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Autore: hellomelancholy    09/09/2011    2 recensioni
Hayley Williams, la cantante rosso fuoco dei Paramore, si risveglia in un posto che non conosce. Si guarda intorno, ma nulla di ciò che la circonda, le è familiare. Il letto, la finestra, i fiori. Solo poche ore prima era con i suoi amici e compagni di band Jeremy e Taylor. Dove sono?, si chiede, senza riuscire a darsi una risposta. Tutto ciò che deve fare è cercare di capire da sola cos'è successo, sconfiggendo il silenzio del luogo abbandonato in cui si ritrova.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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; Infinito

Corremmo per del tempo. Del tempo che continuava ad estendersi, davanti a noi, infinito come il posto in cui eravamo. Il tempo si prendeva gioco di noi e non sapevo quanto fosse trascorso dal momento in cui avevamo iniziato a correre, mentre eravamo bloccati in quel labirinto orribile; era probabile che le lancette dell'orologio neanche si muovessero lì, e fossimo rinchiusi in uno spazio senza limiti, usati come cavie. Uno spazio in cui ognuno di noi tre vedeva e sentiva le proprie paure del buio, dei rumori sconosciuti e di ciò che si nasconde nell'ombra, di ciò che la nostra mente si inventava. Altro non avevamo trovato che terrore, anche se fino a quel momento ero stata troppo impegnata a pensare invano a delle soluzioni, per accorgermene.
Mi sembrava di essere tornata bambina e credevo che anche per gli altri fosse lo stesso. Avere di nuovo paura del mostro sotto il letto, o di quello dentro l'armadio erano cose che sino ad allora mi erano sembrate lontane, passate e concluse; eppure la dentro, la paura era cresciuta piano piano dentro me. Mi chiedevo come potessi provare di nuovo quel tipo di terrore dell'infanzia, puro e pungente.
E poi, oltre alla paura infantile, c'era quella che derivava dal pensare a quel posto come uno spazio senza tempo, senza uscita, fuori dal mondo. La stessa paura misteriosa che si prova anche guardando il cielo, nel pensare che l'universo sia infinito. Pensare all'infinito, ti risucchia in ragionamenti più o meno logici, ma quando credi di arrivare alla risposta, portandoti all'esatto centro dell'universo, cadi di nuovo in basso e inevitabilmente ti accorgi di non aver capito nulla. Un posto del genere poteva essere solo in un sogno, secondo i miei ragionamenti. Ma ero più che sicura di non sognare. No, non proprio in quel momento. Persino un sogno sarebbe apparso molto meno reale di quella situazione.
Nel momento in cui avevamo di nuovo sentito quei rumori spaventosi, poco prima, Taylor era riuscito straordinariamente a mettersi in piedi. Sembrava ancora non capire bene cosa stesse accadendo, ma nonostante questo, quando lo afferrai per un braccio per paura che non ci seguisse e iniziai a correre, iniziò a correre anche lui senza opporre resistenza. Sentivo che qualcosa ci stava inseguendo, ma non potevo capire cos'era; non era identificabile, non poteva essere capito da una mente umana. Era qualcosa che superava l'immaginazione.
Mentre correvamo, Jeremy era quello più veloce. Correva in modo strambo e divertente con le sue gambe fini e lunghe, e ogni tanto guardava indietro forse per assicurarsi che ci fossimo ancora. In quella situazione disperata, mi scappò un sorriso nel vederlo correre quasi saltellante per i corridoi.
Taylor mi teneva per mano mentre correvamo, e questo mi confortò parecchio, perché tutto il resto cercava di farmi arrendere. I corridoi iniziarono a ruotarci attorno, tutti uguali e vagammo senza meta, senza la più pallida idea di dove stessimo andando. Ma pensai che a quel punto non fosse poi troppo importante saperlo. Non lo era davvero; neanche se l'avessi voluto con tutta me stessa, neanche in quel momento sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe potuto aiutarci o indicarci una via di fuga.

