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Autore: ShiLalla    09/05/2006    1 recensioni
Nove anni dal ritorno nel mondo degli umani, Aburaya sembra avere nuovamente bisogno bisogno dell'aiuto di Chihiro: nel mondo degli spiriti infatti è in atto una cruenta guerra
Genere: Romantico, Triste, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo era seduto contro un albero, stanco, sudato e sporco di sangue

L’uomo era seduto contro un albero, stanco, sudato e sporco di sangue.

Dal giorno prima, quando era uscito per controllare che “tutto fosse a posto”, non era più riuscito a rientrare all’accampamento.  Aveva avvertito un grande potere magico i giorni precedenti, un’ aura negativa e malefica che si accresceva sempre più,  così, dopo giorni di muta osservazione del fenomeno, era partito per cercare la fonte dell’oscura forza: da quel giorno non era più tornato indietro. Era stato braccato e inseguito per i boschi da un potente sortilegio, che l’aveva colpito duramente, mettendolo quasi fuori combattimento; aveva continuato a fuggire, tenendosi a debita distanza dall’accampamento per evitare di coinvolgere gli sfollati, dopodichè si era rifugiato in una foresta a parecchi chilometri da Aburaya, dove il suo potere poteva essere rinnovato e le sue ferite migliorate. Sembrava che in quella zona il sortilegio non avesse accesso.

Nishigami si asciugò la fronte col dorso della mano, e tentò di riprendere un po’ di forze e di regolarizzare il respiro, molto affannato dalla fuga e dalle ferite. Il profondo taglio sul petto riportato dall’ultima battaglia si era riaperto, sporcando le bende di sangue, e una nuova ferita si era aperta sul polpaccio. Nonostante facessero entrambe un male insopportabile, l’uomo resistette dal gridare. Si accomodò meglio contro l’albero e tentò di improvvisare una fasciatura provvisoria alla gamba con ciò che rimaneva della mantella che indossava. Era sicuro che presto all’accampamento avrebbero saputo della forza che l’aveva condotto fino a lì. Kohaku se ne sarebbe accorto di certo.

 

 

‘***’

 

 

Quando si svegliò Kohaku si ritrovò solo nella sua tenda; non ricordava nulla di ciò che era successo il giorno prima. Cercando di mettere a fuoco la vista si tirò a sedere, ma un dolore alla spalla destra lo fece piombare sdraiato con un grido soffocato. Si portò la mano alla zona ferita solo per sentire la cicatrice ruvida lasciata dallo stiletto di Yubaba; era vestito di una sola maglia scollata che lasciava intravedere parte del petto e delle spalle. Quando si portò le dita davanti agli occhi notò con sorpresa che erano macchiate di sangue. Eppure la ferita era chiusa; o almeno così sembrava. Dal momento che non riusciva a dare alcuna spiegazione logica al fenomeno, dedusse che doveva trattarsi di uno degli effetti della maledirne della strega. Kohaku fece un gran sospiro e chiuse gli occhi, cercando di riflettere con più lucidità: se quello era uno dei “sintomi” della maledizione come mai si era presentato solo adesso? E perché sembrava che ogni volta che cercava esattamente di ricordare dove fosse stato il giorno prima il dolore tornasse a trafiggerlo? Era come se qualcosa volesse impedirgli di ricordare… Un fruscio interruppe i suoi pensieri.

Kohaku si voltò verso la fonte del rumore per trovarsi faccia a faccia con Chihiro. Un sorriso increspò leggermente le sue labbra.

 

“ Kohaku…”  lui non rispose e si limitò a continuare a sorriderle.

 

Il calore dell’abbraccio della ragazza lo destò completamente dalle sue riflessioni, e il giovane rispose al gesto. Una volta sciolto l’abbraccio si sedette con l’aiuto di Chihiro.

 

“ Chi ti ha fatta venire qua, Chihiro?”  la ragazza sembrava alquanto sorpresa dalla domanda

 

“ E’ stato un piccolo demone, diceva di chiamarsi Kokouni”  Kohaku la guardava con aria interrogativa

 

“ Ha detto che l’avevi mandato tu”  rispose Chihiro dubbiosa

 

“ Cosa? Dev’esserci un errore, io non conosco nessun demone di nome Kokouni…”  Kohaku sembrava perplesso.

