta di irrequietezza e di disagio nella tonalità della sua voce e anche il suo sguardo si era fatto cupo e ombroso.

Per quale motivo...tra tutte le persone dovevi scegliere me? Perché?! io neppure ti conoscevo, perché hai deciso che dovessi essere io il tuo robot? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo!” gli gridai contro stravolta.

Io volevo solo...” disse esitante e incerto.

Che cosa Itou? Che cosa?” gli sbraitai con risentimento e con un profondo disprezzo per quello che mi era stato fatto e per quello che mi sarebbe accaduto in futuro.

Mi dispiace...” disse abbassando lo sguardo.

Credi che basti un semplice mi dispiace?” lo additai.

Non rispose, rimase con lo sguardo basso per evitare di incrociare il mio.

Mi dava sui nervi quel suo vittimismo, si atteggiava da cane bastonato facendomi sentire persino in colpa per non so cosa.

Dopo un po' posò lo sguardo verso il suo orologio da polso e si rese conto che si era fatto tardi, così ci incamminammo verso casa sperando di non incontrare altri giornalisti.

Nessuno dei due osò aprire bocca e non ci guardammo neanche, ma dopo un po' la mia attenzione si soffermò sui passanti e mi accorsi di una bambina solitaria con uno sguardo disorientato e preoccupato, doveva essersi persa.

Itou stava tirando dritto, forse non lo aveva neppure vista.

Aspetta!” esclamai per fermarlo.

Che c'è?” esclamò seccato.

Quella bambina si sarà persa!” dissi indicandola.

Non sono cose che ci riguardano, se ne occuperà la polizia!” disse con strafottenza.

Come fai ad essere così menefreghista! Per l'amor del cielo è una bambina!”lo rimproverai.

Che cosa dovrei fare?”chiese con un espressione scocciatissima.

Vattene a casa...me ne occupo io!” esclamai spazientita dalla sua noncuranza.

Raggiunsi la bambina, era davvero carina, aveva un vestito rosa ed era tutta agghindata con la borsettina e le treccine.

Piccola, non trovi per caso la tua mamma?” gli chiesi.

La mamma mi ha detto di non parlare con gli sconosciuti” disse con quella sua piccola e tenera vocina.

Ma dopo un po' scoppiò a piangere, doveva essere come pensavo, si era persa e non sapeva più come trovare la sua mamma.

Adesso calmati!” dissi cercando di calmarla, anche se sinceramente non credevo di esserne in grado, non avevo mai avuto a che fare con i bambini, diciamo che mi piacevano, ma non credevo di saperci fare con loro.

Infatti la mia frase non sorbi l'effetto sperato, continuava a singhiozzare e a piagnucolare.

Troveremo la tua mamma...” dissi tentando di tranquillizzarla.

Ma continuava a piangere e a disperarsi. no decisamente non ci sapevo fare con i bambini.

Oh ma che belle bambine!” disse una voce alquanto familiare, mi voltai e vidi Itou con due lecca lecca fra le mani.

Glie ne diede uno alla bambina che parve calmarsi alla vista del lecca lecca e poi si avvicinò a me porgendomi l'altro.

Perchè ne hai comprato uno anche a me?”domandai interdetta.

Sei paragonabile ad una lattante...” disse sghignazzando.

Molto divertente!” gli risposi infastidita.

Che permalosa!”commentò continuando ad ingigantire la mia irritazione.

Lo lasciai con il lecca lecca fra le mani e non lo degnai di alcuna considerazione.

Mi soffermai esclusivamente sulla bambina che aveva quelle graziose treccine brune, le guance paffute e rosate e quei meravigliosi occhietti neri così carichi di dolcezza.

Stava ancora mangiando il lecca lecca, aveva un espressione allegra e beata, era sorprendente quanto ad una bambina bastasse così poco per essere al settimo cielo, si era persino dimenticata di essersi persa.

Dopo un po' vide un'altalena e uno scivolo e volle a tutti i costi andarci.

Ma dobbiamo cercare la tua mamma, sarà in pensiero...” dissi guardando i suoi occhioni contriti e supplichevoli.

Ma io...” disse rimettendosi a piangere.

E va bene!” dissi rassegnata.

