SORRISO
“Ehm
ehm.” Il gracchiante colpetto di tosse di Dolores Umbridge
urtò i già provati
nervi di Oleander, come unghie sadiche che grattano una lavagna. Quanto
odiava
quella donna, i suoi modi falsamente gentili e la sua smania di
controllare
ogni più piccolo dettaglio in quella scuola! In quel momento
le sedeva
appollaiata di fianco, il largo viso da rospo a pochi centimetri dalla
sua
spalla destra, e la guardava dipingere violette sulla superficie di una
teiera
di ceramica. La mano di Oleander strinse il pennellino così
forte che il
sottile manico di legno ebbe un piccolo cedimento.
“Posso
sapere cosa…”
“Restauro
un servizio da tè della professoressa Sprite.”
rispose precipitosamente la
maga, ansiosa di togliersela di torno. La vide prendere appunti sul
taccuino.
“Mi
faccia capire: lei ha una botteguccia a Londra, in Diagon
Alley.”
“Un
*negozio*, sì.” specificò Oleander a
denti stretti.
“Però
vive qui ad Hogwarts.”
Oleander
annuì senza dire nulla.
“Ma
non fa parte del corpo docenti.”
Di
nuovo la donna scosse negativamente il capo senza parlare: non era
molto sicura
di riuscire a tenere a freno la lingua davanti a quella piaga fatta a
strega.
“Contingenza
curiosa, ne conviene.” chiocciò
“A
Londra non riuscivo a trovare un appartamento.”
buttò fuori Oleander tutto d’un
fiato, poi fece una pausa, cercando di articolare una scusa
convincente:
ovviamente Dolores Umbridge non era al corrente della sua relazione con
Severus
Piton e del resto la cosa era ignota a tutti.
“Così il professor Albus Silente
mi ha gentilmente proposto di restare qui. In cambio faccio qualche
lavoretto
di riparazione per professori e studenti. D’altronde, con
tutta la gente che
viene licenziata ad Hogwarts, di certo qui lo spazio non
manca!” concluse,
sforzandosi di non sembrare troppo acida. Ad ogni modo alla fine
proprio non ce
l’aveva fatta a trattenersi, d'altronde la nuova preside ai
suoi occhi era
peggio di quel famigerato dittatore babbano d'inizio secolo.
“Ehm
ehm. – la bloccò
“Oh,
allora ti ci vorranno mesi, con
tutti quelli che hai emanato, brutta megera!” Oleander si morse con decisione
l’interno delle guance
per dominare la voglia di dar voce a quel pensiero.
“Sa,
io ho un antico orologio magico a cucù che non funziona
più.” buttò lì
l’inquisitrice.
“Mmh.”
mugugnò l’altra, per nulla interessata alla cosa.
“Sì:
quando batte le ore, non volano più fuori stormi di
colibrì, coccinelle e
farfalline come una volta. Ci sono così tanto
affezionata… se lei potesse darci
un’occhiata e sistemarlo, forse io troverei di meglio da fare
che spulciare i
decreti didattici e compilare un’ordinanza di
sfratto.” Allargò l’enorme bocca
in un sorriso sgradevole.
Non
poteva crederci! Quella donna la stava ricattando! Oleander
avvertì la presenza
della sua bacchetta magica nella tasca posteriore dei pantaloni, mai
così reale
e concreta: un tocco veloce e la cara Dolores Umbridge sarebbe
diventata
davvero l’anfibio a cui somigliava. Poi l’avrebbe
scaraventata nel lago, tra
gli amorevoli tentacoli della piovra gigante…
“Oleander!”
Nella
sua mente risuonò il rimprovero della ragione, che - e la
cosa non la stupì poi
molto - aveva la voce di Severus, carica di disapprovazione.
Così, a malincuore
abbandonò quelle fantasie. “Sarei felice di
aiutarla.” mentì, con un falso sorriso
altrettanto sgradevole.
