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Autore: alucard90    09/09/2011    1 recensioni
Questo è il prologo di una storia che scrivo da diversi mesi, anzi, quasi un anno. I capitoli per ora disponibili sono 6 e li pubblicherò appena posso. Iniziamo con il Prologo, e vediamo se piace^^
La storia parla di un ragazzo di campagna, che scopre che la sua famiglia ha origini affondate nella notte dei tempi, e la nonna, madre di suo padre, è una maga leggendaria. Inoltre scopre di avere dei poteri magici che vanno oltre ogni immaginazione, e che purtroppo per lui, lo obbligheranno a fare delle scelte dettate dalla sua figura di Guardiano dell'Equilibrio.
Spero che sia di vostro gradimento^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo IV

Guardiani e Tutori

 

<< Guardiani? Tutori? Nonna ma di che stai parlando?>> chiese il ragazzo confuso.<< Sto parlando dei tuoi recenti attacchi, di come si è comportato l’albero al tuo tocco e di come ha reagito poco fa... Parlo del tuo destino Amos. Tu sei il Guardiano…>> <> chiese il ragazzo, confuso. Allora la nonna si sedette su una roccia ai piedi dell’albero e prese a parlare: << Devi sapere che centocinquanta anni orsono, in un luogo sperduto ora noto come la Piana del Sigillo, una potente maga e un antico demone si scontrarono dando vita ad un duello senza esclusione di colpi…>>.
<< Perché adesso mi stai raccontando questa storia? La conosco già, grazie.>> disse il ragazzo interrompendo la nonna.
<< Come? La conosci già?! E chi te ne ha parlato? >> chiese la nonna, incuriosita.<< Nessuno. L’ho letta in uno dei libri di papà. Mi pare si chiamasse “Origini e Formazione dei Luoghi Magici delle Terre di Isil”, credo.>> disse il ragazzo.<< Esattamente cosa sai di questa storia? >> chiese la nonna.
<< Non molto, a dire la verità.>> disse il ragazzo. << Il libro non era proprio dettagliato. So soltanto che circa duecento anni fa la Piana non esisteva e che fu originato dallo scontro della maga Angela Pendragon con un demone molto potente chiamato Morion. Non si sa molto sulla battaglia, ma si sa che la maga utilizzò il sigillo più potente mai creato per rinchiudere il demone in una gigantesca ameth. L’esplosione di energia che derivò dalla chiusura del sigillo creò un’enorme cupola che rese il terreno sterile per circa 20 miglia, creando quella zona ormai nota con il nome di Piana del Sigillo. Inoltre sul bordo della piana cresce una pianta medicinale molto potente che non cresce da nessun’altra parte nel mondo e viene chiamata Fiore di Ameth, poiché il colore dei petali è identico alla pietra in cui è stato rinchiuso Morion. Inoltre, vicino alla pietra, è nato dal nulla un albero che si stima abbia 150 anni quindi probabilmente ha assistito alla furiosa battaglia. L’albero viene chiamato Albero di Ameth, perché i suoi frutti sono delle bacche simili in forma e colore alla pietra.>> concluse il ragazzo, con un sorriso trionfante per aver dimostrato quanto fosse ampia la sua conoscenza.<< C’è una cosa che non sai…>> disse la nonna, frantumando l’orgoglio del ragazzo in un solo istante.
<< E cosa sarebbe?>> chiese il ragazzo, con un tono che dimostrava che il suo momentaneo orgoglio era andato in pezzi.
