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Autore: Ale HP    07/09/2011    1 recensioni
Una morte. La sua morte.
Un'anima perduta. La mia anima.
Niente è più come prima, lo sento. Lo so.
Mi manchi, papà
---
Se non si era capito questa fanficion parla di una morte, la morte di un padre, un marito, e un ottimo auror. Parla, in più, della reazione ddella figlia, e delle conseguenze.
Parla della morte di Ron, e dei successivi sbagli di Rose.
Ma parla anche di una leggenda, di un misterioso avvenimento che coinvolge i due innamorati: Rose e Scorpius
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ma buonsera!
Mi scuso per il mio irremediabile ritardo, ma avevo perso l'ispirazione.
Spero lo stesso che questo capitolo sia decente, e così il prossimo, che cercherò di scrivere il prima possibile.
Buona lettura ^^
Ale HP


C
apitolo XI

 Last breath?

La battaglia sarebbe iniziata a poco, si sentiva dall’atmosfera: era la stessa di un tempo.
Harry, Hermione, Ginny e Luna erano schierati al mio fianco, come quando - al quinto anno - ci eravamo infiltrati all’ufficio misteri per salvare il povero Sirius.
Ma non era lo stesso, senza Ron: il nostro gruppo era incompleto, senza lui.
Mi girai un momento, per distogliere l’attenzione da quei pensieri, e vidi Dean e Calì stringersi la mano, facendosi forza a vicenda, mentre, al loro fianco, Seamus e Susan si guardavano intensamente.
George e Angelina, che si trovavano subito dietro ai quattro, discutevano con Fred, dicendogli che doveva tornare a casa da Roxanne. Sapevo di cosa avessero paura: non volevano che la storia si ripetesse.
Avevo chiesto ad Hannah di restare a casa proprio per questo: volevo che stesse al sicuro, e lei aveva accettato solo perché voleva restare lì, nel caso che Bellatrix fosse tornata ad Hogsmead, cosa abbastanza probabile, del resto.
Ma noi non saremmo andati lì.
Lucius Malfoy si era presentato poco prima, a Villa Malfoy, es io gli ero saltato addosso, ma Draco mi aveva fermato.
Aveva cacciato la bacchetta e gliel’aveva puntata contro, dicendogli che lì non era il benvenuto, non da quando aveva aiutato Bellatrix nel suo folle piano, nel quale era inclusa la morte di Scorpius.
Draco si stava riscattando, dimostrando di essere cambiato.
Ma Lucius aveva detto che era dispiaciuto, che era solo stato costretto.
Sempre le solite cose, avevo pensato, ripugnato.
«Se sei dispiaciuto, aiutaci: dicci i piani di Bellatrix» aveva detto, cercando di sembrare fermo e deciso.
L’altro aveva prima esitato, ma poi aveva vuotato il sacco.
Aveva detto che Bellatrix non era più alla Stamberga Strillante, che era andata via, dato che voleva strappare di persona la vita dal corpo di Scorpius.
Quindi non ci spettava altro che aspettare.
«Qualcuno deve sorvegliare Scorpius» annunciò Rose, improvvisamente, con l’aria ferma e decisa che la caratterizzava.
«Pensavo lo facessi tu» disse Draco.
Lei scosse la testa, mentre Louis, al suo fianco, era intento a spiegare.
«Rimedieremo al mio errore: andremo alla Stamberga Strillante, a recuperare la fialetta. So che non sarà facile, come è stato depositarla lì, ma saremo in due».
«Scorpius non morirà» disse decisa Rose, guardando i presenti, ma - più di tutti - i coniugi Malfoy.
Astoria baciò il marito, poi annunciò che avrebbe badato al figlio.
Rose sorrise, e con Louis, uscì dalla casa.
Poi, un rumore riecheggiò per la Villa silenziosa, mentre una strana foschia verde ci raggiungeva.
Vidi Harry mettersi in guardia, e lo imitai, preso da una strana inquietudine.
Pian piano dei musi iniziarono a sbucare dietro quella nebbia, facendomi rimanere senza fiato.
Erano dei grossi leopardi, eleganti e silenziosi.
Villa Malfoy ne era piena, ormai.
«Che facciamo?» domandò Calì, spaventata, mentre stringeva sempre più forte la mano di Dean.
«Harry?» chiesi, cercando un sostegno.
«Combattiamo, è ovvio» rispose George, facendo annuire Harry.
Così, tutti i gridi di battaglia si fusero, formando un’unica potente voce, piena di rabbia.
Combattere contro degli animali era al quanto bizzarro, ma non si poteva dire che non dessero del filo da torcere, anzi.
Continuare a saltare sui combattenti, e graffiare chiunque gli capitasse a tiro, ma - stranamente - non avevano ancora aperto le fauci.