Lei si mise a correre verso l'altalena e lo scivolo tutta contenta, era una gioia per gli occhi, mi trasmetteva una positività che da quando ero diventata un robot sentivo di aver perso.

Non sai proprio dirgli di no!” disse Itou beffardamente, sembrava che la cosa lo divertisse, come se avesse scoperto una specie di mio punto debole.

Come si fa a dire di no, ad una bambina così carina...” dissi con l'espressione trasognante.

Cosa sei una specie di pedofila!” commentò con acceso sarcasmo.

Potresti mettere qualche volta da parte il tuo riprovevole sarcasmo!” dissi impermalita.

Ok, ok...ma solo se ti mangi il lecca lecca...” disse ricacciandomelo tra le mani.

Non lo voglio!”obbiettai.

Ma si che lo vuoi, guarda è a forma di orsetto, non è carinissimo? Tu hai un debole per questo genere di cose no?”

A maggior ragione che è a forma di orsetto, non posso mangiarlo...è troppo carino per divorarlo...” esclamai osservandolo.

Ok me lo mangio io!” disse riprendendoselo.

No, dallo a me!” lo esortai a ridarmelo.

Ma avevi detto di non volerlo!” disse interdetto.

Bè meglio che finisca nella mia bocca che nella tua!” dissi guardando il tenero orsetto.

Lui me lo restituii con un sorriso beffardo impresso sul viso.

Lo spacchettai e iniziai a mangiucchiarlo.

Dopo un po' mi sedetti ad una panchina accanto allo scivolo su cui giocava la bambina, Itou si sedette accanto a me e rimase a guardarmi per tutto il tempo mentre leccavo il lecca lecca.

Avevo come l'impressione che si stesse facendo qualche idea allusiva e perversa, mi guardava con troppa attenzione e in un modo che avrei definito malizioso e sconveniente.

Arrossii di colpo e lo esortai a smetterla.

Non sto facendo niente!” disse ingenuamente.

Si si come no!” affermai diffidente.

No, dimmi che cosa sto facendo di male?” mi domandò come se le mie accuse fossero' del tutto infondate.

Lo sai! sei un pervertito! Mi guardi come se stessi facendo delle assurde allusioni su di me e questo lecca lecca...” ammisi con imbarazzo.

Guarda che sei tu la pervertita a pensare che io pensassi certe cose!” disse ironico, poi iniziò a lanciarmi delle occhiate ambigue.

Vedi mi stai lanciando delle occhiate da pervertito!”lo accusai.

E' colpa tua mi ci hai fatto pensare... se non me lo avessi detto non ci avrei mai pensato...” disse giustificandosi.

Stai insinuando che io ti istighi?!” esclamai sbalordita.

Si in un certo qual senso!” disse come se ne fosse fermamente convinto.

E' ridicolo!” risposi sconcertata.

Non sapevo neppure se continuare a mangiare il lecca lecca, dato che la sua mente contorta poteva interpretare quel gesto come un atto di istigazione.

 

Comunque dovremmo lasciare che se ne occupi la polizia...portiamola alla polizia!” propose.

Sembrava che non vedesse l'ora di sbarazzarsi di quella seccatura, per lui doveva essere solo questa una tremenda seccatura.

No, preferisco trovarla io stessa!” mi impuntai.

Accidenti, sei proprio testarda!” esclamò imbronciato.

Tu vai a casa se ti scoccia!” dissi secca.

Dopo un po' notò che avevo smessi di leccarlo, intendo il lecca lecca, meglio specificare, non si sa mai e disse“Dai non ti guardo più!”

Finalmente potei finirmi il mio lecca lecca in santa pace, alla larga dall'invadenza del suo sguardo.

Lui nel frattempo spingeva la bambina sull'altalena, strano a dirsi ma ebbi come l'impressione che si stesse divertendo.

Stava sorridendo, non era uno di quei suoi soliti sorrisi ironici, cinici o sarcastici, era un sorriso vero, uno di quelli che non si dimenticano.

Il suo viso sembrava illuminarsi e farsi più gradevole.

Era un immagine idilliaca, non avrei saputo trovare altre parole per definire un sorriso come quello.

Si accentrava in lui una specie di aura di bellezza e di meraviglia, che per tutto quel tempo sembrava esser rimasta ben celata.

