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Autore: Morgana97    09/09/2011    0 recensioni
Ciao, io sono Morgana97! :) Questa è la mia fanfiction su Dark Vision che è ambientata subito dopo la morte di Zetes. Non vi dico niente di più perchè mi piacerebbe tanto che proviaste a leggerla e mi diceste che ne pensate. Beh, Ecco cosa accade, a mio parere, dopo La Passione.. Che dire poi? Ah, già. Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anna era in piedi con un sorriso sereno e riposato. Kait mise una mano su tavolo e distrattamente appallottolò il foglio è lo gettò velocemente nel cestino. Quando si girò si accorse di non aver ne' schermato i pensieri ne' di aver assunto una faccia meno colpevole, ma nell'aurea di Anna non c'era sospetto. Era tornato tutto tranquillo, finalmente, e vederla lì senza il peso di dover più scappare.. le buttò le braccia al collo. Piansero e risero insieme, per quello che le sembrò un'eternità. Negli occhi dell'amica riconobbe la consapevolezza che presto si sarebbero dovute dividere, ognuno aveva la propria vita a cui badare, dopotutto. -Da quanto che non sentiva suo padre?- pensò. "Ti voglio bene" le disse mentalmente. "Anchio, tanto." Le due passarono le ore che restavano insieme, aspettando che i ragazzi si svegliassero. -Kait, è la migliore amica che tu abbia mai avuto.- si disse osservando Anna pettinarsi i capelli color mogano, ed era vero. Non era solo grazie alla rete che sentiva l'affinità con quella ragazza, ma era quello che nella sua vita e nei momenti più difficili aveva sempre cercato. Sull'onda di questi pensieri si dimenticò completamente dell'avvertimento. Era già quasi ora di pranzo quando arrivarono gli altri. Rob scese le scale, col suo solito viso angelico e la criniera da leone dopo la siesta, aveva l'aspetto un po scosso, stranito. Come tutti del resto.. o quasi. Arrivarono anche Lewis e Lydia che si misero a cucinare degli spaghetti. Lewis sosteneva di essere un grande chef e la ragazza rideva, seriamente divertita. Aveva un'aspetto anch'essa meno pallido e la sua bellezza risaltava ancora di più con un po' di rossore sulle guance. Per più di mezz'ora la rete si riempì di sospiri. Quando le scale scricchiolarono e ne scese Gabriel. Era sereno, del suo solito candore. Il cuore le galoppava come un cervo selvaggio e non sapeva se fosse per la bellezza scompigliata del ragazzo e dal sorriso ammagliante che le rivolgeva o dal tremolio al centro della mano che, seppur lieve, le dava l'allarme. Il ragazzo si bloccò di colpo a pochi metri da lei. "Kait.. qualcosa non va?" La guardava con aria strana. Era sempre stato così, con lui, non poteva nascondere niente a quegli occhi grigi, non c'era mai riuscita. Si ricompose e si alzo dal tavolo. La domanda di Gabriel aveva fatto voltare l'intero gruppo veso di lei. Il silenzio brulicante di attesa era diventato insopportabile e Kaitlyn era talmente serena, quella mattina, che non riusciva a inventarsi una scusa decente. L'acqua degli spaghetti stava salendo sbordando dalla pentola ma nessuno pareva farci caso. -Oddio, Kait! Di qualcosa, muoviti!- si ammonì. "Si, hem.." rispose "Tutto bene, ragazzi, non vi preoccupate per me, non sto tanto bene stamattina.." Lo disse tutto d'un fiato e fece per andare in bagno di corsa, ma prima si voltò a vedere se almeno qualcuno aveva creduto a quella bugia clamorosa. Con sua enorme sorpresa tutti avevano ripreso, tranquilli, a fare quello che facevano quando erano stati interrotti. Anna e Rob giocavano a carte e Lewis e Lydia cucinavano. Si girò di scatto e vide Gabriel, serio, accennare dei passi verso di lei. Kaitlyn non attese che la raggiungesse e si affrettò verso i servizi. Nella rete di Gabriel si leggeva la confusione e una piccola nota di delusione. Paura, anche, che quello che si erano detto il giorno prima non aveva più senso per lei. Kait non voleva pensarci. Si chiuse dentro a chiave e infilò la mano sotto l'acqua gelata. Sollievo. "Kaitlyn." Gabriel la stava chiamando con la voce della mente, da dietro la porta. La voce era ferma ma nascondeva un po di titubanza e incredulità "Kait, non me la dai a bere. Lo sai. Aprimi." Il suo senso del pericolo le urlava di non farlo assolutamente. Ma lei lo sapeva, non poteva mentirgli. Doveva DIMOSTRARGLI che stava bene e soprattutto che.. Aprì la porta, piano. Il ragazzo era lì, in silenzio. Era bellissimo, gli occhi pieni di sonno ma seri e determinati. I capelli neri come la notte. Kait lo prese per la maglietta e lo tirò a se'. Lui non oppose resistenza, docile com'era solo lei. Le loro labbra si sfiorarono, si toccarono ripetutamente. Lui le mise una mano dietro la schiena, tentando di tenersela ancora più vicina. Era sempre così, ogni loro contatto era un'esplosione di scintille, di passione. Per un'attimo a Kait venne in mente la saetta che aveva disegnato, ma scarto immediatamente il pensiero prima che il ragazzo pottesse percepirlo. Il mondo vorticava incessantemente intorno a lei. Quando si staccarono erano senza fiato, ancora avvinghiati, l'una all'altro. Nello sguardo di Gabriel il sospetto era immediatamente scomparso. Ma una cosa distasse Kaitlyn. Odio. Spalancò gli occhi e li rivolse a Gabriel, ma ovviamente il pensiero non era il suo. Rob era in fondo al corridoio, con una faccia ferita malamente dissimaleta. Girò i tacchi e si diresse di nuovo in cucina. Probabilmente anche lui era venuto a vedere come stava, ma si era accorto di essere arrivato per secondo. Si sforzò di non lasciare andare Gabriel. Lei lo amava e Rob avrebbe capito, prima o poi. Almeno così sperava.
  
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