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Autore: AppleBlossom    08/09/2011    3 recensioni
Erano passate le settimane, i mesi…ormai era più di un anno che la loro relazione continuava e andava a gonfie vele, una convivenza a casa e sul lavoro che li aveva portati a conoscersi perfettamente.
Ma non abbastanza….
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Sloan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Doveva essere passata più di un’ora da quando Meredith era entrata in quella stanza e ancora nulla.
 
Si ritrovarono seduti lì in fila, uno di fianco all’altro in attesa che quella dannatissima porta si aprisse e arrivassero notizie, positive o negative che fossero, almeno qualcuno avrebbe sciolto quella tensione.
Il silenzio era rotto solo ogni tanto dalla voce di Lexie, che ormai non riusciva più a soffocare le urla.
 
Il volto di Mark era terreo. Lo sguardo fisso al pavimento e il caffè freddo ancora in mano che rischiava di venire rovesciato ad ogni movimento nervoso della sua gamba. Non ne voleva sapere di stare ferma.
Derek era rimasto lì accanto,  tenendogli ancora una mano sulla schiena per fargli sentire la sua vicinanza. Spostava lo sguardo dall’amico, all’orologio, alla porta e di nuovo verso Mark. Non poteva nemmeno immaginare cosa stesse succedendo dentro quella testa e non aveva la minima idea di come si sarebbe sentito lui al suo posto se Meredith fosse stata là dentro al posto di Lexie.
 
Callie e Izzie erano tornate dopo aver lasciato le bambine con Arizona. Jackson continuava a camminare avanti e indietro per l’intero corridoio cercando di non guardare Mark. Come lo faceva arrabbiare, lui avrebbe dato qualsiasi cosa per starle accanto. L’intera situazione era assurda. Assurda!
 
Izzie, vinta dalla stanchezza della giornata e si era appisolata sulla poltrona accanto a Cristina, che invece non riusciva a darsi pace e continuava ad arrotolarsi tra le dita i lunghi riccioli neri.
 
L’attesa stava diventando interminabile, tutti si aspettavano che da un momento all’altro sarebbero usciti per accompagnarla di sotto in chirurgia.
Mark non riusciva a pensare più a niente se non a quella voce che arrivava chiara fino al corridoio; l’idea che presto avrebbe conosciuto suo figlio, non riusciva più a consolarlo, si sentiva sconfitto e impotente in quel momento.
 
 
 
Finalmente la porta si aprì e uscì Addison. Anche lei mostrava i primi segni di stanchezza, nonostante fosse abituata a quelle lunghe attese.
Andò dritta verso Mark fermandosi in piedi di fronte a lui e costringendolo ad alzare gli occhi arrossati. Non gli diede nemmeno il tempo di chiedere notizie di Lexie ma partì come una furia.
 
“Cosa pensi di fare?? Si può sapere che cosa ci fai ancora qui??”
 
La sua voce era tagliente, non ammetteva repliche. Era arrabbiata con quell’uomo, era furiosa!
“Mi hai tradita, mi hai lasciata, hai preferito farti una famiglia senza di me e non con un’altra donna, ma con un’altra Grey!!”
 
Questo era estremamente fuori luogo. Gli altri erano allibiti, nessuno l’aveva mai vista perdere il controllo, a parte i due ex.
Derek avrebbe voluto intervenire, ma anche quello sarebbe stato fuori luogo, visto il legame che aveva con entrambi Che stava succedendo? La stanchezza stava giocando brutti scherzi a tutti quanti e la situazione era più che imbarazzante. Mark non riusciva nemmeno a parlare per lo sgomento, ma non ce ne fu bisogno perché Addie tornò ad aggredirlo.
 
“Sai ti ho odiato… mi hai rovinato la vita e non so nemmeno perché sono rimasta qui fino ad ora per assistervi. Avrei dovuto prendere il primo volo per Los Angeles settimane fa. E ora tu che fai?? Te ne stai qui a guardare il pavimento come se non ti riguardasse??”
Si accorse di aver alzato troppo la voce e lanciò uno sguardo veloce verso la porta chiusa dalla quale era appena uscita. Non voleva che Lexie la sentisse.
Mark doveva capire, lei lo conosceva troppo bene per non accorgersi che quell’attacco di panico che prendeva tutti i padri di fronte al grande momento era un errore. Un errore enorme che avrebbe rimpianto per tutta la vita. Perciò continuò con lo stesso tono deciso.
 
“Bè non hai scelta d’accordo? Lexie non ha scelta  e non ce l’hai nemmeno tu perché c’è tuo figlio là dentro ed è pronto a nascere. Ed  è un bambino forte e…e grande,  ma Lexie no… lo sai anche tu Mark, lei è sfinita… demoralizzata,  le forze la stanno abbandonando. Ha bisogno di te, ma tu te ne stai qui perché hai paura.
Quindi adesso ti toglierai quell’espressione avvilita dalla faccia e verrai là dentro con me e l’aiuterai, sarai tu la sua forza per far nascere vostro figlio. Mi hai capito?Non c’è più tempo!!”
 
