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Autore: Evazick    09/09/2011    7 recensioni
(I di III)
"Pioggia.
Una buona storia inizia sempre dalla pioggia.
Perché la pioggia non è capace di mentire, non è nella sua natura. Quando le gocce iniziano a cadere è capace solamente di raccontare la pura e inaccettabile verità e di ricordarti quanto miserabile e infelice sia la tua vita.
Tuttavia è anche una buona narratrice di storie.
Ne ha viste così tante, ha ascoltato i sospiri di migliaia di amanti, le urla strazianti delle vittime e le grida di piacere dei loro carnefici, i gemiti di bambini e i passi sulle strade acciottolate di migliaia di città.
La pioggia è incapace di mentire, è troppo antica per poterlo fare.
Può solamente raccontare quello che ha visto."
Una ragazza sfuggita al massacro della sua famiglia.
Un ragazzo a capo di una Ribellione.
Un tiranno.
Un potere da scoprire dentro di sè.
Dopo anni di buio, la città di Camden riuscirà a vedere la sua Luce?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Camden'
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XXI. Epilogo - Penso che potremmo ricominciare.
 
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase

(Evanescence – My Immortal)

 

 
Il verbo ‘dormire’ non si adatta perfettamente allo stato in cui si trovava, sospeso tra il mondo dei sogni e quello della realtà. Era immerso in quel dormiveglia in cui sei pienamente cosciente di essere sveglio ma continui a sognare come se stessi ancora dormendo. Ebbe bisogno del rumore della porta della camera che si apriva per svegliarsi completamente e spalancare gli occhi. Provò a muovere la testa in direzione della porta, ma una fitta di dolore al collo lo costrinse a riportare la testa al suo posto sul cuscino. Il braccio sinistro pulsava di dolore, ma era sopportabile: l’unica cosa che non poteva sopportare era il fatto di non poter riuscire a muoverlo. Provò a sollevarlo, ma il sudore gli imperlò subito la fronte.
“Muovi quel braccio e giuro che ti spezzo anche l’altro,” disse una familiare voce femminile mentre si avvicinava al suo letto. Duncan sorrise alla ragazza. “Chi mi dice che lo faresti?”
Lei rispose alla provocazione. “Mi stai sfidando, Duncan Hellrose?” Senza nemmeno aspettare una risposta, allungò veloce una mano verso il braccio destro del ragazzo, la cui espressione diventò di puro e semplice terrore. Lux rise per un momento, poi tornò seria e si sedette sul bordo del letto accanto al rosso. Si tolse una ciocca di capelli dal viso. “Scusa, non… non volevo.” Rise di sé stessa. “Quando sono preoccupata per qualcuno non riesco a prendere niente sul serio.”
“Va tutto bene, tranquilla,” le mormorò lui toccandole la gamba con la mano buona. Non fu facile, ma strinse i denti e resistette al dolore per toccare un altro corpo umano caldo come il suo. Lux sorrise triste e poi aiutò il ragazzo a mettersi in posizione seduta sul letto, sistemandogli i cuscini dietro la schiena e aiutandolo a sollevarsi. Una volta comodo, Duncan tirò fuori il suo braccio sinistro dalle coperte e lo osservò: era completamente fasciato dalla spalla in giù, e solamente le dita della mano sbucavano fuori in maniera quasi comica. Le mosse un paio di volte per essere sicuro di non provare dolore e chiese alla ragazza: “Chi mi ha messo la benda?”
“Artemis,” fu la laconica risposta. Lux si lasciò andare a un sorriso rilassato. “C’è qualcosa che quel ragazzo non riesca a fare?”
Duncan si lasciò sfuggire una risatina e tornò improvvisamente serio. La ragazza lo guardò confusa. “Qualcosa non va?”
“No… è che…” Fece una pausa. “Non mi ricordo cos’è successo dopo che ho ucciso Tean. So solo che ho aperto la porta della sala del trono e poi…” Si interruppe: cosa era successo dopo? Lui come diavolo ci era finito nel letto della sua stanza a villa Manor?