<< Nessuno, oltre a te, dovrà venire a conoscenza di questa informazione. È estremamente riservata. Io conosco l’identità della maga.>> disse la nonna con un tono triste, come se ricordasse tempi oscuri.A quelle parole, Amos sbarrò gli occhi: nessuno era a conoscenza di tale informazione, nemmeno i maghi più antichi e più saggi, visto che quella battaglia fu talmente violenta che anche se ci fossero stati dei testimoni, la furia del cerchio incantato usato dalla maga li uccise, portando alla stessa fine anche la maga. Come può mia nonna conoscere il nome della famosa maga che distrusse Morion? si chiese il ragazzo e rivolse la stessa domanda alla nonna.
<< Perché… vedi nipotino caro… sono io quella maga… il mio nome è Maria Angela Pendragon. Sono io quella che ha sconfitto Morion, il Grande Demone.>> disse la nonna con una faccia che, nonostante il suo nome corrispondesse a prodezze leggendarie, non dimostrava fierezza, bensì tristezza e dolore.Amos, che dapprima era rimasto sbigottito dalla notizia, scoppiò a ridere.
<< Perché ora ti sei messo a ridere? >> chiese la nonna, tra l’imbarazzo e lo stupore.
<< Come puoi pretendere che io creda ad una cosa tanto poco credibile. In una sola giornata mi hai rivelato che sei una maga, che io sono dotato di poteri magici, che vicino a casa c’è un Yggdrasil, l’albero magico più potente della creazione, che ho un potenziale magico più grande del nostro re, e che sono anche il nipote della maga che sconfisse il Grande Demone e che guarda caso quella maga sei tu… e io dovrei crederti? E come potrei, è tutto così incredibile, così assurdo!>> disse il ragazzo e scoppiò in una chiassosa risata nervosa.La nonna si sentì profondamente offesa dalle parole del ragazzo, ma non lo diede a vedere e girò le spalle per evitare che il nipote potesse vedere le lacrime che di li a poco sarebbero sgorgate dai suoi occhi.
<< Fai come ti pare, puoi credermi o meno. Fatto sta che queste cose sono tutte reali e prima o poi dovrai prendere coscienza di questo, in un modo o nell’altro.>> disse la nonna, e si diresse verso casa.
<< Comunque ti consiglio di fare ritorno a casa il prima possibile, visto che si sta facendo notte e dentro il bosco il buio cala prima. E non so se ti conviene restare fuori al buio.>> disse la nonna, uscendo dalla radura, ma il ragazzo non la sentì perché si stava ancora riprendendo dalle risate.
<< Nonna scusa, ma come pretendi che io possa credere a una cosa del genere?>> chiese il ragazzo, asciugandosi le lacrime che gli erano sgorgate per il troppo ridere. Ma non ricevette risposta.
<< Nonna!>> chiamò il ragazzo. << Dove sei? Nonna dai vieni fuori.>> disse, ma non ricevette risposta.Allora si mise a chiamarla a gran voce. Ma non ricevette nessuna risposta. Capì allora di essere rimasto solo, e intanto il buio era calato. La paura iniziò ad insinuarsi nel suo cuore e a farsi spazio nella sua mente, come un verme che si insinua in un frutto maturo, ed inizia a consumarlo dall’interno. In quel momento, i sensi di Amos si potenziarono, e coglieva ogni minimo rumore, dandogli forse più attenzione di quella che in genere gli dava. Allora, il rumore di una foglia che cade da un albero divenne il rumore di un macigno che cade in mare, il suono di un ramo che si spezza divenne simile ad un esplosione, e la paura cominciò ad impadronirsi del cuore del ragazzo.Il rumore di un ramo che si spezzava vicino a lui lo fece sobbalzare, e girandosi di scatto vide una figura alta e grossa che gli dava le spalle, e che in quella penombra poteva benissimo essere sua nonna.