Continuai a lanciare incantesimi a raffica, così come tutti gli altri. Nessuno era ancora crollato, fortunatamente.
«Neville!» mi chiamò una voce familiare, mentre con un ultimo incantesimo stesi uno di quei bestioni.
Mi girai di scatto, certo di chi mi sarei trovato davanti agli occhi: Hannah.
«Mi avevi promesso che non saresti venuta». La guardavo con un’espressione dura, aspettando una risposta, ma lei non mi baciò, dolcemente e tutto intorno a noi parve scomparire per un momento.
«Non potevo non vederti» sussurrò, quando ci fummo staccati.
Io le sorrisi, grato di quel bacio.
«Neville, non vorrei interrompervi» disse Hermione, affiancandoci, mentre combatteva con la sua solita grinta, «ma penso di aver scoperto che specie sono».
Io la guardai, impaziente di saperlo.
«Nundu».
Io ed Hannah la guardammo interrogativi, non sapendo che cosa fosse un Nundu, o che poteri avesse.
«Avete mai studiato Cura delle Creature Magiche?» domandò, spazientita.
«Domanda di riserva?» dissi, mentre uccidevo uno di quei “Nundu”.
La donna sbuffò, cercando il sostegno di Hannah, ma lei la guardò incuriosita.
«I Nundu sono dei leopardi, si muovono silenziosamente, anche se le loro dimensioni sono spaventose. Il loro alito, per di più, può uccidere un intero villaggio. Solo una volta, centinai di maghi si sono uniti e hanno contrastato questa fortissima malattia» disse Hermione, come un libro.
«Quando si dice “Alito pesante”» commentò George, che - passando al nostro fianco - aveva ascoltato in silenzio la conversazione.
Cercai di non ridere, per concentrarmi sulla gravità della situazione.
«Ciò che non mi spiego è perché non aprono le fauci, farebbero molto prima» ragionò.
Se l’intelligente del gruppo non sapeva come contrastarli, che potevamo fare?
Ma poi, improvvisamente, i miei pensieri vennero cacciati, e la mia mente riempita d’odio.
Bellatrix Lestrange sovrastava il branco di Nundu, mentre mi puntava la bacchetta contro.
«Che fai?» urlai io, con quanta più rabbi avessi in corpo, «Ti nascondi, lasciando fare tutto al tuo branco di amichetti?».
Lei mi guardò in cagnesco, e, con un grido da perfetto animale, iniziò a combattere.
Gli incantesimi uscivano a raffica dalla mia bacchetta, così come da quella di Bellatrix.
Sentii un grande moto di rabbia invadermi, mentre vedevo la donna che mi aveva rovinato l’infanzia ancora in vita, così, la furia con cui combattevo aumentò, fino a diventare una potente macchina lancia incantesimi.
Avrei vinto, lo sapevo.
E - probabilmente - lo aveva capito anche lei, dato che i colpi erano diventati imprecisi, e li schivavo con fin troppa felicità.
Poi, capii. Stava mirando ad Hannah, non a me.
Voleva ucciderla, per ferirmi dentro, ma non ci sarebbe riuscita.
«Hannah!» urlai, facendola così girare, ed evitare il lampo verde che la Mangiamorte le aveva scagliato contro, in modo che finisse sul Nundu contro il quale stava combattendo.
Mi voltai di nuovo verso la mia avversaria, e la guardai in cagnesco: non doveva toccarla, non Hannah.
«Non dovevi farlo!» urlai, iniziando a scagliare i più disparati incantesimi che mi venivano in mente.
Bellatrix si stava stancando: non era più la stessa di un tempo.
Poi, preso dalla rabbia del momento, e dalla voglia di non vedere più quel volto piccolo, ma spaventoso, sussurrai due fatali parole, che non avrei mai creduto di poter usare.
L’Anatema che Uccide la colpì in pieno petto, facendola cadere a terra, prima di vita.
Nello stesso istante, l’ultimo Nundu rimasto in vita esalò il suo ultimo respiro, sul mio volto.
Le forze mi mancarono all’improvviso, rendendo il pavimento un accogliente rifugio, e le tenebre una fortezza inespugnabile.
 
 
 Nota: i Nundu sono descritti negli "Animali Fantastici: dove trovarli" hanno l'aspetto di leopardi, anche se sono ben più grossi, e si muovono senza fare alcun rumore. Sono considerati gli animali più pericolori del mondo magico, poiché il loro respiro può causare una grave malattia in grado di sterminare un intero villaggio.
Pertanto Neville, in questo capitolo, non ha proprio ricevuto il respiro in faccia, dato che l'animale era quasi morto.
   
 
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