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Autore: Hotaru_Tomoe    08/09/2011    1 recensioni
Raccolta di oneshot dedicata a Severus, al mio OC Oleander e ad altri personaggi della saga. Missing moments, slice of life, di tutto un po': un colorato calderone.
Aggiunta la storia "Risata": Severus non ride quasi mai. Certo, possiede un caustico senso dell'umorismo, ma Oleander non ricorda di averlo mai visto ridere di cuore. "Penso che sarebbe più facile vedere Lucius Malfoy che partecipa ad una festa di paese babbana guidando un coro di ubriachi piuttosto che Severus farsi una grassa risata."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Severus ed Oleander'
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SORRISO

 
“Ehm ehm.” Il gracchiante colpetto di tosse di Dolores Umbridge urtò i già provati nervi di Oleander, come unghie sadiche che grattano una lavagna. Quanto odiava quella donna, i suoi modi falsamente gentili e la sua smania di controllare ogni più piccolo dettaglio in quella scuola! In quel momento le sedeva appollaiata di fianco, il largo viso da rospo a pochi centimetri dalla sua spalla destra, e la guardava dipingere violette sulla superficie di una teiera di ceramica. La mano di Oleander strinse il pennellino così forte che il sottile manico di legno ebbe un piccolo cedimento.
“Posso sapere cosa…”
“Restauro un servizio da tè della professoressa Sprite.” rispose precipitosamente la maga, ansiosa di togliersela di torno. La vide prendere appunti sul taccuino.
“Mi faccia capire: lei ha una botteguccia a Londra, in Diagon Alley.”
“Un *negozio*, sì.” specificò Oleander a denti stretti.
“Però vive qui ad Hogwarts.”
Oleander annuì senza dire nulla.
“Ma non fa parte del corpo docenti.”
Di nuovo la donna scosse negativamente il capo senza parlare: non era molto sicura di riuscire a tenere a freno la lingua davanti a quella piaga fatta a strega.
“Contingenza curiosa, ne conviene.” chiocciò la Umbridge: il tono non era quello di una domanda, ma di una affermazione.
“A Londra non riuscivo a trovare un appartamento.” buttò fuori Oleander tutto d’un fiato, poi fece una pausa, cercando di articolare una scusa convincente: ovviamente Dolores Umbridge non era al corrente della sua relazione con Severus Piton e del resto la cosa era ignota a tutti. “Così il professor Albus Silente mi ha gentilmente proposto di restare qui. In cambio faccio qualche lavoretto di riparazione per professori e studenti. D’altronde, con tutta la gente che viene licenziata ad Hogwarts, di certo qui lo spazio non manca!” concluse, sforzandosi di non sembrare troppo acida. Ad ogni modo alla fine proprio non ce l’aveva fatta a trattenersi, d'altronde la nuova preside ai suoi occhi era peggio di quel famigerato dittatore babbano d'inizio secolo.
“Ehm ehm. – la bloccò la Umbridge con il suo irritante intercalare – Questa è una situazione irregolare: naturalmente controllerò i decreti didattici, ma ne sono quasi certa…”

“Oh, allora ti ci vorranno mesi, con tutti quelli che hai emanato, brutta megera!” Oleander si morse con decisione l’interno delle guance per dominare la voglia di dar voce a quel pensiero.
“Sa, io ho un antico orologio magico a cucù che non funziona più.” buttò lì l’inquisitrice.
“Mmh.” mugugnò l’altra, per nulla interessata alla cosa.
“Sì: quando batte le ore, non volano più fuori stormi di colibrì, coccinelle e farfalline come una volta. Ci sono così tanto affezionata… se lei potesse darci un’occhiata e sistemarlo, forse io troverei di meglio da fare che spulciare i decreti didattici e compilare un’ordinanza di sfratto.” Allargò l’enorme bocca in un sorriso sgradevole.
Non poteva crederci! Quella donna la stava ricattando! Oleander avvertì la presenza della sua bacchetta magica nella tasca posteriore dei pantaloni, mai così reale e concreta: un tocco veloce e la cara Dolores Umbridge sarebbe diventata davvero l’anfibio a cui somigliava. Poi l’avrebbe scaraventata nel lago, tra gli amorevoli tentacoli della piovra gigante…

“Oleander!”
Nella sua mente risuonò il rimprovero della ragione, che - e la cosa non la stupì poi molto - aveva la voce di Severus, carica di disapprovazione. Così, a malincuore abbandonò quelle fantasie. “Sarei felice di aiutarla.” mentì, con un falso sorriso altrettanto sgradevole.
“Bene bene.” concluse l’inviata del ministero, e lasciò la stanza della giovane.