<< Nonna? >> chiese il ragazzo, ma in risposta ricevette uno sbuffo che nell’aria fredda della notte si condensò ed usci dalla bocca della figura come una piccola nuvola di fumo. La luna, ormai alta nel cielo, si trovava in una fase che si approssimava alla pienezza, quando la sua luce venne offuscata da una nuvola. La grande figura davanti al ragazzo si girò verso di lui, mostrando due grandi occhi gialli, dal carattere animalesco. Un brivido di freddo percorse la schiena di Amos, e un vago senso di morte cominciò a sostituirsi alla paura. Un secondo sbuffo di fumo uscì dalla bocca della gigantesca figura, stavolta talmente caldo che come uscì si condensò in piccole goccioline che caddero al suolo come una piccola pioggia.
La nuvola passò da sopra la luna, e la sua luce tornò ad illuminare qualsiasi cosa, anche quello che il ragazzo non avrebbe mai voluto vedere: la grande figura, colpita dalla luna, mostro tutto il suo terribile splendore. Era molto simile ad un essere umano, se non fosse stato per i suoi occhi gialli come e la sua faccia, che sembrava essere coperta di cicatrici che risplendevano come minuscoli specchi quando colpiti dalla luce della luna. Inoltre aveva delle gambe simili a quelle umane, se non fosse per il fatto che aveva le ginocchia nella parte posteriore della gamba, come i gatti. E le braccia, lunghe fino a terra, avevano mani dotate di dita lunghissime simili ad artigli, i quali riflettevano la luce della luna come l’acciaio.
E poi l’odore che il suo corpo e il suo respiro emanavano, ricordavano al ragazzo quello dei cadaveri. Un vago sentore di morte invase la radura, e il ragazzo ebbe davvero paura. Quella cosa l’avrebbe sicuramente ucciso, e, poteva scommetterci, non avrebbe lasciato avanzi del pasto. La creatura fece un passo avanti, e la paura si impadronì completamente del ragazzo che senza pensarci due volte si girò di scatto e si mise a correre. Ma la creatura era troppo veloce per lui, e lui non sapeva dove andare: non voleva inoltrarsi nel bosco per paura di trovare altri mostri, ma non aveva altro posto dove andare perché ormai aveva percorso tutta la radura. Non posso continuare a correre in eterno, pensò il ragazzo. Se devo morire stanotte lo farò combattendo fino all’ultimo, si disse, e senza pensarci due volte, si arrampicò sull’albero, dal quale poteva vedere bene i movimenti della creatura. Questo bastardo è un predatore che si diverte a giocare con la sua preda, prima di farla a brandelli con i suoi artigli, pensò Amos analizzando i movimenti della creatura e il suo comportamento, mentre quella girava intorno all’albero aspettando il momento giusto per attaccare o semplicemente che il ragazzo cadesse dal suo nascondiglio. Ma se è così si aspetterà una brutta sorpresa, si disse e cercò sull’albero un ramo che potesse fare al caso suo. Lo trovò poco più in la di dove lui era seduto, un lungo bastone con la punta curvata verso l’interno, come un gancio. Bello! Ma come faccio a staccarlo? Come per esaudire un suo desiderio, la base del ramo si seccò fino a staccarsi completamente, cadendo in grembo al ragazzo. Grazie! Pensò il ragazzo, ringraziando l’albero.
Con la sua nuova arma, il ragazzo si fece coraggio e aspettò il momento giusto per attaccare la creatura immonda che stava gironzolando intorno all’albero. Quel momento arrivò quando un ramo si stacco dall’albero su cui il ragazzo era seduto: il mostro si girò di scatto, come solo una bestia demoniaca può fare, e si diresse verso il punto da cui il rumore proveniva. ORA! Pensò il ragazzo e saltando giù dal suo nascondiglio, colpi il suo nemico con la parte uncinata del suo bastone, facendogli sbattere la testa contro un macigno ai piedi dell’albero. La creatura si riprese subito dal colpo e alzandosi mostrò un viso schiacciato e violaceo a causa del forte colpo. Ora la creatura non era più affamata, ma cercava solo vendetta; vendetta contro la preda che aveva osato attaccarlo. Il sangue colava dalla sua fronte sull’occhio destro,un sangue nero che sapeva di cadavere. Il ragazzo fissava quel mostro con uno sguardo terrorizzato ma che dimostrava di non aver nessuna voglia di morire.
L’attacco che seguì agli sguardi arrivò dal mostro, che si scagliò contro il ragazzo con un urlo così stridulo che fece ghiacciare il sangue nelle vene del ragazzo. Il braccio del demone si alzò e si abbatté sul ragazzo con forza sovrumana, tanto da scagliarlo a terra lontano dall’albero; ma il ragazzo, reggendosi sul bastone, si risollevò e schivando il nuovo attacco del mostro, colpì quest’ultimo utilizzando il bastone come una clava e tutta la forza che aveva in corpo, mandandolo a sbattere contro il tronco dell’albero al centro della radura. Ma il mostro si riprese, e con uno scatto di reni si alzò e si scagliò nuovamente contro il ragazzo, ma questo era pronto e lanciandosi contro il suo avversario anche lui. Quando furono vicini l’uno all’altro, Amos prese il mostro al collo con il suo bastone uncinato e tirando indietro lo mandò nuovamente a sbattere contro l’albero. Il mostro scosse la testa, stordito dal colpo, e si scagliò nuovamente contro il ragazzo, nell’ennesimo tentativo di uccidere il suo avversario. Ma la sua vittima fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. Nell’attacco precedente, dopo aver mandato a sbattere il mostro contro l’albero, il ragazzo era inciampato sui suoi stessi piedi ed era rimasto per terra, quindi il demone cercò di finirlo infilzandolo con i suoi artigli d’acciao. Ma il suo braccio non sfiorò mai il ragazzo: questi si era girato durante l’attacco, e mentre stava per essere colpito gridò <> ed una barriera di energia verde apparve attorno al ragazzo mandando in frantumi il braccio del mostro, che, urlando di dolore, si strinse il moncherino. Il ragazzo, in quell’attimo di confusione si risollevò da terra, e stupito, fissò la barriera che lo circondava. In un ultimo, disperato, impeto d’ira, il mostro corse contro il ragazzo per strappargli la vita dal viso ma il ragazzo gridando ancora fece espandere la barriera, che assumendo il colore delle fiamme, colpì il demone, ricoprendolo di piccole fiammelle nere che lo fecero gridare di dolore.
Allora il mostro, che prima di quel momento non aveva mai dato segno di tale capacità disse: << Non posso ucciderti, Mago. Ma questo non mi impedisce di maledirti.>>. La sua voce roca e cavernosa erano spaventose, ma più spaventoso fu quello che fece in seguito. Infilando un’artiglio all’interno dell’orbita dell’occhio destro, si cacciò fuori l’occhio con un urlo di dolore, e questo lo tirò contro il ragazzo.