“Bene
bene.” concluse l’inviata del ministero, e
lasciò la stanza della giovane.
Oleander
aspettò che
Richiuse
il pensatoio e cercò un metodo per ingannare il tempo. Il
professore di pozioni
aveva formato sulla scrivania una pila con i suoi personali libri di
magia per
riportarli a Spinner’s End alla prima occasione, dividendoli
in base
all’argomento e poi in ordine alfabetico. La maga dai capelli
violetti sorrise
di fronte a tanto ordine: al contrario, lei li avrebbe accatastati come
capitava.
In
alcune cose loro due erano proprio come il giorno e la notte, inutile
negarlo,
eppure... e aveva quasi paura a pensarlo, per scaramanzia, la loro
relazione
sembrava funzionare.
Decise
di riportare i volumi a casa di Severus, risparmiandogli la fatica del
viaggio;
nel cortile della scuola incrociò Goyle, un membro della
squadra di
inquisizione, che prendeva appunti di nascosto (almeno così
si illudeva) su un
ritaglio di pergamena con una penna di passero. Oleander
sospirò alzando gli
occhi al cielo: quel clima da guerra fredda che si era creato era
adatto ad un
film di James Bond, non a una Scuola di magia! Per evitare che lo
studente di
Serpeverde scrivesse chissà quali fantasticherie, gli disse
tranquillamente “Se
La
casa di Severus era piccola ma, in proporzione, aveva una libreria
enorme, che
occupava tre pareti della camera da letto. Presto Oleander si rese
conto di non
essere in grado di rimettere i volumi al proprio posto manualmente: il
sistema
di archiviazione del professore era troppo complesso ed alcuni degli
argomenti
trattati le erano del tutto ignoti (la cosa non le dispiaceva del
tutto,
riflettè, osservando un inquietante volume dalla copertina
viscida e
verdastra). Un incantesimo sarebbe stato utile: tirò fuori
la sua bacchetta, si
schiarì la voce e scandì “Ad proprium
locum!” Come sospinti da mano invisibile,
i libri iniziarono a saettare negli spazi vuoti e in breve il lavoro fu
concluso. Severus le aveva proibito categoricamente di entrare
nell'Ordine della
Fenice o di prendere parte alla guerra contro Voldemort: voleva
proteggerla a
tutti i costi, questo lei lo capiva, ma la faceva sentire inutile e
frustrata:
smaniava dalla voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa per aiutarlo. "Forse potrei aiutarlo evitando di
farmi cacciare da Hogwarts dalla nuova preside -
sospirò - e quindi aggiustare quel
dannato orologio a
cucù. Possa essere divorato da un esercito di termiti."
Severus
varcò i cancelli di Hogwarts talmente scuro in volto, che
anche un Dissennatore
gli sarebbe girato prudentemente alla larga. Rientrava da una riunione
di
Mangiamorte: dopo che Silente aveva lasciato la scuola per coprire
Potter per
la vicenda dell'ES, elementi come Rowle e MacNair si erano messi in
mente che
sarebbe stato un buon momento per uscire allo scoperto, magari con un
attacco
proprio alla scuola, per far capire a tutti che l'Oscuro era tornato.
Per
fortuna Lord Voldemort non era parso minimamente interessato all'idea.
Era
sempre lui, Potter, il Prescelto, a complicare la vita a tutti.
L'Esercito di
Silente... che follia! Possibile che quello sciocco ragazzino non si
rendesse
conto che mettersi così apertamente contro il Ministero non
gli avrebbe portato
altro che guai? Tale e quale a suo padre.
Che
rabbia che provava in quel momento!
Nel
bel mezzo del cortile della scuola un Grifondoro del primo anno era
intento a
pulire il manico di scopa che gli sarebbe servito per la lezione di
volo:
maneggiandolo maldestramente, lo fece cadere ed a momenti Piton ci
inciampò. Il
ragazzino si fece terreo in volto, mentre balbettava indistinte parole
di
scuse.