Dove andiamo, ragazzi?” Jeremy mi strappò dai miei pensieri, e mi accorsi che ci eravamo fermati.
Di qua di certo non possiamo proseguire per un altro corridoio. Possiamo tornare indietro e cercare un altro posto in cui andare, oppure usare questa porta” aggiunse, voltandosi verso me e Taylor. Mi guardai indietro, ma come sempre non riuscii a vedere nulla. Il pavimento continuava a tremare, e pezzi di muro cadevano. Non sapevo se sarei riuscita a tornare indietro, mi accorsi che le gambe iniziavano a farmi male. Correre ancora sarebbe stato un suicidio. Guardai la porta davanti a noi, che Jeremy indicava con il braccio teso, fissandola concentrato, come se stesse cercando di capire cosa ci fosse all'interno. Era una porta più grande di quelle che avevo visto sino a quel momento. Mi voltai istintivamente verso Taylor che ancora non avevo sentito fiatare. Ma rinunciai a parlargli quando vidi sul suo volto un espressione strana, quasi assente. Avrei voluto occuparmi completamente di lui, ma in quel momento non era possibile. In realtà dovevo pensare ad ognuno di noi.
Entriamo. E' l'unica cosa che possiamo fare, ora. Tornare indietro non ci servirà a nulla” Vidi Jeremy annuire nel buio, e iniziare ad avvicinarsi alla porta e tendere la mano verso il pomello; non sapevo perché, ma più guardavo quella porta bianca e grande, più ero attratta da ciò che avrebbe potuto nascondere al suo interno, da ciò che avrebbe potuto rivelare. Sarei rimasta delusa se ci avessi trovato le stesse cose che avevo visto nella stanza in cui mi ero risvegliata all'inizio di quella strana avventura. Eppure, sentivo che nessuna delle cose contenute da quelle quattro mura avrebbe potuto deludermi.
Poi, Jeremy, piano piano aprì la porta e la spinse, senza accompagnarla con la mano. Lasciò che si aprisse da sola, aspettando che rivelasse ciò che conteneva. Cercammo di guardare dentro la stanza, restando a debita distanza, per sventare qualsiasi pericolo.

Dovremmo entrare” dissi, cercando di convincere più me stessa che i ragazzi. Jeremy tuttavia sembrò convincersi, annuì e fece un passo verso la stanza. La paura mi assalì improvvisamente, lasciando però spazio, però, anche a quel senso di attrazione che provavo poco prima verso la stanza; ero curiosa di vedere, di toccare con mano qualsiasi cosa. Quando Jeremy entrò nella stanza, mi decisi a seguirlo. Lo vedevo stare fermo, senza muoversi guardandosi intorno.
Questa stanza è allagata” mormorai appena misi piede dentro e mi ritrovai alle spalle di Jeremy. Il pavimento era ricoperto da piccole pozzanghere di qua e di la; in effetti era esagerato dire che era allagato, ma fu la prima parola che mi venne in mente. Mi guardai intorno, finalmente felice di portelo fare. Ma in quella stanza non c'era nulla; le pareti trasudavano sudiciume ed erano ricoperte di scritte a bomboletta. Una delle scritte più grandi diceva “Questa è la fine”. Mi venne subito in mente il biglietto che avevo trovato tra i fiori, nella stanza. Quel biglietto diceva esattamente il contrario della scritta sul muro. Ma che razza di scherzo di cattivo gusto era quello? La paura mi assalì di nuovo, insieme a una brutta, bruttissima sensazione. Delusa, mi avvicinai alla parete lasciando Taylor vicino a Jeremy, al sicuro. Nonostante in quel momento tutto si fosse calmato, intorno, sentivo che era soltanto la quiete prima della tempesta. La porta si chiuse di scatto, e di certo non avrei potuto immaginare che, di lì a poco, avremo trovato dentro quella stanza i nostri ricordi peggiori e mai digeriti.

  
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