L’occhio colpì la barriera, la mandò in frantumi e centrò l’occhio destro del ragazzo che gridò per il dolore.

<< Questa è la mia maledizione, ragazzo.>> disse il demone.<< Sha-Rion è il suo nome. Perché questa è ciò che caratterizza l’animo dei Demoni Cacciatori!>> disse il demone, e corse via, in fiamme, ma ridendo.Il ragazzo allora scoppiò in lacrime, e corse via anche lui, verso casa.

 

La nonna, dopo aver lasciato la radura, si diresse nuovamente in camera sua, passando dal solito corridoio segreto.Una volta uscita da dentro la botola, richiuse il coperchio, lo coprì con il tappeto colorato e andò verso il suo armadio per cambiarsi i vestiti. Si tolse quelli da cerimonia, sui quali recitò un incantesimo ed essi tornarono puliti e splendenti come la prima volta, li piegò e li rimise nella scatola in fondo all’armadio dove li teneva nascosti. Cercò dei vestiti comuni, che si addicevano meglio al suo stato di anziana del villaggio, e scelse una lunga veste blu notte, che li arrivava alla caviglia e lasciava liberi i piedi. Poi prese delle scarpe dal fondo dell’armadio e le indossò, pronta per rimettersi a lavorare sulla sua opera con i ferri. I suoi capolavori erano noti in tutta la regione per la bellezza e la raffinatezza dei ricami e l’utilizzo di colori sempre vivi che non sbiadivano nel tempo; la nonna infatti era famosa per la sua dote nel ricamo e nel rammendare tutto quello che gli veniva chiesto, rendendolo bellissimi anche i più semplici centrini da tavola. Talvolta era stata anche lei a corte, per rammendare delle tende o per creare semplici indumenti come scialli e foular, che di rado venivano impiegati per paura di rovinare tali opere d’arte. In quel momento aveva appena iniziato un suo nuovo lavoro, che ancora non aveva preso una forma definita, di cui era a conoscenza solo la tessitrice.
Mentre stava lavorando alla sua nuova opera, la nonna percepì qualcosa, un insolito picco di magia era presenta nell’aria, molto più elevato di quelli che avvenivano normalmente in natura. Il suono sordo di una lontana esplosione catturò la sua attenzione, e, in quel momento, affacciandosi al balcone della sua camera, vide che qualcuno stava attraversando la foresta di corsa. I suoi pensieri corsero immediatamente al nipote; poi vide che la figura in corsa era ricoperta da quelle che sembravano fiamme nere e viola. Oh no! Amos è in grave pericolo! Pensò la donna, e corse subito a spostare il tappeto, pronta ad aprire la botola per dirigersi alla radura. Ma qualcosa la fermò; qualcosa che non avrebbe dovuto sentire: una risata selvaggia e perversa attraversò l’aria. La nonna riconobbe subito il tipo di risata, caratteristica solo di quel tipo di creatura. Demoni Cacciator d’Anime! Amos è in gravissimo pericolo! pensò l’anziana donna, e subito aprì la botola pronta a tuffarcisi dentro per soccorrere il suo adorato nipote. Ma una volta aperta, fu proprio da dentro la botola che il ragazzo uscì, disperato, in lacrime e coperto di sangue e qualcosa di nero e puzzolente.
Sangue di demone? Non dirmi che… pensò la nonna, scartando subito un’idea assurda come quella che le era venuta in mente.
<< Amos caro, cosa ti è successo? >> chiese invece la nonna, preoccupata per le condizioni del ragazzo.
