EEEE quanto è stata dura sta terza parte, lol,
l’introspezione è una brutta bestia! Odio questo capitolo con tutto il mio
cuore, ma grazie al cielo sarà l’unico così pseudo-serioso
çWç ! La cosa positiva? Che il prossimo capitolo è
pressoché finito. Comunque ho realizzato solo dopo aver postato il secondo
capitolo che qualcuno che non ha letto i libri poteva non aver capito qualcosa.
In pratica la statua della Strega Orba è uno dei passaggi che conducono ad Hogsmeade, dove appunto ci sono Mielandia,
la Testa di Porco e i Tre Manici di Scopa (dove teoricamente hanno preso la
roba da bere). Inoltre, come si dirà implicitamente in questo capitolo, Lavi è
del settimo anno come Kanda, mentre Allen e Lenalee (e Fou) sono del quinto.
Questo è il capitolo che parla di Aritmanzia. Quindi
se non ricordate quello che vi dissi, andate a rileggervi l’intro
del primo capitolo xD E la tabella per calcolare i
numeri del carattere, cuore, e sociale la potete trovare dovunque, anche su wikipedia (se volete dilettarvi nello scoprire qual è il
VOSTRO numero del carattere :D In base a quello potete teoricamente avere una
descrizione della vostra natura poiché ogni numero ha un significato proprio).
Ah, i MAGO sono gli esami del settimo anno.
Disclaimer: non mio blahblahblah.
I. II. III.
IV. V. VI. VII.
. S E V E N
.
.
III.
Lavi è
irrequieto.
Tutti lo
possono vedere, dal modo in cui, da un’intera settimana, Lavi si sistema la
bandana così tante volte che sono certi di intravedere i segni di un precoce
scolorimento del tessuto, arricciola una ciocca di capelli rossi attorno
all’indice così spesso che è un miracolo che quella ciocca non si sia ancora
staccata dal cuoio capelluto, tira e stuzzica l’elastico della benda
sull’occhio con tale regolarità che gli è rimasto impresso un segno evidente
lungo la fronte. Per non parlare degli insoliti silenzi in cui sprofonda senza
accorgersi di quello che succede intorno a lui – e lì capiscono che si tratta
di qualcosa di serio, perché Lavi non perde mai, mai, l’occasione di fare del sarcasmo.
Grazie al
cielo, pensa Lavi mentre nota vagamente Allen che lo guarda stranito con la
bocca straripante di pollo arrosto e Lenalee che lo
osserva sospettosa di sottecchi, non riescono a capire con la stessa facilità cosa esattamente lo stia turbando.
La verità è
che Lavi è convinto di stare lentamente impazzendo. Non è bastato che abbia
pensato di baciare il suo migliore amico al termine di una gloriosa partita di Quidditch vinta grazie a quest’ultimo, ma dopo tre giorni
il suo cervello, a quanto pare, va in tilt e lui lo bacia per davvero. E per quanto a Lavi non sfugga
l’estrema coerenza logica in tale successione di eventi, questi non può
ignorare invece la profonda contraddizione tra le sue azioni e il suo concetto
di ‘migliore amico’.
Non pensa
che Allen possa davvero piacergli. Sono cinque anni che lo conosce, e sarebbe
quantomeno stupido se lui si fosse
accorto solo ora, al tramonto della
sua carriera scolastica, di provare qualcosa di più, e peraltro solo in seguito
a una partita di Quidditch – non è così cieco. Per non parlare delle numerose
ragazze che ha avuto in quei sette anni. Una più bella dell’altra, a suo
parere. Non che possa dire di aver avuto una storia seria con qualcuna di loro,
ma sempre ragazze erano, con tutti i tipici connotati di una femmina presenti.
È anche vero che nessuna è mai riuscita a prendere il posto di Allen – tra una
serata con i suoi amici o con una delle sue ragazze, la maggior parte della
volte ha scelto la prima opzione senza soffermarsi troppo sulla questione.
