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Autore: Avion946    07/09/2011    1 recensioni
Un' esperienza drammatica e sconvolgente, con la speranza di un futuro possibile e migliore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CApitolo unico Numero 2455

Numero  2455

Pian piano cominciò a riprendere coscienza. Prima il rumore. Lamenti, urla strozzate, imprecazioni. E dopo, colpi violenti, esplosioni, raffiche lontane di armi leggere. Poi gli odori. Odore penetrante di disinfettanti, dolciastro di decomposizione e soprattutto un odore di bruciato, legno, plastica, qualsiasi cosa, ma molto, troppo penetrante. Era sdraiato su qualcosa di rigido, duro. Cercò di rimandare l' apertura degli occhi più che potè. Ma qualcuno cominciò a scuoterlo con violenza. "Sveglia, il riposo e' finito. Sveglia!". Alla fine si fece forza e si rassegnò ad aprire gli occhi e, come temeva quello che vide non gli piacque affatto. Un grosso, sgradevole infermiere lo stava scuotendo. Il grembiule sudicio di qualsiasi cosa ma specialmente di sangue. Attorno, brande, come quella su cui era disteso, a decine. Su di esse corpi, vestiti come lui, una informa divisa grigia, casacca e pantaloni, in molti casi lisa, stracciata, sporca. Uomini, donne, feriti, fasciati. Alcuni fuori conoscenza, altri urlavano, si lamentavano. Cos' era quel posto, che ci faceva lui lì! Ma soprattutto chi era lui? Subito giunse una dottoressa, aspetto stanco, in disordine. "Alzati! Alzati! Ora stai bene, vieni con me!". Confuso, rimesso in piedi quasi a forza dall' infermiere che lo sorreggeva e quasi lo trascinava appresso alla dottoressa. Erano sotto un' enorme tenda adattata a ospedale da campo, ma la struttura, per le condizioni in cui era ridotta ne doveva aver passato delle belle. Giunti in un angolo dove era allestito una specie di ufficio, una scrivania, un paio di sedie ed uno schedario arrugginito, l' uomo fu messo letteralmente a sedere dall' infermiere che subito dopo se ne andò, richiamato da altri compiti. Davanti alla dottoressa che controllava chissà cosa sulla scrivania, cercò di raccogliere le idee ma più si concentrava e più si sentiva confuso. "Cosa ricordi?"- esordì la dottoressa. "Niente, esattamente niente!" E prima che potesse aggiungere altro, "Bene, meglio così. Chi ricorda cose terribili, chi non si libera da traumi violenti, sei fortunato, dammi retta! Ti hanno portato quì letteralmente a pezzi, ma con un miracolo ti abbiamo rimesso a posto". Come fortunato! Svegliarsi in questo inferno, senza sapere chi era, cosa gli era capitato. Se era lì, era perchè era stato ferito (praticamente a pezzi!), ma quanto gravemente? Ora non sentiva nulla ma non poteva sapere quanto tempo era passato dal suo ricovero ne' cosa gli potevano avere fatto. "Ma io chi sono!" - chiese con voce angosciata. "C' e' una guerra, questo lo sai?". "Una guerra, che guerra? Contro chi?". "Vedo che non e' rimasto proprio nulla. Meglio così, credimi. Chissà a cosa hai assistito e cosa hai passato per capitare qui! C' e' una guerra, totale, cruenta. Il nemico e' spietato e non fa prigionieri. Tu non sei un combattente. Hai la divisa da lavoratore, significa che non sai usare un' arma o che non l' hai voluto fare. Non mi importa, tanto al dunque sei sul campo di battaglia, come tutti gli altri. Ora sei guarito, quindi ritorni al lavoro". "Ma io chi sono - chiese l'uomo con voce disperata-  come mi chiamo, cosa devo fare?". Con l'aria insofferente di chi vuole liberarsi da una seccatura la dottoressa rispose "E che ne so io? Hai un numero, 2455, e per me quello sei. Cosa fai? Tutto quello che ti ordinano, visto che non sei un combattente. Se 'là fuori' sei prezioso, la tua vita vale meno di zero per me. Mi limito a recuperarvi come mi ordinano. Per ogni combattente che muore, ne muoiono cinque di voi. Ma e' stata una vostra scelta e ora fuori di qui!". L' uomo fece appena a tempo a verificare che effettivamente aveva un numero stampigliato sulla giacca, 2455. Ma questo non gli diceva nulla, anzi contribuì ad aumentare il suo senso di angoscia. Entrò un militare che lo apostrofò rudemente e lo costrinse a seguirlo all' esterno. Una giornata grigia, un' aria pesante, i rumori di una battaglia non molto lontana. Gruppi di lavoratori trasportavano casse, scavavano trincee, rimuovevano macerie. Era quello ciò che lo aspettava? "2455! 