<< Ti stavo cercando, quella cosa mi ha attaccato e io sono scappato…>> rispose il ragazzo tutto d’un fiato. Poi ricominciò: << Sono salito sull’albero, che mi ha dato un bastone e io ho picchiato quella creatura… poi quel coso mi ha attaccato e io… io… non lo so… qualcosa l’ha spinto via e poi la creatura ha preso fuoco…. E quella mi ha colpito all’occhio con qualcosa di tondo…. Credo che fosse un suo occhio… poi ha detto qualcosa come – ti maledico, mago – cosa è successo, nonna? Ho paura!>> disse il ragazzo, singhiozzando tra una frase e l’altra.
<< L’albero ti ha dato un bastone? La creatura ha preso fuoco? Ti ha colpito con un suo occhio? Amos cosa stai dicendo? Rilassati adesso e raccontami tutto nel dettaglio.>> disse la nonna.
Allora il ragazzo, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, prese un bel respiro per rilassarsi e raccontò la sua disavventura alla radura.Dopo aver ascoltato tutto con attenzione, la nonna posò le sue mani sulle spalle del ragazzo e tirandolo a se lo strinse in un forte abbraccio.
<< Ora è tutto finito, mio caro. Ora rilassati. >> disse al nipote. << Io lo sapevo che eri davvero potente. Hai dato fuoco ad un Demone Cacciatore, figliolo. Non è cosa da tutti. >> disse la nonna, ritornando indietro con la mente a tempi ormai lontani.
Il ragazzo sorpreso si allontanò dalla nonna. << Come fai a saperlo? >> chiese il ragazzo.
<< Sapere cosa? Del demone? Tutti i demoni di quel livello sviluppano fiamme nere se toccato dal Fuoco dei Maghi. >> spiegò la nonna.
<< Come fai a… allora è vero! >> balbettò Amos. << Allora è vero ciò che mi hai detto. Tu sei veramente la famosa Maga che sconfisse Morion, il Grande Demonio.>> disse Amos sbalordito.
<< Ti chiedo umilmente scusa, per non averti creduto e per aver riso di te a quel modo.>> disse il ragazzo, e nel farlo alzò la testa per guardare la nonna in viso.Solo in quel momento la nonna si rese conto della reale gravità della situazione. Nell’iride dell’occhio destro del ragazzo era apparso un sottile cerchio nero con quattro punti neri sopra, disposti come i punti cardinali: il sigillo dei demoni cacciatori.
<< Oddio ragazzo. Che cosa ti ha fatto quella creatura? >> chiese tristemente l’anziana donna.
<< Te l’ho detto nonna. Lui mi ha attaccato, io mi sono nascosto sull’albero. Poi io l’ho attaccato con il bastone e lui mi ha tirato quello che credo fosse un suo occhio e mi ha centrato qui.>> disse il ragazzo indicandosi l’occhio destro, che oltre ai strani segni risultava anche arrossato e infiammato.
<< Ho capito. Amos questa è una cosa molto grave, significa che sei stato maledetto.>>
<< Si, ha detto proprio così quella cosa.>> disse il ragazzo, interrompendo la nonna.<< La maledizione che ti ha lanciato non è una banale maledizione. È una cosa molto più rara, un sigillo. E fra tutti quelli esistenti questo è uno dei più rari, anche se non uno dei più potenti a dire la verità.>> spiegò la donna, cercando di rassicurare quanto poteva il nipote.
<< Nonna, il demone ha detto che questo sigillo mi obbligherà a sfogare la mia rabbia in maniera incontrollata. È vero? >> chiese Amos.
<< Questo sigillo influenza i tuoi stati d’animo, ma da essi è a sua volta influenzato. Perciò non è vero che non si può controllare. Basta imparare a controllare se stessi, le proprie emozioni.>> spiegò la nonna.
<< E questo come posso farlo? Non ho nessuno che possa…>> si interruppe a metà della frase, colto da un’improvvisa idea.