Ma rimane il
problema che le ragazze gli piacciono. Gli piace parlarci, baciarle, toccarle e… occasionalmente farci ulteriori cose. Quindi, si
convince, mentre lancia uno sguardo deciso alle patate lesse che popolano il
suo piatto, a lui non piace Allen. È stata l’eccitazione della vittoria a
fargli pensare una cosa così innaturale, e l’ebbrezza provocata dal Whisky
Incendiario a spingerlo immotivatamente a—
L’impatto
della sua fronte contro il legno del tavolo non passa inosservato.
“Allen, puoi
gentilmente riferire a Lavi di smettere di tentare di lasciare il segno del suo
passaggio sul tavolo dei Grifondoro? Sarebbe carino
da parte sua,” dice Lenalee con voce inquietantemente
calma, mentre aggredisce con eccessiva violenza la sua fetta di pane con i
denti.
“Già, Lavi,”
concorda Allen con finta noncuranza, come se ormai si fosse abituato a quella
scena, “questa volta hai mancato di poco il piatto.”
“Ha ragione,
per una volta,” borbotta Kanda.
“Perché non
ci dici una volta per tutte cosa c’è che non va in quella tua stupida testa?”
chiede Fou stizzita, grattandosi la guancia e
giocherellando con il cibo nel suo piatto. “È una settimana che sei così. E non
ci dici il perché.”
Allen gli
lancia un’occhiata d’avvertimento, che Lavi comprende subito: non gli fa piacere
vedere Fou o Lenalee
frustrate a causa della stupidità di un qualcuno
che ha un problema ma si rifiuta di confidarsi con i suoi amici. E Lavi può
scorgere nei suoi occhi lo stesso
dispiacere che ormai sta procurando all’intero gruppo; il dolore di essere
lasciati all’oscuro, il timore di non godere di sufficiente fiducia.
Quando Lavi
guarda Allen in questi giorni, l’unica cosa che vede scritta chiaramente nei
suoi occhi grigi è ‘per favore, dimmi
qualcosa’.
Lavi sente
una violenta stretta al petto, la bocca dello stomaco gli si chiude di colpo in
una morsa dolorosa e le patate nel suo piatto non sembrano più così invitanti.
Per un
attimo, per un solo attimo, pensa di
scusarsi e di raccontare ad Allen tutto.
Della partita, del bacio rubato, dei dubbi, di come in fondo sia colpa sua…
Si ferma un
attimo, con il cuore, colto da un’improvvisa furia, che gli batte
all’impazzata, lo sguardo fisso sui lineamenti del suo migliore amico. Ad un
tratto l’espressione ferita di Allen gli dà fastidio, gli sembra immotivata ed
egoistica, e tutto quello che desidera è mollargli un pugno dritto in faccia,
perché in fondo è davvero solo colpa sua—
E come’è
venuta, in un battito di ciglia la rabbia se ne va, lasciando dentro di lui un
senso di spossatezza, tanto psicologica quanto fisica.
Lavi
sospira. “Mi dispiace. È solo che…” comincia, prima
che la sua attenzione venga spietatamente catalizzata dalle labbra di Allen,
con gli angoli della bocca tesi verso il basso e il labbro inferiore
leggermente arricciato all’infuori in una specie di broncio infantile. In quel
momento, Lavi realizza che non sarebbe un’idea malvagia quella di verificare se
sono davvero così morbide come gli
sono sembrate la prima volta—
Il palmo
della mano che si sbatte in faccia bruscamente non fa più male come le prime
volte. Immagina che debba essersi formato una sorta di strato di pelle
anestetizzato sulla sua faccia, dopo quella settimana. Comincia inoltre a
sospettare di soffrire di bipolarità.
“La vuoi
smettere?” sibila Allen. “È tutta la settimana che fai così, e comincia a
diventare davvero seccante. Giuro che si inizia a scorgere l’impronta delle
dita sulla tua fronte, e se tu la smettessi e semplicemente—”
“È perché ti
piace la mia faccia?” lo interrompe Lavi quasi involontariamente. Non avrebbe
davvero voluto dire una cosa del genere, e quasi spera che Allen non lo abbia
sentito, o vada avanti facendo finta che lui non abbia aperto bocca.
Ma ormai il
danno è fatto, e l’espressione di Allen è più scettica che confusa. “Cosa?”
