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Autore: coco1994    07/09/2011    6 recensioni
Non sono stata sufficientemente speciale.
Solo per questo, ma è abbastanza, stanotte morirò.

Itachi Uchiha ha ucciso sua madre, suo padre, il suo migliore amico, la sua fidanzata, l'intero clan. Ma non è riuscito a uccidere il suo fratellino.
Ma non è così, in realtà.
Chi è arrivato prima di Itachi a prendersi la vita dell'ultimo Uchiha nella lista?
Fic spero insolita, spero originale - non sono riuscita a vedere tutte le fic scritte su Naruto, ma se vi sembra che abbia compiuto un plagio me lo dite? P.S. Il rating è piuttosto a caso.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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La Luna piena uccide le stelle






In alto nel cielo, un vento forte sposta una nuvola grigia.
La Luna piena è scoperta, le stelle perdono il confronto con quella luce, e una a una si consumano nel cielo nero.
Chiudo gli occhi.
Ti ho sentito.
Sei qua, nel ghetto.
Quanto mi resta? Un'ora? Minuti? Secondi, forse?
La Luna splende beffarda, ignara della sua imminente tintura rosso sangue.

Immobile, il respiro regolare, i battiti calmi e posati, forse più lenti?, come se dormissi.
La paura, questa sconosciuta.
Mi chiedo se dovrei provare a scappare. Dovrei provare a salvarmi, dimostrando che della vita mi importa almeno un po'.
Dovrei urlare, avvisare qualcuno, ma sarebbe follia mettermi contro di te, l'insano ultimo gesto di una mente malata.
Perché io so cosa devi fare. E proprio perché tu sei tu, sono convinta che lo porterai a termine.

Così rimango immobile, in ginocchio, al centro esatto della palestra dove mi alleno con mio padre.
Dove mi allenavo con mio padre.
Lui te lo sei già portato via, Itachi?


È riflessa la mia immagine nell'oggetto accanto a me. Pelle bianca, capelli di corvo, occhi di buio. Anonima immagine di una qualsiasi ragazza di questo clan.
Incontro, scontro, di bianco e di nero.
Un attimo, un lampo, il rosso risplende luminoso.
In ogni mio occhio, tre virgole cominciano a inseguirsi in quelle profonde pozze di sangue cremisi.
Occhi diversamente particolari rispetto ai tuoi, e neanche lontanamente speciali come i tuoi, ma è l'unica cosa che forse ci ha mai davvero legati.
Tu eri geniale.
Io ero precoce.

La mamma mi ha fatto quasi cadere dalle sue braccia, quando all'età di due anni, la fissai con occhi pieni di Sharingan.
La prima cosa che feci quando imparai a ragionare più da adulto, fu di rimpiangere quel gesto.
Non mi lasciavano mai in pace. Mi fecero studiare, controllare, mi testarono fin da quando cominciai a capire le loro parole. Ma non potevano rendere speciale uno Sharingan totalmente e inevitabilmente normale come il mio.
Ormai, però, mi avevano già assegnata a te.
Mi hai detestato, vero? Ti era stata appioppata una tale seccatura...
Tu l'hai sempre negato. Anche ieri hai detto che non era così. Sei sempre stato troppo gentile.
Io a quel tempo, sapevo a malapena cosa volesse dire "fidanzati", men che meno "amare".
Lo scoprii guardandoti. Mi piacesti subito.
Eri una sorta di bello irraggiungibile, ma eri anche tremendamente tenero.
Come lo so? Facile. È bastato osservarti una volta con tuo fratello.
Eri con lui quando ci avvertirono che saremmo stati un noi. Sasuke, due anni, un sacco di problemi. Ma nessuna richiesta era abbastanza assurda perché tu ti lamentassi, nessun gioco tanto stupido perché tu smettessi, nessun lamento abbastanza snervante perché tu abbandassi quell'aria che hai tutt'ora quando lo guardi, che per lui è tanto naturale da non vederla nemmeno, mentre il resto del mondo non è così fortunato.
Per questo so che oggi lascerai in vita tuo fratello.
Lui, che è all'oscuro di tutto. Lui, l'unico che non ha colpe. Lui, Sasuke.
Ma se si merita di vivere, si merita davvero le menzogne che gli dirai?
Non potrai portarlo via con te. Non potrebbe mai guardarti con gli stessi occhi di prima, tu, che hai sterminato il nostro clan e i vostri genitori. Quindi puoi solo mentire, al piccolo Sasuke. La verità, stavolta, fa troppo male per un bambino. E non pensi al fatto che anche tu lo sei. E anche, io, ma questo non importa.
Cosa gli racconterai allora?
Non che il clan Uchiha fosse composto da traditori e rivoltosi. A che servirebbe distruggerlo?
Oppure che i "cattivi" siano quelli del Villaggio della Foglia? Neanche. Questo tuo gesto, perderebbe senso.
E in fondo, chi è rimasto? Oh. Tu.
Allora sei tu il cattivo della storia?
Probabilmente sì, è la strada più facile, la bugia più facile, perché non può non crederci.

Allora qui, oggi, ora, finisce anche la tua, di vita, spazzata via assieme a tutto quello che ti lega a questa terra. Sarai un nukenin. Per lui, ti ergerai a simbolo del male, affinché la sua piccola mente di bambino trovi l'ordine e la pace avendo chiaro ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Per Sasuke. L'unico degno di essere salvato in questo quartiere perduto già prima di stanotte.