<< Ho capito! Questo è il compito del Tutore, il tuo compito! Quello di aiutare il Guardiano nel suo addestramento, giusto?>> disse Amos, anche se conosceva già la risposta.
<< Certo nipotino mio, questo è il mio compito. Io, Angela Maria Julia Pendragon, Tutrice del Guardiano dell’Equilibrio Amos Eruner Pendragon, ti aiuterò nell’arduo compito di controllare il male e il bene.>> disse la nonna in tono solenne.
<< Wow. Ah nonna, volevo chiederti: perché mi chiami Eruner? Cosa significa?>> chiese il ragazzo.
<< Eruner è il tuo nome da mago. Tutti i maghi esistenti hanno oltre al loro nome di nascita anche un nome, che in genere viene deciso dai loro maestri. Invece nel tuo caso è stato l’Albero a decidere il tuo nome al posto mio.>> disse la nonna, con una breve nota di malinconia nella voce. Poi riprese: << Beh del resto mi ha fatto un favore. Non ho la più pallida idea di che nome avrei potuto darti.>> disse la nonna, concludendo con una breve risata.
<< Bello, mi piace. >> disse il ragazzo. << Ma cosa significa?>> chiese.
<< È elfico antico, molto probabilmente uno dei linguaggi dialettali elfici. Credo che sia la lingua degli Elfi Verdi, gli abitanti dei boschi. Dovrebbe significare “dono di Madre Natura”, credo.>> rispose la nonna.
<< Credo? >> chiese il ragazzo, con una nota di sarcasmo.
<< Si beh il mio elfico si è ultimamente arrugginito. Sai non sono molti quelli in grado di parlare ancora l’Antica Lingua.>> disse la nonna e poi si mi se a ridere e il nipote si mise a ridere con lei.

   
 
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