Aveva ragione… Addison aveva ragione!
Era assurdo che proprio lei avesse dovuto fargli quel discorso. Cosa diavolo stava facendo su quella sedia? Aveva aspettato tutta la vita per quel momento e ora si lasciava prendere dal panico? Se c’era una persona che aveva tutto il diritto di essere spaventata quella era Lexie, non lui.
Passò il caffè nelle mani di Derek e seguì Addison.
 
 
 
La stanza non era più in penombra, Lexie era semidraiata sul letto, sorretta dal corpo di Meredith che dietro di lei cercava di incoraggiarla.
 
“Addie stavo per venirti a chiamare. Ci siamo, vedo la testa!” Annunciò Alex non appena entrarono.
 
Lexie era completamente stravolta, il volto imperlato di sudore, gli occhi chiusi, le mani strette a quelle della sorella. Quando Mark entrò la vide aprire gli occhi per incontrare il suo sguardo preoccupato. Non riuscì a dirgli nulla, ma quello sguardo gli bastò per sentirsi meglio e per capire che quello era il suo posto. Lei ne aveva bisogno.
 
“Forza Mark tu prendi il posto di Meredith.
 Alla prossima contrazione Lexie devi mettercela tutta, ci siamo quasi. Tu Mark cerca di aiutarla facendo una leggera pressione…così… Lexie ora respira, prendi fiato… e concentrati…”
 
Mark si sedette sul letto dietro di lei e Lexie si abbandonò tra le sue braccia, la testa appoggiata nell’incavo tra il collo e la spalla di lui. Le faceva bene sentire il suo respiro regolare, la tranquillizzava. Aveva bisogno di raccogliere tutte le forze possibili, prima che tornasse quell’ondata di dolore.
Meredith e Alex ai lati l’aiutavano sostenendole le gambe tremanti.
 
“Eccola ci siamo, forza Lexie… ora!!”
 
Mark sentì che tutto il corpo della ragazza si tendeva contro il suo. Ogni muscolo era contratto in quello sforzo. E lui si tendeva con lei come se fossero una cosa sola.
 
“Dai, spingi, ci siamo quasi!”
 
“Non posso! Non posso…basta!”  le lacrime le scendevano senza che potesse controllarle.
 
“Dai piccola certo che puoi… spingi! Un ultimo sforzo!”
 
Non aveva scelta, il suo corpo decideva per lei. Non poteva fare a meno di urlare né di spingere nonostante il dolore. Le voci incoraggianti degli amici le arrivavano confuse mentre si aggrappava alle ginocchia di Mark.
 
“Spingi Lexie! Ci siamo… ecco la testa.”
 
Un’altra ondata che le tolse ogni forza.
E infine eccolo.
Eccolo lì tra le sue braccia, appoggiato sul suo seno scosso dai singhiozzi.
Un attimo di silenzio rotto improvvisamente da quella voce acuta. La voce di suo figlio.
 
Poteva sentire Mark piangere dietro di lei vinto dall’emozione di quel momento magico. Lo sentì baciarle i capelli e mormorare qualcosa tra le lacrime, qualcosa che assomigliava a un Ti amo.
Ogni dolore era sparito, contavano solo quelle manine perfette e quel nasino….
 
Alex e Meredith erano commossi e senza parole lì accanto. Non sapeva come avrebbe fatto senza di loro.
 
Anche gli occhi di Addison tradivano l’emozione, non avrebbe voluto essere lì eppure era felice e non solo perché aveva svolto al meglio il suo lavoro. Non poteva fare a meno di osservare Mark, completamente fuori dal mondo stringeva a sé la compagna mentre le sue lacrime si andavano a perdere tra i capelli di lei.
Non era stata solo un buon medico, era stata anche una buona amica e lo sguardo che la ricambiò un attimo dopo, confermava la gratitudine di Mark.
 
Alex ritornò accanto a loro, guardò con orgoglio il bimbo, poi si rivolse a Mark con un sorriso provocatorio.
 
“Allora Sloan, mi hanno detto che lo farò io…”
 
Mark lo guardò sorridendo e prese la forbice che l’amico gli stava porgendo per tagliare il cordone ombelicale.
 
Non pensarci nemmeno Karev!!” 
 
 
 
 
“Non è bellissimo??? Guardalo che amore!! E poi tutte quelle pieghette cicciotte da mangiare!!”
Miranda lo guardava estasiata.
 
Callie aveva già perso la testa.
“Guarda Sofia, quello è il tuo fratellino, fai ciao al fratellino!!”
 
“Sì Sofia…lui è quello che staccherà tutte le teste delle tue barbie!!”
 
