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Autore: Phantom_Miria    09/09/2011    3 recensioni
Le partite di Quidditch, le gite ad Hogsmeade, i party nelle cucine di Hogwarts e i M.A.G.O. in avvicinamento non possono nulla contro le preoccupazioni di Lavi, che dopo cinque anni inizia a sospettare di essere innamorato del suo migliore amico.
La verità è che Lavi sta lentamente impazzendo. Non è bastato che abbia pensato di baciare il suo migliore amico al termine di una gloriosa partita di Quidditch vinta grazie a quest’ultimo, ma dopo tre giorni il suo cervello, a quanto pare, va in tilt e lui lo bacia per davvero. E per quanto a Lavi non sfugga l’estrema coerenza logica in tale successione di eventi, questi non può ignorare invece la profonda contraddizione tra le sue azioni e il suo concetto di ‘migliore amico’.
[Lavi/Allen] Avviso: Fic a sette capitoli ambientata nel mondo di Harry Potter.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SEVEN {Arithmancy was never a friend}'
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EEEE quanto è stata dura sta terza parte, lol, l’introspezione è una brutta bestia! Odio questo capitolo con tutto il mio cuore, ma grazie al cielo sarà l’unico così pseudo-serioso çWç ! La cosa positiva? Che il prossimo capitolo è pressoché finito. Comunque ho realizzato solo dopo aver postato il secondo capitolo che qualcuno che non ha letto i libri poteva non aver capito qualcosa. In pratica la statua della Strega Orba è uno dei passaggi che conducono ad Hogsmeade, dove appunto ci sono Mielandia, la Testa di Porco e i Tre Manici di Scopa (dove teoricamente hanno preso la roba da bere). Inoltre, come si dirà implicitamente in questo capitolo, Lavi è del settimo anno come Kanda, mentre Allen e Lenalee (e Fou) sono del quinto.
Questo è il capitolo che parla di Aritmanzia. Quindi se non ricordate quello che vi dissi, andate a rileggervi l’intro del primo capitolo xD E la tabella per calcolare i numeri del carattere, cuore, e sociale la potete trovare dovunque, anche su wikipedia (se volete dilettarvi nello scoprire qual è il VOSTRO numero del carattere :D In base a quello potete teoricamente avere una descrizione della vostra natura poiché ogni numero ha un significato proprio). Ah, i MAGO sono gli esami del settimo anno.

Disclaimer: non mio blahblahblah.

 

I.  II. III. IV. V. VI. VII.

. S E V E N .

.

III.

Lavi è irrequieto.

Tutti lo possono vedere, dal modo in cui, da un’intera settimana, Lavi si sistema la bandana così tante volte che sono certi di intravedere i segni di un precoce scolorimento del tessuto, arricciola una ciocca di capelli rossi attorno all’indice così spesso che è un miracolo che quella ciocca non si sia ancora staccata dal cuoio capelluto, tira e stuzzica l’elastico della benda sull’occhio con tale regolarità che gli è rimasto impresso un segno evidente lungo la fronte. Per non parlare degli insoliti silenzi in cui sprofonda senza accorgersi di quello che succede intorno a lui – e lì capiscono che si tratta di qualcosa di serio, perché Lavi non perde mai, mai, l’occasione di fare del sarcasmo.

Grazie al cielo, pensa Lavi mentre nota vagamente Allen che lo guarda stranito con la bocca straripante di pollo arrosto e Lenalee che lo osserva sospettosa di sottecchi, non riescono a capire con la stessa facilità cosa esattamente lo stia turbando.

La verità è che Lavi è convinto di stare lentamente impazzendo. Non è bastato che abbia pensato di baciare il suo migliore amico al termine di una gloriosa partita di Quidditch vinta grazie a quest’ultimo, ma dopo tre giorni il suo cervello, a quanto pare, va in tilt e lui lo bacia per davvero. E per quanto a Lavi non sfugga l’estrema coerenza logica in tale successione di eventi, questi non può ignorare invece la profonda contraddizione tra le sue azioni e il suo concetto di ‘migliore amico’.