Oleander aspettò che la Umbridge si fosse allontanata a sufficienza, poi lasciò la stanza, usò il passaggio nascosto dietro l’arazzo di Consuelo, l’affascinante divinatrice iberica per ricomparire davanti agli alloggi di Piton: diede una veloce occhiata per accertarsi che il corridoio fosse deserto, pronunciò la parola d’ordine davanti al ritratto di Richard Howe “Ribes nigrum” ed entrò come una furia, a testa bassa “Non dire niente: lo so, lo so che ti ho promesso che non avrei discusso con Dolores Umbridge, specie dopo quanto successo a Silente, e che non avrei fatto nulla di ostile nei suoi confronti, ma ti avviso, Severus, io sono al limite. Quella donna mi succhia via la pazienza peggio di una sanguisuga e la prossima volta ti giuro che non rispondo delle mie …….” arrestò il suo sfogo solo perché si accorse che stava sbraitando in una stanza vuota: Severus non c’era. Non aveva lezione quel pomeriggio, quindi o era fuori per conto dell’Ordine della Fenice, oppure… si avvicinò ad un armadio nell’angolo più buio della stanza e lo aprì: conteneva il pensatoio personale di Severus ed in quel momento diversi ricordi argentei nuotavano sinuosi sotto la superficie dell’acqua, illuminando la stanza con un reticolo di luce diafana. Piton aveva preso l’abitudine di affidare al pensatoio i ricordi di loro due, quando Voldemort lo chiamava al suo cospetto: aveva deciso che era più sicuro così. “Brutta giornata per tutti e due, vedo.” sbuffò Oleander. In tali occasioni non poteva fare a meno di ricordare la prima volta che aveva visto Severus convocato dal Signore Oscuro e come era tornato indietro [1]. Da allora non era più successo, ma la cosa non le era di alcun conforto.
Richiuse il pensatoio e cercò un metodo per ingannare il tempo. Il professore di pozioni aveva formato sulla scrivania una pila con i suoi personali libri di magia per riportarli a Spinner’s End alla prima occasione, dividendoli in base all’argomento e poi in ordine alfabetico. La maga dai capelli violetti sorrise di fronte a tanto ordine: al contrario, lei li avrebbe accatastati come capitava.
In alcune cose loro due erano proprio come il giorno e la notte, inutile negarlo, eppure... e aveva quasi paura a pensarlo, per scaramanzia, la loro relazione sembrava funzionare.
Decise di riportare i volumi a casa di Severus, risparmiandogli la fatica del viaggio; nel cortile della scuola incrociò Goyle, un membro della squadra di inquisizione, che prendeva appunti di nascosto (almeno così si illudeva) su un ritaglio di pergamena con una penna di passero. Oleander sospirò alzando gli occhi al cielo: quel clima da guerra fredda che si era creato era adatto ad un film di James Bond, non a una Scuola di magia! Per evitare che lo studente di Serpeverde scrivesse chissà quali fantasticherie, gli disse tranquillamente “Se la Umbridge lo vuole sapere, sto andando nella mia botteguccia.” Guardò il ragazzo mentre cercava goffamente di scrivere l’ultima parola ed ebbe un moto di pena per lui “Due T e due C, signor Goyle.” 

La casa di Severus era piccola ma, in proporzione, aveva una libreria enorme, che occupava tre pareti della camera da letto. Presto Oleander si rese conto di non essere in grado di rimettere i volumi al proprio posto manualmente: il sistema di archiviazione del professore era troppo complesso ed alcuni degli argomenti trattati le erano del tutto ignoti (la cosa non le dispiaceva del tutto, riflettè, osservando un inquietante volume dalla copertina viscida e verdastra). Un incantesimo sarebbe stato utile: tirò fuori la sua bacchetta, si schiarì la voce e scandì “Ad proprium locum!” Come sospinti da mano invisibile, i libri iniziarono a saettare negli spazi vuoti e in breve il lavoro fu concluso. Severus le aveva proibito categoricamente di entrare nell'Ordine della Fenice o di prendere parte alla guerra contro Voldemort: voleva proteggerla a tutti i costi, questo lei lo capiva, ma la faceva sentire inutile e frustrata: smaniava dalla voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa per aiutarlo. "Forse potrei aiutarlo evitando di farmi cacciare da Hogwarts dalla nuova preside - sospirò - e quindi aggiustare quel dannato orologio a cucù. Possa essere divorato da un esercito di termiti." 