Già di per sé era un bel ragazzo, di questo non avevo da ridire, ma con quel sorriso sincero, gaio in cui si percepiva anche una certa gentilezza che in lui non avevo mai visto, diventava di sicuro molto più bello.

Ebbi come l'impressione che con quel sorriso avesse tirato fuori quella sua bellezza interiore che non mi aveva mai permesso di conoscere.

E con molta probabilità non permetteva a nessuno di conoscere quella parte del suo carattere, se non ai prescelti, se non alla gente che mostrasse un certa ostinazione nel volerlo conoscere.

Sayoko e Yoto dovevano essere dei prescelti o semplicemente loro erano andati al di là di quello che si dicesse in giro di lui, perché a scuola sul conto di Itou, non giravo di certo delle belle voci, anzi lo definivano un bastardo, stronzo, ignorante e stupido. Veniva definito stupido ed ignorante  dato che i suoi voti scolastici lasciavano a desiderare e poi perchè a causa della sua sgradevole condotta era stato bocciato ben due volte.
I suoi soli punti di forza erano la bellezza e i soldi.

Punti di forza” che potevano far si che le persone si allontanassero o avvicinassero a lui.

Ma quell'avvicinamento era destinato a perire, era solo un interesse di convenienza o comunque troppo superficiale per poter essere duraturo.

Ma ecco che trovavo il modo per ricredermi su di lui o forse ero come al solito una stupida che sperava di cavare qualcosa di buono in qualcuno che di buono non aveva niente.

Mi era successo troppe volte e troppe volte avevo subito fin troppe delusioni finchè avevo deciso di smetterla di voler cercare ad ogni costo qualcosa di buono e positivo in ogni persona, perché a volte forse non c'era proprio nulla di bello da prendere o semplicemente certuni non aveva nulla di buono da poter offrire a me in quanto persona.Magari con altri si mostravano anche buoni, affettuosi e chissà cos'altro, ma con me non era fattibile, non trapelava questo loro modo di essere o semplicemente non erano disposti a mostrare queste loro buone qualità.

Per quanto analizzassi accuratamente la gente e mi facessi delle domande su certi loro comportamenti, a volte non riuscivo a trovare un'effettiva risposta.

Il problema era spesso quello, mi facevo troppe domande e riflettevo troppo su cose in cui era meglio lasciar perdere.

Insomma avrei dovuto fare come le altre persone e dirmi semplicemente:” si vede che quella persona è fatta così, che è cattiva nell'animo”.

No, io questa cosa non l'accettavo, la cattiveria era un concetto che per me era tabù, era una cosa che non esisteva.Pensavo semplicemente che ognuno di noi avesse un modo di reagire e che potessero' esserci delle incomprensioni e che ad ogni comportamento ci fosse una spiegazione plausibile.

Ecco spesso ero alla ricerca di troppe spiegazioni!

Perché a volte ne facevo un vero dramma personale se qualcuno si comportava male con me, mi chiedevo se avevo fatto qualcosa di sbagliato e se era colpa mia.

Il problema di fondo era la mia non accettazione che esistesse qualcuno di davvero cattivo, non riuscivo a capire il concetto stesso di crudeltà.

Per quella stessa ragione, non riuscivo a darmi pace ripensando a quei corpi maciullati e riposti in quel modo dentro quei cassonetti. E non potevo neppure accettare il fatto che esistesse gente come la Yakuza che non si fermava di fronte a niente per quella fottuta sete di potere.

Ed ecco perché stavo ancora a ripensare a quel robot che avevo ammazzato lasciando che i sensi di colpa mi attanagliassero il cuore, perché una persona come me: con questo forte senso di giustizia e piena di ideali, non poteva fare una cosa come questa.

E neppure quell'altra, fare sesso con Itou, non sapevo come definire questa mia azione. Forse era stato uno scellerato sfogo sessuale, oppure era più di questo, dubitavo che potessi essere capace di far sesso con qualcuno semplicemente per puro piacere sessuale, non rientrava nel mio modo di pensare.