Non pensa che Allen possa davvero piacergli. Sono cinque anni che lo conosce, e sarebbe quantomeno stupido se lui si fosse accorto solo ora, al tramonto della sua carriera scolastica, di provare qualcosa di più, e peraltro solo in seguito a una partita di Quidditch – non è così cieco. Per non parlare delle numerose ragazze che ha avuto in quei sette anni. Una più bella dell’altra, a suo parere. Non che possa dire di aver avuto una storia seria con qualcuna di loro, ma sempre ragazze erano, con tutti i tipici connotati di una femmina presenti. È anche vero che nessuna è mai riuscita a prendere il posto di Allen – tra una serata con i suoi amici o con una delle sue ragazze, la maggior parte della volte ha scelto la prima opzione senza soffermarsi troppo sulla questione.

Ma rimane il problema che le ragazze gli piacciono. Gli piace parlarci, baciarle, toccarle e… occasionalmente farci ulteriori cose. Quindi, si convince, mentre lancia uno sguardo deciso alle patate lesse che popolano il suo piatto, a lui non piace Allen. È stata l’eccitazione della vittoria a fargli pensare una cosa così innaturale, e l’ebbrezza provocata dal Whisky Incendiario a spingerlo immotivatamente a—

L’impatto della sua fronte contro il legno del tavolo non passa inosservato.

“Allen, puoi gentilmente riferire a Lavi di smettere di tentare di lasciare il segno del suo passaggio sul tavolo dei Grifondoro? Sarebbe carino da parte sua,” dice Lenalee con voce inquietantemente calma, mentre aggredisce con eccessiva violenza la sua fetta di pane con i denti.

“Già, Lavi,” concorda Allen con finta noncuranza, come se ormai si fosse abituato a quella scena, “questa volta hai mancato di poco il piatto.”

“Ha ragione, per una volta,” borbotta Kanda.

“Perché non ci dici una volta per tutte cosa c’è che non va in quella tua stupida testa?” chiede Fou stizzita, grattandosi la guancia e giocherellando con il cibo nel suo piatto. “È una settimana che sei così. E non ci dici il perché.”

Allen gli lancia un’occhiata d’avvertimento, che Lavi comprende subito: non gli fa piacere vedere Fou o Lenalee frustrate a causa della stupidità di un qualcuno che ha un problema ma si rifiuta di confidarsi con i suoi amici. E Lavi può scorgere nei suoi occhi lo stesso dispiacere che ormai sta procurando all’intero gruppo; il dolore di essere lasciati all’oscuro, il timore di non godere di sufficiente fiducia.

Quando Lavi guarda Allen in questi giorni, l’unica cosa che vede scritta chiaramente nei suoi occhi grigi è ‘per favore, dimmi qualcosa’.

Lavi sente una violenta stretta al petto, la bocca dello stomaco gli si chiude di colpo in una morsa dolorosa e le patate nel suo piatto non sembrano più così invitanti.

Per un attimo, per un solo attimo, pensa di scusarsi e di raccontare ad Allen tutto. Della partita, del bacio rubato, dei dubbi, di come in fondo sia colpa sua…

Si ferma un attimo, con il cuore, colto da un’improvvisa furia, che gli batte all’impazzata, lo sguardo fisso sui lineamenti del suo migliore amico. Ad un tratto l’espressione ferita di Allen gli dà fastidio, gli sembra immotivata ed egoistica, e tutto quello che desidera è mollargli un pugno dritto in faccia, perché in fondo è davvero solo colpa sua

E come’è venuta, in un battito di ciglia la rabbia se ne va, lasciando dentro di lui un senso di spossatezza, tanto psicologica quanto fisica.

Lavi sospira. “Mi dispiace. È solo che…” comincia, prima che la sua attenzione venga spietatamente catalizzata dalle labbra di Allen, con gli angoli della bocca tesi verso il basso e il labbro inferiore leggermente arricciato all’infuori in una specie di broncio infantile. In quel momento, Lavi realizza che non sarebbe un’idea malvagia quella di verificare se sono davvero così morbide come gli sono sembrate la prima volta—

Il palmo della mano che si sbatte in faccia bruscamente non fa più male come le prime volte. Immagina che debba essersi formato una sorta di strato di pelle anestetizzato sulla sua faccia, dopo quella settimana. Comincia inoltre a sospettare di soffrire di bipolarità.