“Cristina!!” La riprese Owen alzando gli occhi al cielo.
 
 
Erano tutti appiccicati al vetro della nursery in contemplazione di quel fagottino azzurro.
 
“Nessuno direbbe che è nato in anticipo, guarda che forza che ha! Guarda come tira la copertina! Ha preso per forza dallo zio!”
 
“Alex tu non sei lo zio…io sono lo zio!!” Derek si era sentito punto sul vivo.
 
“Bè non scherziamo…tu sei lo zio quello figo eravamo d’accordo. Io sono lo zio che lo ha fatto nascere, mi pare una bella differenza! Tu puoi sganciargli i soldi nel weekend, quando lo porterò alla partita!”
 
Derek gli lanciò un’occhiataccia eloquente. “Karev…il weekend si va a pesca, io sono lo zio figo e il weekend si va a pesca…per non parlare del fatto che io sono il padrino… non so se mi spiego… il PA-DRI-NO!!!”
 
A quelle parole Jackson fece improvvisamente l’atto di inchinarsi di fronte a Derek mimando la famosa scena del Padrino “Baciamo le maani!”
 
Tutti scoppiarono in una sonora risata.
 
“Ehi ehi che baccano fate?? Non vorrete spaventare il mio campione!”
Mark li raggiunse proprio in quel momento facendo segno di abbassare i toni. Era raggiante di felicità, tutta la stanchezza accumulata era svanita. Non riusciva a smettere di sorridere. Si voltò verso il vetro per guardare ancora una volta suo figlio con gli occhi lucidi.
 
“Auguri papà!” Richard gli strinse la mano con gioia. “E Lexie come sta?”
 
“Ora meglio, ha perso un po’ di sangue, ma ora è tutto a posto… sta riposando, ne ha bisogno!”
 
Tornarono a rivolgersi verso il vetro.
Mark lo indicò con un cenno rivolgendosi a Derek.
“Lo vedi quello? Quello è il naso degli Sloan!!”
 
“Ce n’eravamo accorti Mark!!”  Tutti si misero a ridere.
Come potevano non accorgersene? Erano settimane che non parlava di altro, mostrando a tutti le ecografie.
 
“Bè e comunque voi due potete anche smetterla di litigare per i weekend, perché lui nei weekend sarà sicuramente già impegnato…” continuò Mark incrociando le braccia con il suo solito sorriso sardonico.
 
“Perché quante specializzazioni gli volete far prendere tu e Lexipedia?” Chiese Cristina ironica.
 
“Ah no… per quelle non avrà bisogno dei weekend! Memoria fotografica…ricordi? Avrà ben altro da fare…”
 
Tutti lo guardarono scettici, sperando di aver capito male. Arizona gli diede un leggero pugno sul braccio.
“Oh Mark piantala!! Non salterà da un letto all’altro come te!”
 
“Bè tale padre…” si misero di nuovo a ridere quando Mark, ora più serio continuò, vedendo l’infermiera armeggiare accanto alla culla al di là del vetro.
 
“Karev… rassegnati, sarà Derek il padrino… ormai è deciso…e poi è lo zio a tutti gli effetti… per me è un fratello e bè… è il marito di Meredith… non si poteva fare altrimenti! Tu ti dovrai accontentare…”
 
Lo guardò con la coda dell’occhio in attesa della sua reazione.
 
Fu allora che l’infermiera si spostò lasciando di nuovo libera la visuale.
Finalmente era comparso il cartellino con tanto di ciuccio azzurro stampato a fianco del nome.
 
“George Alexander Sloan”
 
Mark si aprì in un sorriso soddisfatto, guardando l’espressione sbalordita di Alex e degli altri amici. Izzie scoppiò in lacrime cercando lo sguardo di Callie.
Un nuovo George sarebbe entrato nelle loro vite da quel giorno, per ricordare a tutti che O’Malley non era mai del tutto scomparso.
 
Mark aveva già scelto quei nomi mentre Lexie era in coma, sapeva che quelli erano gli stessi che avrebbe scelto lei e in fondo, il loro rapporto era iniziato proprio grazie alla cotta di Lexie per George. Per non parlare del fatto che Lexie non era altro che il diminutivo di Alexandra, se quel bambino non avesse potuto conoscere la madre, almeno ne avrebbe portato il nome. E Karev… bè lui c’era sempre stato, nel bene e nel male. Lui l’aveva salvato… li aveva salvati.
 
 
Alex si avvicinò commosso, non sapeva cosa dire, quella era l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato.
 
“Io non so che…”
 
“Li hai salvati tutti e due… hai salvato entrambi i miei figli, non puoi essere così male!”
Si strinsero in un abbraccio, uno di quelli tra uomini, uno di quelli sinceri.
 
 
“Bentornato Georgie!” sussurrò Miranda quasi tra sé, trattenendo a stento l’emozione.
 
 
  
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