2455!" Capì che qualcuno si rivolgeva a lui, in tono perentorio e spazientito. "Sei ancora rimbecillito dalle ferite? Muoviti, c'e' bisogno del lavoro di tutti!". Era un sergente di fanteria che lo aveva apostrofato. Lo costrinse a salire in fretta su un camion assieme ad altri come lui e a parecchi militari armati. Qualcuno gli aveva messo in mano una tazza d' acqua ed una fetta di pane. Bevve avidamente l' acqua ma mise prudentemente in tasca il pane con un gesto istintivo che lì per lì lo sorprese. Forse cominciava a ricordare qualcosa? I suoi compagni di viaggio, tutte figure anonime, anche loro contrassegnate da un numero, sguardi persi e rassegnati. Stranamente erano presenti in gran numero anche donne, ragazze, ma anche loro con la stessa divisa stazzonata, sudicia, altri numeri. Mentre procedevano, attraversando un fitto bosco, cominciarono a rendersi conto che rumori della battaglia si facevano via via più forti . Brutto segno. All' improvviso un carro armato sbucò da dietro un cespuglio e prima che potessero minimamente reagire, una cannonata centrò il muso del camion. L' uomo fu sbalzato a terra dall' esplosione mentre attorno a lui ricadevano terra, rocce, pezzi di camion e di persone letteralmente smembrate. Per fortuna si erano salvati altri, oltre a lui e i militari superstiti sparando all' impazzata, consentirono a tutti i sopravvissuti di trovare un riparo dietro una roccia. L' uomo si vide mettere in mano una pala, sbucata chissà da dove, e assieme ad altri due lavoratori, fu costretto a scavare una trincea sotto il fuoco nemico. Ma il terreno era abbastanza morbido ed il lavoro procedeva spedito. Dopo poco, purtroppo, quasi alla fine dello scavo, i suoi due colleghi furono falciati da una raffica di mitra proveniente da una macchia poco distante. A mala pena si salvò gettandosi nella trincea che aveva appena finito di scavare. Subito arrivarono anche i militari che, al sicuro dello scavo, poterono eliminare il nemico che aveva sparato poco prima. Un attimo di riposo. Accanto a lui, una ragazza, ancora sconvolta dagli eventi, piangeva silenziosamente. Con sua stessa sorpresa, la mano gli andò alla tasca e recuperò il pezzo di pane. Mangiò senza rendersene conto, quasi solo per recuperare le forze in un breve momento di pausa. Che durò pochissimo. Il sergente di prima radunò tutti i lavoratori e li condusse in una zona che definì relativamente sicura. In quel luogo, assieme ad altri giunti chissà da dove, ricevettero l' ordine di tirare su dei muri di protezione per riparare delle istallazioni che sarebbero state costruite sui territori da poco conquistati. Con una fatica tremenda, assieme agli altri, l' uomo portò avanti il lavoro. Per fortuna la frenetica attività, il continuo rischio ed una stanchezza profonda, gli impedivano di ragionare sulla sua misera situazione. La notte li trovò esausti, sdraiati direttamente a terra, caduti in un sonno profondissimo dopo la solita scarsa razione di pane e acqua. Durante la breve refezione aveva fatto una scoperta sconvolgente. Nessuno di quelli attorno a lui ricordava più il suo nome, la sua storia, cosa era successo e come era cominciato tutto. Alle prime luci dell'alba furono svegliati e dopo una lunga marcia, costretti ad arrampicarsi sul versante di una ripida collina. Molti militari con armi di tutti i tipi li accompagnavano. Si fermarono sul ciglio. Sotto di loro, il campo di battaglia, terribile, desolato, seminato di buche, di macerie. Nessuno parlava, nessuno faceva osservazioni, battute. Le comunicazioni erano limitate ai necessari ordini militari. "Tutto ciò è totalmente disumano. - pensò l'uomo - Da quanto va avanti questa guerra? Possibile sia stata in grado di ridurci tutti così? E se non ricordiamo nulla, per cosa combattiamo? Che faremo se dovesse finire e avessimo la ventura di restare vivi? Saremmo capaci di tornare ad una vita normale di pace e tranquillità?". Un ordine secco e perentorio lo riscosse da questi pensieri terribili e pericolosi. I soldati, a parte uno sparuto gruppo, si erano gettati all' attacco di un ancora invisibile nemico. Un consistente numero di carri armati copriva la manovra. All' improvviso dalle buche emersero armi di tutti i tipi. Il nemico si era ben mascherato ed ora bersagliava gli attaccanti facendo vere stragi. I carri armati ottenevano buoni risultati, decimando il nemico ma anche essi, molti dei quali colpiti, pagavano caro il loro coraggio. Durante una pausa della battaglia i lavoratori in cima alla collina vennero dotati di borse di attrezzi e guidati da militari, furono costretti a scendere sul campo per tentare di riparare i mezzi corrazzati che potevano essere recuperati. L' uomo