Deglutì. Villa Manor?
“Io e i gemelli ti abbiamo trovato svenuto sul tappeto davanti alla porta,” gli spiegò Lux. “Quando abbiamo provato a sollevarti hai mormorato qualcosa sul tuo braccio, e abbiamo notato che era in una posizione abbastanza strana. Ti abbiamo portato nel cortile insieme agli altri e Artemis ha capito subito che avevi il braccio rotto. I guerrieri di An sopravvissuti si sono arresi subito e ci hanno fatto tornare a villa Manor.” Sorrise raggiante. “Siamo tornati, finalmente.”
Duncan buttò giù il groppo che aveva in gola. “Sì.” Si riprese in fretta dallo shock e aggiunse: “Da quanto sono confinato in questo letto?”
“Una settimana.” La risposta lo lasciò spiazzato, e Lux rise nel vedere la sua espressione. “È la prima volta che entro qui, gli unici che sono venuti a trovare sono i gemelli, Owen, Artemis e Hannibal. Dicevano che discutevate di qualcosa in quei rari momenti in cui eri sveglio.”
“Davvero?” mormorò lui. Non si ricordava assolutamente niente di tutto quello che era successo da una settimana a quella parte. Si accorse improvvisamente che nella lista di Lux mancavano tre persone importanti e chiese, non senza paura: “E Arrow, Esse e Rust? Sono…” Deglutì. “Stanno bene?”
“Credo che Esse non sia mai stata meglio,” gli rispose la ragazza con un sorriso debole. “Ha detto che per la prima volta si è sentita utile alla Ribellione. Rust non si è fatto nemmeno un graffio, ovviamente.”
“E Arrow?” la incalzò lui.
Lei rimase in silenzio diversi attimi, incapace di dirlo con le parole giuste, poi disse di botto: “È morto. Lo hanno sopraffatto mentre era ferito e l’hanno finito.” Deglutì senza voler incontrare lo sguardo del rosso. “Mi dispiace.”
Duncan rimase immobile a fissare la coperta stesa sul letto per un paio di minuti, immerso nel silenzio della stanza e incapace di parlare. Aveva perso Arrow, uno dei suoi uomini più fidati e un buon amico, dopotutto… ma almeno adesso avrebbe potuto incontrare di nuovo suo nipote.
“Duncan?” Lux gli prese delicatamente la mano fasciata tra le sue e la accarezzò lievemente. “Mi dispiace veramente tanto, so quanto tenessi a lui…”
“Lo so,” la interruppe bruscamente il rosso. Aveva le lacrime sul bordo degli occhi e stava facendo il possibile per trattenerle. La ragazza lo guardò addolorata, si avvicinò ancora di più a lui e lo abbracciò più stretto che poteva. Solamente in quel momento, circondato dalle braccia della persona che amava, Duncan scoppiò in un pianto silenzioso, bagnando la camicia bianca di Lux e singhiozzando di tanto in tanto per respirare. L’abbraccio intorno a lui non perse forza nemmeno una volta mentre Lux gli passava una mano tra i corti capelli rossi e gli sussurrava all’orecchio parole che lui non riusciva a capire. Quando sentì di essersi sfogato abbastanza, si tolse volontariamente dall’abbraccio e si sfregò gli occhi con la mano sana. “Sto bene. Non ti preoccupare, adesso sto meglio. Sto meglio,” farfugliò come per scordare quello che era appena successo. Subito dopo si levò le coperte dal corpo e scese dal letto dal lato opposto a quello su cui era seduta Lux. “Che stai facendo? Non puoi andare da nessuna parte con quel braccio!” gli disse lei.
“Mi sono ricordato di cosa mi parlavano i ragazzi quando venivano a trovarmi,” le disse Duncan mentre tentava di togliersi i pantaloni e la camicia azzurra del pigiama. Lux sospirò, gli si avvicinò e glieli tolse, lasciandolo solamente in mutande. Non ci è dato sapere chi dei due diventò più rosso, ma l’importante è che dopo pochi minuti il rosso era vestito decentemente e pronto ad uscire. Si avvicinò alla ragazza e le afferrò il braccio con la mano buona. “Abbiamo preparato una sorpresa per te.”
“P… per me?” balbettò lei incredula.
“Sì. Seguimi, adesso, ma devi tenere gli occhi chiusi.”
 