 

Chihiro sembrava tuttavia molto più perplessa di lui.

 

“ Non lo conosci? Lui mi ha detto che lo avevi mandato per riferirmi la tua richiesta d’aiuto, e che…” Chihiro si bloccò, rendendosi conto di ciò che stava per dire; Kohaku la guardava, curioso di sapere come finisse la frase.

“ Che?”

“ Che tu avevi bisogno di me” Chihiro arrossì leggermente. Seguirono alcuni attimi di silenzio, in cui i due si studiarono, incapaci di dire altro. Chihiro si soffermò a osservare la spalla nuda di Kohaku: nonostante non vi fosse altro che una vecchia cicatrice, era nuovamente sporca di sangue.

 

Il silenzio fu interrotto dal ragazzo:

 

“ Bè sulla seconda parte aveva ragione”  Kohaku sorrise nuovamente.

 

Chihiro guardò il ragazzo piena d’aspettativa. Il giovane sentiva il cuore battergli furiosamente nel petto, come se stesse per esplodere. Improvvisamente Chihiro trovò le labbra di Kohaku premute sulle sue, e fu invasa da un piacevole tepore. Lentamente rispose al bacio, passando una mano tra i capelli del ragazzo, mentre l’altra restava adagiata contro il suo petto. Kohaku le cinse la vita in un abbraccio, avvicinandola a lui, mentre approfondiva il bacio. Una volta staccatisi, Chihiro nascose il viso nell’incavo della spalla di lui, avvertendo la cicatrice ruvida contro la sua guancia. Kohaku si lasciò sfuggire un gemito al contatto con la ferita, ma non sciolse l’abbraccio e strinse la ragazza contro di sé, appoggiando il viso contro quello di lei. Chihiro si scostò leggermente per osservare la cicatrice: era sottile e irregolare, e inframmezzata da linee perpendicolari, che dovevano corrispondere ai punti usati per ricucirla; sembrava stranamente gonfia, ed era sempre misteriosamente sporca di sangue. La ragazza si passò una mano sulla guancia: naturalmente il sangue aveva sporcato anche il suo viso. Chihiro volse nuovamente sue attenzione a Kohaku, che la guardava e giocava con una ciocca della sua coda.

 

Chihiro indicò con un gesto la cicatrice, e tornò a guardare il giovane nei suoi occhi verdi:

 

“ Kohaku, come…”

 

“ Yubaba”  la ragazza lo guardava con apprensione. Kohaku parlò nuovamente:

 

“ Quando le ho detto di non voler più essere il suo apprendista ha rifiutato”

 Kohaku osservò per un istante il volto di Chihiro

 

“ Ho insistito e l’ho minacciata che se non mi avesse lasciato andare avrei fatto il doppiogiochista con i suoi nemici, e l’avrei rovinata… si è infuriata, mi ha bloccato con la magia, e mi ha colpito con uno stiletto di ferro” al ricordo un brivido gli attraversò la spina dorsale. Gli occhi del giovane sembrarono diventare più freddi del ghiaccio; la sua espressione era greve.

 

“ Mi ha maledetto”  aggiunse infine Kohaku, tenendo lo sguardo basso come se fosse qualcosa di cui vergognarsi.

 

Chihiro sentiva gli angoli degli occhi pizzicarle, ma si costrinse a ricacciare indietro le lacrime; accarezzò leggermente il viso del ragazzo, facendogli alzare lo sguardo, e lo baciò lievemente sulle labbra, dopodichè gli pulì la cicatrice dal sangue, non avendo il coraggio di chiedergli ulteriori spiegazioni. Kohaku sorrise leggermente, un po’ rincuorato, e, alzandosi, la prese per mano.

 

Una volta fuori dalla tenda, i due si incamminarono verso il focolare, ma furono fermati da una rana, che si rivolse a Kohaku:

 

“ Maestro Kohaku! Mi spiace interromperla, ma abbiamo un intruso”

 

Kohaku si voltò verso l’entrata dell’accampamento: davanti a lui c’era un uomo che parlava con uno strano accento straniero, che gesticolava in maniera quasi comica. Chihiro spalancò gli occhi dalla sorpresa

 

“ Steven!”

 

L’uomo biondo si girò verso il focolare, e sembrò finalmente rilassarsi.

 

 

 

 

 

 

 

  
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