si chiese cosa dovesse fare. Non ricordava di aver mai riparato un mezzo meccanico in vita sua. Figurarsi un carro armato. Fu con estrema sorpresa che davanti ad un mezzo danneggiato, si vide prendere gli attrezzi giusti e fare perfettamente le necessarie riparazioni. Come sapeva queste cose? Chi era stato o, peggio, cosa gli avevano fatto? Terminarono appena a tempo poichè appena furono riportati in cima alla collina, giunsero degli aerei nemici e la battaglia si riaccese cruenta, ma loro furono allontanati, condotti altrove, per ordine chissà di chi e chissà a fare cosa. L' uomo fu molto soddisfatto di potersi allontanare da quell' inferno. Si sorprese a provare un senso di contentezza, di soddisfazione. Ma allora poteva provare ancora qualche sentimento, forse non tutto era perduto. Riconobbe la strada che avevano percorso, stavano tornando alla base. Giunti, si accorse che tutto era cambiato. Gli edifici erano diversi, più grandi, più moderni. Di certo si era sbagliato. Quella non era la base da cui erano partiti solo poche ore prima. Per le strade si muovevano mezzi armati dall' aria estremamente minacciosa con grossi cannoni, lanciarazzi e militari equipaggiati con armi dall'aspetto estremamente letale. Giunti davanti ad un magazzino, i lavoratori furono fatti scendere. Si poterono lavare, riposare e furono forniti di nuove divise, sempre di colore grigio ma più accurate, di tessuto più fine. La vacanza durò poco perchè quasi subito furono imbarcati su un grosso elicottero da trasporto truppe che decollò nuovamente, diretto in prima linea. L' uomo non ricordava di aver mai volato prima di allora e con curiosità guardava dal piccolo finestrino il terreno che scorreva sotto di loro. Non sembrava granchè danneggiato dalla battaglia ma lo colpì il fatto che non sorvolarono mai, durante il lungo tragitto insediamenti di civili, ma solo istallazioni militari. Che fine aveva fatto la gente? Poi gli venne in mente che la gente magari erano loro. Che la guerra aveva raggiunto un tale livello di intensità da richiedere il coinvolgimento di tutti. Ma le case, i bambini, gli animali? Dopo un brusco atterraggio furono fatti scendere in un vasto spiazzo. Mentre i militari si disponevano immediatamente a difesa della zona, un ufficiale disse ai lavoratori che dovevano piazzare lungo una linea, una serie di armi pesanti che necessitavano di opportune strutture per poter essere messe in opera e che loro dovevano costruire nel minor tempo possibile. Iniziarono immediatamente, mentre i materiali affluivano come d' incanto. Alcuni portavano i pesanti materiali, altri costruivano le strutture, in fretta, sempre più in fretta. Purtroppo all'improvviso, si fece vivo il nemico. Disposto a tutto per bloccare la loro iniziativa, impegnò nella battaglia, truppe, mezzi corrazzati e alla fine giunsero gli aerei. I lavoratori sotto quella gragnola di colpi, schegge, esplosioni non si fermarono un momento. Quelli che cadevano venivano immediatamente rimpiazzati da altri portati lì con elicotteri che facevano continuamente la spola fra la base e quel posto. Alcuni venivano abbattuti ma continuavano ad arrivare. I militari contrastavano sempre più efficacemente il nemico che sembrò perdere forza. Alla fine del lavoro, l' uomo, stremato, ferito, si lasciò cadere al riparo delle strutture stesse che aveva costruito, in stato di semi incoscienza mentre attorno continuava ad infuriare cruentissima la battaglia. Poi, d' improvviso il silenzio. Lentamente si tirò su a sedere e potè osservare in una atmosfera piena di fumo la distesa del campo di battaglia. Sul terreno martoriato dalle esplosioni giacevano ovunque relitti di mezzi militari squarciati dalle esplosioni amici e nemici e poi macerie a vista d' occhio. Era per quello che combattevano? Non più di mezz' ora prima quella era stata una verde vallata con boschi e ruscelli ed ora..... Mentre tiravano su le tende per il comando, sentirono dire dagli ufficiali che la guerra si stava mettendo bene. Il nemico era in difficoltà e si stava ritirando su tutti i fronti. Le nuove terribili armi avrebbero deciso il corso degli eventi. La mattina del giorno seguente, arrivarono. Di lucente metallo, impressionanti, letali. Non si capiva bene cosa fossero, se fossero vivi o solo sofisticatissimi congegni, ma trasudavano malvagità e incutevano vero terrore. L' uomo li sentì chiamare cyborg. In grado di scovare, inseguire e distruggere qualsiasi cosa si muovesse e non stesse dalla loro parte. L' uomo fu incaricato di rifornire