“La vuoi smettere?” sibila Allen. “È tutta la settimana che fai così, e comincia a diventare davvero seccante. Giuro che si inizia a scorgere l’impronta delle dita sulla tua fronte, e se tu la smettessi e semplicemente—”

“È perché ti piace la mia faccia?” lo interrompe Lavi quasi involontariamente. Non avrebbe davvero voluto dire una cosa del genere, e quasi spera che Allen non lo abbia sentito, o vada avanti facendo finta che lui non abbia aperto bocca.

Ma ormai il danno è fatto, e l’espressione di Allen è più scettica che confusa. “Cosa?”

Lavi prende un respiro profondo, e fa finta di non notare la testa di Lenalee che scatta sull’attenti. “Vuoi che smetta perché ti piace la mia faccia,” elabora, e si accorge di stare probabilmente suonando come un moccioso che tenta di difendere una sua teoria a cui nessun adulto crede, e che non riesce a comprendere il motivo di questa sua deviazione dal discorso principale.

E allora succede qualcosa di strano, perché Allen si fa più piccolo e il suo tono di voce si indurisce, proprio come fa quando si sente messo all’angolo. Lavi ha il sentore che qualcosa gli sfugga.

“Non ho mai detto questo,” dice Allen, fissandolo negli occhi con una serietà che intimorisce Lavi, ma ormai il rosso non riesce a impedire alle parole di sgorgargli dalla bocca.

“Sì che l’hai detto,” afferma cocciutamente.

“No.”

“Sì. Tre giorni fa.”

Non serve che aggiunga ‘Quando eri ubriaco, perché dopo un attimo tutti sembrano già aver svolto mentalmente il calcolo ed essere arrivati alla conclusione che sta parlando di quella precisa notte.

Allen non smette di guardarlo come se avesse appena sventato un grave tradimento, e sembra di non accorgersi degli sguardi inquisitori che le ragazze gli puntano contro. “Non ricordo di aver detto una cosa del genere. Perché avrei dovuto dirlo, poi.”

Lavi sbuffa, fingendo una beffardaggine che in quel momento non sente propria. “Si dice che il Whisky Incendiario sia il Veritaserum dei poveri.”

E mentre la sua stessa frase gli si ritorce contro, muta e accusatoria, e lo fa  sentire per la prima volta davvero consapevole di quello che ha fatto tre giorni prima, il silenzio scende sul loro angolo di tavolo. Lavi non può fare a meno di accoglierlo con sollievo, perché probabilmente il nodo che ha in gola gli avrebbe impedito di proferire parola. Allen lo fissa in cagnesco, e Lenalee e Fou continuano a spostare lo sguardo dall’uno all’altro con l’aria di chi è convinto di essersi perso una parte fondamentale dell’intreccio della vicenda.

“Volete piantarla entrambi?” ringhia Kanda come dal nulla, riscuotendo tutti dal loro universo personale. Gli altri si girano verso di lui, stupiti, ma lui si limita a prendere un’ulteriore boccone del suo cibo.

Lavi fa schioccare la lingua, profondamente irritato – non sa se a causa di Allen e di se stesso. “Bene.” Getta la forchetta sul piatto e si alza di scatto, evitando con accuratezza di incrociare lo sguardo ferito di Allen che, è sicuro, lo farebbe tornare sui suoi passi – e ora non può permettersi un tale intaccamento nel già pericolante pilastro del suo orgoglio.

“Forse sono i M.A.G.O.,” sente Fou sussurrare dietro di sé ad Allen, in un magro tentativo di consolazione, ma quando Allen le risponde, Lavi è già fuori dalle porte della Sala Grande.

Non c’è un posto in cui Lavi si senta più al sicuro che nell’immensa biblioteca della scuola. Il silenzio, i libri e l’odore di pergamene vecchie contribuiscono sempre ad alleviare le sue preoccupazioni e a stendere i suoi nervi.

Questa volta, però, neanche la calma che regna nella biblioteca sono sufficienti a sedare il turbinio incessante di pensieri che minacciano di spedirlo in Infermeria con un’emicrania lancinante.

Dopo aver scelto un volume da uno scaffale vicino al Reparto Proibito, si lascia cadere pesantemente su una sedia e comincia a leggiucchiare paragrafi a caso.