"Venti
punti in meno a Grifondoro, Logan. - sibilò Piton velenoso -
Forse questo le
insegnerà ad essere meno impacciato. Sempre che non l'abbia
fatto
apposta." aggiunse, chinandosi minaccioso sul ragazzino, che prese a
piagnucolare.
Più
in là, nascoste dietro una colonna del porticato (o, almeno,
così credevano),
due ragazze di Corvonero del quarto anno, guardavano estasiate una
trousse di
cosmetici che una delle due si era fatta mandare di nascosto da casa.
"Venti punti in meno a Corvonero, a testa! - esclamò
impietoso
l'insegnante di pozioni non appena le vide - Per Salazar! Credevo che
al quarto
anno almeno le regole sull'abbigliamento della scuola fossero entrate
in quelle
vostre zucche vuote." Poi si allontanò, senza lasciar tempo
alle due di
elaborare qualche patetica scusa.
Entrò
di filato nei suoi alloggi: era talmente di malumore che avrebbe potuto
togliere punti al prossimo studente che avrebbe incontrato solo per il
fatto
che esisteva. Poco dopo qualcuno bussò delicatamente alla
porta "Chi
è?"
"Severus,
sono io." disse Oleander.
"Entra.
Ti ha visto nessuno?"
"No."
"Sicura?"
La
donna annuì vigorosamente "Sì, sono sicura.
Rilassati, sei nervoso come un
grillo."
"Ho
le mie buone ragioni. - ribattè l'uomo in tono lugubre - Che
cos'hai lì?"
chiese, indicando l'oggetto che la maga reggeva tra le mani.
"Stamattina
la cara, dolce e simpatica Dolores Umbridge mi ha chiesto di ripararle
questo
orologio a cucù magico, se voglio restare qui. Non ne sono
sicura, ma penso che
al Ministero della Magia ci sarà qualche decreto contro i
ricatti..."
"Oleander,
sai bene che in questo momento hanno il coltello dalla parte del
manico."
"Lo
so, lo so. Quindi ho deciso di accontentarla. Ti faccio vedere come
funziona
l'orologio." posizionò l'orologio sulle dodici ed attese.
Solo che, al
posto dei delicati campanelli che Severus si aspettava di sentire,
risuonarono
i pesanti rintocchi di una campana a morto, dalla base dell'orologio
sciamarono
fuori scarafaggi e ragni multicolore, mentre dalla cima della piccola
casetta
di legno uscì uno stormo di pipistrelli fuxia che fece
scempio degli insetti.
Il
mago si volse allibito verso la compagna in cerca di una spiegazione e
la vide
trattenere a stento una risata "E' solo uno scherzo - si
affrettò a
spiegare lei - ma te lo immagini la faccia che farebbe
"Avrebbe
poco da rimanere sorpresa, questo orologio la rappresenta
perfettamente."
poi le diede le spalle, probabilmente per nasconderle il sorriso
divertito che
gli stava nascendo sulle labbra. Pipistrelli! Rosa, ovviamente.
D'un
tratto si accorse che tutto l'astio e l'umore nero che lo avevano
attanagliato
fino a poco prima si erano alleggeriti di molto. E tutto grazie a un
banale
scherzo. Come diavolo faceva Oleander a farlo sempre sentire meglio?
Sospettava
c'entrasse qualcosa il fatto che la amava.
"Va
meglio?" chiese lei in tono casuale.
"Uh,
meglio che ti affretti a portare quell'orologio a Dolores Umbridge,
prima che
ti venga a cercare. E quando esci..."
"...
faccio attenzione a che non mi veda nessuno." concluse lei allegra.
Una
volta che fu uscita, Severus mormorò un grazie verso la
porta chiusa, il
sorriso che ancora gli aleggiava sul volto.
FINE