Lavi prende
un respiro profondo, e fa finta di non notare la testa di Lenalee
che scatta sull’attenti. “Vuoi che smetta perché ti piace la mia faccia,”
elabora, e si accorge di stare probabilmente suonando come un moccioso che
tenta di difendere una sua teoria a cui nessun adulto crede, e che non riesce a
comprendere il motivo di questa sua deviazione dal discorso principale.
E allora
succede qualcosa di strano, perché Allen si fa più piccolo e il suo tono di
voce si indurisce, proprio come fa quando si sente messo all’angolo. Lavi ha il
sentore che qualcosa gli sfugga.
“Non ho mai
detto questo,” dice Allen, fissandolo negli occhi con una serietà che
intimorisce Lavi, ma ormai il rosso non riesce a impedire alle parole di
sgorgargli dalla bocca.
“Sì che
l’hai detto,” afferma cocciutamente.
“No.”
“Sì. Tre
giorni fa.”
Non serve
che aggiunga ‘Quando eri ubriaco’, perché
dopo un attimo tutti sembrano già aver svolto mentalmente il calcolo ed essere
arrivati alla conclusione che sta parlando di quella precisa notte.
Allen non
smette di guardarlo come se avesse appena sventato un grave tradimento, e
sembra di non accorgersi degli sguardi inquisitori che le ragazze gli puntano
contro. “Non ricordo di aver detto una cosa del genere. Perché avrei dovuto
dirlo, poi.”
Lavi sbuffa,
fingendo una beffardaggine che in quel momento non
sente propria. “Si dice che il Whisky Incendiario sia il Veritaserum
dei poveri.”
E mentre la
sua stessa frase gli si ritorce contro, muta e accusatoria, e lo fa sentire per la prima volta davvero consapevole di quello che ha fatto tre
giorni prima, il silenzio scende sul loro angolo di tavolo. Lavi non può fare a
meno di accoglierlo con sollievo, perché probabilmente il nodo che ha in gola
gli avrebbe impedito di proferire parola. Allen lo fissa in cagnesco, e Lenalee e Fou continuano a
spostare lo sguardo dall’uno all’altro con l’aria di chi è convinto di essersi
perso una parte fondamentale dell’intreccio della vicenda.
“Volete
piantarla entrambi?” ringhia Kanda come dal nulla,
riscuotendo tutti dal loro universo personale. Gli altri si girano verso di
lui, stupiti, ma lui si limita a prendere un’ulteriore boccone del suo cibo.
Lavi fa
schioccare la lingua, profondamente irritato – non sa se a causa di Allen e di
se stesso. “Bene.” Getta la forchetta sul piatto e si alza di scatto, evitando
con accuratezza di incrociare lo sguardo ferito di Allen che, è sicuro, lo
farebbe tornare sui suoi passi – e ora non può permettersi un tale intaccamento
nel già pericolante pilastro del suo orgoglio.
“Forse sono
i M.A.G.O.,” sente Fou
sussurrare dietro di sé ad Allen, in un magro tentativo di consolazione, ma
quando Allen le risponde, Lavi è già fuori dalle porte della Sala Grande.
Non c’è un
posto in cui Lavi si senta più al sicuro che nell’immensa biblioteca della
scuola. Il silenzio, i libri e l’odore di pergamene vecchie contribuiscono
sempre ad alleviare le sue preoccupazioni e a stendere i suoi nervi.
Questa
volta, però, neanche la calma che regna nella biblioteca sono sufficienti a
sedare il turbinio incessante di pensieri che minacciano di spedirlo in
Infermeria con un’emicrania lancinante.
Dopo aver
scelto un volume da uno scaffale vicino al Reparto Proibito, si lascia cadere
pesantemente su una sedia e comincia a leggiucchiare paragrafi a caso.
Quello di
cui Lavi è certo è che non può continuare così: non sta rovinando le giornate
solo a se stesso, ma anche ai suoi amici. Il viso frustrato di Fou e quello innaturalmente gelido di Lenalee
continuano a comparire sulle pagine del libro che ha davanti, stampate sopra
parole inchiostrate che non riesce a leggere. Persino Kanda
sembra un po’ turbato dall’atmosfera nel gruppo.