Quello di cui Lavi è certo è che non può continuare così: non sta rovinando le giornate solo a se stesso, ma anche ai suoi amici. Il viso frustrato di Fou e quello innaturalmente gelido di Lenalee continuano a comparire sulle pagine del libro che ha davanti, stampate sopra parole inchiostrate che non riesce a leggere. Persino Kanda sembra un po’ turbato dall’atmosfera nel gruppo.

E, con spudorata regolarità fin da tre giorni prima, non manca di delinearsi nella sua mente, con nitida e sconvolgente chiarezza, l’immagine di Allen sdraiato sul letto, addormentato e con le guance arrossate. E affiancata a quella, l’esatta riproduzione di quel suo sorriso a fine partita che, come purtroppo ricorda bene, gli aveva fatto saltare il cuore nel petto, e non accenna a dissiparsi anche per un solo secondo.

Continua a ripetersi le stesse cose che ha pensato nella Sala Grande – di come a lui piacciano le ragazze, di come sia stata l’eccitazione del momento, l’eccitazione! –, ma nel silenzio impietoso della biblioteca ha la spiacevole sensazione di starsi ingannando da solo.

Lavi non sa davvero cosa fare, e non riuscendo a parlarne con nessuno o a trovare una soluzione da solo, si affida all’unica cosa che lo possa rincuorare in quel momento.

L’Aritmanzia è una disciplina curiosa, affascinante, e Lavi sa che è una materia su cui non dovrebbe fare completo affidamento. Eppure lo rassicura cercare risposte in quel modo.

Ricorda perfettamente il paragrafo del suo libro in cui si spiega come molte persone vogliono assicurarsi di aver incontrato la propria anima gemella calcolando la loro possibile sintonia tramite l’Aritmanzia: le cose i cui nomi danno un numero corrispondente al proprio ‘numero del carattere’ dovrebbero trovarsi più in sintonia naturale tra di loro.

Ha già fatto gli opportuni calcoli su se stesso, e ricorda bene che il suo ‘numero del carattere’ risulta essere sette. Con l’apporto degli elementi legati agli altri due numeri fondamentali, quello del cuore e quello sociale – nel suo caso un cinque e un due – era venuta fuori una descrizione di se stesso stupefacentemente veritiera.

Mentre continua a sfogliare distrattamente le pagine ingiallite del libro, mentalmente calcola il ‘numero del carattere’ di Allen, e prega silenziosamente che questo non sia un sette.

Il risultato è alla fine un sei, il numero perfetto. Più precisamente, un sei, e due tre.

La prima cosa che pensa è che sia terribilmente vicino al suo numero. Solo una cifra, solo una ‘A’ in più nel suo nome, e le sicurezze di Lavi sarebbero crollate.

Questo significa che Allen, in base all’interpretazione dei numeri data dal suo libro, dovrebbe essere una persona leale e affidabile, che si adatta facilmente, ma possibilmente incline al pettegolezzo e all’autocompiacimento. Una persona integra, talentuosa, energica, con uno spiccato senso dell’umorismo e una certa facilità nello sviluppo dei rapporti interpersonali. Fortunata, tollerante, con possibilità di grande successo, occasionalmente dispersiva… eccetera, eccetera, eccetera.

Fa finta di non avvertire la punta di delusione che gli stringe in cuore e ignora la sensazione che la descrizione di Allen non sia completa, precisa, e che qualcosa sia fuori posto nel quadro di perfezione generale. Sorride tra sé e sé, invece, pensando che lui e Allen non abbiano la sintonia necessaria per essere qualcosa di più, e ignorando cautamente le parole del suo professore e del libro stesso che più volte ripetono che molti più elementi occorrono per stabilire un’impossibilità del genere. Per ora, Lavi la ritiene una prova sufficiente.

Per un solo numero, Lavi decreta che lui e Allen non saranno mai niente di più che buoni amici.

Okay, finisce qui,’ pensa Lavi, chiudendo il libro con un tonfo e sentendo i muscoli delle proprie spalle rilassarsi lentamente. ‘Tornerò dagli altri e spiegherò che ero preoccupato per i M.A.G.O. Allen non saprà nulla. Da oggi ritornerà tutto alla normalità. Io e Allen siamo amici, e io sono stato soltanto uno stupido.

Si alza dalla sua sedia, con il cuore più leggero al pensiero che Allen accetterà bonario le sue scuse e tornerà a sorridergli come sempre.

E la faccenda si conclude lì.

   
 
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