***

 
Era una bellissima giornata di sole, una delle poche che il cielo di Camden regalava alla sua città. Mathias mise dritto con la grazia di un elefante obeso in una cristalleria il vaso che pendeva lievemente da una parte. Si alzò in piedi, fece qualche passo indietro e osservò con un sorriso soddisfatto il suo lavoro. “Perfetto.”
“Permetti?” Hannibal sbucò apparentemente dal nulla al suo fianco, e il ragazzo annuì suo malgrado. L’altro si avvicinò alla margherita dentro il vaso e la sfiorò con un solo dito: danzando come se fosse mosso dal vento, il fiore si raddrizzò sullo stelo con la stessa precisione e velocità di un soldato in fila pronto a un’ispezione generale. Hannibal raggiunse di nuovo Mathias e sorrise trionfante. “Ecco, ora va anche meglio.”
L’altro ragazzo sbuffò. Esibizionista.
“Ti sento.” Bastarono due parole a zittire i pensieri e le parole del gemello di Matthew, infastidito dallo sfoggio che Hannibal faceva del suo potere. Si sarebbe scatenata presto una battaglia se in quel momento non fosse arrivato Owen di corsa indicando un punto imprecisato alle sue spalle. “Arrivano, presto!”
I due ragazzi si ricomposero e si allontanarono qualche metro dal vaso e dal fiore, immergendosi in un religioso silenzio. Rimasero immobili ad aspettare, ma Mathias era curioso di sapere dove diavolo fosse finito suo fratello. Lo chiese ad Owen e la risposta non lo soddisfò molto e non lo lasciò nemmeno sorpreso. “Ha detto che andava a farsene un giro qui intorno. Pensava che la scena sarebbe stata troppo sdolcinata e patetica per lui.”
Il ragazzo alzò le sopracciglia per esprimere il suo disappunto, ma in quell’istante due figure sbucarono sul viottolo che portava davanti alla pietra sulla quale c’era il vaso. Mathias non potè evitare di rivolgere loro un’occhiata: il braccio di Duncan era ancora fasciato ma lui sembrava stare abbastanza bene (che anche Artemis avesse qualche potere speciale?), e con la mano non ferita stringeva quella di Lux, trascinando la ragazza con gli occhi chiusi davanti alla pietra sulla quale stavano lavorando fino a poco prima Mathias e Hannibal. Quando vi giunsero davanti diedero la schiena agli altri tre, che capirono in fretta di essere di troppo in quella situazione e si allontanarono in fretta verso altre parti del cimitero.
“Adesso posso aprire gli occhi?” La voce di Lux era eccitata come quella di una bambina, e Duncan non sapeva se il suo tono sarebbe rimasto lo stesso una volta vista la loro ‘sorpresa’. Deglutì prima di dire: “Aprili pure.”
Le palpebre della ragazza si alzarono, rivelando quegli occhi color del ghiaccio che fissarono con crescente stupore le lapidi davanti a lei. La sua bocca si spalancò e lei la coprì velocemente con la mano, poi si voltò verso il ragazzo. “Oh, Duncan…”
“I gemelli mi hanno detto cos’è successo e cosa avete visto quando eravate nei sotterranei,” le spiegò lui. “Stimavo Lawrence e Arianne più di ogni altra persona al mondo. Penso… penso che questo sia il mio modo di ripagarli per tutto quello che hanno fatto per me.”
Lux lo guardò un’ultima volta prima di spostare di nuovo il suo sguardo sulle lapidi: erano una accanto all’altra, così vicine che lo spazio tra di loro era ridotto a malapena a un paio di centimetri. Davanti a ognuna di loro c’era un vaso con una margherita dentro (quello di Arianne era stato l’oggetto di contesa tra Hannibal e Matthew), e su ogni lapide c’erano incisi il nome e le date di nascita e di morte della persona seppellita. Lux si inginocchiò in mezzo alle due pietre e seguì col dito le incisioni, soffermandosi con visibile dolore su quella maledetta data che le aveva portato via i genitori una volta per tutte. Deglutì rumorosamente, e Duncan riuscì a sentirla. “Ti mancano, vero?” chiese, dandosi subito dopo mentalmente dell’idiota per aver fatto una domanda così stupida.
“Da morire.” La voce di Lux era così flebile che il ragazzo faticò a capire cosa stava dicendo. “Ci… ci sono mattine in cui mi sveglio e penso che sia stato tutto un sogno, un brutto incubo… che tra poco mia madre entrerà in camera mia a darmi il buongiorno e a svegliarmi perché adoro dormire fino a tardi… ma poi apro gli occhi e capisco che è veramente la realtà.” Tirò su col naso. “A volte sento che posso farcela, posso stringere i denti e andare avanti… ma ogni volta che ripenso a quella maledetta notte mi dico che è impossibile, e che finirò sottoterra insieme a loro prima di poter superare il dolore.”
Il silenzio calò per qualche minuto tra i due ragazzi, poi Duncan si inginocchiò con dolore accanto a Lux e le mise il braccio buono intorno alle spalle. “Non so quanto possa esserti di conforto, ma… io ci sarò. Per sempre, se necessario.”
Lei sorrise debolmente e si voltò verso di lui, con gli occhi azzurri luminosi come non mai. “È bello anche solo saperlo.”
Rispose al sorriso. Prese fiato e disse: “Io… senti, non voglio fare l’uomo di mondo o lo strizzacervelli, ma credo di capire tutto quello che ti è successo, ci sono passato anch’io. So cosa vuol dire passare intere notti senza dormire facendo sogni che ti tormenteranno fino alla fine dei tuoi giorni, e so cosa si prova a pensare che rimarrai per sempre intrappolato in quella maledetta ragnatela vischiosa che è il dolore. Io ho superato l’omicidio dei miei genitori dopo molti anni, e ancora oggi non riesco a scrollarmi di dosso la paura che ho provato in quei giorni. Ma tu sei molto… molto più forte di me, anche emotivamente. Riuscirai a superarlo, te lo posso garantire.”
“E se non ci riuscissi?”
Sospirò. “Ce la farai. Puoi ricominciare da capo ogni volta che vuoi, puoi girare pagina finchè non hai i crampi alla mano, ogni occasione è buona per ripartire da zero. E…” Arrossì. “Non sei da sola, stavolta. Penso di avertelo già detto, no?”
Lux sorrise debolmente, ma stavolta con un po’ più di calore. “Credo di sì.” Avvicinò la sua bocca al viso pallido di Duncan e gli diede un bacio lieve su una guancia. Il rossore delle guance di lui bastò più di tutte le parole che avrebbero potuto mettere insieme e rimasero fermi lì per ore intere, a guardare quelle lapidi e a pensare al futuro.
 