Ma altre cose che non riuscivo ad accettare era quella cattiveria, quell'odio e quel disprezzo per tutto ciò che venisse considerato diverso. Per questa ragione non sopportavo i comportamenti di tutte le altre persone nei miei confronti, mi avevano inserito e catalogata come il robot e mi era riservato un trattamento e uno sguardo differente da quello dei comuni esseri umani.

Dopo essermi persa in tutte queste divagazioni, in cui mi stava andando in fumo il cervello, continuai a guardarlo. Sembrava che il desiderio di fare una valutazione approfondita su di lui fosse più forte di tutto ciò che mi ero ripromessa nella mia vita da essere umano.

Mi ero ripromessa niente più scervellanti pensieri e analisi sui comportamenti altrui e mai più, mai più tentare di cogliere qualcosa di buono in tutte le persone. Ci rimanevo troppo male nel rendermi sempre più conto che in certe persone non riuscivo proprio a trarne nulla di buono.

Ma in questo caso, dovevo dire che forse ne valeva effettivamente la pena. Mi aveva tirato fuori dai guai più volte e ripensando a quella volta nel ponte, dovevo dire che era stato un gesto assai eroico e che nessun ragazzO avesse mai compiuto per me.

Avevo sempre sperato di non dovermi mai trovarmi in situazioni come quella, anche perché ero sempre stata più che certa, che mai nessuno avrebbe mai messo a rischio la propria vita per salvare la mia.

Nei film queste cose potevano accadere, ma nella realtà le persone sono molto deludenti, in situazioni estreme ognuno di noi pensa a tener salva la propria pelle anche a discapito di quella altrui.

Lui invece aveva attraversato quel ponte e mi aveva stretto la mano, non curandosi affatto del pericolo che stesse correndo.

O non si curava affatto della propria vita oppure teneva a me più di quanto volesse farmi credere, oppure era uno di quelli che avrebbe salvato la vita a chiunque, ma a questa terza eventualità non ci credevo molto e poi a quella che aveva sostenuto lui iniziavo a crederci ancor meno.Aveva detto che era stato per salvare il lavoro di suo padre oppure a quell'altra: mi aveva fatto credere di avermi salvato per ricevere come lauta ricompensa una notte di sesso.

Poteva far sesso con moltissime altre ragazze, le ragazze di certo non gli mancavano, quindi anche questa risultava poco credibile.

Dopo un po' di tempo Itou smise di giocare con la bambina, io ero rimasta intenta ad osservali, non mi ero neppure inserita nei loro giochi, mi sentivo di troppo e fuori luogo.

Non ci sapevo fare con i bambini, mi sentivo ridicola ed entravo nel panico con loro,mentre Itou sembrava muoversi su un terreno che conosceva.

In apparenza aveva quell'atteggiamento sdegnoso e canzonatorio nei confronti della piccola, ma poi cedeva, si faceva improvvisamente giocoso e burlesco:Si metteva a fare pernacchie e faccie buffe e la bambina si divertiva un mondo.

Diciamo che l' Itou che vedevo in quel momento, era una specie di Itou in edizione inedita e forse anche limitata, volevo godermelo finchè durava.

Ei tu invece di stare lì a guardarci...perchè non fai qualcosa pure tu!” disse lamentandosi e poi iniziò col dire “Vedi che non sono una babysitter, vedi di collaborare!”

Si, mio adorato padrone!” dissi schernendolo.

Dopo aver fatto divertire la bambina per un bel po', ci eravamo messi a cercare la madre girando per le strade.

Finalmente dopo lunghe ricerche, eravamo riusciti ad incrociare la madre, chenon ebbe una di quelle reazioni di gratitudine che ci aspettavamo, anzi al contrario:Aveva frainteso tutto e aveva persino rimproverato la bambina dicendole che non doveva dare confindenza a tizi con il braccialetto argentato.

Io non compresi il significato di tali parole. Itou non mi parve affatto sorpreso dalle parole della donna che ci guardava dall'alto in basso, poi minacciò di denunciarci.

Signora...guardi si è fatta un'idea sbagliata” disse Itou cercando di calmarla e consegnandole la bambina.

Già come no, se ne sentono tante di questi robot che rapiscono i bambini!” rispose acidamente.

Persino la bambina si intromise negando le parole della madre, ma lei non gli stava dando affatto ascolto e poi fece quella chiamata che ci mise nei casini.

 

   
 
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