le loro armi e fu contento solo quando alla fine del lavoro, potè allontanarsi da loro. Qualcuno gli disse che anche il nemico aveva sviluppato quella tecnologia e che erano stati fortunati a non averne incontrati. Nel pomeriggio si spostarono in una zona che era stata definita strategicamente importante. Lì i lavoratori, in una atmosfera di apparente calma furono costretti a scavare profonde trincee e postazioni per armi pesanti, sotto il freddo sguardo dei cyborg che intanto controllavano il perimetro. All' improvviso si scatenò l' inferno. Spari, esplosioni, strani raggi distruttivi mietevano vittime da tutte e due le parti. Incuranti di tutto ciò i lavoratori furono obbligati a spostarsi in quell' inferno per riparare tutto ciò che poteva essere recuperato ed utile per combattere. L' uomo, sporco, intontito dalle esplosioni, ferito dalle minute schegge che volavano da tutte le parti, perse la cognizione del tempo e continuò a lavorare imperterrito, con il pensiero che un colpo, una esplosione più vicina, al massimo lo avrebbero solo liberato da quella tortura. Riprese conoscenza mentre lo sollevavano per caricarlo su una barella. Aveva dolori dappertutto e temeva di chiedere cosa gli fosse successo. Lo posarono a terra accanto ad altri feriti. Attorno, un gran movimento di mezzi, militari e cyborg, che ormai sembravano onnipresenti. Qualcuno gli disse che si avviavano a quella che sarebbe stata con molta probabilità la battaglia finale. Ricoverato sotto una tenda, semiincosciente, a mala pena avvertì i rumori inconfondibili di una battaglia che avveniva non molto lontano da lì. Lo scontro proseguì per molte ore, mentre fuori dalla tenda sentiva passare nuove truppe, nuove armi da inviare sul campo. Ogni tanto passavano medici e infermieri per verificare se qualcuno di loro fosse migliorato quel tanto da consentire di rimandarlo in battaglia. Poi di nuovo il silenzio. L' uomo, a fatica, vincendo nausea e debolezza, riuscì ad alzarsi e a trascinarsi dolorante, fuori dalla tenda. Pian piano in lontananza potè scorgere le truppe che tornavano. Mezzi danneggiati, cyborg malconci e le truppe con molti feriti. Ma il messaggio che portavano faceva passare in secondo piano la loro miserevole condizione. Avevano vinto, avevano vinto la guerra! Il nemico, distrutto, semplicemente non esisteva più, se ne erano liberati per sempre e questo anche sugli altri campi di battaglia. La notizia colpì la gente del campo come una mazzata. Ognuno reagiva con diversi atteggiamenti a seconda delle esperienze vissute e delle proprie aspettative. L'uomo si trovò a piangere silenziosamente. Quante ne aveva passate. Almeno di quello che ricordava. Ora avrebbe potuto riposare. Lo avrebbero potuto curare. Avrebbe forse recuperato la sua memoria. Lo aspettava un futuro incerto ma di sicuro migliore di quello attuale. Non sarebbe stato più 2455, non più solo 2455, avrebbe avuto un nome, un futuro, come tutti, un futuro diverso in cui finalmente ricominciare a crescere a progredire............... lentamente tutto iniziò a sbiadire, poi buio, poi..... nulla.

LA BATTAGLIA E' VINTA. GAME OVER

Il ragazzino sollevò le dita dalla tastiera, dopo l' ennesima partita di Heart of Empire. Quel gioco l' aveva proprio stregato. Si alzò dalla sedia davanti al suo PC e corse dalla madre che lo aveva intanto chiamato per la colazione. Si sbrigò a mangiare. Non vedeva l' ora di rimettersi a giocare. Questa volta avrebbe preso i rossi e sarebbe subito partito dall' epoca dei cyborg. Le armi sarebbero state da subito più potenti e micidiali. Lo scontro con il computer più difficile e impegnativo. Impaziente si rimise alla tastiera e, fissati i nuovi parametri, dette inizio alla partita. Per prima cosa, dovevano essere creati i lavoratori, che recuperavano le risorse, costruivano case e strutture. Poi le truppe e poi, la battaglia cominciava..........

L' uomo prese coscienza di sè all' improvviso. Era in piedi accanto ad una imponente struttura assieme ad altri suoi simili. Ci vollero alcuni secondi perchè capisse che la voce che sentiva, si stava rivolgendo a lui. "2455, 2455, che fai dormi? Muoviti e vai al lavoro!". Mentre i suoi piedi sembrarono muoversi da soli, l'uomo si chiedeva "2455 e' il mio nome? Possibile? Non ricordo nulla, non so chi sono, cosa mi e' successo?". E mentre continuava a porsi queste domande iniziò a svolgere il nuovo incarico a cui era destinato, almeno per ora. Raccogliere la legna per le palizzate.

  
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