E cosa accadrà a me, a me che non sono niente?
È una domanda sciocca.
Morte mi attende, sotto questa luna scarlatta di sangue fresco.
Non sono stata capace di farmi amare da te.
Non sono stata sufficientemente speciale.
Solo per questo, ma è abbastanza, stanotte morirò.

Mi chiedo se per caso sarò l'ultima ad andarmene, prima dei tuoi genitori. Ma temo che ormai tu tenga a me quanto io tenga alla mia vita, e il retrogusto in bocca è amaro. È buffo, come anche ora che ti attendo per morire, io continui a cercare il tuo assenso.
Ma in fondo, e nemmeno tanto in profondità, io ti amo.


È anche per questo, soprattutto per questo, che sto lucidando così a fondo questa katana.
L'elsa opaca perfetta, la lama splendente che riflette la tenue luce proveniente da fuori, rossa come il mio sguardo – il nostro sguardo maledetto – profezia del mio imminente futuro.
Imminente, anche se non ci sei ancora.
Perché stanotte morirò, è vero.
Ma – sì, c'è un ma – non sarai tu a togliermi la vita.

Sono troppo orgogliosa per tollerare questo affronto.

E ti amo troppo per far gravare sulle tue spalle anche il peso della mia morte.


Un tonfo, un rumore sordo. Qualcuno cade nella stanza accanto.
Tu sei qui.
Non ho più tempo.

Alzo la katana, un movimento fluido, tanto perfetto che con arco perfetto l'arma scintilla verso di me.
Recido carne, recido ossa, recido tendini, vene, nervi. Trapasso da parte a parte il mio petto, immergendo fino all'elsa quella lucida lama viscida e scarlatta, con quell'unico movimento che non ho potuto, né voluto, interrompere.

Il dolore mi acceca, barcollo, lacrime mi offuscano la vista, e quando i contorni riprendono forma, ti vedo lì, sulla soglia, intento a fissarmi. E proprio perché tu sei tu e io sono io posso scorgere nei tuoi occhi spenti quella che forse è una scintilla di incredulità. E intanto estraggo con forza la katana dal mio petto, e vedo il mio stesso sangue giovane e forte che schizza fuori a pressione estrema, inzuppandomi i capelli, il vestito, il pavimento, su cui si crea, in pochi secondi, uno splendente lago scarlatto.

Probabilmente ti aspettavi che con me sarebbe stato facile, Itachi.
Ma forse non così facile.
Ti ho stupito. Ci sono riuscita.
Immensa soddisfazione personale, anche se nessuno lo verrà mai a sapere.

Davanti a me, adesso, c'è il soffitto. Sono caduta e non me ne sono neanche accorta.
Quindi è così che si muore.
Ci si spegne lentamente, percezione dopo percezione, senso dopo senso.
E non posso già più nemmeno muovermi, in mezzo a tutto questo sangue. Il mio sangue, che continua ad aumentare.

Non ho paura, non ho paura, non ho paura.

Ma due sottili strisce d'acqua salata, né richieste, né volute, cominciano comunque a scorrermi lungo le tempie.


E poi, tu entri nel mio ristretto e immutabile campo visivo. E mi ricordo per cosa sto facendo questo, per cosa sto soffrendo. Ricordo il mio perché, e in gran parte sei tu.

L'aria entra nel foro che ho su petto e congela le vene ormai vuote, gli organi infranti, le ossa frantumate. È tutto il mio corpo che si raffredda piano piano, niente più potrà riscaldarlo, lo so, ma non lo sento. Tu sei accanto a me, e tanto basta.
Emetto il mio ultimo, doloroso, respiro, e penso che sarà un sollievo poter smettere.
E mentre le mie palpebre si chiudono, l'ultima cosa che vedono non è l'assassino che sta sterminando il suo clan, la sua gente, ma il ragazzino di tredici anni, come me, che amo davvero, il ragazzino che è la Luna. Che può mangiare le stelle, ma rischiara ogni notte l'oscurità delle tenebre assolute.



La mia stella si sta oscurando. Le volo incontro, prima che tu la cancelli. Oltre il vento, oltre le nuvole. Mi girò solo una volta, e vedo un piccolo puntino luminoso risparmiato alla rovina. Un'altra piccola stella, dall'altra parte del cielo, destinata, io lo so, a ingoiare anche la luna.

E allora prego perché tu possa resistere, Itachi, fino a quando avrai compiuto ciò che devi.








Ma buonasera! Anche oggi il mio programma secondo cui dovevo fare i compiti è stata mandato all'aria dall'ispirazione. Più improvvisa di così non si può! Stavo cercando i punti di intersezione tra un'iperbole e un'ellisse quando mi è venuto in mente questo.
Non ci vedo alcun nesso logico. Voi?
Abbiate pietà di me e della mia follia! È dato che siete ormai qui ad aver pietà di questa povera ragazza, perché non le lasciate un commentino?

Minidizionario:
La Luna = Itachi
Le stelle = gli Uchiha
L'ultima stella = Sasuke
Magari era chiaro lo stesso ma ci tenevo a far capire bene la cosa.
  
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