***

 
“E quindi… si è svegliata, eh?”
L’ombra era appoggiata a un muro in un vicolo deserto e semisconosciuto di Camden, dalla parte opposta della città rispetto al cimitero. Continuava a fissare un punto imprecisato davanti a sè sopra una cassa di legno marcita che aveva di sicuro visto tempi migliori. Tra le labbra aveva un rotolo di sottilissima carta bianca arrotolata, al cui interno c’erano delle erbe che aveva comprato mesi prima da un vecchio al mercato. Quello normale, non quello Notturno.
Le persone come l’ombra non erano ben accetti nel posto più segreto di Camden.
Il rotolo di carta continuò a bruciare, a produrre cenere e fumo che si disperdevano nell’aria circostante. Quando divenne non più lungo di un’unghia l’ombra lo gettò a terra, calpestandolo col piede per spengere l’ultima rimanenza di fuoco.
Fuoco.
Sorrise tra sé e sé. Quella era l’ultimo rotolo che avrebbe visto per anni, poco ma sicuro. Annebbiava i sensi e li acuiva allo stesso tempo, ti confondeva e ti stordiva, e adesso l’ombra aveva bisogno di tutte le energie possibili per portare a termine il suo compito.
“Bene.” Si staccò dal muro a cui si appoggiava e si stirò le braccia prima di dirigersi verso la luce alla fine del vicolo. “Vediamo quanto ci metto a sistemare tutta questa faccenda…”
 
 
 

You see there’s no real ending
It’s only the beginning
(Shinedown  - Her Name Is Alice)

 

 
 
 
 

The End.








Lo so, lo so che mi state odiando a morte per il modo in cui è finita questa storia, ma non ho potuto farne a meno. Dovrò pur mantenere viva la vostra curiosità mentre aspettate il seguito, no?
Preciso quello che mi hanno chiesto in tanti: "Camden's Lux - La Luce di Camden" è la prima storia di una trilogia fantasy originale completamente scritta da me. In cima alla presentazione di questa storia c'è scritto "I di III", se vi fosse sfuggito. Comunque, per la seconda storia dovrete aspettare circa un... mesetto.
Lo so che mi odiate ancora di più, ma è così.
Non so darvi una data precisa, ma se volete vi manderò un messaggio qui su EFP quando avrò una data certa. Basta che me lo lasciate scritto nella recensione, e io provvederò al momento giusto ;)
E ora ringraziamo. Grazie a chi ha messo questa storia tra la preferite e le seguite e chi ha messo me come autrice preferita. Un grandissimo abbraccio e tutto il resto vanno a quei santi che hanno deciso di rischiare la pelle e recensire: jajie, DarkNotes, aleindp, FRC Coazze, Jo Sheperd (a proposito, ti manderò una mail a breve), Maricuz_M, Hellister, S_Anonima_E. Senza di voi questa storia non sarebbe arrivata alla fine o ci sarebbe arrivata scritta male e malvolentieri. Quindi un grazie enorme per le vostre critiche, i vostri complimenti, i vostri commenti e tutto il maledetto resto <3
Se vi interessa, questa è stata la colonna sonora che mi ha accompagnato in questo viaggio:
x i primi due dischi dei 30 Seconds To Mars, 30 Seconds To Mars e A Beautiful Lie
x Hoobastank - Born to Lead
x Linkin Park - The Catalyst
x Three Days Grace -  Never Too Late
x Hey Monday - Homecoming
x Evanescence - What You Want
x Three Days Grace - The Good Life
x The Used - Buried Myself Alive
x The Used - Blood On My Hands
Un pò troppe canzoni, forse? XD
Un altro enorme grazie, buon rientro a scuola (AAAARGH!!!) e ci vediamo al mese prossimo!

xoxo
Eva
  
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