E, con
spudorata regolarità fin da tre giorni prima, non manca di delinearsi nella sua
mente, con nitida e sconvolgente chiarezza, l’immagine di Allen sdraiato sul
letto, addormentato e con le guance arrossate. E affiancata a quella, l’esatta
riproduzione di quel suo sorriso a fine partita che, come purtroppo ricorda bene,
gli aveva fatto saltare il cuore nel petto, e non accenna a dissiparsi anche
per un solo secondo.
Continua a
ripetersi le stesse cose che ha pensato nella Sala Grande – di come a lui
piacciano le ragazze, di come sia stata l’eccitazione del momento, l’eccitazione! –, ma nel silenzio
impietoso della biblioteca ha la spiacevole sensazione di starsi ingannando da
solo.
Lavi non sa
davvero cosa fare, e non riuscendo a parlarne con nessuno o a trovare una
soluzione da solo, si affida all’unica cosa che lo possa rincuorare in quel
momento.
L’Aritmanzia è una disciplina curiosa, affascinante, e Lavi
sa che è una materia su cui non dovrebbe fare completo affidamento. Eppure lo
rassicura cercare risposte in quel modo.
Ricorda
perfettamente il paragrafo del suo libro in cui si spiega come molte persone
vogliono assicurarsi di aver incontrato la propria anima gemella calcolando la
loro possibile sintonia tramite l’Aritmanzia: le cose
i cui nomi danno un numero corrispondente al proprio ‘numero del carattere’
dovrebbero trovarsi più in sintonia naturale tra di loro.
Ha già fatto
gli opportuni calcoli su se stesso, e ricorda bene che il suo ‘numero del
carattere’ risulta essere sette. Con l’apporto degli elementi legati agli altri
due numeri fondamentali, quello del cuore e quello sociale – nel suo caso un
cinque e un due – era venuta fuori una descrizione di se stesso stupefacentemente veritiera.
Mentre
continua a sfogliare distrattamente le pagine ingiallite del libro, mentalmente
calcola il ‘numero del carattere’ di Allen, e prega silenziosamente che questo
non sia un sette.
Il risultato
è alla fine un sei, il numero perfetto. Più precisamente, un sei, e due tre.
La prima
cosa che pensa è che sia terribilmente vicino al suo numero. Solo una cifra,
solo una ‘A’ in più nel suo nome, e le sicurezze di Lavi sarebbero crollate.
Questo
significa che Allen, in base all’interpretazione dei numeri data dal suo libro,
dovrebbe essere una persona leale e affidabile, che si adatta facilmente, ma
possibilmente incline al pettegolezzo e all’autocompiacimento. Una persona
integra, talentuosa, energica, con uno spiccato senso dell’umorismo e una certa
facilità nello sviluppo dei rapporti interpersonali. Fortunata, tollerante, con
possibilità di grande successo, occasionalmente dispersiva…
eccetera, eccetera, eccetera.
Fa finta di
non avvertire la punta di delusione che gli stringe in cuore e ignora la
sensazione che la descrizione di Allen non sia completa, precisa, e che qualcosa
sia fuori posto nel quadro di perfezione generale. Sorride tra sé e sé, invece,
pensando che lui e Allen non abbiano la sintonia necessaria per essere qualcosa
di più, e ignorando cautamente le
parole del suo professore e del libro stesso che più volte ripetono che molti
più elementi occorrono per stabilire un’impossibilità del genere. Per ora, Lavi
la ritiene una prova sufficiente.
Per un solo
numero, Lavi decreta che lui e Allen non saranno mai niente di più che buoni
amici.
‘Okay, finisce qui,’ pensa Lavi,
chiudendo il libro con un tonfo e sentendo i muscoli delle proprie spalle
rilassarsi lentamente. ‘Tornerò dagli
altri e spiegherò che ero preoccupato per i M.A.G.O.
Allen non saprà nulla. Da oggi ritornerà tutto alla normalità. Io e Allen siamo
amici, e io sono stato soltanto uno stupido.’
Si alza
dalla sua sedia, con il cuore più leggero al pensiero che Allen accetterà
bonario le sue scuse e tornerà a sorridergli come sempre.
E la
faccenda si conclude lì.