Severus varcò i cancelli di Hogwarts talmente scuro in volto, che anche un Dissennatore gli sarebbe girato prudentemente alla larga. Rientrava da una riunione di Mangiamorte: dopo che Silente aveva lasciato la scuola per coprire Potter per la vicenda dell'ES, elementi come Rowle e MacNair si erano messi in mente che sarebbe stato un buon momento per uscire allo scoperto, magari con un attacco proprio alla scuola, per far capire a tutti che l'Oscuro era tornato. Per fortuna Lord Voldemort non era parso minimamente interessato all'idea.
Era sempre lui, Potter, il Prescelto, a complicare la vita a tutti. L'Esercito di Silente... che follia! Possibile che quello sciocco ragazzino non si rendesse conto che mettersi così apertamente contro il Ministero non gli avrebbe portato altro che guai? Tale e quale a suo padre.
Che rabbia che provava in quel momento!
Nel bel mezzo del cortile della scuola un Grifondoro del primo anno era intento a pulire il manico di scopa che gli sarebbe servito per la lezione di volo: maneggiandolo maldestramente, lo fece cadere ed a momenti Piton ci inciampò. Il ragazzino si fece terreo in volto, mentre balbettava indistinte parole di scuse.
"Venti punti in meno a Grifondoro, Logan. - sibilò Piton velenoso - Forse questo le insegnerà ad essere meno impacciato. Sempre che non l'abbia fatto apposta." aggiunse, chinandosi minaccioso sul ragazzino, che prese a piagnucolare.
Più in là, nascoste dietro una colonna del porticato (o, almeno, così credevano), due ragazze di Corvonero del quarto anno, guardavano estasiate una trousse di cosmetici che una delle due si era fatta mandare di nascosto da casa. "Venti punti in meno a Corvonero, a testa! - esclamò impietoso l'insegnante di pozioni non appena le vide - Per Salazar! Credevo che al quarto anno almeno le regole sull'abbigliamento della scuola fossero entrate in quelle vostre zucche vuote." Poi si allontanò, senza lasciar tempo alle due di elaborare qualche patetica scusa.
Entrò di filato nei suoi alloggi: era talmente di malumore che avrebbe potuto togliere punti al prossimo studente che avrebbe incontrato solo per il fatto che esisteva. Poco dopo qualcuno bussò delicatamente alla porta "Chi è?"
"Severus, sono io." disse Oleander.
"Entra. Ti ha visto nessuno?"
"No."
"Sicura?"
La donna annuì vigorosamente "Sì, sono sicura. Rilassati, sei nervoso come un grillo."
"Ho le mie buone ragioni. - ribattè l'uomo in tono lugubre - Che cos'hai lì?" chiese, indicando l'oggetto che la maga reggeva tra le mani.
"Stamattina la cara, dolce e simpatica Dolores Umbridge mi ha chiesto di ripararle questo orologio a cucù magico, se voglio restare qui. Non ne sono sicura, ma penso che al Ministero della Magia ci sarà qualche decreto contro i ricatti..."
"Oleander, sai bene che in questo momento hanno il coltello dalla parte del manico."
"Lo so, lo so. Quindi ho deciso di accontentarla. Ti faccio vedere come funziona l'orologio." posizionò l'orologio sulle dodici ed attese. Solo che, al posto dei delicati campanelli che Severus si aspettava di sentire, risuonarono i pesanti rintocchi di una campana a morto, dalla base dell'orologio sciamarono fuori scarafaggi e ragni multicolore, mentre dalla cima della piccola casetta di legno uscì uno stormo di pipistrelli fuxia che fece scempio degli insetti.
Il mago si volse allibito verso la compagna in cerca di una spiegazione e la vide trattenere a stento una risata "E' solo uno scherzo - si affrettò a spiegare lei - ma te lo immagini la faccia che farebbe la Umbridge se vedesse questo spettacolo? Sarebbe peggio di quando i gemelli Weasley le sono sfrecciati sulla testa." e poi scoppiò davvero a ridere, figurandosi la scena.
"Avrebbe poco da rimanere sorpresa, questo orologio la rappresenta perfettamente." poi le diede le spalle, probabilmente per nasconderle il sorriso divertito che gli stava nascendo sulle labbra. Pipistrelli! Rosa, ovviamente.
D'un tratto si accorse che tutto l'astio e l'umore nero che lo avevano attanagliato fino a poco prima si erano alleggeriti di molto. E tutto grazie a un banale scherzo. Come diavolo faceva Oleander a farlo sempre sentire meglio?
Sospettava c'entrasse qualcosa il fatto che la amava.
"Va meglio?" chiese lei in tono casuale.
"Uh, meglio che ti affretti a portare quell'orologio a Dolores Umbridge, prima che ti venga a cercare. E quando esci..."
"... faccio attenzione a che non mi veda nessuno." concluse lei allegra.
Una volta che fu uscita, Severus mormorò un grazie verso la porta chiusa, il sorriso che ancora gli aleggiava sul volto. 

FINE

   
 
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